...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 76
    -Bravissima, Carla… Bene, ragazzi, ora, tocca ad una persona, una ragazza, per essere più precisi, la quale, chi frequenta assiduamente questo bar, sicuramente conoscerà bene, giusto, Livvie?- Le chiede Erik, dal piccolo palco, parlando al microfono.
    Livvie annuisce e, subito dopo, esce dal locale.
    -Bene, ragazzi, sto parlando di Mia.-
    Io?! Lo guardo spaventata. No, non può farmi questo. Sa bene che mi vergogno ad esibirmi in pubblico. Non mi piace essere al centro dell’attenzione, mi sento molto più che imbarazzata. Devo dire che il mio ragazzo, oltre ad essere un angelo ,meraviglioso, dolce, sensibile e bellissimo, quando vuole, è anche un po’ bastardo.
    Faccio cenno di no con la mano. Ma le persone mi incitano.
    -Su, su, Mia, non fare la timida e vieni qui accanto a me.- Mi dice.
    Rossa dalla vergogna, mi levo il grembiule che indosso per lavorare e mi dirigo verso di lui. Mi posiziono accanto ad Erik.
    -Questa me la paghi!- Gli dico, a denti stretti, per non farmi notare.
    -Nooo, non credo, vedrai che dopo mi ringrazierai!- risponde lui, a sua volta, a denti stretti.
    Gli lancio un’occhiataccia.
    -Allora, Mia, cosa ci canterai?- Mi chiede.
    -Non lo so. Cosa vi canterò? Sai benissimo che mi hai colta di sorpresa.- Ribatto.
    -Beh, allora, scegli una canzone.-
    -Hilf mir fliegen?- Propongo.
    -Credo che vada bene. Come il tuo tatuaggio? Quello che conta è che sia bellissima.- Mi dice.
    -Ma va, va!- gli dico, mentre lui posa il microfono sull’asta e scende dal palco, lasciandomi completamente sola.
    Ecco, ora voglio scomparire. Voglio morire. E che cazzo!
    Guardo il posto in cui era seduta Livvie, per poter avere un sostegno morale. Che strano! Non è ancora rientrata nel bar. È strano! È’ molto strana in questi ultimi giorni. Non so cosa le sia preso. Anche come parla è strano. Bah… Chi la capisce è bravissimo.
    La musica parte.

    Ich bin hier irgendwo gelandet
    Kann nicht mehr sagen, wer ich bin
    hab die Erinnerung verloren
    Die Bilder geben keinen Sinn
    Bring mich zurück, bring mich nach Haus
    Ich schaff's nicht allein hier raus

    (CHORUS)
    Komm und hilf mir fliegen
    Leih mir deine Flügel
    Ich tausch sie gegen die Welt
    Gegen alles, was mich hält
    Ich tausch sie heute Nacht
    Gegen alles, was ich hab

    Erik mi guarda fiero. In questo momento vorrei solo ucciderlo.

    Erzähl mir alle Lügen
    Mach es so, dass ich es glaub
    Sonst krieg ich keine Luft mehr […]

    D’un tratto, la sua espressione cambia. I suoi occhi non sono più puntati su di me, ma dietro. Non faccio in tempo a girarmi, che tutto accade molto velocemente. Due mani coprono i miei occhi. Mi blocco e, con me, anche la musica. Tocco quelle mani. Non mi sono nuove. Le conosco. Le conosco fin troppo bene. Le ho toccate ed accarezzate tante di quelle volte. Non può essere vero. Non può essere possibile.
    Le mani mi scoprono gli occhi. Abbasso lo sguardo e lentamente mi giro. Sempre lentamente, rialzo gli occhi. Non può essere. È un sogno. No. Un incubo. È… E’ Tom. Dire che sono sorpresa è poco. Più che altro sono arrabbiata. Dopo tre anni siamo di nuovo l’uno di fronte all’altra. Chi l’avrebbe mai detto? E chi l’avrebbe mai voluto? Io, di certo, no. Non voglio. Non voglio che stia qui.
    In un secondo, mi passa, avanti agli occhi: da quando l’ho conosciuto all’ultimo loro concerto.
    -Dai, continua, stavi andando così bene! Una vera bomba!- Mi incita, sorridendomi, con quel sorriso dolce che non vedevo da tantissimo tempo e che mi è molto mancato.
    Guardo di fronte a me e noto che c’è tutto il gruppo. Compreso il carissimo Andreas.
    La musica ricomincia ed io torno a cantare, cercando di non inciampare per l’emozione.

    […] Und diese Stille macht mich taub
    Nur graue Mauern und kein Licht
    Alles hier ist ohne mich

    (CHORUS)
    Komm und hilf mir fliegen
    Leih mir deine Flügel
    Ich tausch sie gegen die Welt
    Gegen alles, was mich hält
    Ich tausch sie heute Nacht
    Gegen alles, was ich hab

    Ich find mich hier nicht wieder
    Erkenn mich selbst nicht mehr
    Komm und zieh mich raus hier
    Ich gib alles dafür her
    Ich hab Fernweh
    Und will zurück
    Entfern mich immer weiter
    Mit jedem Augenblick

    (CHORUS)
    Komm und hilf mir fliegen
    Leih mir deine Flügel
    Ich tausch sie gegen die Welt
    Gegen alles, was mich hält
    Ich tausch sie heute Nacht
    Gegen alles, was ich hab

    La canzone finisce.
    -Grazie!- Dico, turbata.
    Erik mi raggiunge. Anzi ci raggiunge. Si avvicina a me e mi sussurra all’orecchio:
    -Bravissima, amore mio!-
    -Grazie, vita.- Gli dico.
    Ci abbracciamo.
    -Fai venire qui Bill, per favore!- Mi dice.
    -Ok…- Mi rivolgo a Bill: -Bill!-
    Gli faccio cenno di raggiungermi. Erik mi dice all’orecchio cosa devo dirgli.
    Bill mi raggiunge sul palco. Mi avvicino al suo orecchio e gli spiego ciò che mi ha detto Erik.
    -Ok!- Risponde Bill.
    Erik va dal dj e gli dice qualcosa, dopodiché, scende dal palco, seguito da Tom.
    La musica ricomincia e Bill mi abbraccia. Dobbiamo staccarci subito per poter cantare, ma lui mi circonda le spalle con un braccio. È ora di cantare. L’imbarazzo è scomparso. Abbiamo scelto In die Nacht.

    In mir wird es langsam kalt
    wie lang könn' wir beide hier noch sein
    Bleib hier
    Die Schatten woll'n mich hol'n
    ab heute wird die Uhr durch´n Countdown ersetzt
    Doch wenn wir gehen,
    dann gehen wir nur zu zweit
    Du bist
    alles was ich bin
    und alles was durch meine Adern fließt
    Immer werden wir uns tragen
    Egal wohin wir fahr'n
    Egal wie tief

    (CHORUS)
    Ich will da nicht allein sein
    lass uns gemeinsam
    In die Nacht
    Irgendwann wird es Zeit sein
    Lass uns gemeinsam
    In die Nacht

    Ich höre
    wenn du leise schreist
    Spüre jeden Atemzug von dir
    Und auch wenn
    das Schicksal uns zerreißt
    Egal was danach kommt
    das teilen wir

    (CHORUS)
    Ich will da nicht allein sein
    lass uns gemeinsam
    In die Nacht
    Irgendwann wird es Zeit sein
    Lass uns gemeinsam
    In die Nacht

    In die Nacht...irgendwann
    In die Nacht...nur mit dir zusamm'

    Halt mich. sonst treib ich alleine in die Nacht
    Nimm mich mit und halt mich
    sonst treib ich alleine in die Nacht

    (CHORUS)
    Ich will da nicht allein sein
    lass uns gemeinsam
    In die Nacht
    Irgendwann wird es Zeit sein
    Lass uns gemeinsam
    In die Nacht

