| titolo: The meridian hour autore: cynical_terror,undrockroll raiting: Nc 17,Het avvisi: Adult Content,Crossdressing,Heavy Kink genere: Drama, Romance,Sex Change,Twincest,angist traduttrice: **stern** beta: MorgieStorm link storia originale: The Meridian Hour
Capitolo 5
“15 Aprile.” disse Bill, giocando con il cibo nel suo piatto. Non alzò lo sguardo per vedere la sua famiglia, che era tutta seduta a tavola accanto a lui. Simone annuì e sorrise “Fantastico, tesoro.” disse. “In due mesi?” chiese Tom, lasciando cadere la sua forchetta “Ma è così... presto.”. “Io sono pronto.” disse Bill voltandosi “Al mio ultimo appuntamento non era sicuro, ma mi ha chiamato questa mattina e...”. “Hai aspettato tutto il giorno per dircelo?” chiese Tom, alzando un po' la voce. Bill era stato tutto il giorno in pensiero per la notizia, ed era una grossa notizia. Il 15 Aprile, suo fratello avrebbe avuto le tette. Bene, delle grandi tette comunque. “Non mi sembra vero.” fu tutto ciò che disse Bill. “Va tutto bene.” disse Gordon raggiungendolo e accarezzando la mano di Bill “Tu puoi fare tutto secondo il tuo ritmo, okay? Noi siamo qui per te, non importa per come.”. “Sì, ma avrebbe dovuto dircelo.” disse Tom, fissando in basso verso il suo piatto. “Lei lo dirà quando è pronta.” disse Gordon e la testa di Tom si alzò di colpo. Da quando Gordon aveva iniziato a dire quelle stronzate? Sentire le persone chiamare ancora Bill 'lei' lo facevano andare fuori di testa, tanto quanto stava cercando di capire. “Sono seduto proprio qui.” scattò Bill “Volevo dirtelo, ma sei stato quasi tutta la giornata fuori con Georg.” disse verso Tom. “Non è che non abbia un cellulare.” disse Tom imbronciato. “Sì, avevo davvero intenzione di chiamarti e dirti che ho fissato un' appuntamento per quando mi farò le tette.” cacciò fuori Bill, Simone e Gordon si sentirono a disagio. “Avresti dovuto.” fu tutto quello che disse Tom. Bill alzò gli occhi al cielo e si accasciò sulla sua sedia. Non aveva fame dopotutto; ed era il suo piatto preferito. Sua madre aveva fatto molto ultimamente, cucinando cose che piacevano solo a Bill. Tutti gli altri lo assecondavano, ma Bill stava iniziando a stancarsi di questo 'trattamento speciale'. Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Gordon. Il suo patrigno gli fece un piccolo sorriso, e Bill arrossì sorridendogli a sua volta timidamente. Lo scambio di sguardi fu intenso. Per la prima volta, Bill si sentiva come se qualcuno lo guardava esattamente per chi era realmente. Anche se, Bill non poteva nemmeno guardare Tom. Aveva paura di cosa avrebbe visto se l' avesse fatto. “Bene.” disse Tom, gettando il suo tovagliolo nel piatto “Ho perso il l' appetito, parlando di questo intervento durante la cena. Grazie.” lanciò uno sguardo a Bill e si fermò. “Tom…” disse Simone in un tono d'avviso. “Notte.” era tutto quello che disse in cambio, si avviò su per le scale con passo pesante.
*
Tom non ritornò giù per il resto della serata; rimase solo nella sua camera nascosto, sentendosi lunatico. Sapeva che era stato un coglione e che non poteva affrontare Bill. Ma era stato un male che Bill non gli avesse parlato subito, che non fosse stato lui la prima persona nella mente di Bill. Naturalmente Bill non avrebbe voluto parlargli, Tom aveva solo un esaurimento nervoso ogni volta che dovesse fronteggiarlo con l'idea di Bill di avere il seno. Ma questa volta era diverso. Certo, Tom era ancora insicuro sull'idea, ma lui non era scioccato per l'intervento vero e proprio, lo era solo del fatto che Bill non si fidasse di lui. “Colpa mia.” pensò Tom, spostandosi sul letto. Aveva passato tutta la notte giocando con degli stupidi videogiochi e ora i suoi occhi erano stanchi. Spense la lampadina e si mise comodo sotto le coperte. Voleva essere qualcuno su cui Bill potesse appoggiarsi, voleva essere la roccia di Bill.
* Bill era tutto su di lui. No, lui era tutto su Bill e lei era bellissima, calda, stretta, estasiata di essere sulla punta del suo cazzo. “Cazzo, Tomi,” gemette lei “Sto... per favore!”. Avvolse i suoi fianchi con le sue forti braccia, sollevandola ad ognuna delle sue spinte, spingendola indietro sul materasso. Era perfetta, i suoi grandi seni, la sua bocca aperta che ansimava, ansimava e ansimanva. “Ohhhh, si! Tomi!”. Sentì un ondata di euforia inondarlo. Lui la stava facendo sentire bene. Lei si strinse intorno al suo cazzo e tremò, le sue mani allungate avanti per raggiungere le sue braccia mentre portava in alto i fianchi e lo toccava giusto fino in fondo alla base. Lei stava venendo, sicuramente, gemeva e gridava. Era tutta sudata per l'eccitazione quando si tirò fuori, e si mosse sul suo corpo prima che lei potesse domandare cosa stesse succedendo. “Mmm, resta fermo.” le disse, e lei si lasciò cadere indietro, ansimando. Lui voleva, aveva bisogno di fare qualcosa. “Tomi... ?”. Era a cavalcioni sulla sua vita, poi si spostò un po' più in alto, il suo cazzo bagnato urtò il suo seno. “Shh.” le disse “Shh.”. Spinse le sue anche in avanti, il suo cazzo scivolò facilmente tra i suoi seni. “Oh, Tomi…” mormorò lei, e portò su le sue mani, racchiudendo i suoi piccoli seni, spingendoli insieme. Le morbide rotondità dei seni crearono un tunnel caldo per Tom in cui premersi. “Cazzo, le tue tette.” sibilò. Le sue anche si spinsero avanti di nuovo e ancora. Poteva sentire le sue palle stringersi mentre la guardava, i suoi occhi aperti in stato di shock, i suoi seni bagnati dal suo uccello. La coprì nella sua stessa umidità. Spinse più forte e il suo uccello le urtò la gola. “Scusa,” gemette “non volevo...”. Lei abbassò la testa e catturò la punta del suo uccello fra le sue labbra, succhiando delicatamente. Lasciò che lo succhiasse giù per un po' e che lo leccasse. Poi si tirò indietro e si perse di nuovo fra le sue tette, gettò la testa indietro e venne tutto sul suo petto, inarcandosi andando sul suo mento e le sue labbra.
Tom saltò fuori dal letto, sudato, appiccicoso in ogni centimetro del suo corpo con la sua testa e l'inguine dolenti. Si spostò e gemette. Quanti anni aveva, dodici? I suoi boxer erano bagnati fradici come anche il lenzuolo. Era da così tanto tempo che non si svegliava in queste situazioni, ed era imbarazzato. Si dimenò un po', avendo il bisogno di tirarsi fuori dai suoi pantaloncini umidi. Avrebbe dovuto anche lavarsi le lenzuola e la coperta. Aggrottò le sopracciglia. Beh, forse la coperta poteva lasciarla; doveva farsi una sega contro di essa, basta. Si alzò e fece correre le dita attraverso i suoi riccioli ribelli, uscendo fuori dai suoi boxer e buttandoli nella fila crescente della biancheria sporca. Non poteva crederci, aveva appena fatto un sogno bagnato, e sopratutto su... Tom deglutì. Aveva appena bagnato le sue lenzuola nel sonno, pensando di scoparsi le nuove tette di Bill. Il pensiero lo scioccò e si sedette per un momento, non preoccupandosi neanche di trovare dei nuovi pantaloncini. Abbassò lo sguardo: il suo cazzo era ancora rossastro per l'eccitazione, ancora bagnato. Spostò il pollice sulla lunghezza e sibilò a bassa voce. Bill con le tette. Forse gli andavano bene. Al suo sì, comunque. S'infilò dei boxer freschi e dei vestiti puliti, avendo il pensiero fisso sul sogno che aveva fatto. Bill era bellissimo, e formoso, e lo faceva sentire così bene, e... Bill era una lei. Qualcosa colpì Tom dentro, qualcosa che era stato lì per tanto tempo. Non era qualcosa che Tom non sapeva esistesse, l'aveva solo ignorato. Bill era sempre stato una ragazza dentro, ed ogni volta che Tom l'aveva toccato, baciato, amato... lui era stato innamorato lei. E Tom l'amava. La voleva anche ma lo sapeva già. Era rosso in viso e vergognoso per questo. “Oddio.” gemette fuori “Cazzo.”. Non si vergognava di volerla, solo si vergognava di farle del male e di rifiutarla. Lei non ne aveva bisogno e certamente non se lo meritava. Ogni volta che Tom era stato incazzato con lei nei mesi precedenti era stato abbastanza frustrante. Lui l'amava, così tanto da far male, ed aveva bisogno di lei con lui. Tom si guardò allo specchio. Pensò di stare bene. Non stava indossando il suo cappellino e sperò che il rossore sulle guance sarebbe andato via. Sperò che Bill pensasse che fosse bello, perché improvvisamente Tom sentiva di aver bisogno di far colpo su Bill. Aveva bisogno di far colpo su lei. Balzò giù per le scale ed andò in cucina dove sentì qualcuno parlare. Bill e Simone erano lì, seduti al tavolo. Bill stava mangiando una tazza di cornflakes sembrando assolutamente raggiante. C'era una sfumatura di rosa sulle sue guance e lei aveva applicato perfettamente il suo make-up, anche se Tom sapeva che non avesse intenzione di uscire da casa. “Giorno.” disse silenziosamente, Simone e Bill alzarono lo sguardo. “Buongiorno!” disse Simone, concedendogli uno stretto sorriso. Tom capì subito che dovevano aver parlato di lui. Bill guardò in su ma non disse nulla, solo si mosse sul posto ed ingoiò i cereali. “Bill.” disse Tom, i suoi nervi si stavano raggruppando “Um.”. Lei spostò la testa di lato e lo guardò con aria interrogativa. “Possiamo parlare?” disse Tom debolmente. “Si.” rispose Bill, annuendo verso la sedia di fronte a lei. “Voglio dire...” Tom giocherellò con uno dei suoi dreads, quello con cui se la prendeva di solito, era ciò che aveva a portata di mano. “Voglio dire, ho bisogno di parlarti...”. Simone sembrò aver capito “Oh.” mormorò, alzandosi in piedi e ripiegando il giornale che stava leggendo “Oh, andrò nel mio studio... Bill, tesoro, pensa a quello che abbiamo parlato, va bene?”. “Mmmm” Bill mormorò, sembrando un po' nel panico. Tom gemette internamente; Bill non voleva neanche stare da sola con lui. “Bill,” disse Tom, attorcigliando il suo dread “io...”. “Non devi dire che ti dispiace.” lo interruppe Bill “io so che per te è difficile e penso-”. Tom non poté fermarsi, l' afferrò per braccia e la tirò su in modo che fossero petto a petto. Dio, Bill era alta, una ragazza dalle gambe lunghe. I suoi seni sfiorarono contro Tom ed entrambi tremarono. “Tomi…” mormorò, e le loro labbra si scontrarono insieme. Lei perse le forze nel bacio, tenendosi a Tom, le sue braccia intorno al suo collo. “Tomi, oh, Tomi.”