Bill & Tom Kaulitz Italian Forum

Posts written by **stern**

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    titolo: The meridian hour
    autore: cynical_terror,undrockroll
    raiting: Nc 17,Het
    avvisi: Adult Content,Crossdressing,Heavy Kink
    genere: Drama, Romance,Sex Change,Twincest,angist
    traduttrice: **stern**
    beta: MorgieStorm
    link storia originale: The Meridian Hour

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    Capitolo 5


    “15 Aprile.” disse Bill, giocando con il cibo nel suo piatto. Non alzò lo sguardo per vedere la sua famiglia, che era tutta seduta a tavola accanto a lui.
    Simone annuì e sorrise “Fantastico, tesoro.” disse.
    “In due mesi?” chiese Tom, lasciando cadere la sua forchetta “Ma è così... presto.”.
    “Io sono pronto.” disse Bill voltandosi “Al mio ultimo appuntamento non era sicuro, ma mi ha chiamato questa mattina e...”.
    “Hai aspettato tutto il giorno per dircelo?” chiese Tom, alzando un po' la voce.
    Bill era stato tutto il giorno in pensiero per la notizia, ed era una grossa notizia. Il 15 Aprile, suo fratello avrebbe avuto le tette. Bene, delle grandi tette comunque.
    “Non mi sembra vero.” fu tutto ciò che disse Bill.
    “Va tutto bene.” disse Gordon raggiungendolo e accarezzando la mano di Bill “Tu puoi fare tutto secondo il tuo ritmo, okay? Noi siamo qui per te, non importa per come.”.
    “Sì, ma avrebbe dovuto dircelo.” disse Tom, fissando in basso verso il suo piatto.
    “Lei lo dirà quando è pronta.” disse Gordon e la testa di Tom si alzò di colpo. Da quando Gordon aveva iniziato a dire quelle stronzate? Sentire le persone chiamare ancora Bill 'lei' lo facevano andare fuori di testa, tanto quanto stava cercando di capire.
    “Sono seduto proprio qui.” scattò Bill “Volevo dirtelo, ma sei stato quasi tutta la giornata fuori con Georg.” disse verso Tom.
    “Non è che non abbia un cellulare.” disse Tom imbronciato.
    “Sì, avevo davvero intenzione di chiamarti e dirti che ho fissato un' appuntamento per quando mi farò le tette.” cacciò fuori Bill, Simone e Gordon si sentirono a disagio.
    “Avresti dovuto.” fu tutto quello che disse Tom.
    Bill alzò gli occhi al cielo e si accasciò sulla sua sedia. Non aveva fame dopotutto; ed era il suo piatto preferito. Sua madre aveva fatto molto ultimamente, cucinando cose che piacevano solo a Bill. Tutti gli altri lo assecondavano, ma Bill stava iniziando a stancarsi di questo 'trattamento speciale'.
    Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Gordon. Il suo patrigno gli fece un piccolo sorriso, e Bill arrossì sorridendogli a sua volta timidamente. Lo scambio di sguardi fu intenso. Per la prima volta, Bill si sentiva come se qualcuno lo guardava esattamente per chi era realmente.
    Anche se, Bill non poteva nemmeno guardare Tom. Aveva paura di cosa avrebbe visto se l' avesse fatto.
    “Bene.” disse Tom, gettando il suo tovagliolo nel piatto “Ho perso il l' appetito, parlando di questo intervento durante la cena. Grazie.” lanciò uno sguardo a Bill e si fermò.
    “Tom…” disse Simone in un tono d'avviso.
    “Notte.” era tutto quello che disse in cambio, si avviò su per le scale con passo pesante.

    *

    Tom non ritornò giù per il resto della serata; rimase solo nella sua camera nascosto, sentendosi lunatico. Sapeva che era stato un coglione e che non poteva affrontare Bill. Ma era stato un male che Bill non gli avesse parlato subito, che non fosse stato lui la prima persona nella mente di Bill.
    Naturalmente Bill non avrebbe voluto parlargli, Tom aveva solo un esaurimento nervoso ogni volta che dovesse fronteggiarlo con l'idea di Bill di avere il seno.
    Ma questa volta era diverso. Certo, Tom era ancora insicuro sull'idea, ma lui non era scioccato per l'intervento vero e proprio, lo era solo del fatto che Bill non si fidasse di lui.
    “Colpa mia.” pensò Tom, spostandosi sul letto. Aveva passato tutta la notte giocando con degli stupidi videogiochi e ora i suoi occhi erano stanchi. Spense la lampadina e si mise comodo sotto le coperte. Voleva essere qualcuno su cui Bill potesse appoggiarsi, voleva essere la roccia di Bill.

    *
    Bill era tutto su di lui.
    No, lui era tutto su Bill e lei era bellissima, calda, stretta, estasiata di essere sulla punta del suo cazzo.
    “Cazzo, Tomi,” gemette lei “Sto... per favore!”.
    Avvolse i suoi fianchi con le sue forti braccia, sollevandola ad ognuna delle sue spinte, spingendola indietro sul materasso. Era perfetta, i suoi grandi seni, la sua bocca aperta che ansimava, ansimava e ansimanva.
    “Ohhhh, si! Tomi!”.
    Sentì un ondata di euforia inondarlo. Lui la stava facendo sentire bene.
    Lei si strinse intorno al suo cazzo e tremò, le sue mani allungate avanti per raggiungere le sue braccia mentre portava in alto i fianchi e lo toccava giusto fino in fondo alla base. Lei stava venendo, sicuramente, gemeva e gridava.
    Era tutta sudata per l'eccitazione quando si tirò fuori, e si mosse sul suo corpo prima che lei potesse domandare cosa stesse succedendo.
    “Mmm, resta fermo.” le disse, e lei si lasciò cadere indietro, ansimando. Lui voleva, aveva bisogno di fare qualcosa.
    “Tomi... ?”.
    Era a cavalcioni sulla sua vita, poi si spostò un po' più in alto, il suo cazzo bagnato urtò il suo seno.
    “Shh.” le disse “Shh.”. Spinse le sue anche in avanti, il suo cazzo scivolò facilmente tra i suoi seni.
    “Oh, Tomi…” mormorò lei, e portò su le sue mani, racchiudendo i suoi piccoli seni, spingendoli insieme. Le morbide rotondità dei seni crearono un tunnel caldo per Tom in cui premersi.
    “Cazzo, le tue tette.” sibilò. Le sue anche si spinsero avanti di nuovo e ancora. Poteva sentire le sue palle stringersi mentre la guardava, i suoi occhi aperti in stato di shock, i suoi seni bagnati dal suo uccello. La coprì nella sua stessa umidità.
    Spinse più forte e il suo uccello le urtò la gola.
    “Scusa,” gemette “non volevo...”.
    Lei abbassò la testa e catturò la punta del suo uccello fra le sue labbra, succhiando delicatamente. Lasciò che lo succhiasse giù per un po' e che lo leccasse.
    Poi si tirò indietro e si perse di nuovo fra le sue tette, gettò la testa indietro e venne tutto sul suo petto, inarcandosi andando sul suo mento e le sue labbra.




    Tom saltò fuori dal letto, sudato, appiccicoso in ogni centimetro del suo corpo con la sua testa e l'inguine dolenti.
    Si spostò e gemette. Quanti anni aveva, dodici? I suoi boxer erano bagnati fradici come anche il lenzuolo. Era da così tanto tempo che non si svegliava in queste situazioni, ed era imbarazzato.
    Si dimenò un po', avendo il bisogno di tirarsi fuori dai suoi pantaloncini umidi. Avrebbe dovuto anche lavarsi le lenzuola e la coperta. Aggrottò le sopracciglia. Beh, forse la coperta poteva lasciarla; doveva farsi una sega contro di essa, basta.
    Si alzò e fece correre le dita attraverso i suoi riccioli ribelli, uscendo fuori dai suoi boxer e buttandoli nella fila crescente della biancheria sporca. Non poteva crederci, aveva appena fatto un sogno bagnato, e sopratutto su...
    Tom deglutì. Aveva appena bagnato le sue lenzuola nel sonno, pensando di scoparsi le nuove tette di Bill.
    Il pensiero lo scioccò e si sedette per un momento, non preoccupandosi neanche di trovare dei nuovi pantaloncini. Abbassò lo sguardo: il suo cazzo era ancora rossastro per l'eccitazione, ancora bagnato. Spostò il pollice sulla lunghezza e sibilò a bassa voce.
    Bill con le tette. Forse gli andavano bene. Al suo sì, comunque.
    S'infilò dei boxer freschi e dei vestiti puliti, avendo il pensiero fisso sul sogno che aveva fatto. Bill era bellissimo, e formoso, e lo faceva sentire così bene, e... Bill era una lei.
    Qualcosa colpì Tom dentro, qualcosa che era stato lì per tanto tempo. Non era qualcosa che Tom non sapeva esistesse, l'aveva solo ignorato. Bill era sempre stato una ragazza dentro, ed ogni volta che Tom l'aveva toccato, baciato, amato... lui era stato innamorato lei.
    E Tom l'amava. La voleva anche ma lo sapeva già. Era rosso in viso e vergognoso per questo.
    “Oddio.” gemette fuori “Cazzo.”.
    Non si vergognava di volerla, solo si vergognava di farle del male e di rifiutarla. Lei non ne aveva bisogno e certamente non se lo meritava. Ogni volta che Tom era stato incazzato con lei nei mesi precedenti era stato abbastanza frustrante. Lui l'amava, così tanto da far male, ed aveva bisogno di lei con lui.
    Tom si guardò allo specchio. Pensò di stare bene. Non stava indossando il suo cappellino e sperò che il rossore sulle guance sarebbe andato via. Sperò che Bill pensasse che fosse bello, perché improvvisamente Tom sentiva di aver bisogno di far colpo su Bill. Aveva bisogno di far colpo su lei.
    Balzò giù per le scale ed andò in cucina dove sentì qualcuno parlare. Bill e Simone erano lì, seduti al tavolo. Bill stava mangiando una tazza di cornflakes sembrando assolutamente raggiante. C'era una sfumatura di rosa sulle sue guance e lei aveva applicato perfettamente il suo make-up, anche se Tom sapeva che non avesse intenzione di uscire da casa.
    “Giorno.” disse silenziosamente, Simone e Bill alzarono lo sguardo.
    “Buongiorno!” disse Simone, concedendogli uno stretto sorriso. Tom capì subito che dovevano aver parlato di lui.
    Bill guardò in su ma non disse nulla, solo si mosse sul posto ed ingoiò i cereali.
    “Bill.” disse Tom, i suoi nervi si stavano raggruppando “Um.”.
    Lei spostò la testa di lato e lo guardò con aria interrogativa.
    “Possiamo parlare?” disse Tom debolmente.
    “Si.” rispose Bill, annuendo verso la sedia di fronte a lei.
    “Voglio dire...” Tom giocherellò con uno dei suoi dreads, quello con cui se la prendeva di solito,
    era ciò che aveva a portata di mano. “Voglio dire, ho bisogno di parlarti...”.
    Simone sembrò aver capito “Oh.” mormorò, alzandosi in piedi e ripiegando il giornale che stava leggendo “Oh, andrò nel mio studio... Bill, tesoro, pensa a quello che abbiamo parlato, va bene?”.
    “Mmmm” Bill mormorò, sembrando un po' nel panico. Tom gemette internamente; Bill non voleva neanche stare da sola con lui.
    “Bill,” disse Tom, attorcigliando il suo dread “io...”.
    “Non devi dire che ti dispiace.” lo interruppe Bill “io so che per te è difficile e penso-”.
    Tom non poté fermarsi, l' afferrò per braccia e la tirò su in modo che fossero petto a petto. Dio, Bill era alta, una ragazza dalle gambe lunghe. I suoi seni sfiorarono contro Tom ed entrambi tremarono.
    “Tomi…” mormorò, e le loro labbra si scontrarono insieme. Lei perse le forze nel bacio, tenendosi a Tom, le sue braccia intorno al suo collo.
    “Tomi, oh, Tomi.”.
    Tom gemette nel bacio, leccandole le labbra, la lingua, i denti. Poteva sentire i suoi capezzoli indurirsi pressare contro il suo petto e il suo cazzo stretto. Voleva davvero vederle, e questa volta non sarebbe scappato via.
    Tom baciò la sua schiena sul tavolo, bloccando il suo culo contro il legno, lisciando con le sue mani sotto la maglietta e solleticando il lato inferiore dei suoi seni. Pensò che poteva tirarle fuori, pensò che forse poteva toccarle, ma lei si inarcò al suo tocco e finalmente racchiuse le sue tette e le strizzò.
    “Oh, gesù!” strillò lei, fermando il bacio “Tu... tu mi vuoi?”.
    “Sì.” disse Tom “Mi dispiace tanto. Io sono così, scusami per essere un fratello così... cattivo.”
    “Voglio che le tocchi.” disse Bill minacciosamente “Di più. Per favore... Io...”.
    “Sei così meraviglioso, Bill, cazzo. Sei così eccitante.”.
    “Ma cosa-”.
    “Diventerai solo più eccitante.” disse Tom, con gli occhi carichi di eccitazione “E solo... non trattenerti queste cose. Io voglio sapere e voglio essere il miglior fratello per te.”.
    “Anch'io voglio essere un miglior fratello.” disse Bill, lisciando con le dita i dreads di Tom, grattando come proprio gli piaceva.
    Tom ringhiò a quel tocco e pressò il suo uccello duro contro il suo ventre.
    “Sei un' ottima sorella.” disse a bassa voce “Sei un ottima ragazza, Bill.”.
    Lei cadde in avanti contro di lui, afferrando le sue spalle tra le braccia e iniziando a piangere.
    “Bill, non…” disse Tom, tenendola. Le baciò la testa e lei aprì la bocca sul collo, dandogli baci bagnati e piangendo più forte.
    “Tu... lo pensi?” tirò su col naso nel suo orecchio, baciandolo ancora, tenendosi ancora stretta a lui. Tom annuì e lei tremò come una foglia.
    “Portami a letto, Tomi.”.
    Tom la guardò a bocca aperta “Cosa?”.
    “Per favore,” disse lei, con le guance arrossate “voglio che tu mi porta a letto. Il tuo letto.”.
    “Oh, Dio, che dirà mamma?”.
    “Non m'interessa.” disse Bill sinceramente “Solo... per favore?”.
    “Sì, Dio, sì.” mormorò Tom, baciandola di nuovo prima girarsi e andare nella sua camera. Quando si rese conto che Bill non lo stava seguendo, si girò di nuovo e vide che Bill era ancora in piedi sul tavolo.
    Lei guardò in basso e le sue ciglia sventolarono perfettamente contro le sue guancie. Tom si prese mentalmente a calci mentre attraversava la camera e prendeva le sue mani.
    “Stupida, ragazza.” borbottò, e gli occhi di Bill s'illuminarono.
    Lei strinse le sue dita e calpestarono le scale, molto simile a quando usavano, quando erano giovani e c'era qualcosa che dovevano fare e che non poteva proprio aspettare.
    Quando furono nella camera di Tom, chiuse la porta mentre le sue dita gli prudevano lungo i fianchi. E adesso?
    Bill si sedette sul letto e si guardò intorno, mordendosi il labbro. Le sue braccia erano piegate e stava attorcigliando con le dita nervose i lati della camicia.
    “Tomi, cosa è cambiato?”.
    “Cosa?”.
    “Tu...” Bill alzò lo sguardo confuso “Le vuoi toccare ora?”.
    Tom non sapeva cosa rispondere, solo attraversò la stanza e si sedette accanto a lei.
    “Io penso... Sì, Sì.. Dio.”
    “Vuoi vederle?” Bill fece un mezzo sorriso, e ora stava attorcigliando l'orlo della sua camicia. Tom scorse il tatuaggio a stella facendogli venire l'acquolina in bocca.
    “Mostramele.” disse Tom piano.
    Bill sorrise fiero, non alzando ancora le braccia.
    “Non ridere.”.
    “Non lo farò. Promesso.”.
    “Loro non sono molto-”.
    Bill...”.
    “Le hai già viste prima e hai pensato che...”.
    Tom grugnì e le colpì le braccia “Sono stato semplicemente un idiota.” disse. Le lanciò un occhiata e l'afferrò per il fondo della camicia “E niente è cambiato, tu non sei cambiata.” aggiunse “Solo...”.
    Lei annuì.
    “Penso di aver capito. Ora... per favore.”.
    Prese fiato ed alzò la sua camicia, prima esponendo il suo ventre, raggrinzendo, poi esponendo il un po' del suo petto. Questa volta non aveva paura e il suo ventre faceva male dal desiderio e dall'eccitazione.
    “Sono...” sollevò la camicia sopra la testa di Bill e coprì i suoi seni con la mano “Sono così morbide.”.
    “Riuscirai anche quando saranno... più grandi?” il suo viso era rosso e Tom strinse i suoi seni, vide i suoi occhi chiusi agitati.
    “Non troppo grandi, giusto?”.
    “No.” sfiatò lei “Saranno solo della giusta dimensione, solo della giusta dimensione per te.”.
    “Per me?” il suo cazzo diventò ancora più duro e voleva spingersi sulla sua schiena e fare tutte le cose che aveva sognato.
    “Beh, anche per me.” disse sorridendo un po' “Ma io voglio che loro ti piacciano.”.
    “Bill…” disse Tom. Lasciò andare uno dei suoi seni e il suo sorriso diminuì. Tom scosse la testa e prese la sua mano, posandola sul grembo sul suo cazzo.
    “Mi piacciono.”.
    I suoi occhi si spalancarono e d'istinto strinse.
    “Tomi...”.
    “Voglio entrare in te così tanto, e passato troppo tempo.” ammise Tom “Ma tu non...”.
    “Non posso.” disse lei stringendolo di nuovo “Ma tu puoi toccarle e...” si strofinò contro la sua gola, baciandogli il pomo d'Adamo “Posso farti sentire bene.”.
    “Sei così bella,” disse Tom, stringendo con veemenza la mascella mentre la fissava duramente. “Alzati per me.”.
    Bill sorrise, tenendo le dita contro la sua erezione “Non vuoi che te lo succhi?”.
    Tom gemette, annuendo “Voglio vederti.”.
    Bill lentamente lasciò andare il cazzo di Tom e si alzò, tenendo le mani sul petto.
    “Stiamo diventando di nuovo timidi?” disse Tom schietto “Lasciami vedere le tue tette.”.
    Bill si morse le labbra lasciando cadere le braccia, e fece un passo avanti “Va bene.”.
    “Belle.” mormorò Tom, fissando la sua forma stendendo le braccia verso l'alto per mettere le sue mani sui fianchi curvi “Veramente belle, Bill.”.
    Bill sorrise di nuovo, non dicendo nulla, e iniziò a scendere lungo le sue ginocchia. Tom la guardò, inarcando le sopracciglia. Il suo corpo era perfetto, snello e lungo. Poteva vedere il suo culo tondo, e c'era qualcosa di curvo lungo i suoi fianchi. Era mozzafiato. Quando Bill fu sulle ginocchia e cominciò a slacciare la cintura di Tom, il suo stomaco si attorcigliò.
    Tom si appoggiò indietro sulle mani e la guardò, i suoi occhi erano scuri e focosi. Un sacco di cose di Bill stavano cambiando, ma Tom era abbastanza sicuro che la sua bocca sarebbe stata sempre la stessa. Solo le sue labbra e la sua lingua sapevano come lavorare su Tom in modo incredibile.
    “Sei sicuro di volerlo fare?” disse con voce roca.
    Bill rispose tirando verso il basso la zip di Tom “Sono stato un po' egoista.” disse lei “Solo perché io non sono stato bene... non significa che anche tu lo sei stato.”.
    “Non voglio che tu lo faccia.” disse Tom, corrugando le sopracciglia “Solo se tu vuoi...”.
    Si leccò le labbra e fece scivolare le sue mani dentro i boxer di Tom “Amo il tuo cazzo.” disse e gentilmente lo tirò fuori, Tom sibilò appena sentendo le mani su di lui sapendo che non avrebbe resistito molto.
    “Cazzo.” disse e lei fece in modo che il suo uccello sbattesse sul mento.
    “Mi manca.” disse lei “E quando sarò pronto...” prese in bocca la punta e Tom scattò, stringendo le cosce intorno a lei. Lei rise contro il suo uccello e leccò sulla fessura.
    “Bill!” una mano scivolò lungo il suo petto, afferrando la sua nuova carne, e l'altro andò fuori di testa, scivolando sui capelli “Bill, oh... Dio.”.
    Lo succhiò proprio nel modo giusto, tutto bagnato e caldo.
    “Amo che tu ami questo.” disse lei, rilasciando la sua erezione “Amo che tu mi voglia. Non vedo l'ora Tomi.”.
    La presa di Tom aumentò e lei si lamentò.
    “Non vedo l'ora che tu sia in me.” disse oscuramente “Lo vuoi?”.
    Il viso di Tom si arrossò così tanto da bruciare e le sue anche si spinsero su. Bill si mise a sedere sulle ginocchia e pressò per una volta il suo uccello fra i seni.
    “Nngh!” gridò lui e venne contro la sua gola e i seni, cadendo sulla schiena ansimante.
    Sentì Bill ridere e poi sentirla su di lui. Bill non era duro, ma si trascinò su di Tom e strofinò le sue tette contro di lui.
    “Vorrei essere così bagnata ora se...” si girò dalla sua parte e nascose il viso nel collo di Tom.
    Lui immerse la testa e baciò il suo seno “Cosa posso fare?” chiese.
    Lei non alzò lo sguardo verso di lui, tenendosi nascosta. “Per favore.” fu tutto ciò che disse e Tom non attese conferma, solo fece scorrere le sue labbra sul capezzolo e succhiò.
    Era così duro nella sua bocca, così nuovo e delizioso. Lei gemette mentre Tom roteava la sua lingua, succhiandolo.
    “Così bene, Tomi...”.
    “Mm.” borbottò Tom, chiudendo gli occhi e pressando il suo viso contro il petto di Bill, amando davvero i suoi seni.
    Morse leggermente, stuzzicando il capezzolo fra i denti e lei squittì, agitando la testa e allacciando un braccio intorno al suo collo.
    Tom si tirò indietro e sorrise, leccandosi le labbra “Mm, Bill.”.
    Bill era rosso, ansimante.
    “Tomi...”
    “Lasciami fare.” disse Tom, spingendola delicatamente verso il basso e scivolando su di lei. Le tolse la sua stessa camicia e si mise su di lei, permettendo alle loro pance e i loro petti di toccarsi, e Bill si lamentò dolcemente. Si sentiva leggera sotto di lui, più delicata di prima e Tom esitò nel gettarsi di peso su di lei per paura di schiacciarla.
    “Per favore.” mormorò Bill, nascondendo la sua faccia nel collo baciandolo in modo trasandato. Tom oscillò i fianchi, il suo cazzo scivolò fra le sue cosce, e spinse delicatamente.
    “Ti scoperò, presto.” sospirò Tom “Proprio così, in qualsiasi modo tu voglia.”.
    “Non posso aspettare.”.
    Tom mise la mano tra loro e afferrò di nuovo il suo seno, stingendolo avidamente. Sentì qualcosa di duro toccare, una nuova forma di erezione contro se stesso e si sedette in fretta.
    Bill stava diventando duro e Tom non era sicuro su come si sarebbe sentita per questo.
    Abbassò lo sguardo e lei portò su le gambe, nascondendo il suo cazzo, non guardandolo.
    “Va tutto bene, capisco.” disse subito Tom. Tirò un po' su i suoi pantaloni e le accarezzò la guancia. “Grazie per... avermelo lasciato fare. Sai.”.
    Lei lo guardò e sorrise, grata per aver compreso e oppressa dal sollievo che ora sembrava accettarla.
    Non si preoccupò di coprirsi o di mettersi la camicetta; si mise seduta e corse vicino a Tom abbracciandolo. La tenne stretta, baciandole la spalla.
    “Non sei tu.” disse lei “Non voglio rovinare tutto questo, è stato bello con...”.
    “Lo so.” disse lui “Non sempre ti piace fare qualcosa come...”.
    “Non lo farei mai per noi.” ammise “Non lo farei. Io volevo succhiarti così tanto, come sai. Però non ho avuto molte possibilità per farlo.”.
    Era tutta sorridente ora e Tom arrossì decisamente.
    “Non potevo farne a meno.” disse lui “Tu eri mezza nuda e...”.
    Strizzò il suo seno e vennero insieme, labbra contro labbra, petto su petto.
    Le cose sarebbero andate bene, dovevano farlo.








