«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. /°/simo/°/
     
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    notizia importantissima...

    se non posti al più presto, o perlomeno non ti fai sentire entro breve, presto vedrai al telegiornale... TRAGEDIA un gruppo di ragazze (che apparentemente non si conoscevano) hanno avuto tutte un collasso per via di stress...

    capirai che quelle ragazze erano tutte le utenti di questo forum che hanno letto la tua twincest e che lo stress è causato dall'ansia che ci fai venire se non posti immediatamente...

    quindi... posta o avrai tutte noi sulla coscienza...

    postaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!

     
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  2. tokietta_sb
     
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    quoto in tutto!!
     
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  3. DenMorphine
     
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    CITAZIONE (/°/simo/°/ @ 13/6/2009, 13:29)
    notizia importantissima...

    se non posti al più presto, o perlomeno non ti fai sentire entro breve, presto vedrai al telegiornale... TRAGEDIA un gruppo di ragazze (che apparentemente non si conoscevano) hanno avuto tutte un collasso per via di stress...

    capirai che quelle ragazze erano tutte le utenti di questo forum che hanno letto la tua twincest e che lo stress è causato dall'ansia che ci fai venire se non posti immediatamente...

    quindi... posta o avrai tutte noi sulla coscienza...

    postaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!

    Si infatti. Presto il TG5 manderà in onda qst tragedia .
    iO sono tra le collassate ! :(
     
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  4. MiikHy_Deafening
     
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    dio,, scusatemi ragazze,, davvero non so come farmi perdonare. purtroppo sono in ritardo nella scrittua e quindi non ho postato il nuovo e vi ho fatto aspettare anche a voi,.
    Posto subito,, vi adoro, e perdonatemi ç_ç

    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...












    « ● Hai paura della notte?






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    XI Capitolo







    Ricordo che una volta, quando ero ancora un bambino come tutti, sognavo ad occhi aperti un futuro dolce e spensierato con la persona che avrei amato per sempre.
    Ricordo anche che un giorno scherzosamente avevo letto su un libro di letteratura francese quanto l’amore potesse essere, inteso in tutte le sue forme, dolce, confortevole ed appassionante.
    E avevo sorriso al mio primo bacio che prima o poi avrei donato alla persona giusta per me, a quella che sarebbe stata capace di conquistare il mio cuore e che mi avrebbe reso felice in eterno.

    Quel bacio mi fu strappato con la forza.
    La cosa che avevo sempre sognato mi era stata rubata.
    E la verginità mi venne levata con la stessa violenza e lo stesso dolore con la quale ogni mio sogno da stupida ragazza innamorata venne distrutto.

    E da quel giorno smisi anche di sognare.


















    Socchiusi le palpebre infastidito da una luce soffusa che proveniva dalle ante leggermente dischiuse di una finestra, e mi girai.

    Mi strusciai sul cuscino sotto la mia testa di una morbidezza tale da farmi venire i brividi, e avvicinai le mani agli occhi strusciandoli con dolcezza, tentando di svegliarmi un poco.
    Mi sentivo...beatamente riposato.

    Anche se avevo le articolazioni che mi facevano un male cane e la testa un po’ dolente, sentivo un non so cosa che mi rinfrescava, come in quella mattine d’estate dove ti stiracchi sulle coperte gelide e sei felice di sentire un qualcosa di confortevole.
    Sapevo però che era ancora inverno, una parte del mio cervello stava riprendendo a funzionare.
    E percepivo il calore di quelle morbide e caldissime coperte che mi avvolgevano, rendere il tutto familiare e confortevole.

    Aprii gli occhi. E per un istante la confusione più totale si inpadronì della mia testa.
    Poi ricordai.
    Ricordai come un flash tutto ciò che era accaduto il giorno prima.
    Tom, Tom era venuto a salvarmi dalla mia fine.

    Poggiai le mani sulla gola ricordando la sensazione di soffocamente che si era andata a creare, ricordando la ricerca di aria, le sue braccia, il suo odore. Il nulla.

    E poi la sua casa.

    La sua camera, le sue carezze, il suo tepore.

    Tastai sotto le coperte ancora mezzo addormentato la mano fasciata ed accennai un sorriso.
    Ricordai le sue parole, la sua vicinanza, la voglia di stringermi a lui, la voglia di toccarlo.
    Ed il sapere…che non potevo farlo.
    Poi si era accostato a me, aveva preso tra una mano le mie labbra, le aveva guardate, aveva scrutato il mio sguardo.
    E percepii il ricordo del desiderio che si era impossessato di lui…e di me.
    Della voglia di avere quell’affetto che non avevo mai, e dico mai avuto.

