«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    XXXIV Capitolo.





    Mancava un giorno a capodanno, un unico giorno e poi tutto sarebbe finito per ricominciare nel migliore dei modi, tra promesse e premesse per un anno fantastico, migliore del precedente, sicuramente un anno perfetto.
    Bagiamate, ogni anno era sempre la stessa storia, le stesse speranze che fin dal primo gennaio andavano a farsi fottere.
    Nulla era mai cambiato se non il logorarsi delle cose e l'invecchiarsi della pelle.
    Non era mutato nient'altro.

    Sorrisi pensando che quest'anno invece di cose ne erano successe a bizeffe, e lasciare che finisse era davvero una sensazione triste.
    Strinsi a me la sciarpa immergendoci il nasino congelato mentre con le mani tentavo inutilmente di spalare via la neve che ricopriva la piantina di rose nel giardino circostante.
    Quelle rose erano le mie preferite ed appesantite dalla neve rischiavano di collassare in quella tomba così gelida e invernale.
    Scansai ancora la neve gelata oltre il verde smeraldino della pianta strusciando poi le mani sul giacchetto soddisfatto del lavoro che ero arrivato a fare.
    La mia pianta per ora sarebbe stata sana e salva dalla neve.
    Sorrisi rificcando le manine in tasca e lasciai che il mio sguardo si perdesse nel grande spazio della proprietà dove un mantello bianco e interminabile ricopriva il giardino come se fossi stato in paradiso.
    Pareva il tutto zucchero filato ma il sapore della neve non era propriamente quello e nemmeno la sua frivola consistenza.
    Avevo voglia di un dolce, avevo voglia di biscotti caldi.
    Soffocai un gemito alzandomi dalle ginocchia piegate ed allungandomi per stiracchiarmi mentre il freddo gelato soffiava sul mio bacino per un istante scoperto dalla felpa.
    Biscotti, dolci e teneri biscotti.
    Chissà se a Tom sarebbero piaciuti.
    Detto questo sorrisi tra me e me e osservando la piantina grata che ancora sonnecchiava nel giardino, mi diressi verso l'enorme casa.

    Quando entrai il tepore mi avvolse facendo sì che mugugnassi di piacere.
    Vivere in casa come quando ero più piccolo, da solo, sì, ma sentendo, percependo a pelle quanto quella fosse davvero casa mia era una sensazione nostalgica che mi era mancata e che ero riuscita a riacquistare, piano piano, uscendo dal mio piccolo mondo e camminando verso l'esterno che c'era, mano nella mano insieme a Tom.

    -Margot!- mormorai entrando nella grande cucina mentre il mio visino si imporporava leggermente di colore.
    -Bill, quante volte ti devo ribadire di non uscire con questo freddo- mugugnò intestardita avvicinandosi verso di me con le presine tra le mani.
    Le appoggiò sul tavolo mettendo poi le sue calde dita sulle mie guancie.
    -Ma guarda te, sei gelato. Vieni qui che ti riscaldi un poco- sospirò tirandomi verso la stufa e facendo sì che il vapore si infrangesse sulla mia pelle diafana.
    Tremolai dalla fantastica sensazione di calore.

    -Potevi prenderti una polmonite- aprì il forno e tirò fuori una torta fatta in casa.
    -Ero andato a vedere le rose, erano schiacciate sotto tutta quella neve-
    -Bill Bill Bill, ma dove hai la testa? Bastava chiedere al giardiniere e le avrebbe aiutate lui- disse in tono materno facendo la finta arrabbiata.
    Gonfiai le guanciotte sentendomi bellamente preso in giro.
    -Non potevo aspettare il giardiniere, sarebbero morte soffocate prima-
    -Fatto sta che la prossima volta mi chiamerai così potrò venire ad aiutarti-
    L'odore della torta giunse alle mie narici e subito sorrisi inconsciamente.
    -Che buone- mormorai leccandomi le labbra.
    -Ne vuoi un pezzo? è al limone come piace a te!-
    Saltellai di gioia dando le spalle alla calda stufa mentre un pezzetto di torta mi veniva posato tra le mani.
    -è tanto calda, attento- ma non aspettai che finisse di parlare che subito il dolce sapore si sciolse nel palato lasciandomi completamente inebetito.
    Adoravo fin da piccolo le torte di Margot, adoravo guardarla mentre le preparava, lo facevo sempre... prima di iniziare a vivere per conto mio nella mia parte della casa.