    capitolo 6




    Era quasi ora di cena quando Simone entrò nella stanza, sembrando ansiosa.
    “Hey, mamma!” disse Tom, rotolando sulla schiena. Lui e Bill erano sul pavimento del salotto, riesaminando delle vecchie canzoni.
    “Ciao, amore.” rispose Simone “Tu e i ragazzi fate qualcosa oggi?”.
    “Stiamo cercando di migliorare alcune delle vecchie canzoni di Devilish.” disse Bill, arricciando il suo naso “Non può essere migliorato.”.
    “Non puoi pasticciarlo alla perfezione.” disse Tom seccamente.
    Simone sorrise “Si... Tom, ho bisogno di parlare di una cosa con Bill, da sola.”.
    Bill alzò lo sguardo e Tom fece una smorfia “Cosa? Perché?” chiese.
    “Non sono affari tuoi.” disse Simone.
    “Oh Dio, hai bisogno di parlarle di... tamponi o altro?” si lamentò Tom.
    Bill fece una smorfia “Cosa c'è, mamma?”.
    “Tom, solo lascia noi ragazze da sole.” Simone ammonì il suo unico figlio.
    La mascella di Tom cadde “Cosa?”.
    “Sì,” disse Bill, sistemandosi e sorridendo compiaciuto “è il “girl time”.”.
    “Così volete proprio... non posso neanche negarlo, cazzo.” disse Tom aggrottando le ciglia “Volete solo dirmi che ora dovrei andare?”.
    “Sì.” dissero Bill e Simone insieme.
    Tom le derise rumorosamente, gettando un piccolo sorriso a Bill. “Donne…” mormorò, raccogliendo la sua chitarra e abbandonando la camera.
    Bill non poté fare a meno di ridere mentre Tom andava via e Simone rise.
    “Tom si è comportato... meglio, no?” chiese Simone, sedendosi sul divano.
    Bill annuì “Sì, abbiamo parlato.” disse.
    Il sorriso di Simone si ampliò e mise dolcemente una mano sulla spalla di Bill. “Sono contenta, voi due mi avevate preoccupata, voi siete sempre così vicini, avevo paura che questo finisse, ma sono stata stupida ad averlo pensato.”.
    “Niente poteva portarlo via da me.” disse Bill.
    “Beh, è un grande cambiamento per entrambi.” fu tutto ciò che rispose Simone.
    “Bill...”.
    “Hm?” Bill chiuse il blocchetto delle canzoni e si mise comodo, portando un po’ di capelli dietro le orecchie.
    Simone studiò Bill per un attimo, e Bill incrociò le braccia, essendo cosciente. Dal momento che era a casa con la sua famiglia, indossava un jeans e una delle sue strette magliettine. Non stava cercando di nascondere il piccolo sviluppo del suo petto, soprattutto da quando aveva saputo che a Tom piaceva.
    “Tesoro, voglio... io... ecco, vieni un attimo nella mia stanza, voglio mostrarti qualcosa.” disse Simone, sorridendole in tono gentile. Bill riconobbe il tono di quando la madre la prendeva in disparte e le diceva, rimproverandola, che era troppo precisa.
    Questo doveva essere qualcosa di abbastanza imbarazzante.
    Ma Bill la seguì nella stanza comunque. Sul letto c'erano un paio di buste e Simone le fece segno di sedersi accanto a lei sul materasso.
    “Mamma?”.
    “Ho preso la libertà di...” Simone sollevò una delle buste e Bill arrossì un po’. Un paio di reggiseni colorati uscirono fuori.
    “Mamma!” disse Bill, shockato “Ma io...”.
    “Bill, sta diventando un tantino... osceno.” disse Simone accuratamente “Sai, non stai indossando un reggiseno. Sei una ragazza giusto?”.
    Bill diede un'occhiata agli altri reggiseni sul letto. Erano piccole cose sciocche, che a malapena ci credeva. Uno era rosa e viola, maculato. Bill lo prese e se lo mise al petto, cercando di non arrossire troppo.
    “Ne ho davvero bisogno?” chiese Bill. Quando Simone annuì Bill sentì un brivido di allegria percorrerle la spina dorsale. I suoi seni si stavano sviluppando abbastanza da richiedere un reggiseno, non importava se i reggiseni fossero completamente imbarazzanti. Bill stava sorridendo apertamente ora. “Posso... provarne uno?”.
    “Sì, ma prima.” Simone tirò altre cose fuori dalla busta. Alcune gonne di jeans e mutandine. Bill non riusciva neanche a guardarle, non era sicura di esser già pronta per indossarle, ma le gonne erano piuttosto carine.
    “Non sei stata molto fuori ultimamente, allora ho pensato di...”.
    Bill si chinò in avanti e abbracciò stretta sua madre. “Ho davvero bisogno di un reggiseno?” chiese lei, stringendo Simone.
    “Sì.” disse Simone con fermezza “L'ho atteso da tempo.”.
    “Oh mio Dio,” disse Bill “Da quando?”.
    Simone si morse il labbro, guardandolo leggermente imbarazzata “Il giorno che sei venuto casa, volevo dirti qualcosa, ma...”.
    Bill lasciò sfuggire un grande sorriso sul suo viso “Grazie per...” fece correre la sua mano sulle gonne, inclinando la testa immaginando di indossarne una. Certo, certo avrebbe iniziato ad indossare i vestiti delle ragazze. Era pronta? Prese una delle gonne, una mini di jeans.
    “E devo solo...”.
    “Fai ciò che ti piace.” disse Simone, sorridendo “Ho comprato queste cose per te, sono tue. Puoi indossarle, metterle da parte. Non m'importa. Bill per favore, pensa di indossare un reggiseno, tesoro. E' la prima regola dell' essere donna.”.
    Bill annuì, mettendo giù la gonna e guardando di striscio le mutandine.
    “Grazie, mamma. Veramente… grazie.”.
    Simone tirò Bill in un altro abbraccio e poi misero tutte le cose nella busta.
    “Bene, ti lascio... metter via queste cose. Vado a preparare la cena.”.
    Si abbracciarono ancora una volta e Bill lasciò la camera, cercando di non camminare troppo velocemente, ma era troppo ansioso di provare quella roba.

    **

    Bill quella notte si fissò allo specchio dopo cena. Stava ancora indossando una piccola maglietta, e si girò di lato per studiare il suo petto. I suoi seni non erano grandi del tutto, ma erano ovviamente abbastanza evidenti. Bill buttò le spalle indietro, alzandosi e stando dritto. Gli piaceva molto. Lei era orgogliosa dello sviluppo.
    Timidamente tirò via la maglietta dalla testa ed incrociò le braccia sul petto, continuando a guardarsi allo specchio. Era delicata, dalle curve leggere, e solo un lieve accenno di spazio fra i seni. Sorrise un po’, lasciando andare giù le braccia, fissando il suo petto nudo.
    Prese i suoi seni fra le mani e sospirò, pensando all'arrivo dell'operazione, pensando a come sarebbero state più grandi. Non troppo grandi, ma... perfette.
    Afferrò uno dei reggiseni meno squallido dal mucchio, lo prese dal letto e lo sollevò. Si girò verso lo specchio, di schiena alla porta, e fece scivolare le piccole cinghie intorno alle braccia. Il gancio di dietro diede problemi a Bill e portò indietro le braccia invano, cercando di far chiudere l'abbottonatura insieme.
    “Ugh,” gemette lei. Non aveva molta esperienza in questo settore, a differenza di Tom che probabilmente sapeva agganciare e sganciare un reggiseno con gli occhi chiusi.
    “Potrei toglierti una di quelle cose con una mano.”.
    Bill fece un salto; Tom stava in piedi sull'uscio della porta, con uno sguardo ammutolito.
    “Tom!” strillò Bill “Io... tu puoi solo... ugh!”.
    “Io posso.” disse Tom.
    Andò verso Bill e toccò la sua spalla, e Bill si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Tom la stava fissando, facendola sentire ancora più nuda. Improvvisamente voleva avere ancora la sua maglietta, e soprattutto voleva che la porta fosse stata chiusa.
    “Bene, dammi allora.” mormorò Tom, girando Bill e raccogliendo le spalline del reggiseno. Bill arrossì e sentì le mani di Tom sulla sua schiena e rabbrividì un po’. Era davvero strano avere l'aiuto di suo fratello con il suo primo reggiseno. Strano ma bello. Tom riuscì ad agganciare le cinghie insieme e Bill si voltò, guardandosi allo specchio.
    “È strano.” sfiatò Bill, con le mani sui fianchi. Era ancora rossa, ancora imbarazzata, ma sembrava che per Tom fosse tutto okay. Questo era un cambiamento.
    “Cosa... cose né pensi?”.
    “Potrei toglierlo con una sola mano, ad occhi chiusi, al buio mentre dormi.” disse Tom sicuro.
    Gli occhi di Bill scintillarono e si lasciò sfuggire un sospiro e una risatina da ragazza, sorprendendo entrambi.
    Tom sorrise compiaciuto, facendo un passo più vicino verso di lei “Penso sia veramente eccitante.”.
    “Zitto.”.
    “Fa..” Tom insistette “Le fa sembrare... più grandi.”.
    Bill sorrise sghembo “Sì, forse.”.
    “Hai intenzione di indossare quelli da ora?”.
    “Suppongo.” mormorò Bill “Voglio dire... si.”.
    Tom deglutì, alzando le sopracciglia e annuendo “Okay... sì, questo a senso.”.
    “Pensi davvero che sia eccitante?” chiese Bill, mordendosi il labbro “Come... sul serio?”.
    Tom pressò una mano contro il collo di Bill, facendola scivolare di lungo e poi fra i suoi seni. Sentiva caldo lì e Tom sospirò pesantemente.
    “Lascia che te lo tolga.” disse Tom.
    Bill rabbrividì facendo un passo indietro “Ma mamma...”.
    “Lo so.” Tom avvolse una mano intorno alla vita di Bill, portandola vicino “Solo lasciamelo fare, forse, ti toccherò un po’. Mi stai facendo impazzire con quella cosa.”.
    “Questa non è una motivazione.” disse Bill, girando la faccia dall'altra parte, arrossendo “Mi sento come un' idiota con questo.”.
    “Sembri più una ragazza.” disse Tom. Spinse la sua testa, baciandole la gola, respirando contro la sua pelle “Sembri veramente una ragazza, Bill. Voglio dire, sei sempre stato femminile, ma ora...”.
    “E mi vuoi?” chiese Bill.
    “Sì.” disse Tom. La sua presa era stretta su di lei.
    “Quando tu... le farai nuove, mi lascerai vedere?”.
    “Non lo so.” disse Bill. Lasciò che Tom la tenesse e tremò mentre sentiva l'erezione urtare contro il suo fianco “Voglio dire... sembrerò come un mostro. Sai, sarà reale.”
    “È reale.” disse Tom, scendendo giù accarezzando il suo corpo “È sempre stato reale, no?”.
    Bill si morsicò il labbro e lo abbracciò “Tomi…” sospirò lei “Tu stai capendo.”.
    “Sto cercando di farlo.” disse Tom. La baciò dolcemente, ma il dolce baciò si trasformò in un bacio appassionato, e presto si avvolsero l'uno nelle braccia dell'altro, limonando per davvero. Tom passò le sue mani sotto le spalline del reggiseno, e Bill gioì. Adorava quello, adorava la sensazione di Tom che giocava col suo reggiseno. Era quasi più eccitante di quando Tom manipolava le sue tette ultimamente.
    Bill leccò le labbra di Tom e sorrise contro la sua bocca, respirando, e inalando il profumo da ragazzo di Tom.
    “Dio.” mormorò Bill “Toglilo,Tomi. Voglio che lo fai.”.
    Tom fece scattare una delle cinghie con delicatezza “Sì?”.
    Bill rise, tirandosi un po’ indietro “Voglio vedere cosa fai.”.
    “Sono piuttosto bravo, non mento.” disse Tom, alzando le spalle. Lisciò con la mano lungo il centro della sua schiena e Bill chiuse gli occhi, sospirando. “Tutto quello che devi fare è...”.
    Le dita di Tom afferrarono il gancio del reggiseno tirando. I ganci non cedettero e tirò di nuovo. Bill rise.
    “Ma non avevi detto che eri bravo?”.
    “Lo sono, solo che questo è...” grugnì e afferrò la parte posteriore del reggiseno con due mani, cercando di sganciarla “Cazzo.”.
    Bill rise più forte “Tom, sei troppo stupido.” disse con affetto “Sono bloccato in questo, no?”.
    “Ho capito.” disse Tom . Tirò indietro la striscia un paio di volte, creando suoni di molleggio, Bill si morse il labbro, cercando difficilmente di non ridere. Stava godendo nel sentire il reggiseno tirare al busto, era un costante ricordo della nuova lei. Tom poteva giocherellare con tutto quello che voleva.
    “Cazzo, questo coso è strano.” disse Tom, lasciandosi andare e grattandosi la spalla “Dannazione.”.
    Bill guardò la faccia di Tom, divertito. Era imbarazzato, diventando completamente rosso.
    “Tom, va tutto bene.” disse Bill, incrociando le braccia e sporgendosi in avanti per baciare il collo di Tom “Avrai solo bisogno di più pratica.”.
    “Ho avuto un sacco di-”.
    “Mhm.”.
    Tom fece una smorfia e si voltò per andarsene “Penso di aver sentito la mamma... Sì, ci vediamo...”.
    Appena Tom andò via, Bill liberò una risata e poi tirò giù la sua t-shirt. Adorava le nuove protuberanze delle cinghie sotto le spalle della maglia, e tirò il colletto di lato, facendo luccicare il cinturino del reggiseno.
    Poteva abituarsi a questo.

    **

    Tom chiuse il suo cellulare e si diresse in soggiorno. Stava giusto andando verso la cucina quando vide Bill sul divano.
    “Woah, hey, Bill.” disse Tom, rallentando “Stavo giusto andando a prendere...”.
    Tom si bloccò, spalancando gli occhi.
    Bill stava indossando una piccola gonna di Jeans.
    “Uh, ehy.” disse Bill, cosciente dei suoi nuovi vestiti. Aveva provato la gonna innumerevoli volte in privato nella sua camera, ma non l'aveva mai indossata da qualche altra parte.
    Tom non era sicuro del perché, ma vedere Bill in gonna era diverso dal vederla in reggiseno, diverso dal toccare i suoi seni, e baciarli. Arrossì decisamente e si schiarì la gola.
    “Stavo giusto venendo da te, Andreas ha chiamato.” terminò la frase Tom.
    Bill si lisciò la gonna “Oh?”.
    Lei non vedeva Andreas da tempo, non da quando gli aveva parlato per la prima volta del cambiamento. Bill era diventata una specie di eremita, quasi spaventata dall'eccessivo interesse dei media nei suoi confronti, quasi aveva paura di uscire di casa. E poi, aveva visto le foto sui giornale e riviste, vergognandosi di vedersi mezzo formato.
    Decise che sarebbe uscita di casa solo quando fosse stato assolutamente necessario, almeno fino a quando fosse finita, fino a quando fosse completa. Ci sarebbero voluti mesi, naturalmente, ma si sentiva al sicuro in casa e contenta.
    Non stava ancora impazzendo.
    “Cosa vuole?” chiese Bill aggrottando le sopracciglia.
    “Voleva venire.” Tom fece una pausa “Ho detto di sì, dopotutto. Va bene?”.
    Bill si strinse nelle spalle “Certo.”.
    “Sarà qui a breve.” disse Tom “Faresti meglio a cambiarti.”.
    “Oh, sì.” Bill fece una mossa per alzarsi, ma poi si fermò. A lei piaceva indossare la gonna. A lei piaceva come le stava, come la faceva sentire. Leggermente più trasformata, più come se stessa. Guardò verso suo fratello “Pensi davvero che dovrei farlo?”.
    “Sì, lui non può vederti così,” rispose Tom.
    Bill sapeva che non voleva ferirlo ma, comunque lo sentiva lo stesso.
    “Questo e ciò che sono.”.
    “Lo so. Lo sappiamo.” disse Tom, sedendosi accanto a Bill posando le dita sulla sua coscia, appena sotto la gonna. Sospirò. La sua coscia era morbida sotto la sua mano e voleva far scivolare le sue dita più in alto, voleva masturbarla proprio lì, e non poteva credere come le sue gambe fossero lisce. Doveva essersi depilata, e questo provocò dolore all'inguine di Tom. Le sue dita prudevano dal toccarla, ma Tom sapeva che Bill sarebbe andato su tutte le furie.
    “Non lo so, Bill.”.
    “Io penso che dovrebbe vedere questo.”.
    “Forse hai ragione.” Tom non conosceva i dettagli di quello che era successo fra Bill e Andreas, ma sapeva che aveva a che fare con la transizione. Pensò che Andreas avesse reagito al suo stesso modo -con rabbia-, confuso. Tom non poteva incolpare Andreas per questo, ma Andreas non doveva vedere Bill ogni giorno, non doveva amare Bill come lo faceva Tom. Doveva essere diverso.
    “Sì.” disse Tom, annuendo una volta. “Sì, dovresti assolutamente stare in questa. Tu, um... stai molto bene.”.
    Bill sorrise “Grazie, Tomi.”.
    Tom non ebbe bisogno di chiedere a Bill il perché lo stesse ringraziando. Avevano avuto quella conversazione tante, tante volte. Il campanello suonò e Tom si alzò in piedi, baciando velocemente Bill sulla fronte.
    “Hey, questo è lui. Torno subito.”.
    “Okay.” disse Bill a bassa voce.
    Tom corse alla porta e l'aprì trovando un Andreas nervoso in piedi sugli scalini dell'entrata.
    “Ehi, amico,” disse Tom “Sei stato veloce.”.
    “Ero già per strada quando ti ho chiamato.” disse Andreas, tirandosi la maglia “Dov'è lui?”.
    Tom fece un passo indietro per far entrare Andreas.
    “Lei è in salotto.”.
    “Lei?” le sopracciglia di Andreas si aggrottarono “Tom, tu non puoi essere serio, voglio dire-”.
    “Molte cose sono cambiate.” fu tutto ciò che Tom poté dire. Ad un tratto si sentì un po’ amareggiato nei confronti dell'amico, si sentiva come se doveva difendere Bill.
    “E tu sei solo sparito dalle nostre vite. Le cose sono state un inferno e... Bill, noi avevamo bisogno di te.”.
    “Bene, cazzo.” disse Andreas “Questo mi sta mandando fuori di testa. A te no?”.
    “Sì.” disse Tom “È mi manda fuori di testa ancora qualche volta, ma Bill è... Lei è ancora Bill, Andreas. In questo modo è lei.”.
    “Non credo di poter chiamare Bill una... lei.” disse Andreas.
    “Non l'hai vista da tempo.” disse Tom “Potresti essere sorpreso.”.
    “Non può esser cambiato così tanto.” disse Andreas. Tom si strinse appena nelle spalle.
    “Ho intenzione di andargli a parlare, okay?”.
    Tom scosse la testa, Andreas lo stava irritando.
    “Va bene, io sarò al piano di sopra.”.
    Nell'altra stanza, Bill era ancora seduto, cercando di calcolare in quale posizione sarebbe dovuto stare. Come facevano le ragazze a sedersi con le gonne, comunque? Voleva incrociare le gambe sotto di lei, portare le ginocchia al petto distendersi sul divano, ma non poteva. Si sarebbe visto tutto.
    Stava proprio facendo un dibattito su questo quando Andreas vagò esitante, fermandosi sulle sue tracce proprio mentre varcò la porta. Bill si congelò e fissò il suo migliore amico. Andreas era a bocca aperta.
    “Ehi.” disse Bill, premendo insieme le gambe e sedendosi rigidamente sul divano “Uh, ehi.”.
    Andreas non disse nulla, solo continuò a fissarla. Bill si sentì a disagio; non le piaceva essere studiata come lo stava facendo lui. Erano passati mesi da quando le persone erano state a guardare ogni suo movimento, e si sentì come se fosse di nuovo in scena, in mostra per migliaia di persone.
    Era... strano.
    “Dì qualcosa.” disse Bill dolcemente, mordendosi il labbro “Non ti ho visto per mesi e tu stai solo lì come un'idiota.”.
    “Io...” Andreas fece un passo avanti, le sopracciglia unite insieme “Oddio santo, Bill cosa ti è successo?”.
    Bill si accigliò “Niente.”.
    “Tu sei... sembri... Porca troia, sembri proprio una ragazza.” disse Andreas stupidamente.
    “È questo il punto.” disse Bill, con una punta di amarezza nelle sue parole “Lo sai.”.
    Andreas sembrò come se volesse girarsi e andarsene e Bill non voleva questo.
    “Scusami.” disse Bill in fretta “Non andare.”.
    “Non lo stavo per fare.” disse Andreas “Bill io proprio non... proprio non capisco.”.
    “Te l'avevo detto.” disse Bill “Te l'avevo detto prima, ma tu non avevi ascoltato.”.
    “Non credevo che tu l'avessi...”.
    “Fatto per davvero?” chiese Bill. Fece cenno al cambiamento del suo corpo “Questo è reale.”.
    “Tu hai le tette.” disse Andreas “Bill. Cazzo.”.
    Bill abbassò lo sguardo, il suo stomaco cadde a pezzi.
    “Non parlarmi così.” disse Bill “Non puoi solo dirmi queste stupidaggini.”.
    “Perché. Perché ora sei una ragazza? Devo stare attento con te o qualcosa del genere?”. La faccia di Andreas era rossa e le sue mani serrate in pugni.
    “No.” scattò Bill “Perché tu sei il mio amico.”.
    “Merda.” mormorò Andreas, guardando verso il basso “Merda.”.
    “Cosa?”.
    “Io proprio... è strano. Era strano prima, ed è strano ora.” Andreas fece una smorfia “Questo è così strano.”.
    “Non lo è.” disse Bill “Sono solo io.”.
    “Lo so che sei tu. Ma non sei tu. Non sei tu quello con cui io so di aver stretto amicizia.” disse Andreas lentamente “Cazzo, Bill noi siamo... sai... ci siamo fatti le seghe insieme.”.
    Bill diventò rosso e si coprì la faccia con le mani, sentendosi male “Per favore.”.
    “Lo so, lo so, scusami, cazzo.” rispose Andreas, alzando le mani “Merda. Scusa.”.
    “Va bene.” Bill fissò Andread, sentendosi orribile “Possiamo incominciare d'accapo?”.
    “Non lo so.”.
    Bill annuì, il suo stomaco attorcigliato spiacevolmente. Tutto era così imbarazzante fra lei e Andreas e non voleva che lo fosse. Niente affatto. Andreas sembrava come se volesse andarsene, e velocemente.
    “Okay” disse Bill “Bene. Ehi, sono Bill. Sono... la nuova ragazza dei dintorni. Ho sentito che eri amico di mio fratello maggiore, Tom.”.
    “Bill…” gemette Andreas.
    “Tom dice che sei veramente bello.”.
    “Cristo. Bill, è tagliato fuori. Mi abituerò ad usarlo, lo giuro.”.
    Bill si accigliò “Non essere arrabbiato con me.”.
    “Non sono arrabbiato.” disse Andreas, ammorbidendo la sua voce “Non lo sono. Io ti voglio bene, amico, davvero.”.
    “Per favore... non chiamarmi amico.” disse Bill “Per favore?”.
    “Non posso chiamarti da ragazza.”.
    “Ma tu hai detto che somiglio ad una di loro.” mormorò Bill “Lo sono, sì?”.
    I loro occhi si incontrarono ed Andreas non poté mentire “Lo sei per davvero.” Disse “Tu, uh, cazzo. Stai bene.”.
    Bill non poté fare a meno di sorridere “Andrà tutto bene?”.
    “Io... Sì. Ma ho solo bisogno di un po’ di tempo.”.
    “Tutto ciò che ho è il tempo.” disse Bill “Scherzi a parte.”.
    Andreas sospirò e fece un passo più vicino. Bill sfrecciò sul divano e accarezzò il cuscino. Andreas esitò per un attimo ma poi si sedette accanto a Bill. Non importava se Bill fosse una ragazza o un ragazzo.
    Bill era il miglior amico di Andreas.



