«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...









    « ● Hai paura della notte?





    image














    XX Capitolo









    -Sta-sta morendo??-
    Sto morendo?

    -B-bill ti t-ti prego reagisci piccolo m-mio. N-non mollare BILL!-

    M-...mamma?


    ...






    Mi dispiace.




    Ma io...ho solo tanta voglia di morire.



    Adesso.








    Grazie di tutto.











    Scattai seduto sentendo il pigiama completamente appiccicato alla mia schiena.
    Il cuore che martellava veloce nel petto fece sì che vi poggiassi una mano tremante come a tentare di fermare la sua fuggente corsa.
    Il respiro riprese lento e regolare dopo essersi fermato per circa una manciata di secondi senza darmi il giusto ossigeno da respirare.
    Per vivere.




    -Non pianga signora, non pianga la prego-
    -Bill, Bill, Bill ti prego, ti prego, t-ti prego-
    Un tonfo, singhiozzi.
    -Signora non pianga così. UNA BARELLA, PRESTO!-

    -SALVATELO, SALVATE IL MIO BILL, SALVATE IL MIO BAMBINO VI SCONGIURO!!!!!-
    singhiozzi, urla disperate, dolore.


    Ed io percepivo tutto.


    -SVEGLIATIIII!!-





    Spalancai gli occhi schiacciando le mani sulla testa.
    Perché stavo ricordando tutto quello?
    Perché all'improvviso cose così tanto mal celate ritornavano nella mia testa, mi facevano ricordare, distruggevano ciò che in tanto tempo avevo tentanto di costruire intorno a loro per dimenticare?
    Perché di nuovo quello straziante tormento???

    Con le lacrime agli occhi ed il respiro nuovamente accellarato scesi quasi cadendo da quel letto correndo verso la finestra e spalancando le pesanti persiane che illuminarono la stanza di tenui raggi solari.

    Era l'alba.




    L-luce??

    Perché vedo della luce.
    Socchiusi gli occhi appannati da una fitta nebbia dal quale proveniva una vaga luminosità lontana.

    S-Sono morto?

    E cos'è quella cosa così bianca lì, lì davanti a me?
    Una figura, un vestito chiaro.
    Un corpo in movimento.

    Odore, sapore, percezione.


    Una persona.







    Schiaffai la faccia oltre il vetro aperto nella gelida aria mattutina prendendo una grande boccata d'aria e aspettando di essere abbastanza freddo da rabbrividire e darmi una svegliata riportando la mani e la faccia all'interno della camera.

    La paura che mi intorpidiva la mente la lasciava ricca di nebbia e ancora incapace di ragionare offuscata dalla tanta confusione.
    Che paura quella notte.

    All'improvviso le mie membra erano diventate come ghiaccio, le braccia immobili, il cuore ormai fermo.
    Come morto.
    Non riuscivo a muovermi dal terrore che io fossi morto davvero.

    Quella notte i ricordi erano tornati a galla impossessandosi della mia fragile e paurosa realtà.


    Sono morto?




    Afferrai il cellulare componendo quel numero che ormai avevo tanto imparato a memoria.
    Posai la cornetta sull'orecchio aspettando intrepido, accogliendo contro di me il venticello gelido di quell'alba mattutina che penetrava dalla finestra spalancata.

    Alcuni squilli.

    Poi una voce roca.
    Di nuovo la sua voce.


    -Tom!-

    Sentii del silenzio.
    Come della labbra torcersi, come in un sorriso.
    -Ciao cucciolo...-
    Mi sciolsi nelle sue parole rabbrividendo per quell'aria gelida e richiudendo la finestra davanti a me.
    Il cuore batteva ma in modo diverso.

    -Come stai piccolo?-
    -Io?- risposi accigliato alzando lo sguardo oltre la luce dell'alba.
    Io sono distrutto Tom.

    -Bene, ma voglio vederti, ti prego dimmi di sì-

    Sentii degli attimi di silenzio oltre la cornetta e tentai di diminuire i battiti per sentire anche le sue parole oltre il martellare veloce del mio cuore.
    Dimmi di sì ti prego.

