...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 79
    Mattina. E, come il mio solito, la mattina non ho mai voglia di alzarmi. Ho ancora voglia di stare sdraiata sul letto.
    Allungo il braccio alla ricerca del mio Erik. Il suo posto è vuoto. Se n’è andato?! Com’è possibile? Apro gli occhi di scatto e giro la testa per vedere se è solo una mia impressione oppure, se veramente se n’è andato. Non è una mia impressione: se n’è andato davvero, lasciando un biglietto sul suo cuscino:

    “Raggiungimi al bar…
    Non ti faccio lavorare, tranquilla,
    Voglio solo che stai accanto a me!
    P. S.: Ti amo! Erik.”

    Sorrido compiaciuta, mi avvolgo le lenzuola attorno al seno ed entro in bagno. Mi infilo sotto la doccia e mi lascio andare, proprio come stanotte, con Erik. Meraviglioso ed incredibile, però, non so. È’ come se non mi sentissi meglio, soddisfatta. Potrei dire che mi sono pentita. Come se non fossi felice del fatto che ho fatto l’amore con Erik. Ho fatto l’amore con Erik, il ragazzo con cui sto adesso e che amo, ma, comunque, non riesco a sentirmi la donna più felice della Terra. Per me, è come se non fosse successo nulla, nulla di straordinario. Oddio, Erik è davvero una bomba, perfetto in tutto e per tutto. Bello, dolce, gentile, ma gli manca qualcosa. Non riesce ad appagarmi completamente e non riesco a capirne il perché.
    Tom. Tom. Tom. Tom. Il suo nome rimbomba nella mia mente. C’è sempre lui. È’ lui che rovina sempre tutto, anche il mio rapporto con altri ragazzi. È sempre così: appena mi sento un po’ felice, appare lui che getta tutto ciò che ho costruito, con tanta fatica, a terra. È un cretino. Un guastafeste. Però, da quando l’ho conosciuto, ho sempre immaginato la mia prima volta con lui, ma ciò non è stato possibile. Non è stata colpa mia, se è per questo, neanche colpa di Tom, né dei miei amici, né, tantomeno, di Erik. La presenza di Tom mi ha sempre confusa. Anche quando non c’è, è come se ci fosse. Non c’è, ma c’è! È un po’ contorta come cosa, ma è così.
    Esco dalla doccia, più confusa e nervosa di prima. Di solito, la doccia ha un potere straordinario su di me, ma, questa volta, non mi ha rilassata per niente.
    Torno in camera da letto, per vestirmi. Faccio tutto di fretta : metto il cellulare in borsa, esco e chiudo la porta a chiave.

    -Amore!- Dice Erik, venendomi incontro.
    Gli sorrido. Mi prende in braccio e mi bacia.
    -Che entusiasmo!- Esclamo.
    -Lo so, lo so. Pensavo che non venissi!- Mi dice.
    -Perché non avrei dovuto?-
    -Non lo so, ma avevo questa strana sensazione. È come se, ciò che è successo stanotte, avesse cambiato tutto, non in meglio, ma in peggio. Anche se io trovo che sia stato tutto meraviglioso, magico.-
    -Erik, anche per me lo è stato. Non crearti queste paranoie.- Lo rassicuro.
    Cerco, in ogni modo, di fargli capire che anch’io sono entusiasta di stanotte, anche se, in verità, mi sento un po’ ipocrita, però è l’unico modo per non vederlo soffrire.
    Stanotte non avrei dovuto fare sesso con lui. Non dovevo farlo. Cosa ho dimostrato? Nulla. Ho semplicemente preso in giro me stessa ed il povero Erik. Prendere in giro me stessa, mi sta bene, ma prendere in giro Erik, no. Non posso più permettermelo. È ingiusto. Erik non lo merita. Ma parliamoci chiaro: io provo ancora qualcosa per Tom. È sempre creduto che lo avessi dimenticato, ma non è così. sono ancora innamorata di lui, lo amo ancora, nello stesso modo in cui lo amavo quattro anni fa. Sto solo prendendo in giro il povero Erik e non lo merita. Da quando ci siamo conosciuti, anni fa ad Ibiza, si è sempre reso disponibile nei miei confronti. Sempre. Ha sempre saputo comprendermi, ma, soprattutto, aspettarmi e non merita affatto essere tratta in quel modo. Ma non me la sento di lasciarlo. È il mio unico punto di riferimento e, poi, non ci riuscirei, non mi piace farlo soffrire. Però, se rimanessi con lui, lo farei soffrire di più. Quindi: o lo lascio, dandogli la possibilità di essere davvero felice, oppure, rimango con lui, cercando di dimenticare davvero Tom.