    Du bist
    alles was ich bin
    und alles was durch meine Adern fließt

    Quando finisce la canzone, ringrazio tutto il pubblico, il quale applaude, con un inchino e scendo dal palco, seguita da Bill.
    Sul palco, sale Anita, una delle cameriere, la quale si occupa di presentare un altro improvvisato cantante.
    Lo abbraccio forte a me e mi lascio scappare un pianto. Mi è mancato tantissimo. Lo stringo a me il più possibile. Mi sono sentita persa senza lui. È stato orribile. Singhiozzo forte e noto che anche lui fa lo stesso. Sembriamo due scemi. Allora, cercate di capirmi. Non ci vediamo da tre anni: come reagireste voi? È più forte di me. Gli ho voluto troppo bene, a lui e tutto il gruppo, e gliene voglio ancora. Mi sono affezionata troppo a loro.
    Mi stacco da Bill, continuando a piangere e vado ad abbracciare gli altri. Sono cambiati. Più belli di quando li ho lasciati, quattro anni fa e più belli di quanto riuscissi a ricordare.
    Con Tom c’è imbarazzo.
    -Piaciuta la sorpresa?- Mi chiede Livvie.
    -Non dirmi che…- Mi interrompo, non riuscendo a proseguire.
    Non ci credo. È stata lei a portarli qui da me.
    -Sì, esatto, Puss, sono stata io a portarli, sono pur sempre una loro fan.- Risponde con nonchalance.
    -Ma come hai fatto?- Le chiedo sbalordita.
    -Ieri sono stata ad un loro concerto, qui a Roma ed ho scritto su un bigliettino, al collo di un coniglietto di peluche indirizzato a Tom e, durante il concerto, gliel’ho gettato sul palco.-
    -Tom l’ha preso e, sul bigliettino c’era scritto che ti conosceva e c’era il suo numero di cellulare…- Continua Bill.
    -Sì, l’ho preso, ho letto il bigliettino, l’ho chiamata, chiedendole un appuntamento. Lei ci ha parlato della serata di karaoke che avreste fatto qui, stasera, così ne abbiamo approfittato ed eccoci qui. Non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di rivederti.- Continua Tom.
    Scuoto la testa, non riuscendo ancora a crederci.
    -Mia?-
    Mi giro. Erik, mi chiama da dietro il bancone.
    -Dimmi!- Rispondo.
    -Credo che sia arrivato il momento di tornare al lavoro… Ora!- Mi ordina.
    -Ok, gioia, arrivo subito.- Gli dico. Poi, mi rivolgo ai miei amici: -Ragazzi, io devo tornare a lavoro, altrimenti, Erik, che è il mio capo, mi ammazza! Volete ordinare qualcosa, magari?-
    -Sì, allora… Sei birre.- Risponde Andreas.
    -Ok… Quali? Italiane o tedesche’- Chiedo, prendendo il mio taccuino per gli ordini.
    -Heinecken.- Risponde Georg, pronto.
    -Ok.- Dico, scrivendo, dopodiché, torno al bancone.
    Mi avvicino ad Erik, il quale sta sheckerando un cocktail..
    -Ehi, so che, molto probabilmente, sarai arrabbiato con me, ma, ti assicuri, anzi, ti giuro che non ne sapevo niente. Livvie li ha rintracciati da sola. Io non le ho chiesto niente. Non sapevo neanche che avrebbero fatto un concerto qui a Roma.- Gli spiego.
    -Se lo avessi saputo, ci saresti andata?- Mi dice, continuando a sheckerare.
    -No, sai bene che ho chiuso con i concerti, portano solo guai!-
    -Ti fa piacere averli rivisti?-
    -Certo che sì. Sono pur sempre i miei migliori amici.-
    -Ed averlo rivisto?- Chiede, riferendosi a Tom.
    -Ehi, io, ora, sto con te. Ho scelto te. Ed è con te che voglio passare il resto della mia vita.-
    Erik mi guarda, posando lo shecker.
    -Allora, posso dirti che non sono arrabbiato con te, non preoccuparti. So che non c’entri niente. Ma vuoi stare davvero con me?-
    -Sì, ora come ora, lo desidero e lo voglio più di qualsiasi altra cosa possa esistere a questo mondo.-
    -Allora va bene così.- Conclude.
    Lo abbraccio. Ora come ora, non mi interessa se Tom ci vede. Un tempo, me ne importava, ma, ora, no. Con lui è finita definitivamente. Ora, sto con Erik ed intendo restarci per sempre e Tom deve farsene una ragione.
    Bacio Erik. Davanti agli occhi di tutti. Un bacio lungo, come sempre. Qualcuno si schiarisce la gola. Io ed Erik ci stacchiamo e guardiamo di al nostro lato. È’ Tom.
    -Sono… Sono… Sono venuto a prendere le… Le… Le… Le birre personalmente.- si giustifica, guardandoci.
    -Oh… Certo… Chiedi a quel ragazzo.- Gli dico, indicando Luca, un altro cameriere.
    -Bene… Grazie mille.- Ci dice, dirigendosi a destra e scuotendo la testa.
    -Sento puzza di guai!- Mi dice Erik.
    Lo guardo.
    -Io no!- Rispondo.
    -Comunque, torniamo a lavoro, altrimenti finisce che ci licenziano.- Scherza Erik.
    -A me, sì, di sicuro, ma, dubito che licenzieranno te, sei bravissimo.-
    -Grazie!- Mi dice.
    Tom passa di fronte a non, senza nessuna bottiglia in mano. Era tutta una scusa… Di sicuro.
    -Non credo alla storia che sia venuto a prendere le birre di persona.- Mi dice Erik.
    -Fa niente. Lasciamo stare.- Gli dico.
    Gli stampo un bacio sulle labbra e vado a prendere le birre per i miei migliori amici.
    Le prendo e le metto su un vassoio, le apro, dopodiché, vado a portare ai Tokio Hotel. Le distribuisco ad ognuno.
    -Ragazzi, mi dispiace che, qui, non ci sia un privè, ma è semplicemente un bar, non viene mai nessun personaggio famoso.- Gli dico.
    -Tranquilla, fossero questi i problemi.- Mi dice Gustav.
    -Ah… Bill, mi dispiace per quello che è accaduto due tre anni fa. La cisti alle corde vocali, intendo.- Gli dico.
    -E’ tutto passato, ora, canto anche meglio di prima.- Risponde.
    -Ho saputo che Simone e Gordon si sono sposati tre anni fa, mi fa davvero molto piacere.- Mi congratulo.
    -Sì, è stato magnifico.-
    -Sono così carini insieme.- Gli dico.
    -Come un’altra certa coppia! O, meglio, un’ex-certa coppia.- Dice Andreas, guardando, alternatamente, me e Tom.
    -E, così, hai un nuovo amore!- Dice Georg.
    -Se così lo si può chiamare!- Rispondo, imbarazzata, per la situazione.
    Tom non parla. È stranamente silenzioso.
    -Da quanto tempo va avanti questa lurida storia?- Mi chiede il mio ex, guardando la birra di fronte a lui.
    Oh, oh, ho parlato troppo presto. Che rispondo? La verità.
    -Sono solo sei mesi.- Rispondo.
    -Sapevo che sarebbe successo, prima o poi, ma non mi ero ancora preparato psicologicamente.-
    -Ed hai sbagliato a non farlo, Tom.- Gli dico.
    -Io credo, invece, che voi due stavate insieme già da prima.-
    -Ah, sì? E dimmi: da quanto?-
    Mi guarda. Ha uno sguardo severo e triste, allo stesso tempo.
    -Da quando l’hai rivisto in California.-
    Vorrei rispondere, ma non riesco a trovare le parole giuste. Non so cosa dirgli. L’unica cosa che posso fare è abbassare la testa e tornare a lavoro.
    Credo che siano ricominciato i miei guai, come aveva detto, prima, Erik. Beh, meglio mettere le cose in chiaro ed affrontare i problemi.
    E che Dio mi aiuti…
     
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    Capitolo 77
    Notte. Notte fonda. Io ed Erik abbiamo chiuso il bar e siamo appena arrivati a casa mia. Io, come sempre, sono esausta, morta e sepolta, per la stanchezza.
    Livvie ha invitato i Tokio Hotel ed Andreas a dormire a casa nostra.
    Erik è molto affettuoso con me. Non mi lascia sola un minuto. Sulle scale, siamo saliti mano nella mano, scherzando sulla serata e sulle esibizioni.
    D’un tratto, Erik si ferma all’ingresso. Lo guardo, scrutandolo.
    -Te la senti di tenermi ancora la mano, davanti a loro?- Mi chiede il mio ragazzo.
    -Certo che me la sento. Perché non dovrei sentirmela?- Gli chiedo.
    -A causa di Tom.-
    -Ancora?! Erik, dovrà farsene una ragione, ok? Io e te stiamo insieme, che mi frega di quello che pensa. Mi sono creata fin troppi problemi, per non fargli del male, ora, basta!-
    -Riuscirà a farsene una ragione?-
    -Non lo so. Io so solo che dovrà farlo… E presto, anche!-
    Entriamo in cucina, sempre mano nella mano. Non sono per nulla imbarazzata. Bill sta tirando un tiro alla sua sigaretta.
    -Bill, sbaglio o, dopo l’operazione, il medico ti ha detto che non puoi più fumare?- Gli chiedo.
    -Buonasera! Comunque, per tua informazione, una sigaretta, una volta tanto, non mi fa niente.- Risponde il moro.
    -Bill, getta, immediatamente quella sigaretta!_ Gli ordino.
    -Uffa.- Si lamenta, spegnendola nel posacenere.
    -Ehi, non voglio mai più vederti con una di queste in mano, siamo intesi?- Gli dico.
    -Va bene!- Fa lui, rattristato.
    -Bene!- Dico, infine. Dopodiché, mi rivolgo ad Erik:-Ce ne andiamo in camera mia?-
    -Va bene!- Risponde lui.
    -Ragà, noi stiamo di là.- Avverto i miei amici, indicando la porta della mia stanza.
    -Ma non torni?- Mi chiede Georg.
    -Gè, sto a due passi da qui, non in Groenlandia!- Rispondo.
    Poi, mi rivolgo a Bill: -Bill, dammi il pacchetto!-
    Obbedisce.
    -Ragazzi, chiunque di voi gli offre una sigaretta, se la vedrà con me, intesi?- Li minaccio.
    I miei amici mi guardano sorpresi. Beh, direi che sono un po’ cambiata da quattro anni a questa parte.
    Annuiscono tutti.
    -Benissimo!- Dico infine.
    Faccio per andarmene, ma mi viene in mente una cosa.
    -Bill, quanto ti devo il pacchetto?- Gli chiedo.
    -Niente, te lo regalo- Risponde.
    -Dai, quanto ti devo?- Insisto.
    -Dai, niente!-
    -Come, niente?!-
    -Sì, niente,davvero.-
    -Ma…-
    -Nessun “Ma”, consideralo un regalo di ritrovamento!-
    -Grazie… Bill, non prenderla male, ma io lo faccio per il tuo bene. Vuoi ancora continuare a cantare, giusto?-
    Bill annuisce.
    -So benissimo come stavano tutti, tre anni fa, mentre te eri sotto l’operazione, ero al telefono con Georg.- Lo informo.
    -Che cosa?- Chiede Tom, sorpreso.
    Lo guardo perplessa.
    -Voi tutti eravate al telefono con Mia, quel giorno, non mi avete mai detto niente?- Continua il mio ex.
    Oh, oh, mi sa che ho combinato un bel casino.
    -Sì, Tom, e non dare la colpa a loro. Sono stata io ad ordinargli di non dirti nulla.- Rispondo.
    -Perché?- Chiede.
    -Non sarei riuscita a perdonarmi se avresti continuato a soffrire a causa mia.-
    Detto ciò prendo Erik e lo porto con me, in camera mia. Chiudo la porta, tirando un sospiro di sollievo.
    Vado nella cabina armadio e prendo dei pantaloncini ed una canotta, dopodiché, mi dirigo nel mio bagno per cambiarmi.
    Mi cambio velocemente e torno in camera. Anche Erik si è messo in canotta e calzoncini e si è sdraiato sul mio letto, con una sigaretta ed il mio cellulare in mano.
    Prendo anch’io una sigaretta dal pacchetto che mi ha regalato Bill e mi sdraio accanto al mio ragazzo. Mi accendo la sigaretta. Erik mi circonda le spalle con un braccio.
    -Che fai col mio palmare in mano?- Gli chiedo.
    -Leggevo i messaggi che ti ho mandato finora.-
    -Ah… Come mai?-
    -E’ un modo per ispirarmi per i prossimi messaggi.-
    -Sei dolcissimo, lo sai?-
    -Me lo stai ripetendo da quando ci siamo messi insieme.-
    -E non smetterò mai di dirtelo.-
    -Bene. Credo che moriremo di diabete.- Mi informa.
    -Perché mai dovremmo morire di diabete?- Gli chiedo, guardandolo negli occhi.
    -Siamo troppo dolci!- Risponde.
    Scoppiamo a ridere. Erik posa il cellulare sul comodino.
    -Che cretino che sei!-
    -E’ per questo che stai con me.-
    -Sì, è vero.-
    -Ti va di tornare di là?- Mi chiede.
    -Se mi assicuri che riuscirai a sostenere gli sguardi assassini e le frecciatine di Tom, sì!-
    -Ci proverò, basta non dargli retta quando parla.-
    -Sicuro di volere andare di là?- Gli chiedo di nuovo.
    -Sì, perché? Te l’ho detto, farò finta che non ci sia.-
    -Io voglio rimanere qui, sdraiata tra le tue braccia e ricevere le tue coccole.-
    -Davvero?- Mi chiede.
    -Sì, sì!-
    -Abbiamo tutta la notte per farle.-
    -Uffa!-
    -Dai, muoviti, pigrona!-
    Spegniamo le nostre sigarette, ci alziamo dal letto, prendiamo i nostri pacchetti di sigarette e torniamo in cucina dagli altri.
    Ci sediamo a terra, accanto a Bill. Erik si siede dietro di me. Noto che c’è anche Anto.
    -Anto, ma tua sorella?- Le chiedo.
    -E’ ad un appuntamento con un ragazzo che ha conosciuto su Facebook.- Risponde.
    Dopo il suo ex ragazzo Domenico, con cui è stata quasi due anni, Lina sta tentando con ogni ragazzo, sperando di trovare la persona giusta.
    -Come sempre… Di cosa si parla?- Chiedo.
    -Di te!- Risponde Andreas.
    -Bene, in base a cosa?-
    -In generale.- Risponde Georg.
    -Mmm… Ora, io sono qui: domandate e io vi rispondo.- Dico.
    -Tom, sei tu l’interessato...- Gli dice Gustav. -…Domanda e lei vi risponde.-
    -Per ora, non ho nulla da domandare.- Gli risponde. -…Le ho già fatto la domanda più importante.-
    -E qual era?- Gli chiedo.
    -Pensandoci bene, non te l’ho ancora fatta.- Dice.
    -E qual era?- Chiedo ancora.
    -Perché lui?- Mi chiede, indicando Erik col capo.
    -Allora, Tom, rispondimi con sincerità, ti sei già posto la domanda: “Ma Mia prova qualcosa per Erik?”- Gli chiedo.
    -No!-
    -Ecco. Io, però ti rispondo lo stesso. Perché provo qualcosa per lui. Qualcosa che credevo non avrei provato per nessun altro ragazzo, a questo mondo.- Gli dico, irritata.
    -La stessa cosa che hai provato per me?- Continua a chiedermi.
    Touchè! Che rispondo? Non mi aspettavo questa domanda. Beh, gli dirò la verità.
    -Non penso che vuoi saperlo davvero.- Gli rispondo.
    -Sì, invece, altrimenti, non te l’avrei mai posta.-
    Mia, sincerità.
    -Allora, credo che non siano affari che ti riguardano.-
    Tom si alza da terra, mi si mette di fronte e mi alza, con foga. Mi trascina con sé, portandomi in camera mia. Mi getta sulla porta dell’armadio e si posiziona di fronte a me.
    -Dimmi cosa provi per lui.- Mi ordina, con rabbia.
    -Non sono affari che ti riguardano. La mia vita non ti riguarda più. È’ finita quattro anni fa, tra noi.-
    -SI’, INVECE, TUTTO CiO’ CHE FA PARTE DI TE, MI RIGUARDA.- Mi urla contro.
    -Ah, sì? E perché mai? E non urlare!-
    -Perché… Perché… Perché… Perché sono ancora innamorato di te… Ecco, l’ho detto… Io ti amo ancora!-
    Questa confessione non ci voleva proprio. Lo guardo sorpresa e meravigliata, non sapendo cosa fare. Bingo!
    Sono passati quattro anni e lui mi ama ancora? Ma come? Come può essere possibile? Come? Ed io? Io cosa provo per lui? Ciò che provavo prima? Lo amo ancora? Sì… No…Forse… No… e per Erik? Amo Erik? No… Sì… Forse… Non lo so. Questa confessione mi ha completamente fuso il cervello.
    Io ho dimenticato Tom. Provo solo un bene fraterno per lui, nient’altro.
    Tutti vogliono che io torni con Tom, ma sei non lo voglio?
    -Io… Io… Io… Non posso farci nulla, Tom. Mi dispiace, ma non ti amo più.- Gli confesso.
    Mi libero dal mio ex e torno dal mio attuale ragazzo.
     
