«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...









    « ● Hai paura della notte?





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    XXVI Capitolo



    Chiusi gli occhi sospirando rumorosamente, e sicuramente Tom se ne accorse poiché subito rivolse il suo sguardo su di me regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli.
    -Cosa c'è che non va? Non capisci qualcosa?- mi sussurrò dolce avvicinandosi con la sedia accanto a me.
    Arrossii spostando lo sguardo sulla matita che tenevo in mano da ore, il libro poggiato sulla scrivania davanti a me che faceva bella mostra delle sue fantastiche ed incomprensibili pagine.

    -Già, non sò niente di matematica- bisbigliai fissando davanti a me la scrivania e restando di un coloro rosso peperone.
    Tom se ne accorse ma come suo solito tentò di mettermi a suoi agio...a modo suo.
    Sentii chiaramente la sua mano poggiarsi sulla mia e subito mi voltai a guardarlo ricevendo un altro dolcissimo sorriso.
    -Allora, traccia una linea retta e poi prendi i punti A e B...-

    Lo guardai incantato mentre attentamente con la sua mano calda sulla mia tracciava quelle magiche linee quasi a voler disegnare il percorso della nostra vita da quando ci eravamo conosciuti, e da quel giorno ben due mesi invernali erano già passati.
    Sorrisi ripensando a quanto infondo io fossi cresciuto in così poco tempo accanto a lui, a quanto lui stesso fosse stato sempre così possessivo e caloroso, presente, non lasciandomi un attimo da solo.
    Viveva quasi unicamente in camera mia, con me, stretto a me, proprio come quella sera quando avevamo raggiunto quel famoso limite, o meglio eravamo entrambi rimasti in boxer uno accanto all'altro, lui aveva scoperto la mia cicatrice e mi aveva stretto forte al petto ricordandomi che sarebbe rimasto con me, sempre.
    Già, quella sera, quella sera di inizio ottobre...ora invece una settimana o due e sarebbe stato natale.
    E lui aveva continuato dolcemente a rispettare quella sua promessa.

    -Bill allora hai capito?- domandò facendomi tornare alla realtà.
    Lo guardai spaesato.

    Emm...si?

    Sbuffò grattandosi la nuca con una mano e spostando la sua dalla mia.
    Improvvisamente sentii la mia mano gelida.

    -Sei così bravo Tom, come fai ad andare male a scuola?-
    -Io non vado male a scuola, io non mi impegno, è diverso- buttò lì a bassa voce continuando a restare accanto a me.
    Continuai a guardarlo.

    -Bill- sussurrò ancora, poi sbuffando una risata -vuoi fare una pausa?- sussurrò portando le sue labbra pericolosamente vicine alle mie.
    -Cosa intende per pausa signor Kaulitz?- sussurrai con fare seducente, un modo di fare che solo con Tom, rare volte, riuscivo a tirar fuori.
    -Bha, non so signorino Trumper, un massaggio le andrebbe bene?- risi ascoltando la sua voce di certo molto più sexy della mia.
    -Sei fantastico!-
    -Che cosa?- domandò guardandomi accigliato, eppure io non smettevo di ridere.
    -Sei...fantastico- continuai sorridendogli con un viso sereno.
    -Ah sì? Lei si prende gioco di me?- disse lui con un tono fintamente minaccioso ed un sorriso appena accennato sul viso.
    -Che fa? Vorrebbe punirmi?- sussurrai al suo orecchio, ed un brivido percorse entrambi.
    -Mi conosce davvero troppo bene signorino, mi dica come fa- e detto questo prese a mordicchiarmi piano il collo poggiando le sue mani sotto i miei glutei sulla sedia e tirandomi in braccio su di lui.
    Seduto sulle sue gambe, con lo sguardo imbarazzato e perso, continuavo ad assaggiare con dolcezza quelle sue morbide quanto roventi labbra.
    -Mi fai impazzire- sussurrò stringendo la sua presa su di me.
    -Anche a me, non puoi capire quanto- mentre il suo odore che lento entrava nelle mie narici grattava leggermente la gola come fuoco.








    *










    -Eddai, eddai ti prego!- continuava a tirarmi la felpa in modo tale che gli dessi un pò di attenzioni.
    La casa immensamente vuota e noi due seduti su un divano mentre io, poiché Bill era troppo preso a rompermi le scatole, tentavo di capire la trama di quel film.
    -Bill, te l'ho già detto, hai il raffreddore, fuori si muore dal feddro, non ti porto in giro per farti prendere una polmonite!-
    -Ma Tom!!- pigolò seduto accanto a me -ti prego, è quasi Natale!!-
    Cambiai canale sperando che mollasse la presa.
    -Appunto Bill, sarà un macello assurdo per Berlino, ti porto ad ammazzare?-

    Sbuffò distogliendo lo sguardo da me e tornando seduto a fissare immobile la tv. I suoi occhi, tristi e lucidi per via del raffreddore mi fecero subito prendere quella solita stretta al cuore.
    Perché tanto alla fine su di me vinceva sempre lui.
    -Bill, lo sai- mugugnai prendendo la sua mano nella mia -non ti trovi molto... a tuo agio tra la gente, da quello che alla fine ho capito. E lì fuori è pieno di persone-
    Sbuffò voltando la testa dalla parte opposta.
    -Non guarirò mai se continuerò a restare chiuso in casa come ho già passato quasi tutta la mia vita-
    Sussultai voltandomi verso di lui.
    -Non voglio fare del vittimismo Tom, ma davvero, ho davvero bisogno di sentire un pò di aria fresca su di me. Il mio stesso odore mi sta rendendo pazzo-
    La sua voce era dolce, dolce e seria.
    I suoi non erano comandi, le sue erano semplici richieste, e chi avrebbe detto di no al suo tono di voce perennemente icrinato?

