...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 80
    Pomeriggio. Ponte Milvio, con Erik. Mano nella mano. Il tramonto, visto da qui, è meraviglioso. Anche il Tevere lo è.
    Ora come ora, mi sento leggermente imbarazzata da Erik.
    -Che bello, eh?- Mi chiede.
    Mi giro, per guardarlo. Dopodiché, torno a guardare il panorama ed annuisco. Non so cosa dirgli. Non so se parlargli ora oppure dopo di Tom. Credo che sia meglio farlo ora. Faccio un respiro profondo e faccio per dire qualcosa.
    -Mia devo parlarti.- Mi dice Erik.
    -Cosa?!-
    Ci mettiamo uno di fronte all’altra.
    -Mia, non so se è solo la mia impressione, ma…-
    -Erik, sai bene che non mi piacciono i giri di parole.- Lo interrompo.
    -Va bene. Allora… Stanotte, noi due, abbiamo fatto l’amore ed è stato meraviglioso, dolce, stupendo e non so quanti altri aggettivi usare, però… C’è un però…-
    Lo guardo cercando di capire cosa voglia dire. Lui si mette a camminare avanti ed indietro.
    -Io ho come l’impressione che tu te ne sia pentita.- Mi dice alla fine.
    -Erik…- Riesco solo a dire questo.
    Non so che dirgli. Ha capito tutto. Ha capito tutto. Non so come abbia fatto, oppure, era talmente evidente.
    Erik si posiziona nuovamente di fronte a me.
    -Erik… Io non so in che modo dirtelo… Non è che me ne sono pentita, ma…-
    Mi allontano da lui e mi siedo sul muretto, guardandolo negli occhi da lontano: - … Ok, non serve a nulla mentire… Sì, Erik, me ne sono pentita e mi dispiace.-
    -E’ per Tom, vero?- Mi chiede.
    Si riavvicina a me nuovamente. Sembra non perdere la calma. Abbassa la testa. Erik non me la racconta giusta.
    -Mia, tesoro, lo abbiamo capito tutti: lo ami ancora.-
    -Non so cosa dirti!-
    -Io posso anche passarci sopra, ma solo se scegli di voler stare ancora con me.-
    -Se scelgo Tom, ce l’avrai con me?-
    -No, scusa, non mi sono spiegato bene: io non ce l’avrò mai con te. Però, voglio sapere se vuoi continuare a stare con me, oppure, scegli Tom.- -Erik, io ti amo, ma non sarà mai e non riuscirà mai a raggiungere ciò che provo per Tom.-
    -Lo immaginavo! Che dirti?-
    -Sei troppo buono con me e non dovresti, sono una persona terrificante.-
    -No, non è vero. Ho vissuto anch’io questa situazione, tempo fa, quindi, so benissimo come ti senti in questo momento. Però, se scegli Tom, il che è molto probabile, sta’ sicura che io non ce l’avrò con te, rimarremo amici per sempre, sempre che tu lo voglia!-
    Oddio, voglio morire. Sto piangendo e voglio morire. Come si fa a non piangere sentendosi dire questo? Voglio gettarmi giù da questo ponte. Dal ponte più romantico di Roma.
    -Non mi porterai rancore?- Gli chiedo.
    -No, certo che no. Con te ho passato i momenti più belli di tutta la mia vita. Sei stata l’unica donna che io abbia veramente amato nella mia vita e ti ringrazio, per avermi fatto capire cos’è l’amore. Hai, comunque, ricambiato il mio amore, non nella grandezza in cui speravo, ma l’hai fatto e lo fai ancora, a quanto ho capito. L’amore che provi per me, non è come quello che provi per Tom, ma ha, comunque, significato tanto, per me. Sarei un egoista a chiederti di rimanere con me e so che potresti soffrirne, perciò, io voglio che tu segua il tuo cuore, che tu faccia ciò che ti chiede.-
    L’unica cosa che posso fare, in questo momento, è abbracciarlo. Erik si avvicina a me ed io ne approfitto per stringerlo forte. Il mio ex mi carezza la testa.