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    Capitolo 78
    -Ciao!- Mi saluta Bill, incappucciato, arrivando al bancone.
    -Ciao!- Lo saluto io. -…Bill, è il dieci luglio: non hai caldo con tutta questa roba addosso?- Gli chiedo, continuando a lavare dei bicchieri.
    -Da morire, ma non posso farci nulla, mi riconoscono ovunque e mi chiedono autografi.- Si lamenta.
    -Povero piccolo ragazzo… Che ti offro?- Gli chiedo.
    -Della Coca-Cola, con uno spicchio di limone all’interno del bicchiere.- Risponde.
    -Già, già, è vero. Te sei troppo dolce e, ora, devi iniziare ad essere un po’ più acido.-
    -Ihihihih… Grazie!- Sghignazza lui.
    -Prego!-
    Poso il bicchiere che sto asciugando e sbatto le mani sul lavandino, guardando Bill.
    -Bill, sei ancora il mio migliore amico?- Gli chiedo.
    -Ma certo che sì! Come ti vengono in mente certe domande?!-
    -Allora, per quale motivo non parliamo più, io e te?-
    -Perché non ci vediamo, né ci sentiamo da anni.-
    -Non avrei dovuto smettere di sentirti. L’ho fatto contro la mia stessa volontà.- Mi giustifico.
    -No, non avresti dovuto farlo.-
    -Bill, cerca di capirmi, l’ho fatto solo per non ferire più Tom. Pensavo che, sentendomi ancora, non riuscisse a dimenticarmi. In nome dell’amore che provavo per lui… Che provo per lui.- Abbasso la testa di lato.
    Ho gli occhi lucidi e sto per piangere.
    -Mia… Tu lo ami ancora?-
    -Direi di sì, da sempre! Ma non voglio che lo dici a nessuno, soprattutto, a lui. È la prima volta che lo ammetto, dopo tantissimo tempo.-
    -Allora, torna con lui.-
    Rialzo la testa.
    -Ma amo molto anche Erik!- Confesso. -…E’ buffo: un mio professore del liceo mi diceva sempre che non si possono amare due persone, contemporaneamente.-
    -Scegli chi ami di più.-
    -Ho già scelto. Non voglio lasciare Erik.-
    -Perché hai detto a mio fratello di non amarlo più?- Mi chiede ancora Bill.
    -Per allontanarlo da me… Per sempre!-
    -Io credo, invece, che, cercando di allontanarlo, lo avvicinerai ancora di più e potrebbe non volersi mai arrendere.-
    Arriva Tom, il gemello preso in causa.
    -Ciao, amore mio.- Mi saluta.
    -Non chiamarmi “amore mio”.- Gli ordino.
    -Che palle! Sono stanco di nascondermi!- Si lamenta Tom.
    Preparo il bicchiere di Coca-Cola a Bill e glielo metto davanti.
    Arriva anche Erik.
    -Amore, vuoi…- Guardando Bill e Tom, s’interrompe. -…Salve!- Li saluta.
    Mi levo il grembiule, prendo la mia roba e vado via, a passo veloce.
    -MIA!- Mi chiama Tom.
    Cammino senza voltarmi, né fermarmi.
    -MIA!- Mi chiama di nuovo.
    Sbuffo, ma non mi giro, né mi fremo. Non voglio lui. Voglio Erik. Amo Tom, ma voglio Erik. Solo Erik. Perché non lo capisce? Perché non vuole capirlo? Ha già avuto due possibilità e le ha sprecate entrambe, ora, basta. È’ il momento dei Erik.
    Tom mi raggiunge e mi si piazza di fronte. Lo scanso, continuando a camminare a passo accelerato.
    -Ti prego, fermati e parliamo!- Mi dice.
    -Non esiste! Tom, basta, mi stai facendo impazzire. Torna in Germania o in America o dove diavolo eri!-
    -Maddai! Come sei esagerata!-
    -Davvero, Tom! Io, ora, amo Erik! Voglio stare con lui.-
    -No, non è vero, non lo ami.-
    -Sì, lo amo e… E… E voglio sposarlo, il più presto possibile!-
    Tom scoppia a ridere, con una risata divertita. Una di quelle che si fanno durante uno spettacolo comico.
    Lo guardo schifata. Come faccio ad amarlo ancora? Non lo capisco.
    -Ok, ok, scusa, amore, ma sei sicura di amarlo così tanto da sposarlo?- Mi chiede.
    -Più di quanto immagini!- Rispondo, con aria di sfida.

    Io ed Erik, a casa sua, sul suo letto. Notte. Senza dormire, continuando solo a farci le coccole. Mi piace quando mi stringe a sé, mettendomi la testa sul suo petto. Adoro le sue carezze.
    -Erik?-
    -Sì?-
    -Ci sposiamo?- Gli chiedo.
    -Cosa?!-
    Ci guardiamo.
    -Quando?- Mi chiede.
    -Il più presto possibile.-
    -No, davvero, quando?-
    -Quando vuoi, per me, l’importante è che lo facciamo!-
    Continuo a guardarlo, mettendo una gamba sulle sue. Prendo la sua mano libera e la metto sulla mia coscia facendola andare su e giù, lo guido io, finché non continua da solo.
    Avvicino il mio viso al suo e lo bacio, scendendo sul mento e sul collo. Dolcemente. Lascio andare una mano sotto la sua maglia e gli accarezzo il petto.
    -Mia, cosa stai facendo?- Mi chiede, sorpreso.
    -Zitto e lasciati andare.- Gli ordino, continuando a baciargli il collo.
    -Oddio, sto sudando ancora di più!- Mi informa.
    -Ti amo!- Gli sussurro all’orecchio, come un soffio.
    -Anch’io!-
    -Ora, ti dimostrerò quanto ti amo!- Continuo.
    Lo guardo e lo bacio sulle labbra, salendo sul suo ventre.
    -Che vuoi dire?- Mi chiede, senza staccare la sua bocca dalla mia.
    -Sai cosa intendo!-
    -Quindi, vuoi… Fare… Insomma, lo vuoi?- Mi chiede.
    -Ora come ora, ti desidero più di qualunque altra cosa a questo mondo.-
    Ci guardiamo nuovamente, questa volta, senza dirci nulla. Ci avviciniamo. Faccio finta di baciarlo. Mi piace fare finta di baciarlo, anche se è una cosa che lo fa innervosire. Dopodiché, ci immergiamo nei baci, iniziando a spogliarci reciprocamente, gettando per aria i pigiami e stringendoci l’uno all’altra. Erik mi stringe i capelli nel suo pugno. Infine, ci liberiamo anche dei nostri indumenti intimi e ci lasciamo andare all’ultimo stadio dell’amore.

