«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    CITAZIONE (Yshia @ 8/12/2009, 17:31)
    Dai no ragazze!
    dobbiamo resistere fino al ritorno di Miky! altrimenti che sue fans siamo??? dobbiamo continuare fino al suo ritorno! XD

    bwaaaa ç___ç


    *va a buttarsi dal balcone*


    i capitoli!!!
    *ritorna indietro*
     
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  2. oO°Isa89°Oo
     
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    MiikHy *waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaH*
    *corre felice per la stanza*
    ed eccola quiii finalmenteeeeeeeeeee *O*
    aspettiamo questi dieci capitoli
    *___*
     
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  3. MiikHy_Deafening
     
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    allora ragazze ç___ç
    eccomi qui.
    Volevo scusarmi apertamente con tutte, tra una cosa e l'altra, tra la pigrizia e tra la memoria fracica ho dimenticato completamente questo forum ç_ç
    Ma ora che leggo tutti i vostri commenti...pensavo che ve ne eravate dimenticate e invece...eravate tutte qua ç^ç
    poi avete scoperto il plagio, vi giuro, quando schrei483 mi ha mandato l'mp e me l'ha detto sono morta di tristezza, non tanto per quello ma per il forum, perché davvero voi stavate ancora qui ad aspettare ç^ç

    Non accade in nessun altro forum, davvero, quindi vi ringrazio con tutto il cuore.
    Farò una lista di tutte voi,, ù_ù lo giuro.
    E poi non so per cosa ma mi servirà xD
    Poii ora metto questa sezione in preferiti sul nuovo pc, e inizierò anche a postare Love-Game(over) qui, appena appena iniziata ** e verrò ogni giorno a rispondere a voi e a trovare un pò di calore, perché siete davvero state dolcissime ç___ç

    *si mette la tazzina di cioccolata calda in testa*
    e adesso... postiamo

    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...











    « ● Hai paura della notte?




    image













    XXII Capitolo.









    Ciao Tom, sono Georg.
    Ho ricevuto una chiamata, era Ris e con lui c'era anche James.
    Ha detto che deve dirti delle cose, le ha già dette a me.
    Non ti incazzare perché non sono stronzate.
    Dice di aver già visto Bill, in ospedale tanto tempo fà.
    è una cosa seria.
    Fatti sentire appena puoi.













    *

















    -Attenti, fate piano. Bill tesoro, bentornato a casa-
    Scesi dalla macchina, o meglio... mi fecero scendere.
    Jared mi teneva in braccio mentre io, lo sguardo vaquo e le mani rannicchiate in grembo, guardavo senza vita il palazzo di fronte a me.

    -Entrate, presto. Fatelo sedere sul divano!-

    Sentii il freddo di quel luogo entrarmi nelle ossa quando venni comodamente lasciato giacere su quella morbida copertura bianca mentre lo psichiatra e tutti, non ricordo chi, mi stavano intorno.
    Mi guardavano, mi sorridevano.
    Mi compativano.

    Io comprendevo tutto seppur la mia mente non fosse del tutto chiara.

    -Bill, mi senti? Dimmi come va?-

    Come poteva andare dopo esser stato mesi rinchiuso in una stanza senza aver visto né i propri genitori né nessun altro al mondo se non uno stupidissimo dottore e la sua faccia orrida?

    Sospirai, un sospiro tremulo.
    Non riuscivo a muovermi e non riuscivo a dire niente.
    Avevo quasi paura.


    -Dimmi con un cenno se hai bisogno di qualcosa o meno-

    Osservai il suo sguardo, quasi speranzoso, ma non dissi niente.
    Ne mi mossi un poco.

    -Bene- mormorò tirandosi sù.
    -Spero che come ho richiesto la nuova camera di Bill sia insonorizzata!-
    -Si- rispose Margot guardandolo tempestiva.
    -Benissimo, nè servirà. Verrò qui ogni giorno. Mi raccomando di NON farlo uscire, NON fargli vedere né sentire temporali ed altro. Sangue, notte, non parlare assolutamente di tutto ciò-

    Sussultai.

    Notte.


    -Hai paura della notte?-





    Ho paura?

    Rannicchiai le gambe al petto e strinsi le mani sulle orecchie strizzando gli occhi per non sentire altro.

    -Hai paura della notte?-


    Ho paura?


    -Hai paura?-
    -HAI PAURA???-






    Singhiozzai.


    Tutti si voltarono velocemente verso di me.
    Lo psichiatra corse subito accanto alla mia figura, tutti si zittirono, Margot impaurita ci guardava.

    -Schhh Bill non è successo niente-
    Un singhiozzo, più forte degli altri.

    -Portatelo in camera sua, subito, e non disturbatelo più. Non vi avvicinate, tutti questi odori sono per lui già qualcosa di nauseabondo, lasciatelo stare per conto suo in silenzio per un pò-

    Singhiozzai ancora sentendomi tirare sù.

    Dove mi stavano portando?

    Chi erano?

    Che volevano da me?

    Sprofondai il viso tra le mani e sentii la mia testa appesantirsi.
    In un batter d'occhio mi addormentai come se fossi svenuto da un momento all'altro.

    Sentii solo delle voci, un qualcosa formicolare nelle orecchie prima di cedere del tutto.

    -Se continuerà a svenire in questo modo chiamatemi appena succede. Non è un buon segno, vuol dire che la sua mente appesantita sta quasi per scoppiare. E trasformarsi in pappa.-
    -Dottore...-

    -Una cosa del genere- continuò - può far diventare le persone pazze.-













    Spalancai gli occhi guardando dritto il soffitto davanti ai miei occhi.

    Tom!

    Mi voltai alla mia destra tastando il lenzuolo accanto a me.
    Vuoto.

    Mi rizzai a sedere e subito notai un fogliettino poggiato sul cuscino.


    Ho avuto da fare, ma non preoccuparti torno presto.
    Vai a scuola e non cacciarti nei guai.
    Tom.


















    La macchina di Jared si fermò poco distante dalla scuola.
    L'edificio, brulicante di ragazzi che entravano e sostavano di fronte alla sua entrata, mi diede un'immancabile senso di smarrimento e la voglia di sorridere scomparve del tutto.

    Come se la mancanza di Tomi non potesse già bastare.

    La scuola mi esasperava.
    Mi esasperava pensare che avrei rivisto quel dannato professore, mi esasperava pensare che Tom non era accanto a me.