. Tom gemette nel bacio, leccandole le labbra, la lingua, i denti. Poteva sentire i suoi capezzoli indurirsi pressare contro il suo petto e il suo cazzo stretto. Voleva davvero vederle, e questa volta non sarebbe scappato via. Tom baciò la sua schiena sul tavolo, bloccando il suo culo contro il legno, lisciando con le sue mani sotto la maglietta e solleticando il lato inferiore dei suoi seni. Pensò che poteva tirarle fuori, pensò che forse poteva toccarle, ma lei si inarcò al suo tocco e finalmente racchiuse le sue tette e le strizzò. “Oh, gesù!” strillò lei, fermando il bacio “Tu... tu mi vuoi?”. “Sì.” disse Tom “Mi dispiace tanto. Io sono così, scusami per essere un fratello così... cattivo.” “Voglio che le tocchi.” disse Bill minacciosamente “Di più. Per favore... Io...”. “Sei così meraviglioso, Bill, cazzo. Sei così eccitante.”. “Ma cosa-”. “Diventerai solo più eccitante.” disse Tom, con gli occhi carichi di eccitazione “E solo... non trattenerti queste cose. Io voglio sapere e voglio essere il miglior fratello per te.”. “Anch'io voglio essere un miglior fratello.” disse Bill, lisciando con le dita i dreads di Tom, grattando come proprio gli piaceva. Tom ringhiò a quel tocco e pressò il suo uccello duro contro il suo ventre. “Sei un' ottima sorella.” disse a bassa voce “Sei un ottima ragazza, Bill.”. Lei cadde in avanti contro di lui, afferrando le sue spalle tra le braccia e iniziando a piangere. “Bill, non…” disse Tom, tenendola. Le baciò la testa e lei aprì la bocca sul collo, dandogli baci bagnati e piangendo più forte. “Tu... lo pensi?” tirò su col naso nel suo orecchio, baciandolo ancora, tenendosi ancora stretta a lui. Tom annuì e lei tremò come una foglia. “Portami a letto, Tomi.”. Tom la guardò a bocca aperta “Cosa?”. “Per favore,” disse lei, con le guance arrossate “voglio che tu mi porta a letto. Il tuo letto.”. “Oh, Dio, che dirà mamma?”. “Non m'interessa.” disse Bill sinceramente “Solo... per favore?”. “Sì, Dio, sì.” mormorò Tom, baciandola di nuovo prima girarsi e andare nella sua camera. Quando si rese conto che Bill non lo stava seguendo, si girò di nuovo e vide che Bill era ancora in piedi sul tavolo. Lei guardò in basso e le sue ciglia sventolarono perfettamente contro le sue guancie. Tom si prese mentalmente a calci mentre attraversava la camera e prendeva le sue mani. “Stupida, ragazza.” borbottò, e gli occhi di Bill s'illuminarono. Lei strinse le sue dita e calpestarono le scale, molto simile a quando usavano, quando erano giovani e c'era qualcosa che dovevano fare e che non poteva proprio aspettare. Quando furono nella camera di Tom, chiuse la porta mentre le sue dita gli prudevano lungo i fianchi. E adesso? Bill si sedette sul letto e si guardò intorno, mordendosi il labbro. Le sue braccia erano piegate e stava attorcigliando con le dita nervose i lati della camicia. “Tomi, cosa è cambiato?”. “Cosa?”. “Tu...” Bill alzò lo sguardo confuso “Le vuoi toccare ora?”. Tom non sapeva cosa rispondere, solo attraversò la stanza e si sedette accanto a lei. “Io penso... Sì, Sì.. Dio.” “Vuoi vederle?” Bill fece un mezzo sorriso, e ora stava attorcigliando l'orlo della sua camicia. Tom scorse il tatuaggio a stella facendogli venire l'acquolina in bocca. “Mostramele.” disse Tom piano. Bill sorrise fiero, non alzando ancora le braccia. “Non ridere.”. “Non lo farò. Promesso.”. “Loro non sono molto-”. “Bill...”. “Le hai già viste prima e hai pensato che...”. Tom grugnì e le colpì le braccia “Sono stato semplicemente un idiota.” disse. Le lanciò un occhiata e l'afferrò per il fondo della camicia “E niente è cambiato, tu non sei cambiata.” aggiunse “Solo...”. Lei annuì. “Penso di aver capito. Ora... per favore.”. Prese fiato ed alzò la sua camicia, prima esponendo il suo ventre, raggrinzendo, poi esponendo il un po' del suo petto. Questa volta non aveva paura e il suo ventre faceva male dal desiderio e dall'eccitazione. “Sono...” sollevò la camicia sopra la testa di Bill e coprì i suoi seni con la mano “Sono così morbide.”. “Riuscirai anche quando saranno... più grandi?” il suo viso era rosso e Tom strinse i suoi seni, vide i suoi occhi chiusi agitati. “Non troppo grandi, giusto?”. “No.” sfiatò lei “Saranno solo della giusta dimensione, solo della giusta dimensione per te.”. “Per me?” il suo cazzo diventò ancora più duro e voleva spingersi sulla sua schiena e fare tutte le cose che aveva sognato. “Beh, anche per me.” disse sorridendo un po' “Ma io voglio che loro ti piacciano.”. “Bill…” disse Tom. Lasciò andare uno dei suoi seni e il suo sorriso diminuì. Tom scosse la testa e prese la sua mano, posandola sul grembo sul suo cazzo. “Mi piacciono.”. I suoi occhi si spalancarono e d'istinto strinse. “Tomi...”. “Voglio entrare in te così tanto, e passato troppo tempo.” ammise Tom “Ma tu non...”. “Non posso.” disse lei stringendolo di nuovo “Ma tu puoi toccarle e...” si strofinò contro la sua gola, baciandogli il pomo d'Adamo “Posso farti sentire bene.”. “Sei così bella,” disse Tom, stringendo con veemenza la mascella mentre la fissava duramente. “Alzati per me.”. Bill sorrise, tenendo le dita contro la sua erezione “Non vuoi che te lo succhi?”. Tom gemette, annuendo “Voglio vederti.”. Bill lentamente lasciò andare il cazzo di Tom e si alzò, tenendo le mani sul petto. “Stiamo diventando di nuovo timidi?” disse Tom schietto “Lasciami vedere le tue tette.”. Bill si morse le labbra lasciando cadere le braccia, e fece un passo avanti “Va bene.”. “Belle.” mormorò Tom, fissando la sua forma stendendo le braccia verso l'alto per mettere le sue mani sui fianchi curvi “Veramente belle, Bill.”. Bill sorrise di nuovo, non dicendo nulla, e iniziò a scendere lungo le sue ginocchia. Tom la guardò, inarcando le sopracciglia. Il suo corpo era perfetto, snello e lungo. Poteva vedere il suo culo tondo, e c'era qualcosa di curvo lungo i suoi fianchi. Era mozzafiato. Quando Bill fu sulle ginocchia e cominciò a slacciare la cintura di Tom, il suo stomaco si attorcigliò. Tom si appoggiò indietro sulle mani e la guardò, i suoi occhi erano scuri e focosi. Un sacco di cose di Bill stavano cambiando, ma Tom era abbastanza sicuro che la sua bocca sarebbe stata sempre la stessa. Solo le sue labbra e la sua lingua sapevano come lavorare su Tom in modo incredibile. “Sei sicuro di volerlo fare?” disse con voce roca. Bill rispose tirando verso il basso la zip di Tom “Sono stato un po' egoista.” disse lei “Solo perché io non sono stato bene... non significa che anche tu lo sei stato.”. “Non voglio che tu lo faccia.” disse Tom, corrugando le sopracciglia “Solo se tu vuoi...”. Si leccò le labbra e fece scivolare le sue mani dentro i boxer di Tom “Amo il tuo cazzo.” disse e gentilmente lo tirò fuori, Tom sibilò appena sentendo le mani su di lui sapendo che non avrebbe resistito molto. “Cazzo.” disse e lei fece in modo che il suo uccello sbattesse sul mento. “Mi manca.” disse lei “E quando sarò pronto...” prese in bocca la punta e Tom scattò, stringendo le cosce intorno a lei. Lei rise contro il suo uccello e leccò sulla fessura. “Bill!” una mano scivolò lungo il suo petto, afferrando la sua nuova carne, e l'altro andò fuori di testa, scivolando sui capelli “Bill, oh... Dio.”. Lo succhiò proprio nel modo giusto, tutto bagnato e caldo. “Amo che tu ami questo.” disse lei, rilasciando la sua erezione “Amo che tu mi voglia. Non vedo l'ora Tomi.”. La presa di Tom aumentò e lei si lamentò. “Non vedo l'ora che tu sia in me.” disse oscuramente “Lo vuoi?”. Il viso di Tom si arrossò così tanto da bruciare e le sue anche si spinsero su. Bill si mise a sedere sulle ginocchia e pressò per una volta il suo uccello fra i seni. “Nngh!” gridò lui e venne contro la sua gola e i seni, cadendo sulla schiena ansimante. Sentì Bill ridere e poi sentirla su di lui. Bill non era duro, ma si trascinò su di Tom e strofinò le sue tette contro di lui. “Vorrei essere così bagnata ora se...” si girò dalla sua parte e nascose il viso nel collo di Tom. Lui immerse la testa e baciò il suo seno “Cosa posso fare?” chiese. Lei non alzò lo sguardo verso di lui, tenendosi nascosta. “Per favore.” fu tutto ciò che disse e Tom non attese conferma, solo fece scorrere le sue labbra sul capezzolo e succhiò. Era così duro nella sua bocca, così nuovo e delizioso. Lei gemette mentre Tom roteava la sua lingua, succhiandolo. “Così bene, Tomi...”. “Mm.” borbottò Tom, chiudendo gli occhi e pressando il suo viso contro il petto di Bill, amando davvero i suoi seni. Morse leggermente, stuzzicando il capezzolo fra i denti e lei squittì, agitando la testa e allacciando un braccio intorno al suo collo. Tom si tirò indietro e sorrise, leccandosi le labbra “Mm, Bill.”. Bill era rosso, ansimante. “Tomi...” “Lasciami fare.” disse Tom, spingendola delicatamente verso il basso e scivolando su di lei. Le tolse la sua stessa camicia e si mise su di lei, permettendo alle loro pance e i loro petti di toccarsi, e Bill si lamentò dolcemente. Si sentiva leggera sotto di lui, più delicata di prima e Tom esitò nel gettarsi di peso su di lei per paura di schiacciarla. “Per favore.” mormorò Bill, nascondendo la sua faccia nel collo baciandolo in modo trasandato. Tom oscillò i fianchi, il suo cazzo scivolò fra le sue cosce, e spinse delicatamente. “Ti scoperò, presto.” sospirò Tom “Proprio così, in qualsiasi modo tu voglia.”. “Non posso aspettare.”. Tom mise la mano tra loro e afferrò di nuovo il suo seno, stingendolo avidamente. Sentì qualcosa di duro toccare, una nuova forma di erezione contro se stesso e si sedette in fretta. Bill stava diventando duro e Tom non era sicuro su come si sarebbe sentita per questo. Abbassò lo sguardo e lei portò su le gambe, nascondendo il suo cazzo, non guardandolo. “Va tutto bene, capisco.” disse subito Tom. Tirò un po' su i suoi pantaloni e le accarezzò la guancia. “Grazie per... avermelo lasciato fare. Sai.”. Lei lo guardò e sorrise, grata per aver compreso e oppressa dal sollievo che ora sembrava accettarla. Non si preoccupò di coprirsi o di mettersi la camicetta; si mise seduta e corse vicino a Tom abbracciandolo. La tenne stretta, baciandole la spalla. “Non sei tu.” disse lei “Non voglio rovinare tutto questo, è stato bello con...”. “Lo so.” disse lui “Non sempre ti piace fare qualcosa come...”. “Non lo farei mai per noi.” ammise “Non lo farei. Io volevo succhiarti così tanto, come sai. Però non ho avuto molte possibilità per farlo.”. Era tutta sorridente ora e Tom arrossì decisamente. “Non potevo farne a meno.” disse lui “Tu eri mezza nuda e...”. Strizzò il suo seno e vennero insieme, labbra contro labbra, petto su petto. Le cose sarebbero andate bene, dovevano farlo.