    Casa. È da quando sono arrivati i Tokio Hotel che Mia non dorme a casa. La scusa ufficiale è per fare più spazio, mentre, quella ufficiosa è per Tom.
    Mia dorme da Erik, mentre, Tom si tormenta, chiedendosi, continuamente, cosa fanno tutto il tempo insieme. Ha paura che stiano facendo sesso. Sesso, non l’amore. Sì, perché, per lui, con Erik è solo sesso. Non sarà mai amore. Non vuole che lo sia, per niente al mondo.
    Si guarda intorno nella camera di Mia. Una camera piena di poster, foto ed oggettini sfiziosi. Tom esplora il suo mondo. Un mondo che conosce benissimo, come le sue tasche. Che ha sempre voluto tenere bene impresso nella sua mente e che non ha mai dimenticato né voluto dimenticare. Da quattro anni.
    -Ehi!- Gli fa Georg, arrivando alle spalle, entrando anche lui nella stanza.
    Tom lo guarda.
    -Ehi, Georg, che ci fai qui?- Gli chiede Tom.
    -Potrei domandarti la stessa cosa.-
    -Io niente, semplicemente, voglio tornare far parte del suo mondo. E voglio tornare a sapere tutto di lei.-
    -Poi, non venire a piangere da noi, se continua a dirti che non ti vuole.- Gli avvisa Georg.
    -Sopravviverò!-
    Tom torna a maneggiare ogni oggetto di Mia, immaginando dove può aver preso i vari oggetti. Cerca di crearsi delle storie e sorride.
    Guarda con insistenza le sue foto. Com’è cambiata! In questi anni è diventata stupenda. È diventata una donna sexy. Ora, non è più una ragazza.
    -A cosa pensi?- Gli chiede Georg, guardando anche lui delle fotografie di Mia.
    -Al fatto che Mia sia diventata una donna sensuale.-
    Georg ride.
    -Perché diavolo ridi?- Gli chiede Tom, stizzito.
    -Tom, lo è sempre stata. Non si diventa sexy a ventun’anni, ma si può esserlo a tutte le età.-
    -Questo lo so, ma, cazzo, io, ora, la desidero, da impazzire, in tutti i sensi! E’ incredibile! All’inizio, quando ci mettemmo insieme, non riuscivo a desiderarla, dal lato sessuale, la amavo, sì, ma se fosse venuta o no, a letto con me, mi interessava poco e niente, mentre, ora, la voglio, più d’ogni altra cosa a questo mondo. Cavolo, sto impazzendo. Quando la vedo, è difficile trattenermi dal toccarla, anche solo sfiorarla. Io la voglio.-
    -Devi, prima di tutto, capire se lei vuole te!- Lo informa Georg.
    -Logico!-

     
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  7. tomminakaulitz92
     
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    ooooooo mamma!!
    confesso ci ho messo tre giorni per lkggerlafino a questo capito! e ti confesso che delle volte mi sono messa a piange..povero tom sta passando le pene dell'inferno per uina cosa che ha commesso secoli fa..povero picco! è super pentito! spero con tutta me stessa che mia li dia una possibiltà! perchè di vederla cn erik non mi piace... NO! per nullaa!


    un bacio!!

    ps. comunque iuo sono vanessa!
    scusa di non essermi presentata prima!
     
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  8. Baby;
     
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    CITAZIONE (tomminakaulitz92 @ 28/8/2009, 13:02)
    ooooooo mamma!!
    confesso ci ho messo tre giorni per lkggerlafino a questo capito! e ti confesso che delle volte mi sono messa a piange..povero tom sta passando le pene dell'inferno per uina cosa che ha commesso secoli fa..povero picco! è super pentito! spero con tutta me stessa che mia li dia una possibiltà! perchè di vederla cn erik non mi piace... NO! per nullaa!


    un bacio!!

    ps. comunque iuo sono vanessa!
    scusa di non essermi presentata prima!

    Tommina, per commentare i topic è necessario prima presentarsi in Welcome! Grazie

     
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  9. tomminakaulitz92
     
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    CITAZIONE (Baby; @ 28/8/2009, 22:49)
    CITAZIONE (tomminakaulitz92 @ 28/8/2009, 13:02)
    ooooooo mamma!!
    confesso ci ho messo tre giorni per lkggerlafino a questo capito! e ti confesso che delle volte mi sono messa a piange..povero tom sta passando le pene dell'inferno per uina cosa che ha commesso secoli fa..povero picco! è super pentito! spero con tutta me stessa che mia li dia una possibiltà! perchè di vederla cn erik non mi piace... NO! per nullaa!


    un bacio!!

    ps. comunque iuo sono vanessa!
    scusa di non essermi presentata prima!

    Tommina, per commentare i topic è necessario prima presentarsi in Welcome! Grazie


    grazie per asvermelo ricordato!!
    l'ho fatto giusto 5 secondi fa! :)
     
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  10. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 79
    Mattina. E, come il mio solito, la mattina non ho mai voglia di alzarmi. Ho ancora voglia di stare sdraiata sul letto.
    Allungo il braccio alla ricerca del mio Erik. Il suo posto è vuoto. Se n’è andato?! Com’è possibile? Apro gli occhi di scatto e giro la testa per vedere se è solo una mia impressione oppure, se veramente se n’è andato. Non è una mia impressione: se n’è andato davvero, lasciando un biglietto sul suo cuscino:

    “Raggiungimi al bar…
    Non ti faccio lavorare, tranquilla,
    Voglio solo che stai accanto a me!
    P. S.: Ti amo! Erik.”

    Sorrido compiaciuta, mi avvolgo le lenzuola attorno al seno ed entro in bagno. Mi infilo sotto la doccia e mi lascio andare, proprio come stanotte, con Erik. Meraviglioso ed incredibile, però, non so. È’ come se non mi sentissi meglio, soddisfatta. Potrei dire che mi sono pentita. Come se non fossi felice del fatto che ho fatto l’amore con Erik. Ho fatto l’amore con Erik, il ragazzo con cui sto adesso e che amo, ma, comunque, non riesco a sentirmi la donna più felice della Terra. Per me, è come se non fosse successo nulla, nulla di straordinario. Oddio, Erik è davvero una bomba, perfetto in tutto e per tutto. Bello, dolce, gentile, ma gli manca qualcosa. Non riesce ad appagarmi completamente e non riesco a capirne il perché.
    Tom. Tom. Tom. Tom. Il suo nome rimbomba nella mia mente. C’è sempre lui. È’ lui che rovina sempre tutto, anche il mio rapporto con altri ragazzi. È sempre così: appena mi sento un po’ felice, appare lui che getta tutto ciò che ho costruito, con tanta fatica, a terra. È un cretino. Un guastafeste. Però, da quando l’ho conosciuto, ho sempre immaginato la mia prima volta con lui, ma ciò non è stato possibile. Non è stata colpa mia, se è per questo, neanche colpa di Tom, né dei miei amici, né, tantomeno, di Erik. La presenza di Tom mi ha sempre confusa. Anche quando non c’è, è come se ci fosse. Non c’è, ma c’è! È un po’ contorta come cosa, ma è così.
    Esco dalla doccia, più confusa e nervosa di prima. Di solito, la doccia ha un potere straordinario su di me, ma, questa volta, non mi ha rilassata per niente.
    Torno in camera da letto, per vestirmi. Faccio tutto di fretta : metto il cellulare in borsa, esco e chiudo la porta a chiave.