    capitolo 7




    Tom si rigirò nel letto, mezzo sveglio, e si scontrò contro un morbido calore. Era mezzanotte passata e Bill avrebbe dovuto essersi addormentato, ma Tom poteva dire dal suo respiro che non lo fosse.
    “Bill?” chiese intontito e la sentì che gli si pressava ancora più contro “Billi?”.
    Bill baciò la sua spalla e si rannicchiò ancora più vicino “Ho paura.” sussurrò Bill.
    Tom tenne Bill contro sé, accarezzando su e giù la sua schiena “Lo so, cucciolo, anche io.”
    “Sarai con me tutto il tempo, vero?” chiese Bill dolcemente.
    “Non lo so.” Tom la guardò nel buio, aggrottando le sopracciglia “Fino a quando loro me lo permetteranno, si.”.
    “Voglio che tu sia l'ultimo che io veda prima che mi operino.”.
    “Ci proverò.” disse Tom con fermezza.
    Bill annuì, soddisfatto per un attimo.
    “Ricordi l'ultima volta che ho avuto un intervento?”.
    “Circa un anno fa.” mormorò Tom “Merda. Era spaventoso, la cosa con la tua gola.” le accarezzò i capelli e sorrise un po’ “Questa volta non sarà così male.”.
    “Sei stato tutto il tempo con me durante quel periodo.” disse Bill.
    Tom la baciò e lei sospirò, spingendosi contro al bacio “Dovrai essere sicuramente eccitato.” disse Tom, baciandola di nuovo.
    Bill sospirò dolcemente e s'inarcò contro Tom, il suo petto pressò contro di lui. Entrambi rabbrividirono mentre i loro petti si strofinavano. Non erano stati così vicini per tempo, e Bill aveva bisogno di suo fratello.
    “Tu sei eccitato per questo no?”.
    Tom sorrise leggermente e l'avvolse per la vita “Avrai intenzione di lasciarmele vedere?”.
    “Vedremo.” disse Bill “Vedremo. Ora, dormiamo, okay?”.
    Tom annuì e chiusero gli occhi, ma nessuno dei due dormì molto quella notte.


    **

    “Lasciami vedere.”.
    Bill si era appena seduto stancamente, calciando via le sue scarpe. Guardò Tom tristemente, supplicando con gli occhi solo di tornare indietro.
    “Bill,” disse Tom “avevi detto da oggi che ti sentivi meglio.”.
    “Beh, non e così.” Bill fece una smorfia. Era appena tornata dall'ufficio del chirurgo plastico per un controllo finale, ed era stata anche una grande sorpresa nell'andare e nel tornare sana e salva. Stavano cercando di mantenere il segreto dai media e dai fan. Fin ora, era stato un successo. Due settimane dopo l'intervento nessuno si era reso conto di niente.
    “Tom, lasciami in pace.”.
    Tom le si sedette accanto, sfiorò le spalle di Bill e le baciò il viso “Avevi detto che potevo vedere.”.
    “Puoi... non ora.” disse Bill, la sua faccia si riscaldò “Forse non per ora.”.
    Non per ora?” Tom guardò a bocca aperta Bill “Ma tu mi hai lasciato prima... Quando erano, sai. Più piccole.”.
    “Sì, ma non erano vere allora.”.
    Tom lanciò uno guardo a Bill.
    “Tutto qui.” mormorò Bill.
    “Bill!” Tom lasciò andare la sua spalla e Bill sobbalzò “Bill, seriamente, come ti senti?”.
    Bill spinse le spalle in avanti, piegandole “Non mi sono mai più sentita come un mostro, ultimamente.”.
    “Tu non sei un mostro.”.
    “Lo sono.” Bill guardò Tom, il suo viso era stanco per la giornata, ed era senza trucco “Ho... sai... e … sai.”.
    “Voglio vedere.” disse Tom serio, questa volte più dolce “Scommetto che sono... incredibili.”.
    “Sei incerto.” disse Bill, aggrottando le sopracciglia “Probabilmente penserai che sembrino insulse.”.
    Tom si fermò “Ad essere onesto, non so a cosa sto pensando.”.
    Bill si tirò la sua giacca spessa più sicura girandola su se stessa, e si sporse in avanti.
    “Puoi sentirle?” chiese Tom “Come... puoi?”.
    “Certo che posso sentirle.” scattò Bill.
    “Non stai indossando niente, um, su di loro?”.
    Bill sospirò appena “Si... Sì. Tom, per favore, cerca solo di non parlare di questo.”.
    “Voglio sentire.” disse Tom tranquillamente “Solo lasciami sentirne una.”.
    Bill sembrò voler dare uno schiaffo a Tom. Invece, si alzò e cominciò a camminare via.
    “Bill.” disse Tom, prolungando il suo nome “Andiamo, non lo dico per essere un coglione.”.
    “Ne sei una sorta di uno.” rispose Bill, guardando oltre la propria spalla “Non voglio che tu veda nulla fino a... sai. Avrò finito.”.
    “Cazzo.” imprecò Tom “Ci vorrà un po’. Cazzo un bel po' di tempo. Perché prima sì? Ti ho vista con le tette.” disse l'ultima parte silenziosamente, sentendo un rossore sulle guance.
    “Tom, non è questo il punto.” lo implorò Bill.“Era diverso prima. Era come... era come se stessi solo facendo finta o qualcosa del genere. Non era un grande cambiamento. Oggi...” lei abbassò lo sguardo, incrociando le braccia “Solo non voglio che tu le veda. Fino a quando non ho finito.” ripeté a bassa voce.
    “Va bene.” Tom fece retromarcia, si sedette e accese la televisione. Un ondata di rabbia ribollì dentro di lui e lanciò uno sguardo truce a Bill.
    “Solo... sai... Fino ad allora ti dimenticherò.”.
    Bill lo derise e lasciò la camera. Tom solo roteò gli occhi, concentrando la sua attenzione ai video musicali sullo schermo.

    **

    Più tardi quella notte, quando Tom si stava preparando per andare a letto, sentì bussare alla porta. Sospirò, quasi voleva ignorarlo. Bill non gli si era avvicinata per tutta la serata, non era sarebbe scesa neanche per la cena. Simone aveva dovuto portarle la cena in camera sua.
    Tom scosse la testa, i colpi diventarono più forti.
    “Cosa?” disse.
    “Solo fammi entrare.” disse la voce di Bill “Per favore.”.
    “Va bene.” disse Tom.
    La porta si aprì cigolando e Bill strascinò i suoi piedi, indossando i pantaloni del pigiama e una delle magliette enormi di Tom. Tom alzò un sopracciglio: amava quando Bill indossava le sue maglie. Di solito le indossava con niente sotto. Ma questo era stato prima.
    Bill camminò in punta di piedi, sussultando per la luce opaca, le braccia incrociate al petto. Le sue spalle erano curvate in avanti, i suoi capelli cadevano sul suo petto.
    “Così, io non esisto.” mormorò Bill “Vabbè.”.
    “Non volevo dire questo.” Tom si accigliò “Tu solo... Non lo so. Non ti fidi di me? Penso che ogni cosa che fai sia fottutamente bella. Perché dovrei cambiare pensiero?”.
    “Perché ho le tette e un cazzo.” disse Bill schiettamente “Delle tette vere... Un cazzo vero. Pensa a quello.”.
    Tom sentì un piccolo strattone nella pancia. Il pensiero non gli andava bene affatto, ma sapeva che era temporaneo. Aveva avuto una lunga chiacchierata con sua madre riguardo ciò, la lotta, la comprensione, la transizione. Tom era sceso a patti con questo. Bill non era completa, lei non lo era mai stata, ma lo sarebbe stata presto. Tom avrebbe aspettato fino ad allora.
    “Ci ho pensato.” disse Tom a bassa voce “Non m'importa. Sei a posto.”.
    “Si?” Bill lasciò cadere le sue braccia sui fianchi, le spalle ancora piegate in avanti, creando una tenda fuori dalla maglia “Tom, voglio così tanto che tu le veda... Credo di essermi preso bene cura di loro.”.
    “Allora lasciami vedere.” disse Tom, cercando di mantenere il suo tono disinvolto “Sarò il giudice di questo.”.
    Bill rise un po' con tristezza “Ma poi mi ricordo, sono uno scherzo della natura. Sono come... sì... uno scherzo.”.
    “Non parlare della mia sorellina in quel modo.”.
    “Grazie.” disse Bill sorridendo ampiamente “Grazie per averlo detto.”.
    “Allora...” Tom accarezzò il letto “Vieni a sederti.”.
    Bill lentamente si fece strada nella stanza e si accoccolò leggermente accanto a Tom. Posò una mano su di lei e Bill si ritrasse, tirando le spalle verso l'interno.
    “Porta le spalle indietro.” bisbigliò Tom “Lasciami almeno vederle in quel modo.”.
    Bill si morse le labbra e alzò le spalle, curvando la schiena. Apparivano ingrossate, sollevate dal suo petto. Tom mantenne lo sguardo fisso. Non erano grandi, più o meno una coppa B. Una taglia perfetta. Tom sorrise.
    “Allora... Quando potrò sentirle?”.
    Bill fece volare via alcuni dei capelli dal viso “Spegni le luci.”.
    Tom corse direttamente alla lampada e la spense così veloce che non si ricordava di averlo mai fatto. Bill rise nel buio e Tom sentì un fruscio.
    “Bill?”.
    “Vieni qui.”.
    Tom si sedette di nuovo sul letto e raggiunse la spalla di Bill. Rantolò quando sentì la pelle scoperta. “Bill?” disse di nuovo.
    “Sentile, va bene. Loro sono per te.” disse Bill.
    “Assolutamente no.”.
    “Per favore.”.
    Il cuore di Tom incominciò a battere all'impazzata. Stava per sentire le nuove tette di Bill. Stava per compiere un nuovo passo con la sua sorellina. In qualche modo, non aveva contato quello che aveva affrontato prima, non proprio. Questo era così tanto reale. Tom abbassò la sua mano lungo il petto di Bill e deglutì. Sentì uno dei seni, e poi tutti e due. Due bellissimi, pieni, deliziosi piccoli seni. Gli racchiuse tra le mani e gli strinse delicatamente, cercando di immaginare come sarebbero stati. Non osò chiedere, lo avrebbe fatto un altro giorno.
    Ma per ora, era contento di averli solo toccati. Gli faceva male tutto, voleva prenderli, baciarli, leccarli.
    “Come sono?”.
    La voce di Bill lo sorprese. Tom le lasciò andare e toccò il suo stomaco, l'anca, e il fianco. Non aveva toccato Bill da così tanto, gli mancava la sua pelle.
    “Perfette.” Tom forzò un sorriso nel buio. Bill non era più Bill in realtà. “Si, perfette.”.
    “Bene.”.
    Tom l'aiutò a mettere la maglia e si distesero insieme. Bill appoggiò una mano di Tom su un seno, sotto la maglia. Tom lo strinse e lo rilasciò, varie volte. Lei si contorse piacevolmente mentre Tom la sentiva. Si baciarono lentamente, castamente e poi Bill si alzò. Tom non fu di certo in grado di mantenere le sue mani sul suo petto.
    “Dove stai andando?” chiese Tom.
    “Non posso dormire con te.” rispose Bill.
    “Bill, per favore.” disse Tom “Ho bisogno... Oddio, scusami. Ti sentivi così bene. Per favore?”.
    “Quando dormo con te, succedono cose.” disse Bill in poche parole.
    Tom annuì, aveva capito. Non gli piaceva, dopotutto. “Okay.”.
    “Bene... buona notte.”.
    “Buona notte... Bill?”.
    “Bel davanzale.”.
    Bill si mise a ridere mentre scivolò via dalla stanza buia.



    Capitolo 9

    Tom guardò fuori la finestra, fissando il vialetto; stava aspettando Georg e Gustav, che dopo molti mesi, sarebbero venuti. Non stava bene per questo: l'ultima volta che aveva visto Georg aveva avuto una discussione. Dava per scontato che Gerog e Gustav fossero stati dalla sua parte sin da subito.
    Loro erano arrabbiati e non capivano, proprio per questo Tom voleva che venissero, così, forse avrebbero capito.
    “Tomi?” Bill stava vagando nella stanza, strattonandosi i capelli. Stava indossando una gonna corta con leggings a strisce e una delle sue magliette da concerto. Tom sorrise. “Quando arrivano?”
    “Non lo so, tu li conosci. Hanno detto 'presto' circa... due ore fa!” le strinse il polso. “Sei carina.”
    Bill arrossì, come faceva sempre quando Tom si complimentava con lei e si sedette sul divano. “I miei capelli sono bizzarri,” piagnucolò.
    “Lo sono sempre.” rispose suo fratello.
    Gli si schiacciò contro e il cuore di Tom si scaldò, amava il modo in cui Bill poteva essere ancora un ragazzo rozzo quando voleva. Si tirò indietro i capelli scompigliati in treccine e Tom roteò gli occhi.
    “Staranno dando di matto!” disse con un sorriso.
    “Già, probabilmente ne hanno bisogno di un po' prima di poterlo accettare, giusto?”
    “Si, lo stanno facendo per forza.” concordò. Si ritrovò a guardarla, dalla testa ai piedi. Era dannatamente bella e sentì in suo inguine tirate un po', voleva solo calmarsi.
    “Eccoli.” disse Bill indicando fuori dalla finestra. “C'è la mamma di Gustav con il suo furgoncino.”
    Il biondo rise, abbastanza sicuro; era il vecchio e fidato camioncino. “Vado ad aprire.”
    “Forse dovrei io...”
    “Andiamo entrambi!” disse e lei annuì. Si avvicinarono alla porta e Tom allungò la mano e gliela strinse, proprio mentre i loro amici di band suonavano il campanello.
    “Okay,” disse Bill e aprì la porta. Georg e Gustav erano sull'uscio della porta, disputando su qualcosa e quando la portà oscillò aprendosi, i loro occhi si sollevarono per guardarla in piedi difronte a loro.
    Gli occhi del bassista si spalancarono guardandola dal viso, al petto fino ai piedi.
    “Uh, ehy,” disse Gustav dando una gomitata al compagno.
    Georg tossì e alzò lo sguardo. “Hey,”
    “Ciao ragazzi,” rispose Bill roteando gli occhi.
    “Entrate.” aggiunse il fratello.
    Bill era un po' nervosa, in piedi davanti alla porta aperta ma abbastanza sicura; proprio mentre i due entrarono e lei chiuse la porta dietro loro, scorse un fotografo in lontananza.
    Rimasero imbarazzati in cucina, Gustav che raccoglieva qualcosa dal piano di lavoro e Georg indeciso su dove tenere i suoi occhi: se al soffitto, ai suoi piedi o alle sue tette.
    “Ragazzi volete una birra?” chiese Tom. Stava cercando di agire nel modo più normale possibile, non voleva suscitare un'altra drammatica reazione da parte di sua sorella. “Oppure la soda. Abbiamo qualsiasi cosa!”
    “Per me una birra,” disse Gustav burbero.
    Georg annuì e i suoi occhi si posarono su Tom per un momento.
    “Anch'io.” pronunciò Bill.
    Tom scoppiò a ridere e fu combattuto dalla voglia di schiaffeggiarle il culo. Andò al frigorifero e tirò fuori quattro birre.
    “Allora,” iniziò lei mentre Tom scavava alla ricerca delle birre.
    “Si,” rispose il batterista.
    “Um,” aggiunse invece Georg.
    Tom fece scivolare giù le birre, sul bancone, rumorosamente, spaventando tutti. “Okay, non è complicato tutto questo.” affermò il chitarrista roteando gli occhi. “Bill ha le tette okay?”
    “Tom!” strillò lei nascondendosi dietro la sua bottoglia.
    “Oddio!” gemettè il castano, fissandole di nuovo il petto. “Perchè non ce ne hai parlato?Noi non lo sapevamo nemmeno! Non c'era sui giornali.”
    “Siamo stati molto indiscreti su questo,” disse a bassa voce. “ non voglio che tutti sappiano cosa sta succedendo.”
    “Noi non siamo tutti.” rispose Gustav guardandola negli occhi mentre si contorceva. Gustav poteva diventare schietto e freddo.
    “Potevi chiedermelo, non l'avrei nascosto a voi. Io proprio... ci sono così tanti fotografi e giornalisti ovunque. Gli hai visti quando sei entrato. Si divertono fottutamente nel criticare,come se loro conoscessero l'intervento.”
    “Non mi sono reso conto che questo fosse... serio.” disse Georg guardando in basso e Tom sogghignò. Lui aveva sempre avuto una piccola cotta per Bill, nonostante dicesse il contrario e Tom sapeva che doveva esser stato un periodo duro per questo.
    “Si, non ero preparato.” disse Gustav prendendo un lungo sorso dalla birra per poi espirare. “Merda. Sono... carine!”
    Lei annuì facendo una smorfia. “Grazie...”
    Georg tossì appena annuendo, anche, e Tom grugnì avvicinandosi a sua sorella.
    “Quindi, scusatemi.” pronunciò Bill dopo qualche istante di silenzio. “Mi dispiace per tutto, io... Stava diventando davvero brutto. Sapete che sono andata avanti fino a quanto o potuto per voi. Io stavo solo... stavo così male verso la fine. Stavo male per ogni cosa.”
    “Bill, sta' zitto.” disse Gustav ammorbidendo finalmente la sua faccia. “Sembri così più a tuo agio adesso che in questi anni che ti ho visto.”
    “E' lei.” disse Tom.
    Georg rabbrividì all'uso del pronome, e lei sospirò.
    “Ragazzi so' che state pensando... che la band è finita, giusto?” Bill aggrottò la fronte. “Beh, io sono una specie di... sapete, quindi ora come ora non posso fare nulla ma ho scritto; Tom ed io abbiamo lavorato su della roba. Muoio dalla voglia di tornare sul palco. Mi manca così fottutamente! Se capita potreste suonare con noi. Appena posso voglio ricominciare di nuovo con la band.”
    “Dici sul serio?” chiese Gustav.
    “Si, non voglio proprio... rinunciarci; non importa quello che dice la casa discografica!”
    “Cazzo,si!” disse batterista e lei sorrise per via della sua espressione sul viso.
    “Anch'io!” disse Georg in fretta. “Possiamo lavorarci.”
    “Lo faremo, non importa quanti dischi vendiamo, noi siamo ancora un gruppo. Cosa importa se siamo falliti? Che importa se la casa discografica ci considera bizzarri? Noi siamo e saremo ancora i Tokio Hotel.”
    “E tu... sei stupenda!” affermò Georg diventando rosso in viso. “Um. Non pensavo che sarebbe stato così.”
    “Cosa credevi? Che dovessi somigliare ad una drag-queen?” chiese la mora con un piccolo sorriso sulle labbra.
    “No, non lo so. Sei davvero... una ragazza adesso?”
    “Dentro,” disse Bill. “Lo sono sempre stata.”
    “Ma voglio dire...” la voce del bassista si affievolì.
    “No, non ho ancora avuto l'intervento completo... Quello è a settembre.”
    “Ed è luglio,” sospirò il biondo. “Cazzo! Sei sicura di questo?”
    “Beh, ho queste,” disse afferrando i suoi seni e facendo una smorfia. “Sarebbe meglio.”
    “No, seriamente... sei sicura?” chiese nuovamente Gustav.
    Bill annuì lentamente, senza esitazione.
    “Allora, ora che avete esaminato la mia sorellina per l'aspetto,” disse Tom ad alta voce, rompendo così il tono serio della conversazione facendoli ridere tutti. Fece l'occhiolino a Bill e gli sorrise arrossendo. Georg e Gustav potevano guardarla quante volte volevano a bocca aperta ma solo lui poteva farla arrossire con un batter d'occhio. “Hey, Bill mostriamoli alcune cose su cui stiamo lavorando no?”
    “La mia voce...” lo guardò. “Non so se voglio farla già sentire a qualcun altro.”
    “Non farne un dramma! Siamo una famiglia,” disse Gustav. “Georg ha portato il basso e io ho le mie bacchette. Siamo tutti vostri fino a stasera!”
    “Fantastico! Io vado a prendere mia moglie.” rise Tom.
    “Si, tua moglie!” lo prese in giro Bill e guardò Georg che stava diventando più tranqillo del solito. “Georg, reagisci! Sono solo delle tette!”
    Lui scosse la testa e fece una smorfia. “Okay, okay. Bene! Gustav andiamo a prendere la nostra roba .*”
    Si spostarono verso sinistra per prendere le loro cose e Tom attraversò la camera dando un rapido bacietto sulle labbra a Bill.
    “Cos'ho fatto?” chiese. Lui in risposta la baciò più forte. “Se ti tocca gli spezzo le gambe.” disse con un luccichio negli occhi. “Capito?”
    Bill sbuffò e gli diede una spallata. “Non fare l'idiota!” Tom la fece girare e, in qualche modo, sembrava che tutto sarebbe tornato al punto di partenza.