capitolo 6
Era quasi ora di cena quando Simone entrò nella stanza, sembrando ansiosa. “Hey, mamma!” disse Tom, rotolando sulla schiena. Lui e Bill erano sul pavimento del salotto, riesaminando delle vecchie canzoni. “Ciao, amore.” rispose Simone “Tu e i ragazzi fate qualcosa oggi?”. “Stiamo cercando di migliorare alcune delle vecchie canzoni di Devilish.” disse Bill, arricciando il suo naso “Non può essere migliorato.”. “Non puoi pasticciarlo alla perfezione.” disse Tom seccamente. Simone sorrise “Si... Tom, ho bisogno di parlare di una cosa con Bill, da sola.”. Bill alzò lo sguardo e Tom fece una smorfia “Cosa? Perché?” chiese. “Non sono affari tuoi.” disse Simone. “Oh Dio, hai bisogno di parlarle di... tamponi o altro?” si lamentò Tom. Bill fece una smorfia “Cosa c'è, mamma?”. “Tom, solo lascia noi ragazze da sole.” Simone ammonì il suo unico figlio. La mascella di Tom cadde “Cosa?”. “Sì,” disse Bill, sistemandosi e sorridendo compiaciuto “è il “girl time”.”. “Così volete proprio... non posso neanche negarlo, cazzo.” disse Tom aggrottando le ciglia “Volete solo dirmi che ora dovrei andare?”. “Sì.” dissero Bill e Simone insieme. Tom le derise rumorosamente, gettando un piccolo sorriso a Bill. “Donne…” mormorò, raccogliendo la sua chitarra e abbandonando la camera. Bill non poté fare a meno di ridere mentre Tom andava via e Simone rise. “Tom si è comportato... meglio, no?” chiese Simone, sedendosi sul divano. Bill annuì “Sì, abbiamo parlato.” disse. Il sorriso di Simone si ampliò e mise dolcemente una mano sulla spalla di Bill. “Sono contenta, voi due mi avevate preoccupata, voi siete sempre così vicini, avevo paura che questo finisse, ma sono stata stupida ad averlo pensato.”. “Niente poteva portarlo via da me.” disse Bill. “Beh, è un grande cambiamento per entrambi.” fu tutto ciò che rispose Simone. “Bill...”. “Hm?” Bill chiuse il blocchetto delle canzoni e si mise comodo, portando un po’ di capelli dietro le orecchie. Simone studiò Bill per un attimo, e Bill incrociò le braccia, essendo cosciente. Dal momento che era a casa con la sua famiglia, indossava un jeans e una delle sue strette magliettine. Non stava cercando di nascondere il piccolo sviluppo del suo petto, soprattutto da quando aveva saputo che a Tom piaceva. “Tesoro, voglio... io... ecco, vieni un attimo nella mia stanza, voglio mostrarti qualcosa.” disse Simone, sorridendole in tono gentile. Bill riconobbe il tono di quando la madre la prendeva in disparte e le diceva, rimproverandola, che era troppo precisa. Questo doveva essere qualcosa di abbastanza imbarazzante. Ma Bill la seguì nella stanza comunque. Sul letto c'erano un paio di buste e Simone le fece segno di sedersi accanto a lei sul materasso. “Mamma?”. “Ho preso la libertà di...” Simone sollevò una delle buste e Bill arrossì un po’. Un paio di reggiseni colorati uscirono fuori. “Mamma!” disse Bill, shockato “Ma io...”. “Bill, sta diventando un tantino... osceno.” disse Simone accuratamente “Sai, non stai indossando un reggiseno. Sei una ragazza giusto?”. Bill diede un'occhiata agli altri reggiseni sul letto. Erano piccole cose sciocche, che a malapena ci credeva. Uno era rosa e viola, maculato. Bill lo prese e se lo mise al petto, cercando di non arrossire troppo. “Ne ho davvero bisogno?” chiese Bill. Quando Simone annuì Bill sentì un brivido di allegria percorrerle la spina dorsale. I suoi seni si stavano sviluppando abbastanza da richiedere un reggiseno, non importava se i reggiseni fossero completamente imbarazzanti. Bill stava sorridendo apertamente ora. “Posso... provarne uno?”. “Sì, ma prima.” Simone tirò altre cose fuori dalla busta. Alcune gonne di jeans e mutandine. Bill non riusciva neanche a guardarle, non era sicura di esser già pronta per indossarle, ma le gonne erano piuttosto carine. “Non sei stata molto fuori ultimamente, allora ho pensato di...”. Bill si chinò in avanti e abbracciò stretta sua madre. “Ho davvero bisogno di un reggiseno?” chiese lei, stringendo Simone. “Sì.” disse Simone con fermezza “L'ho atteso da tempo.”. “Oh mio Dio,” disse Bill “Da quando?”. Simone si morse il labbro, guardandolo leggermente imbarazzata “Il giorno che sei venuto casa, volevo dirti qualcosa, ma...”. Bill lasciò sfuggire un grande sorriso sul suo viso “Grazie per...” fece correre la sua mano sulle gonne, inclinando la testa immaginando di indossarne una. Certo, certo avrebbe iniziato ad indossare i vestiti delle ragazze. Era pronta? Prese una delle gonne, una mini di jeans. “E devo solo...”. “Fai ciò che ti piace.” disse Simone, sorridendo “Ho comprato queste cose per te, sono tue. Puoi indossarle, metterle da parte. Non m'importa. Bill per favore, pensa di indossare un reggiseno, tesoro. E' la prima regola dell' essere donna.”. Bill annuì, mettendo giù la gonna e guardando di striscio le mutandine. “Grazie, mamma. Veramente… grazie.”. Simone tirò Bill in un altro abbraccio e poi misero tutte le cose nella busta. “Bene, ti lascio... metter via queste cose. Vado a preparare la cena.”. Si abbracciarono ancora una volta e Bill lasciò la camera, cercando di non camminare troppo velocemente, ma era troppo ansioso di provare quella roba.
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Bill quella notte si fissò allo specchio dopo cena. Stava ancora indossando una piccola maglietta, e si girò di lato per studiare il suo petto. I suoi seni non erano grandi del tutto, ma erano ovviamente abbastanza evidenti. Bill buttò le spalle indietro, alzandosi e stando dritto. Gli piaceva molto. Lei era orgogliosa dello sviluppo. Timidamente tirò via la maglietta dalla testa ed incrociò le braccia sul petto, continuando a guardarsi allo specchio. Era delicata, dalle curve leggere, e solo un lieve accenno di spazio fra i seni. Sorrise un po’, lasciando andare giù le braccia, fissando il suo petto nudo. Prese i suoi seni fra le mani e sospirò, pensando all'arrivo dell'operazione, pensando a come sarebbero state più grandi. Non troppo grandi, ma... perfette. Afferrò uno dei reggiseni meno squallido dal mucchio, lo prese dal letto e lo sollevò. Si girò verso lo specchio, di schiena alla porta, e fece scivolare le piccole cinghie intorno alle braccia. Il gancio di dietro diede problemi a Bill e portò indietro le braccia invano, cercando di far chiudere l'abbottonatura insieme. “Ugh,” gemette lei. Non aveva molta esperienza in questo settore, a differenza di Tom che probabilmente sapeva agganciare e sganciare un reggiseno con gli occhi chiusi. “Potrei toglierti una di quelle cose con una mano.”. Bill fece un salto; Tom stava in piedi sull'uscio della porta, con uno sguardo ammutolito. “Tom!” strillò Bill “Io... tu puoi solo... ugh!”. “Io posso.” disse Tom. Andò verso Bill e toccò la sua spalla, e Bill si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Tom la stava fissando, facendola sentire ancora più nuda. Improvvisamente voleva avere ancora la sua maglietta, e soprattutto voleva che la porta fosse stata chiusa. “Bene, dammi allora.” mormorò Tom, girando Bill e raccogliendo le spalline del reggiseno. Bill arrossì e sentì le mani di Tom sulla sua schiena e rabbrividì un po’. Era davvero strano avere l'aiuto di suo fratello con il suo primo reggiseno. Strano ma bello. Tom riuscì ad agganciare le cinghie insieme e Bill si voltò, guardandosi allo specchio. “È strano.” sfiatò Bill, con le mani sui fianchi. Era ancora rossa, ancora imbarazzata, ma sembrava che per Tom fosse tutto okay. Questo era un cambiamento. “Cosa... cose né pensi?”. “Potrei toglierlo con una sola mano, ad occhi chiusi, al buio mentre dormi.” disse Tom sicuro. Gli occhi di Bill scintillarono e si lasciò sfuggire un sospiro e una risatina da ragazza, sorprendendo entrambi. Tom sorrise compiaciuto, facendo un passo più vicino verso di lei “Penso sia veramente eccitante.”. “Zitto.”. “Fa..” Tom insistette “Le fa sembrare... più grandi.”. Bill sorrise sghembo “Sì, forse.”. “Hai intenzione di indossare quelli da ora?”. “Suppongo.” mormorò Bill “Voglio dire... si.”. Tom deglutì, alzando le sopracciglia e annuendo “Okay... sì, questo a senso.”. “Pensi davvero che sia eccitante?” chiese Bill, mordendosi il labbro “Come... sul serio?”. Tom pressò una mano contro il collo di Bill, facendola scivolare di lungo e poi fra i suoi seni. Sentiva caldo lì e Tom sospirò pesantemente. “Lascia che te lo tolga.” disse Tom. Bill rabbrividì facendo un passo indietro “Ma mamma...”. “Lo so.” Tom avvolse una mano intorno alla vita di Bill, portandola vicino “Solo lasciamelo fare, forse, ti toccherò un po’. Mi stai facendo impazzire con quella cosa.”. “Questa non è una motivazione.” disse Bill, girando la faccia dall'altra parte, arrossendo “Mi sento come un' idiota con questo.”. “Sembri più una ragazza.” disse Tom. Spinse la sua testa, baciandole la gola, respirando contro la sua pelle “Sembri veramente una ragazza, Bill. Voglio dire, sei sempre stato femminile, ma ora...”. “E mi vuoi?” chiese Bill. “Sì.” disse Tom. La sua presa era stretta su di lei. “Quando tu... le farai nuove, mi lascerai vedere?”. “Non lo so.” disse Bill. Lasciò che Tom la tenesse e tremò mentre sentiva l'erezione urtare contro il suo fianco “Voglio dire... sembrerò come un mostro. Sai, sarà reale.” “È reale.” disse Tom, scendendo giù accarezzando il suo corpo “È sempre stato reale, no?”. Bill si morsicò il labbro e lo abbracciò “Tomi…” sospirò lei “Tu stai capendo.”. “Sto cercando di farlo.” disse Tom. La baciò dolcemente, ma il dolce baciò si trasformò in un bacio appassionato, e presto si avvolsero l'uno nelle braccia dell'altro, limonando per davvero. Tom passò le sue mani sotto le spalline del reggiseno, e Bill gioì. Adorava quello, adorava la sensazione di Tom che giocava col suo reggiseno. Era quasi più eccitante di quando Tom manipolava le sue tette ultimamente. Bill leccò le labbra di Tom e sorrise contro la sua bocca, respirando, e inalando il profumo da ragazzo di Tom. “Dio.” mormorò Bill “Toglilo,Tomi. Voglio che lo fai.”. Tom fece scattare una delle cinghie con delicatezza “Sì?”. Bill rise, tirandosi un po’ indietro “Voglio vedere cosa fai.”. “Sono piuttosto bravo, non mento.” disse Tom, alzando le spalle. Lisciò con la mano lungo il centro della sua schiena e Bill chiuse gli occhi, sospirando. “Tutto quello che devi fare è...”. Le dita di Tom afferrarono il gancio del reggiseno tirando. I ganci non cedettero e tirò di nuovo. Bill rise. “Ma non avevi detto che eri bravo?”. “Lo sono, solo che questo è...” grugnì e afferrò la parte posteriore del reggiseno con due mani, cercando di sganciarla “Cazzo.”. Bill rise più forte “Tom, sei troppo stupido.” disse con affetto “Sono bloccato in questo, no?”. “Ho capito.” disse Tom . Tirò indietro la striscia un paio di volte, creando suoni di molleggio, Bill si morse il labbro, cercando difficilmente di non ridere. Stava godendo nel sentire il reggiseno tirare al busto, era un costante ricordo della nuova lei. Tom poteva giocherellare con tutto quello che voleva. “Cazzo, questo coso è strano.” disse Tom, lasciandosi andare e grattandosi la spalla “Dannazione.”. Bill guardò la faccia di Tom, divertito. Era imbarazzato, diventando completamente rosso. “Tom, va tutto bene.” disse Bill, incrociando le braccia e sporgendosi in avanti per baciare il collo di Tom “Avrai solo bisogno di più pratica.”. “Ho avuto un sacco di-”. “Mhm.”. Tom fece una smorfia e si voltò per andarsene “Penso di aver sentito la mamma... Sì, ci vediamo...”. Appena Tom andò via, Bill liberò una risata e poi tirò giù la sua t-shirt. Adorava le nuove protuberanze delle cinghie sotto le spalle della maglia, e tirò il colletto di lato, facendo luccicare il cinturino del reggiseno. Poteva abituarsi a questo.