    -Bill...io potrei portarti a fare una passeggiata, ma non posso creare uno scudo intorno a te. Ieri sono passato a Berlino e ti giuro, c'era la fila tra i pedoni!-
    Sorrise sentendo il mio tono dolce ed affettuoso come sempre.
    -Io però vorrei fare dei regali di natale- bisbigliò arrossendo ma non spostando il suo sguardo sulle nostri mani, intrecciate.

    Arrossii anche io consapevole del fatto che Bill lo avrebbe di certo fatto a me.
    Però davvero...era già sempre malato...

    -Io posso portarti, ma te devi coprirti bene e non devi fare il cocciuto come sempre, se ti senti male, se senti qualcosa, avvertimi, non fare l'eroe-
    Sorrise avvicinandosi alle mie labbra e assaporandole con estrema dolcezza.
    -Grazie- bisbigliò scendendo poi sinuoso dalle mie gambe e correndo in camera per potersi cambiare.

    Sbuffai toccandomi le labbra.
    Ed arrossii sorridendo come solo con lui riuscivo a fare.





    *







    Quando infilai il giacchetto e mi diressi con Tom fuori dal "palazzo" un vento gelido mi colpì in pieno viso facendomi però sorridere come mai.
    Era da tempo che non uscivo per una vera e propria passeggiata.
    Strinsi la mia mano coperta da dei guantini neri in quella grande e calda di Tom salutando Margot e incamminandomi lungo il marciapiede.
    Gli alberi intorno a noi completamente sommersi dalla neve si ergevano dritti e bianchi ai lati di quella grande e ghiacciata strada. Le lucette natalizie delle ville più grandi erano grosse e sfarzose mentre alberi sommersi dai più svariati colori illuminavano le abitazioni filtrando dalle grandi vetrate.

    Sorrisi beato immergendomi nella felpa di Tom che subito sporse il suo braccio intorno a me tenendo la sua mano sul mio fianco.

    -Allora, dove la porto signorino?- sorrise lui stringendomi più forte a sè.
    -Non chiamarmi signorino Tom, non lo sopporto-
    -Oh ma bene, tu non chiamarmi Tom-
    Gonfiai le guanciotte come un criceto, sommerso dalla grossa sciarpa nera intorno al collo.
    -Tomiii- piagniucolai inviperito -non prendermi in giro dai!-
    Sorrise di nuovo spostando le sue labbra sui miei capelli.
    -Ricominciamo... allora amore, dove vuoi che ti porto?-

    Arrossii imbarazzato dalle sue parole scomparendo del tutto nella nera lana della sciarpa.
    -Voglio tanti negozi- sussurrai del tutto rosso in viso.
    -Benissimo tesoro mio, vuol dire che prenderemo un bus- e detto ciò si fermò su una panchina accanto ad un cartello lasciandomi sedere accanto a sè.

    Quando l'autobus arrivò salii sedendomi subito accanto a lui. Non c'erano molte persone, due o tre forse poiché sicuramente chi viveva in quelle zone utilizzava di certo più il proprio autista, quindi mi sentii libero di respirare tranquillo stringendomi a Tom e assaporando tutta la sua dolcezza.
    Scendemmo pochi minuti più tardi in un luogo dove il paesaggio era trasformato del tutto.
    Le vie più famose di Berlino illuminate da tutte lucine colorate mi fecero illuminare gli occhi stringendo la mano di Tom più forte nella mia.
    L'area natalizia e calorosa che si respirava mi fece subito colorare le gote, le luci dei negozi e le insegne che brillavano imporporate dalla neve.
    Vi era gente, davvero tanta ma tanta gente, eppure vedevo bambini felici correre con i loro genitori, fermarsi davanti alle vetrine, ridere, e mamme felici tener loro la mano, trasmettere quel calore simbolo anche del natale.
    Quella gente non mi metteva paura.
    Non lo faceva perché aveva un viso umile, un volto dolce, un futuro sereno.
    Cosa che non mi sfuggì fu anche il numero delle tante coppiette che vicine passeggiavano lungo quella grande via.
    Era inverno a Berlino e la luce del Natale accoglieva l'intera città.

    Strinsi ancora la mano di Tom sentendolo subito circondarmi le braccia.
    -Bill?- sussurrò.
    Mi voltai e le sue labbra subito si unirono alle mie, donandomi un dolce quanto casto bacio.
    -Ma-ma Tomi- balbettai tutto rosso in volto -stiamo in-in m-mezzo a tutti!-
    -E allora amore?- e qui arrossii ancora -sei o non sei il mio ragazzo infondo?-
    Dire che divenni bordò forse è troppo e troppo poco, fatto stà che quando lui mi abbracciò continuando a camminare lungo quella gente rumorosa e felice mi sentii per la prima folta felice anche io.
    Abbracciato al mio ragazzo in cerca di regali, come una delle tante persone normali.








    *






    Dire che fare shopping con Bill sia una cosa da poco, infondo è solo un'emerita cazzata, ma dire che con lui e con il suo viso sorridente non si sta da dio, bè, anche quella lo è.

    Appena ci immergemmo in tutta quella gente mi parve di sentirlo irriggidirsi un pò accanto a me, ma un pò per il fatto che fosse completamente inglobato tra le mie braccia, un pò perché anche lui aveva voglia di provare, subito si era lasciato andare ammorbidendosi completamente sul mio corpo.

    Amavo Bill, amavo tutto di lui.
    Tutti i suoi pregi, tutti i suoi difetti.
    Amavo il fatto che infondo mi amasse, amavo il fatto che fosse solo mio.
    Amavo aver fiducia in lui, perché sapevo che non mi avrebbe tradito mai.
    Quello era il mio Bill, semplicemente, ripeto, l'unica persona che amavo.

    -Sei un pò lento- si imbronciò tirandomi le mani
    -suu su Tomi, voglio entrare lì, daiii-
    Io lento? Sorrisi e lo seguii notando a malapena l'insegna.
    Vestiti? Stavamo scherzando vero?