    -Chissà se al signorino Tom piacciono i limoni. Spero di si, perché vorrei tanto fargliela assaggiare-
    Sussultai a quel nome tornando completamente alla realtà.
    Il mio Tomi.

    -Biscotti!- sbottai ricordandomi il motivo per cui ero lì.
    -Biscotti?- domandò incredula guardandomi.
    -Margot voglio fare dei biscotti, per Tom, voglio farli io tutti per lui- urlettai ebete mentre lei continuava a fissarmi.
    -Sempre se posso- mi vergognai all'istante. La cucina era già stata ripulita dopo aver fatto la torta.
    Margot mi sorrise, aprì uno sportello e ne tirò fuori un sacchettino, poi ci ripensò sù e ne tirò fuori anche un altro, e poi un altro ancora.
    -Con le goccie di cioccolato, con lo zucchero a velo o con il cacao?-
    Spalancai la mia bocca dallo stupore per poi sorridere felicemente verso la mia amata badante.
    -Tutti tutti tutti!- e lei sorrise felice mentre io, continuando a battere le manine ormai calde, mettevo in bocca un ultimo pezzettino di torta.





    *








    Mi slacciai la cintura riprendendo lo zaino dai sedili anteriori.
    -Quindi Bill abita qui- sorrise Georg abbassando i finestrini della sua piccola conquista.
    O almeno così continuava a chiamarla lui.
    -Si- sorrisi a quel nome aprendo lo sportello della macchina.
    -Bella...casa- deglutì sporgendosi ancora un poco per riuscire a vedere oltre l'enorme cancello.
    La vista, coperta dal ferro e dalle aiuole era pressochè inesistente.
    -Già, è un bel posto-
    -Solo un bel posto? Pagherei per stare lì- ridacchiò lui sistemandosi meglio sul sedile.
    -Starei con Bill anche in una topaia pur di stare accanto a lui, spero che tu recepisca il concetto-
    Ridacchiò.
    -Hey scherzavo scherzavo. Recepito- e scendendo dalla macchina chiusi la portiera.
    Il finestrino si abbassò mostrandomi la faccia del mio migliore amico.
    -Allora buon fine anno se non ci vedremo prima di domani-
    -Spero ardentemente di no. Dovesse crollare il mondo non chiamatemi, per chiunque io sono morto-
    Rise ancora.
    -Salutami Bill-
    Sorrisi ancora e mossi il capo lentamente -lo farò!-
    Lo vidi squotere la testa ridacchiando ancora per poi premere il pedale ad allontanarsi lungo la ricca via innevata.
    Sorrisi capendo quanto fossi stupidamente innamorato.
    Era una cosa tremendamente fantastica, e ancora sorridendo premetti il campanello aspettando al più presto una riposta.

    Sentii il citofono aprirsi e due voci accatastarsi l'una sopra all'altra.
    -Parlo io!-
    -Si ma prima devi premere il pulsante-
    -Lo sto facendo!-
    -Non quello, quello del cancello!-
    -No, fallo te!-
    -Ma se non so chi sia!-
    -Ma è ovvio che sia Tomi!-
    -Bill, spostati subito, se è lui quel poverettò starà congelando!-
    -Oh no!!- sentii mugugnare da quella vocina tenera e sommessa.
    -Tom?-
    Risi forte lasciando che la mia voce giungesse fino alle loro orecchie.
    -è Tom è Tom è Tom. Vedi che ti dicevo che era Tom?-
    -Si, ho capito, ma bisogna sempre controllare!-
    -Si ma io lo sapevo, me lo sentivo-
    -Bill il pulsante!-
    -Cosa?-
    -IL CANCELLO!-

    Scoppiai nuovamente a ridere mentre le porte automatiche si aprivano davanti a me ed ascoltavo sommessamente la vocina di Bill chiedere scusa a Margot.
    Attraversai il lungo viale bianco quasi correndo, congelato dal gelo tutto attorno, e alzai la mano per bussare ma non ce ne fu affatto bisogno.
    -TOM!- strillò Bill gettandosi completamente tra le mie braccia.