    Pensando che ero solo, solo senza ossigeno, in un luogo dove un qualcosa, un qualcosa di spiacevole, un qualcosa di infantile, mi faceva ricordare flash senza senso, ricordi di un passato solitario ma tranquillo prima di conoscere l'inferno.

    -Arrivederla signorino Trumper-
    -Arrivederci Jared, grazie- sussurrai, ma era già sparito nella limousine dietro di me.
    Sospirai stringendomi lo zaino sulle spalle, come ogni singola mattina davanti a quell'edificio.
    Infondo vivere quella situazione poteva in qualche modo farmi vivere sensazioni più che normali, vivere un qualcosa che fosse anche uguale agli altri, almeno per poche ore della mia esistenza.
    Essere normale.

    Magari potevo guarire o almeno anche solo cambiare, magari avrei potuto concedermi un pò più a Tom, e arrossii a quei pensieri.

    E avrei potuto renderlo un pò felice, e...non annoiarlo come sempre.

    Non volevo che Tom mi lasciasse e stupidamente pensavo che anche se mi amava così tanto avrebbe potuto comunque stancarsi di me da un momento all'altro.

    E lasciarmi solo, solo nella notte.

    Senza di lui io non ero nulla.


    Mi ritrovai senza accorgermene davanti alla mia classe.
    I capelli neri e non troppo piastrati che mi ricadevano morbidi sulle spalle, il giacchetto bianco stretto intorno alla mia fragile vita con una morbida pelliccetta intorno al cappuccio del tutto in contrasto con la mia figura completamente scura, gli occhi contornati di un fitto nero risaltavano sulla mia pallida pelle.

    Ovvio che attirassi una grande attenzione su di me, o per il mio modo di vestire o per il mio stupido modo di essere non facevo altro che far fraintendere chissà cosa alla gente.
    Ma il mio trucco, il mio modo di vestire non lo avrei cambiato mai.
    Era il mio stile, era ciò che insieme, io e lui, avevamo creato.

    -Questo è per te!-
    -Un regalo?-
    -Un regalo speciale-
    -Che cos'è?-

    Glielo sfilai dalle mani, le nostre piccole e candide dita che si incontrarono in un gelido e morbido tocco.
    -Una collana, una collana nera, ti sta bene- e mi sorrise con il suo tenero visetto da bambino.
    -Mi piace quando mi trucchi così-
    -E a me piaci truccato così!-

    Misi la collana e alzai il mio sguardo su di lui. Pieno e trabboccante di felicità.
    Vera e pura, semplice felicità.




    -Ti voglio bene William-

    -Ti voglio bene Bill-









    Ingoiai ripensando a quegli amari ricordi.
    Aprii la porta e un vortice di odori mi investì in pieno.

    Il professore di sostegno questa volta seduto accanto a quel Josh, forse il ragazzo meno intelligente che avessi mai conosciuto in vita mia, anche se infondo ne avevo conosciuti davvero pochi, alzò lo sguardo verso di me con occhi di fuoco, ma tentai innoquo di non notarlo sedendomi silenziozo al posto di Tom, vicino a quella finestra, pensando ovviamente a lui.

    Non cacciarti nei guai.
    Tom.



    Ma io infondo non potevo preoccuparmi un pò di lui?
    Chissà dove o in che postaccio era andato...



















    Quando suonò la ricreazione mi alzai in piedi prendendo in mano il mio cellulare, in quella classe prendeva a mala pena e se Tom mi avesse chiamato si sarebbe sicuramente preoccupato troppo come sempre.
    Uscii dalla classe tentando di non scontrarmi con nessuno e stando attento ad aspirare prima una sana e pulita boccata d'aria, cercando di non dare nell'occhio, e mi immischiai nel corridoio principale.
    Brulicante di ragazze e raggazzi.
    Sorridenti.




    -Bill...allora ci vediamo!- sussurrò toccandomi ancora le mani tra le sue.
    Il suo accento americano mi fece scoppiare in una dolce e serena risata seguita dal suo tenue e dolce ridacchiare.

    I capelli neri e lunghi che ad ogni minimo movimento mi accarezavano le spalle. William li aveva ben pettinati.
    Il trucco nero che spolverava morbido i miei occhi come lui stesso adorava truccarmi spesso.

    Ci eravamo conosciuti non so quanto tempo prima, un giorno in cui piccino mia madre, la sua prima ed ultima volta, mi aveva portato ad un parco lontano dalla nostra casa.
    Il posto era sempre lo stesso, William abitava in una casetta proprio poco lontano da lì, in quel quartiere malfamato sempre però ricco di bambini.
    Lì eravamo ora, in quel parco, anni e anni dopo.
    Ora avevamo ben dieci anni ...per la precisione.

    La mamma di William era malata, lo era sempre stata per quanto ricordassi, e così quando poteva uscire portava con se tutti i trucchi della madre, le sue spazzole, i suoi profumi, e mi faceva sedere a terra, sulla sabbia, mentre felice mi preparava come se fossi la sua piccola bambola.
    E lui era il mio bambolotto.
    Io e William saremmo stati insieme per sempre.

    Avevo sempre pensato che lui facesse tutto questo per la mancanza di una vera madre, mi trattava come se fossi il suo bambino ed io lo trattavo come se lui fosse il mio.
    Io e William eravamo amici per la pelle.
    Come diceva lui, lui amava stringermi le mani e ripetermelo ore ed ore.

    Quel giorno stranamente però si era fatto scuro, il cielo preannunciava sicuramente un temporale.
    Così lo avevo guardato, mi aveva stretto forte le mani, mi aveva detto scherzosamente con la sua vocina da bambino -Forse dovremmo andare-
    Ed io guardandolo sorridente avevo annuito e avevo stretto la sua mano tra le mie.

    I capelli biondi e corti che rispecchiavano i tenui raggi solari, la carnagione bianca, gli occhi ricchi di bontà.

    -Jared non è arrivato. Torno a casa solo.-
    -Non farlo. Si farà buio-
    -Ma io sono forte-
    -Le principesse non sono forti sono belle-
    -Io sono la tua principessa?- sussurrai stringendo più forte le sue mani.

    Lo vidi sorridere e scoppiai anche io.
    -Devo andare William-

    -Ti amo Bill-
    Detti un casto bacio sulle sue tenere labbra.