    -Alloraaa, questo questo e questo- prese sottobbraccio tre paia di jeans rigorosamente aderenti e mi tirò verso il reparto magliette.
    Mi spiaccicai una mano sul volto quando si mise a decidere tra una maglietta nera e una maglietta nera.
    La differenza? Una era nera, l'altra...aveva, non so, forse un nero leggermente più chiaro?

    -Bill sono identiche- risi non riuscendo a trattenermi.
    Mi guardò con i suoi occhioni grandi contornati di nero, sicuramente stupito dalla mia reazione, da una mia risata, e si sciolse in un sorriso prendendole entrambe con sè.

    -Voglio comprare una maglietta anche a te- aggiunse poi una volta usciti dal negozio ed aver pagato quella immensa quantità di cose quasi del tutto uguali.
    -Ed io non accetterei- sorrisi notando le sue guanciotte gonfie.
    -Tomi, stai zitto e seguimi- e detto questo si infilò nel negozio dopo.
    Inutile dire che ci stammo circa un ora, prese magliette enormi che non stavano neanche tra le sue braccia, felpe gigantesche e pantaloni continuando a ripetere: -dio, sono davvero enormi-
    Quando mi si avvicinò con tutta quella robba in mano mi guardò stupito e mi disse: -Tomi, ora però devi provarteli-
    Ed annuendo entrai nel camerino, poggiai tutte quelle cose e poi lo trascinai dentro con me.

    -T-tomi ma cosa?- sussurrò diventando rosso in viso.
    -Te l'ho mai detto che ti adoro da impazzire-
    E lo baciai mentre si aggrappava teneramente alla mia felpa.















    -Caramelle!- ed indicò un negozio proprio davanti a noi.
    Mi ero dimenticato del fatto che Bill adorasse qualsiasi forma di cioccolata.

    -Mi dica signorina, che caramelle vuole?- sussurrò l'anziana signora guardandoci arrivare.
    Bill arrossì a quella domanda ed io non potei che trattenere a stento una risata.
    -Io e la mia fidanzata- ridacchiai stringendo la presa sulle sue spalle -vorremmo quelle al cioccolato più buone che ha!-
    Bill si voltò veloce verso di me e notai i suoi occhi illuminarsi.
    L'anziana signora ci sorrise e sparì dietro il bancone.

    Un odore di caramello e di zucchero filato alleggiava all'interno di quel piccolo negozio tutto in legno.
    -La tua fidanzata?- domandò guardandomi dal basso.
    -Il mio fidanzato è meglio?- sorrisi.
    -Non mi importa di questo, mi importa solo di essere tuo- e si avvicinò di nuovo lambendomi le labbra con le sue.
    -Ecco qui ragazzi- disse l'anziana donna portandoci un sacchetto di cioccolatini a forma di cuore -sono fatti dalla casa e sono buonissimi-
    -Ne siamo sicuri- sorrisi prendendoli e porgendogli dei soldi.
    -Tomi ma pago io!- disse Bill voltandosi indignato verso di me.
    -No amore, le signorine non devono pagare, ci penso io- presi il sacchetto in mano e strinsi poi Bill con la mano libera -lo reggi tu?-
    Mi sorrise e lo prese subito nelle sue vuote regalandomi quello sguardo fantastico che era solito di Bill.
    -Grazie, arrivederci- ed uscimmo dal caldo negozio ritornando alle gelide e natalizie strade di Berlino.

    -Sai Tom?- mi disse tenendomi la mano libera da tutte quelle buste.
    -Dimmi- risposi continuando a guardare i negozi di Berlino intorno a me.
    -Sono stato qui al massimo tre volte, ma non sono mai uscito quando c'era la neve- mi voltai verso di lui vedendolo sporgere una mano per prendere un piccolo fiocchetto argentato che cadeva dal cielo.
    -Ha lo stesso colore della tua pelle- sussurrai stringendo forte la sua piccola mano.
    -Già, è bianca come me- sorrise aspettando che si sciogliesse.
    -Questo fiocco però è solo- dissi io prendendone un altro e appoggiandolo accanto a quello prima che scomparisse del tutto.
    -Questo significa che non resterò mai più solo?-
    -Questo significa che non lo permetterò- e premetti un bacio sulle sue morbide labbra.







    *


    SPOILER (click to view)





    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Seduti al parco di Berlino mentre la neve cadeva lenta su di noi, mi stringeva nella sua calda felpa per infondermi calore.

    Ero contento di come le cose stessero andando con Tom, ero contento di vivere insieme a lui, ero contento.
    Eravamo solo noi, e non c'era nient'altro.

    Nient'altro che avrebbe potuto intaccare tutto quello.

    Mi piegai in avanti e presi della neve con le mani appallottolandola tra i guantini neri.
    -Tomi?- sussurrai poi aspettando che si voltasse verso di me.
    -Si Bill?- e saltando in piedi dalla panchina gli tirai la palla di neve in pieno petto facendogli rizzare il capo stupito.

    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Scoppiai a ridere notando la sua faccia poggiando le braccia sullo stomaco per tentare di calmarmi.
    -A si?- rise lui tirandosi in piedi e guardandomi accennando un sorriso di sbieco.
    -A te!- e una palla di neve mi colpi proprio sull'inguine.

    -Tomi!!!- urlettai imbarazzato spolverando via la neve da lì.
    Scoppiò in una dolce quanto fragorosa risata e neanche me ne accorsi che subito lo ritrovai poco distante da me.


    -Ti amo!-

    Spalancai gli occhi.

    Sometimes I feel like The world is against me
    The sound of your voice, baby
    That’s what saves me
    When we’re together I feel so invincible




    -Ei, cos'è quella faccia?- continuò a ridere appallottolando dell'altra neve tra le mani.

    -Puoi ripetere perfevore?- chiesi rimanendo immobile tra la neve.