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Tom chiuse il suo cellulare e si diresse in soggiorno. Stava giusto andando verso la cucina quando vide Bill sul divano. “Woah, hey, Bill.” disse Tom, rallentando “Stavo giusto andando a prendere...”. Tom si bloccò, spalancando gli occhi. Bill stava indossando una piccola gonna di Jeans. “Uh, ehy.” disse Bill, cosciente dei suoi nuovi vestiti. Aveva provato la gonna innumerevoli volte in privato nella sua camera, ma non l'aveva mai indossata da qualche altra parte. Tom non era sicuro del perché, ma vedere Bill in gonna era diverso dal vederla in reggiseno, diverso dal toccare i suoi seni, e baciarli. Arrossì decisamente e si schiarì la gola. “Stavo giusto venendo da te, Andreas ha chiamato.” terminò la frase Tom. Bill si lisciò la gonna “Oh?”. Lei non vedeva Andreas da tempo, non da quando gli aveva parlato per la prima volta del cambiamento. Bill era diventata una specie di eremita, quasi spaventata dall'eccessivo interesse dei media nei suoi confronti, quasi aveva paura di uscire di casa. E poi, aveva visto le foto sui giornale e riviste, vergognandosi di vedersi mezzo formato. Decise che sarebbe uscita di casa solo quando fosse stato assolutamente necessario, almeno fino a quando fosse finita, fino a quando fosse completa. Ci sarebbero voluti mesi, naturalmente, ma si sentiva al sicuro in casa e contenta. Non stava ancora impazzendo. “Cosa vuole?” chiese Bill aggrottando le sopracciglia. “Voleva venire.” Tom fece una pausa “Ho detto di sì, dopotutto. Va bene?”. Bill si strinse nelle spalle “Certo.”. “Sarà qui a breve.” disse Tom “Faresti meglio a cambiarti.”. “Oh, sì.” Bill fece una mossa per alzarsi, ma poi si fermò. A lei piaceva indossare la gonna. A lei piaceva come le stava, come la faceva sentire. Leggermente più trasformata, più come se stessa. Guardò verso suo fratello “Pensi davvero che dovrei farlo?”. “Sì, lui non può vederti così,” rispose Tom. Bill sapeva che non voleva ferirlo ma, comunque lo sentiva lo stesso. “Questo e ciò che sono.”. “Lo so. Lo sappiamo.” disse Tom, sedendosi accanto a Bill posando le dita sulla sua coscia, appena sotto la gonna. Sospirò. La sua coscia era morbida sotto la sua mano e voleva far scivolare le sue dita più in alto, voleva masturbarla proprio lì, e non poteva credere come le sue gambe fossero lisce. Doveva essersi depilata, e questo provocò dolore all'inguine di Tom. Le sue dita prudevano dal toccarla, ma Tom sapeva che Bill sarebbe andato su tutte le furie. “Non lo so, Bill.”. “Io penso che dovrebbe vedere questo.”. “Forse hai ragione.” Tom non conosceva i dettagli di quello che era successo fra Bill e Andreas, ma sapeva che aveva a che fare con la transizione. Pensò che Andreas avesse reagito al suo stesso modo -con rabbia-, confuso. Tom non poteva incolpare Andreas per questo, ma Andreas non doveva vedere Bill ogni giorno, non doveva amare Bill come lo faceva Tom. Doveva essere diverso. “Sì.” disse Tom, annuendo una volta. “Sì, dovresti assolutamente stare in questa. Tu, um... stai molto bene.”. Bill sorrise “Grazie, Tomi.”. Tom non ebbe bisogno di chiedere a Bill il perché lo stesse ringraziando. Avevano avuto quella conversazione tante, tante volte. Il campanello suonò e Tom si alzò in piedi, baciando velocemente Bill sulla fronte. “Hey, questo è lui. Torno subito.”. “Okay.” disse Bill a bassa voce. Tom corse alla porta e l'aprì trovando un Andreas nervoso in piedi sugli scalini dell'entrata. “Ehi, amico,” disse Tom “Sei stato veloce.”. “Ero già per strada quando ti ho chiamato.” disse Andreas, tirandosi la maglia “Dov'è lui?”. Tom fece un passo indietro per far entrare Andreas. “Lei è in salotto.”. “Lei?” le sopracciglia di Andreas si aggrottarono “Tom, tu non puoi essere serio, voglio dire-”. “Molte cose sono cambiate.” fu tutto ciò che Tom poté dire. Ad un tratto si sentì un po’ amareggiato nei confronti dell'amico, si sentiva come se doveva difendere Bill. “E tu sei solo sparito dalle nostre vite. Le cose sono state un inferno e... Bill, noi avevamo bisogno di te.”. “Bene, cazzo.” disse Andreas “Questo mi sta mandando fuori di testa. A te no?”. “Sì.” disse Tom “È mi manda fuori di testa ancora qualche volta, ma Bill è... Lei è ancora Bill, Andreas. In questo modo è lei.”. “Non credo di poter chiamare Bill una... lei.” disse Andreas. “Non l'hai vista da tempo.” disse Tom “Potresti essere sorpreso.”. “Non può esser cambiato così tanto.” disse Andreas. Tom si strinse appena nelle spalle. “Ho intenzione di andargli a parlare, okay?”. Tom scosse la testa, Andreas lo stava irritando. “Va bene, io sarò al piano di sopra.”. Nell'altra stanza, Bill era ancora seduto, cercando di calcolare in quale posizione sarebbe dovuto stare. Come facevano le ragazze a sedersi con le gonne, comunque? Voleva incrociare le gambe sotto di lei, portare le ginocchia al petto distendersi sul divano, ma non poteva. Si sarebbe visto tutto. Stava proprio facendo un dibattito su questo quando Andreas vagò esitante, fermandosi sulle sue tracce proprio mentre varcò la porta. Bill si congelò e fissò il suo migliore amico. Andreas era a bocca aperta. “Ehi.” disse Bill, premendo insieme le gambe e sedendosi rigidamente sul divano “Uh, ehi.”. Andreas non disse nulla, solo continuò a fissarla. Bill si sentì a disagio; non le piaceva essere studiata come lo stava facendo lui. Erano passati mesi da quando le persone erano state a guardare ogni suo movimento, e si sentì come se fosse di nuovo in scena, in mostra per migliaia di persone. Era... strano. “Dì qualcosa.” disse Bill dolcemente, mordendosi il labbro “Non ti ho visto per mesi e tu stai solo lì come un'idiota.”. “Io...” Andreas fece un passo avanti, le sopracciglia unite insieme “Oddio santo, Bill cosa ti è successo?”. Bill si accigliò “Niente.”. “Tu sei... sembri... Porca troia, sembri proprio una ragazza.” disse Andreas stupidamente. “È questo il punto.” disse Bill, con una punta di amarezza nelle sue parole “Lo sai.”. Andreas sembrò come se volesse girarsi e andarsene e Bill non voleva questo. “Scusami.” disse Bill in fretta “Non andare.”. “Non lo stavo per fare.” disse Andreas “Bill io proprio non... proprio non capisco.”. “Te l'avevo detto.” disse Bill “Te l'avevo detto prima, ma tu non avevi ascoltato.”. “Non credevo che tu l'avessi...”. “Fatto per davvero?” chiese Bill. Fece cenno al cambiamento del suo corpo “Questo è reale.”. “Tu hai le tette.” disse Andreas “Bill. Cazzo.”. Bill abbassò lo sguardo, il suo stomaco cadde a pezzi. “Non parlarmi così.” disse Bill “Non puoi solo dirmi queste stupidaggini.”. “Perché. Perché ora sei una ragazza? Devo stare attento con te o qualcosa del genere?”. La faccia di Andreas era rossa e le sue mani serrate in pugni. “No.” scattò Bill “Perché tu sei il mio amico.”. “Merda.” mormorò Andreas, guardando verso il basso “Merda.”. “Cosa?”. “Io proprio... è strano. Era strano prima, ed è strano ora.” Andreas fece una smorfia “Questo è così strano.”. “Non lo è.” disse Bill “Sono solo io.”. “Lo so che sei tu. Ma non sei tu. Non sei tu quello con cui io so di aver stretto amicizia.” disse Andreas lentamente “Cazzo, Bill noi siamo... sai... ci siamo fatti le seghe insieme.”. Bill diventò rosso e si coprì la faccia con le mani, sentendosi male “Per favore.”. “Lo so, lo so, scusami, cazzo.” rispose Andreas, alzando le mani “Merda. Scusa.”. “Va bene.” Bill fissò Andread, sentendosi orribile “Possiamo incominciare d'accapo?”. “Non lo so.”. Bill annuì, il suo stomaco attorcigliato spiacevolmente. Tutto era così imbarazzante fra lei e Andreas e non voleva che lo fosse. Niente affatto. Andreas sembrava come se volesse andarsene, e velocemente. “Okay” disse Bill “Bene. Ehi, sono Bill. Sono... la nuova ragazza dei dintorni. Ho sentito che eri amico di mio fratello maggiore, Tom.”. “Bill…” gemette Andreas. “Tom dice che sei veramente bello.”. “Cristo. Bill, è tagliato fuori. Mi abituerò ad usarlo, lo giuro.”. Bill si accigliò “Non essere arrabbiato con me.”. “Non sono arrabbiato.” disse Andreas, ammorbidendo la sua voce “Non lo sono. Io ti voglio bene, amico, davvero.”. “Per favore... non chiamarmi amico.” disse Bill “Per favore?”. “Non posso chiamarti da ragazza.”. “Ma tu hai detto che somiglio ad una di loro.” mormorò Bill “Lo sono, sì?”. I loro occhi si incontrarono ed Andreas non poté mentire “Lo sei per davvero.” Disse “Tu, uh, cazzo. Stai bene.”. Bill non poté fare a meno di sorridere “Andrà tutto bene?”. “Io... Sì. Ma ho solo bisogno di un po’ di tempo.”. “Tutto ciò che ho è il tempo.” disse Bill “Scherzi a parte.”. Andreas sospirò e fece un passo più vicino. Bill sfrecciò sul divano e accarezzò il cuscino. Andreas esitò per un attimo ma poi si sedette accanto a Bill. Non importava se Bill fosse una ragazza o un ragazzo. Bill era il miglior amico di Andreas.
capitolo 7
Tom si rigirò nel letto, mezzo sveglio, e si scontrò contro un morbido calore. Era mezzanotte passata e Bill avrebbe dovuto essersi addormentato, ma Tom poteva dire dal suo respiro che non lo fosse. “Bill?” chiese intontito e la sentì che gli si pressava ancora più contro “Billi?”. Bill baciò la sua spalla e si rannicchiò ancora più vicino “Ho paura.” sussurrò Bill. Tom tenne Bill contro sé, accarezzando su e giù la sua schiena “Lo so, cucciolo, anche io.” “Sarai con me tutto il tempo, vero?” chiese Bill dolcemente. “Non lo so.” Tom la guardò nel buio, aggrottando le sopracciglia “Fino a quando loro me lo permetteranno, si.”. “Voglio che tu sia l'ultimo che io veda prima che mi operino.”. “Ci proverò.” disse Tom con fermezza. Bill annuì, soddisfatto per un attimo. “Ricordi l'ultima volta che ho avuto un intervento?”. “Circa un anno fa.” mormorò Tom “Merda. Era spaventoso, la cosa con la tua gola.” le accarezzò i capelli e sorrise un po’ “Questa volta non sarà così male.”. “Sei stato tutto il tempo con me durante quel periodo.” disse Bill. Tom la baciò e lei sospirò, spingendosi contro al bacio “Dovrai essere sicuramente eccitato.” disse Tom, baciandola di nuovo. Bill sospirò dolcemente e s'inarcò contro Tom, il suo petto pressò contro di lui. Entrambi rabbrividirono mentre i loro petti si strofinavano. Non erano stati così vicini per tempo, e Bill aveva bisogno di suo fratello. “Tu sei eccitato per questo no?”. Tom sorrise leggermente e l'avvolse per la vita “Avrai intenzione di lasciarmele vedere?”. “Vedremo.” disse Bill “Vedremo. Ora, dormiamo, okay?”. Tom annuì e chiusero gli occhi, ma nessuno dei due dormì molto quella notte.