    -Hey- sussurrai mentre una nuvoletta di vapore si andava a formare davanti alle mie labbra.
    Vidi il suo capo corvino spingere sul mio petto e gli accarezzai i capelli stringendo con un braccio la sua vita.
    -Mi sei mancato!-
    -Sono stato via solo un giorno!-
    -Sei andato via ieri pomeriggio e poi..- si staccò da me gonfiando le guanciotte rosse per il freddo.
    -Poi hai chiamato dicendo che restavi al covo, e adesso eccoti qui-
    -Ho fatto tardi- dissi dolcemente.
    -Sono solo le 17 ma fuori è così buio-

    -Em em...- sentii provenire dall'interno della casa e spostai lo sguardo su una Margot piuttosto irritata che fissava truce il fagottino che avevo tra le braccia.
    -Entrate subito, tutti e due. Bill! Non hai nemmeno più la felpa!-
    Risi sentendo il mio amore irriggidirsi tra le braccia e lo spinsi in casa aspettando che Margot richiudesse la porta dietro di sè.
    Il calore mi invase immediatamente facendo sì che sospirassi compiaciuto.
    Quel calore così familiare anche solo per un giorno mi era mancato da impazzire.

    Vidi Bill staccarsi da me ed allontanai il braccio dalla sua vita osservandolo in tutto il suo splendore.
    Indossava un tenero maglioncino nero a collo alto con una collanina argentata di quelle che aveva a bizeffe. I jeans neri ed aderenti gli fasciavano le gambe snelle sottolineando i suoi dolcissimi lineamenti. Ai piedi un paio di scarpette nere e chiuse mentre gli occhi, sottolineati dalla matita e dall'ombretto, luccicavano teneri a pochi passi da me.
    La fede tra le dita che illuminava la sua piccola figura e rendeva quel bambino più grande di quanto non fosse.

    Mi sfilai la felpa allentando la sciarpa nera che tenevo al collo imporporata di una leggera brina che scendeva oltre le finestre.
    Bill rimaneva lì, fermo ed immobile, attorcigliandosi le dita ed aspettando ansioso che facessi qualcosa.
    Sorrisi avvicinandomi e gli posai un bacio sulla fronte.

    -Diglielo prima che si raffreddi- ridacchiò Margot dall'altra stanza mentre prendeva felpa e sciarpa per portarli nella stanza di Bill.
    Nessuno doveva sapere che io oramai vivevo continuamente lì con lui.
    Era un segreto nostro e di Margot ed il fatto che i genitori del mio amore non ci fossero mai aiutava di certo tale impresa.
    Eravamo io e Bill, solo semplicemente noi due.
    Sorrisi.

    Bill diventò rosso balbettando.
    -Zitta, lo so, un attimo- e le sue guance si colorarono ancora.

    -Bill- disse infine Margot.
    -E va bene!- sbuffò rosso in viso. Mi guardò negli occhi, poi mi prese le mani gelide tra le sue morbide e calde e mi tirò verso di sè trascinandomi. Lo seguii spaesato.
    -Ho una sorpresa per te- lo sentii sussurrare mentre il grande portone del salone si ergeva chiuso difronte a noi.
    -Non è niente di speciale, solo...pensavo avessi freddo e volessi riposare. Quindi niente...-
    scosse il capo facendo sì che quei morbidi capelli spolverassero ripetutamente il suo collo.
    Mi avvicinai baciandogli le labbra.

    -Una sorpresa per me?Sono stracurioso...amore-
    Vidi le sue labbra incurvarsi in un sorriso e mi ritrovai a guardare le sue spalle mentre le porte enormi si aprivano nella stanza semibuia.

    Il fuoco guizzava allegro sulla parete principale dell'enorme sala mentre il tappeto, posto davanti a questo era imbandito di cuscini dal colore amaranto. Il colore preferito di Bill.
    C'era un tavolinetto al centro del tappeto piuttosto basso e vi era un vassoio pieno e strapieno di biscotti di ogni forma, tipo e colore con un aspetto caldamente invitante.
    Le tazze in ceramica contenevano sicuramente del thè, fumava e lasciava all'interno della sala un sapore dolce ed aromatico.
    Faceva freddo solitamente nelle stanze grandi, ma in quella casa mi ero reso conto che ogni parte teneva per se il calore di Bill.
    I riscaldamenti erano talmente tanti da far sì che ogni angolo della stanza ribbollisse di tepore e dolcezza mentre la creatura che vi viveva all'interno si spostava in quel soave calore.