    Da una persona che non conoscevo per niente.
    Eppure da una persona che in poco tempo aveva occupato tutti i miei pensieri.

    E poi arrossiii, e allo stesso tempo mi sentii ardere in gola.
    Ricordai la voglia sì, di toccare quelle labbra e di chiedere, di chiedere un aiuto, ma ricordai anche che qualcosa, che qualcosa mi diceva di non farlo. Di non baciare quelle labbra, e di non cedere alla tentazione.

    Ero attratto da lui, si stava avvicinando e non mi sarei ritratto indietro.
    Ma ricordavo perfettamente che per quanto lo volessi sentire più vicino a me, la gola mi bruciava da impazzire. Per quanto il suo odore per me fosse attraente, così vicino lo sentivo sempre bruciare dentro di me.
    E quando le sue labbra cosi morbide avevano premuto sulle mie socchiudendole appena, avevo sentito il suo alito caldo entrare in me.

    E non ricordo bene, ma percepii perfettamente una lama al cuore.

    Volevo, volevo continuare quel contatto.
    Volevo, volevo continuare a pensare che tutto fosse ancora normale, che sarebbe stato quel primo bacio sempre sognato, quel primo vero bacio da una persona che prova qualcosa per te,affetto, amicizia, da una persona che comunque in un modo o nell’altro ti vuole bene.

    E mi ero aggrappato alla sua maglietta per tenermi in piedi, mentre sentivo la mente annebbiarsi piano piano, la gola bruciare, il cuore scoppiarmi dal petto, il mio inconscio che per quanto tentassi di combattere c’era, e sovrapponeva a lui tanti di quei ricordi, tante di quelle immagini che vuoi cancellare ma che hai come un velo sempre davanti gli occhi.

    E vedi ovunque. E vedi su chiunque.

    Ero svenuto.

    Di nuovo l’effetto di un odore così potente come mai mi aveva steso.
    Eppure il sapore delle sue labbra era rimasto quella notte e mi aveva cullato in un sogno bianco e rosso, dove vedevo piano piano il mio cuore ardere e bruciare, e la sue mani schiudersi intorno alle sue ceneri, per far si che il vento non le lasciasse andare via.

    Aprii definitivamente gli occhi un po’ più lucido e davanti a me notai una piccola stanza ben arredata, un po’ in disordine ma comunque di buon gusto.
    Per un attimo spaesato mi chiesi dove fosse lui.
    E quando stavo per voltare il capo leggermente dalla parte opposta verso la luce della finestra alle mie spalle sentii un braccio che senza accorgermene mi cingeva la vita forte e possessivo, aumentare la sua presa e tirarmi leggermente indietro.
    E quando mi voltai del tutto un po’ stupito mi ritrovai con le mani ed il volto davanti al petto di Tom, mi sentii ancora stringere forte a sé e il contatto si fece doppiamente più vicino scontrandomi completamente con la sua figura molto più grande della mia.

    Sentii il suo capo poggiarsi sulla mia testa, ero un po’ teso ma mi addolcii all’istante.
    Le gote in fiamme, il cuore che martellava nel petto.
    Avevo una voglia matta di rimanere così, per sempre, e non ne capivo il perché.

    Semplicemente stavo bene.

    Stavo bene e basta.


    -mmmh- sentii mugulare di fronte a me mentre tenevo chi occhi chiusi e rimanevo attaccato al suo petto.
    -Buon giorno piccolo- sentii una voce sussurrare mentre una mano mi massaggiava la schiena.
    -Buon giorno Tom- risposi con la voce impastata dal sonno mentre come un gatto in piene fusa mi strusciavo su di lui.

    Sapeva di buono.

    -Dormito bene?- mi sentii dire mentre continuavo rosso in volto a stare attaccato a lui.
    -Si…- sussurrai piano.
    Lo percepii sorridere.
    -Bene…hai un po’ di fame?- disse poi mentre abbandonava il suo braccio dalla mia vita e si preparava ad alzarsi a sedere sul letto.

    Me ne spaventai.
    Sentii un vuoto dentro di me e non capivo nemmeno cosa stesse succedendo.
    -Dove vai?- pigolai piano mentre mi sorrideva una volta seduto.
    -Ti porto la colazione- sussurrò sensuale.