    -Ti amo William- e mi allontanai da lui.
    -Non cacciarti nei guai!- sussurrò triste vedendomi allontanare da quel parco.

    Le altalene che cigolavano al vento che piano piano si stava levando.

    -Non avere paura, si sta solo facendo notte. Io non ne ho-
    e detto questo mi allontanai dal mio piccolo angelo.
    Per sempre.






    -Hei puttana dove stai andando!-
    E ad un colpo le mie spalle sbatterono contro gli armadietti.







    *








    Georg cazzo non sono potuto venire.
    è successo un casino, a casa.
    Aspettami, ti chiamo appena posso.
    Tom.









    Digrignai i denti quando la sua figura crollò del tutto su di me.
    I suoi ricci lunghi e biondi che ricadderro sulle mie labbra, la puzza di alcool e sigaretta che impregnavano la sua pelle fino all'osso.

    Sorressi mia madre spostando con i piedi le bottiglie a terra, le lacrime che scorrevano sul suo viso che mi bagnavano la maglia.

    -Eppure- singhiozzò per il troppo alcool - io credevo che avessi fatto bene a portarmelo a letto-

    Sorrisi lasciandola sdraiare sul divano.

    Quando l'avevo vista svenuta tra le bottiglie mi era preso un emerito infarto, ma dopo una cioccolata calda e un pò di cibo, si era risvegliata del tutto, o quasi.

    Cazzo, io dovevo, volevo, correre da Georg, il suo messaggio mi aveva già troppo incuriosito. Lasciare Bill quella mattina era già stata una grossa frustrazione e non poter andare da lui era qualcosa che mi stava uccidendo.
    Volevo stringerlo nelle mie braccia e baciare la sua pelle.

    Guardai mia madre oramai addormentata sul divano e sorridendo mi avvicinai a lei.

    -Ora devo andare mamma- sussurai.
    -Bastardo di un figlio mai voluto- disse con la voce impastata dal sonno.
    -Ti voglio bene anche io- risposi poi uscendo dalla stanza.




    Con un sorriso amaro in viso.

    Io a lei gli volevo bene davvero.











    *











    Che cosa?...


    Sentii un dolore forte colpirmi alle spalle quando improvvisamente caddi su quella superficie fredda.

    Ero intontito, non capivo come potessi aver fatto a cadere, chi piuttosto mi avesse spinto con tanta potenza e cattiveria.

    Alzai lo sguardo e lo incrociai con un branco di ragazzi davanti a me.

    Gli altri studenti che indifferenti passavano dietro di loro senza badare a noi, come se quelle fossero scene di tutti i giorni.

    -Che...che cosa volete?- sussurrai impaurito spostando il mio sguardo su colui che sicuramente mi aveva dato quella spinta.

    -Cosa vogliamo? Hei, lo avete sentito? La troia ci chiede cosa vogliamo?- rise di scherno guardando i suoi compagni.
    Poi si riavvicinò a me e mi diede un altra spinta, più forte.

    Strusciai nel cadere la mano sull'armadietto dietro di me tagliandomi per sbaglio un dito, ne sentii il pizzicore tenue.
    L'odore metallico.

    -Vogliamo che ce lo ciucci anche a noi, è!-
    -Non capisco che state dicendo!-

    Un altra spinta, delle mani appicciate alle mie spalle.

    -Ti diverti con il tuo amichetto Tom, vero? Ti diverti a fare la sua troia, tanto è l'unica cosa che sai fare!-

    -Io non sono la troia di nessuno- sbottai esasperato guardando spaventato il ragazzo davanti a me.

    Troia di chi?
    Non era colpa mia.

    Quella notte non era stata colpa mia.

    -Puttanella smettila di dimenarti cazzo!-



    Spalancai gli occhi, giusto in tempo per vedere un cazzotto andare dritto dritto a schiantarsi contro la mia guancia.

    Sentii il sapore del sangue mischiarsi alla saliva e impregnarmi la gola, scendendo giù, piano, come quella sera.

    -Cosa cazzo fai? Se Tom lo viene a sapere ci ammazza a tutti- disse il suo compagno mettendo una mano sulla sua spalla.

    Non vedevo niente, o almeno la loro sfocata immagine davanti a me.

    Stava piano piano impazzendo tutto.

    Vedevo le loro facce parlare e non sentivo i suoni. La gente camminare e correre restando poi ferma.
    Tutto sbatteva sulle pareti della mia mente e rimbombava come se il mondo stesse collassando su se stesso.

    E la mia mente stesse pian piano scoppiando.

    Inclinandosi su se stessa come un vetro spaccato.

    -Non lo farà- degrignò i denti e mi guardo stringengo la presa sulla mia maglietta tirandomi su fino alla sua altezza. La schiena che strusciava contro quei duri armadietti.

    Il corpo gracile e magro tra le sue mani, un rivolo di sangue che per via della posizione sciovolava fuori dalle labbra.

    Gocciolando a terra e rimbombando in quel vicolo vuoto.



    -Puttana- mi sputò in faccia, per lasciarmi andare e cadere seduto con un tonfo a terra.

    Si allontanarono, forse fu così, ma non li vidi affatto, in realtà non vidi nessuno.

    Mi attappai le orecchie.
    Non sentivo alcun suono eppure sentivo le orecchie esplodere.

    -Puttanella-


    No...

    -Per favore lasciami, ti prego-
    -Non scherzare, adesso ci divertiamo-


    No...

    -Tu sei la mia Troia-



    Io non sono la troia di nessuno!


    O forse si...


    -Ti diverti con il tuo amichetto Tom, vero? Ti diverti a fare la sua troia, tanto è l'unica cosa che sai fare!-



    Mi alzai di scatto ignorando il dolore delle gracili ossa e iniziando a correre verso una meta del tutto oscura.
    Volevo scappare, scappare come sempre.



    -Ma non puoi scappare, non puoi, mi dispiace piccolo-





    Sbarrai gli occhi ritrovandomi a sbattere contro un professore.

    Alzai lo sguardo, ma non sapevo cosa vedere, cosa c'era avanti a me.

    Io vedevo solo il fumo e sentivo solo ciò che la mia mente voleva farmi sentire.

    -Signorino Trumper, va tutto bene?-

    Lo guardai spaesato, sentii il mio labbro spaccato bruciare piano, sentii il suo sapore pungente in bocca e la mia mente urlare cose ormai passate.

    Forse vidi anche la faccia di William.