    -Ehi, Mia, cos’hai? Ti sei incantata?- Mi chiede Erik, rimettendomi giù.
    Scuoto la testa.
    -Eh?! Scusa, ero sovrappensiero.- Mi giustifico.
    -Per quale motivo?-
    -Scommetto che pensavi a me, vero?- Fa una voce familiare, arrivando da dietro.
    Ma è, per caso, telepatico? Meglio non farglielo credere.
    -No, caro il mio, pensavo a tutto, tranne che a te! Per tua informazione, stavo ripensando alla bellissima nottata, passata col mio amore.- Gli dico, indicando Erik, con fierezza.
    Touchè! Tom rimane di sasso.
    -Le bellissime nottate le passavi solo con me.- Dice, serio.
    Su questo gli do ragione, ma anche quella di ieri sera, con Erik, è stata splendida.
    -Non esserne troppo convinto, ma, soprattutto, Tom, non è essere così presuntuoso.-
    -Non sono presuntuoso, è un dato di fatto.-
    -Tom, non sentirti così superiore. Le belle serate Mia le passa anche con me, sbaglio tesoro?- Interviene Erik, abbracciandomi.
    -Erik, ha ragione, Tom, le belle serate le si possono passare con chiunque!- Interviene Bill, rimproverando il gemello, in difesa di Erik.
    Per fortuna che c’è Bill. Però, ragazzi, devo gettare una lancia a favore di Tom. Parliamoci chiaro: i momenti che ho passato con Tom, non potranno mai essere minori di quelli che passo, ogni giorno, con Erik. Non c’è paragone. Quelli di Tom erano pieni di sorprese e di divertimento, uniti alla dolcezza. Nessuno riuscirà mai a sostituire, nel mio cuore, né Tom, né i momenti passati insieme a lui.
    -Scusate, ma mancano alcune teste!- Dico, cambiando discorso, dato che l’aria sta iniziando ad essere pesante.
    -Georg, Livvie, Gustav ed Andreas stanno per arrivare.- Si affretta a rispondere Bill.
    -Bene!-
    Bill ha capito che volevo cambiare discorso, perché Tom mi innervosisce.
    -Amore?- E’ Erik.
    -Dimmi.-
    Erik mi allontana dagli altri. -Oggi, avevo pensato di andare a Ponte Milvio, ti va?- Mi propone.
    -Per me non c’è alcun problema, ma come fai qui al bar?-
    -Tranquilla! Prima di fare una cosa, io penso alle conseguenze.-
    -Ma che bravo!- Dice Tom, con sarcasmo.
    Erik fa finta di non sentirlo. Meglio così, voglio evitare un altro massacro tra loro due.
    Certo che Tom ha una lingua lunghissima ed anche le sue istigazioni sono pesanti. Se Erik lo uccidesse, cazzi suoi. Ce l’ha voluta lui.
    -Tom, smettila di sparare cazzate!- Lo rimprovero.
    -Scusa!- Fa lui, ridendo sotto i baffi (Invisibili, precisiamo!).
    Prende pure per il culo! Meglio che mi allontano, altrimenti, lo prendo a schiaffi. È uno spaccone, imbecille e senza cervello. Come faccio ad amarlo. Certo che a me sono piaciuti tutti tipi strani. L’unico della lista che si salva è Erik. L’unico col cervello.
    Tom soffre troppo di mania di protagonismo. Il successo gli ha dato alla testa, non si controlla più. Che imbecille!
    Vado a sedermi ad un tavolino vuoto.
    -Posso?- Mi chiede qualcuno.
    Alzo la testa. È’ Andreas.
    -Certo, accomodati!- Rispondo, sorridendo.
    Levo la mia borsa, per fare posto ad Andreas. La poggio sul tavolo, mentre, Andreas si siede di fronte a me. Si passa una mano tra i capelli.
    -Ma che è successo?- Mi chiede.