    O almeno a me parve così.
    Ma la voce di Tom era cosi. Punto e basta.
    Semplicemente accattivante.

    -Grazie- biascicai tirandomi a sedere.
    Un capogiro mi colse all’improvviso e mi bloccai con un braccio sulla fronte.
    -Tutto bene?- mi disse un po’ interdetto mentre sentii il suo braccio tornare a cingere la mia vita e portarmi a sedere sulle sue gambe.

    Come se fossi una piccola bambola di porcellana.

    Faceva attenzione a qualsiasi passo faceva con me e ne fui estremamente felice.

    -Si si, scusami, è che ieri non stavo molto bene e-
    -Me ne sono accorto- mi interruppe trattenendo un altro sorriso.
    Non gli avevo dato nessuna spiegazione la sera prima su ciò che mi era stupidamente accaduto.
    E forse andava bene così, lui pareva non volerne avere ed io non gliene avrei di certo date.
    Non per farmi trattare da malato terminale anche da lui.
    Era il mio unico amico
    ed io non lo avrei fatto fuggire via.

    Rimanemmo così per un po’.
    Continuava a passare il naso tra i miei capelli ed io mi lasciai coccolare tra le sue braccia.

    Nessuno lo aveva fatto mai.
    Nessuno.

    E mi ritrovai a sorridere e ad arrossire anche io.

    -Ti và un cornetto caldo preso da poco dal forno sotto casa?- sussurrò sorridendomi su un orecchio.
    Sentii il suo alito solleticarmi la pelle e tremolai a quel piccolo contatto.
    -Si…- sussurrai completamente rapito, e sorrise, lui sorrise ancora allontanandosi di nuovo da me, lasciandomi seduto e scendendo da quel letto.
    Mi diedi dello stupido, non mi ero neanche accorto che era già vestito.
    Sicuramente si era svegliato già da un po’.
    -Che ore sono?- balbettai guardandomi un po’ intorno alla ricerca di un orologio.
    -Le otto di mattina, non è affatto tardi- disse mentre si avviava verso un'altra stanza.
    -Oddio la scuola!- urlettai poi portandomi le mani davanti alla bocca.
    Avrei perso un altro giorno, poco male, ma lo avrebbe fatto anche lui.
    -Non ti preoccupare- sentii oltre la porta aperta forte e chiaro.
    -Tanto non ci vado mai, e nemmeno te a quanto pare- come rispondendo ai miei pensieri.
    Sospirai sollevato.

    -Ok- mugulai poi.

    -Ah giusto, i tuoi vestiti sono un po’ rovinati Bill, il bagno è lì a destra, se vuoi puoi farti una doccia, l’accappatoio è lì accanto e ci sono delle mie magliette nell’armadio, e dei miei boxer. Insomma prendi tutto quello che vuoi-
    Trattenni il respiro un attimo.
    Poi trabboccai di felicità.
    -Grazie Tom- trillai scendendo da quel letto, tentando di non cadere considerata la mia scarsa stabilità.
    Corsi in bagno notando lo stato pietoso in cui mi ritrovavo i capelli e…e tutto il resto insomma.
    Mi infilai come un razzo nella doccia dopo essermi accuratamente spogliato per bene.
    Era un bagno piccolo, non in ottime condizioni, ma me ne strafregai, ogni cosa in quella casa ovviamente odorava di Tom e questo mi mandava favolosamente in estasi.

    Lasciaii che l’acqua calda del box doccia scivolasse sulla mia pelle nivea e strofinai per bene i capelli prendendo tra cinque shampoo posti lì davanti a me uno all’albicocca, il mio profumo preferito.
    Mi persi poco tempo in quelle bolle consapevole che Tom mi stava aspettando di là.
    Quel ragazzo, quel ragazzo era altamente strabiliante.
    Chissà chi era in realtà, cosa faceva nella vita, come fosse la sua famiglia.

    Sussultai.

    La mia…aveva sicuramente dato l’allarme a mezza Berlino.
    I miei sapevano che non avevo amici, dove avrebbero potuto cercarmi una volta fuggito da casa?
    Sospirai malinconico massaggiando per l’ultima volta i capelli neri, le ciocchine bionde quasi del tutto scomparse dalle ultime tinte di un nero fittamente corvino.
    Ormai non si intravedevano più.
    Avrei dovuto chiamare Margot, dille di rassicurare la casa, che stavo da un mio amico. Punto.
    E che sarei tornato prima o poi quando ne avevo voglia.