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“Lasciami vedere.”. Bill si era appena seduto stancamente, calciando via le sue scarpe. Guardò Tom tristemente, supplicando con gli occhi solo di tornare indietro. “Bill,” disse Tom “avevi detto da oggi che ti sentivi meglio.”. “Beh, non e così.” Bill fece una smorfia. Era appena tornata dall'ufficio del chirurgo plastico per un controllo finale, ed era stata anche una grande sorpresa nell'andare e nel tornare sana e salva. Stavano cercando di mantenere il segreto dai media e dai fan. Fin ora, era stato un successo. Due settimane dopo l'intervento nessuno si era reso conto di niente. “Tom, lasciami in pace.”. Tom le si sedette accanto, sfiorò le spalle di Bill e le baciò il viso “Avevi detto che potevo vedere.”. “Puoi... non ora.” disse Bill, la sua faccia si riscaldò “Forse non per ora.”. “Non per ora?” Tom guardò a bocca aperta Bill “Ma tu mi hai lasciato prima... Quando erano, sai. Più piccole.”. “Sì, ma non erano vere allora.”. Tom lanciò uno guardo a Bill. “Tutto qui.” mormorò Bill. “Bill!” Tom lasciò andare la sua spalla e Bill sobbalzò “Bill, seriamente, come ti senti?”. Bill spinse le spalle in avanti, piegandole “Non mi sono mai più sentita come un mostro, ultimamente.”. “Tu non sei un mostro.”. “Lo sono.” Bill guardò Tom, il suo viso era stanco per la giornata, ed era senza trucco “Ho... sai... e … sai.”. “Voglio vedere.” disse Tom serio, questa volte più dolce “Scommetto che sono... incredibili.”. “Sei incerto.” disse Bill, aggrottando le sopracciglia “Probabilmente penserai che sembrino insulse.”. Tom si fermò “Ad essere onesto, non so a cosa sto pensando.”. Bill si tirò la sua giacca spessa più sicura girandola su se stessa, e si sporse in avanti. “Puoi sentirle?” chiese Tom “Come... puoi?”. “Certo che posso sentirle.” scattò Bill. “Non stai indossando niente, um, su di loro?”. Bill sospirò appena “Si... Sì. Tom, per favore, cerca solo di non parlare di questo.”. “Voglio sentire.” disse Tom tranquillamente “Solo lasciami sentirne una.”. Bill sembrò voler dare uno schiaffo a Tom. Invece, si alzò e cominciò a camminare via. “Bill.” disse Tom, prolungando il suo nome “Andiamo, non lo dico per essere un coglione.”. “Ne sei una sorta di uno.” rispose Bill, guardando oltre la propria spalla “Non voglio che tu veda nulla fino a... sai. Avrò finito.”. “Cazzo.” imprecò Tom “Ci vorrà un po’. Cazzo un bel po' di tempo. Perché prima sì? Ti ho vista con le tette.” disse l'ultima parte silenziosamente, sentendo un rossore sulle guance. “Tom, non è questo il punto.” lo implorò Bill.“Era diverso prima. Era come... era come se stessi solo facendo finta o qualcosa del genere. Non era un grande cambiamento. Oggi...” lei abbassò lo sguardo, incrociando le braccia “Solo non voglio che tu le veda. Fino a quando non ho finito.” ripeté a bassa voce. “Va bene.” Tom fece retromarcia, si sedette e accese la televisione. Un ondata di rabbia ribollì dentro di lui e lanciò uno sguardo truce a Bill. “Solo... sai... Fino ad allora ti dimenticherò.”. Bill lo derise e lasciò la camera. Tom solo roteò gli occhi, concentrando la sua attenzione ai video musicali sullo schermo.
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Più tardi quella notte, quando Tom si stava preparando per andare a letto, sentì bussare alla porta. Sospirò, quasi voleva ignorarlo. Bill non gli si era avvicinata per tutta la serata, non era sarebbe scesa neanche per la cena. Simone aveva dovuto portarle la cena in camera sua. Tom scosse la testa, i colpi diventarono più forti. “Cosa?” disse. “Solo fammi entrare.” disse la voce di Bill “Per favore.”. “Va bene.” disse Tom. La porta si aprì cigolando e Bill strascinò i suoi piedi, indossando i pantaloni del pigiama e una delle magliette enormi di Tom. Tom alzò un sopracciglio: amava quando Bill indossava le sue maglie. Di solito le indossava con niente sotto. Ma questo era stato prima. Bill camminò in punta di piedi, sussultando per la luce opaca, le braccia incrociate al petto. Le sue spalle erano curvate in avanti, i suoi capelli cadevano sul suo petto. “Così, io non esisto.” mormorò Bill “Vabbè.”. “Non volevo dire questo.” Tom si accigliò “Tu solo... Non lo so. Non ti fidi di me? Penso che ogni cosa che fai sia fottutamente bella. Perché dovrei cambiare pensiero?”. “Perché ho le tette e un cazzo.” disse Bill schiettamente “Delle tette vere... Un cazzo vero. Pensa a quello.”. Tom sentì un piccolo strattone nella pancia. Il pensiero non gli andava bene affatto, ma sapeva che era temporaneo. Aveva avuto una lunga chiacchierata con sua madre riguardo ciò, la lotta, la comprensione, la transizione. Tom era sceso a patti con questo. Bill non era completa, lei non lo era mai stata, ma lo sarebbe stata presto. Tom avrebbe aspettato fino ad allora. “Ci ho pensato.” disse Tom a bassa voce “Non m'importa. Sei a posto.”. “Si?” Bill lasciò cadere le sue braccia sui fianchi, le spalle ancora piegate in avanti, creando una tenda fuori dalla maglia “Tom, voglio così tanto che tu le veda... Credo di essermi preso bene cura di loro.”. “Allora lasciami vedere.” disse Tom, cercando di mantenere il suo tono disinvolto “Sarò il giudice di questo.”. Bill rise un po' con tristezza “Ma poi mi ricordo, sono uno scherzo della natura. Sono come... sì... uno scherzo.”. “Non parlare della mia sorellina in quel modo.”. “Grazie.” disse Bill sorridendo ampiamente “Grazie per averlo detto.”. “Allora...” Tom accarezzò il letto “Vieni a sederti.”. Bill lentamente si fece strada nella stanza e si accoccolò leggermente accanto a Tom. Posò una mano su di lei e Bill si ritrasse, tirando le spalle verso l'interno. “Porta le spalle indietro.” bisbigliò Tom “Lasciami almeno vederle in quel modo.”. Bill si morse le labbra e alzò le spalle, curvando la schiena. Apparivano ingrossate, sollevate dal suo petto. Tom mantenne lo sguardo fisso. Non erano grandi, più o meno una coppa B. Una taglia perfetta. Tom sorrise. “Allora... Quando potrò sentirle?”. Bill fece volare via alcuni dei capelli dal viso “Spegni le luci.”. Tom corse direttamente alla lampada e la spense così veloce che non si ricordava di averlo mai fatto. Bill rise nel buio e Tom sentì un fruscio. “Bill?”. “Vieni qui.”. Tom si sedette di nuovo sul letto e raggiunse la spalla di Bill. Rantolò quando sentì la pelle scoperta. “Bill?” disse di nuovo. “Sentile, va bene. Loro sono per te.” disse Bill. “Assolutamente no.”. “Per favore.”. Il cuore di Tom incominciò a battere all'impazzata. Stava per sentire le nuove tette di Bill. Stava per compiere un nuovo passo con la sua sorellina. In qualche modo, non aveva contato quello che aveva affrontato prima, non proprio. Questo era così tanto reale. Tom abbassò la sua mano lungo il petto di Bill e deglutì. Sentì uno dei seni, e poi tutti e due. Due bellissimi, pieni, deliziosi piccoli seni. Gli racchiuse tra le mani e gli strinse delicatamente, cercando di immaginare come sarebbero stati. Non osò chiedere, lo avrebbe fatto un altro giorno. Ma per ora, era contento di averli solo toccati. Gli faceva male tutto, voleva prenderli, baciarli, leccarli. “Come sono?”. La voce di Bill lo sorprese. Tom le lasciò andare e toccò il suo stomaco, l'anca, e il fianco. Non aveva toccato Bill da così tanto, gli mancava la sua pelle. “Perfette.” Tom forzò un sorriso nel buio. Bill non era più Bill in realtà. “Si, perfette.”. “Bene.”. Tom l'aiutò a mettere la maglia e si distesero insieme. Bill appoggiò una mano di Tom su un seno, sotto la maglia. Tom lo strinse e lo rilasciò, varie volte. Lei si contorse piacevolmente mentre Tom la sentiva. Si baciarono lentamente, castamente e poi Bill si alzò. Tom non fu di certo in grado di mantenere le sue mani sul suo petto. “Dove stai andando?” chiese Tom. “Non posso dormire con te.” rispose Bill. “Bill, per favore.” disse Tom “Ho bisogno... Oddio, scusami. Ti sentivi così bene. Per favore?”. “Quando dormo con te, succedono cose.” disse Bill in poche parole. Tom annuì, aveva capito. Non gli piaceva, dopotutto. “Okay.”. “Bene... buona notte.”. “Buona notte... Bill?”. “Bel davanzale.”. Bill si mise a ridere mentre scivolò via dalla stanza buia.