    -Amore!- Dice Erik, venendomi incontro.
    Gli sorrido. Mi prende in braccio e mi bacia.
    -Che entusiasmo!- Esclamo.
    -Lo so, lo so. Pensavo che non venissi!- Mi dice.
    -Perché non avrei dovuto?-
    -Non lo so, ma avevo questa strana sensazione. È come se, ciò che è successo stanotte, avesse cambiato tutto, non in meglio, ma in peggio. Anche se io trovo che sia stato tutto meraviglioso, magico.-
    -Erik, anche per me lo è stato. Non crearti queste paranoie.- Lo rassicuro.
    Cerco, in ogni modo, di fargli capire che anch’io sono entusiasta di stanotte, anche se, in verità, mi sento un po’ ipocrita, però è l’unico modo per non vederlo soffrire.
    Stanotte non avrei dovuto fare sesso con lui. Non dovevo farlo. Cosa ho dimostrato? Nulla. Ho semplicemente preso in giro me stessa ed il povero Erik. Prendere in giro me stessa, mi sta bene, ma prendere in giro Erik, no. Non posso più permettermelo. È ingiusto. Erik non lo merita. Ma parliamoci chiaro: io provo ancora qualcosa per Tom. È sempre creduto che lo avessi dimenticato, ma non è così. sono ancora innamorata di lui, lo amo ancora, nello stesso modo in cui lo amavo quattro anni fa. Sto solo prendendo in giro il povero Erik e non lo merita. Da quando ci siamo conosciuti, anni fa ad Ibiza, si è sempre reso disponibile nei miei confronti. Sempre. Ha sempre saputo comprendermi, ma, soprattutto, aspettarmi e non merita affatto essere tratta in quel modo. Ma non me la sento di lasciarlo. È il mio unico punto di riferimento e, poi, non ci riuscirei, non mi piace farlo soffrire. Però, se rimanessi con lui, lo farei soffrire di più. Quindi: o lo lascio, dandogli la possibilità di essere davvero felice, oppure, rimango con lui, cercando di dimenticare davvero Tom.
    -Ehi, Mia, cos’hai? Ti sei incantata?- Mi chiede Erik, rimettendomi giù.
    Scuoto la testa.
    -Eh?! Scusa, ero sovrappensiero.- Mi giustifico.
    -Per quale motivo?-
    -Scommetto che pensavi a me, vero?- Fa una voce familiare, arrivando da dietro.
    Ma è, per caso, telepatico? Meglio non farglielo credere.
    -No, caro il mio, pensavo a tutto, tranne che a te! Per tua informazione, stavo ripensando alla bellissima nottata, passata col mio amore.- Gli dico, indicando Erik, con fierezza.
    Touchè! Tom rimane di sasso.
    -Le bellissime nottate le passavi solo con me.- Dice, serio.
    Su questo gli do ragione, ma anche quella di ieri sera, con Erik, è stata splendida.
    -Non esserne troppo convinto, ma, soprattutto, Tom, non è essere così presuntuoso.-
    -Non sono presuntuoso, è un dato di fatto.-
    -Tom, non sentirti così superiore. Le belle serate Mia le passa anche con me, sbaglio tesoro?- Interviene Erik, abbracciandomi.
    -Erik, ha ragione, Tom, le belle serate le si possono passare con chiunque!- Interviene Bill, rimproverando il gemello, in difesa di Erik.
    Per fortuna che c’è Bill. Però, ragazzi, devo gettare una lancia a favore di Tom. Parliamoci chiaro: i momenti che ho passato con Tom, non potranno mai essere minori di quelli che passo, ogni giorno, con Erik. Non c’è paragone. Quelli di Tom erano pieni di sorprese e di divertimento, uniti alla dolcezza. Nessuno riuscirà mai a sostituire, nel mio cuore, né Tom, né i momenti passati insieme a lui.
    -Scusate, ma mancano alcune teste!- Dico, cambiando discorso, dato che l’aria sta iniziando ad essere pesante.
    -Georg, Livvie, Gustav ed Andreas stanno per arrivare.- Si affretta a rispondere Bill.
    -Bene!-
    Bill ha capito che volevo cambiare discorso, perché Tom mi innervosisce.
    -Amore?- E’ Erik.
    -Dimmi.-
    Erik mi allontana dagli altri. -Oggi, avevo pensato di andare a Ponte Milvio, ti va?- Mi propone.
    -Per me non c’è alcun problema, ma come fai qui al bar?-
    -Tranquilla! Prima di fare una cosa, io penso alle conseguenze.-
    -Ma che bravo!- Dice Tom, con sarcasmo.
    Erik fa finta di non sentirlo. Meglio così, voglio evitare un altro massacro tra loro due.
    Certo che Tom ha una lingua lunghissima ed anche le sue istigazioni sono pesanti. Se Erik lo uccidesse, cazzi suoi. Ce l’ha voluta lui.
    -Tom, smettila di sparare cazzate!- Lo rimprovero.
    -Scusa!- Fa lui, ridendo sotto i baffi (Invisibili, precisiamo!).
    Prende pure per il culo! Meglio che mi allontano, altrimenti, lo prendo a schiaffi. È uno spaccone, imbecille e senza cervello. Come faccio ad amarlo. Certo che a me sono piaciuti tutti tipi strani. L’unico della lista che si salva è Erik. L’unico col cervello.
    Tom soffre troppo di mania di protagonismo. Il successo gli ha dato alla testa, non si controlla più. Che imbecille!
    Vado a sedermi ad un tavolino vuoto.
    -Posso?- Mi chiede qualcuno.
    Alzo la testa. È’ Andreas.
    -Certo, accomodati!- Rispondo, sorridendo.
    Levo la mia borsa, per fare posto ad Andreas. La poggio sul tavolo, mentre, Andreas si siede di fronte a me. Si passa una mano tra i capelli.
    -Ma che è successo?- Mi chiede.
    -Il tuo migliore amico è un coglione totale.- Gli dico.
    -Su questo, non c’erano dubbi!- Conferma.
    Ridiamo insieme.
    -Non lo sopporto più. Mi sta rendendo la vita impossibile.-
    -Guarda che rende la vita impossibile a chiunque lo incontri sulla propria strada.-
    -Dici sul serio?- Chiedo, con sarcasmo.
    So già la risposta.
    -Sì, ci conosciamo da quando siamo nati e, ti giuro, che è sempre stato così. Però…-
    -Però…?-
    -Quando stava con te, era diverso.-
    -Cosa vuoi dire?-
    -Rompeva poco le scatole.-
    -E certo! Stava sempre con me, le rompeva a me!-
    Ridiamo di nuovo.
    -La sua è una tattica.-
    -Una tattica?! Che vuoi dire?-
    -Sì, quando vuole qualcosa, fa sempre così, per ottenerla.-
    -Credi che in ventitré anni di vita, abbia capito che, in questo modo, non otterrà nulla?-
    -Ne dubito!-
    -Anch’io!- Gli dico, ridendo.
    -Però, la cosa strana, è che, facendo così, ottiene sempre ciò che vuole. Dire sempre è esagerato, ma, diciamo, quasi sempre.-
    -Oh, Marinai!-
    -Lo so, è strano. Ti confesso una cosa: secondo me, lo ottiene per compassione.- Mi dice.
    -In che senso?-
    -E’ scemo!-
    -Non avevo dubbi…-
    Ci penso su, un attimo. -Ah, ora, ho capito… Ma, ora, cosa diavolo vuole da me?- Gli chiedo, seriamente.
    -Non è così difficile da capire! Mia, prova a pensarci bene, oppure, prova ad accettare la cosa: lui vuole te!-
    -Giusto! Lui vuole me! Ma, con me ed Erik, il suo modo di fare, non attacca.- Lo informo.
    -Ne dubito!-
    -Perché?-
    -Si vede lontano un miglio che, quando lo vedi, dentro di te, fai i salti di gioia.-
    -Non è vero. Per me, lui è la morte in persona!-
    -Addirittura?! Cavolo, non gode di una bella fama!-
    -Non con me.-
    -Pensi mai a ciò che c’è stato tra di voi?- Mi chiede.
    -Spesso!-
    -E non ne hai la nostalgia?-
    -A volte!-
    -Vedi?! Lo vuoi ancora, ma sei talmente orgogliosa da non volerlo più e, tra l’altro, non vuoi ferire il tuo ragazzo, Erik.-
    -Cavolo! Andreas, hai centrato in pieno, tranne il fatto dell’orgoglio. Comunque, non è difficile da capire! E, prima di fare qualche gesto azzardato, voglio pensarci per bene. -
    -Mia, in amore, non bisogna mai fermarsi a pensare, ma bisogna fare ciò che si sente.-
    -Sì, esatto. Per questo motivo, sono stata cornificata! Non so se ho reso chiaro il concetto.- Gli dico.
    -Ti capisco, ma, Mia, ormai, sono passati quattro anni ed anche di più. Non pensare più a questa vecchia storia, basta!!-
    -Scusami, hai ragione!-
    Andreas si alza.
    -Vado dagli altri. Pensa a ciò che ci siamo detti e decidi, una volta per tutte.- Mi dice.
    -Ok, lo farò.-
    Andreas fa per allontanarsi.
    -Andi?- Lo chiamo.-
    -Sì?- Risponde, girandosi a guardarmi.
    -Grazie!-
    -Ho solo fatto il mio dovere da amico. Un amico che vede due persone innamorate molto lontane l’uno dall’altra!-
    Gli faccio un piccolo sorriso sghembo, imbarazzato. Andreas si allontana. Rimango sola, a guardarmi intorno ed a ripensare a tutta la conversazione che ho appena avuto con Andreas. Quest’ultimo ha davvero ragione: sto permettendo, di nuovo, al mio orgoglio di vincere. Non devo permettere al mio orgoglio di farmi da dittatore, nei confronti del cuore. Non posso permetterlo ancora e, comunque, sì, io amo ancora Tom Kaulitz dei Tokio Hotel. Ora, devo solo riuscire a dirlo ad Erik.
     
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  11. tomminakaulitz92
     
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    wow! finalmnte lo ha capito..anche se lo ha sempre saputo!!!!!
     