    Chiusi l’acqua con delicatezza aprendo poi le ante del box doccia.

    Scesi su un tappeto di pile ed indossai subito l’accappatoio accanto a me sicuramente di Tom, ogni cosa era sua in quella casa ed il suo odore era inconfondibile, mi ci accoccolai, strizzai un po’ i capelli ed uscii dal bagno in punta di piedi tentando di non bagnare niente.

    -I boxer sono lì dentro- sentii dire alle mie spalle.

    Mi voltaii spaventato.

    Tom, con una spalla appoggiata sul bordo della porta e le braccia incrociate mi guardava sorridente con degli occhi incredibilmente luminosi ed affettuosi.
    Mi imbarazzi al massimo.
    Ero, diamine ero in accappatoio, impresentabile, bagnato, senza piastra, brutto, struccatto, e…
    -Sei bellissimo- mi sentii dire mentre sentivo una figura avvicinarsi a me.

    Avvampai del tutto rimanendo dritto ed immobile, pietrificato mentre sentivo dietro di me la figura di Tom abbracciarmi e stringermi, ed essendo più alto di me poggiare il suo mento accanto alla mia testa, e cullarmi…piano piano.

    Non dissi nulla.

    Dopo pochi secondi si allontanò e aprì un cassetto lasciandomi di nuovo immobile in mezzo a quella stanza.
    Tirò fuori un paio di boxer neri e me li passò.
    Arrossii ancora e ancora sentendomi uno stupido.
    Eravamo entrambi maschi no?
    Lo vidi alzarsi ed aprire poi un piccolo armadio estraendo una delle sue enormi magliette.
    Una sarebbe bastata a farmi da vestito e non avrei sentito freddo.
    Quella casa era caldissima.
    -Grazie- sussurrai prendendo la maglia ed aspettando che uscisse dalla stanza.
    E cosi ovviamente fece non dandomi altro imbarazzo.

    Gliene fui totalmente grato, era un angelo.

    Quando la porta si chiuse dietro le sue spalle mi levai l’accappatoio lasciandolo cadere ai miei piedi e mi infilai veloci i boxer pensando che quelli fossero i suoi di boxer.
    Poi infilai la sua maglietta e mi sentii estremamente ridicolo quando, magro com’ero, mi ricadeca sulle spalle piccole come un lenzuolo coprendomi fino al ginocchio.
    Senza sprecare altro tempo presi l’accappatoio, lo riportai in bagno, e scalzo camminai leggero verso la cucina guardandomi attorno curioso e notando poi un piccolo tavolino con due cornetti caldi e due tazze di caffè fumante.

    Il caffè, io amavo a dismisura il caffè.

    -Oh Tom, che bello- pigolai sedendomi a tavolino mentre si apprestava a seguirmi non levandomi gli occhi di dosso, in quel momento non me ne curai.
    Da quando non mangiavo ad un tavolino con qualcuno?
    Da quando non vivevo una vita così normale?
    Da anni?
    10 forse, per la precisione?

    Appoggiai la tazza fumante sulle labbra e ne presi un piccolo sorso assaporandone l’amarezza e la dolcezza allo stesso tempo.
    Alzai lo sguardo distratto.
    Tom stava facendo lo stesso e mi stava ancora fissando.
    Gongolai, ed arrossii abbassando lo sguardo.
    E anche lui sorrise allontanando la sua tazza dalle labbra.
    Dalle sue fantastiche labbra.

    -Bill, se vorrai chiamare i tuoi, per qualsiasi cosa puoi usare il mio cellulare- disse mentre si apprestava a bere un’altra sorso.
    Interruppi la mia beatitudine immerso in quel caffè e lo guardai.
    -Davvero posso?? Grazie- trillai. In effetti al fatto che non avessi il mio cellulare con me non ci avevo pensato.
    -E i tuoi Tom invece dove sono?- dissi curioso guardandomi attorno.

    La cucina era piccola come il resto della casa, e anche un po’ vecchia insomma, però c’era un piccolo vasetto sul davanzale di una finestra che illuminava la stanza, ed era ricco di piccoli fiorellini rossastri, ne rimasi incantato.

    E non notai la sua freddezza.