    -Sei così bello Bill. Tu avrai una vita serena amico mio-
    -E l'avrai anche tu-

    -E l'avremo insieme...-




    Poi svenni schiacciato dalla pesantezza della mia stessa anima.





























    Quando aprii gli occhi il bianco delle pareti fecero sì che li dischiudessi appena.

    Il letto morbido e bianco sotto di me lasciò che ricordi e flash back del passato mi facessero rizzare a sedere per controllare se tutto non fosse tornato indietro e la vita non fosse stata tutto un sogno.

    Od un incubo.

    Ed incontrai lo sguardo di Tom, serio e cupo, seduto accanto a me.

    -Tomi- sussurrai ed un brivido mi percorse il corpo facendomi azzittire all'istante.
    Il suo sguardo mi faceva male.

    -Chi è stato Bill- disse fermo con una voce fredda che non era solita del mio dolcissimo Tomi.

    -Ecco, i-io...-

    -Dimmi che è stato!- ammonì forte stringendo le mani a pugno.

    Sussultai sentendo le lacrime giungere angli occhi.

    -Non lo so- mormorai piano con la voce tremante -non lo so, non li conoscevo, non riprendertela con me!- continuai portando le gracili mani davanti al volto tentando di coprire i miei singhiozzi ed il mio viso.

    Tremavo, sicuramente Tom se ne era accorto solo in quel momento, e sicuramente si era pentito all'istante del suo gesto, poiché sentii lo stridere forte e veloce di una sedia, e poi due enormi braccia cingermi il corpo coprendomi con la sua grande figura.

    -Perdonami- lo sentii sussurrare stringendo ancora di più la sua presa.

    -Sto impazzendo, quando Andreas mi ha chiamato dicendomi che eri stato portato in infermeria sono subito scoppiato e corso qui da te. Non sai quanto sono stato in pensiero, scusami, scusami- ripetè tra i miei capelli respirando sul mio caldo collo.

    Non dissi niente finché la sua figura non si allontanò dalla mia.

    Il mio corpo continuava a tremare per quanto io non volessi altro che farlo stare immobile.

    Sul mio volto un sorriso amaro.

    Eppure avevo sperato che potessi tornare normale.

    Perché infondo avevano ragione tutti.
    Io non ero normale.
    Non lo ero affatto.


    -Sono la tua puttana Tom?- sussurrai dopo attimi di silenzio tra di noi.

    -Non so chi ti abbia messo in testa questa cosa, ma sappi che non sarà mai così!-

    Lo guardai, eravamo entrambi seri, io tremavo, lui era immobile.

    -Dio sono uno stupido, non faccio altro che ferirti- sussurrai portando una mano sulle labbra, sentendo le lacrime scendere sul viso.

    -Ma cosa, cosa stai dicendo?- una mano mi cinse la vita, un'altra mi fece alzare il capo e le morbide labbra di Tom si impossessarono delle mie sporche di sangue facendomi notare un fastidioso quanto dolce dolore.

    Sentii la sua lingua passare piano su quel taglio come a non volermi fare male, la sua mano aggrapparsi alla mia maglietta nera quasi a volerla strappare dal corpo.

    Mi aggrappavo a lui mentre sentivo il mondo sotto di me pian piano scomparire.

    -Devi riposare- sussurrò staccandosi da me.

    Lo vidi prendere le mie scarpe e scoprirmi piano piano dalle bianche lenzuola.

    -Jared ti sta aspettando qui, devi andare a casa, metterti sotto le coperte e dormire. Sei troppo caldo- sussurrò poggiando le sue labbra sulla mia fronte.
    Tremai ancora.

    -Forse hai persino un pò di febbre-

    Mi infilò le scarpe, il giacchetto e mi prese in braccio, saltai e tremai tra le sue forti braccia, salutando con un cenno l'infermiera fuori quella stanza.
    La mia cartella che penzolava dalla sua forte spalla.

    Quando uscimmo dall'edificio la scuola ed il piazzale adiacente erano già completamenti vuoti da un pezzo.

    Spalancò lo sportello della limousine e mi lasciò sedere comodamente sul sedile, poi appoggiò le braccia con la sua larga felpa nera sul tettino della grossa auto sovrastandomi con il suo caldissimo corpo.

    -Vai a casa mangia qualcosa e dormi senza pensare a nient'altro-

    -E...e te?-

    -Io...ho una cosa da fare.-

    Sicuramente notò la mia faccia delusa.

    Entrò con le braccia nella macchina e mi strinse tra le forti braccia.
    -Ti bacerei se non ci fosse questo qui- sussurrò e con un cenno del capo indicò Jared davanti a noi che impaziente attendeva di partire.

    -Mi manchi, sappi solo questo- continuò respirandomi sul collo.
    -Se ti accade qualcosa, qualsiasi altra cosa chiamami, subito, in qualsiasi ora, in qualsiasi momento. E io sarò da te-

    Poi si allontanò sorridendomi di sbieco.

    -Ciao Bill- e con dolcezza richiuse lo sportello.

    Sentii la macchina mettere in moto, non feci in tempo a fare nulla, vidi la sua figura scomparire aldilà del finestrino nero.

    Avrei voluto piangere, piangere perché lo amavo da impazzire.

    Ma la testa scoppiava troppo di dolore, e notai che nemmeno di piangere mi era ormai più concesso.












    -Non dovresti piangere, non è bene per una principessa come te-
    Una carezza e William mi rubò una lacrima.

    -Mi dispiace per la tua mamma Willy, cosa, cosa posso fare?- sussurai tra i singhiozzi continuando a piangere forte.

    Sorrise amaramente stringengomi le mani, come tanto adorava fare.

    -Stammi per sempre accanto. Basta solo questo-

    Ma non potei rispettare la promessa.







    Ora Dio mi stava dando un'altra opportunità e nel bene o nel male l'avrei rispettata.
    Per sempre.
    Accanto a Tom.








    Dopo mesi e mesi chiuso in quell'ospedale ebbi il coraggio di tornare a vivere.

    -Tra-trasferito?...-
    -Mi dispiace signorino- disse lo psicologo davanti a me.


    Eppure sembrava che stesse mentendo.
    Tanto ormai non credevo più a nulla.


    William, anche lui, mi aveva mentito.




    Ricorda Bill, mai affezionarsi alle persone.
    Pensai.



    Mai.
    Le persone fanno solo male.