    -Cosa?-

    -Ripetilo!-

    -Ti amo!-

    -Ripetilo ancora- urlai.

    There’ll be days
    We’ll be on different sides but
    That doesn’t last too long
    We find ways to get it on track
    And know how to turn back on



    -IO AMO BILL TRUMPER- gridò ridendo.

    -Dio- mormorai mentre le lacrime scendevano veloci sulle guance.

    -Ti amo- sussurrò avvicinandosi a me e lasciando sciogliere la neve sulle mie mani intrecciate alle sue.

    -Ti amo anche io Tom Kaulitz- piagniucolai stringendo gli occhi.
    -Hei piccolo non piangere così però- rise poggiando la sua fronte sulla mia.

    -Scusa, è che...- e immersi la testa nella sua grande felpa.

    Cause it’s us against the world
    You and me against them all
    If you listen to these words
    Know that we are standing tall
    I don’t ever see the day that
    I won’t catch you when you fall
    Cause it’s us against the world tonight



    -Grazie- sussurrai mentre sentivo le sue mani lasciare le mie e stringersi forte attorno a me.

    -Grazie a te piccolo- disse e percepii chiaramente la sua voce incrinata.
    Alzai il volto notando delle lacrime percorrere le labbra perfette.
    Poggiai le mie mani sulla sua schiena e sorrisi.


    Cause it’s us against the world




    Chissà se la notte avrebbe avuto il coraggio di calare quella sera.
    Mi sporsi un poco e con dolcezza baciai le sue labbra.


    Cause it’s us against the world

    tonight...




    Il buio non sarebbe giunto su tutte quelle luci di Berlino.






























    *































    Hey Tom, sono sempre il solito Georg.
    Ti sto lasciando un messaggio sulla segreteria del tuo cellulare, tenerlo acceso mai, è?
    Abbiamo avuto dei problemi al covo, ti ho cercato per chiederti se per caso domani puoi venire.
    Di nuovo la band di Bred, argh, brutta, bruttissima faccenda.
    Ah, bella, sai la nuova notizia?
    A quanto pare un certo Jorg che un tempo faceva parte della nostra si è unito alla loro.
    Certo che...che gente che c'è in giro.
    Saluta la tua bella donzella.
    Rispondi appena puoi.








    Tu-tu-tu-tu-tu
























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    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...













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    XXVII Capitolo.





    -IO AMO BILL TRUMPER-

    -Dio-

    -Ti amo-
    -Ti amo anche io Tom Kaulitz-
    -Hey piccolo non piangere così però-

    -Scusa, è che...-




    -Grazie-










    Mi rannicchiai in quel cantuccio di calore sentendomi il corpo attraversato da mille brividi. Mossi lentamente le mie mani tentando di stropicciarmi gli occhi, anche se lo spazio disponibile era relativamente poco, e quando alzai lo sguardo dal buio che mi circondava sbucai al di fuori della coperta ritrovando il petto di Tom proprio davanti a me.
    Mi stiracchiai sbadigliando silenzioso per far sì che non si svegliasse e poggiando una mano sul suo braccio bollente intorno al mio bacino mi alzai un poco per giungere alle sue labbra.

    -Mmmm- mormorò pressando di più le sue mani sui miei fianchi, e ridacchiai portando le mie braccia al suo collo.
    -Buon giorno Tomi-
    Tenne gli occhi chiusi accennando un fantastico sorriso.
    -Buon giorno peste- e si accoccolò a me portando il suo volto tra il mio viso e la spalla.
    -Peste? Io?- ridacchiai accarezzandogli la schiena in quel dolcissimo abbraccio.
    -Si, questa notte mi hai davvero massacrato- mugugnò continuando a strusciare il proprio volto sulla magliettina che indossavo.
    -C-come?- domandai con le guance rosse fuoco - io non scalcio!-
    -Oh, si che scalci invece, ti ho dovuto contrastare per far sì che stessi fermo- ridacchiò odorando la mia pelle sotto di sè.
    -Stavo quasi persino per alzarmi ed andarmene a dormire sul tappeto-
    Gonfiai le guanciotte -antipatico- mormorai spingendolo davanti a me e salendo a cavalcioni su di lui.
    Ora era sicuramente del tutto sveglio.

    -Allora Tomi, cosa si fa oggi di bello?-
    -Mmmm- mugulò coprendosi il volto con le mani per tutta quella luce improvvisa.
    Le persiane spalancate oltre la finestra facevano filtrare al loro interno la luce di una gelida alba. Il cielo bianco in contrasto con l'interno di quella stanza così scura.
    -Io devo...devo andare al covo- mugugnò stiracchiandosi sotto di me, allungando le sue braccia fino alla spalliera.
    -Ma come Tomiii, io volevo stare con te-
    -Bill- sussurrò poggiando le sue mani sui miei fianchi -non credere di poter venire con me-
    -Eddaiii- continuai allungandomi su di lui e giungendo con le mie labbra accanto alle sue.
    -No-
    -Tomii-
    -Ti dico di no!-
    -Tomi, ti prego ti prego ti prego-
    -Bill- mi guardò e al suo sguardo arrossii imbarazzato.
    -Quando dico una cosa è quella quindi per favore, smettila di insistere-





    Circa un'oretta dopo eravamo entrambi pronti per uscire insieme.
    Alla fine il grande Tom non era stato poi tanto fermo come intendeva far credere, e quando mi ero ammutolito girandomi di spalle accanto a lui, aveva sbuffato dicendo di correre per andarmi a preparare.
    Sorrisi al suo volto sconfitto stringendo la sua mano e nasconendo il viso in quella solita morbida sciarpa nera.

    Quella stessa sciarpa che il giorno prima Tom aveva riempito di neve con le proprie mani, dopo essersi avvicinato a me e avermi detto Ti amo.
    Mi sotterrai sotto il suo calore mentre le mie guance tornavano a tingersi di rosso.