    -Non ci sono. Non ci sono mai stati in realtà- disse atono mozzicando con grazia il suo cornetto.
    Rimasi colpito dalle sue fredde parole e sussultai.
    Abbassai lo sguardo sapendo di aver sbagliato e mi sentii uno stupido.
    Senza capirne il perché, di nuovo.
    E forse notò di aver sbagliato anche lui, forse notò il mio sguardo, che subito si apprestò a rimediare sorridendo verso la mia figura.
    -Scusami…è che odio mia madre, non ho niente da spartire con lei, quindi non amo parlarne-

    Non chiesi altro, continuavo a rimanere in silenzio.
    Tom…era solo? Cosa era accaduto con sua madre?
    Eppure non glielo avrei mai chiesto.
    Lo avevo ferito?
    Avevo davvero sbagliato qualcosa?
    Tom non mi voleva più bene.

    Si alzò veloce sposando rumorosamente la sedia.
    Alzai lo sguardo spaventato e non feci in tempo a vedere del tutto i suoi movimenti.
    Sentii due braccia forti e potenti alzarmi dalla sedia e stringermi a lui fino a stritolarmi.

    Ma non mi lamentai.
    Sentivo che aveva bisogno di qualcuno ed io, per quanto inutile fossi, avrei fatto del mio meglio per tentare almeno di farlo sorridere.
    Alzai lo sguardo, i suoi occhi erano chiusi in una morsa di dolore.
    Non esitai nemmeno un attimo.
    Come un vampiro voglioso di sangue.

    Premetti le mie labbra sulle sue, senza pensare a un dopo, tentando si scacciare quel bruciore che si stava andando a formare sulle mie labbra.
    E premetti ancora, per risvegliarlo da quel tepore, per fargli capire che io ero lì.

    -Sono qui- sussurrai mentre le sue braccia mi sbattevano seppur delicatamente contro il muro, mentre le sue labbra forzavano le mie.
    Le aprii titubante, il cuore che vorticava come non mai, il calore, l’affanno, le sue mani sui miei fianchi.

    Un bacio vero, un primo vero bacio.

    Insinuò la sua lingua tra le mie labbra ancora finemente socchiuse, le aprii di più, un mugolio che uscì dalla mia bocca, la sua voracità, la sua insistenza.
    Stetti al suo gioco.
    Strinsi le mani sulla sua maglietta per poi portarle dietro al suo collo, intrecciarle e stringerlo di più a me.
    Il fuoco che mi ardeva nella gola, che chiedeva di esser spento.
    Volevo piangere.

    Volevo piangere per la felicità.

    -Ridimmelo- disse mentre continuava ad assalirmi le labbra.

    -Sono qui, sono qui Tom- rimugulai tentando di prendere aria da quei baci violenti.
    Poi non parlammo più.

    Mi strinse i fianchi quasi a farmi male.
    Mi appiattì a se quanto più possibile quasi fino a scomparire nel suo corpo.
    E si staccò dalle mie labbra.
    Abbracciandomi.
    Poggiando il suo volto sulla mia spalla ed io sulla sua.
    Quasi a volermi stritolare.

    E sentii delle gocce umide e salate scendere sul mio collo insieme alle goccie dei miei capelli bagnati e scompigliati.
    Sussultai.

    -Sono qui- ripetei con tono affettuoso accarezzandogli la schiena.
    E Tom non mi lasciò andare nemmeno per metterci seduti.
    Ed io non lo lasciai andare nemmeno per asciugarsi le lacrime.

    Rimanemmo così e basta.

    Non lo avrei mai più lasciato scappare da me.



























    *****

    Edited by MiikHy_Deafening - 14/6/2009, 22:44
     
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  5. twincest_4_ever
     
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    waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!
    stupendooooooooooooooooooooooooooo!!!!!
    Tom quanto è dolceeeeeeeeee!!!!!!!!!!
    come sono carini insiemeeeeeee!!!!!
    posta prestuuuuuuuuu^^



    susy
     
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  6. oO.anna.Oo
     
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    io amo il tuo modo di scrivere davvero!
    Tom è semplicemente fantastico in questa twincest...
    che tenerezza la fine.... bravissima complimenti^^
     
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  7. /°/simo/°/
     
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    woooooooooooooooowww
    è bellissima e super dolciosa...
    alla fine sei quasi riuscita a farmi piangere anche a me...
    Tom è la persona più dolce del mondo e Bill, beh lui ha coi bisogno di aiuto che Tom non se ne rende nemmeno conto. in questa twincest Bill è davvero come un pulcino bisognoso d'aiuto e Tom è il suo unico salvatore possibile....

    Si, lo so che suona stupido da dire così, ma è assolutamente vero, non trovate???