    Sentii delle braccia forti poggiarmi sotto le coperte, le mani di Jared che piano piano mi stendevano sul letto della mia camera, ma dinuovo sprofondai nel sonno.





    -Wi...Willy, chi è lui?-
    Guardai William mentre, come solito, seduti in quel parco giocavamo.

    -Lui? Sorridi Bill. Lui è mio fratello James-
























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    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...











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    XXIII Capitolo.








    Ho pensato spesso a me, alla mia condizione, al mio modo di essere e di pensare.
    Se quel giorno non avessi fatto di testa mia e avessi aspettato Jared sicuramente le cose non sarebbero andate come poi era accaduto.
    Ma il destino, il destino aveva voluto che io quel giorno mi ritrovassi in quel medesimo luogo dove mai più, credevo, avrei messo piede.
    E destino volle anche che mi incotrassi con quella persona, quell'uomo ubriaco il quale poi era scomparso dalla mia esistenza, colui che era scappato dopo avermi mozzato la vita, colui che aveva fatto sì che tutto inevitabilmente potesse inclinarsi su se stesso, ed impazzire.
    Egli aveva aperto le porte dell'inferno.

    Non avrei mai pensato che l'inconscio umano potesse essere tanto ma davvero tanto strano e surreale, non credevo che la mia mente potesse incondizionatamente muovere i miei ricordi e le mie paure, impazzire e rendermi pazzo.
    Sapevo, avevo sentito parlare dei così detti traumi, delle fobie, avvenute in seguito a vicende shoccanti che segnano la vita come un marchio a fuoco sulla pelle, ma non pensavo che potessero avere un tale condizionamento sulla vita di una determinata persona.
    Non pensavo che senza volerlo avrei fatto cose e ragionato in una maniera tanto strana, veloce e istintivamente protettiva...nei miei confronti.

    Dopo ciò che era accaduto, dopo quella volta quando fui portanto in ospedale, ricordo che non avevo mai del tutto chiuso gli occhi, sin dalla violenza fino a quando fui posato su quel gelido lettino.
    Ricordo che vedevo tutto come in uno di quei film, le voci lontante, il corpo insensibile al tocco.
    Gli occhi sbarrati durante la violenza si erano poi pian piano andati a spegnere. Quando avevo ceduto tra le sue forti braccia, le braccia di quell'uomo cattivo, la mia mente aveva iniziato a filmare ogni cosa ed ogni particolare diventando ad ogni ricordo di quella determinata cosa come un ago puntato profondamente sulla pelle.
    Aspettando che il sangue scenda lento fino all'esasperazione.

    Ricordo le voci, il buio avvolgermi ed entrarmi nelle ossa, le grida e le luci veloci di quell'ambulanza. Non ricordo i volti intorno a me, tante piccole formiche che si muovevano come in un grande formicaio, l'interno della vettura, il grandissimo ospedale.

    Ricordo una maschera poggiatami sul viso e in quel momento avevo sentito di ricominciare a respirare anche se poco. Sentivo il cuore, lo stomaco, i polmoni schiacciati dentro di me, sentivo il cuore che comunque imperterrito continuava a tentare di battere senza arrendersi mai, e ricordo la mia mente lucida che filmava, e filmava, e continuava a filmare quella storia imprimendola nella mente per non farmela dimenticare più.
    E rivedere sempre quella trama così dolorosa.

    Ho pensato spesso a me, a quanto io non abbia mosso un muscolo e apparentemente non abbia fatto niente, ma di quanto il mio cervello abbia in tutto quel tempo fortemente lavorato dentro di me, e archiviato situazioni, e modificato ideologie e pensieri.
    E resettato tutto.

    Ricordavo poche cose di tutto ciò che non aveva a che fare con tutto quello che quella sera la mia mente aveva filmato, tra cui le stesse persone, poche cosa della mia vita prima di quella violenza.
    Avevo rimosso il volto del mio unico migliore amico, gli abbracci di mia madre, una vita normale e serena.

    Avevo tentanto in un momento di apparente lucidità di dimenticare, di provare a celare il tutto e ricominciare a vivere.
    Ma era impossibile, la mia mente lo sapeva bene.
    Lei decideva.
    Lei comandava i miei gesti e i miei movimenti.

    Ed ogni giorno per lei era una vera e propria lotta contro tutto ciò che aveva lei stesso deciso essere repellente alla mia figura.
    Sentivo i suoni che avevo filmato quella notte? Impazzivo.
    Sentivo l'odore delle persone così vicino? Sudore, sangue, alcool, sesso, umidità, brezza? Andavo in tilt.
    Sentivo il sapore di qualcosa che pian piano mi arrivava in gola? Vomitavo.

    E tante volte, ironicamente, ho pensato che se fossi stato schiacciato da un automobile forse comunque mi sarebbe andata meglio.
    Avrei iniziato ad avere paura delle auto e sfiducia nella loro carrozzeria e nella loro fabbrica, magari.

    Ma essendo stato soggetto ad una violenza carnale, a volte penso sia stato davvero ingiusto averla ricevuta da un uomo, e quindi odiare le persone, avere sfiducia nei loro comportamenti e nel mondo intero.

    I primi tre anni in seguito a quella vicenda non avevo mai più visto una persona che non rientrasse nel circolo ristretto degli abitanti del mio palazzo e dei miei medici e psichiatri personali.
    Non riuscivo a pensare di voler vedere William perché seppur volevo accanto lui la mia mente sfumava la sua figura e mi faceva serrare gli occhi dal dolore contorcendosi, facendo scorrere dinuovo davanti agli occhi quel maledetto film.
    E sentivo la testa scoppiare. Non volevo eppure il ricordo la mia mente continuava a riproporlo, era lì, stampato davanti a me, ai miei stessi occhi.
    E crollavo, svenivo, sotto lo sforzo e il rifiuto del mio stesso stramaledetto inconscio.
    Tutto era sbagliato.

    Io non volevo che andasse così.

    Con il tempo ero riuscito a migliorare, ad uscire, a parlare anche con altre persone, maestri, ragazzi, gente piuttosto comune.

    Pensavo, pensavano tutti che in un modo o nell'altro presto avrei riacquistato la mia tanto attesa vita normale.
    Non sapevano però, non sapevamo tutti, che quel film era stato solo momentaneamente archiviato, e che un giorno avrei dovuto fare i conti con la sua pellicola ormai ben incisa nella mia esperienza.