Capitolo 9
Tom guardò fuori la finestra, fissando il vialetto; stava aspettando Georg e Gustav, che dopo molti mesi, sarebbero venuti. Non stava bene per questo: l'ultima volta che aveva visto Georg aveva avuto una discussione. Dava per scontato che Gerog e Gustav fossero stati dalla sua parte sin da subito. Loro erano arrabbiati e non capivano, proprio per questo Tom voleva che venissero, così, forse avrebbero capito. “Tomi?” Bill stava vagando nella stanza, strattonandosi i capelli. Stava indossando una gonna corta con leggings a strisce e una delle sue magliette da concerto. Tom sorrise. “Quando arrivano?” “Non lo so, tu li conosci. Hanno detto 'presto' circa... due ore fa!” le strinse il polso. “Sei carina.” Bill arrossì, come faceva sempre quando Tom si complimentava con lei e si sedette sul divano. “I miei capelli sono bizzarri,” piagnucolò. “Lo sono sempre.” rispose suo fratello. Gli si schiacciò contro e il cuore di Tom si scaldò, amava il modo in cui Bill poteva essere ancora un ragazzo rozzo quando voleva. Si tirò indietro i capelli scompigliati in treccine e Tom roteò gli occhi. “Staranno dando di matto!” disse con un sorriso. “Già, probabilmente ne hanno bisogno di un po' prima di poterlo accettare, giusto?” “Si, lo stanno facendo per forza.” concordò. Si ritrovò a guardarla, dalla testa ai piedi. Era dannatamente bella e sentì in suo inguine tirate un po', voleva solo calmarsi. “Eccoli.” disse Bill indicando fuori dalla finestra. “C'è la mamma di Gustav con il suo furgoncino.” Il biondo rise, abbastanza sicuro; era il vecchio e fidato camioncino. “Vado ad aprire.” “Forse dovrei io...” “Andiamo entrambi!” disse e lei annuì. Si avvicinarono alla porta e Tom allungò la mano e gliela strinse, proprio mentre i loro amici di band suonavano il campanello. “Okay,” disse Bill e aprì la porta. Georg e Gustav erano sull'uscio della porta, disputando su qualcosa e quando la portà oscillò aprendosi, i loro occhi si sollevarono per guardarla in piedi difronte a loro. Gli occhi del bassista si spalancarono guardandola dal viso, al petto fino ai piedi. “Uh, ehy,” disse Gustav dando una gomitata al compagno. Georg tossì e alzò lo sguardo. “Hey,” “Ciao ragazzi,” rispose Bill roteando gli occhi. “Entrate.” aggiunse il fratello. Bill era un po' nervosa, in piedi davanti alla porta aperta ma abbastanza sicura; proprio mentre i due entrarono e lei chiuse la porta dietro loro, scorse un fotografo in lontananza. Rimasero imbarazzati in cucina, Gustav che raccoglieva qualcosa dal piano di lavoro e Georg indeciso su dove tenere i suoi occhi: se al soffitto, ai suoi piedi o alle sue tette. “Ragazzi volete una birra?” chiese Tom. Stava cercando di agire nel modo più normale possibile, non voleva suscitare un'altra drammatica reazione da parte di sua sorella. “Oppure la soda. Abbiamo qualsiasi cosa!” “Per me una birra,” disse Gustav burbero. Georg annuì e i suoi occhi si posarono su Tom per un momento. “Anch'io.” pronunciò Bill. Tom scoppiò a ridere e fu combattuto dalla voglia di schiaffeggiarle il culo. Andò al frigorifero e tirò fuori quattro birre. “Allora,” iniziò lei mentre Tom scavava alla ricerca delle birre. “Si,” rispose il batterista. “Um,” aggiunse invece Georg. Tom fece scivolare giù le birre, sul bancone, rumorosamente, spaventando tutti. “Okay, non è complicato tutto questo.” affermò il chitarrista roteando gli occhi. “Bill ha le tette okay?” “Tom!” strillò lei nascondendosi dietro la sua bottoglia. “Oddio!” gemettè il castano, fissandole di nuovo il petto. “Perchè non ce ne hai parlato?Noi non lo sapevamo nemmeno! Non c'era sui giornali.” “Siamo stati molto indiscreti su questo,” disse a bassa voce. “ non voglio che tutti sappiano cosa sta succedendo.” “Noi non siamo tutti.” rispose Gustav guardandola negli occhi mentre si contorceva. Gustav poteva diventare schietto e freddo. “Potevi chiedermelo, non l'avrei nascosto a voi. Io proprio... ci sono così tanti fotografi e giornalisti ovunque. Gli hai visti quando sei entrato. Si divertono fottutamente nel criticare,come se loro conoscessero l'intervento.” “Non mi sono reso conto che questo fosse... serio.” disse Georg guardando in basso e Tom sogghignò. Lui aveva sempre avuto una piccola cotta per Bill, nonostante dicesse il contrario e Tom sapeva che doveva esser stato un periodo duro per questo. “Si, non ero preparato.” disse Gustav prendendo un lungo sorso dalla birra per poi espirare. “Merda. Sono... carine!” Lei annuì facendo una smorfia. “Grazie...” Georg tossì appena annuendo, anche, e Tom grugnì avvicinandosi a sua sorella. “Quindi, scusatemi.” pronunciò Bill dopo qualche istante di silenzio. “Mi dispiace per tutto, io... Stava diventando davvero brutto. Sapete che sono andata avanti fino a quanto o potuto per voi. Io stavo solo... stavo così male verso la fine. Stavo male per ogni cosa.” “Bill, sta' zitto.” disse Gustav ammorbidendo finalmente la sua faccia. “Sembri così più a tuo agio adesso che in questi anni che ti ho visto.” “E' lei.” disse Tom. Georg rabbrividì all'uso del pronome, e lei sospirò. “Ragazzi so' che state pensando... che la band è finita, giusto?” Bill aggrottò la fronte. “Beh, io sono una specie di... sapete, quindi ora come ora non posso fare nulla ma ho scritto; Tom ed io abbiamo lavorato su della roba. Muoio dalla voglia di tornare sul palco. Mi manca così fottutamente! Se capita potreste suonare con noi. Appena posso voglio ricominciare di nuovo con la band.” “Dici sul serio?” chiese Gustav. “Si, non voglio proprio... rinunciarci; non importa quello che dice la casa discografica!” “Cazzo,si!” disse batterista e lei sorrise per via della sua espressione sul viso. “Anch'io!” disse Georg in fretta. “Possiamo lavorarci.” “Lo faremo, non importa quanti dischi vendiamo, noi siamo ancora un gruppo. Cosa importa se siamo falliti? Che importa se la casa discografica ci considera bizzarri? Noi siamo e saremo ancora i Tokio Hotel.” “E tu... sei stupenda!” affermò Georg diventando rosso in viso. “Um. Non pensavo che sarebbe stato così.” “Cosa credevi? Che dovessi somigliare ad una drag-queen?” chiese la mora con un piccolo sorriso sulle labbra. “No, non lo so. Sei davvero... una ragazza adesso?” “Dentro,” disse Bill. “Lo sono sempre stata.” “Ma voglio dire...” la voce del bassista si affievolì. “No, non ho ancora avuto l'intervento completo... Quello è a settembre.” “Ed è luglio,” sospirò il biondo. “Cazzo! Sei sicura di questo?” “Beh, ho queste,” disse afferrando i suoi seni e facendo una smorfia. “Sarebbe meglio.” “No, seriamente... sei sicura?” chiese nuovamente Gustav. Bill annuì lentamente, senza esitazione. “Allora, ora che avete esaminato la mia sorellina per l'aspetto,” disse Tom ad alta voce, rompendo così il tono serio della conversazione facendoli ridere tutti. Fece l'occhiolino a Bill e gli sorrise arrossendo. Georg e Gustav potevano guardarla quante volte volevano a bocca aperta ma solo lui poteva farla arrossire con un batter d'occhio. “Hey, Bill mostriamoli alcune cose su cui stiamo lavorando no?” “La mia voce...” lo guardò. “Non so se voglio farla già sentire a qualcun altro.” “Non farne un dramma! Siamo una famiglia,” disse Gustav. “Georg ha portato il basso e io ho le mie bacchette. Siamo tutti vostri fino a stasera!” “Fantastico! Io vado a prendere mia moglie.” rise Tom. “Si, tua moglie!” lo prese in giro Bill e guardò Georg che stava diventando più tranqillo del solito. “Georg, reagisci! Sono solo delle tette!” Lui scosse la testa e fece una smorfia. “Okay, okay. Bene! Gustav andiamo a prendere la nostra roba .*” Si spostarono verso sinistra per prendere le loro cose e Tom attraversò la camera dando un rapido bacietto sulle labbra a Bill. “Cos'ho fatto?” chiese. Lui in risposta la baciò più forte. “Se ti tocca gli spezzo le gambe.” disse con un luccichio negli occhi. “Capito?” Bill sbuffò e gli diede una spallata. “Non fare l'idiota!” Tom la fece girare e, in qualche modo, sembrava che tutto sarebbe tornato al punto di partenza.
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Bill stava indossando una delle sue giacche di pelle tenendo le braccia avvolte intorno a se stessa come una seconda difesa; era manierata ma anche orgogliosa. Voleva sfoggiare i suoi nuovi seni ma sapeva che non poteva farlo; anche a casa le nascondeva, sentendosi come un abominio mezzo formato, anche se le riteneva belle. Tom le diceva quotidianamente quanto fosse bella in ogni sua parte, ma lei si sentiva 'incompleta' e non voleva giudicare sé stessa in base di quello. Però, i commenti di suo fratello le erano indifferenti. La notizia della sua operazione era stata diffusa solo una settimana prima ma Bill era pronta ad uscire, pronta ad affrontare ciò che doveva. Non poteva passare la sua intera estate chiusa dentro, aspettando la dannata risposta del pubblico. Erano fuori da un locale, e si stava veramente bene. Bill era stata quasi del tutto a casa nei mesi passati, rifiutandosi di uscire. La sua pelle stava impallidendo ma lei si sentiva sicura fra le mura della sua stessa casa. Sapeva che tutti quelli che andavano a farle visita le erano di supporto, sapeva che l'amavano. Aveva solo bisogno della loro vicinanza per averne certezza. Ma, sapeva anche, che tutti quelli che erano col lei al pub la sostenevano e l'amavano. Era un pub che apparteneva, in un certo senso, alla sua famiglia, molto piccolo, di cui i proprietari erano stati amici ai suoi genitori per anni. Quello era solo stato un caso, infatti Tom aveva voluto farla uscire di casa proponendole un posto qualsiasi dove andare, facendola rabbrividire. Quando pianificò un uscita con tutti i loro amici Bill non potè proprio rifiutare. Tom era così entusiasta per questo, e lei sperava che fosse almeno un po' orgoglioso di mostrarla in pubblico. Intorno al tavolo c'erano i loro amici più cari. Georg, Gustav e Andreas. Tom le si sedette accanto, vicino abbastanza per essere comodo ma soprattutto per farla sentire al sicuro. Bill non vedeva di essere la ' sorella ' di Tom in pubblico; le sorelle e i fratelli erano molto più affezionati fra loro: Bill poteva camminare per le strade attaccata al braccio di Tom e nessuno avrebbe detto niente. “Questo giro lo offre la casa.” disse la cameriera minuta, portando un enorme vassoio di bevande mettendolo sul tavolo. “Questo e quello che hai detto ad ogni giro, fino ad ora.” disse Georg sorridente. “Non ricordo,” rispose la ragazza, facendogli l'occhiolino. “Forse ne hai avuti troppi.” Tom sorrise e si sporse più vicino a Bill. “Va tutto bene?” Lei annuì, si sentiva benissimo. “Probabilmente dovrei smettere di bere birra, sto diventando un po'... brilla.” Tom rise. “Non c'è niente di male in questo.” Lei si appoggiò un po' contro di lui toccandogli un braccio. “Non pensare di farmi ubriacare per poi scoparmi,” mormorò sorridendo timidamente. Tom sbraitò una risata e afferrò la birra di Bill. “Beh, in questo caso dovresti smetterla di bere.” prese un sorso dalla sua birra e lei ridacchiò. “In effetti andrei a prendere una Coca-cola,” disse alzandosi, mettendosi la giacca e sorridendo. “Torno subito.” Si spinse contro la poca folla di persone che si trovava nel pub e si appoggiò al bar. Anche se non era molto affollato il barista si fece attendere per un