    -E io voglio, che tu vada da lui e gli dica che tornate insieme, gli devi dire che lo ami più di qualsiasi altra cosa al mondo e… E no, non piangere, che non sopporto le tue lacrime, non ci riuscirò mai. Non è che non le sopporto, ma… Perché se sei felice, ogni sorriso è oro. E nella lontananza, perdonandoti ti imploro e parlerà di te. Non voglio che rovini i tuoi bellissimi occhi.- Mi sussurra.
    -Grazie… Grazie di tutto… Grazie di esistere!-
    Lo bacio, per l’ultima volta. Se devo lasciare la sua bocca, meglio farlo nel modo migliore. L’ultimo bacio. Ci stacchiamo e ci guardiamo, come se stessimo ancora insieme.
    -Grazie a te di esistere e, ora, voglio, anzi esigo e pretendo che tu scenda da questo stupido muretto, dal quale potresti anche cadere, prendere le tue luride pacche da troia ed andare da quel cretino del tuo chitarrista.- Mi ordina, scherzando.
    -No, aspetta, voglio che lui patisca per me ancora un altro po’.- Gli dico.
    -Sei una bastarda, vero?- Mi chiede.
    -Lo so, ma di una cosa sono certa: con te sarò sempre dolce come lo zucchero.-
    -Mmm… Dovrò prepararmi ad un diabete.-
    -No, davvero, di qualunque cosa hai bisogno, io sono qui. Aspetta: Turn around. I am here. If you want, it's me you'll see. Doesn't count. Far or near. I can hold you, when you reach for me.-
    -Una cosa non mi hai mai detto: come hai fatto ad imparare il Tedesco?- Mi chiede.
    -E’ una storia lunga.-
    -Ho tutto il tempo del mondo.-
    Gli racconto della storia di rosa, Marika e Raoul, dilungandomi al concerto dei Tokio Hotel e di come ho conosciuto Tom. Gli racconto tutto. Con Erik, non voglio avere segreti.
    Dopo un’oretta, ci arriviamo al bar. Per stasera, Erik non ha organizzato nessuna serata particolare. Nonostante ciò, c’è, comunque, molta clientela giovane.
    Ci sono tutti i miei amici ad un tavolino. Tom è in disparte, seduto al bancone. Quando mi vede, fa un mezzo sorrisetto. Mi avvicino a lui, facendo l’occhiolino ad Andreas, senza farmi notare da Tom. Erik mi sorride e mi dice a bassa voce: “Vai, puoi farcela!”. Faccio segno di “Sì” con la testa. Ci sediamo un po’ più lontano dagli altri. Lontano da occhi indiscreti. Senza essere notata, caccio dalla mia maglia la collana con la sua iniziale. La vede e sorride, dopodiché, la caccia anche lui dalla sua maglia, per farmi capire che ce l’ha ancora. Noto anche che ha ancora gli anelli che mi rubò anni fa, quando ci conoscemmo.
    -Ce l’hai ancora!- Mi dice.
    -Ce l’ho ancora!-
    -Non l’hai gettata!-
    -Non l’ho gettata!-
    -La finisci di fare il pappagallo di Capitano Uncino?- Mi chiede nervoso.
    -La finisco di fare il pappagallo di Capitano Uncino!-
    Sorride.
    -Perché hai voluto che ci isolassimo?-
    -Ti eri già isolato da solo, io ti ho semplicemente raggiunto.- Rispondo.
    -Potevi anche scegliere di avvicinarci agli altri.-
    -E’ vero… Comunque, volevo parlare un po’ con te… Da soli. È’ tanto che non lo facciamo.-
    -Ok, parliamo.-
    -Chiedimi qualcosa.-
    -Cosa dovrei chiederti?-
    -Ciò che vuoi.- Gli do libero arbitrio.