    **

    Bill stava indossando una delle sue giacche di pelle tenendo le braccia avvolte intorno a se stessa come una seconda difesa; era manierata ma anche orgogliosa. Voleva sfoggiare i suoi nuovi seni ma sapeva che non poteva farlo; anche a casa le nascondeva, sentendosi come un abominio mezzo formato, anche se le riteneva belle.
    Tom le diceva quotidianamente quanto fosse bella in ogni sua parte, ma lei si sentiva 'incompleta' e non voleva giudicare sé stessa in base di quello.
    Però, i commenti di suo fratello le erano indifferenti.
    La notizia della sua operazione era stata diffusa solo una settimana prima ma Bill era pronta ad uscire, pronta ad affrontare ciò che doveva. Non poteva passare la sua intera estate chiusa dentro, aspettando la dannata risposta del pubblico.
    Erano fuori da un locale, e si stava veramente bene. Bill era stata quasi del tutto a casa nei mesi passati, rifiutandosi di uscire. La sua pelle stava impallidendo ma lei si sentiva sicura fra le mura della sua stessa casa. Sapeva che tutti quelli che andavano a farle visita le erano di supporto, sapeva che l'amavano. Aveva solo bisogno della loro vicinanza per averne certezza.
    Ma, sapeva anche, che tutti quelli che erano col lei al pub la sostenevano e l'amavano. Era un pub che apparteneva, in un certo senso, alla sua famiglia, molto piccolo, di cui i proprietari erano stati amici ai suoi genitori per anni. Quello era solo stato un caso, infatti Tom aveva voluto farla uscire di casa proponendole un posto qualsiasi dove andare, facendola rabbrividire.
    Quando pianificò un uscita con tutti i loro amici Bill non potè proprio rifiutare. Tom era così entusiasta per questo, e lei sperava che fosse almeno un po' orgoglioso di mostrarla in pubblico.
    Intorno al tavolo c'erano i loro amici più cari. Georg, Gustav e Andreas. Tom le si sedette accanto, vicino abbastanza per essere comodo ma soprattutto per farla sentire al sicuro. Bill non vedeva di essere la ' sorella ' di Tom in pubblico; le sorelle e i fratelli erano molto più affezionati fra loro: Bill poteva camminare per le strade attaccata al braccio di Tom e nessuno avrebbe detto niente.
    “Questo giro lo offre la casa.” disse la cameriera minuta, portando un enorme vassoio di bevande mettendolo sul tavolo.
    “Questo e quello che hai detto ad ogni giro, fino ad ora.” disse Georg sorridente.
    “Non ricordo,” rispose la ragazza, facendogli l'occhiolino. “Forse ne hai avuti troppi.”
    Tom sorrise e si sporse più vicino a Bill. “Va tutto bene?”
    Lei annuì, si sentiva benissimo. “Probabilmente dovrei smettere di bere birra, sto diventando un po'... brilla.”
    Tom rise. “Non c'è niente di male in questo.”
    Lei si appoggiò un po' contro di lui toccandogli un braccio. “Non pensare di farmi ubriacare per poi scoparmi,” mormorò sorridendo timidamente.
    Tom sbraitò una risata e afferrò la birra di Bill. “Beh, in questo caso dovresti smetterla di bere.” prese un sorso dalla sua birra e lei ridacchiò.
    “In effetti andrei a prendere una Coca-cola,” disse alzandosi, mettendosi la giacca e sorridendo. “Torno subito.”
    Si spinse contro la poca folla di persone che si trovava nel pub e si appoggiò al bar. Anche se non era molto affollato il barista si fece attendere per un po'; per qusto decise di aspettarlo saltando sullo sgabello.
    Picchiettò le sue unghie contro il bancone e rise contenta. Si sentiva così bene di essere uscita, soprattutto perchè in quel posto non attirava l'attenzione per essere Bill Kaulitz. Era solo una della folla, una frequentatrice abituale.
    “Ehi, sei nuova da queste parti?”
    La domanda fatta fece scattare la testa Bill su, trovandosi un uomo alto, bello che la fissava. Era tutto sorrisi e lei arrossì un po'.
    “Devi essere tu quello nuovo per fare una domanda del genere,” ribaltò la domanda Bill.
    L'uomo sorrise. “E io che credevo di conoscere tutte le belle ragazze della città,” disse compiaciuto. “Sono Eric!”
    Il sorriso di Bill vacillò ma poi s'illuminò. Quella persona credeva che Bill fosse una ragazza, una vera ragazza.
    “Io sono... Piacere di conoscerti!” disse non volendo mentire sul nome, ma se quell'uomo aveva pensato che fosse una ragazza, poteva giocarci un po' su.
    “Allora, cosa posso offrirti?” chiese Eric avvicinandosi. “Le ragazze graziose hanno bisogno di bevande graziose.”
    “Sono di servizio ora,” rispose un po' imbronciata. “Andrà bene solo una Coca-cola.”
    “Oh si? In servizio? Che tipo di servizio?” ghignò lui.
    Bill si sentì avvampare dentro, quell'uomo stava flirtando. “In genere non dovrei parlarne. Dovrei ucciderti.” agigunse.
    Lui rise. “Capsico. Capisco. Perchè non ci metti un po' di rum in quella Coca?”
    “Fose.” rispose sentendosi in cima al mondo. Si girò sullo sgabello e si appoggiò al bar, inacrando un po' la schiena. Era ora di mettere in bella mostra i suoi seni, sperando che s'intavedessero attraverso la giacca.
    Eric si alzò e la guadò dalla testa ai piedi facendola arrossire.
    “Hai delle gambe kilometriche!”
    “Le uso per camminare,” rispose, guardando verso il suo tavolo aprendo, solo un po', la zip della sua giacca. Vide Tom che aveva iniziato una conversazione profonda con Andreas, e lei voleva divertirsi giusto in po', innocuamente. Tirò giù tutta la zip e si appoggiò sui gomiti, lasciando, nervosamente, il suo petto in bella vista. Stava solo indossando una delle sue vecchie t-shirt ma aveva su un reggiseno fantastico che rendeva le sue tette veramente eleganti; almeno così aveva detto Tom, e lei aveva fiducia del suo giudizio maschile.
    “Allora, cosa posso fare per avere il tuo numero?” domandò Eric, spostando il suo sguardo dal viso al petto di Bill.
    Lei si lasciò sfuggire una risatina ruvida. Aveva lavorato molto sulla sua voce ultimamente, cercando di renderla più acuta e leggera. “Per prima cosa ho bisogno di questo Rum e Coca.”
    “Non risparmiarti, tanto offro io.” disse. “Però ho bisogno di un barista. Sai dove si trova o l'hai messo K.O con la tua bellezza?”
    Bill roteò gli occhi. “Si, è proprio così.”
    Eric le fece uno sguardo malizioso. “Non lo biasimo.”
    Tom alzò lo sguardo dalla sua conversazione e notò Bill era andata via da molto. La cercò nella stanza e vide che era al bar mentre parlava e rideva con un uomo alto; stinse gli occhi. Sapeva che non l'avrebbe mai tradito, ma quando si accorse che la cerniera della sua giacca era aperta e che il suo davanzale era visibile a mezzo mondo, capì che c'era qualcosa che non andava.
    Bill era bella e incantevole e Tom voleva che nessun altro uomo dovesse notarla.
    Si alzò e si diresse verso il bar. Abbastanza vicino proprio per sentire cosa stavano dicendo. Vide l'uomo appoggiarsi vicino a Bill e dire: “Proprio delle belle tette.”
    “Um,” disse Tom ad alta voce.
    Lei e l'uomo alzarono lo sguardo e videro Tom che era in piedi davanti a loro. La bocca di Bill si spalancò e si affettò nel chiudere la sua giacca. L'uomo, invece, guardò Tom non capendo.
    “Oh cazzo!” disse il ragazzo prima che il biondo gli sferrasse un pugno alla mascella, lui cadde indietro contro il bar; per quanto Tom fosse pelle e ossa, il suo pugno era stato abbastanza potente.
    “Non si dovrebbe parlare a mio fr- mia sorella, in quel modo.” disse lui oscuramente fra Bill e Eric. “Mi hai sentito?”
    Lui si spinse a largo dal bar e spinse Tom indietro. “Tua sorella è un fottuto ragazzo.” sputò fuori l'uomo, e lo stomaco di Bill si contorse.
    “E' più uomo di te, ma posso dirti che è l'unica pollastra di questo bar.” disse Tom. Gli occhi di Eric lampeggiarono e scattò in avanti con l'intento di fare il rasta a pezzi, ma per fortuna il barista tornò spingendosi fra i due. Anche Georg e Gustav si erano alzati dal loro tavolino, fermando Tom.
    Bill gli guardò mentre si lanciavano insulti fra di loro e abbassò la testa, cercando di essere invisibile.

    **

    “Hai rovinato tutto!” urlò Bill. Erano nell' Escalade di Tom, a un miglio da casa, ma lui continuò a guidare a cerchio, appassionato nel lasciarla urlare per tutto il tempo che le piacesse.
    “Non volevo che ci provasse con te!” disse con gli occhi sulla stada.
    “Sei impazzito? Non avevo intenzione di andare a casa con lui!” ruggì lei. “Come gli hai ricordato, io sono più uomo di lui!”
    “Non intendevo in quel senso.” disse Tom digrignando i denti. “E che cosa? Se non avresti avuto un uccello saresti andata a casa con lui? Davvero, Bill?”
    Lei aprì il finestrino fissando fuori. “Tu vai scopando in giro! Perchè io non posso?”
    “Forse non hai notato, ma non ho scopato nessuno ma tu in neanche... cazzo, non ricordo nemmeno da quando tempo!”
    “Sette mesi,” rispose lei. “Con una groupie in Francia.”
    “Vedi quanto mi importava! Non la ricordo neanche!” disse Tom. “Posso avere una reputazione da... ma tu sai che è solo una stronzata!”
    “Ti sei scopato sei ragazze!” disse lei a bassa voce.
    “Due di queste erano le mie ragazze, e io posso scoparmi la mia ragazza.”
    “Hai sempre scopato più me che le tue ragazze!” si chinò e afferrò il braccio del chitarrista affondando le unghia in esso.
    “Cazzo! Cosa vuoi che faccia? Vuoi essere la mia ragazza? Huh? Cosa vuoi?”
    “Si!” strillò lei. “Sei stupido? Si, voglio essere la tua ragazza!”
    Tom sbattè il suo piede contro il freno, proprio in mezzo alla strada e Bill volò in avanti mettendosi contro il cruscotto.
    “Cazzo, Tomi!”
    Lui si voltò fissandola, slacciandosi per prima cosa la sua cintura di sicurezza e poi quella di Bill, raggiungendola e strattonandola più vicino a lui. Lei rimase a bocca aperta e le loro labbra s'incontrarono.
    “Okay,” disse Tom fra i baci. “Okay.”
    “Posso essere la tua ragazza?” mormorò sentendo scivolare la lingua di suo fratello nella sua bocca. Si sciolse sotto quel tocco, sentendosi fottutamente fusa. “Oh, Tomi.”
    “Si,” disse Tom, anche se la parola fidanzata gli faceva rissare i peli. “Certo che puoi. Tu sei, io...”
    Si baciarono di nuovo, facendosi a pezzi con gli occhi, gli spalancarono quando una macchina passò di lì suonando rumorosamente il clacson.
    “Ti amo. Io voglio solo te. Comunque tu sia, con qualunque nomignolo tu voglia. Io non so, sei ancora Bill, giusto? Sarai ancora mia sorella?”
    Bill annuì, arrossendo da matti. Baciò l'orecchio del biondo strofinandoci il muso contro. “E ricorda che sono anche tuo fratello. Non dimenticarti di Bill. Okay?”
    Tom sospirò pesantemente sentendo come se un altro peso fosse stato sollevato. In qualche modo Bill percepì quello che avevano, quello che lei era, e lo calmò.
    “Te lo prometto.” disse allontanandosi da lei e indossando di nuovo la cintura.
    Viaggiarono fino a casa in silenzio, le loro labbra rosse, finalmente con i loro cuori uniti.

    Capitolo 10

    Bill era stata a casa per giorni, non aveva minimamente pensato di uscire, ma quando si ritrovava a vagare per la cucina e sentiva il vento che proveniva dalla finestra, qualcosa dentro di lei le prudeva e aveva bisogno di una boccata d'aria.
    Guardò la porta, aggrottando le sopracciglia. Ogni volta che era uscita negli ultimi mesi era stata accolta da fotografi affamati. Erano spietati, abbagliavano, ogni volta, la sua faccia con tutti quei flash; apparentemente sembrava che volessero trascorrere l'intera notte tra i cespugli solo per ottenere un milione di dollari per un suo scatto.
    Bill non poteva biasimarli; stavano facendo il loro lavoro e sapeva che le persone erano curiose; era ancora un po’ irritante però.
    Per fortuna ultimamente le cose non sembravano così male: il pubblico non era ossessionato da lei e l'idea della sua transazione era diventata una vecchia notizia. Sapeva che fino a quando non si sarebbe sottoposta all'intervento poteva star calma ma, poi, sarebbe stata circondata da un circo mediatico. In entrambi i casi era sia emozionata che spaventata.
    La porta della cucina si affacciava sul suo cortile, chiuso e recintato. Sarebbe potuta uscire per sedersi sulla veranda del retro e prendere un po’ di sole e aria fresca. Finora i paparazzi non avevano mai osato fare un passo lì dietro. Questa era una cortesia, che avevano concesso alla sua famiglia senza alcun motivo. Dopotutto, c'era anche la sicurezza che riusciva a tener d'occhio il più bravo degli spioni.
    Bill si mise gli occhiali da sole e fece un respiro profondo. Non c'era nessuno a casa, ma Gordon era in garage, lavorava su un ripiano che si era rotto tempo fa. Se fosse successo qualcosa, avrebbe potuto chiamare lui.
    Spinse la porta lentamente, socchiudendo gli occhi quando fu immersa dalla dolce luce del sole caldo. Immediatamente si sentì mille volte meglio, essendo stata chiusa dentro per così tanto era diventata pallida, quasi come se fosse stata debole. Si assicurò di lasciare la porta aperta giusto un po’.
    Si sedette in una delle sedie di vimini della veranda ed allungò le sue gambe. Indossava un vecchio paio di jeans attillati ed una t-shirt appiccicosa, un po’ troppo piccola per la sua età.
    “Bill!”.
    Alzò la testa di scatto e guardò bruscamente di lato. Non vide nessun uomo o fotografo e la voce risultava lieve e femminile. S'irrigidì, stringendo i braccioli della sedia, posizionandosi in piedi.
    “Bill, aspetta!”.
    Poco dopo, una giovane ragazza apparve da dietro un albero e Bill spalancò gli occhi. Si coprì immediatamente il petto e fece una mossa per correre verso la porta, ma qualcosa la fece fermare.
    La ragazza aveva il volto rigato da lacrime, aveva i capelli corti e neri, era magra e non poteva avere più di quattordici anni.
    Sembrava innocua. Bill fece una pausa, aprendo un po’ la bocca.
    “Bill, per favore!” urlò, trovando il coraggio di salire sui gradini di legno della veranda “Solo... Io voglio... ho aspettato per ore.”.
    Bill non sapeva cosa dire, la guardò appena, rilassando le braccia ma tenendole ancora sul torace.
    La ragazzina iniziò a piangere fra le sue mani. Non stava neanche guardando più Bill. Indossava una t-shirt bianca e nera a strisce, jeans strappati, e ovviamente era truccata pesantemente dato che ora il suo make-up le si era spalmato lungo le guancie.
    “Siediti.” fu tutto ciò che disse debolmente, indicando la sedia accanto a lei. Doveva aver saltato il recinzione per entrare. Questo fu un pensiero abbastanza terrificante ma in qualche modo sapeva che quella ragazza non le avrebbe procurato dei guai.
    La giovane si sedette sulla sedia accanto a lei, senza guardarla, seppellendo ancora la sua faccia fra le sue braccia.
    “Bill.” disse a bassa voce, sbirciando con un occhio “Bill, ciao.”.
    “Ehi.” rispose con cura “Vuoi... dell'acqua o qualcosa del genere?”.
    Lei scosse velocemente la testa, e le mani di Bill abbandonarono il suo petto.
    “Oddio, non posso credere, io sono venuta... pensavo sarebbe stato meglio ma questo è... è molto peggio!” guadò intensamente Bill che poteva vedere come la ragazza fosse sconvolta. “Volevo vederti, personalmente, perché...”..
    “Mi dispiace.” ripose tranquillamente senza alterare la voce, come aveva cercato di fare negli ultimi mesi. “È... questo... mi dispiace...”.
    La giovane annuì, guardandola apertamente, ora.
    “Sei... sembri... così vero. È proprio vero, oh, cazzo... è vero!”.
    Iniziò a piangere di nuovo, questa volta più forte facendo sentire Bill tremendamente a disagio. Fece l'unica cosa che pensava fosse utile: s'incamminò verso l'entrata e prese un paio di tovaglioli per poi tornare fuori e porgerli alla ragazza che piangeva. Li prese, asciugandosi il viso a casaccio, i singhiozzi che diventavano sempre più forti.
    Bill si guardò intorno perplesso.
    “Vuoi chiamare qualcuno?”.
    “Ti amo.” rispose la ragazza con occhi spalancati e vitrei “Io ti amo così tanto e ora è tutto rovinato. Sono così confusa. Come hai potuto fare questo? A me!”.
    “Oh.” mormorò Bill goffamente irrigidendosi di nuovo. Se doveva andarci dentro, doveva farlo con calma.
    “Settembre.” disse lei lentamente “L'ho letto in Bravo, c'era tutto, il tuo intervento a settembre. È così... presto, ma tu lo stai facendo, hai intenzione di bloccare, non so.” la piccola iniziò a guardarla in preda al panico. “Oh, mio Dio! E ho anche letto che hai già le tette, ho visto le foto ma... non ci credevo!”.
    Bill si morse le labbra. “Io-”.
    “No, io ti amavo.” continuò “Ora però... ti odio! Ti odio! Tu eri l'unico ragazzo che io abbia mai amato e ho pensato... ho pensato che noi... Ora è tutto finito perché sei... Vuoi essere qualcuno che io...” i suoi singhiozzi ora si trasformarono in lamenti, e la sua espressione mostrava quanto si sentisse tradita. Bill si sentì così in colpa, sapendo che non doveva, ma questa ragazza, questa fan...
    “Mi dispiace.” disse di nuovo, cercando di forzare ogni centimetro di compassione nella sua voce. Si tolse gli occhiali da sole e li mise sul tavolino fra loro; era consapevole del suo petto per questo aveva indossato una giacca. “Mi dispiace tanto.”.
    “Dovrebbe dispiacerti!” grido “Non hai idea! Tu non hai idea, un minimo d'idea... voglio morire, mi sento così...”.
    “No.” disse Bill velocemente con una voce ricca di emozioni “Oddio, per favore. Io non me lo merito!”.
    “Tu sei, eri.”.
    Bill sospirò “Io ero così infelice... mi dispiace per te ora, ma io... non è proprio la stessa cosa, ma mi sentivo come probabilmente ti senti tu ora.” fece una pausa, guardando la fan con attenzione. “E ora...” abbassò lentamente le braccia, esponendo il petto.
    Gli occhi della ragazzi si spalancarono e urlò più forte.
    “Ma non puoi dirlo a nessuno, non puoi dire una parola, per favore.” la supplicò dolcemente “Per favore, mi dispiace così tanto che tu... ti stai sentendo in questo modo ma...”.
    “Non lo dirò a nessuno.” sussurrò “Devo andare adesso.”.
    Bill stava giusto per dire qualcosa, quando la ragazza si alzò e corse via, portando con sé i suoi occhiali da sole.
    “Cazzo.” borbottò, chinando la testa e mettendosela fra le mani. Alcune lacrime scivolarono lungo le sue guance. Non stava piangendo per aver spezzato il cuore della ragazza; no, perché se lo aspettava. Si chiedeva solo cosa sarebbe successo a tutte le piccole 'Signore di Bill Kaulitz', come si sarebbero sentite riguardo il brusco cambiamento di sesso. Però, scatto qualcosa dentro di lei, e improvvisamente, non riusciva a credere che stesse facendo qualcosa di così drastico.
    Non aveva visto la TV, non aveva preso un giornale o una rivista da così tanto tempo; aveva paura di ciò che avrebbe potuto vedere. Aveva paura che si sbagliassero, o peggio, che dicessero la verità!
    “Bill?” la voce di Gordon provenne dalla cucina “Bill, tesoro sei lì fuori?”.
    Lei annuì lo stesso, sapendo che non poteva vederla, ma non era in grado di poter parlare. Gordon si spinse contro la porta e si precipitò al suo fianco, rannicchiandosi.
    “Billi, cosa c'è? Non dovresti essere qui, avresti dovuto dirmelo.” disse l'uomo, scacciandole via i capelli dal viso. “Non è sicuro.”.
    “Va bene.” riuscì a dire “Va bene, sto bene.”.
    “Non sembra però che tu stai bene.”.
    “Starò bene.”.
    Lui la fissò per un lunghissimo momento e annuì.
    “So che lo farai, tesoro. Vogliamo parlarne con delle belle tazze di tè freddo?”.
    Bill annuì, tirando su col naso. “Sì, va bene.”.
    Si alzò e Gordon la tirò con sé in un grande abbraccio. Lei seppellì la faccia nella spalla del suo patrigno, aggrappandosi a lui e lasciando che le sue lacrime gli bagnassero la camicia. L'uomo le accarezzò solo i capelli sussurrandole parole di conforto.
    “Andiamo.” disse dolcemente, baciandole la fronte e avvolgendo un braccio attorno alle sue spalle.
    Bill annuì di nuovo e lasciò che Gordon la portasse dentro.