    -Sì...va bene Bill. Vengo lì da te?-

    -Voglio...- urlai con enfasi per poi riabbassare imbarazzato il tono - voglio andare al parco,se per te non c'è problema è chiaro-
    -Scherzi piccolo? Per me va bene. Ti passo a prendere a casa tua, il parco è lì vicino no?-
    Vicino? L'ultima volta lo avevo visto di sfuggita dai vetri di un ambulanza.

    -Sì, credo di sì-
    -Perfetto, dammi un oretta e arrivo.-
    Sentii altri brevi attimi silenziosi e poi il nulla.
    Tu-tu-tu-tu-tu

    Aveva riagganciato.

    Feci scendere il telefono lungo il mio petto per fermarlo al cuore.
    Batteva ancora forte ma non c'era più paura.
    La sua voce come solito mi aveva tranquillizzato più di qualsiasi altra cosa.
    La sua presenza mi aveva di nuovo reso stabile.
    Con lui sarei scappato in cima al mondo, fulmini e saette, terremoti e maremoti, con lui non avrei mai avuto paura di un bel niente.
    Sarei stato al sicuro con il mio Tom.















    Circa un oretta e mezza dopo suonò il citofono della mia stanza e prendendo il mio giacchetto bianco corsi fuori dalla camera scendendo di fretta le scale del palazzo e fiondandomi all'entrata principale.
    Margot mi aspettava con una strana espressione in viso.
    Le dissi che sarei tornato presto, che non si sarebbe dovuta preoccupare.
    -Io tra poco non ci sarò, sto per andare in chiesa signorino-
    -Vorrà dire che porterò con me le chiavi. Ciao Margot, a dopo-

    Mi fiondai nell'aria gelida oltre quella casa e lasciai che il portone mi sbattesse dietro alle spalle.

    Libertà.


    -Hei piccolino-
    Alzato lo sguardo vidi Tom, davanti a me.
    E sorrisi.
    Con un viso tirato lo fece anche lui.

    Portava una veloce fasciatura preparata piuttosto male sopra all'occhio destro che gli scompariva sotto la sua fascia nera.
    -Cosa hai fatto?-
    -Ieri sono caduto, come solito- disse lui guardandomi negli occhi e ridacchiando appena.
    Indossava una larga giacca nera con al disotto una felpa del medesimo colore.
    I larghi jeans dalla taglia enorme ancora neri, cosi come le grandi scarpe che portava ai piedi.

    Senza fare caso ad altri dettagli, senza aspettare altri secondi, con la testa ancora annebbiata da quel gielo, corsi contro la figura del mio Tomi gettandomi al suo collo e sentendolo irriggidirsi sotto di me.
    -Piccolo mio, hai dormito bene??- domandò lui accarezzandomi la testa.
    Le mie mani che stringevano la sua felpa immergendoci il viso.
    Il suo odore, il suo calore.
    Tomi.

    -Affatto, senza di te-
    -Perdonami, la prossima volta non ti lascerò solo-
    Lo sentii scostarsi da me e prendermi la mano.

    Mi accozzai al suo braccio stringendomi a questo e premendolo contro di me.
    -Il parco è proprio dietro casa-
    -Bene...- risposi io.
    Quello non me lo ricordavo affatto.








    Quando giungemmo dopo una breve passeggiata silenziosa nel parco gelido e deserto, stretti nei nostri giacchetti ci sedemmo su una panchina accanto ad un grande albero e sentii le sue mani prendere le mie e strofinarle forte come a volervi infondermi calore.
    Questo mi commosse troppo.
    Mi fece rabbrividire dal calore familiare di quel gesto.

    -Allora ieri che hai fatto di bello?- domandai per rompere il ghiaccio.
    -Sono stato da Georg, e poi sono passato a casa sua per mettere a posto un pò di cose-
    -Mi fa piacere, Georg ha un grande amico-
    -Georg non sarà mai fortunato quanto me- rispose ammiccando un sorriso.
    I suoi occhi erano cupi ma brillavano di amore.