    E rivederla giorno per giorno in uno straziante gioco di ruoli dove la trama, in uno splendido e perfetto intreccio, sarebbe stata il mio più grande incubo.

    Ho pensato spesso a me, e al fatto che non avessi mai fatto del male a nessuno.
    Che davvero non me l'ero meritato, e che lui di certo non si meritava un fardello pesante come me.
    Che, parlandoci chiaro, non sarei mai potuto comunque tornare normale.
    Mai.





    -Mai-
    -Cosa Willy?-
    -Noi non ci divideremo mai!-




    La mia mente si riblocca, mi fa scorrere come un flash i ricordi di un pezzo facente parte di quel film.
    E mi fa piangere dal dolore al solo ricordo.

    Bugiardo!


    No, non è vero, lui voleva, lui sarebbe rimasto davvero con me.
    Ma la mia mente, era lei che comandava, io ne avevo paura.
    Lei pensava che fosse così ed io non potevo oppormi a lei.

    Lei ritornava padrona.

    E le tenebre cadevano.















    Serrai gli occhi e li aprii di scatto tirandomi a sedere.
    La testa, la testa era pesante, e a peso morto mi rigettai su quel morbido cuscino portandomi una mano sulle tempie.
    Pulsavano, sentivo il sangue fluirne al loro interno e ne rabbrividii tentando di non pensare a ciò, avrebbè solo complicato quella dannatissima situazione.

    -Ben svegliato!- mormorò una persona accanto a me.
    Spalancai di nuovo gli occhi alzandomi ancora e voltando la testa. Tom era lì, sdraiato sul mio stesso letto, ovviamente dalla parte opposta, e mi guardava mentre era rivolto di profilo verso di me.
    Si tirò a sedere mentre la testa, sconvolta da quel movimento improvviso, mi dolè di nuovo e mugugnai portandomi entrambe le mani ai lati di questa. Faceva male, maledettamente male da impazzire.

    -Hai avuto un incubo...- sussurrò portando una mano sulla mia spalla.
    Quasi sorrisi a quell'informazione.

    Era da quella notte che io ogni notte urlavo e facevo incubi, ma lui di certo non poteva saperlo. Quando ero accanto a lui questo non succedeva mai.
    E da ciò capii anche una cosa.

    -Sei appena arrivato vero?- mormorai facendo uno sforzo immane per voltarmi verso di lui.
    Anche i miei occhi dolevano ad ogni singolo movimento.

    La sua mano mi spinse verso giù e riaffondai in quei freschi e morbidi cuscini.
    -Si...scusami... ho avuto da fare-

    -Hai sempre da fare ma non mi dici mai niente. Perché Tom? Perché non tenti di rendermi partecipe della tua vita?- mugugnai portandomi una mano sugli occhi per tentare di calmare il dolore.
    Niente.

    Avevo un chiodo conficcato bene nella nuca.

    -Non è questo, è che non è importante-
    -Cose non importanti ti portano lontano da me?-
    -Non... non volevo- disse con voce seria, e a quelle parole spostai la mano.

    Sempre il solito stupido esagerato, io.

    -Vieni qui...- sussurrai allargando le braccia, e la sua figura si appoggiò lenta accanto a me poggiando la sua testa priva di quel cappellino sul mio petto.
    Lo accarezzai piano.

    -Scusa- mormorai.
    -Il tuo cuore sta per esplodere- disse poggiando una mano sul posto dove avrebbe dovuto trovarsi.
    Se non era già caduto a pezzi.

    -è l'effetto che mi fai- mormorai chiudendo gli occhi e beandomi del suo dolce e morbido odore che mi impregnava rapido le narici.
    Semplicemente divino.
    Poi...sentii la sua mano poggiarsi calda sulla mia fronte e li aprii gli occhi trovando il suo volto poco distante dal mio.
    -Hai il viso rossissimo- mormorò serio continuando a tenere la sua mano sulla mia fronte. Poi la spostò e si mise a sedere accanto a me.

    -Dove sta il termometro?- bisbigliò sicuramente guardandomi.

    Gli occhi mi pesavano quindi non mi mossi affatto.
    -è proprio qui, dentro il comodino-
    Lo sentii aprire il mobile in legno e fermarsi un attimo silenzioso.

    -è pieno di pasticche qui-
    -Non sto bene per tanto a lungo-
    -Ci sono anche tantissimi sonniferi-
    -è perchè ne ho bisogno Tomi-
    -Hai bisogno anche degli anestetici?-

    Spalancai gli occhi rizzandomi a sedere.
    Questa volta un forte senso di nausea mi fece rabbrividire fino alle punte dei capelli e subito poggiai una mano sullo stomaco ed una sulla bocca ascoltando il mio respiro accellerato ed i rumori che Tom fece correndo subito accanto a me.
    -Hey tutto bene?- disse allarmato avvolgendo le dita sul mio polso.
    Scostai la mano dalla bocca, ma solo per riuscire a respirare.

    La mia testa...

    -No..- mugugnai strizzando gli occhi e lasciandomi avvolgere tra le calde braccia di Tom.
    Avevo freddo, tanto tanto freddo.

    -Ho freddo- borbottai stringendomi più forte a lui.
    -Hai l'influenza- disse sorridendo di sbieco.
    -Non credo che sia l'influenza- mormorai tentando di tenere gli occhi leggermente aperti.

    La mia mente, lei stava reclamando.
    Lei mi faceva impazzire.

    La mia mente, lei stava lottando.
    LEI STAVA LOTTANDO CONTRO DI TOM.

    Questo...questo stava semplicemente succedendo.

    -39 cazzo...- borbottò sfilandomi il termometro da sotto la maglietta.
    Quando me lo aveva messo??

    Mi fece scendere lungo le coperte e si infilò sotto di queste accanto a me stringendomi forte.

    -Mi dici che hai dovuto fare di tanto importante?- insistetti tornando al discordo di prima.
    Sentivo la mia mente offuscata ma, senza voce, continuavo a parlare.

    -Dovevo vedere delle cose. Il mio amico, Georg, mi doveva dire delle cose. Poi però ho avuto altro...da fare, ieri e questa notte, e non ci sono più andato, semplicemente-
    -Che cosa hai dovuto fare?- dissi ancora, sentivo il suo odore entrare in me e confondermi la testa.