    -Come hai conosciuto Erik?-
    Inizio dalla discussione avuta con Andreas, ad Ibiza, durante le vacanze insieme, quattro anni fa. Durante il racconto, scuote la testa. Finisco a quando io ed Erik ci siamo rincontrati.
    -E così vi siete messi insieme?-
    -Sì!-
    -E avete anche fatto… Sesso?-
    Gli riesce difficile pronunciare l’ultima parola.
    -L’amore!-
    -Sesso!-
    -L’amore!-
    -Ok, l’amore!-
    Me la dà vinta, sbuffando.
    -E avete anche fatto l’amore?-
    -Sì!-
    -Quando?-
    -Stanotte!-
    Scuote nuovamente la testa. Fa per alzarsi, ma gli prendo la mano, bloccandolo.
    Ci guardiamo. Io lo guardo con aria supplichevole, mentre lui mi guarda con aria sorpresa.
    -Rimani, non voglio che te ne vai, non ora.- Gli dico.
    -Perché? Stai con lui, non ha alcun senso che io stia qui.-
    -Rido e giro la testa a guardare Erik. Quest’ultimo mi sorride.
    -Che cazzo ridi?- Mi chiede stizzito.
    Torno a guardarlo.
    -Perché ti innervosisci?-
    -Perché hai fatto ses… L’amore con lui.-
    -E quindi? L’hai detto te che sto con lui, ho tutto il diritto di avere una vita sessuale col mio ragazzo.-
    Smetto di ridere e torno seria.
    -Era l’ultima cosa che volevo.-
    -Anch’io.-
    -Non ti seguo!-
    -Quando sei stato con Katrynca, anche per me, quella era l’ultima cosa che volevo al mondo.- Gli dico.
    Tom scuote la testa sbuffando.
    -Cazzo, Mia, sono passati quattro anni. QUATTRO! Ma nonostante tutto, io ti amo ancora. Non ho mai smesso di farlo, mai.-
    Provo ad indietreggiare.
    -Scusa. Vorrei solo capire quando ti getterai quella vecchia storia alle spalle. Soprattutto, se lo farai, oppure sono stato marchiato a fuoco?- Mi dice.
    -Hai ragione, scusa, non avrei dovuto.-
    Silenzio. Non avrei dovuto tirare, nuovamente, fuori quella vecchia storia con Katrynca. Cazzo, Mia, sono passati quattro anni. Basta con questa storia! Punto! È morta è sepolta.
    -Ti ho vista!- Riprende.
    -Eh?-
    -Al concerto dell’undici luglio di tre anni fa, c’eri anche tu.-
    Come diavolo fa a saperlo?
    -Come lo sai?-
    -Quando sono salito sul palco, ho notato una ragazza stana: era tutta incappucciata, quel giorno ed ho pensato: “Cazzo, già qui sopra, che stiamo uno lontano dall’altro, fa un caldo che non mi fa respirare, figuriamoci là in mezzo, dove stanno una addosso all’altra e questa tizia se ne sta con tutta quella roba addosso!”. Ma non avevo ancora capito che eri tu, però, quella ragazza, aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo ancora a capire che cosa. Notavo che ogni volta che mi avvicinavo un po’ di più, la ragazza abbassava la testa, poi, gli occhiali da sole alle dieci di sera. Era troppo strano il suoi comportamento. Dopodiché, ti sei levata gli occhiali da sole ed ho visto i tuoi occhi e lì, ho subito capito che eri tu, così ho fatto capire agli altri che eri venuta a quel concerto. Facevamo delle scommesse, allora.-
    Rimango pietrificata.
    -Che scommesse facevate?- Gli chiedo.