    -Ti fa male l'occhio?-

    -No, non ti preoccupare Bill-
    -Dai, fammi vedere-
    -No, Bill davvero non importa-

    Le mani che inaspettatamente senza il mio controllo avevo teso in avanti verso di lui mi furono bloccate al'improvviso dalle sue possenti.
    Le strinse intorno a queste stringendole piano e con le grandi braccia mi avvolse veloce in un enorme abbraccio schiacciandomi a se, facendomi scomparire nella sua morbida quanto grande felpa.
    Mi baciò il collo piano, umettendo le proprie labbra e lasciando uno stampo ardente sulla carne nivea e gelida.

    Il silenzio di quel luogo di nuovo riempito dalla nostra presenza e dalle nostre parole non dette ma comunque pronunciate.
    Il vento gelido che sferzava calmo tra le foglie di quell'albero lanciando un leggero e silenzioso fruscio.
    -Perché non mi dici mai niente di te?- domandai sospirando allontanandomi di malavoglia dal suo amato abbraccio.
    -Cosa?- lo sentii preso in contropiede e mi girai verso di lui fissando il mio sguardo nel suo.
    Io voglio crederti.

    -Non sono un credulone-
    -Ma Bill, io-
    -Senti...- sussurrai interrompendo le sue morbide parole.

    Mi misi in ginocchio sulla panchina fredda e misi le mie piccole e candide mani sul suo viso muovendo i pollici sulle sue gelide guancie.
    Gelide e morbide.

    -Non voglio dover essere troppo opprimente per te e non voglio nemmeno che tu sia costretto a dirmi ogni minimo dettaglio della tua vita. Se non vuoi io non ti costringerò mai. Però Tom...- e qui abbassai le mani seguite dal mio sguardo - non voglio davvero che tu preferisca non mettermi al corrente della tua vita. Non farmi sentire più inutile di quanto già non sia.-

    Rimasi in silenzio per un pò.
    Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo e scontrarlo nuovamente con il suo.
    -Non...- iniziò con voce roca fermandosi subito dopo.

    Percepii le sue mani indecise dal cosa fare e il suo sospiro uscire pesante e rassegnato.
    Rassegnato.
    Non volevo essere una stupida rassegnazione.

    -Scusami se ho esagerato-
    non mi dette il tempo di finire di parlare che le sue parole scavalcarono le mie.
    -Perché ti sconvolgerei. Sporcherei la tua dolce purezza-
    -Cosa?-
    -Bill senti io...-
    -No, no, stammi a sentire tu!- e a queste parole mi fissò spiazzato.
    Rimisi le mie mani sulle sue guance stringendole un poco, avvicinai il mio volto al suo.
    Il mio sguardo, esasperato.
    Non perché lui fosse esasperante.
    Perché io lo ero, ero davvero un pazzo.

    -Io sono già sporco ormai-
    -Bill non dire cazzate- rise non capendo la serietà di quella situazione.
    -Non credere che ti ripudierei, non credere che potrei odiarti per qualcosa, che potresti ferirmi in qualche modo-
    -Bill il fatto è che-
    -Hai- lo interruppi io -così poca fiducia in me?-

    E a queste parole fissai il suo sguardo nel suo per pochi istanti, per crollare poi tra le sue braccia che mi avevano fortemente cinto la schiena, immergendo il mio viso nel suo dolce odore.
    -Perché non rispondi?- sussurrai.
    -è una domanda così sciocca-
    -io sono sciocco...-
    -no, te sei semplicemente insicuro-
    -non sono ciò che tu credi-
    -io invece credo proprio di sì-
    Alzai la testa
    -Tu non sai tante cose di me-
    -Come tu non ne sai di me-
    -E allora cosa aspetti a dirmele?-
    -Non voglio farti del male-
    -Me ne stai facendo!- dissi esasperato guardandolo negli occhi.