    "Ti amo"

    Ed io amavo lui.
    Tutto così fantasticamente perfetto.






    *








    Giungemmo al covo che le dita delle mie mani erano diventate puro e vero ghiaccio, e forse anche Bill poiché era immobile da quando eravamo partiti.
    Lo avevo stretto a me per riscaldarlo, lo avevo fatto sedere sulle mie gambe dentro il bus, lo avevo persino baciato prima di entrare pur di riuscire a riscaldare quelle sue tremende labbra. Eppure era gelido come un piccolo pupazzo di neve.

    -Hey guardate un pò chi si rivede!- urlò Gustav quando misi un piede all'interno di quel luogo angusto. La porta cigolò ed entrambi fummo invasi da una calda aria che avrei scommesso avesse fatto sciogliere un poco anche Bill. Le sue guanciotte immerse all'interno della sciarpa nera si erano tinte improvvisamente di un caldo rosso.
    Chiusi la porta alle nostre spalle levandomi la felpa e avvicinandomi alla stufa salutando Gustav dandogli un cinque.
    -Bella Gustav, sei sempre il solito- e ridendo mi sbragai sul divano divaricando le gambe e stiracchiondomi comodamente su di questo.
    Quel luogo mi era mancato, o almeno mi era mancato il cazzeggiare senza fare un tubo.
    Senza avere nulla a cui pensare, per un attimo.

    Bill era lì, in piedi dove lo avevo lasciato, a contorcersi le mani per il tremendo imbarazzo e subito sorrisi sbattendo le mani accanto a me.
    Si avvicinò, lentamente, sedendosi quasi sopra alla mia coscia pur di ritrovarsi a debita distanza da Gustav e sinceramente non ne capii il perché.
    -Ciao Bill, come va, tutto bene?- domandò il mio amico porgendogli la mano.
    Indeciso Bill avvicinò la sua e scoprendo i denti con un sorriso bellamente finto gli rispose balbettante -s-si, tutto ok, e te?-
    -Alla grande! Ma che hai fatto, sciogliti un pò, sù- rise il mio amio tandogli una pacca sulle spalle.
    Bill tremò e lì mi accorsi che davvero qualcosa non andava in quella stanza, non era per Gustav, Bill non si sarebbe mai comportato così.

    Cercai per bene qualcosa che sarebbe potuto risultare fastidioso e subito un odore di birra e alcool mi invasero le radici tanto da farmi tossire per lo stupore.

    -Cazzo Gustav, ma quanto cavolo avete bevuto- tossicchiai guardandolo di sbieco.
    -Non puoi capire, Georg era davvero fatto!- rise portandosi una mano sulla testa -è al piano di sopra, sicuramente ancora dorme abbracciato a Ris, dovevi vederli, parono proprio una bella coppietta-
    Risi a Gustav continuando a parlottare con lui mentre con il pollice massaggiavo la mano di Bill, tentando di farlo stare più tranquillo.
    Il suo sguardo era basso ed il suo nasino nascosto nella sciarpa.

    -No, aspetta, adesso te li chiamo- ridacchiò Gustav sporgendosi un poco oltre la spalliera del divano.
    -RIS, GEORG, CAZZO ALZATE QUELLE CHIAPPE E VENITE GIù!-

    -NON ROMPERE IL CAZZO- si sentì rispondere da una voce assonnata, e sicuramente Georg rimise il cuscino sulla propria faccia.

    -C'é QUI IL CAPO, CHE DITE, LO ONORATE DELLA VOSTRA PRESENZA STUPIDI BABBEI?-
    All'improvviso del silenzio, poi uno scapicollare di passi improvvisi e due faccie con gli occhi spalancati scesero improvvisamente lungo le scale.
    -Cazzo Tom, sei davvero tu- urlò Georg correndomi incontro. Mi alzai un attimo lasciando la mano di Bill che subito allontanò sulle proprie gambe insieme all'altra.
    -Certo fratello, che ti pensavi, cretino- e detto così lo abbracciai dandogli una pacca sulle spalle, sentendolo sorridere proprio davanti a me.

    -Ris cazzo vieni qua!- sbottò poi allontanandosi ancora ridendo, e Ris si avvicinò dandomi la mano -Hey Tom, ci si rivede finalmente-
    -Vedo che ieri sera vi siete divertiti- dissi
    -Ossì, non commentiamo, Ris se ne è portata a letto una, dio, non ci capiva un cazzo, e non si era nemmeno accorto che era un trans- risi dando una pacca al ragazzo di colore sulle spalle.
    -Sei sempre il solito deemente-

    Poi all'improvviso vidi Georg abbassare lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono in un ulteriore sorriso.
    -Dio Tom, hai portato Bill e non dici niente?- mi guardò fingendo un broncio.
    Sapevo che Georg volesse bene a Bill, sapevo che ci teneva perché era la mia felicità.
    Ed era anche per questo che consideravo Georg come il mio migliore amico.

    -Ciao Bill- gli porse la mano. Una mano grande, una mano che sicuramente sapeva ancora di alcool, ancora di sesso.
    E Bill spalancò gli occhi nascondendo ancora di più se possibile il naso sotto quella lana nera.

    -Hey che gli prende?- sussurrò Georg guardandomi con un area piuttosto preoccupata. E preoccupato lo ero anche io, a dismisura.

    -Bill?- mormorai inginocchiandomi davanti a lui.
    -Che c'è piccolo?- continuai spostandogli una ciocca di capelli dietro il suo piccolo orecchio.
    -C'è puzza di alcool- ribbattè tornando a nascondersi dagli altri.
    -Ragazzi, aprite le finestre- ribbattei tornando a guardare Bill.
    -Ma fa freddo- -non me ne fotte un cazzo!- continuai tenendo il mio sguardo su di lui.
    -Vuoi uscire un attimo?-
    -No, adesso va meglio-
    -Bene- sussurrai con voce dolce ammiccando un sorriso e accarezzandogli la testolina nera.