    Amo la tua tw e il tuo modo di scrivere... :uyu: :uyu: :uyu:
     
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  8. « Maryon, Ryon •
     
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    MiikHy, tesoro mio, questo capitolo lo sai che mi piace, vabè, sai che ti adoro e che amo la tua ff. v.v
    Ci sentiamo dall'altra parte e su msn, sono venuta qui per lasciarti un bacino. Bye. <3
     
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  9. gaia21^^
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu che dolci che sonooooo!!!! é stupendoo viele danke.. ^^
     
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  10. MiikHy_Deafening
     
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    CITAZIONE (/°/simo/°/ @ 14/6/2009, 23:30)
    woooooooooooooooowww
    è bellissima e super dolciosa...
    alla fine sei quasi riuscita a farmi piangere anche a me...
    Tom è la persona più dolce del mondo e Bill, beh lui ha coi bisogno di aiuto che Tom non se ne rende nemmeno conto. in questa twincest Bill è davvero come un pulcino bisognoso d'aiuto e Tom è il suo unico salvatore possibile....

    Si, lo so che suona stupido da dire così, ma è assolutamente vero, non trovate???

    Amo la tua tw e il tuo modo di scrivere... :uyu: :uyu: :uyu:

    sono davvero contenta che piaccia questo Bill,, davvero <3

    grazie a tutte *^*

    Maryooon xD ciao amò ù.ù


    e per farmi perdonare stasera posto ><
     
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  11. DenMorphine
     
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    *OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO*
    Me si inchina dalla commozzione
    Che dolci *.*
    ç___________ç *Me piange dalla felicità che hai postato.*
    Ho aspettato tnt ...
    Non ci metterai tnt tempo vero.
    Posterai certo k lo farai U_U
    PS:bravissima kome smp!
     
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  12. Aoi Kohoo
     
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    ç___ç Davvero.. Sono dolcissimi.. *^*
    Adoro come scrivi..**
     
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  13. bimba.in.nero
     
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    stupendissismissimooooooooooooooo
    Continua presto mi racc *______________*
     
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  14. MiikHy_Deafening
     
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    per voi *^*
    grazie ragazze,, ve lo avevo promesso v.v

    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...










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    XII Capitolo








    Chiusi gli occhi e sospirai riaprendoli poi per vedere il suo fantastico viso, triste, dolce, semplicemente fatato, che tentava di accennare un sorriso mal riuscito mentre, in piedi davanti al portone del suo enorme palazzo, dava le spalle ad una schiera di persona tutte dall’aria piuttosto ricca e benestante.

    E poi vi era una donna che da come Bill l’aveva chiamata, aveva il nome di Margot, e lo fissava, fissava prima Bill e poi me negli occhi, tentando di capire cosa fosse accaduto, che cosa ci fosse tra me e lui.

    Lo vidi digrignare piano i denti, abbassare il capo imbarazzato ed imporporare di nuovo le sue guance per poi fissare quelle magiche pozze cioccolato su di me, indeciso su cosa dire o meno.
    O su cosa fare o meno.

    -A-Allora grazie di tutto Tom- trillò piano balbettanto imbarazzato e attorcigliandosi le mani.
    Avrei voluto prenderlo in braccio e appoggiarlo su quella parete bianca di fronte a noi per baciarlo e sentire di nuovo i suoi gemiti sommessi riempirmi le orecchie e farmi entrare in estasi.
    Ma non lo feci.
    Non potevo farlo.
    -Di niente Bill, è stato un piacere ospitarti a casa mia- risposi garbato sorridendo al suo sguardo grato.
    Stavamo mettendo su una scenetta un po’ patetica ma abbastanza credibile per far pensare a tutti che semplicemente il nostro era stato solo una specie di pigiama party.

    -La prossima volta che vieni a trovarmi chiamami così caccio via i miei genitori- feci una risata forzata.
    Secondo il copione ora avrei dovuto dire qualcosa da bravo ragazzo di città.
    -O almeno prima dico loro di fare la spesa, scusa se il frigo era mezzo vuoto, mia madre è una gran mangiona-
    E sorrisi ancora, questa volta realmente guardando gli occhi del mio Bill in piedi davanti a me, nella sua piccola corporatura e nella sua angelica e particolare bellezza e ingenuità.

    -Certo, scusami te Tom per essere arrivato così all’improvviso. Ringrazia i tuoi genitori- disse infine guardandomi insistentemente di nuovo negli occhi.