    -Ne avrai paura-
    -Io ho già tante paure-
    -Appunto. Affrontale-

    Mi zittii.
    Affrontarle?






    -SVEGLIATIIII!-






    Mi alzai dalla panchina con lo sguardo basso.
    Vidi Tom osservarmi curioso, presi la sua mano e lo trascinai dietro di me, e lui senza fare domande mi seguì.
    In silenzio tornammo dinuovo a casa mia, sfilai le chiavi, aprii ed entrai portandomelo dietro.

    Affrontarle?


    Come si poteva affrontare la notte?
    Come si poteva affrontare la propria mente?


    Io volevo lui.
    Questo era il mio unico modo per essere al sicuro, lo sapevo.
    Il mio unico modo per poter sconfiggere anche solo per un attimo tutte le mie paure, tutte le mie incertezze.


    Sì, il mio unico modo era Tom.

    Lo feci sedere sul divano sussurrando di aspettare un attimo e lui silenzioso mormorò un sì rimanendo fermo a guardarmi uscire dalla stanza in marmo bianco.
    Mi avvicinai al bagno, presi del disinfettante, dell'ovatta, una pomata e delle garze uscendo poi con le mani piene.
    Quando mi avvicinai al divano lo vidi aprire la bocca per dire qualcosa ma avvicinai il mio volto al suo e lo baciai, dolcemente.
    -Sta zitto, penso a tutto io-
    e una volta posate a terra tutte quelle cose gli feci alzare le braccia e lentamente gli sfilai l'enorme felpa lasciandolo completamente a petto nudo.

    Il corpo, dai lineamenti perfetti, era ricoperto di lividi e piccoli graffi concentrati soprattutto sullo stomaco.
    Calci.
    Tom aveva fatto a pugni con qualcuno.

    Senza lasciargli il tempo di dire qualcosa mi chinai sulle ginocchia, presi la boccetta del disinfettante, lo misi su un batuffolo di ovatta e lo avvicinai cauto a quei rossi graffi sulla sua fantastica pelle vedendolo degrignare i denti ed appoggiarsi alla spalliera del morbido divano.

    -Ti sto facendo male?- sussurrai triste fissandolo negli occhi.
    Questi chiedevano perché.

    Perché non mi aveva detto subito la verità.

    -Brucia solalmente un pò- e voltò lo sguardo.
    Fa male sentirsi osservati così, vero Tom?

    L'odore del disinfettante mi entrò nelle narici facendomi tossire e storcere il naso.
    Tamponai ancora quei piccoli graffi, la mano poggiata dolcemente sulla sua pelle per non fargli del male e lo sguardo perso nel mio attento lavoro.

    Presi la crema, la spruzzai su una mano, e sotto i suoi occhi curiosi presi a spalmarla piano lungo il suo petto per scendere poi sullo stomaco.
    Il suo corpo era caldo, profumato, buono.
    Mio.

    Mi alzai in piedi togliendogli il capello e la fascia nera stando attento a non tirare nessun rasta.
    Le mie mani avvicinate e poste sul suo capo lo tirarono vicino al mio petto, e lo abbracciai così in piedi tra le sue gambe leggermente divaricate.

    -Bill io-
    -Zitto- sussurrai.
    Lo spinsi piano lungo quel divano e mi spinsi verso di lui tentando di non schiacciare il suo petto mal ridotto con il mio peso.

    Il sangue, l'odore nel sangue che sfregava lungo il naso facendomelo bruciare.
    Il silenzio della stanza scandito solo dai nostri caldi respiri.

    Avvicinai le mie labbra alle sue e lo baciai, lo baciai con dolcezza, lo baciai con disperazione.
    Caddi con le labbra lungo il suo seducente collo e lo sentii spalancare gli occhi un pò perplesso, non ci feci caso e continuai piano piano a scendere fermandomi davanti il suo petto.
    La carne che bruciava oltre le mie labbra, il sudore che imperlava la mia fronte, il dolore, qualcosa che non doveva esserci.
    Non doveva esserci con Tom.
    Per prima cosa la mia paura da affrontare era lui.