    -Siediti- Sussurrò dopo aver richiuso il grande portone dietro di noi.
    Rimasi un pò interdetto ritrovando in quel semplice gesto tutta la dolcezza del mio piccolo Bill.
    Quanto ero cambiato da quando lo avevo conosciuto?
    Quanto la mia vita aveva preso un senso accanto a lui?

    Lo vidi accucciarsi sui cuscini leggermente nervoso e mi sedetti accanto a lui, poi allungai una mano per spezzare quel suo strano imbarazzo e misi in bocca un biscotto imporverato di bianco ritrovandolo granuloso e dolce sulla lingua.
    Davvero molto buono.

    -Ti piace?-mormorò guardandomi indagatore.
    -Si, l'ha fatti Margot?-
    Le sue spalle si rilassarono e sorrise accoccolandosi a me.
    -Li ho fatti io, sono contento che ti piacciano-
    Sorrisi prendendone un altro e portandolo alle labbra.
    -Sei fenomenale- lo montai un poco portando un braccio intorno alla sua vita.
    Ridacchiò, si strofinò contro di me, poi prese la tazza bollente di thè e lo portò alle labbra assaporandolo con dolcezza.
    -Amo il thè- sussurrò perdendosi nel vapore della tazza.
    Io presi la mia e subito lo sorseggiai accanto a lui.
    Anche io amavo il thè, aveva un sapore inconfondibile e buono.
    Proprio come Bill.

    Posai la tazza, presi la sua dalle sue mani e la misi accanto alla mia.
    -Vieni qui- mormorai poi.
    Lasciai che si accoccolasse a me, sul mio petto, per poi cadere lentamente entrambi sui cuscini.

    -Ti ho già detto che ti amo?- sussurrai con gli occhi chiusi accarezzando le sue labbra con le mie.
    Sentii il suo alito caldo e buono solleticarmi le guance mentre si sistemava meglio sotto di me.
    -Oggi no...- mormorò poi.
    Ridacchiò mentre continuavo ad assaggiare le sue labbra.

    La mia vita?
    Eccola lì.






    *










    -Perfetto...cosa vedi in quest'altro disegno?-
    Sospirai alzando gli occhi al cielo.
    Da quando in qua il mio psicologo perdeva tempo con cose del genere?

    -Vedo...uno schizzo nero?- dissi io svogliato continuando a non trovarci nulla di buono in tutto quel tempo che stavo perdendo.
    Era capodanno, o almeno ne era il pomeriggio.
    Avrei voluto passare il pomeriggio accanto al mio Tom ma a quanto pareva i miei proprio quel giorno non avevano trovato nient'altro da fare che piombarmi in casa per tutta la giornata con il mio amato psichiatra di fiducia.
    Che poi lui...il capodanno, non aveva voglia di passarlo per cavoli suoi?

    -Bill?- sbuffò silenzioso riportando la mia attenzione su di sè.
    -Mi scusi- mormorai arrossendo.
    -So che non è una cosa divertente, ma ho bisogno di provare i tuoi cambiamenti e capire quanto mi possa iniziare a fidare della tua presunta stabilità mentale-
    -Non sono matto sà?- sbuffai contrariato incrociando le braccia.
    -Sai benissimo di cosa sto parlando-
    -Si lo so- mi grattai un braccio innervosito -però...non crede di stare esagerando con queste cose da strizza cervelli?-
    -Ti senti migliorato Bill?-
    Pensai alle notti prima.
    Pensai a quanto ero stato fottutamente male, a quanto mi ero sentito rivoltare le budella ad ogni singolo fremito.
    Di quanto tutto stesse diventando terribilmente opprimente.