    -Bill- disse Georg accennando un sorriso -credo che porterò Ris a fare una doccia-
    Bill sorrise facendo tornare le sue guance di un tenue rossastro.
    -Grazie- sussurrai a Georg, grazie per averlo fatto sorridere.
    Ed egli sorrise di rimando a me scomparendo di nuovo verso le scale.





    *






    -Allora!- tentò di cambiare argomento Gustav tentando di distruggere il clima di tensione che si era andato a formare.
    Avevo di nuovo rovinato tutto a Tom, lo avevo di nuovo fatto preoccupare come uno scemo dopo che mi ero ripromesso di tentare di cambiare.
    Di essere forte.

    Eppure lo sapevo, non ero io a comandare.

    -Scusami Tomi- balbettai incerto alzando lo sguardo nei suoi occhi.
    Sorrise, di nuovo, un sorriso così dolce e caloroso che mi aveva fatto sciogliere tante e tante volte.
    -Non dirlo nemmeno- sussurrò tornando a sedere accanto a me.
    Ero imbarazzato, c'era Gustav accanto a noi, eppure quando si sedette mi tirai un pò più sù andandomi a sedere sulle sue gambe.
    Sono sicuro che ne rimase un pò basito, anzi non un pò, era veramente sorpreso, però poi dinuovo quel sorriso, e le sue braccia andarono a cingere i miei fianchi facendomi nascondere nella sua maglietta.

    Aspirai a pieno il suo dolcissimo odore notando come fosse un vero tocca sana averlo così vicino a me, mentre la stanza aleggiava nel più completo tanfo.
    Di alcool.
    Di sesso.
    Di violenza.

    -Hai sentito di Jorg?-
    Ad interrompere i miei pensieri fu il cuore di Tom. Lo sentii battere, forte, all'improvviso, e le sue mani premettero più forti intorno a me tanto che strinsi la presa alla sua maglia.

    -Si, ho sentito, quello stronzo è tornato-
    -Tom...è tuo padre...-
    -Non è mio padre, cazzo non c'è mai stato, nè per mia madre nè per me-

    Sentii il suo tono rabbioso e strinsi tra le mani il tessuto nero nascondendo il mio viso in quella morbida sciarpetta.
    -Pensa che Georg nemmeno lo sapeva chi fosse, gliel'ho detto io ieri, è proprio un tontolone-
    -Traditore-
    -Cosa?-
    -è un traditore e basta!-
    -Parli di Jorg?-
    -E di chi sennò? Lui... DANNAZIONE- sbattè il pugno forte sulla tastiera del divano e a quel gesto improvviso mugugnai dalla paura serrando gli occhi ancora di più.
    -Cazzo Bill scusami- mormorò dispiaciuto accarezzandomi le braccia con una mano.

    Io minuscolo seduto tra quelle braccia.
    Lui così grande e forte.
    Il mio Tomi, il mio angelo custode.
    Ed io un piccolo ed inutile verme.
    In confronto a lui io non ero niente.

    -Nulla...- mormorai tirando un pò sù la testa.
    -Comunque ripeto, è solo un traditore quell'uomo. Ha tradito la sua famiglia, e adesso ha tradito anche la sua banda-
    -Già, ha cambiato...è andato...insieme a quelli là-
    -A quelli là, cazzo Gustav lo sapeva, lo sapeva che quelli erano i nostri più grandi nemici, lo ha sempre saputo bene. Prima scompare lasciandomi da solo con mamma, lasciando da sola la gang, e poi ritorna schierandosi con quella avversaria?-
    -è sempre stato un tipo piuttosto strano-
    -No Gustav è diverso, è sempre stato uno stronzo-

    Mossi la mia mano lungo le braccia di Tom intorno a me, tentando di calmarlo, tentando di fargli capire che in qualche modo io stavo ascoltando.
    Che stavo scoprendo, per la prima volta, qualcosa su di lui.
    Questo da una parte avrebbe dovuto rendermi felice, ma ciò che infondo stavo sentendo non faceva che spiazzarmi sempre di più.
    Io di Tom non sapevo davvero niente...

    -Piccolo- mormorò portando le sue labbra accanto a me. Mugulai divertito dalle sue dolci carezze e sorrise anche lui poggiando poi le sue labbra sul mio collo.
    -Tomi...- mormorai -c'è Gustav-
    -argh- ribbattè tornando a guardare il suo amico stringendomi sempre più forte a sè.

    Ero al sicuro, tra le sue potenti braccia.
    Lui dominava su tutto, ed io glielo lasciavo fare felice.
    Chissà se nel sesso anche lì sapeva essere così dolce.

    Sussultai a quegli stessi pensieri ed imbarazzatissimo tentai di coprire le mie guanciotte rosso pomodoro dandomi mentalmente dello stupido per aver anche solo potuto fare dei pensieri di quel genere.
    Sorridendo però alla mia mente che, come bucata la sua barriera, aveva fatto firtare il mio pensiero.

    -Comunque non c'è niente da fare-
    -Cosa intendi?-
    -Che non può tornare indietro- rispose Gustav stiracchiandosi sul divano e prendendo in mano una sigaretta.
    -Non ora- disse Tom.
    -Scusa- rispose Gustav poggiandola dinuovo nel pacchetto.

    -In termini pratici se la banda dovesse scontrarsi ancora con la nostra che faremo Tom?-
    -Ci batteremo, senza alcun problema- buttò lì accarezzandomi le braccia.

    Battersi? In che senso?

    -Battervi? In che senso?-
    Cazzo di filtro bocca mente che però non funzionava mai.