    Era buono, era ossigeno, era la mia esistenza.
    Ma era pur sempre una persona.
    Ed io lottavo proprio contro di questo, lottavo contro quel dannato film, imponendo il fatto che o nolente o volente la mia mente avrebbe dovuto accettare tutto quello, avrebbe dovuto accettare Tom.
    Anche a costo di esplodere una volta per tutte.

    Mi chiesi perché Tom non mi stesse rispondendo.
    Mi chiesi anche perché non vedevo nulla in effetti.
    Poi mi chiesi perché non percepivo niente.






















    Strinsi forte quella mano avvolta intorno alla mia vita.
    Sbattei le palpebre un paio di volte prima di voltarmi verso la sua calda figura.
    Tom mi guardava, era fisso su di me, e con un dito spostò una ciocca da davanti ai miei occhi, serio come quando era arrabbiato, quando era confuso, o quando stava pensando a qualcosa.
    -Tomi- mormorai.
    La mia testa pesava anche se leggermente più leggera.
    Mi stava fissando. Continuava a farlo, e arrossii ancora, abbassando lo sguardo.
    La sua mano, ormai avvolta dietro la mia schiena, mi passò ad accarezzare il viso schiudendo piano le mie labbra, soffermandosi su quello inferiore.

    -Come ti senti?- mormorò facendomi alzare il viso.
    -I tuoi occhi sono davvero molto lucidi- disse continuando a fissarmi intensamente.
    Tremavo sotto quegli occhi tanto potenti.
    -Sto..non lo so. Mi fa male ancora tanto la testa-
    -Mi hai fatto prendere un colpo- soffiò via portando la mia testa contro il suo petto e stringendomi forte a sè.
    -Cosa hai Bill? Sei svenuto tra le mie braccia e continuavi a chiamare il mio nome. Cazzo Bill, dimmi cosa cazzo ti succede!-
    Quasi urlò, digrignando i denti.

    Sussultai forte tremando ancora di più.
    Sicuramente se ne accorse, poichè sentii la sua stretta farsi più forte e la sua voce sussurrarmi tra i capelli: -perdonami, scusa, non volevo alzare la voce-

    Io però continuavo a tremare.

    Dio solo sapeva quanto diavolo potevo amare Tom.

    Dio solo sapevo però quanto anche io potessi avere una fottuta confusione in testa che mi metteva paura.
    Io non volevo avere paura di Tom.
    Nolente o volente non avrei ceduto.

    -Non...Tom...io non sto spesso bene-
    Ed infondo era anche una mezza verità.

    Ma potevo andargli a dire che erano semplicemente le fobie successive ad uno stupro e successive anche ad una tortura che mi aveva portato in fin di vita?
    E che ero stato in come in seguito a quello?
    E che la mia vita, questa cazzo di stupida vita era diventata la mia stessa tomba?
    Io Potevo??


    No...







    Io davvero non potevo nulla.
    La mia mente invece poteva qualcosa.

    Lei non voleva che io tutelassi Tom.
    La mia testa era diventata mia nemica e questo forse mi fece anche sorridere.
    Lei non voleva Tom, io sì, chi avrebbe vinto questa sfida?


    Circondai il suo tenero collo con le braccia sfiorandogli le morbide labbra con le mie.

    -Non voglio mentirti- anche se lo sto già facendo.
    -Non lo faccio per me.- lo faccio per te Tomi...
    -Perché non voglio farti preoccupare, davvero- perché non voglio anche farti allontanare da me.

    -Va tutto bene Tomi- io infondo sono solo una persona anormale...

    Strinse le sue braccia forti intorno a me.
    Tanto da farmi quasi male.

    -Cosa stai dicendo? Non riesco a capirti...-

    Non mi capivo nemmeno io.
    Cosa stavo dicendo, che diamine stava succedendo?

    -Hai mangiato ieri?- disse staccandosi da me e guardandomi negli occhi.
    Le coperte alte fino ai nostri menti allineati.

    -Si...a pranzo mi pare- sussurrai perso nel suo sguardo pacifico.
    -Cazzo Bill- imprecò alzandosi a sedere e facendo si che le coporte scoprissero la mia piccola figura.
    Tremai dal freddo e mi ricoprì all'istante.

    -Vado a prenderti qualcosa da Margot. Te non ti muovere, non combinare danni- dettò ciò mi scoccò un baciò dolce sulle labbra e mi parve di sentire la porta chiudersi dietro di me.
    In teoria sarei dovuto andare in bagno ma non riuscivo a muovere un muscolo.

    Tom era...così premuroso con me.
    Non capivo, non capivo perché il mio inconscio non riuscisse ad accettarlo.

    Perché era una persona?

    Ma cosa diamine importava chi Tom potesse essere o meno.

    Lui era Tom.

    Lui era il mio inimitabile Tomi.

    Lui era il mio protettore.

    Strizzai gli occhi accorgendomi di stare completamente delirando.

    Sentii la porta aprirsi lentamente e richiudersi con la stessa calma e tranquilla velocità, poi mi alzai a sedere, piano, aiutato dalle forti braccia di Tom.
    Come una bambola tra le sue mani.

    -Mangia qualcosa, non ti reggi in piedi-
    Senza rispondergli presi io bocca un pezzo di crostata, mangiandolo piano, molto lentamente.

    -Come ti senti?- sussurrò seduto accanto a me.
    La sua mano poggiata sulla mia fronte sudata.

    Stavo...come?

    -Sto b-bene- sussurrai bevendo un goccio d'acqua.
    Poi scostai il resto con una smorfia disgustata, stavo davvero per rivomitare tutto.

    Tom non parve credere alle mie parole, ma da quel che gli dissi capì che non stavo affatto nelle condizioni di poter anche solo provare a ragionare su qualcosa.

    Mi scansò il vassoio poggiandolo a terra e poi mi fece stendere indietro lasciandomi chiudere gli occhi su quel materasso gelido.

    Le sua mani bollenti intorno a me ed il suo sguardo non mi lasciarono per tutta l'intera giornata.
    Forse si riposò anche lui su quell'immenso letto.


    Io so soltanto che quando la notte spalancai gli occhi scosso dal terrore il mal di testa era quasi sparito e quando mi voltai verso quel letto scorsi nel buio di quel luogo solo il tiepido colore della luna.




    Tom era fuggito di nuovo.