    **

    Tom accese una sigaretta e ne prese una boccata. Stava in piedi nella veranda sul retro di casa; era tarda notte e sapeva che Bill non sarebbe stata in giro, così poteva godersi per davvero la sua sigaretta.
    Espirò, soffiando poi il fumo dalle narici godendosi il lieve bruciore; il fumo grigio roteò in ciuffetti nell'oscurità, e lentamente si allontanò da lui.
    “Tomi,” lo chiamo dolcemente Bill dall'interno della casa “dove sei?”.
    “Merda.” mormorò abbassando la sigaretta, cercando di nasconderla dietro di lui. “Sì, Bill.”
    Il viso di Bill apparve dietro la zanzariera, e sorrise.
    “Sei qui...”.
    Tom annuì “Cosa c'è, piccola?”.
    Lei rise e poi fece un broncio esagerato “Ero sola.”.
    “Aw Bill... ti ho vista dieci minuti fa.”.
    “Appunto, era dieci minuti fa!” aprì la zanzariera ed uscì fuori. Indossava i pantaloni del pigiama larghi e una piccola t-shirt. Tremava mentre era uscita fuori per mettersi accanto a Tom. Gli diede una gomitata, e poi annusò.
    “Oh, no... No, Tom!”.
    “Mi dispiace.” gemette lui alzando la sigaretta “La spegnerò.”.
    “No, no.” affermò lei in fretta “Non farlo.”.
    “Sì, ho intenzione di farlo.”.
    “Tomi.” piagnucolò “Bene. Lasciami solo fare un tiro e poi la spegni.”.
    “Uh, uh.” disse lui sogghignando “Sai che non puoi.”.
    Lei fece di nuovo il broncio. Al suo scorso controllo, fatto poche settimane fa, le era stato detto che avrebbe dovuto smettere di fumare per il suo intervento chirurgico. Fu una decisione difficile per lei, dato che il medico aveva detto che non era obbligatorio, ma questo avrebbe potuto ostacolare lo sviluppo ormonale se avrebbe continuato a farlo. Inizialmente Bill aveva detto che non importava; sarebbe stato molto difficile smettere, ed era già felice di come il suo corpo stava rispondendo alla terapia. Ma poi, Tom aveva parlato in un certo senso con lei, e le aveva detto che avrebbe cercato una scusa per uscirne in ogni caso; perché non insieme?
    “Non puoi, o...”.
    “Non sto cercando di mantenere la mia figura da ragazzina.” rispose lui decidendo di prendere la sigaretta, sotto i suoi occhi, trascinarla e soffiarle il fumo in faccia.
    “Stronzo!”.
    Tom alzò le spalle “Se sei così disperato nell'avvolgere le tue labbra attorno a qualcosa...”.
    Bill diede una botta al braccio di suo fratello, accigliandosi.
    “Peccato che ho smesso!”.
    “Non lo hai fatto!”.
    “Sto cercando di farlo.” rispose tristemente. Fece una mossa per afferrare la sigaretta, ma Tom la spostò via e lei gemette ad alta voce “Tomi!”.
    “Billi!” disse lui con tono beffardo.
    “Ugh, solo un piccolo tiro.” piagnucolò “Per favore.”.
    “Bill...” il chitarrista prese un altro pugno.
    “Tu me lo devi! Avevi promesso che avresti smesso anche tu!”.
    Lui mise le mani in alto in segno di finta resa.
    “Sono troppo debole.”
    “Tommmm, non è divertente! Per quante cazzo di volte l'hai fatto dietro alle mie spalle?” disse incrociando le braccia al petto. Diventava subito irritabile e Tom sapeva sempre come calmare la situazione.
    “Solo qualche giorno, lo giuro. Mi stava facendo impazzire. Il bisogno era proprio... ed io e la sigaretta siamo stati stretti dentro e...”.
    La mora roteò gli occhi e spinse la spalla di Tom. “Sei un idiota.” sorrise un po’ e lui sapeva che era fuori dai guai.
    “Ora lasciami fare una succhiata.”.
    Tom alzò le sopracciglia e lei lo spinse più forte.
    “Dallo a me un succhio.” rispose sogghignando “E poi sì, vedremo se né meriterai una.”.
    “Fanculo!” disse pestandosi i piedi. Sospirò e avvolse la braccia intorno alla vita di Tom strofinando il viso sul suo petto. “Tomi...”.
    “Questo è dolce, ma no.” rispose con fermezza Tom.
    “Mmm.” canticchiò lei, inspirando l'aria e la camicia di suo fratello che puzzava deliziosamente di fumo. “Tomi, solo uno, non mi ucciderà.”.
    Lui lasciò cadere la sigaretta sul pavimento della veranda e la calpestò, fissando Bill duramente negli occhi mentre la schiacciava con la punta della scarpa.
    “Ehi, Bill, andiamo al piano di sopra.” propose sorridendo avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
    “Io non succhio quello.” rispose guardando giù, all'inguine di Tom.
    Ora era Tom che piagnucolava. “Andiamo, mi hai messo l'idea in testa e tutto...”.
    “Sei tu che mi hai tradito!”.
    “Con una sigaretta.” disse lui a denti stretti.
    “Non importa come.” disse volgendo al biondo un ghigno malvagio “Importa solo che lo hai fatto”.
    “Beh, merda!” si sedette e tirò fuori un pacchetto di sigarette accartocciato. “Infrangiamo le regole!” tirò fuori una sigaretta e gliela porse mentre lei la prese con entusiasmo, sedendosi sulle ginocchia.
    “Sai, i paparazzi potrebbero guardaci attraverso i loro super-zoom ora.” disse lei mettendosi già la sigaretta fra le labbra imbronciate. “Dammi un accendino fratè!”.
    Tom trasalì alle parole e rise. “Tieni, sorè!”.
    “Ugh, stiamo diventando sdolcinati.”.
    “Tu sei la ragazza, è colpa tua, lo sai.”.
    Bill fece una smorfia e roteò gli occhi. “Bene, lo suppongo.” leccò la punta della sigaretta e sospirò; era passato troppo tempo. “Andiamo, Tomi.”.
    Lui accese la propria e poi delicatamente prese le guance di Bill mentre teneva l'accendino proprio sotto la sua sigaretta, accendendola, e lei inspirò chiudendo gli occhi.
    “Buona, fottutamente buona.” disse il chitarrista.
    “Mm.” concordò Bill sentendosi improvvisamente male per averlo fatto; aveva lavorato così duramente per uscirne finalmente, ma ora con questo aveva rovinato tutto.
    Portò la sigaretta giù e sospirò, guardando suo fratello. Tom era già a metà con gli occhi chiusi e sembrava stesse davvero godendo. Bill lo colpì nel fianco e lui aprì gli occhi. “Cosa?”.
    “Andiamo dentro. Ho freddo.”.
    “Sei sempre freddo. Ora.”.
    Lei rise “Dentro. Andiamo.” lasciò cadere la sigaretta nel posacenere e tirò la camicia di Tom. “Dentro, Tomi.”.
    Lui gemette “Questo è un vero spreco! Due tiri, tre!”.
    “Rifiutali tutti.” gli ordinò afferrando il polso di Tom dirigendolo nel posacenere. Lasciò cadere la sigaretta accesa e Bill gli baciò le labbra.
    “Ehi, i super-zoom dei paparazzi!” protestò il rasta.
    “Immagina i titoli.” mormorò lei baciandolo violentemente. Sapeva di sigarette e lo leccò più in profondità nella bocca prima di tirarsi indietro.
    “Entriamo così ti succhio.”.
    Si alzò più veloce di quanto lei avesse pensato fosse possibile.
    “Veramente?”.
    Lei rise di rimando “Veramente.”.
    L'afferrò per braccio e la tirò dentro.

    :5yth:
  2. .
    teshoraaa il capitolo è a meta u.u su forumfree non mi fa entrare o--o ecco perchè non mi faccio sentire u.u vorrei capire perchè -.-
  3. .
    siiiii l'ossessioneeee xDDDD postiamo gli altri capitoli u.u anche se non legge nessuno-.-




    Titolo:
    The meridian hour
    Autore:cynical_terror,undrockroll
    Rating: Nc 17,Het
    Avvisi: Adult Content,Crossdressing,Heavy Kink
    Genere: Drama, Romance,Sex Change,Twincest,angist
    traduttrice: **stern**
    beta: MorgieStorm
    link storia originale: The Meridian Hour



    2° CAPITOLO



    image

    Bill si sedette sul sofà aggrovigliando le gambe sotto di lui e guardando fuori la finestra. Era tornato a casa per un paio di settimane, la band era in pausa a tempo indeterminato. Tutto per causa sua, ma tutti loro erano sollevati dal fatto che si trattasse di una pausa.
    Si sentiva un egoista a mettere fine alla band, perché in fin dei conti era quello che stava facendo. La sua band, la loro band, non sarebbe durata ancora per molto. Non dopo quello che Bill aveva intenzione di fare. Per quanto volesse credere che si potesse andare avanti, che i loro fans potessero essere di conforto senza alcuna preoccupazione, sapeva che i loro fan potevano esser confusi.
    Ma non disse niente a nessuno, rimase per David e la casa discografica. Ma comunque loro dovevano saperlo in ogni caso; questa era la fine dei Tokio Hotel. Come poteva Bill non sentirsi egoista facendo questo a tutti loro?
    Dopotutto faceva questo per se stesso, e si sentiva così bene. Anche se era doloroso, stressante e faticoso per tutte le persone coinvolte.
    Non poteva continuare a vivere la sua vita in questo modo, aveva davvero bisogno di essere se stesso.
    “Bill, tesoro.” disse Simone camminando nella stanza e sedendosi sul sofà accanto a suo figlio “Cosa stai facendo? Sai che non mi piace quando rimani tutto il tempo seduto qui. Sei triste?”.
    “Sto bene.” disse Bill silenziosamente.
    Fuori pioveva ed era troppo stanco per distogliere lo sguardo dalle gocce di pioggia che scivolavano sul vetro della finestra. L'azione del movimento dei suoi occhi era uno sforzo troppo grande per lui. “Non preoccuparti.”.
    Simone strofinò la propria mano sulla gamba, e la stanza era così silenziosa.
    “Cosa farai oggi?”.
    “Penso che fra poco arrivi Andreas.”.
    “Oh.” rispose Simone giocherellando con la cintura laterale dei jeans di Bill “Cosa farete insieme?”. Bill si strinse nelle spalle pesantemente, distogliendo, infine, lo sguardo dalla finestra.
    “Usciamo soltanto.”.
    Simone mise le sue mani su Bill e pressò.
    “Hai intenzione di dirglielo?”.
    “Suppongo. Non lo so”.
    “È stato il tuo migliore amico per tanto tempo,” disse Simone con dolcezza “non penso sia giusto tenerlo all'oscuro da questo grande segreto, hai già detto tutto agli altri.”.
    “Mi odierà come fanno tutti.” Bill guardò il pavimento.
    “Tesoro…” disse Simone scostandogli i capelli dal viso “perché dici così?”.
    “Georg e Gustav... Tom... tutti pensano che io sia stupido.” borbottò Bill “Voglio solo uscire con qualcuno che non sa, qualcuno che si comporti normalmente con me.”.
    “Tuo fratello non pensa questo.” disse gentilmente Simone.
    “È confuso.”.
    “Lo so”..
    Simone sospirò alzandosi “Forse dovresti parlargli.”.
    “Ci sono già stato.” replicò Bill cercando di non sembrare troppo stizzoso“Grazie.”.
    Quando Bill fu di nuovo solo tornò a guardare le finestre bagnate. Non voleva pensare al passato; piuttosto guardando i vetri, cercando di dipendere dalla sua visione a mezz'aria. Se solo avesse potuto dirigere quelle gocce di pioggia, le avrebbe domate.
    Presto Andreas fu lì. Simone lo fece entrare e chiacchierarono per un po' prima che Bill sentisse sua madre dire “Lei... lui è li, sai dove trovar..lo.”.
    Bill sorrise a se stesso, per l'uso dei pronomi a cui sua madre aveva fatto ricorso. Andreas entrò saltellando nel salotto, scuotendo i capelli dalla pioggia e facendo un gran sorriso smagliante verso Bill.
    “Ehi!” disse “Non sapevo che fossi a casa, perché non mi hai chiamato? Da quanto sei a casa? È stato così brutto qui! .
    “Ehi!” replicò Bill, muovendosi sul sofà mettendosi sulle ginocchia “Sì, siamo a casa per un po’.”. Non avevano ancora annunciato la loro pausa, ma la decisione era stata già presa. “Prendendoci una pausa, suppongo.”
    Andreas annuì “Voi ragazzi ne avete davvero bisogno, dov'è Tom?”.
    “È in sala registrazione, combinando guai in giro! ” Bill cercò di sorridere sperando di non far notare il sorriso forzato che aveva fatto.
    “Quindi... ”.
    “Va tutto bene? ” chiese Andreas preoccupato “Perché sei a casa?”.
    “Per una pausa, te l'ho detto.” rispose Bill.
    “No, voglio dire, perché non sei con Tom?” Andreas sollevò il sopracciglio e Bill si morse il labbro. “Bill hai di nuovo litigato con i ragazzi?.”.
    Bill scosse la testa “Sono solo stanco.”.
    “Non sembri stanco. Cosa c'è che non va?”.
    Bill fece un espressione quasi accigliata. Non poteva tenere segreto niente ad Andreas “Niente.”.
    “Stronzate.” Andreas spinse la spalla di Bill “Voi ragazzi state rompendo la band o cosa?”.
    “Sta zitto.”disse Bill facendo una smorfia “Non è niente di simile.”.
    “Cosa?” Andreas stava fissando Bill, iniziando a guardarlo interessato.
    “Cosa succede?”.
    “Cazzo.” disse Bill, sentendo le lacrime pungergli gli occhi “Io... ti arrabbierai.”.
    “Non lo farò. Lo prometto.”.
    Tom aveva detto la stessa cosa mesi e mesi fa, ma era una bugia. Forse Andreas poteva capirlo, forse anche Tom, ma questo non voleva dire che fosse vero.
    “La band sta prendendo una pausa.” disse Bill questa era una mezza verità “Non stiamo rompendo, ma... ”.
    “Oh Gesù, perché?” chiese Andreas “Non mi hai mai detto niente a riguardo!”.
    “Vedi, ti stai arrabbiando!” disse Bill. Andreas scosse la testa “Sei tu!”.
    “Sono solo confuso.” disse Andreas “Perché me l'hai tenuto nascosto?”.
    “È mia, è tutta colpa mia!”disse Bill in fretta “Io non... io non sono neanche in me ultimamente. Non si può dire? non sono stato in me per anni, non per molto tempo, e non posso più farlo.”.
    C'era della vera e propria preoccupazione negli occhi di Andreas, vero amore, ma Bill sapeva che quello che Andreas stava pensando non si avvicinava minimamente alla realtà “Oh, Bill…” Andreas gli strinse la spalla “Puoi dirmelo.”.
    “Non è... cosa pensi.”.
    Andreas strinse ancor di più la sua mano “Va bene se vuoi... venire fuori Bill. Non si rovinerebbe la band, le persone non sono così cattive. Avrai ancora un sacco di fan.” Disse.
    Bill quasi rise, non era facile, non era semplice “Non sono gay.” Disse.
    “Bill... ”.
    Questa volta Bill rise “Io sono una ragazza.” disse, sorridendo ancora “Sono una cazzo di ragazza!” la sua risata si trasformò in piccoli singhiozzi, grosse lacrime scesero lungo le sue guancie “Andreas, io sono una ragazza!”.
    Andreas indietreggiò per un po', guardando Bill, il suo viso si aggrottò “Cosa?”.
    “Non sono... Andreas, sto cambiando... sto... facendo una cura.”.
    “Una cura? Non capisco” disse Andreas “Che cosa stai dicendo? Tu sei...”.
    “Ho intenzione di diventare una ragazza.” sussurrò Bill.
    Il cuore di Bill faceva male invece Andreas chinò la testa mentre impallidiva e indietreggiava sempre più.
    “Questo non ha senso.” sbottò Andreas “Non hai mai detto che... non mi hai mai detto…”.
    “Non l'ho mai detto a nessuno prima d'ora. L'ho fatto recentemente.” disse Bill non preoccupandosi di asciugare le sue lacrime “È stato come se mi stesse uccidendo, uccidendo per così tanto tempo, Andi. Sono una ragazza del cazzo. Vedi?” Bill indicò se stesso, cercava di essere più chiaro possibile “Io sono... io non sono un ragazzo.”.
    “Sì, che lo sei!” Andreas si accigliò visibilmente teso “Questo è così... questo è venuto fuori dal nulla!”.
    “No.”.
    “Bill... ”Andreas scosse la testa “Sei un ragazzo. Io so che sei un ragazzo.”.
    “Io so che non lo sono.”.
    “Ma tu e Tom... voi siete gemelli... ”Andreas si rattristì, e Bill poteva letteralmente vedere come fosse difficile per Andreas elaborare le informazioni.
    “Quindi basta... è questa la novità giusto?”.
    “No, io l'ho saputo per anni.”disse Bill a bassa voce, muoveva una mano sulla guancia, asciugando le lacrime che continuavano a cadere “Io l'ho saputo per così tanto tempo, Tom reagì come-”.
    “Non me l'hai mai detto? Tu l’hai saputo per tutto questo da tempo e non me ne hai mai parlato? Gliel'hai detto a Tom?” questa volta Andreas lo guardò male, era ferito confuso e in difficoltà.
    “Certo. Lui è mio fratello, sono sempre con lui, è il mio migliore amico, come te.” aggiunse Bill rapidamente mentre il volto di Andreas si abbatteva sempre più.
    “Io non capisco questo... Io non...” Andreas si alzò in piedi, i suoi capelli gli cadevano in faccia e non gli spostava come aveva sempre fatto “Bill?”.
    Bill annuì, alzando la testa.
    “Ho bisogno di andare... io devo... non sono arrabbiato…” disse Andreas rapidamente “Io non penso di essere... questo è un po' troppo. È troppo ed io ho bisogno di pensarci su... Ci vediamo presto. Ti chiamerò. Credo.”.
    In quel momento Bill si sentiva male dentro. Appena vide il suo migliore amico andarsene, si arricciò in se stesso come una palla, iniziando nuovamente a guardare fuori dalla finestra. Quando sentì la porta sbattere, permise a se stesso di piangere, questa volta a voce alta. Pianse per Andreas, e pianse per tutti quelli che facevano parte della sua vita, che erano altrettanto confusi e feriti dalla sua decisione. Bill non poteva sentirsi in colpa per questo, non poteva più lacerarsi dentro.
    Aveva preso la sua decisione ed era ora di pensare a sé e non sentirsi più una merda.
    “Bill…” la testa di Simone spuntò nella sua stanza, guardandolo preoccupata “Bill, stai bene?”.
    Bill annuì appena, permettendo alle sue lacrime di scendere silenziosamente.
    “Gliel'ho detto.”.
    “Immaginavo.” disse piano Simone, andandosi a sedere di nuovo accanto a Bill. Gli accarezzò la sua schiena ed i capelli, sistemandoli dietro le sue orecchie, sporgendosi in avanti per baciare la sua guancia “Ho sentito. Ho sentito tutto. Mi dispiace.”.
    Bill scosse la testa “Va bene.”.
    “Lui riuscirà a capire, tesoro... sarà... é come tutti gli altri, lo sai? Tu hai nascosto questa cosa importante. Non sei più il mio piccolo bambino.” disse Simone.
    “Sono ancora me. Sarò ancora Bill ”
    “Lo so.” Simone arruffò i capelli di Bill teneramente “Non mi dire così, tesoro. Tu sei ancora Bill, solo che non ti sei mai visto bene.”.
    “Nessuno ha visto quello che sono dentro.” mormorò Bill. Simone lo coccolò vicino a sé “Gli ormoni mi stanno facendo diventare anche pazzo. Continuo a volere solo piangere o urlare, ma tengo tutto dentro.”.
    “Noi donne possiamo essere creature molto emotive.” disse Simone “Fallo uscire fuori o diventerai pazzo.”.
    Bill non poté fare a meno di sorridere per cosa stesse dicendo sua madre. Era stata meravigliosa per tutto questo; aveva agito anche da eccitata in quanto Bill sapeva che era spaventata a morte.
    “Dio. Cosa farei senza di te?” chiese Bill, asciugandosi il viso.
    Simone nascose una ciocca dei suoi morbidi capelli dietro l'orecchio “Dovresti chiedere a Tom per i consigli di moda.”.
    Entrambi fecero una smorfia ed una risata riempì la camera per la prima volta dopo giorni.

    **

    Tom non poteva più nascondersi nello studio, stava cominciando ad essere irritato per il comportamento di sua madre ed agitato per Bill. Anche se Bill non era agitato nell'ultimo periodo.
    Tom sapeva che non erano solo gli ormoni ma anche lui. Voleva essere lì per Bill, lo voleva per davvero, ma ogni volta che guardava Bill voleva solo rompere qualcosa.
    Gli ormoni stavano portando via suo fratello da lui. Ogni giorno Bill appariva sempre più delicato, un po' più come un estraneo. Non erano mai apparsi uguali negli anni, ma non era mai stata una cosa permanente. Bill poteva pulire il suo make up e raccogliere i capelli, mentre Tom poteva togliersi i cappelli ed erano nuovamente uguali.
    Ma ora...
    Tom entrò nella casa tranquilla, cercando Bill in giro. Tom era a casa, ma non era ancora sicuro di poter parlare solo con Bill.
    Vide sua madre in salotto, leggendo una rivista.
    Lo guardò e qualcosa nei suoi occhi lo fece passare avanti e sedere accanto a lei sul sofà.
    “Ehi,” disse “dov'è Bill?”.
    “Lei è nella sua stanza.” disse Simone e Tom trasalì per il cambio del pronome. Non poteva sopportare che sua madre chiamasse Bill così.
    “Mamma Bill non è...”.
    “Abbiamo bisogno di abituarci a questo,” disse Simone e la sua voce faceva fatica a dirlo “hai bisogno di provare.”.
    “Io sono abituato a questo.” disse Tom difendendosi “Io sono…”.
    “Tom...”.
    Tom ciondolò in avanti “Sta facendo questo perché... perché odia se stesso? O me?”.
    “Lei non ti odia, e non penso odi se stessa.” disse Simone, cercando chiaramente di fargli capire “Lei non odia quello che ha dentro. Lei è la stessa.”.
    “Come lo sai?” suonò Tom petulante, lamentoso, ma non gli importava “Lui non mi sembra lo stesso.”.
    Simone scosse la testa, sorridendo appena “Tom tesoro, sai che non è vero. Sai che lui è ancora Bill e che lei ha bisogno di te, ora più che mai. Devi cercare di essere forte per lei.”.
    Tom sapeva che era vero e questo gli aveva trafitto il cuore dato che era stato così distante “Ho paura che cambierà e... ” lasciò cadere la sua testa.
    “Non avrà più bisogno di te?”.
    Tom annuì, vergognandosi.
    “Questo non succederà, Tom.”.
    “Ma lui… lei sta per, non so, diventare una ragazza.” disse Tom “Io non so le ragazze, sai, io non...”
    “Sai che è Bill, sai che è lei.” disse Simone con fermezza “Hai bisogno di parlarle.”.
    Tom sapeva che era vero. Si sporse verso sua madre e accarezzò i suoi capelli come quando era piccolo. Si sentiva piccolo e debole ma lasciò che si prendesse cura di lui.

    **

    Era stata una stupida idea, ma Bill doveva sapere, anche se lo sapeva bene.
    Era stato in linea per ore, perlustrando siti di fan e blog, e la sua faccia stava diventando più rossa di minuto in minuto. Nessuno sapeva la verità per la pausa della band, grazie a Dio, ma le voci che giravano facevano rivoltare il suo stomaco.
    La gente pensava che forse Bill era stato di nuovo male. Era stato così male l'anno precedente che ora le fan erano fuori di testa e preoccupate se Bill era morente o già morto. La gente pensava che la band fosse stata sciolta, avesse avuto un litigio, si odiassero tra loro.
    Alcuni fans avevano anche pensato che erano i gemelli ad odiarsi.
    Bill chiuse il suo portatile e si sedette sul letto. La verità avrebbe potuto fargli male, lo sapeva, ma sarebbe stata la verità. I fans non meritavano la verità? Non avevano sostenuto Bill per anni in tutto quello che aveva fatto?
    Gli avevano dato tutto quello che aveva sempre voluto, facendo sì che il suo sogno assurdo diventasse vero. La sola cosa che non potevano dargli l'aveva già o la stava avendo per se stesso.
    Sorrise un po', Tom e l'operazione.
    Aveva ottenuto Tom tutto per sé anni fa con un solo bacio, e l'operazione era qualcosa che avrebbe pagato da solo... in tutti i sensi.
    Prese il suo cellulare dal comodino ed effettuò la chiamata.