    -Il tuo migliore amico è un coglione totale.- Gli dico.
    -Su questo, non c’erano dubbi!- Conferma.
    Ridiamo insieme.
    -Non lo sopporto più. Mi sta rendendo la vita impossibile.-
    -Guarda che rende la vita impossibile a chiunque lo incontri sulla propria strada.-
    -Dici sul serio?- Chiedo, con sarcasmo.
    So già la risposta.
    -Sì, ci conosciamo da quando siamo nati e, ti giuro, che è sempre stato così. Però…-
    -Però…?-
    -Quando stava con te, era diverso.-
    -Cosa vuoi dire?-
    -Rompeva poco le scatole.-
    -E certo! Stava sempre con me, le rompeva a me!-
    Ridiamo di nuovo.
    -La sua è una tattica.-
    -Una tattica?! Che vuoi dire?-
    -Sì, quando vuole qualcosa, fa sempre così, per ottenerla.-
    -Credi che in ventitré anni di vita, abbia capito che, in questo modo, non otterrà nulla?-
    -Ne dubito!-
    -Anch’io!- Gli dico, ridendo.
    -Però, la cosa strana, è che, facendo così, ottiene sempre ciò che vuole. Dire sempre è esagerato, ma, diciamo, quasi sempre.-
    -Oh, Marinai!-
    -Lo so, è strano. Ti confesso una cosa: secondo me, lo ottiene per compassione.- Mi dice.
    -In che senso?-
    -E’ scemo!-
    -Non avevo dubbi…-
    Ci penso su, un attimo. -Ah, ora, ho capito… Ma, ora, cosa diavolo vuole da me?- Gli chiedo, seriamente.
    -Non è così difficile da capire! Mia, prova a pensarci bene, oppure, prova ad accettare la cosa: lui vuole te!-
    -Giusto! Lui vuole me! Ma, con me ed Erik, il suo modo di fare, non attacca.- Lo informo.
    -Ne dubito!-
    -Perché?-
    -Si vede lontano un miglio che, quando lo vedi, dentro di te, fai i salti di gioia.-
    -Non è vero. Per me, lui è la morte in persona!-
    -Addirittura?! Cavolo, non gode di una bella fama!-
    -Non con me.-
    -Pensi mai a ciò che c’è stato tra di voi?- Mi chiede.
    -Spesso!-
    -E non ne hai la nostalgia?-
    -A volte!-
    -Vedi?! Lo vuoi ancora, ma sei talmente orgogliosa da non volerlo più e, tra l’altro, non vuoi ferire il tuo ragazzo, Erik.-
    -Cavolo! Andreas, hai centrato in pieno, tranne il fatto dell’orgoglio. Comunque, non è difficile da capire! E, prima di fare qualche gesto azzardato, voglio pensarci per bene. -
    -Mia, in amore, non bisogna mai fermarsi a pensare, ma bisogna fare ciò che si sente.-
    -Sì, esatto. Per questo motivo, sono stata cornificata! Non so se ho reso chiaro il concetto.- Gli dico.
    -Ti capisco, ma, Mia, ormai, sono passati quattro anni ed anche di più. Non pensare più a questa vecchia storia, basta!!-
    -Scusami, hai ragione!-
    Andreas si alza.
    -Vado dagli altri. Pensa a ciò che ci siamo detti e decidi, una volta per tutte.- Mi dice.
    -Ok, lo farò.-
    Andreas fa per allontanarsi.
    -Andi?- Lo chiamo.-
    -Sì?- Risponde, girandosi a guardarmi.
    -Grazie!-
    -Ho solo fatto il mio dovere da amico. Un amico che vede due persone innamorate molto lontane l’uno dall’altra!-
    Gli faccio un piccolo sorriso sghembo, imbarazzato. Andreas si allontana. Rimango sola, a guardarmi intorno ed a ripensare a tutta la conversazione che ho appena avuto con Andreas. Quest’ultimo ha davvero ragione: sto permettendo, di nuovo, al mio orgoglio di vincere. Non devo permettere al mio orgoglio di farmi da dittatore, nei confronti del cuore. Non posso permetterlo ancora e, comunque, sì, io amo ancora Tom Kaulitz dei Tokio Hotel. Ora, devo solo riuscire a dirlo ad Erik.
     
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