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  12. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 80
    Pomeriggio. Ponte Milvio, con Erik. Mano nella mano. Il tramonto, visto da qui, è meraviglioso. Anche il Tevere lo è.
    Ora come ora, mi sento leggermente imbarazzata da Erik.
    -Che bello, eh?- Mi chiede.
    Mi giro, per guardarlo. Dopodiché, torno a guardare il panorama ed annuisco. Non so cosa dirgli. Non so se parlargli ora oppure dopo di Tom. Credo che sia meglio farlo ora. Faccio un respiro profondo e faccio per dire qualcosa.
    -Mia devo parlarti.- Mi dice Erik.
    -Cosa?!-
    Ci mettiamo uno di fronte all’altra.
    -Mia, non so se è solo la mia impressione, ma…-
    -Erik, sai bene che non mi piacciono i giri di parole.- Lo interrompo.
    -Va bene. Allora… Stanotte, noi due, abbiamo fatto l’amore ed è stato meraviglioso, dolce, stupendo e non so quanti altri aggettivi usare, però… C’è un però…-
    Lo guardo cercando di capire cosa voglia dire. Lui si mette a camminare avanti ed indietro.
    -Io ho come l’impressione che tu te ne sia pentita.- Mi dice alla fine.
    -Erik…- Riesco solo a dire questo.
    Non so che dirgli. Ha capito tutto. Ha capito tutto. Non so come abbia fatto, oppure, era talmente evidente.
    Erik si posiziona nuovamente di fronte a me.
    -Erik… Io non so in che modo dirtelo… Non è che me ne sono pentita, ma…-
    Mi allontano da lui e mi siedo sul muretto, guardandolo negli occhi da lontano: - … Ok, non serve a nulla mentire… Sì, Erik, me ne sono pentita e mi dispiace.-
    -E’ per Tom, vero?- Mi chiede.
    Si riavvicina a me nuovamente. Sembra non perdere la calma. Abbassa la testa. Erik non me la racconta giusta.
    -Mia, tesoro, lo abbiamo capito tutti: lo ami ancora.-
    -Non so cosa dirti!-
    -Io posso anche passarci sopra, ma solo se scegli di voler stare ancora con me.-
    -Se scelgo Tom, ce l’avrai con me?-
    -No, scusa, non mi sono spiegato bene: io non ce l’avrò mai con te. Però, voglio sapere se vuoi continuare a stare con me, oppure, scegli Tom.- -Erik, io ti amo, ma non sarà mai e non riuscirà mai a raggiungere ciò che provo per Tom.-
    -Lo immaginavo! Che dirti?-
    -Sei troppo buono con me e non dovresti, sono una persona terrificante.-
    -No, non è vero. Ho vissuto anch’io questa situazione, tempo fa, quindi, so benissimo come ti senti in questo momento. Però, se scegli Tom, il che è molto probabile, sta’ sicura che io non ce l’avrò con te, rimarremo amici per sempre, sempre che tu lo voglia!-
    Oddio, voglio morire. Sto piangendo e voglio morire. Come si fa a non piangere sentendosi dire questo? Voglio gettarmi giù da questo ponte. Dal ponte più romantico di Roma.
    -Non mi porterai rancore?- Gli chiedo.
    -No, certo che no. Con te ho passato i momenti più belli di tutta la mia vita. Sei stata l’unica donna che io abbia veramente amato nella mia vita e ti ringrazio, per avermi fatto capire cos’è l’amore. Hai, comunque, ricambiato il mio amore, non nella grandezza in cui speravo, ma l’hai fatto e lo fai ancora, a quanto ho capito. L’amore che provi per me, non è come quello che provi per Tom, ma ha, comunque, significato tanto, per me. Sarei un egoista a chiederti di rimanere con me e so che potresti soffrirne, perciò, io voglio che tu segua il tuo cuore, che tu faccia ciò che ti chiede.-
    L’unica cosa che posso fare, in questo momento, è abbracciarlo. Erik si avvicina a me ed io ne approfitto per stringerlo forte. Il mio ex mi carezza la testa.
    -E io voglio, che tu vada da lui e gli dica che tornate insieme, gli devi dire che lo ami più di qualsiasi altra cosa al mondo e… E no, non piangere, che non sopporto le tue lacrime, non ci riuscirò mai. Non è che non le sopporto, ma… Perché se sei felice, ogni sorriso è oro. E nella lontananza, perdonandoti ti imploro e parlerà di te. Non voglio che rovini i tuoi bellissimi occhi.- Mi sussurra.
    -Grazie… Grazie di tutto… Grazie di esistere!-
    Lo bacio, per l’ultima volta. Se devo lasciare la sua bocca, meglio farlo nel modo migliore. L’ultimo bacio. Ci stacchiamo e ci guardiamo, come se stessimo ancora insieme.
    -Grazie a te di esistere e, ora, voglio, anzi esigo e pretendo che tu scenda da questo stupido muretto, dal quale potresti anche cadere, prendere le tue luride pacche da troia ed andare da quel cretino del tuo chitarrista.- Mi ordina, scherzando.
    -No, aspetta, voglio che lui patisca per me ancora un altro po’.- Gli dico.
    -Sei una bastarda, vero?- Mi chiede.
    -Lo so, ma di una cosa sono certa: con te sarò sempre dolce come lo zucchero.-
    -Mmm… Dovrò prepararmi ad un diabete.-
    -No, davvero, di qualunque cosa hai bisogno, io sono qui. Aspetta: Turn around. I am here. If you want, it's me you'll see. Doesn't count. Far or near. I can hold you, when you reach for me.-
    -Una cosa non mi hai mai detto: come hai fatto ad imparare il Tedesco?- Mi chiede.
    -E’ una storia lunga.-
    -Ho tutto il tempo del mondo.-
    Gli racconto della storia di rosa, Marika e Raoul, dilungandomi al concerto dei Tokio Hotel e di come ho conosciuto Tom. Gli racconto tutto. Con Erik, non voglio avere segreti.
    Dopo un’oretta, ci arriviamo al bar. Per stasera, Erik non ha organizzato nessuna serata particolare. Nonostante ciò, c’è, comunque, molta clientela giovane.
    Ci sono tutti i miei amici ad un tavolino. Tom è in disparte, seduto al bancone. Quando mi vede, fa un mezzo sorrisetto. Mi avvicino a lui, facendo l’occhiolino ad Andreas, senza farmi notare da Tom. Erik mi sorride e mi dice a bassa voce: “Vai, puoi farcela!”. Faccio segno di “Sì” con la testa. Ci sediamo un po’ più lontano dagli altri. Lontano da occhi indiscreti. Senza essere notata, caccio dalla mia maglia la collana con la sua iniziale. La vede e sorride, dopodiché, la caccia anche lui dalla sua maglia, per farmi capire che ce l’ha ancora. Noto anche che ha ancora gli anelli che mi rubò anni fa, quando ci conoscemmo.
    -Ce l’hai ancora!- Mi dice.
    -Ce l’ho ancora!-
    -Non l’hai gettata!-
    -Non l’ho gettata!-
    -La finisci di fare il pappagallo di Capitano Uncino?- Mi chiede nervoso.
    -La finisco di fare il pappagallo di Capitano Uncino!-
    Sorride.
    -Perché hai voluto che ci isolassimo?-
    -Ti eri già isolato da solo, io ti ho semplicemente raggiunto.- Rispondo.
    -Potevi anche scegliere di avvicinarci agli altri.-
    -E’ vero… Comunque, volevo parlare un po’ con te… Da soli. È’ tanto che non lo facciamo.-
    -Ok, parliamo.-
    -Chiedimi qualcosa.-
    -Cosa dovrei chiederti?-
    -Ciò che vuoi.- Gli do libero arbitrio.
    -Come hai conosciuto Erik?-
    Inizio dalla discussione avuta con Andreas, ad Ibiza, durante le vacanze insieme, quattro anni fa. Durante il racconto, scuote la testa. Finisco a quando io ed Erik ci siamo rincontrati.
    -E così vi siete messi insieme?-
    -Sì!-
    -E avete anche fatto… Sesso?-
    Gli riesce difficile pronunciare l’ultima parola.
    -L’amore!-
    -Sesso!-
    -L’amore!-
    -Ok, l’amore!-
    Me la dà vinta, sbuffando.
    -E avete anche fatto l’amore?-
    -Sì!-
    -Quando?-
    -Stanotte!-
    Scuote nuovamente la testa. Fa per alzarsi, ma gli prendo la mano, bloccandolo.
    Ci guardiamo. Io lo guardo con aria supplichevole, mentre lui mi guarda con aria sorpresa.
    -Rimani, non voglio che te ne vai, non ora.- Gli dico.
    -Perché? Stai con lui, non ha alcun senso che io stia qui.-
    -Rido e giro la testa a guardare Erik. Quest’ultimo mi sorride.
    -Che cazzo ridi?- Mi chiede stizzito.
    Torno a guardarlo.
    -Perché ti innervosisci?-
    -Perché hai fatto ses… L’amore con lui.-
    -E quindi? L’hai detto te che sto con lui, ho tutto il diritto di avere una vita sessuale col mio ragazzo.-
    Smetto di ridere e torno seria.
    -Era l’ultima cosa che volevo.-
    -Anch’io.-
    -Non ti seguo!-
    -Quando sei stato con Katrynca, anche per me, quella era l’ultima cosa che volevo al mondo.- Gli dico.
    Tom scuote la testa sbuffando.
    -Cazzo, Mia, sono passati quattro anni. QUATTRO! Ma nonostante tutto, io ti amo ancora. Non ho mai smesso di farlo, mai.-
    Provo ad indietreggiare.
    -Scusa. Vorrei solo capire quando ti getterai quella vecchia storia alle spalle. Soprattutto, se lo farai, oppure sono stato marchiato a fuoco?- Mi dice.
    -Hai ragione, scusa, non avrei dovuto.-
    Silenzio. Non avrei dovuto tirare, nuovamente, fuori quella vecchia storia con Katrynca. Cazzo, Mia, sono passati quattro anni. Basta con questa storia! Punto! È morta è sepolta.
    -Ti ho vista!- Riprende.
    -Eh?-
    -Al concerto dell’undici luglio di tre anni fa, c’eri anche tu.-
    Come diavolo fa a saperlo?
    -Come lo sai?-
    -Quando sono salito sul palco, ho notato una ragazza stana: era tutta incappucciata, quel giorno ed ho pensato: “Cazzo, già qui sopra, che stiamo uno lontano dall’altro, fa un caldo che non mi fa respirare, figuriamoci là in mezzo, dove stanno una addosso all’altra e questa tizia se ne sta con tutta quella roba addosso!”. Ma non avevo ancora capito che eri tu, però, quella ragazza, aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo ancora a capire che cosa. Notavo che ogni volta che mi avvicinavo un po’ di più, la ragazza abbassava la testa, poi, gli occhiali da sole alle dieci di sera. Era troppo strano il suoi comportamento. Dopodiché, ti sei levata gli occhiali da sole ed ho visto i tuoi occhi e lì, ho subito capito che eri tu, così ho fatto capire agli altri che eri venuta a quel concerto. Facevamo delle scommesse, allora.-
    Rimango pietrificata.
    -Che scommesse facevate?- Gli chiedo.
    - Prima di iniziare un concerto, puntavamo delle bellissime somme se tu fossi venuta o no.-
    -Ed hai vinto solo quella volta. Ma mi chiedo, Tom: tra tutte quelle ragazze, come hai fatto a riconoscermi?-
    -Mia, ti ho stampata nella mia mente e nel mio cuore, come un marchio a fuoco.-
    Abbasso la testa.
    -Poi, ho ancora le foto delle vacanze che abbiamo fatto insieme, i peluches che ci hai regalato. Non mi è mai passata la voglia di riguardare tutto questo. L’unica cosa che desideravo e che desidero ancora oggi è riaverti.-
    Tom mi si avvicina ancora di più, si sporge verso di me e, con l’indice, mi rialza il capo, in modo da poterlo guardare negli occhi.
    -Ehi, perché non mi guardi?- Mi chiede.
    -LO guardo dritto negli occhi.-
    -Ti prego, non piangere. Io voglio vedere solo il tuo splendido sorriso.-
    -E’ più forte di me.-
    -No, devi essere tu più forte delle lacrime.-
    Tiro su con il naso, mentre Tom indietreggia.
    -SI PUO’ AVERE QUALCOSA DA BERE, QUI? OPPURE E’ UN SELF SERVICE?- Urla Tom, senza girarsi.
    Arriva Erik con un sorriso smagliante sulle labbra.
    -Cosa volete farvi portare?- Ci chiede Erik.
    -Tu cosa vuoi?- Mi chiede Tom.
    -Un succo alla pesca.- Rispondo, guardando Erik, mentre lo segna su un blocchetto.
    -Tu?- Chiede Erik a Tom.
    -Una birra… Tedesca.- Risponde.
    -Tom, qui abbiamo solo le birre pubblicizzate!- Gli faccio notare.
    -Ok… Allora, una Peroni. Punto sull’italiana: vediamo che ne esce!- Risponde Tom.
    -Ehi, trattamela bene!- Gli dice Erik.
    -Guarda che sei tu il suo ragazzo, quindi, devi trattarla tu bene, altrimenti, ti lincio.- Lo avverte Tom.
    Erik prova a soffocare una risata. Ha capito che non gli ho ancora detto nulla di quello che è successo tra noi due.
    -Ma cos’ha?- Mi chiede Tom, riferendosi ad Erik, mentre lo guarda andare via.
    -No, niente… cosa dicevamo?-
    -Che non devi piangere.-
    -Ok…-
    Ci guardiamo negli occhi per qualche minuto. Minuti che sembrano infiniti e meravigliosamente lenti.
    Arrivano la birra di Tom ed il mio succo di pesca, serviti dal mio ex. Se ne va subito.
    -Ehi!- Mi fa Tom.
    -Ecco a voi!- Ci dice Erik.
    -Metti sul mio conto!- Gli dico.
    Erik annuisce andando via. Tom mi guarda male, mentre io gli sorrido.
    -Che c’è?-
    -Com’è che non ti ha baciata? E, soprattutto, perché ti permette di stare a parlare qui con me, sapendo che potrei saltarti addosso, da un momento all’altro?- Mi chiede.
    -Ehm…-
    -Proviamo una cosa.-
    Lo guardo interrogativa.
    -Lasciati andare a me, ok?- Mi dice.
    -Ok!- Rispondo preoccupata.
    Si riavvicina a me e poggia una mano sulla mia e me la carezza, guardando Erik.
    -Tirati indietro e fai la faccia scocciata.- Mi ordina, a bassa voce.
    Faccio come mi ordina. Si avvicina ancora a me, prende la mia mano, se la porta alla bocca e la bacia, continuando a guardare Erik.
    -Tom, cosa diavolo stai facendo?- Gli domando.
    -Sto provando a fare una cosa.-
    Continua a guardare Erik.
    -Ah, ah!- Esclama all’improvviso, lasciando cadere la mia mano.
    -Voi due vi siete lasciati!- Mi dice, infine.
    Ok: è più imbecille di quando l’ho lasciato quattro anni fa.