    Lui come persona.




    Urlai, o almeno tentai di farlo, ma la voce non usciva, dalla mia bocca non usciva alcun suono.
    Persona persona, davanti a me c'era un uomo.

    Uomo.

    HO PAURA.

    Iniziai a muovermi a destra e a sinistra in quel lettino di ospedale.
    O almeno tentai di farlo ma al massimo riuscii ad aprire gli occhi e a spostare leggermente la mia testa.

    -BILL!!!!!!- sentii mia madre urlare al difuori della porta.
    Spostai lo sguardo spaventato, ma qualcosa la fermò.
    Una persona, un signore, con le mani davanti a lei, dal camice bianco fermò la sua veloce entrata lasciandola al difuori della stanza.

    -Non dobbiamo avvicinarci a lui. Non ora. è sotto shock-

    Mamma mamma mamma.

    -m-amma- sussurrai in un fil di voce.

    -BILL BILL!!! Lasciatemi entraree- spostò le persone poste davanti a sè, corse verso il mio lettino, la vidi vicina, sentii una vampata di odore coinvolgermi del tutto, e spalancai la bocca.

    Mamma abbracciami, avrei voluto dire.

    Eppure pronunciai solo un -Vattene- che spiazzò anche me.

    Inconsciamente iniziai ad aver paura anche di lei.




    Mamma a quanto pare con te prima era diverso.
    Noi ci volevamo bene.
    Cosa è successo allora mamma?
    Spiegami...spiegami il perché.




    Singhiozzai sommossamente lasciando cadere delle brevi e leggere lacrime.


    -Bill?- sentii mormorare Tom, ma non alzai lo sguardo.

    Le mie labbra erano rimaste appoggiate lì, sulla sua pelle, tentando di rimanere in me e non lasciarmi andare ad il terrore.
    Quello era Tom, io... non dovevo aver paura di lui.

    -Abbracciami- sussurrai.
    E così fece, senza chiedermi alcun perché.
    Sentii le sue braccia schiacciarmi sul suo petto e stringermi forte, come a sottolineare che ero solo suo.
    E forse lui voleva davvero avere questa grande certezza.
    -Sono tuo Tom-
    sussurrai sulla sua bollente pelle.
    -Non aver paura, sono e sarò per sempre solo tuo-
    Percepii un sospirò e la stretta divenire ancora più forte.
    -Ti prego Bill- sospirò tremulo.

    Non disse altro.














    Sorrisi.











    -Non importa se non vuoi dirmi niente, qualsiasi cosa accadrà io starò sempre accanto a te-
    -Non voglio che-
    lo interruppi ancora.
    Per l'ultima volta.
    -Sia nel bene...che nel male-

    Mi sorrise tirandomi sù accanto a se.
    Baciando le mie calde labbra, lasciandomi assaporare il suo gustosissimo sapore.

    Odore, sapore, percezione.


    Tom.












    -Buongiorno Bill, dormito bene?-
    Ma come solito non ottenne alcuna risposta.
    Muto a letto seguivo ogni suoi minimo movimento tenendomi sulla difensiva.

    Isolamento.

    Poteva entrare solo lui lì.

    Avrei voluto gridare: La mamma, datemi la mia mamma, datemi l'affetto, il calore ed io, ed io guarirò.
    Eppure il mio corpo non rispettava nessuno dei miei tanti comandi, rimaneva immobile senza accennare niente.

    Ripudiava quello che io volevo guidato non dal mio cuore ma dalla mia mente.
    Una mente malata, una mente sporca, una mente distorta e segnata,...che tentava di difendersi da un'ulteriore attacco.

    Da altro dolore.




    Dimenticare con l'indifferenza.
    Guarire ristrutturando dei palazzi instabili.



    Ricominciare sapendo di essere solo.





    Solo.



    -Ora devo andare. A domani Bill-


    No, ti prego non dirlo!!!!!!







    -Buona notte Bill-
























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