    **

    Bill si guardò allo specchio del camerino e rese il suo trucco sugli occhi diverso dal solito, normalmente cercava di apparire carino, il suo trucco era un modo di essere bello e apparire diverso da tutti gli altri, e pensava che stesse bene.
    Questa volta, però, applicò il suo make-up in modo tale che venissero accentuate le sue caratteristiche, gli avevano dato un tocco più femminile. La sua carnagione era di un tenue rosato e la pelle sotto le sopracciglia luccicava appena.
    “Stai veramente bene.” disse una voce dietro di lui.
    Bill si voltò e vide suo fratello, e sorrise “Grazie.” rispose guardando in basso. C'era ancora imbarazzo tra loro. Erano entrambi cambiati molto.
    “Sai che però non sopporto questo.” disse Tom tranquillamente.
    “Lo so.” Bill attorcigliò la sua cintura fra le dita e sospirò “Hanno avuto però modo di conoscere la verità.”.
    “Devi andare lì fuori, devi dire loro cosa sta succedendo... non possiamo tornare indietro.” disse Tom “È la fine. È fatta. Un vero scandalo. Loro si arrabbieranno.”.
    “No, tu ti arrabbierai.” rispose Bill guardandolo male “Vado lì fuori, dico cosa sta succedendo, e non tornerò indietro. Tu credi ancora che non stia facendo sul serio.”.
    Tom scosse la testa “No.”.
    “Sì.” Bill si alzò in piedi, scuotendo leggermente le ginocchia. Era così nervoso e l'intervista era tra meno di mezz'ora. “Tomi, ho bisogno che tu sia... ho solo bisogno di te.”.
    “David è contro questo”.
    “Ci ho parlato. Vedrai. Quest'intervista? E' la miglior cosa da fare. Non posso sopportare i rumors, Tom. Sai cosa stanno dicendo su di me?” Bill sentì un groppo in gola e non poteva credere che il suo corpo volesse lasciarlo piangere di nuovo.
    “Li conosco anch'io i rumors.”.
    “Pensano che io ti odi, o qualcosa del genere.” disse Bill. Tom roteò i suoi occhi.
    “Tom già... devo fare questo. Non è come un Bravo special o qualcosa del genere. È un giornalista rispettoso, senza pubblico, senza stronzate. Solo io e lui, senza telecamere.”.
    “Sempre i giornalisti sono rispettosi quando si tratta di vendere giornali.” disse Tom
    Bill neanche lo guardò, non voleva perdere la pazienza.
    “Non è nemmeno una grande intervista, solo qualche parola e qualche foto.”.
    “Penso che tu abbia bisogno di più tempo.” fu l'unica risposta di Tom.
    Bill sospirò “Ho aspettato tutta la mia vita.” disse a bassa voce “Tu non hai idea, Tomi. Forse sei tu ad aver bisogno di più tempo, ma io sono pronto.”.
    Tom si girò da Bill e mise le sue mani in tasca. “Io non voglio che la gente ti faccia del male.” disse, la sua voce era piena di qualche pura emozione. “Io non voglio... se non riesco io ad affrontare questa situazione, come possono loro?”.
    Bill si guardò allo specchio e scosse la testa. “Solo perché le persone non possono affrontarlo, non significa che non dovrei dirlo, non significa che non dovrei farlo.”.
    “Ma questo è da egoisti.” disse Tom, girando su se stesso “Non è vero?”.
    Bill poteva vedere Tom nello specchio, poteva vedere le sue mani serrate in pugni e la sua fronte corrugata da rabbia e preoccupazione “Immagina come ci si senta.” disse Bill, guardandosi le unghie curate “Immagina sapendo sempre, che sei sbagliato, che non sei giusto. Immagina di essere intrappolato in un qualche posto in cui non vuoi essere, in un posto dove ti senti prudere costantemente, pizzicare, soffocare. E tu non dici niente e tu non hai nemmeno potuto sentirti te stesso pensandoci per diciotto anni.”.
    “Bill, non può essere che...”.
    “Diciotto anni.” Disse Bill. “Diciotto anni ho cercato di essere okay con questo e non ho preoccupato te, o la mamma o chiunque. Io odio... questo.”.
    “Tu odi te stesso?” chiese Tom.
    Bill rise stancamente “Io non sono nemmeno me stesso, come posso esserlo? Il me stesso non è qui, Tom. Non fino a quando la chirurgia, non fino a quando questa cosa è qui.” si mise una mano sulla tempia “Tutto questo corrisponde a tutto quello che vedo qui.” fece cenno allo specchio “Immagina di guardare allo specchio e vedere qualche strano sguardo dietro di te.”.
    Tom fece un passo avanti, raggiungendo la sua mano “Bill...”.
    “Ora dimmi se sono egoista.” sussurrò Bill.
    Tom abbassò la mano, non poteva dire neanche una parola.






    3 CAPITOLO





    I magazine lo colpirono sul posto solo un giorno prima, e Bill era nervoso. Si sentiva troppo male per questo e per prendere una copia del magazine subito, aveva pregato la sua famiglia affinché non lo comprassero, e aveva promesso alla manciata di amici che aveva di non parlare di questo. Nello stesso tempo era qualcosa a cui doveva avvicinarsi.
    Moriva dalla voglia di averlo ora, però, aveva bisogno di sapere cosa il giornalista avesse scritto su di lui. Prima d'ora era stato bruciato dai media, e questa situazione era così delicata che faceva male dentro pensare ansiosamente che forse poteva essere considerato come ridicolo.
    All'intervista si era posto in modo gentile e reale. Si era confidato su quello e sulla sua situazione, aveva guardato la telecamera sorridendo appena. Aveva permesso alle emozioni di parlare per lui.
    Tom entrò in camera e si sedette accanto a Bill. Ci fu silenzio per un po', ma poi Tom si schiarì la voce.
    “Quando torna mamma a casa con quello? ” chiese Tom.
    “Presto. Spero.” Bill guardò Tom e sospirò “Aveva detto che sarebbe tornata mezz'ora fa. ”.
    “Che magazine era? Me lo ripeti? ”.
    “Stern.” rispose Bill.
    “Ah.” si lasciò sfuggire Tom e la sua mano toccò delicatamente Bill. Non si erano toccati per molto ed i loro occhi erano incatenati “Non importa quello che dicono gli altri.”.
    “Lo so,” Disse Bill “ma cosa dici tu?”.
    “Che sono... che ti amo.” mormorò Tom “Non importa cosa.”.
    Questo avrebbe dovuto riscaldare Bill, calmarlo. Tom lo amava, era questa l'unica cosa importante di cui avrebbe dovuto aver bisogno. Ma lui voleva più dell'amore. Voleva la comprensione
    “Io voglio che tu veda,” disse Bill “io voglio che tu veda cosa sono dentro. Questo è quello che voglio dirti, voglio dirti che tu abbia il bisogno di vedere questo. Voglio che tu cerchi di vederlo, voglio che tu mi ami abbastanza, non importa se sono un ragazzo o una ragazza.”.
    Tom strinse così forte le nocche di Bill che queste schioccarono.
    “Io voglio che tu ami te stesso senza che ti curi” disse Tom.
    Bill non poteva dire a Tom che era impossibile amare uno straniero nello specchio.
    “Non parlarmi di questo ora, sono così nervoso.” disse Bill.
    Girò il palmo della sua mano ed intrecciò le loro dita. “Okay?”.
    Tom si poggiò contro Bill, improvvisamente aveva bisogno di suo fratello per il supporto di entrambi “Okay.” disse.
    Erano seduti, spalla contro spalla, in silenzio.
    “Non abbaiamo mai atteso la mamma come adesso in questi anni,” disse Tom a bassa voce. “non da quando eravamo... cazzo. Dodicenni.”.
    “Ricordo quando l'aspettavo, proprio come adesso, per portare a casa un giornale che aveva qualche articolo sulla nostra band, su uno dei concerti che suonavamo.” disse Bill, ridendo “Ci metteva così tanto.”.
    “Poi era uscito fuori che il giornale aveva scritto i nostri nomi sbagliati, Gustav lo avevano dimenticato del tutto, e avevano parlato più di qualche scandalo che era successo al night club anni prima,” aggiunse Tom, ridendo “eravamo così fottutamente eccitati, dopotutto, i nostri nomi sul giornale!”.
    “Sì, errori di ortografia e tutto.”.
    Bill fece un ironico sorriso.
    “Ora non né abbiamo più di questi problemi.”.
    “Georg e Gustav sì.”.
    I gemelli si guardarono e sorrisero, un po' più forte e più gioiosamente di prima, ma erano così ansiosi che avevano bisogno di diminuire la tensione.
    “Bene, spero che Stern tratti bene l'articolo. Sono bravi.” disse Tom, alzando il capo e guardando fuori dalla finestra.
    “Ecco mamma.”.
    Lo stomaco di Bill si contorse “Oh, no.”.
    “Non preoccuparti.” disse Tom dolcemente, stringendo il ginocchio di Bill e alzandosi “Vado ad aiutare la mamma a portare la roba dentro.”.
    “Va bene.” mormorò Bill, appoggiando la schiena sul divano e le ginocchia penzolanti. Prese qualche respiro profondo e cercò di calmarsi. Non aveva idea di cosa aspettarsi, non era stato così ansioso per un articolo da anni. Aveva imparato a passarci su, sulle cose dette dai media, ignorando il negativo e sorridere compiaciuto per il positivo.
    “Ehi, tesoro.” disse Simone, entrando in camera seguita da Tom. Aveva una pila di riviste tra le braccia, e stava sorridendo strettamente “Gli ho comprati al negozio.”.
    “Mamma.” gemette Bill dolcemente. La raggiunse in avanti, facendole uno sguardo implorante “Dio, devo vederlo. Ho ucciso me stesso in tutti questi giorni.”.
    “Stiamo aspettando Gordon, e solo in fondo alla strada, arriverà presto.” disse Simone. “So che sei nervoso, lo sono anch'io.”.
    “Andrà tutto bene.” disse Tom, sedendosi e strattonando i suoi dreads. Ma il suo sguardo diceva il contrario.
    “E se mi fanno sembrare un mostro?” chiese Bill.
    “Tesoro, ti hanno già mostrato la bozza e le foto.” disse Simone “Non rimarrai sconcertato da nulla.”.
    “Potrebbero cambiare ciò che vogliono.” protestò Bill “Mi hanno detto che stavano facendo un sondaggio. Ora non so quali saranno i risultati, sempre se ci saranno. Dio.” Bill si asciugò il sudore sulla fronte, guardando Tom. Voleva che suo fratello tornasse al suo fianco, a stringergli la mano. Non sarebbe stato strano per lui farlo di fronte alla loro madre, sì?
    Tom colse il suo sguardo ma non si mosse.
    La porta si aprì cigolando un attimo dopo; il rumore degli stivali pesanti di Gordon riecheggiò nel corridoio e in soggiorno.
    “Sono tornato! ” chiamò Gordon e Bill fece una smorfia.
    “Forse potremmo guardarlo un'altra volta.” disse Bill in fretta. Simone fissò le riviste di fronte a Bill e scosse la testa.
    “Mamma...”.
    “Simone, hai comprato tutto il negozio o cosa? ”chiese Gordon, entrando in stanza con un sorriso. Nessuno rispose e si schiarì la gola.
    “Um...”.
    “Bene.” disse Bill, raccogliendo la rivista. Lo girò, guardando la foto in copertina. Era carino, pensava. Forse un po' nervoso, ma nulla di male fin'ora.
    “Mamma.” supplicò Bill, e Simone immediatamente si sedette accanto a lui.
    Io non sono io s'intitolava la copertina, sotto l'immagine di Bill.
    Bill alzò gli occhi a quello “Originale!” disse, guardando la copertina e la canzone “riciclata” . “Non ho mai detto questo.”.
    “Potrebbe essere peggio.” disse Tom, filando più vicino “Potrebbero aver usato un testo dai nostri giorni da Devilish o qulcosa del genere. Sai, it's so hard to live.” Tom incarnò un sorriso e Bill si accorse che non poteva far a meno di sorridere a sua volta.
    “Non dirlo, ora e peggio.” lo prese in giro Bill, scuotendo la testa.
    Prima di aprire la copertina, alzò lo sguardo. La sua famiglia era intorno a lui, a sostenerlo. Si sentiva bene, e la coscia di Tom era sulla destra contro la sua. Poteva sentire le mani di Tom sulla sua schiena, e Bill si chinò leggermente, sentendosi sollevato.
    “Bene, guardalo.” disse Simone.
    Bill aprì il magazine e sfogliò al suo articolo. Era stato un grande affare, c'erano quattro pagine.
    Le sue foto erano luccicanti; Era un bel servizio fotografico, un po' come tutti gli altri che aveva avuto. Esaminò rapidamente l'articolo scritto e vide che più o meno era come quello che aveva già visto.
    C'era un breve resoconto sull'inizio della sua vita, sulla band e la recensione polemica sul suo continuo cambio di look. In seguito una breve intervista dove spiegava come si sentiva, di come non si era mai sentito a casa nel suo corpo, e di come lui non aveva voluto ingannare nessuno. Nell'intervista aveva spiegato come era spaventato non solo di come i fan e il pubblico si sarebbero sentiti, ma di come si sarebbe sentito lui.
    Poi l'articolo parlò della pausa della band, della sua transizione, del suo intervento decisivo, e di tutto il resto.
    Sembrava non ci fosse niente di negativo nell'articolo, proprio come aveva voluto, proprio come la casa discografica aveva voluto. Volevano qualcosa che piacesse ai fan, anche se a Bill non importava che gli aiutasse a vendere più dischi o guadagnare più soldi. Lui, fondamentalmente, non voleva turbare i suoi fan.
    Voltò la pagina e vide un sondaggio interessante. Cosa avrebbero pensato i lettori di Stern sul incombente cambiamento di sesso di Bill Kaulitz?
    “Questo e grossolano da parte loro.” mormorò Simone.
    “È quello che la gente capisce.” disse Tom, sorprendendo Bill “Parole semplici.”.
    Bill annuì e continuò a leggere. Il quarantasette percento dei lettori lo supportavano. Il quarantasei percento no. Il sette percento erano indecisi
    “Wow…” mormorò Bill. “non pensavo sarebbe stato così...” Mise il magazine più vicino al suo viso, leggendo dei commenti delle persone che avevano tenuto il sondaggio “ ‘Se fossi fan di una girl band l'avrei accettato. I Tokio Hotel sono finiti.' … 'Era solo questione di tempo prima che questo accadesse. Lui doveva uscire allo scoperto e confessare di essere un uomo gay ' Ouch. ”
    “Smettila di concentrarti su quelli.” disse Tom tranquillamente. “Guarda quelli.”.
    Bill seguì con lo sguardo dove Tom stava indicando.
    'Questo è il nuovo millennio, la gente sta cambiando, il mondo sta cambiando, e io dico, più potere a lui per diventare chi è.' … 'Mio fratello ha sempre detto che sarebbe diventato gay per Bill, ora non deve! Diamine, se si è sottoposto all'intervento, diventerò io gay per lui!'”.
    Bill rise a quella citazione “'Io sono fan della loro musica, punto. Questo non cambia la musica e penso sia grandioso che lui non abbia paura di essere se stesso “.'
    C'erano molte citazioni, alcune buone, alcune cattive, alcune insignificanti, ma il cuore di Bill era gonfio di felicità. Certo, questo era solo un articolo, ma non sentiva quasi più la paura. Lui non era stupido, sapeva che la tempesta di stronzate era solo all'inizio, ma ora era pronto.
    Aveva le persone che lo seguivano, e questo era ciò che più contava.
    Tom liscò la sua mano calda sulla sua schiena e finalmente si sentì calmo, soddisfatto nel profondo del cuore, anche solo per un attimo.

    **

    Più tardi quella notte, Bill era sdraiato nel suo letto, fissando il soffitto. Era esausto e aveva passato tutta la sera fingendosi esuberante per la sua famiglia. Avevano tutti pensato che l'articolo era così positivo, così buono per lui, e Bill sapeva che lo era.
    C'era solo qualcosa che distruggeva a poco a poco la sua mente. Forse Tom aveva ragione; era la realtà della situazione. Bill lo aveva annunciato al pubblico ora, e non c'era modo di tornare indietro. Avrebbe dovuto sentirsi bene, più confortato, ma tutto quello a cui poteva pensare era ciò che la gente aveva detto su di lui, aveva pensato su di lui.
    Fece scorrere le dita sul busto e le mani urtarono il morbido gonfiore sul petto. Erano ormai otto mesi che prendeva gli estrogeni, quando aveva iniziato a prendergli gli effetti erano stati lenti, ma molto evidenti. Non aveva bisogno di indossare un reggiseno, non ancora, e questo lo faceva sentire sia sollevato che sofferente. Dopotutto era l'inizio del suo piccolo seno, e lui amava come si sentivano sotto le sue mani, non poteva essere abbastanza, ma era qualcosa, e questo era ciò che contava.
    Bill raggiunse l'interno del cassetto del suo comodino e tirò fuori il metro. Guardò discretamente intorno alla stanza, come se qualcuno lo stesse guardando, e fece scivolare il metro intorno al petto. Era stato lui stesso a misurarsi per gli otto mesi passati, notando una crescita lenta ma costante.
    Questa notte non era lo stesso; non si era misurato per più di una settimana ed era soddisfatto di vedere un aumento.
    Alzò lentamente la sua camicetta e fissò il soffitto per la vergogna, le sue dita toccarono i capezzoli che erano lentamente diventati più grandi. Gli aveva studiati soltanto poche volte; gli facevano arrossire le guance e si sentiva quasi cattivo.
    Ma amava sentirle. Erano sue, ed erano parte di chi stava cercando di diventare. Erano soffici e stabili sotto le sue dita e pizzicò un capezzolo con attenzione, diventando piccolo e amando come ci si sentisse.
    Lisciò le mani lungo il suo corpo, prendendo il metro con sé e avvolgendolo intorno ai fianchi e poi alle cosce. Tutto diventava più grande e questo faceva Bill felice. Ovviamente non voleva essere troppo grande, gli piaceva il suo corpo esile, ma non gli sarebbe dispiaciuto avere un po' più di fianchi e culo.
    Niente a che fare con il suo corpo un po' più morbido, un po' più formoso.
    Lasciò cadere il metro e coprì il suo seno sotto la camicia, guardando giù verso di loro e sorridendo. Non c'era alcun dubbio nella sua mente che avrebbe finalmente ottenuto delle protesi ed era ansioso di farlo. Naturalmente, fare l'operazione troppo presto poteva essere disastroso. Aveva bisogno di un po' più di tempo e di un po' più di seno, e poi sarebbe stato pronto.
    Sedendosi sul letto, ebbe il coraggio di far scivolare la sua mano sulla camicia e toccare lievemente con le nocche il seno. Rabbrividì e il suo cazzo s'indurì un po' nelle sue mutande. Era sia turbato che euforico.
    Non era stato proprio eccitato negli anni, ma odiava anche ricordarsi di quel promemoria, infatti aveva un uccello. Questo non lo aveva dimenticato, se non altro per il tempo che stava passando. Non c'era un senso di agitazione ora, specialmente da quando stava mettendo in atto quello che voleva.
    Si sdraiò sul letto e fantasticò sul suo nuovo corpo, il corpo che avrebbe avuto e l'avrebbe fatto sentire a casa. Spesso faceva questo, era la sua favola preferita.
    Con una mano sul suo petto, i suoi occhi scivolarono, chiudendosi e stava giusto per rilassarsi quando ci fu un colpo leggero alla sua porta. Si alzò in fretta lasciando cadere la mano sul materasso
    “Si?” gridò.
    La porta si aprì cigolante senza una risposta e Tom fece capolino.
    “Cosa stai facendo a quest'ora?” disse Bill.
    Tom si sostituì alla porta, imprigionò le mani nelle tasche della tuta.
    “Entra, Tom.” sospirò Bill, non aveva molta voglia di occuparsi di qualcosa al momento, e Tom sembrava piccato.
    “Posso sedermi?” chiese Tom, camminando con passo felpato nella stanza.
    Bill tirò giù le coperte e sfrecciò su. “Entra.” Se Tom aveva bisogno di parlare, il minimo che potesse fare era farlo avvicinare. A Bill mancava il calore di suo fratello, gli mancava essere consolato. Tom esitò solo un attimo prima di scivolare accanto a Bill.
    “Cosa c'è?” chiese Bill.
    Tom si mosse di fianco, di fronte a Bill.
    “Niente.”.
    “Si?”.
    “Sì.” la mano di Tom accarezzò lungo il collo di Bill.
    “Mi manchi.”.
    Bill si appoggiò al tocco, muovendo gli occhi chiusi.
    “Anche tu mi manchi.”.
    “Ho solo pensato... ho pensato che forse potremmo solo dormire insieme.” disse Tom “Nient'altro, solo... ”.
    “Mi piacerebbe.” disse Bill.
    Tom sorrise timidamente e tirò Bill più vicino a lui.
    “Cosa stavi facendo a quest' ora?”.
    “Stavo solo...” Bill sospirò, completamente inebriato dal tocco di Tom “stavo solo pensando.”.
    “Non farti del male.”.
    “Ah ah.” disse Bill, tirando fuori la lingua e piegando la testa “Mi ero eccitato di nuovo.”.
    “Bene.” disse Tom, un po' goffamente, ma le sue emozioni erano vere “Lo sai. Penso che tu sia fantastico.”.
    “Si?”.
    Tom annuì “Si tu sei... sei deciso su questo. Io non avrei mai le palle.”.
    “Tom…” gemette Bill.
    “Oh wow, scusami.” disse Tom, facendo diventare rosse le guance “Non volevo.”.
    “Lo so.” Bill si chinò in avanti e baciò il fratello, e Tom era così desideroso del bacio che si pressò contro Bill soffocandolo quasi.
    Tom gentilmente girò Bill cosi che potesse distendersi sulla schiena muovendosi appena su di lui. Entrambi gemettero, era da tanto che non erano stati in questa posizione intima, e questo faceva sentire Bill leggermente a disagio. Poteva sentire la durezza di Tom contro la sua.
    “Stai attento…” disse Bill a bassa voce “stai attento, Tomi, io non sono... io non voglio altro. Non posso.”.
    “Solo fammi... ” Tom appoggiò la sua testa contro il petto di Bill e prese fiato. Bill odorava già di più femmina, e molto meno di un ragazzo. A Tom piaceva il delicato cambiamento e accarezzò la spalla di Bill, infilando le dita nella sua manica e accarezzando la sua pelle nuda.
    “Tomi...”.
    “Lo so.” Tom alzò lo sguardo e gli baciò le labbra, e Bill immediatamente si rilassò.
    “Non preoccuparti, Bill. Solo... mi manchi.”.
    “Anche tu mi manchi così tanto... È passato così tanto tempo.” disse Bill, chiudendo i suoi occhi e stendendosi sotto di Tom , consentendo loro di schiacciarsi appena. Tom gemette all'orecchio di Bill e lui fece un piccolo sorriso. Anche se non voleva niente di sessuale, il suo cuore si sarebbe frantumato se Tom non lo avesse voluto.
    Tom baciò lungo il collo di Bill e godette del peso del fratello su di lui, e godette particolarmente per lo sfregamento dei capezzoli, sentiva che stava diventando duro e amava sentire come il suo seno era fra loro.
    “Tom tu... pensi ancora che io sono... ” a Bill non uscirono altre parole. al momento si sentiva davvero bello, e anche sexy. Tom era tutto su di lui, letteralmente, e aveva bisogno di sapere.
    “Pensi ancora che io sia sexy?”.
    “Dio, Bill…” Tom prese fiato, spingendo leggermente giù il suo uccello, sapendo che non stava spingendo molto.
    “ Lo sarai come sempre”.
    “Grazie.” sussurrò Bill, soddisfatto della risposta. Si sentiva audace, coraggioso. Toccò una delle mani di Tom e la fece correre lungo il suo fianco. Le dita di Tom morivano dalla voglia di toccare sotto l'orlo della camicia di Bill e lui lo incoraggiò nell'infilarle sotto. Improvvisamente voleva che Tom sentisse i suoi morbidi seni, piccoli come erano. Condivideva tutto con Tom e voleva condividere anche questo.
    La mani di Tom scivolò sulla camicia di Bill e si posò sul suo torace.
    “Senti…” mormorò Bill, inarcando la schiena contro Tom.
    Tom teneva la testa nascosta nel collo di Bill e fece scivolare la sua mano più in alto, e poi sentì le nocche di Tom sfiorargli i capezzoli.
    Bill si lasciò sfuggire un piccolo gemito, non perché fosse bello o brutto, ma perché era una cosa così privata. Aveva appena esplorato i suoi stessi seni.
    “Tom, tu...”.
    Bill voleva che Tom racchiudesse il seno nella sua mano, voleva che lo tenesse e lo accarezzasse, ma Tom allontanò la sua mano, sedendosi in fretta. Si tirò facilmente indietro, scuotendo la testa.
    “Cazzo, non ho pensato che...” Tom non riusciva a guardare Bill “non ho pensato che mi sarei sentito così.”.
    Il cuore di Bill battè all'impazzata nel petto. “ così come? ”
    “Come...” Tom si morsicò un po' le labbra. “Ti amo, ma sono spaventato: questo sta diventando reale.”.
    “È reale, te ne ho parlato.” disse Bill. “Te ne ho parlato da sempre.”.
    “Ma a sentirlo...”.
    Bill afferrò le lenzuola e le strappò via dal letto da dove erano state rimboccate, la rabbia divampò nel suo corpo.
    “Gesù, Tom! Cosa pensavi? Che avrei preso le pillole, medicine e niente sarebbe cambiato? Sto per avere le tette e non ho intenzione di avere più un cazzo! Questo è tutto.”.
    Tom rabbrividì “Bill, non dire così.”.
    “Io non sono…” disse Bill.
    Incrociò le braccia sul petto “Non sto per diventare un ragazzo. Perché pensi io stia passando tutte queste difficoltà? Parlarne a tutti, andare da tutti quei medici. Ti sedevi sempre con me quando ci andavo, ti sedevi e sorridevi a tutti tenendomi la mano. Mi promettevi che sarebbe stato okay.”.
    “Ma prima... prima stavo solo parlando.” tirò fuori Tom “E naturalmente è okay, ma non capisci che sono spaventato?”.
    “Da chi sei spaventato? Da me, o dalla ragazza che sarò?” chiese Bill “Perché posso pensare a delle cose strane dato quello che stai affrontando con il tuo fratello del cazzo!”.
    “Non dire così.” disse Tom.
    “Tu non sei nemmeno gay. Perché non vuoi che diventi una ragazza?”.
    “Come hai mai potuto pensare che io avrei avuto a che fare con questo?” scattò Tom. “Ti amo perché ti amo, e non importa se qualcuno pensa che sia sbagliato, che io non sia gay o che tu sei un ragazzo!”.
    “Allora perché importa se sono una ragazza?” domandò Bill “Amami per quello che sono.”.
    “Questo non sei tu!” urlò Tom saltando improvvisamente in piedi. Indicò il petto di Bill “Questo non è naturale!”.
    “Col cazzo che non lo è!” disse Bill. Lasciò cadere la sua testa “Nessuno lo capirebbe, ma tu fallo comunque.”.
    Sto cercando di capire.” disse Tom. “Io non so perché... deve essere perché siamo a casa. Lo sento reale ora e non posso sopportarlo. Non posso. Ti amo, ma non posso.”.
    “Allora non…” disse Bill. “allora cazzo, non farlo!”.
    Tom non aveva una risposta per quello e Bill lo sapeva, così non fu sorpreso quando Tom lasciò la camera e lui fu di nuovo solo, maledisse il suo seno, non perché lo volesse davvero, e spinse le lenzuola indietro sul materasso.