    O sì, capivo cosa mi voleva dire.
    Anche io avrei voluto salutarlo in un altro modo, ma l’unica cosa che potei fare fu dargli due baci sulla guancia e salutare con una stretta di mano quella Margot per allontanarmi poi a malincuore da quella bellissima casa, sotto lo sguardo tristemente frustrato di Bill.

    Come se avesse avuto di nuovo per un attimo la voglia di scappare, e qualcosa, qualcosa di tremendamente cattivo ed egoista, lo avesse tenuto chiuso lì, in quella casa.





    *







    Avanzai di alcuni passi sentendo la porta chiudersi dietro di me.
    Sospirai.
    Margot, mia madre, i nostri dipendenti, erano subito corsi ad aprirci la porta come avevamo sperato.
    E lì avevamo fatto finta di non aver notato nessuno di loro, e di essere dei buoni amici.
    Avevamo finto per far credere a mia madre che avevo un amico, un amico di buona famiglia, con cui avrei potuto passare magari qualche serata a casa mia o a casa sua, una semplice scusa per poter stare insieme.

    Salii le scale sconsolato sentendo il marmo gelido filtrare la sua freddezza nelle ossa.
    Non rivolsi una parola né a Margot né tantomeno a mia madre che, da quando me ne ero andato, sicuramente era restata giorno e notte a sperare che il suo primogenito non fosse morto ammazzato da qualche parte.
    A pensare ad un modo per averne un altro.
    Tutto purché un figlio che diventasse avvocato, un figlio che portasse a casa una famiglia.
    Sorrisi pensando che uno scopo almeno lo avevo raggiunto.
    Mi ero trovato un amico. Per quanto l’odore del tutto fosse diventato doppiamente schifoso e insaziabile, l’odore di Tom era diventata la mia scorta personale di ossigeno pulito.

    E sorrisi pensando anche però che mia madre non avrebbe avuto dei nipotini da accudire.
    Almeno fin quando Tom non sarebbe stato più il mio unico e irremovible punto di riferimento.
    E qualcosa mi diceva che questo era impossibile.

    Aprii le due porte che portavano nella mia stanza.
    Mi buttai sul letto dopo aver richiuso bene il tutto, e iniziai a fissare il soffitto in legno dandomi mentalmente dello stupido per aver deciso di ritornare a casa.
    Ma avevo visto in Tom qualcosa, forse del nervosismo, non sapevo bene.
    Non ero affatto stupido, sapevo comprendere le persone intorno a me per quanto poco sapessi relazionarmi con la gente.
    Tom aveva paura che se fossi restato sarebbe accaduto qualcosa, e il fatto che i suoi genitori non ci fossero mi dava proprio parecchio da pensare.
    E cosi, anche per non far preoccupare ulteriormente la mia famiglia avevo deciso di tornare a casa, di rimettere piede in quell’inferno, e lasciare Tom andare via…senza poter dargli nemmeno un ultimo bacio.

    Chiusi le balpebre piegando le braccia spalancate e chinandomi su un lato.
    Poi avvicinai la mano nella tasca e né tirai fuori un piccolo pezzettino di carta stropicciato con un’annotazione a penna, la sua scrittura veloce e un po’ imprecisa.
    Lì vi era segnato il suo numero telefonico.
    Avrei potuto chiamare il mio Tom quando volevo io.
    Mi diedi mentalmente dello stupido pensando al: Mio Tom.
    Io non sapevo ancora nulla di lui e avevo avuto anche il coraggio di definirlo mio.
    Ma io ero solo suo, di questo ne sarebbe stato sempre più che certo.

    E Tom infondo prima di tornare a casa sua, mi aveva baciato con passione come solo lui sapeva fare e mi ero sentito sciogliere, e lo stomaco sfarfallare contratto, e le dita delle mani arricciarsi, e il cuore saltare un battito, e farmi capire che Tom era la mia unica fonte di salvezza.

    L’unica vera persona alla quale volevo bene.

    L’unica persona per cui avrei dato tutto e perso persino la vita.

    Era un qualcosa che aveva sconvolto la mia esistenza.
    E come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta, e infondo era anche un po’ così, iniziai a fantasticare su ciò che avremmo fatto l’indomani a scuola, peché ci sarei andato solo per veder di nuovo lui.

    E mi chiesi che cosa stesse facendo in quel momento, così ingenuamente, da pensare se stesse sul letto a riposarsi o con la sua solita faccia da sbruffone a rullarsi una di quelle maledette canne.