    Tom mi guardò sembrando incerto se parlare o meno.
    -Devi sapere piccolino- rispose Gustav conquistando tutta la mia attenzione -che il tuo Tom, quello su cui sei seduto sulle gambe, è in realtà solo- e sottolineò quel solo con fare ironico -il capo di una delle bande più famose di Berlino-
    Lo guardai stupito mettendomi a sedere meglio sul mio Tom.
    -Che cos'è una banda?- domandai guardandolo stralunato.
    -Una banda Bill è un gruppo di ragazzi che hanno un territorio. Magari inizia con poche persone, ma se piace, se è forte, se il capo ha le palle, può diventare una banda davvero grande-
    -Ma a che serve avere un territorio?- continuai pietosamente sentendomi davvero un'estraneo in tutto quello.
    -Avere un territorio- e qui Gustav sorrise -non ti preoccupare- aggiunse a bassa voce -mi fa piacere farti sapere queste cose- e Tom anche alle sue parole sorrise -un terrirorio è una zona di Berlino. Noi abbiamo la nostra zona, che sarebbe questa, e francamente- ammicò ghignando-è una zona che fa davvero soldi, e gli altri hanno le altre zone. Sotto di noi ci sono le discoteche, la protezione dei ragazzi che ci abitano. Qui comandiamo noi, la droga che gira qui è la nostra, le ragazze di qui sono nostre- e sorrise sotto lo sguardo raggelante di Tom -tutto qui è nostro. Che pacchia vero?-
    Rimasi a fissarlo davvero interessato.
    Non sapevo che Tom fosse il capo di una banda.

    -Ma spiegagli meglio- aggiunse Tom mettendosi dritto a sedere e spostando con me anche lui -avere una banda non è tutto rosa e fiori. Bisogna combattere, per il torritorio, bisogna lottare per far capire chi comanda. Non è una cosa sciocca, o almeno per noi non lo è. Questa è la nostra famiglia e noi semplicemente la difendiamo-
    Sorrisi dolcemente alle parole calorose di Tom.

    -Sempre così buono- mormorai, e alle mie parole divenne più rosso di me.

    -O mio dio, Tom Kaulitz che arrossisce, cazzo- sbottò a ridere Gustav portando le mani sulla bocca in segno di sorpresa.
    -Ridi un altro po e ti spacco il culo- si difese ancora rosso in viso.
    Sorrisi di nuovo poggiando questa volta le mie labbra sulle sue, prendendolo alla sprovvista e leccandole lambendo con dolcezza
    -Il mio uomo- sussurrai vedendolo arrossire ancora.

    Incontrollato Gustav tornò dinuovo a ridere ma in risposta Tom alzò soltanto il dito medio continuando ad assaggiare con un ghigno le mie morbide labbra.
    -Cazzo- mormorò portando le sue mani sotto le mie natiche.
    -Hey no no, queste cose però non voglio vederle- rise Gustav girandosi dalla parte opposta.
    -Stai zitto- rispose Tom con tono trascinato respirando dentro la mia bocca.
    -Tomi- ripetei staccandomi da quel calore per poggiare la mia testa sulla sua spalla.
    Percepii perfettamente il suo cuore inpazzire e infondo ne fui felice.
    Ero io a scatenare tutto quello in lui.
    Io avevo questo fantastico onore.

    -Eccomi qui- urlò una voce distraendo ogni mio pensiero. Georg, con i capelli appena asciugati scese le scale comodamente vestito.
    -Non potrai mai capire cosa ho visto- rise Gustav indicandogli con la mano di avvicinarsi -Tom Kaulitz è arrossito- -Oddio no, non ci credo- disse Georg imitando l'amico, portando una mano sulla bocca.
    Ridacchiai anche io vedendo quella scena.
    -Ti ci metti anche tu?- domandò Tom abbassando la visiera del cappello per coprire il lieve rossore.
    -Abbiamo avuto un immenso onore- continuò Georg spostando questa volta il suo sguardo su di me -devi sapere che il capo Tom Kaulitz non arrossisce mai. è un vero duro, non parla nemmeno quando gli fai una domanda, e guai ad incrociare il suo sguardo-
    -Smettila- continuò Tom questa volta alzando gli occhi sul volto dell'amico -come ti dicevo- affermò lui quasi rabbrividendo.
    Scoppiai a ridere facendo voltare tutti verso di me.
    -oddio scusate, è che siete davvero simpatici- risi sentendo le mani di Tom stringersi sui miei glutei.
    Cazzo, erano ancora lì.
    -Tomi- bisbigliai rosso ancora come un peperone.

    Accennò un ghigno baciandomi le labbra mentre Georg e Gustav indifferenti, all'apparenza, parlottavano tra loro.

    -Comunque Tom riguardo a quella cosa- disse Georg facendo sì che le labbra si spostassero da davanti a me ed io affondassi vergognoso il volto nel suo collo -se non la vuoi sapere non fa nulla, ti capisco, ma è importante-
    Vidi Tom farsi scuro in volto -Grazie Georg ma come sai sarà lui a dirmelo quando vorrà-
    -Lui chi?- sussurrai.
    -Te- e il suo sguardo si fermò sul mio, dolce, ma sobbalzai lo stesso.
    -Che cosa?- domandai, le mani che impercettibilmente tremavano.
    Una remota risposta che alleggiava pesante nel mio petto.

    Che cosa?


    -Una cosa che ha detto di sapere Georg, su di te, ma non voglio saperla, sarai tu a dirmelo- sorrise ancora, ma i miei occhi dilatati, erano impauriti, spaventati.
    Era finita? Quell'apparente pace era finita, così?

    Tom lo avrebbe saputo?
    Gli avrei fatto schifo? Mi avrebbe lasciato?
    O gli avrei fatto pena, come tutte quelle persone che mi consideravano anormale.
    Come facevo pena a mia madre e a mio padre, come facevo pena persino a me stesso.

    -Che cosa sai?- dissi con voce esasperata verso Georg, l'incrinazione del pianto e della frustrazione ben udibili.
    Tom pareva confuso.