    -...si-
    -E della febbre che cosa mi dici?-
    -Può capitare- -Non a te- -Sono normale anche io!.-
    Sbuffò sistemandosi meglio sulla sedia.
    -Finché non sarò sicuro che dopo diciassette anni tu non possa arrivare ad un culmine di tutta questa storia che ti porti ad esternare una volta per tutte tutto ciò che ti passa per la testa, noi continueremo a fare queste prove di cui ho estremamente bisogno, che tu sia daccordo o meno.-
    -Mi dispiace- sussurrai.
    -Che non capiti mai più. Ora dimmi, cosa vedi in questo foglio?-
    Un berretto.
    Dei dreads.
    Un sorriso fantastico.
    -Un'altro schizzo?-
    Sorrise muovendo la testa.
    -Ed in questo?-

    Indurii la mascella.
    Una notte stellata? Il buio.
    Il freddo.
    Un vicolo.

    -Non vedo niente, davvero-
    Sorrise e riposò i fogli nella cartellina.
    -Per oggi abbiamo finito Bill, alla prossima settimana-
    Uscì dalla stanza e sospirai.
    Oltre le finestre era quasi notte, un'altra lunghissima notte.
    Non avevo bisogno di sapere il responso da uno psichiatra. Tom era la mia cura, Tom era la mia salvezza.
    Sarebbe bastato lui.


    Bastavamo io e lui per essere felici per sempre.










    Quando bussarono alla porta era tardi ed i miei stavano cenanando nella sala da pranzo. Mi ero preparato come mi aveva detto Tom.
    Saremmo usciti insieme, io e lui, e avremmo passato una serata favolosa insieme ai loro amici. Una volta per tutte avrei potuto vivere una serata da vero adolescente qual'ero ed il nervoso per questa nuova esperienza mi logorava lentamente mentre lo aspettavo seduto sulle scale.
    -Allora io vado- urlai in cucina dando un bacino sulla guancia a Margot.
    -Mi raccomando fa attenzione, e non tornare troppo tardi-
    -è capodanno e sai che non tornerò- sussurrai ridacchiando per non farmi ascoltare dai miei.
    Quella sera erano felici. Uscivo con degli amici, meglio di così cosa si voleva desiderare per un figlio che di amici non ne aveva mai avuti?
    -Ma farò attenzione- aggiunsi prima di sistemarmi la giacca sulle spalle.
    Sorrise.
    -Sei fantastico- e mi riaggiustò la sciarpa intorno al collo mentre venivo spinto dolcemente verso la porta.
    Arrossii come ero solito fare.
    -Ciao Margot-
    -Ciao piccolo Bill- ed aprii la porta uscendo nel freddo polare di Berlino.

    Mi aspettava lì, nascosto in una felpa nera con le labbra premute sulla sciarpa e il capello del medesimo colore leggermente abbassato sugli occhi.
    Sorrisi, era dannatamente troppo perfetto per me, e scesi le scale zompettando, stando attento a non cadere nelle neve.

    -Tomi- bisbigliai sporgendomi a baciarlo sulle labbra.
    Le sue braccione mi strinsero forte come se rischiassi di cadere e il suo alito caldo mi sfiorò la pelle.
    -Sei bellissimo cazzo- mormorò mordendomi la guancia.
    Mugugnai, mi persi per un pò nel suo calore, e poi notai la macchina di Georg lampeggiare con i fari aldilà dell'immenso piazzale.
    -Ci aspetta una serata fantastica-
    -Non vedo l'ora- aggiunsi euforico.
    -Anche io, conoscerai tutti e piacerai, mi vanterò di te- tossicchiò una risata mentre lo spintonavo con quella magra forza che mi ritrovavo.
    -è la mia prima festa-
    -no, è il nostro primo capodanno insieme-

    -Auguri Tomi...-
    Mi baciò le labbra ed aprì lo sportello posteriore lasciandomi passare e tirandosi accanto a me.
    -'Sera Bill-

    Non lo ascoltammo entrambi.
    -Auguri Bill-
    E partimmo verso il party al centro di Berlino.


    Sesso, droga e rock'n roll.

    Quella sera Tom fu il mio angelo custode.

    Il mio principe azzurro.






    Finchè allo scoccare della mezzanotte... la scarpetta di cristallo non si schiantò a terra in mille pezzi.





























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