    Capitolo 4

    Quattro mesi prima.

    Bill ansimò, spingendosi Tom addosso.
    “Bill…” gemette Tom, cercando di portare indietro suo fratello. “Baby, io...”.
    “Non posso.” disse Bill, anche se il suo stomaco gli faceva male per l'eccitazione e il suo cazzo era così duro che faceva male. Si girò sulla pancia per nascondere la sua erezione.
    “Non possiamo.”.
    Tom si alzò, con la preoccupazione sul volto, e accarezzò lungo la schiena di Bill. Erano stati coinvolti in atteggiamenti molto spinti prima che Bill lo spingesse via e Tom non poteva negare che fosse deluso. Recentemente non avevano avuto molte possibilità di essere in intimità, sia per l'impegno della programmazione del tour e sia per le promozioni no stop.
    “Sei malato?” chiese Tom.
    Bill guardò Tom e aggrottò le sopracciglia “No. Io... si tratta, beh lo sai.”.
    Tom rabbrividì a quelle parole. Bill stava parlando di nuovo di quello? Erano gli ormoni, gli estrogeni; fottuti impulsi sessuali di Bill. Bill aveva preso gli ormoni per soli quattro mesi, ma stava già cambiando e questo era un'altro motivo per cui avevano passato un piccolo periodo noioso. Sembrava che Bill non riuscisse a farsi prendere, fisicamente e mentalmente, e Tom sapeva che Bill era difficile, molto difficile, e avevano una camera d'hotel tutta loro per un intera notte.
    “Che ti prende?” chiese Tom “Sono io?”.
    Bill scosse la testa, guardandolo triste “No. Io...” Bill spinse il suo viso nel cuscino piagnucolò.
    “Bill, dai andiamo.” supplicò Tom, “Per favore. Ho bisogno di sapere. Cosa ho fatto?”.
    Bill non poteva dirglielo. Non poteva proprio. Tom avrebbe reagito male e Bill non lo avrebbe biasimato.
    Bill si era sentito male fisicamente quando Tom aveva toccato il suo uccello. Il suo intero corpo era teso e ogni cosa dentro lui aveva urlato di no. Bill non sapeva perché stesse succedendo, perché stesse succedendo adesso.
    Non aveva mai avuto problemi su cosa permettere di farsi fare da Tom prima. Era così confuso e sconvolto; aveva bisogno di Tom e lui era ancora così eccitato.
    “Tomi.” disse Bill, inarcandosi così che Tom potesse accarezzarlo lungo la schiena. Rotolò al suo fianco e si asciugò gli occhi. Stava piangendo giusto un po'.
    “Oddio Bill. Cosa ho fatto?” Tom si sdraiò accanto a Bill e lo abbracciò stretto “Bill, per favore.”.
    “Non so se puoi... ” Bill chiuse gli occhi “Toccami di più lì.”.
    “Dove? Oh... veramente?”.
    “Scusami.” sospirò Bill “Voglio farti sentire bene, ma… davvero.”.
    “È lo stesso in entrambi i casi, Bill.” la voce di Tom suonava irritata, e lo era. Il suo mondo iniziava e si fermava per Bill, ma stava diventando troppo. “Pensavo che ti facessi sentire bene.”.
    “Sì.” disse Bill a bassa voce, toccando la faccia di Tom “Ma ora penso che il modo con cui puoi farmi sentire bene é... non toccandomi più.”.
    “Bene.”.
    “Tomi.” disse Bill , aggrottando le sopraciglia.
    “Cos'hai ancora da dire?” Tom guardò di colpo Bill “Tu stai passando questa cosa e probabilmente non posso capire, tu pensi che io sia disgustoso…”.
    “Non tu. Io. Io sono l'unico disgustoso.”.
    “Bill, tu pensi che il tuo cazzo sia disgustoso?” chiese Tom.
    “Più o meno... No. Beh, si.”.
    Tom scosse la testa “Pensi che il mio sia disgustoso?”.
    “No.” il labbro inferiore di Bill iniziò a tremare, e Tom sospirò appena rumorosamente. Non era sicuro se Bill stesse per piangere di nuovo ma avrebbe voluto consolarlo, di questo era sicuro.
    “Bene. Allora non ti toccherò più.”.
    “Non è solo il toccare.” disse Bill con aria malinconica “Io non posso... Non lo voglio più. Solo per un po' .”.
    “Cosa?” Tom si alzò, tirando Bill con lui, e lo prese delicatamente per il mento.
    “Dillo di nuovo.”.
    “Io non voglio... fare più sesso.” Bill si rifiutò di guardare Tom negli occhi “Ma puoi... Trovare qualcun altra.”.
    “Non fare il coglione.” roteò gli occhi “Bill... Bill, guardami.”.
    Bill ebbe il coraggio di guardare in alto, c'era qualche lacrima sul viso.
    “Bill, io non so cosa stai attraversando ma se questo è un modo per poterti aiutare, allora...” scrollò le spalle “allora lo farò.”.
    Bill annuì appena “Se vuoi trovarti qualcuno, Tomi. Sono serio.”.
    “Sta' zitto.” disse Tom scocciato.
    Bill si sentiva a disagio dal suo tocco e Tom doveva bloccarlo, doveva avvolgere le braccia attorno alla piccola vita di Bill e tirarlo vicino.
    “Non fuggire, okay? Sto cercando di essere opportuno per te ma questo è difficile quando fuggi via.”.
    “Scusami, Tom.” Bill si sporse in avanti, posando un casto bacio sulla guancia di Tom “Devo sapere se hai intenzione di trovarti qualcun altra, però.”.
    Tom fissò Bill, chiedendosi perché pensava che l’intera faccenda della ragazza fosse uscita dal nulla, perché Bill agiva come una donna così emotiva a volte. Tom non sapeva come comportarsi con le donne, ma sapeva come comportarsi con Bill, gli accarezzò i capelli e lo baciò sulla clavicola.
    “No.” rispose Tom “Non fuggirò neanche.”.



    “Mamma!” Bill la chiamò su per le scale “Mamma!”.
    “Un secondo, Bill.” disse Simone, la sua voce era ovattata. Si stava scatenando con le pulizie; Tom era da Georg e aveva trovato una buona occasione per riunire tutta la sua biancheria sporca insieme. Tom non era disordinato, in realtà, ma ultimamente era stato nella sua camera lasciandola andare e Simone non ne poteva più.
    Bill si sentiva responsabile, in un certo senso. Lui era la causa per cui Tom era così diverso ultimamente, così non disponibile.
    “Faremo tardi!” urlò Bill. Avevano un appuntamento con il chirurgo plastico e Bill era super nervoso per questo. Le sue mani iniziavano a tremare mentre attendeva. Oggi avrebbero finalmente potuto pianificare la sua mastoplastica additiva. Naturalmente l'intervento non si sarebbe svolto subito, ma gli avevano mostrato i progressi, e potevano scegliere una data.
    Iniziò a camminare avanti e indietro nella cucina e infine prese solo la sua borsa e aprì la porta tirando “Ti aspetterò in macchina!”.
    Simone gli urlò qualcosa dietro che Bill non sentì, e uscì fuori dalla porta. Sotto la sua agitazione c'era una piccola dolorosa delusione. Questa sarebbe stata la prima visita dai medici senza Tom. Era sempre andato insieme con lui, anche se questo significava che sarebbe stato seduto per un ora in sala di attesa leggendo dei giornalacci mentre Bill stava seduto con sua madre nello studio del dottore.
    Non appena Bill uscì fuori dalla porta, desiderò subito di no.
    “Bill, Bill Kaulitz!” urlò un fotografo, in piedi su uno dei cespugli. Bill alzò la testa e si guardò intorno con orrore. C erano paparazzi intorno alla sua casa, più di quanti ne avesse mai visti, da nessuna parte.
    “Bill, facci un bel sorriso!” un flash colpì il viso di Bill e lui gemette, lasciando cadere le sue mani volendosi impuntare come un bambino. Era solo così ingiusto.
    Si girò di lato, cercando di tornare a casa, quando un altro gli gridò, “Bel seno!”.
    Bill abbassò lo sguardo, la sua giacca era aperta, e il piccolo gonfiore del suo seno era molto esposto. Avrebbe dovuto mettersi in mostra per il chirurgo plastico, non per quegli spregevoli fotografi.
    “Un sorriso, un sorriso!” lo chiamò un fotografo e Bill si girò, afferrando la maniglia della porta. Mentre la porta si aprì, sua madre uscì fuori, inconsciamente, aprendo e vedendo la fila di fotografi.
    Simone rimase a bocca aperta e tirò Bill a sé mentre le macchine fotografiche scintillavano.
    “Fuori, fuori dalla mia proprietà!” urlò, coprendo Bill dai flash “Fottetevi!”.
    Bill si lamentò contro la spalla di sua madre, dove aveva sepolto la testa “Mamma, no. Gli provocherai così.” Disse.
    Ma Simone era su di giri. Teneva Bill contro di lei e spinse via i fotografi.
    “No, torniamo indietro.” disse Bill, accecato dai flash “Mamma...”.
    “Non possiamo mancare all'appuntamento per questo.” disse Simone. Coprì Bill con la sua borsa e si avviarono verso l'auto. Entrati dentro, i fotografi continuavano a scattare foto attraverso la finestra, Simone afferrò il suo cellulare.
    “Chi... chi stai chiamando?” chiese Bill, tenendo la sua mano sulla faccia. Simone mise in moto la macchina e chiamò il primo numero della selezione rapida.
    “Saki.” disse “Non posso credere che ce l'abbiamo fatta senza di lui.”.
    Bill coprì il suo viso con le mani e gemette.
    “Cosa hanno intenzione di fare, stare seduti fuori tutto il giorno?”.
    “Più o meno.” disse Simone, e poi era al telefono con la compagnia di sicurezza di Amburgo.
    Bill appoggiò la testa sul retro del sedile e guardò il paesaggio fuori dalla finestra. Si sentiva scosso, e in soggezione. Non avrebbe mai voluto che accadesse di nuovo.
    Non sarebbe più potuto uscire di casa, per nulla al mondo.

    **

    Tom non ne poteva più. Non poteva togliersi le immagini dalla testa, le idee nella sua mente; i palmi delle sue mani erano sudate e il suo stomaco contorto. Si era svegliato prima quella notte avendo un incubo: Bill steso su di un tavolo, fatto tutto a pezzi, le sue guance truccate come un clown, le sue labbra con il rossetto sbavato.
    Aveva quasi vomitato, quasi perso, costringendo se stesso ad andare nella camera di Bill a scuoterlo fuori dalla sua illusione. Tom era quasi certo che Bill era in delirio sotto un certo punto di vista. Come poteva suo fratello voler essere tagliato, aperto e cambiare?
    Avevano parlato di questo tante volte negli ultimi mesi, anche prima che la band prendesse una pausa, e Tom amava troppo Bill, lo amava a tal punto di annuire alle sue parole e di promettere che era tutto okay. Ma non era okay. Tom era spaventato da Bill ora.
    Tirò fuori il suo portatile e lo avviò. Sarebbe stato eternamente grato verso Gustav che lo aveva convinto a prendere un portatile, anche se aveva scommesso che prima o poi ne avrebbe avuto bisogno, perché ora ne aveva bisogno. Aveva letto tutti gli opuscoli su quell'argomento, era anche andato dal dottore con Bill , dallo psicologo, ma aveva bisogno di sapere di più.
    Non poteva fermare la costruzione della immaginazione, dopotutto. Tom non era mai stato il gemello fantasioso, ma la sua mente era estenuante ultimamente. Emotivamente era un rottame, e i suoi nervi erano così a pezzi che aveva sempre mal di pancia. Non era tanto per il fatto che avrebbe “perso” tutto di Bill. Che si sarebbe fatto del male, ma ora lui stava diventando pazzo, chiedendosi che cosa sarebbe diventato Bill. Cosa voleva essere il nuovo Bill? Cosa voleva provare il nuovo Bill?
    Tom poteva amare questo nuovo Bill come amava disperatamente il vecchio Bill?
    Tom sapeva cosa cercare in termini giusti online, era solo troppo spaventato per farlo, troppo spaventato per quello che avrebbe potuto vedere. Non era sicuro di esser già pronto, ma stava così male perché non sapeva che avrebbe dovuto scoprirlo.
    Con le dita tremanti aveva digitato le parole e le frasi che aveva sentito e imparato. Voleva solo vedere cosa avevano intenzione di fare al suo Bill.
    Per le successive due ore, nel buio della sua camera da letto, aveva esaminato pagine e pagine di foto mediche, letto direttamente degli incontri sulla transizione, e cercò di non perdere il controllo come invece avevano fatto le sue mani e dita che tremavano.
    Le foto delle procedure che Bill avrebbe dovuto fare erano scioccanti, ma Tom non riusciva a smettere di guardare. In un certo senso, si era aspettato di peggio. Pensava che Bill sarebbe stato sviscerato; tutto di suo fratello sarebbe stato strappato via e portato via per sempre.
    Pensava che stava per perdere Bill, che avrebbe perso tutto di Bill. Il suo corpo sarebbe stato devastato in tanti frammenti e tutti i pezzi che componevano Bill sarebbero stati gettati nella spazzatura. Tutto ciò che Tom amava sarebbe stato rubato. Ma questo non era vero.
    Tom si sentiva stupido e malato.
    Bill non avrebbe perso molto di tutto quello che era. Tutto ciò che Bill aveva sarebbe stato utilizzato per far qualcos'altro, qualcosa che, mentre Tom guardava le foto, era riconoscibile e non così spaventoso dopotutto.
    Tom pensava che fosse un perverso perché stava guardando dozzine di foto di prima e dopo, guardando gli uomini diventare donne. Lui stava, soprattutto, guardando i peni e le vagine, e qualcosa di immaturo si stava creando dentro sé, gli veniva voglia di ridacchiare e guardare altrove.
    Quando tutto quello sarebbe finito su Bill, sarebbe diventato...
    Tom non poteva davvero pesarci. Poteva solo cominciare a pensare a Bill con le tette, e questa era l'unica cosa perché doveva affrontarlo con discretezza, crescendo e gonfiandosi ogni giorno sempre più. A lui non piaceva la medicina, i termini medici né di pene e né vagina.
    Se Bill non avrebbe fatto nulla, se avrebbe fatto una passera o una figa. Tom chiuse il computer, infine arrossì al pensiero. Sarebbe stato così brutto? Aveva visto delle cose terrificanti “dopo” nelle foto, ma quelli erano tutti i primi tentativi di decenni fa.
    Tutte le foto più recenti non erano terrificanti come quelle precedenti. Lui non aveva molta esperienza con le ragazze, ma sapeva com' erano. Era stato con abbastanza ragazze per sapere dov'erano tutte le loro parti, per sapere cosa era normale e cosa no.
    Sapeva cos'era una figa quando ne aveva vista una.
    Arrossì di nuovo. Cazzo, perché era così imbarazzato da tutto ciò?
    Bill ne avrebbe avuto una bella, ne era sicuro, si sdraiò indietro sul letto. Bill avrebbe avuto solo il meglio, e non si sarebbe accontentato di niente di meno. Tom sapeva che Bill aveva un corpo stupendo dentro e fuori, Tom conosceva ogni curva e ogni angolo acuto del suo corpo.
    Era difficile pensare a Bill nudo, dalla forma snella. Gli mancava quello. Gli mancava toccarlo, gli mancava toccare lui.
    Il cazzo di Bill era bello, dolce, familiare. Tom non era nemmeno gay, ma preferiva avere il cazzo di Bill nella sua bocca anziché far sesso con qualche ragazza.
    Tom pensò di mescolare questi due. All'improvviso il cazzo di Bill sarebbe andato via, e lui si sarebbe trasformato in una qualche ragazza. Ma lui non era una ragazza. Lui era Bill.
    Bill con una bella, dolce figa. Tom rabbrividì al pensiero, per metà confuso e per metà eccitato. Chiuse i suoi occhi e lo immaginò completamente. Immaginò Bill in piedi davanti a lui, nudo, con seni pieni, fianchi sinuosi, e una figa perfettamente rasata. Tom amava le ragazze rasate, l'idea era così invitante che gli causò dolore. Poteva lavorarci su Bill?
    Si adagiò sul materasso, facendo scivolare il palmo della sua mando sul suo cazzo duro. Si, poteva lavorarci. Il suo corpo stava rispondendo positivamente all'idea. Immaginò lo stesso Bill, ora sulla schiena, con le gambe divaricate.
    La vergogna s'impossessò di lui quando cominciò ad accarezzarsi, pensando a Bill e al suo nuovo corpo. Non poteva farci troppa attenzione; poteva fantasticare, o no? Aveva abbandonato ogni pudore con l'amore per suo fratello anni fa, anche se nessuno avrebbe mai capito i suoi sentimenti, il suo bisogno, perciò cercò di non soffermarsi su questa vergogna.
    Era così duro che gli faceva male, così duro che sapeva gli sarebbero bastati altri pochi tocchi e sarebbe venuto. Si lasciò andare e chiuse gli occhi.
    Lui non era gay, e proprio per questo un Bill ragazza non poteva esser meglio di un Bill ragazzo?
    La chirurgia e gli ormoni avrebbero fatto molto per Bill, ma Tom sapeva che non avrebbero fatto abbastanza. Bill era già femminile ( proprio come lo era Tom, solo che lui cercava di essere duro e di nasconderlo) , non sarebbe mai passato così in pubblico. Già Bill veniva accidentalmente scambiato per una ragazza qualche volta; e Tom aveva sempre pensato che Bill lo avrebbe gestito bene, aveva sempre pensato che Bill sarebbe stato confuso facilmente, ma non aveva mai pensato che forse a Bill, essere confuso dalla gente, piaceva e lusingava anche.
    Tom immaginò Bill curvo sul suo letto, lo immaginò come era ora, come un ragazzo. Aggiunse anche se stesso allo scenario, chinato su suo fratello, premendo le sue dita nel culo di Bill. Bill era sempre così caldo e stretto, il suo corpo era sia resistente e sia accogliente per la penetrazione.
    Tom gemette, la sua mano appoggiata sul suo cazzo, ed immaginò di affondare dentro Bill. Cazzo, erano quasi più di quattro mesi che non lo aveva. Amava il corpo di Bill, amava il modo in cui si cedeva a lui, il modo in cui reagiva.
    Se Bill era una ragazza, avrebbe fatto lo stesso?
    Sibilò, le mani tremanti sulla sua erezione, mentre immaginava Bill sulla schiena, le gambe divaricate e le tette rimbalzare. Tom era dentro di lui, dentro di lei e gemette. Bill sarebbe stato morbido e umido?
    Tom sapeva che sarebbe stato morbido, forse anche bagnato. Sapeva che il corpo di Bill poteva riuscire a rispondere all'eccitazione, poteva funzionare come una vera ragazza.
    'Lui sarebbe una vera ragazza.' si rimproverò ' Lui sarà una vera ragazza.'.
    Bill era sempre una ragazza all'interno, realizzò Tom. Bill aveva sempre pensato di sé come una ragazza, e Tom iniziò a sentirsi male per suo fratello. Come doveva essere stato terribile per lui attraversare tutti quegli anni e vivere con quello? Tom grugnì e s'inarcò nel suo tocco, i suoi talloni scavarono nel materasso.
    Se Bill voleva cambiare sé stesso... Se Bill doveva essere quello che non voleva essere, allora Tom doveva accettarlo e volerlo anche. Gli era sempre piaciuto. I ricordi che avevano erano dolci, e Tom non gli avrebbe dimenticati. Mai.
    Ma quando Tom pensava al futuro, quando pensava di riuscire a scopare Bill senza preparazione, le sue viscere si contraevano violentemente.
    Avrebbe gettato Bill su di un letto scopandola ogni volta che voleva. Poteva affondare tra le sue gambe e dare piccoli colpi al suo clitoride con il suo naso, calandosi su di lei per poi entragli duro dentro. Ogni volta che volevano.
    La bocca di Tom si spalancò quando pensò di mangiarsi Bill fuori. Lui non era così bravo a succhiare il cazzo. Non era una cosa che faceva spesso per Bill. Ma amava farlo con le ragazze. amava il modo in cui le ragazze odoravano, amava il loro sapore.
    Era positivo su questa cosa: Bill sarebbe stato una delle esperienze più soddisfacenti della sua vita.
    Tom si torceva lentamente, accarezzandosi. Era così pronto a venire, così pronto al avere il primo orgasmo pensando a sua sorella Bill. Era intenso e realizzò che non voleva farlo da solo. Era pronto per andare da Bill, se Bill lo avrebbe voluto.
    Uscì dal letto e andò alla porta. Poteva sentire il rumore della doccia, e sapeva che doveva essere Bill. Nessuno tranne i gemelli usava il bagno di sopra. Senza esitazione, entrò facilmente il bagno e tirò giù la tendina della doccia.
    Bill gettò un gridolino e si girò, coprendosi, ad occhi spalancati.
    “Tom, cosa stai...”.
    Tom gettò i suoi boxer ed entrò nella doccia e spinse Bill contro il muro lucido.
    “Bill…” si lamentò, occupando lo spazio di Bill “Bill, per favore.”.
    La sua erezione sfiorò l'anca di Bill e i loro occhi si chiusero.
    “Tomi…” Bill sussurrò sulle goccioline di vapore “Non posso...”.
    “Lasciami vedere.” disse Tom, tirando l'avambraccio di Bill.
    Le braccia di Bill coprirono il suo petto, il suo piccolo seno, e i suoi occhi erano spalancati.
    “Non ti piacerà.” disse Bill “A me non piace.”.
    “Sono pronto.” fu tutto ciò che Tom disse “Sono così duro e io...”.
    Bill si accigliò, incapace di dire a Tom che non era pronto. Non avrebbe voluto che Tom lo vedesse in quel modo, mezzo formato e in fase di sviluppo. Voleva aspettare fino a quando non fosse stato perfetto, fino a quando fosse stato tutto una ragazza e non bloccato nel mezzo.
    Realisticamente Bill sapeva che non poteva esserlo.
    Voleva suo fratello e suo fratello voleva lui, come potevano aspettare? Ci sarebbero voluti mesi e mesi prima che Bill fosse completo, prima che fosse il regalo perfetto da scartare per Tom. Sarebbe stata una cosa crudele bloccare Tom così.
    E anche se Bill non si sentiva completamente sessuale, ultimamente gli mancava il suo essere intimo con Tom. Gli mancava la sua non-vicinanza e gli mancava sapere che Tom lo voleva. Solo il fatto che Tom era duro, che i suoi occhi erano scuri per la lussuria, fecero decidere a Bill che era okay.
    Lasciò cadere lentamente le braccia, esponendo il suo piccolo seno. Tom lo fissò sfacciatamente, erano piccoli ma sicuramente dei seni ben definiti. Bill pensò che erano okay così.
    “Tom?”.
    Tom non alzò lo sguardo. Allungò una mano tremante in avanti senza alcun pudore e strinse la mano contro il petto di Bill, fissandolo.
    “Tom, tu...”.
    Tom tirò indietro la sua mano e si lasciò sfuggire un piccolo gemito, scendendo per il pavimento della doccia senza dire una parola. Bill era leggermente sottoshock, ma raggiunse le sue ginocchia, spostando i dread di Tom dal suo volto.
    “Per favore Tomi.” disse Bill “Cosa c'è di sbagliato? Sono io? È... Oh, mio Dio Tomi, mi dispiace.”.
    Tom scosse la testa, il suo corpo straziato dai brividi e Bill avvolse le sue braccia sottili attorno a suo fratello.
    “Non avresti dovuto vedere.” disse Bill “Non dovevi.”.
    Tom non disse niente e il cuore di Bill si ruppe solo un po’ di più, solo un po’ di più ogni giorno.
    Ma almeno questa volta Tom non scappò.