po'; per qusto decise di aspettarlo saltando sullo sgabello. Picchiettò le sue unghie contro il bancone e rise contenta. Si sentiva così bene di essere uscita, soprattutto perchè in quel posto non attirava l'attenzione per essere Bill Kaulitz. Era solo una della folla, una frequentatrice abituale. “Ehi, sei nuova da queste parti?” La domanda fatta fece scattare la testa Bill su, trovandosi un uomo alto, bello che la fissava. Era tutto sorrisi e lei arrossì un po'. “Devi essere tu quello nuovo per fare una domanda del genere,” ribaltò la domanda Bill. L'uomo sorrise. “E io che credevo di conoscere tutte le belle ragazze della città,” disse compiaciuto. “Sono Eric!” Il sorriso di Bill vacillò ma poi s'illuminò. Quella persona credeva che Bill fosse una ragazza, una vera ragazza. “Io sono... Piacere di conoscerti!” disse non volendo mentire sul nome, ma se quell'uomo aveva pensato che fosse una ragazza, poteva giocarci un po' su. “Allora, cosa posso offrirti?” chiese Eric avvicinandosi. “Le ragazze graziose hanno bisogno di bevande graziose.” “Sono di servizio ora,” rispose un po' imbronciata. “Andrà bene solo una Coca-cola.” “Oh si? In servizio? Che tipo di servizio?” ghignò lui. Bill si sentì avvampare dentro, quell'uomo stava flirtando. “In genere non dovrei parlarne. Dovrei ucciderti.” agigunse. Lui rise. “Capsico. Capisco. Perchè non ci metti un po' di rum in quella Coca?” “Fose.” rispose sentendosi in cima al mondo. Si girò sullo sgabello e si appoggiò al bar, inacrando un po' la schiena. Era ora di mettere in bella mostra i suoi seni, sperando che s'intavedessero attraverso la giacca. Eric si alzò e la guadò dalla testa ai piedi facendola arrossire. “Hai delle gambe kilometriche!” “Le uso per camminare,” rispose, guardando verso il suo tavolo aprendo, solo un po', la zip della sua giacca. Vide Tom che aveva iniziato una conversazione profonda con Andreas, e lei voleva divertirsi giusto in po', innocuamente. Tirò giù tutta la zip e si appoggiò sui gomiti, lasciando, nervosamente, il suo petto in bella vista. Stava solo indossando una delle sue vecchie t-shirt ma aveva su un reggiseno fantastico che rendeva le sue tette veramente eleganti; almeno così aveva detto Tom, e lei aveva fiducia del suo giudizio maschile. “Allora, cosa posso fare per avere il tuo numero?” domandò Eric, spostando il suo sguardo dal viso al petto di Bill. Lei si lasciò sfuggire una risatina ruvida. Aveva lavorato molto sulla sua voce ultimamente, cercando di renderla più acuta e leggera. “Per prima cosa ho bisogno di questo Rum e Coca.” “Non risparmiarti, tanto offro io.” disse. “Però ho bisogno di un barista. Sai dove si trova o l'hai messo K.O con la tua bellezza?” Bill roteò gli occhi. “Si, è proprio così.” Eric le fece uno sguardo malizioso. “Non lo biasimo.” Tom alzò lo sguardo dalla sua conversazione e notò Bill era andata via da molto. La cercò nella stanza e vide che era al bar mentre parlava e rideva con un uomo alto; stinse gli occhi. Sapeva che non l'avrebbe mai tradito, ma quando si accorse che la cerniera della sua giacca era aperta e che il suo davanzale era visibile a mezzo mondo, capì che c'era qualcosa che non andava. Bill era bella e incantevole e Tom voleva che nessun altro uomo dovesse notarla. Si alzò e si diresse verso il bar. Abbastanza vicino proprio per sentire cosa stavano dicendo. Vide l'uomo appoggiarsi vicino a Bill e dire: “Proprio delle belle tette.” “Um,” disse Tom ad alta voce. Lei e l'uomo alzarono lo sguardo e videro Tom che era in piedi davanti a loro. La bocca di Bill si spalancò e si affettò nel chiudere la sua giacca. L'uomo, invece, guardò Tom non capendo. “Oh cazzo!” disse il ragazzo prima che il biondo gli sferrasse un pugno alla mascella, lui cadde indietro contro il bar; per quanto Tom fosse pelle e ossa, il suo pugno era stato abbastanza potente. “Non si dovrebbe parlare a mio fr- mia sorella, in quel modo.” disse lui oscuramente fra Bill e Eric. “Mi hai sentito?” Lui si spinse a largo dal bar e spinse Tom indietro. “Tua sorella è un fottuto ragazzo.” sputò fuori l'uomo, e lo stomaco di Bill si contorse. “E' più uomo di te, ma posso dirti che è l'unica pollastra di questo bar.” disse Tom. Gli occhi di Eric lampeggiarono e scattò in avanti con l'intento di fare il rasta a pezzi, ma per fortuna il barista tornò spingendosi fra i due. Anche Georg e Gustav si erano alzati dal loro tavolino, fermando Tom. Bill gli guardò mentre si lanciavano insulti fra di loro e abbassò la testa, cercando di essere invisibile.
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“Hai rovinato tutto!” urlò Bill. Erano nell' Escalade di Tom, a un miglio da casa, ma lui continuò a guidare a cerchio, appassionato nel lasciarla urlare per tutto il tempo che le piacesse. “Non volevo che ci provasse con te!” disse con gli occhi sulla stada. “Sei impazzito? Non avevo intenzione di andare a casa con lui!” ruggì lei. “Come gli hai ricordato, io sono più uomo di lui!” “Non intendevo in quel senso.” disse Tom digrignando i denti. “E che cosa? Se non avresti avuto un uccello saresti andata a casa con lui? Davvero, Bill?” Lei aprì il finestrino fissando fuori. “Tu vai scopando in giro! Perchè io non posso?” “Forse non hai notato, ma non ho scopato nessuno ma tu in neanche... cazzo, non ricordo nemmeno da quando tempo!” “Sette mesi,” rispose lei. “Con una groupie in Francia.” “Vedi quanto mi importava! Non la ricordo neanche!” disse Tom. “Posso avere una reputazione da... ma tu sai che è solo una stronzata!” “Ti sei scopato sei ragazze!” disse lei a bassa voce. “Due di queste erano le mie ragazze, e io posso scoparmi la mia ragazza.” “Hai sempre scopato più me che le tue ragazze!” si chinò e afferrò il braccio del chitarrista affondando le unghia in esso. “Cazzo! Cosa vuoi che faccia? Vuoi essere la mia ragazza? Huh? Cosa vuoi?” “Si!” strillò lei. “Sei stupido? Si, voglio essere la tua ragazza!” Tom sbattè il suo piede contro il freno, proprio in mezzo alla strada e Bill volò in avanti mettendosi contro il cruscotto. “Cazzo, Tomi!” Lui si voltò fissandola, slacciandosi per prima cosa la sua cintura di sicurezza e poi quella di Bill, raggiungendola e strattonandola più vicino a lui. Lei rimase a bocca aperta e le loro labbra s'incontrarono. “Okay,” disse Tom fra i baci. “Okay.” “Posso essere la tua ragazza?” mormorò sentendo scivolare la lingua di suo fratello nella sua bocca. Si sciolse sotto quel tocco, sentendosi fottutamente fusa. “Oh, Tomi.” “Si,” disse Tom, anche se la parola fidanzata gli faceva rissare i peli. “Certo che puoi. Tu sei, io...” Si baciarono di nuovo, facendosi a pezzi con gli occhi, gli spalancarono quando una macchina passò di lì suonando rumorosamente il clacson. “Ti amo. Io voglio solo te. Comunque tu sia, con qualunque nomignolo tu voglia. Io non so, sei ancora Bill, giusto? Sarai ancora mia sorella?” Bill annuì, arrossendo da matti. Baciò l'orecchio del biondo strofinandoci il muso contro. “E ricorda che sono anche tuo fratello. Non dimenticarti di Bill. Okay?” Tom sospirò pesantemente sentendo come se un altro peso fosse stato sollevato. In qualche modo Bill percepì quello che avevano, quello che lei era, e lo calmò. “Te lo prometto.” disse allontanandosi da lei e indossando di nuovo la cintura. Viaggiarono fino a casa in silenzio, le loro labbra rosse, finalmente con i loro cuori uniti.
Capitolo 10
Bill era stata a casa per giorni, non aveva minimamente pensato di uscire, ma quando si ritrovava a vagare per la cucina e sentiva il vento che proveniva dalla finestra, qualcosa dentro di lei le prudeva e aveva bisogno di una boccata d'aria. Guardò la porta, aggrottando le sopracciglia. Ogni volta che era uscita negli ultimi mesi era stata accolta da fotografi affamati. Erano spietati, abbagliavano, ogni volta, la sua faccia con tutti quei flash; apparentemente sembrava che volessero trascorrere l'intera notte tra i cespugli solo per ottenere un milione di dollari per un suo scatto. Bill non poteva biasimarli; stavano facendo il loro lavoro e sapeva che le persone erano curiose; era ancora un po’ irritante però. Per fortuna ultimamente le cose non sembravano così male: il pubblico non era ossessionato da lei e l'idea della sua transazione era diventata una vecchia notizia. Sapeva che fino a quando non si sarebbe sottoposta all'intervento poteva star calma ma, poi, sarebbe stata circondata da un circo mediatico. In entrambi i casi era sia emozionata che spaventata. La porta della cucina si affacciava sul suo cortile, chiuso e recintato. Sarebbe potuta uscire per sedersi sulla veranda del retro e prendere un po’ di sole e aria fresca. Finora i paparazzi non avevano mai osato fare un passo lì dietro. Questa era una cortesia, che avevano concesso alla sua famiglia senza alcun motivo. Dopotutto, c'era anche la sicurezza che riusciva a tener d'occhio il più bravo degli spioni. Bill si mise gli occhiali da sole e fece un respiro profondo. Non c'era nessuno a casa, ma Gordon era in garage, lavorava su un ripiano che si era rotto tempo fa. Se fosse successo qualcosa, avrebbe potuto chiamare lui. Spinse la porta lentamente, socchiudendo gli occhi quando fu immersa dalla dolce luce del sole caldo. Immediatamente si sentì mille volte meglio, essendo stata chiusa dentro per così tanto era diventata pallida, quasi come se fosse stata debole. Si assicurò di lasciare la porta aperta giusto un po’. Si sedette in una delle sedie di vimini della veranda ed allungò le sue gambe. Indossava un vecchio paio di jeans attillati ed una t-shirt appiccicosa, un po’ troppo piccola per la sua età. “Bill!”. Alzò la testa di scatto e guardò bruscamente di lato. Non vide nessun uomo o fotografo e la voce risultava lieve e femminile. S'irrigidì, stringendo i braccioli della sedia, posizionandosi in piedi. “Bill, aspetta!”. Poco dopo, una giovane ragazza apparve da dietro un albero e Bill spalancò gli occhi. Si coprì immediatamente il petto e fece una mossa per correre verso la porta, ma qualcosa la fece fermare. La ragazza aveva il volto rigato da lacrime, aveva i capelli corti e neri, era magra e non poteva avere più di quattordici anni. Sembrava innocua. Bill fece una pausa, aprendo un po’ la bocca. “Bill, per favore!” urlò, trovando il coraggio di salire sui gradini di legno della veranda “Solo... Io voglio... ho aspettato per ore.”. Bill non sapeva cosa dire, la guardò appena, rilassando le braccia ma tenendole ancora sul torace. La ragazzina iniziò a piangere fra le sue mani. Non stava neanche guardando più Bill. Indossava una t-shirt bianca e nera a strisce, jeans strappati, e ovviamente era truccata pesantemente dato che ora il suo make-up le si era spalmato lungo le guancie. “Siediti.” fu tutto ciò che disse debolmente, indicando la sedia accanto a lei. Doveva aver saltato il recinzione per entrare. Questo fu un pensiero abbastanza terrificante ma in qualche modo sapeva che quella ragazza non le avrebbe procurato dei guai. La giovane si sedette sulla sedia accanto a lei, senza guardarla, seppellendo ancora la sua faccia fra le sue braccia. “Bill.” disse a bassa voce, sbirciando con un occhio “Bill, ciao.”. “Ehi.” rispose con cura “Vuoi... dell'acqua o qualcosa del genere?”