    - Prima di iniziare un concerto, puntavamo delle bellissime somme se tu fossi venuta o no.-
    -Ed hai vinto solo quella volta. Ma mi chiedo, Tom: tra tutte quelle ragazze, come hai fatto a riconoscermi?-
    -Mia, ti ho stampata nella mia mente e nel mio cuore, come un marchio a fuoco.-
    Abbasso la testa.
    -Poi, ho ancora le foto delle vacanze che abbiamo fatto insieme, i peluches che ci hai regalato. Non mi è mai passata la voglia di riguardare tutto questo. L’unica cosa che desideravo e che desidero ancora oggi è riaverti.-
    Tom mi si avvicina ancora di più, si sporge verso di me e, con l’indice, mi rialza il capo, in modo da poterlo guardare negli occhi.
    -Ehi, perché non mi guardi?- Mi chiede.
    -LO guardo dritto negli occhi.-
    -Ti prego, non piangere. Io voglio vedere solo il tuo splendido sorriso.-
    -E’ più forte di me.-
    -No, devi essere tu più forte delle lacrime.-
    Tiro su con il naso, mentre Tom indietreggia.
    -SI PUO’ AVERE QUALCOSA DA BERE, QUI? OPPURE E’ UN SELF SERVICE?- Urla Tom, senza girarsi.
    Arriva Erik con un sorriso smagliante sulle labbra.
    -Cosa volete farvi portare?- Ci chiede Erik.
    -Tu cosa vuoi?- Mi chiede Tom.
    -Un succo alla pesca.- Rispondo, guardando Erik, mentre lo segna su un blocchetto.
    -Tu?- Chiede Erik a Tom.
    -Una birra… Tedesca.- Risponde.
    -Tom, qui abbiamo solo le birre pubblicizzate!- Gli faccio notare.
    -Ok… Allora, una Peroni. Punto sull’italiana: vediamo che ne esce!- Risponde Tom.
    -Ehi, trattamela bene!- Gli dice Erik.
    -Guarda che sei tu il suo ragazzo, quindi, devi trattarla tu bene, altrimenti, ti lincio.- Lo avverte Tom.
    Erik prova a soffocare una risata. Ha capito che non gli ho ancora detto nulla di quello che è successo tra noi due.
    -Ma cos’ha?- Mi chiede Tom, riferendosi ad Erik, mentre lo guarda andare via.
    -No, niente… cosa dicevamo?-
    -Che non devi piangere.-
    -Ok…-
    Ci guardiamo negli occhi per qualche minuto. Minuti che sembrano infiniti e meravigliosamente lenti.
    Arrivano la birra di Tom ed il mio succo di pesca, serviti dal mio ex. Se ne va subito.
    -Ehi!- Mi fa Tom.
    -Ecco a voi!- Ci dice Erik.
    -Metti sul mio conto!- Gli dico.
    Erik annuisce andando via. Tom mi guarda male, mentre io gli sorrido.
    -Che c’è?-
    -Com’è che non ti ha baciata? E, soprattutto, perché ti permette di stare a parlare qui con me, sapendo che potrei saltarti addosso, da un momento all’altro?- Mi chiede.
    -Ehm…-
    -Proviamo una cosa.-
    Lo guardo interrogativa.
    -Lasciati andare a me, ok?- Mi dice.
    -Ok!- Rispondo preoccupata.
    Si riavvicina a me e poggia una mano sulla mia e me la carezza, guardando Erik.
    -Tirati indietro e fai la faccia scocciata.- Mi ordina, a bassa voce.
    Faccio come mi ordina. Si avvicina ancora a me, prende la mia mano, se la porta alla bocca e la bacia, continuando a guardare Erik.
    -Tom, cosa diavolo stai facendo?- Gli domando.
    -Sto provando a fare una cosa.-
    Continua a guardare Erik.
    -Ah, ah!- Esclama all’improvviso, lasciando cadere la mia mano.
    -Voi due vi siete lasciati!- Mi dice, infine.
    Ok: è più imbecille di quando l’ho lasciato quattro anni fa.

     
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