    -Di quella cosa Bill, non so molto ma comunque so-

    -Oddio- bisbigliai, un singhiozzo, poi un altro, e senza accorgermene arrivai a tapparmi le orecchie con le mani.
    -Bill tutto ok?- domandò Tom stringendomi a sè.
    Affondai il mio volto nella sua maglietta mentre le lacrime scendevano veloci.

    -Bill io non volevo-
    -STAI ZITTO- urlai, le lacrime che scendevano veloci.

    Una strana area di tensione che alleggiava all'interno della stanza.

    -Che cosa succede?- uno scalpiccio di passi fece ben capire che anche Ris avesse finito di farsi la doccia.
    -Chi te l'ha detto?- singhiozzai non badando alla presenza del moro.

    -Non vorrei dirtelo-
    -DIMMELO- urlai alzando il volto da Tom.

    -Ma...- Gustav pareva confuso e tentava di capire cosa stesse accadendo.

    -Di cosa state parlando?- chiese Ris stupito facendo un passo in avanti.
    -Di quello che c'ha detto il tuo amico- rispose Georg serio.

    -Ah, sì, stai parlando di James?-







    E qui ricordo che qualcosa accadde, forse fu la mia mente a pilotarmi, bene non lo so, ma mi alzai di scatto da Tom iniziando a correre verso l'uscita di quel sogno tramutato in incubo.








    *








    Quando sentii il mio piccolo piangere tra le mie braccia alle parole di Georg rimasi completamente paralizzato al mio posto, non riuscivo neanche a stringerlo più forte a me, ero confuso, non capivo, non ci stavo davvero capendo nulla.
    Poi il discorso era in qualche modo degenerato. Bill aveva urlato, Bill che non urlava mai, e alle parole, alle parole di Ris era scappato all'improvviso, scattando da sopra le mie gambe e fuggendo via senza darmi nemmeno il tempo di reagire.

    -Scusate ragazzi- mormorai scattando dal divano ed afferrando la mia felpa per seguirlo chiudendo forte la porta del covo dietro di me.

    Il freddo pungente di Berlino mi filtrava fino alle ossa.
    -BILL DOVE SEI?- urlai in quel vicolo imbiancato, per la prima volta niveo davanti a tanto peccato.

    -BILL?- continuai muovendomi veloce tra la neve, rischiando più volte di scivalare.
    Dannazione, era in qualche modo sparito...e sparire in quel luogo non era mai positivo.

    -BILL- gridai esasperato spostandomi poi lungo la strada alla mia destra.



    -Il lupo ci prenderà- una vocina, una vocina sussurrava, canticchiava.
    -BILL?- domandai entrando in un vicolo.

    -Eccolo, arriva, arriva il lupacchiotto-
    -BILL!!????- urlai ancora tentando di vedere nel buio.

    Un singhiozzo, poi un altro...e poi una testolina mora nascosta tra le gambe piegate.
    Sorrisi rincuorato e mi avvicinai a lui.
    -Non farmi del male, non farmi del male-
    -Cosa dici Bill?- sussurrai poggiando una mano sulla sua spalla.

    Lo sentii alzare il volto, e quando lo vidi in viso mi si ghiacciò il sangue.
    Ebbi una visione, il suo viso ricoperto di sangue, non so perché accadde ciò, so solo che il suo viso straziato dal dolore con quel sorriso da pazzo disegnato, mi aveva per un attimo ricordato qualcuno.

    Ricordato me, quando il mio desiderio più grande era picchiare.
    Picchiare e mettere paura, quando quello ad aver paura ero io.

    -Bill- sussurrai avvolgendo le mie braccia intorno a lui. La pelle ghiacciata delle sue mani che si legarono dietro il mio collo.

    Senza fare niente si fece tirare sù, aprii la felpa e lo appallottolai lì, richiudendola poi per dargli quanto più calore potevo.
    -Bill- sussurrai.

    -Scusa- mormorò piangendo.

    -Smettila di scusarti dannazione- e detto questo presi a camminare con il suo fagotto tra le braccia.


    Mentre come una cantilena continuava a ripetere tra i singhiozzi -Mi dispiace-












    *















    -Il lupo ci prenderà- canticchiò lui prendendomi le mani.
    -è una canzone tremenda- ridacchiai guardandolo mentre mi accarezzava il viso.
    -Non è tremenda, è la canzoncina di questo gioco- mise il broncio guardandomi con i suoi occhioni.
    -Ma se siamo nascosti per non farci prendere, che la canti a fare, così ci troverà- sussurrai io avvicinando le mie labbra alla sua morbida e bianca guancia.
    Gli scoccai un bacino e subito iniziò a ridere per il solletico.
    -Zitto- sibilai gonfiano le guanciotte.
    -Eccolo, arrivva, arriva il lupacchiotto-

    E all'improvviso un volto spuntò dal buco dello scivolo.
    -Ah ah, vi ho trovati- ridacchiò aiutandoci ad uscire.

    -Tuo fratello è veramente bravo-

    -Naaa- rise il piccolo guardandomi negli occhi
    -James è soltanto molto bravo a scovare le persone. Sai che nella banda lui è quello che fa la spia?-
    -Spia è una parola grossa- ridacchiò il grande poggiando una mano sulla testa del fratello.
    Sorrisi a quella dolce visione.
    Un ricercatore, forse James era un archeologo, mi dissi.









    Un archeologo che quella notte mi ritrovò nel sangue tra le mani del mio stupratore.
    Ora, solo ora, la mia mente parlava.
    Ora finalmente mi mostrava anche ciò che mai aveva trovato lo spunto di mostrare, punta e riaccesa dal ritorno di quell'incubo.






















    -Tomi?- sussurrai.
    -Sono qui, sono qui, schhh-
    Delle mani mi tirarono contro il suo petto e rannicchiato a lui scoppiai in lacrime.


    Quella notte piansi con gli occhi spalancati al buio.


    La notte che impregnava le vie.





























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