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  4. .
    ahahhaha grazie amoreee *__* cme non potevoooo xDDD qui ho postato le mie prime twc orribili T___T almeno posto qualcosa di buono u.u
  5. .
    Titolo:
    The meridian hour
    Autore:cynical_terror,undrockroll
    Rating: Nc 17,Het
    Avvisi: Adult Content,Crossdressing,Heavy Kink
    Genere: Drama, Romance,Sex Change,Twincest,angist
    traduttrice: **stern**
    beta: MorgieStorm
    link storia originale: The Meridian Hour
    note iniziali: oddioooo :tytu: :tytu: sono tornata a casa T__T qualcuno mi conosce già dato che circa due anni fa postai due twc qui altre no :P xDD
    cosa dire?Beh mi sono messa a tradurre questa fantasica storia...non ci sono parole poi leggerete..vabbè mi sembrava giusto postare qui dato che questo forum è la mia casa :uyu: :uyu: dove diciamo sono cresciuta e dove ho conosciuto persone fantastche come Alice *__* aww spwro leggeraiii xDD
    okei ora posto ragazze buona lettura ^^
    dimenticavo...non credo potrà piacere a tutte questa fic dato che è "molto particolare"


    The Meridian Hour

    [IMG]http://

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    capitolo 1


    Tom spinse Bill nella cuccetta e i suoi occhi guardarono il volto nervoso di suo fratello affollato da mille pensieri, poi chiuse la tendina.
    Gerorg e Gustav erano in fondo al bus e guardavano dei film bevendo e parlando di cazzate. Tom aveva una gran voglia di unirsi a loro, ma Bill veniva per primo. Bill veniva sempre per primo e lui voleva parlare, infatti gli chiese il permesso per dormire con lui quella notte.
    “Cosa c'è'?” chiese Tom sapendo già la risposta.
    Bill si torceva le mani mordendosi le labbra.
    “Bill?... tu hai....”.
    “Sì.” disse Bill “Io... io ci andrò…”.
    Tom annuì in silenzio mentre le sue mani iniziavano a sudare. Fissò Bill: guardò il suo piccolo bel viso e sospirò “Sei sicuro?”.
    “Ho superato la valutazione”disse Bill “e presto avremo una pausa.”.
    “Un mese non è abbastanza.”disse Tom.
    “Abbiamo parlato già con David di questo,e i ragazzi... loro capiscono.” Bill si strofinò gli occhi anche se non stava piangendo.
    “Una pausa.”disse Tom. Bill annuì “Probabilmente un anno o più...”.
    Tom non sapeva cosa dire o fare; non avrebbe potuto pensare che tutto questo fosse reale, avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto consentire a se stesso di abituarsi all'idea. Bill sembrava così fragile dinanzi a lui in quel momento. Era già così femminile: la sua faccia si stava riempiendo ed i suoi fianchi arrotondarsi, lisci e curvi come quelli delle ragazze che Tom scopava quando il suo cuore era troppo pieno di sciocchezze. Desiderando l'amore con Bill, non avrebbe mai immaginato che fosse possibile amare una persona così tanto.
    “Ho iniziato la cura degli ormoni, devo solo aspettare.” disse Bill.
    “Ma tu hai già un aspetto così diverso ora.”sbottò Tom “E dopo… tu...” Tom chinò il capo e poteva vedere piccole gocce d'acqua che cadevano sui suoi jeans. Stava piangendo.
    Bill si chinò in avanti e lo trattenne “Lo sapevo che non eri completamente d'accordo con questo.”.
    “Lo sono.” disse Tom fra le lacrime “Io voglio quello che vuoi tu, io ti amo.” tirò su col naso tra la camicia di Bill, aveva la testa appoggiata contro il suo petto morbido. L'ultima volta che avevano scopato Bill aveva rifiutato di mettersi una sua maglietta. Tom avrebbe saputo solo dopo il motivo per cui Bill lo aveva fatto.
    A causa degli estrogeni, il petto di Bill stava cominciando a gonfiarsi, e non voleva farsi vedere a lungo in pubblico. Avevano una settimana di concerti a questa parte. Solo una settimana e sarebbe subentrata una nuova vita. Tom piangeva a volte, odiando se stesso perché non lo faceva mai e perché lui non era una ragazza.
    Tom concordò difficilmente con Bill.
    “Tu puoi finché mi ami.”disse Bill a bassa voce.
    “Sì.” disse Tom bloccando la sua voce in gola.
    “Aspetta... devi darmi solo del tempo per... questo è difficile!”.
    Bill annuì, guardando in basso “Voglio che tu ci provi.”.
    “Oh, Bill.”.
    Tom incontrò gli occhi di Bill e guardò sentiva che era per un'ultima volta. Si sporse in avanti e afferrò Bill per spalle abbracciandolo lasciandosi attraversare dalle emozione come lui aveva bisogno di fare.
    “Cazzo naturalmente... naturalmente... E solo.. sai sei mio fratello.”.
    “Sì.” mormorò Bill “Questo.”.
    “Noi siamo uguali. Noi eravamo…” Tom si morsicò le labbra “ora non più giusto?”.
    Bill scosse lentamente la testa “Non ancora per molto Tomi.”.
    Tom accennò col capo. Faceva male; sapeva che Bill aveva interesse per la transizione da molto tempo, ma lui non aveva mai dato importanza, non avrebbe mai immaginato come sarebbero cambiate le cose. Loro erano gemelli, nati come gemelli e pensava morti come gemelli.
    “Noi siamo ancora gemelli.” disse Bill, e Tom sapeva che era vero -Bill aveva il potere di leggere la sua mente- “Noi lo siamo ancora... se tu vuoi esserlo.”.
    “Io voglio esserlo.” nuovamente Tom tirò su col naso, scacciando via qualche lacrima dai suoi occhi con la sua manica “Fidati, voglio esserlo davvero!”.
    “Okay.” rispose Bill tranquillamente, però non era ancora convinto. Lui non dubitava dell'amore di Tom, ma non era del tutto sicuro che Tom fosse attratto da lui. Teneva la mano di Tom e la posò sulla sua guancia,chiuse gli occhi e senti la mano ruvida di suo fratello scendere al collo.
    “Non andrà male. Te lo prometto. L'intero percorso... beh, lo sai. Sai tutto. Ci vorrà molto tempo e non sarà uno shock così difficile da superare okay?”.
    “Ma tu diventerai una ragazza…” disse Tom “una ragazza!”.
    “Sarò solo… io”.
    Bill si chinò in avanti ,e premette un leggero bacio sulla bocca di Tom.
    “Sarò più di me. Questo sarà il vero me. Tomi sono così eccitato per questo, eccitato e spaventato. Ho bisogno che tu sia con me.”.
    “Anch'io ho paura.”disse Tom.
    “È okay... è okay... non stanno impazzendo tutti per questo?” Bill ridacchiò con entusiasmo “Penso che David stia per avere una crisi nervosa e l'etichetta discografica sta già predicendo molto... perderemo... sto fottendo tutto!”.
    Tom fu colpito dalla rabbia dopo quelle parole. Tutto ciò lo spaventava, lo confondeva, lo feriva, una cosa sapeva di certo: che non dubitava o incolpava Bill di nulla. Baciò Bill così forte sulle labbra, accarezzando le sue guancie e facendo scorrere le sue mani lungo il collo e le braccia di Bill.
    “Non stai fottendo niente.” disse Tom attraverso baci disperati “Questo sei solo tu, è la tua vita e io sono con te. Mi fotterò con te.”.
    Bill scosse la testa nella presa di Tom; cadeva sempre ai suoi piedi quanto era così passionale con lui.
    “Tomi dimmi che sei eccitato per questo... che tu sei...”.
    “Sono eccitato per te”.disse Tom.
    Baciò il collo di Bill.
    “Lo sono. Non permetterò a nessuno di dirti che tu non puoi.”.
    Bill si rilassò tra le braccia di Tom premendo le loro schiene contro un letto dalle piccole dimensioni “Non sei solo eccitato per te?”.
    Nella cuccetta era buio, ma Tom poteva sentire il calore proveniente dal volto di Bill, anche se non poteva vedere il rossore delle sue guance.
    “Bill..”.
    Bill toccò con le sue mani le labbra e la mascella di Tom. Premette un dito all'interno della sua bocca.
    “Ho così tante nuove cose per giocare con te,Tomi.”.
    Il calore corse verso il basso del corpo di Tom: non era la prima volte che immaginava quali nuovi giochi aveva Bill in servo per lui .Ma lui voleva suo fratello, lui voleva Bill, l'unico ragazzo della sua vita.
    “Ho bisogno di tempo.” disse Tom scostandosi un po' dalla presa di Bill “Io non posso...”.
    Bill sospirò e si lasciò cadere sulla schiena.
    “Lo so. Lo so.".
    Non parlarono, rimasero solo vicini cavalcando le onde di un oceano d'asfalto...

    **

    Quando Bill varcò la soglia di casa si sentì finalmente bene; stava attraversando un cambiamento drastico sia nella sua vita che nella sua carriera.
    “Benvenuto a casa.” disse sua madre spostandosi dall'ingresso e salutando i suoi figli, abbracciando Tom per primo. Si girò ed abbracciò Bill così forte che pensò di soffocare.
    “Ehi.” disse Tom abbassando la testa. Bill lo guardò circospetto. Tom era stato strano ultimamente, leggermente distante, e Bill sapeva il perché.
    Bill stava parlando un sacco con tutti anche se non aveva ancora accennato la questione “mi accetterete? Accetterete questo?”.
    Queste erano le sue domande e non sapeva che risposta darsi.
    “Tom, prendi le cose di tua sorella e portale in camera.”disse Simone. Entrambi i ragazzi la guardarono a bocca aperta, le sue parole... Bill era ancor più scioccato di Tom, credeva che avrebbero dovuto affrontare una piccola lotta quando sarebbero tornati a casa, cercando di adeguarsi a tutto quello che stava succedendo, ma la loro madre sorrideva e si comportava come se tutto fosse stato normale.
    Si stava comportando come se Bill fosse già sua figlia. Bill si sentiva come se stesse per piangere, ma, invece abbracciò nuovamente sua madre. Questa volta era un abbraccio più difficile.
    “Grazie.” disse “Ma non c'è bisogno di... um... dire che…”.
    “Cazzo, mamma, è ancora un ragazzo!” fu tutto quello che disse Tom mentre lasciava la stanza, trascinando la valigia di Bill su per le scale. Bill e Simone lo guardarono e Bill sospirò nascondendo il suo viso dietro la spalla di sua madre.
    “Tutto okay fra voi due?”chiese Simone dolcemente.
    Bill fece un passo indietro curvando e scrollando le spalle in avanti “Pensavo di si, non lo so.”.
    “Hai bisogno di lui?”.
    Bill annuì.
    “mi sei mancata. Sono così felice di essere tornato a casa!”.
    “Questo ti appartiene tesoro.” rispose Simone tirando Bill in un altro abbraccio “Dio, non riesco proprio a smettere di abbracciarti”.
    “Stop!”disse Bill sorridendo un po'.
    “Non posso abbracciare la mia piccola bambina?” sussurrò Simone, e il cuore di Bill si serrò, si sentiva strano.
    “Oh, Bill!”.
    “Grazie per...” Bill si zittì, non sapeva cosa dire. Non ancora.
    “Devo andare in camera”.
    Simone annuì mentre Bill usciva togliendosi le scarpe e dirigendosi dritto alle scale. Salì sentendo una sensazione di pesantezza e stanchezza, sentì lo scricchiolio familiare di ciascuno degli scalini, poi sentì Tom nella sua camera. Sapeva che Tom stava prendendo la sua vecchia chitarra acustica, quella che lasciava sempre a casa, quella che sembrava non esser andata mai fuori tono.
    Bill guardò nella stanza di Tom che alzò lo sguardo. Sospirò e chinò il viso in basso, suonando qualche accordo.
    “Tomi.” disse Bill, andandosi a sedere sul letto.
    “Cosa?” chiese Tom senza alzare lo sguardo dalla sua chitarra.
    “Perché sei così arrabbiato?”.
    Tom non rispose, continuò a suonare.
    “Non è giusto.” disse Bill, colpendolo leggermente. Le loro spalle urtarono.
    “Devi parlarmi!”.
    Poteva vedere la mandibola di Tom serrarsi, forse si stava trattenendo dal parlare.
    “Per favore.” disse Bill.
    Le dita di Tom vacillarono sulle corde e spinse malamente la chitarra giù dl letto, Bill avrebbe ruotato gli occhi se non fosse stato così scioccato.
    “Tu non sei giusto!” urlò Tom spingendo Bill per spalla, in modo abbastanza violento da far squittire Bill addoloratamente.
    “Io ti amo per come sei!”.
    La prima reazione di Bill fu quella di piangere, ma poi la rabbia riaffiorò in lui. Spinse Tom duramente forzandogli la schiena contro il muro. Bill lo bloccò fra le sue ginocchia e gli afferrò il viso, non lasciandolo andare, lottando, lo baciò violentemente sulle labbra
    Tom resistette all'incirca due secondi prima di baciarlo appassionatamente spingendolo indietro. Si mossero fino a quando non arrivarono a letto e Bill fini sotto di Tom che spinse il suo corpo verso il basso.
    Bill gridò e girò la testa, distaccando le loro labbra.
    “Bill...” ansimo Tom.
    “Vedi? Come mi ami anche per questo!” disse Bill respirando a destra della bocca di Tom.
    “Non mentire cazzo, tu mi ami. Hai solo troppa paura di ammetterlo, sei troppo spaventato da me!”.
    “Non ho paura!” disse Tom. Cercò di spostarsi da Bill ma le sue braccia e gambe lo avvolsero.
    “Sarò sempre Bill, tu dicevi che mi avresti amato per sempre, avresti amato Bill per sempre!” disse “Tu ami già la stupida ragazza che sono. Io sono una ragazza qui.”Afferrò la mano di Tom e la portò al suo petto,dove il suo cuore batteva all'impazzata sotto le costole.
    “Tu non sei...” si lamentò Tom e afferrò Bill, sentì una nuova sensazione quando toccò il lieve rigonfiamento del petto di Bill. Bill gemette al tocco ma poi rantolò via da sotto di lui.
    “Non voglio che tu tocchi questo.” disse Bill !Non sono ancora.... pronte”.
    Tom immediatamente si spostò, pulendosi le mani nella camicia e guardandolo con un po' di vergogna.
    “Ho appena... non è che…”.
    “Io voglio che tu…”.
    “Fanculo Bill, hai appena detto che non devo!” quasi gridò Tom “Fermo! Non cambiare il tuo cazzo di pensiero! Fermo! Aspetta che per me sia okay, cazzo! Non fare tutto senza preavviso! Sei così fottutamente egoista!”.
    Bill fissò Tom, come se stesse per piangere, ma lui non lo avrebbe fatto.
    “Lo so.” rispose Bill a bassa voce “So cosa sono, tutti sanno cosa sono.”.
    Tom gemette e batté un pugno contro il muro.
    “Dammi tempo. Non voglio essere arrabbiato con te. Devi solo darmi tempo!”.
    “Guardami.”.
    Tom scosse la testa “Non posso. Mi dispiace.”.
    “Devi essere in grado di guardarmi.” mormorò Bill, toccando il mento di Tom “Per favore? Non chiedo nient'altro da te...”.
    Tom si spostò dal tocco di Bill e sospirò.
    “Ho bisogno solo di tempo.” la voce di Tom era senza emozione “Ti amo. Devi solo capire... questo non è un cambiamento solo per te.”.
    “Non ci ho pensato”.
    “Bene, forse dovresti.”.
    Tom alzò lo sguardo e per poco non si fece del male fisico guardandolo.
    “Vado a dormire per un po', vieni a svegliarmi prima di cena.”.
    “Va bene.” disse Bill sentendosi come se fosse appena stato cacciato fuori. Lentamente si voltò si diresse verso la porta e la chiuse dietro sé.
    Fece un respiro profondo ed entrò nella sua stanza.

    note finali: bene bene...a voi i commenti v.v xDD ho dimenticato di scrivere su che le due autrici ovvero: cynical_terror e undrockroll mi hanno dato il permesso di tradurre ^^
    ciaoo a tutteeee :uyu: :5yth: :uyu:
  6. .
    K dolzeeee!!*.*!!!Tommlo tt arrapato xD dovevi continuarla xo...v.v sisi!
  7. .
    grazie milleeeee =D siete troppo gentili ragazze ç____ç come gia detto ne sto scrivendo una nuova... spero vi piaccia come questa anche se e di genere completamente diverso... *-* kussen...
    -Fly- ♥
  8. .
    non è bill quello!!!!=Q_________
  9. .
    ooooooooh *-* grazie a tutte per aver letto e commentato =D sono felice che vi piaccia :5yth: vi adoro ...
    -Fly-
  10. .
    ufffffffffff io rivoglio i vecchi TH!!!!T.Tcosa sono quei cosiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!???????sono orribili!!!!non deve mica fare una sfilata di carnevale!!!!>.<
  11. .
    ma Bill!!!io impazzisco solo per teeeeeeee!!come ti permetti di dire una cosa simileeeeeeeeeee>.<
  12. .
    ok mia cara promesso =D
  13. .
    CITAZIONE (Alice° @ 29/1/2010, 17:48)
    Flyyyyyyyyy da quanto tempoooooooo
    che bella sorpresa... E' divertentissima la tua storia, sai? Me lo immagino proprio che Tom si sia per davvero scopato tutte le donne del reame... Ce lo vedo proprio bene :D E Bill... non ti dico che ridere mi ha fatto la frase: – mio caro meno chiacchiere e piu lavoro –
    Fly, dovresti tornare più spesso... Quando posti qlk long fiction?

    Aliceeeeeee come mi sei mancata ♥ sono felice che ti sia divertita =D devi vedere io mentre la scrivevo, ridevo da sola ahahahahah xD comunque tornerò molto presto, appena mi libero da un po di faccende della scuola e scrivo i primi 4 capitoli inizierò a postare ok? lo prometto =D
  14. .
    CITAZIONE (o.OkaUlitZForEverO.o @ 29/1/2010, 16:40)
    Non è vero, è troppo simpatica tra Fic...sul serio xD...^-^

    ^_^ grazie mille :tytu:
  15. .
    Sono Fly.Mie care come promesso sarei tornata con una nuova storiella e vi avrei avvisate prima qui... Beh la mia nuova storia e "il principino sul pisello" e solo un capitolo ma vi dico che ce un'altra storia moooooolto lunga in cantiere =D un bacio e a presto =D vostra Fly...
237 replies since 18/5/2009
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