     
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    Capitolo 81
    Sono tornata a dormire a casa mia. Quella che è stata casa mia, fino a qualche settimana fa. Mi sono mancati i pigiama party che facevamo di notte io e Livvie e, molto spesso, si univano anche le due sorelle. Per giunta, ora, vi sono anche i Tokio Hotel.
    Ho ripreso l’abitudine di andarmene sul balcone, per fumare e per cercare di non pensare, per non deprimermi. Ho confermato a Tom che io ed Erik ci siamo lasciati. Lui ha fatto il finto impassibile, ma so benissimo che, dentro di lui, non era più nella pelle. Come so bene che, ora, lui sta cercando di capire come agire con me.
    -Ehi!- Mi fa qualcuno da dietro.
    Mi giro. È’ Andreas. Si avvicina e mi dà un bicchiere di birra.
    -Grazie!- Gli dico. -Che ci fai qui? Perché ti sei isolato?-
    -Cerco di rilassarmi! E, comunque, dentro, mi stavo annoiando.-
    -Anche te? Meglio così, almeno mi fai compagnia.-
    -E il tuo ragazzo l’hai rimasto a casa sua?- Mi chiede.
    -Quale ragazzo? Erik, so bene che Tom vi ha detto che io ed Erik ci siamo lasciati, è inutile che fai quello che non sa niente.-
    -Scusa, non volevo fare il cretino.-
    -Davvero: come mai sei venuto qui, da me?- Gli domando di nuovo.
    -Davvero, mi stavo annoiando. Cosa farai, ora che ti sei lasciata?-
    -Non lo so ancora.-
    -Potresti riprovarci con Tom.-
    -Andreas, ma cosa ci guadagni a mettere la buona parola tra me e Tom?- Gli chiedo.
    -Nulla, è che gli voglio molto bene, troppo bene e non mi va di vederlo soffrire ancora, tutto qui.-
    -Capisco. Comunque, Andreas, l’idea di tornare con lui ci sarebbe, ma voglio esserne certa.-
    -Un’idea è meglio di niente.-
    -Di che si parla?- Chiede una voce familiare, alle nostre spalle.
    -Di nulla… Vi lascio soli.- si congeda Andreas.
    Quest’ultimo se ne va. Tom si avvicina alla balaustra e si poggia con i gomiti, come me, al mio fianco.
    -Come ci si sente a tornare single dopo tanto tempo?- Mi chiede Tom.
    -Normale. Devo ammettere che la vita da “fidanzata” non mi manca affatto, anche se Erik mi manca come mio fidanzato.-
    -E’ strana la cosa che hai detto: non ti manca la vita di coppia, però, ti manca il tuo ex.-
    -Lo so, è strano, ma, per me, è così.-
    -E io?- Mi chiede.
    -Te cosa?-
    Si avvicina di più a me. Getto il mozzone di sigaretta giù, mentre Tom, lentamente, intreccia le sue dita fra le mie.
    -Io non ti sono mancato?-
    -Per nulla.-
    -Ah, no?-
    -No, per nulla.-
    -Pensi che io ti creda?-
    -E’ la verità.-
    -Bugiarda.-
    L’altra mano la mette dietro la mia nuca. Ci guardiamo come se fosse la prima volta. Come la prima volta che ci siamo visti, al concerto di Bologna.
    Mi avvicino a lui e gli levo la bandana, gettandola giù.
    -Sai bene che mi piaci di più senza cappelli, fasce e bandane.- Gli ribadisco.
    -Sì, lo so bene, ma li indosso per farli togliere a te.-
    Ci avviciniamo l’uno all’altra. Ora, nulla può rovinare questo momento. Nulla può rompere la magia che vi si è creata. E, dopo quattro anni di lontananza, Tom e Mia riuniscono le…
    -Mia!- Mi fa Livvie.
    Riapro gli occhi e sbuffo.
    -Che c’è, XO?- Le domando scocciata.
    -Mi dai una sigaretta? È’ per Georg.- Mi dice.
    -Va bene!-
    Prendo il pacchetto dalla tasca e le do una sigaretta. Livvie scompare velocemente. Poggio, di nuovo, i gomiti sulla balaustra e sbuffo. Era tutto perfetto. Che palle!
    -Oh, ma al diavolo i momenti magici, giusti o sbagliati.- Dice Tom, seccato.
    Mi gira, si posiziona di fronte a me e poggia le sue labbra sulle mie, dapprima, in modo rude, poi, a mano a mano, diventa sempre più dolce. Da quanto tempo le mie labbra non toccavano le sue. Tanto. Troppo. Mi sento come se ci stessimo baciando per la prima volta. Credo che sia perché non ci baciamo da tanto tempo. Credo che Tom non si staccherà facilmente da me, seppure venisse qualcuno o succedesse qualcosa.
    Infilo le mani fra le sue treccine. Lui mi carezza la schiena. Mi schiaccia alla balaustra, stringendomi forte, per paura che io possa sfuggirgli nuovamente. Con una mano scendo alle spalle, poi anch’io mi soffermo sulla schiena.
    All’improvviso, una domanda comare nello schermo del mio cervello. Una domanda a cui devo dare una risposta urgente. È’ importante per me saperlo. Molto importante.
    -Tom?- Lo chiamo, senza staccare la bocca dalla sua.
    -Tom!-
    Non mi ascolta.
    -Tom!-
    Nessuna risposta.
    -Ehi, Tom!-
    Si stacca, finalmente.
    -Che c’è?- Mi chiede scocciato, facendo per baciarmi di nuovo.
    Lo scanso.
    -Quando ripartirete?- Gli chiedo.
    -Non lo so.-
    -Quando lo saprete?-
    -Ci avviserà David.-
    Lo guardo.
    -Voglio che tu venga con me!- Mi dice.
    -Che vuoi dire?-
    -Voglio portarti in giro con noi, per stare sempre insieme.- Insiste.
    -No, non Posso, Tom.-
    -Perché no?-
    -Ho l’Università.-
    -Ti prego!-
    -Chiedimi tutto, ma non questo!-
    -Oddio, Mia, per amore, si fa di tutto.-
    -Non puoi chiedermi di lasciare gli studi e di abbandonare la possibilità di crearmi un futuro, non è giusto questo. E, comunque, chi ti dice che ti amo?-
    -Ti conosco!-
    -Direi che non mi conosci abbastanza.-
    -Sì, invece!-
    -Ma perché vuoi che io venga con te?-
    -Per non ricadere nelle mie debolezze.-
    -Ma che cazzo dici, Tom?! Se vuoi, puoi riuscirci, non c’è bisogno che io ti segua.-
    -La mia carne è debole, in presenza di belle ragazze.-
    A questa frase scatto.
    -Ok, basta, Tom, lasciamo stare tutto. Non siamo fatti per stare insieme. Punto, basta, stop, fine.-
    -Mia, ti prego.-
    Ritorno dentro, seguita da Tom. Mi dirigo verso la mia camera. Entro e mi ci chiudo dentro, poggiandomi sulla porta.
    -Mia! Mia! Mia, ti prego! Dai parliamone con calma!- Mi dice, battendo dei colpi sulla porta.
    -Eddai, ma perché devi sempre fare la bambina capricciosa?- Continua.
    -SONO STANCA, OK? VATTENE AFFANCULO!- Gli urlo.
    Tom batte un ultimo colpo, il più forte e va via.
    Come ho fatto a cascarci nuovamente? Come ho potuto cascarci per la terza volta? Certo che non ci vuole proprio niente a perdere la testa. Sono sempre io la cretina che ci ricasca. Stavo così bene con Erik. Invece, no, doveva ricomparire Tom e rompermi le uova nel paniere. Non gli andava di vedermi felice. Che bello! Che palle!