    *







    -Cazzo mi ha macchiato le scarpe- sbraitò Georg ripulendosi la punta dei suoi stivali nuovi di pelle dal sangue che era andato a schizzare fino a lì.
    Ghignai dandogli una pacca sulle spalle e sorrise anche Gustav arrivandomi da dietro.

    Quando Bill se ne era andato, come solito ero tornato nel mio covo.
    E giustamente avevo trovato bella fresca la notizia di altre bande da eliminare.
    -Così imparanno ad invadere il nostro territorio- disse Georg guardando in faccia un ragazzo che aveva tirato su dal colletto e al quale sputò dritto dritto in faccia.

    La strada illuminata dal tramonto di Berlino fece si che filtrasse un po’ di luce all’interno di quel vicolo di città dove i bidoni e la spazzatura ricoprivano i contorni di quei luridi edifici, e i bambini correvano scalzi rincorrendosi, e le madri tornavano dai loro sudici lavori.
    E i ragazzacci giravano fumandosi spinelli tra le strade.
    E ascoltando musica Hip-Hop.
    E pensando solo al sesso e alla droga.
    E pestandosi a vicenda.
    Per ritagliarsi un posto in quella società.

    Sentii Andreas ridacchiare nell’ombra di quel vicolo con un piede sul corpo svenuto di uno dei quei quattro sfortunati che c’erano capitati a tiro.
    Non mi facevano affatto pena.
    Non erano nulla, avrei potuto ammazzarli e non sentirmi rattristato per la loro fine.
    Ma non lo avrei mai fatto.
    Uccidere era contro i miei prinicipi.

    -Capo, sai che presto arriveranno anche gli altri loro compagni?- rise portandosi tranquillamente la canna alle labbra e aspirando piano.
    Io ghignai sputando della saliva a terra.
    La felpa nera completamente sporca di terra e di sangue.
    Le mani segnate dalle solite avventure, dalla solita routine.

    -Evvai, ci sarà da divertirsi- sgnignazzò il castano dai lunghi capelli piastrati muovendoli con una mano per allontanarli dai suoi occhi.
    -Si, era l’ora cazzo- ammise Andreas buttando il filtro in una pozzanghera verdastra.
    -Bene, allora siete pronti vero?- dissi io atono








    Picchiare, scopare, fumare. Questo mi piaceva, il resto era totale indifferenza.

    Ah si, e lui, più di tutto il resto stranamente.





    -Eccoli, stanno arrivando- mi voltai verso Gustav, e alle sue spalle vidi altri cinque o sei ragazzi prepararsi a prenderle di santa ragione.





    *







    Presi il cellulare.
    Cancellai l’sms.
    Lo riscrissi ancora, ma non andava bene.
    Sbagliai a scriverne un altro salvandolo poi per sbaglio a bozze.
    Lo cercai, e lo cancellai tentando di crearne uno decente.
    E alla fine sbuffai buttando indietro la testa sui cuscini rossi e blu del gran tappeto.
    Il silenzio assordante della stanza.

    Niente sms





    *








    Altro sangue schizzò veloce spruzzandomi sui pantaloni e sporcandomi le nocche delle mani.
    -Pietà- sussurrò col labbro gonfio e sanguinante il ragazzo davanti a me.
    I miei compagni avevano appena finito di massacrarli fino a farli diventare carne da macello.

    Sorrisi.

    -Non c’è pietà per chi non rispetta le mie leggi- sussurrai.
    E gli diedi un ultimo grandissimo pugno sulla guancia
    mentre il cellullare nella tasca prendeva a squillare.

    Lui ricadde all’indietro sbalzando sopra ad un suo compagno sicuramente già svenuto.
    Schizzando il sangue uscito dalle labbra sul cemento.
    Piegando la testa indietro quasi a spezzarsi il collo.



    Uno squillo.




    -Bill- sussurrai sorridente.










    Un sorriso da psicopatico.






    Le dita sporche di sangue che scivolavano frenetiche sui tasti per poterlo ricambiare.




















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  15. Aoi Kohoo
     
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    User deleted


    Che vita Tom.. Bleeh. Sangue ovunque.. :waqeawr:

    Bill mi somiglia.. Scrivi messaggio, no brutto, cancella, riscrivi, no cancella.. alla fine gli scrive vai a fare la spesa che è finita la carta igienica.. xD

    Comunque bel capitolo** Aspetto il prossimo**
    <3
     
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994 replies since 8/3/2009, 11:23   50445 views
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