. Lei scosse velocemente la testa, e le mani di Bill abbandonarono il suo petto. “Oddio, non posso credere, io sono venuta... pensavo sarebbe stato meglio ma questo è... è molto peggio!” guadò intensamente Bill che poteva vedere come la ragazza fosse sconvolta. “Volevo vederti, personalmente, perché...”.. “Mi dispiace.” ripose tranquillamente senza alterare la voce, come aveva cercato di fare negli ultimi mesi. “È... questo... mi dispiace...”. La giovane annuì, guardandola apertamente, ora. “Sei... sembri... così vero. È proprio vero, oh, cazzo... è vero!”. Iniziò a piangere di nuovo, questa volta più forte facendo sentire Bill tremendamente a disagio. Fece l'unica cosa che pensava fosse utile: s'incamminò verso l'entrata e prese un paio di tovaglioli per poi tornare fuori e porgerli alla ragazza che piangeva. Li prese, asciugandosi il viso a casaccio, i singhiozzi che diventavano sempre più forti. Bill si guardò intorno perplesso. “Vuoi chiamare qualcuno?”. “Ti amo.” rispose la ragazza con occhi spalancati e vitrei “Io ti amo così tanto e ora è tutto rovinato. Sono così confusa. Come hai potuto fare questo? A me!”. “Oh.” mormorò Bill goffamente irrigidendosi di nuovo. Se doveva andarci dentro, doveva farlo con calma. “Settembre.” disse lei lentamente “L'ho letto in Bravo, c'era tutto, il tuo intervento a settembre. È così... presto, ma tu lo stai facendo, hai intenzione di bloccare, non so.” la piccola iniziò a guardarla in preda al panico. “Oh, mio Dio! E ho anche letto che hai già le tette, ho visto le foto ma... non ci credevo!”. Bill si morse le labbra. “Io-”. “No, io ti amavo.” continuò “Ora però... ti odio! Ti odio! Tu eri l'unico ragazzo che io abbia mai amato e ho pensato... ho pensato che noi... Ora è tutto finito perché sei... Vuoi essere qualcuno che io...” i suoi singhiozzi ora si trasformarono in lamenti, e la sua espressione mostrava quanto si sentisse tradita. Bill si sentì così in colpa, sapendo che non doveva, ma questa ragazza, questa fan... “Mi dispiace.” disse di nuovo, cercando di forzare ogni centimetro di compassione nella sua voce. Si tolse gli occhiali da sole e li mise sul tavolino fra loro; era consapevole del suo petto per questo aveva indossato una giacca. “Mi dispiace tanto.”. “Dovrebbe dispiacerti!” grido “Non hai idea! Tu non hai idea, un minimo d'idea... voglio morire, mi sento così...”. “No.” disse Bill velocemente con una voce ricca di emozioni “Oddio, per favore. Io non me lo merito!”. “Tu sei, eri.”. Bill sospirò “Io ero così infelice... mi dispiace per te ora, ma io... non è proprio la stessa cosa, ma mi sentivo come probabilmente ti senti tu ora.” fece una pausa, guardando la fan con attenzione. “E ora...” abbassò lentamente le braccia, esponendo il petto. Gli occhi della ragazzi si spalancarono e urlò più forte. “Ma non puoi dirlo a nessuno, non puoi dire una parola, per favore.” la supplicò dolcemente “Per favore, mi dispiace così tanto che tu... ti stai sentendo in questo modo ma...”. “Non lo dirò a nessuno.” sussurrò “Devo andare adesso.”. Bill stava giusto per dire qualcosa, quando la ragazza si alzò e corse via, portando con sé i suoi occhiali da sole. “Cazzo.” borbottò, chinando la testa e mettendosela fra le mani. Alcune lacrime scivolarono lungo le sue guance. Non stava piangendo per aver spezzato il cuore della ragazza; no, perché se lo aspettava. Si chiedeva solo cosa sarebbe successo a tutte le piccole 'Signore di Bill Kaulitz', come si sarebbero sentite riguardo il brusco cambiamento di sesso. Però, scatto qualcosa dentro di lei, e improvvisamente, non riusciva a credere che stesse facendo qualcosa di così drastico. Non aveva visto la TV, non aveva preso un giornale o una rivista da così tanto tempo; aveva paura di ciò che avrebbe potuto vedere. Aveva paura che si sbagliassero, o peggio, che dicessero la verità! “Bill?” la voce di Gordon provenne dalla cucina “Bill, tesoro sei lì fuori?”. Lei annuì lo stesso, sapendo che non poteva vederla, ma non era in grado di poter parlare. Gordon si spinse contro la porta e si precipitò al suo fianco, rannicchiandosi. “Billi, cosa c'è? Non dovresti essere qui, avresti dovuto dirmelo.” disse l'uomo, scacciandole via i capelli dal viso. “Non è sicuro.”. “Va bene.” riuscì a dire “Va bene, sto bene.”. “Non sembra però che tu stai bene.”. “Starò bene.”. Lui la fissò per un lunghissimo momento e annuì. “So che lo farai, tesoro. Vogliamo parlarne con delle belle tazze di tè freddo?”. Bill annuì, tirando su col naso. “Sì, va bene.”. Si alzò e Gordon la tirò con sé in un grande abbraccio. Lei seppellì la faccia nella spalla del suo patrigno, aggrappandosi a lui e lasciando che le sue lacrime gli bagnassero la camicia. L'uomo le accarezzò solo i capelli sussurrandole parole di conforto. “Andiamo.” disse dolcemente, baciandole la fronte e avvolgendo un braccio attorno alle sue spalle. Bill annuì di nuovo e lasciò che Gordon la portasse dentro.
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Tom accese una sigaretta e ne prese una boccata. Stava in piedi nella veranda sul retro di casa; era tarda notte e sapeva che Bill non sarebbe stata in giro, così poteva godersi per davvero la sua sigaretta. Espirò, soffiando poi il fumo dalle narici godendosi il lieve bruciore; il fumo grigio roteò in ciuffetti nell'oscurità, e lentamente si allontanò da lui. “Tomi,” lo chiamo dolcemente Bill dall'interno della casa “dove sei?”. “Merda.” mormorò abbassando la sigaretta, cercando di nasconderla dietro di lui. “Sì, Bill.” Il viso di Bill apparve dietro la zanzariera, e sorrise. “Sei qui...”. Tom annuì “Cosa c'è, piccola?”. Lei rise e poi fece un broncio esagerato “Ero sola.”. “Aw Bill... ti ho vista dieci minuti fa.”. “Appunto, era dieci minuti fa!” aprì la zanzariera ed uscì fuori. Indossava i pantaloni del pigiama larghi e una piccola t-shirt. Tremava mentre era uscita fuori per mettersi accanto a Tom. Gli diede una gomitata, e poi annusò. “Oh, no... No, Tom!”. “Mi dispiace.” gemette lui alzando la sigaretta “La spegnerò.”. “No, no.” affermò lei in fretta “Non farlo.”. “Sì, ho intenzione di farlo.”. “Tomi.” piagnucolò “Bene. Lasciami solo fare un tiro e poi la spegni.”. “Uh, uh.” disse lui sogghignando “Sai che non puoi.”. Lei fece di nuovo il broncio. Al suo scorso controllo, fatto poche settimane fa, le era stato detto che avrebbe dovuto smettere di fumare per il suo intervento chirurgico. Fu una decisione difficile per lei, dato che il medico aveva detto che non era obbligatorio, ma questo avrebbe potuto ostacolare lo sviluppo ormonale se avrebbe continuato a farlo. Inizialmente Bill aveva detto che non importava; sarebbe stato molto difficile smettere, ed era già felice di come il suo corpo stava rispondendo alla terapia. Ma poi, Tom aveva parlato in un certo senso con lei, e le aveva detto che avrebbe cercato una scusa per uscirne in ogni caso; perché non insieme? “Non puoi, o...”. “Non sto cercando di mantenere la mia figura da ragazzina.” rispose lui decidendo di prendere la sigaretta, sotto i suoi occhi, trascinarla e soffiarle il fumo in faccia. “Stronzo!”. Tom alzò le spalle “Se sei così disperato nell'avvolgere le tue labbra attorno a qualcosa...”. Bill diede una botta al braccio di suo fratello, accigliandosi. “Peccato che ho smesso!”. “Non lo hai fatto!”. “Sto cercando di farlo.” rispose tristemente. Fece una mossa per afferrare la sigaretta, ma Tom la spostò via e lei gemette ad alta voce “Tomi!”. “Billi!” disse lui con tono beffardo. “Ugh, solo un piccolo tiro.” piagnucolò “Per favore.”. “Bill...” il chitarrista prese un altro pugno. “Tu me lo devi! Avevi promesso che avresti smesso anche tu!”. Lui mise le mani in alto in segno di finta resa. “Sono troppo debole.” “Tommmm, non è divertente! Per quante cazzo di volte l'hai fatto dietro alle mie spalle?” disse incrociando le braccia al petto. Diventava subito irritabile e Tom sapeva sempre come calmare la situazione. “Solo qualche giorno, lo giuro. Mi stava facendo impazzire. Il bisogno era proprio... ed io e la sigaretta siamo stati stretti dentro e...”. La mora roteò gli occhi e spinse la spalla di Tom. “Sei un idiota.” sorrise un po’ e lui sapeva che era fuori dai guai. “Ora lasciami fare una succhiata.”. Tom alzò le sopracciglia e lei lo spinse più forte. “Dallo a me un succhio.” rispose sogghignando “E poi sì, vedremo se né meriterai una.”. “Fanculo!” disse pestandosi i piedi. Sospirò e avvolse la braccia intorno alla vita di Tom strofinando il viso sul suo petto. “Tomi...”. “Questo è dolce, ma no.” rispose con fermezza Tom. “Mmm.” canticchiò lei, inspirando l'aria e la camicia di suo fratello che puzzava deliziosamente di fumo. “Tomi, solo uno, non mi ucciderà.”. Lui lasciò cadere la sigaretta sul pavimento della veranda e la calpestò, fissando Bill duramente negli occhi mentre la schiacciava con la punta della scarpa. “Ehi, Bill, andiamo al piano di sopra.” propose sorridendo avvolgendole un braccio intorno alle spalle. “Io non succhio quello.” rispose guardando giù, all'inguine di Tom. Ora era Tom che piagnucolava. “Andiamo, mi hai messo l'idea in testa e tutto...”. “Sei tu che mi hai tradito!”. “Con una sigaretta.” disse lui a denti stretti. “Non importa come.” disse volgendo al biondo un ghigno malvagio “Importa solo che lo hai fatto”. “Beh, merda!” si sedette e tirò fuori un pacchetto di sigarette accartocciato. “Infrangiamo le regole!” tirò fuori una sigaretta e gliela porse mentre lei la prese con entusiasmo, sedendosi sulle ginocchia. “Sai, i paparazzi potrebbero guardaci attraverso i loro super-zoom ora.” disse lei mettendosi già la sigaretta fra le labbra imbronciate. “Dammi un accendino fratè!”. Tom trasalì alle parole e rise. “Tieni, sorè!”. “Ugh, stiamo diventando sdolcinati.”. “Tu sei la ragazza, è colpa tua, lo sai.”. Bill fece una smorfia e roteò gli occhi. “Bene, lo suppongo.” leccò la punta della sigaretta e sospirò; era passato troppo tempo. “Andiamo, Tomi.”. Lui accese la propria e poi delicatamente prese le guance di Bill mentre teneva l'accendino proprio sotto la sua sigaretta, accendendola, e lei inspirò chiudendo gli occhi. “Buona, fottutamente buona.” disse il chitarrista. “Mm.” concordò Bill sentendosi improvvisamente male per averlo fatto; aveva lavorato così duramente per uscirne finalmente, ma ora con questo aveva rovinato tutto. Portò la sigaretta giù e sospirò, guardando suo fratello. Tom era già a metà con gli occhi chiusi e sembrava stesse davvero godendo. Bill lo colpì nel fianco e lui aprì gli occhi. “Cosa?”. “Andiamo dentro. Ho freddo.”. “Sei sempre freddo. Ora.”. Lei rise “Dentro. Andiamo.” lasciò cadere la sigaretta nel posacenere e tirò la camicia di Tom. “Dentro, Tomi.”. Lui gemette “Questo è un vero spreco! Due tiri, tre!”. “Rifiutali tutti.” gli ordinò afferrando il polso di Tom dirigendolo nel posacenere. Lasciò cadere la sigaretta accesa e Bill gli baciò le labbra. “Ehi, i super-zoom dei paparazzi!” protestò il rasta. “Immagina i titoli.” mormorò lei baciandolo violentemente. Sapeva di sigarette e lo leccò più in profondità nella bocca prima di tirarsi indietro. “Entriamo così ti succhio.”. Si alzò più veloce di quanto lei avesse pensato fosse possibile. “Veramente?”. Lei rise di rimando “Veramente.”. L'afferrò per braccio e la tirò dentro.
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