    Un’ora dopo, esco dalla mia camera e mi dirigo in cucina. Sento delle voci parlare Qualcuno è ancora sveglio. Sono Tom, con il gemello e Livia, in salotto. Gli ultimi due sono accoccolati sul divano, mentre Tom è sdraiato a terra, davanti al divano, con una sigaretta in mano. Avrà raccontato, di sicuro, ciò che è successo prima tra noi. Sembra che nessuno si accorga di me. Meglio così, voglio sentire cosa si dicono.
    -Tom, te l’ho già detto: se a noi ragazze viene negato qualcosa, non ci pensiamo su neanche un secondo, prima di andar via a gambe levate.- Gli dice la mia migliore amica, Livia.
    -Me ne sono accorto, ma che devo fare? Io la voglio sempre con me, non voglio starle lontano neanche di mezzo metro.- Risponde Tom.
    -Tom, vuoi troppe cose, dalla vita. Inizia a prenderti lei, poi, pensi al resto!- Gli consiglia Livvie.
    Prenderti. Sembra che stanno parlando di un biscotto. Si sono, per caso, scordati che io sono una persona?
    -E ricorda, caro il mio gemellino, “Chi troppo vuole, nulla stringe!”- Gli dice il gemello.
    -Come conosci questo proverbio?- Chiede Livvie a Bill.
    -Mah…- Inizia Tom.
    -…Così…- Continua il moro.
    -…Per sentito dire!- Conclude Tom.
    -Seh, “Per sentito dire”! voi due insieme non potete stare!- Li avverte Livvie.
    -Ma no, dai. Ce lo dicono tutti, uffa!- Si lamenta Tom.
    -E’ vero!- Conferma Bill, mettendo il broncio.
    Bill non è affatto cambiato.
    Livvie si alza e va via, dirigendosi in camera sua, lasciandoli ridere come degli stupidi. Scuote la testa e ride. E, prima che possa arrivare qui e vedermi, torno in camera mia anch’io.
     
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  15. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 82
    -Capisci? È tornato e pretende… Pretende che io lo segua ovunque, lasciando i miei studi: tutti sacrifici che ho fatto in anni ed anni di prigrizia.- Mi lamento.
    -Io non te l’avrei mai chiesto.- Risponde Erik, lavando delle tazzine.
    -Lo so, è per questo che, un po’, mi sono pentita di essermi lasciata con te.-
    -Torniamo insieme?-
    -Per me, possiamo farlo anche subito, non ho nessun problema.-
    -Mia, io non sto scherzando.-
    Erik si ferma dal pulire.
    -Neanch’io!-
    Ci guardiamo, sorridendoci a vicenda. Dopodiché, Erik riprende a pulire le sue tazzine.
    -Hai mai provato ad immaginarci sposati?- Gli chiedo.
    -Spesso.-
    -E…?-
    -Eravamo una bella famiglia.-
    Erik si ferma di nuovo e mi guarda, poggiandosi al lavabo.
    -Mia, ma ami o no Tom?-
    -Ad essere sincera, non lo so più. Sono confusa. Non so più cosa voglio davvero. È’ Tom che mi confonde.
    -Oh, oh, questo è davvero un bel guaio. Hai mai provato a rifletterci?-
    -No, perché, pensarci, mi fa scazzare.-
    -Credo che dovresti farlo.-
    Erik torna a lavare le tazzine, mentre io inizio ad asciugarle ed a riporle sugli scaffali.
    -Salve!- Dice qualcuno.
    Io ed Erik ci giriamo a vedere chi è: Andreas e Tom. Sbuffo. Ti pareva se non dovessero essere i primi a venire al bar. E che palle! Tom si mette di fronte a me, poggiandosi sul bancone.
    -Cosa ti do?- Gli chiedo.
    -Un succo d’arancia.-
    -Va bene… Erik, gentilmente, prepari un succo d’arancia a Tom? Io vado a prendere l’ordinazione a quelli del tavolino.- Gli dico.
    Erik annuisce. Mi dirigo verso un tavolino, dove ci sono due ragazzi.
    -Cosa prendete?- Chiedo, con un sorriso smagliante.
    -Due cornetti a crema, con due cappuccini.- Risponde uno dei due.
    Scrivo l’ordinazione sul blocchetto, che ho preso dalla tasca anteriore del mio grembiule.
    -Arrivano subito.-
    -Grazie!-
    Torno al bancone. Tom beve il suo succo e mi guarda. Minchia, come odio quando le persone mi guardano. Mi danno fastidio gli sguardi posati su di me. Anche quelli maschili. Non ho mai capito il perché. Alla maggior parte delle ragazze fa piacere essere guardate continuamente, invece, a me no, anzi mi innervosisce e mi infastidisce. Mi innervosisce, soprattutto, lo sguardo di Tom.
    -Erik, fammi due cappuccini ed aggiungici due cornetti a crema.- Gli ordino.
    -Nervosetta, stamattina.- Mi fa notare Erik.
    -Molto.-
    -Sai, ora, ti cedo il bar, così comandi tutto tu.-
    -P… Perché?-
    -Mi stai comandando da quando sei arrivata.-
    -Oh… Scusa!- Gli dico desolata.
    -Dai, non te la prendere.- Prova a tranquillizzarmi.
    -Gioia, ma perché non me lo dici quando faccio qualcosa che non va?-
    -Ehi, stavo scherzando.-
    -Ho capito, ma non è giusto comportarmi con te in questo modo.
    Erik mi guarda, mentre mi prepara i cappuccini. Giocherello col mio piercing, guardando Erik.
    -Mia?- Mi chiama Tom.
    Io ed Erik ci giriamo a guardarlo.
    -Che c’è?- Gli chiedo.
    Vorrei che Tom non mi sorridesse soddisfatto. Soddisfatto di cosa, poi? Bah! Spero che lo capisca, dalla mia faccia, che mi sta infastidendo.
    -Hai, per caso, fatto un piercing alla lingua?- Mi chiede Tom.
    Ma stanotte mi ha baciata o sbaglio? Come ha fatto a non accorgersi del piercing alla lingua? Bah…
    -Sì, Tom, ce l’ho da più di un anno.- Rispondo.
    -Come ho fatto a non accorgermene? Mi sono rimbambito di brutto.- Dice fra sé e sé.
    Solo ora capisce di essere rimbambito?! Che cattiva che sono.
    -Mah, non saprei, anche se direi che si nota, almeno credo.- Rispondo.
    -Ma certo che si nota.-
    -Comunque, Tom, non è importante che non l’hai notato.-
    -Per me, sì… E’ come se non ti avessi guardata.-
    -Ma che cazzate spari?- Gli chiedo, ridendo.
    Erik poggia cappuccini e cornetti su un vassoio e me lo dà. Io li porto al tavolino, distribuendoli ai due ragazzi. Torno al bancone.
    -Devo dire che sono molto carini quei due ragazzi!- Mi fa notare Erik.
    -E’ vero.-
    -Perché non cerchi di conoscerli?- Mi propone.
    -Non credo che sia una cosa buona.-
    -Provaci.-
    -No, dai, davvero.-
    -Ma su, comunque, anche loro ti hanno notata: non fanno altro che girarsi, per guardarti.-
    -Finiscila! Comunque, non me la sento!-
    -Ah, giusto, tu vuoi me!-
    -Da morire!-
    -Che scena patetica!- Commenta Tom.
    -Che coglione!- Gli rispondo.
    -E che palle! Ma vi siete guardati voi due? Siete patetici!- Si sfoga Andreas. -…Non fate altro che litigare, discutere ed insultarvi a vicenda! Ma smettetela una buona volta! Non vi sopportiamo più!-
    Io e Tom ci guardiamo. Sconvolti. Tom si alza, mi prende una mano ed avvicina il viso al mio orecchio.
    -Ti, prego, voglio parlarti!- Mi sussurra, piano.
    -Sto lavorando, ora.-
    -Non ci metterò molto.- Insiste.
    -Tom…-
    -Ti prego!- Mi interrompe, guardandomi negli occhi.
    -Tom…-
    -Ti supplico!-
    Guardo Erik. Mi fa segno di poter andare.
    -Va bene!- Dico, infine.
    -Grazie!-
    -Seguimi!-
    Lo porto nel ripostiglio, chiudendo la porta a chiave. Tom si avvicina a me e mi bacia. Rispondo al bacio. Non desideravo altro, anche dopo il litigio di ieri sera.
    Il bacio diventa lungo, lunghissimo, ma sono costretta a staccarmi da lui.
    -Di cosa volevi parlarmi?- Gli chiedo.
    -Scusa!- Mi dice, abbassando la testa.
    -Figurati, avresti dovuto scusarti, se non avessi risposto al bacio, invece, ho risposto, il che vuol dire che volevo che ci baciassimo.-
    -Bene!- Rialza la testa. -…Tra cinque giorni partiamo.-
    -Bene.-
    -Vieni con me, ti prego!-
    -DI nuovo?! No, Tom, te l’ho detto.-
    -Io ti amo.-
    -Ho capito, ma non puoi chiedermi questo.
    -Per amore, si fa di tutto.-
    -Ti ho mai chiesto di lasciare la tua vita e le tue passioni, quattro anni fa?-
    -No!-
    -Allora, perché lo fai?
    -Ti ribadisco che per amore, si fa tutto.-
    -Ah, sì?-
    -Sì!-
    -Bene, allora, non partire, lascia il gruppo.-
    -Non chiedermi questo. Chiedimi tutto, ma non di lasciare il gruppo.-
    -Perché no?- Le chiedo, innervosita.
    -Perché sai benissimo che il gruppo è tutta la mia vita!-
    -Ah, davvero?
    -Sì, davvero!-
    -Così: io posso rinunciare all’Università, ai miei studi, ai miei amici ed alla mia vita , mentre te, invece, non puoi rinunciare al gruppo, alla musica, ai tuoi amici ed alla tua vita! Io non ci sto.-
    -La musica è tutta la mia vita, viene al primo posto.- Mi ribadisce.
    -Per me, è così con l’Università.-
    -Ma se ti sei sempre lamentata del fatto che odi lo studio.-
    -Io amo quest’Università.-
    -L’Università o qualcuno dell’Università?-
    -Cosa vorresti insinuare?-
    -Niente, scusa… Ami l’Università più di me?-
    -Potrei chiederti la stessa cosa.-
    -Sai che non è così.-
    -Ma non vuoi rinunciare alla musica. Hai confermato la mia teoria. Bene, Tom, dato che sto al secondo posto nella classifica delle cose che ami e nessuno dei due vuole lasciare la propria vita per l’altro, può anche finire qui. Non credo che abbiamo più nulla da dirci.-
    Riapro la porta e gli faccio cenno di uscire. Tom esce, anche dal bar, mentre io corro da Erik e lo abbraccio piangendo.
    -Ehi, piccola, cosa c’è?- Mi chiede.
    -Lo, odio, lo odio, lo odio.- Mi sfogo, dandogli dei colpi sulla schiena.
    -No, tu lo ami più di quanto pensassimo tutti.-
     
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