    -Stella stellina, la notte si avvicinaaa-
    Sorrisi a William spostando il furgoncino lontano dalla sua piccola ma colorata macchinina.
    -Williii, ma perché tuo fratello James non viene mai a giocare con noi?-
    Vidi William alzare il capo e spostare il suo tenero sguardo su di me.

    Sorridemmo entrambi.

    -James sta con i suoi amici. Gli amici di James sono davvero, davvero tanto strani-
    -Sono cattivi?- sussurrai spaventato stringendo la macchinina tra le nocche delle mie mani.

    -No Bill, loro sono...strani e basta-
    -Quanti anni ha il tuo fratellino James?-
    -Fratellone Bill, lui ha ben dicciotto anni ormai- io sussultai guardandolo stupito.
    -James è così grande?-
    -Si Bill- lui mi sorrise.
    -E con i suoi vestiti così larghi lui lo pare ancora di più!!-
    -A me quei vestiti larghi mettono davvero paura!-
    -A me piaccino, sono molto comodi!-

    Sorrisi facendo scontrare la mia vetturina con la sua.
    -Colpita, stella stellinaaaa-
    -A me non mettono paura i suoi vestiti larghi-
    continuò riprendendo il discorso.

    Alzai la macchina per scontrarla con la sua.
    -A me mette paura chi è contro di lui, i ragazzi della banda dell'altro quartiere-

    E la mia macchinina cadde forte al suolo.
























    La mattina seguente Tom non era accanto a me e ciò fece sì che mi alzassi e mi preparassi per andare a scuola, anche se Margot tentò di fermarmi e il mal di testa non era affatto sparito.
    In cuor mio speravo davvero di incontrare Tom.
    Fu per questo che chiamai Jared e presto salii sulla limousine.






    Quando entrai nell'edificio, non ricordo perché e come, camminavo stranamente più distante rispetto alle altre volte dalle persone intorno a me.
    Poi all'improvviso, nella mia veloce corsa, percepii delle parole che mi fecero bloccare improvvisamente al centro dell'immenso corridoio.

    -Hai sentito di....-
    -Si...dicono sia stato coinvolto in una rissa-

    -Ora è in coma-

    Sussultai.

    -è stato lui, tutti sanno che è stato lui, per quello che hanno fatto alla sua ragazza.-
    -Si, li ha picchiati tutti a sangue andandoli a cercare nelle loro case uno ad uno-

    -Quell'uomo è pazzo. Quel ragazzo è fuori di testa diamine-




    Poi non sentii più nulla.

    Chiusi gli occhi e trattenni il fiato.

    I tasselli di un puzzle che mai avevo saputo di possedere chiusero tante finestre nella quale la paura aveva fatto sì che mai vi voltassi lo sguardo.

    Tom aveva picchiato chi aveva fatto del male a Georg, facendo sì che si levassero di torno.
    Tom aveva picchiato il mio professore di sostegno facendo si che stesse silenzioso al suo posto.
    Tom aveva picchiato chi aveva osato toccarmi spedendo persino uno di loro in coma.
    Era stato Tom.
    Questo era ciò che faceva quando lui non era accanto a me.




    Sentii una lacrima scendere ma lì per lì non me ne preoccupai.
    -Tomi- continuavo a sussurrare, immobile in mezzo a tutte quelle persone che vagavano, ricercando nella tesche alla ceca il cellulare.
    Le mani che tremavano forti come impazzite, le lacrime che veloci ora si inseguivano lungo le mie guance arrossate.

    Cercai di premere il tasto giusto ma le dita che balzavano da una parte all'altra non mi davano nessun aiuto.
    Premetti la cornetta, ma la mente aveva già da un pò smesso si funzionare bene.
    Aspettai...e una voce calda e roca mi rispose dopo attimi di silenziosa attesa.

    Il fiato fermo e bloccato in gola.

    -Hey piccolo- sentii sussurrare da un tono assonnato e dolce...




    -Hai paura?-





    Un flash, come un pugno nella testa, una fitta che mi fece grugnire di dolore piegandomi in avanti.

    Gettai il cellulare a terra non riuscendo a vedere dove diamine potesse essere finito.
    Le persone...neanche quelle ormai vedevo più.

    Posai le mani tremanti sulla faccia, il respiro che non voleva collabborare e funzionare, l'ossigeno che non filtrava più.
    Non riuscivo più a respirare.



    -Aiutatemi...-
    Avrei voluto sussurrare.
    Ma non mi sentivano, tutto scorreva veloce, le loro mani, la barella, la gente che accorreva, tutte quelle luci, tutta la mia vita.

    E io intanto morivo.





    Con gli occhi spalancati mi parve di vedere una ragazza, quella lì della mia classe forse, avvicinarsi confusa a me.
    La sua voce ovattata tamponarmi la mente, le sue mani forti iniziare a scuotermi piano.
    Poi più forte, poi sempre più forte, e la sua faccia contorcersi spaventata, urlare, perché sicuramente stava urlando, e chiamare, perché qualcuno accorse accanto a noi.

    Accanto a quel cerchio che intorno a me si era andato a creare.


    E come quella notte io non riuscivo a muovermi.


    Poi un tonfo e non sentii dolore cadendo tra le braccia di un uomo, forse un professore, che sorressero il mio gracile corpo.






    Volevo Tom, ma la paura mi stringeva il cuore.
    Io odiavo quella fottuta paura ma lei c'era.
    Lei era sempre stata accanto a me.

    -Hai paura della notte?-
    Si ho paura.






    Avevo una fottuta paura di lui.


    Di perderlo.
    Di Rivederlo.
    Di non poterlo più vedere.

    di me stesso.





























    ******

    Autore: MiikHy Deafening
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...









    « ● Hai paura della notte?





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    XXIV Capitolo







    -Guardami...-

    Assottigliai gli occhi tentando di capire chi fosse la persona davanti a me.
    I capelli lunghi e biondi che gli ricadevano morbidi sulle spalle, gli occhi di un azzurro chiaro come pozze di acqua limpida e pura.
    Ma in quella notte anche quelle parevano risplendere del colore delle tenebre.
    Tentai di muovere la testa ma qualcosa me lo impediva, un dolore lancinante sulla gola faceva sì che non potessi respirare come tanto avrei voluto.
    Sentivo il sangue, accumulato nella gola e rischiare di soffocarmi, uscire ai lati delle labbra e percorrere il collo unendosi al sangue lì già presente.
    -Dannazione Bill rispondimi-

    Tentai di dire qualcosa ma ne usci solamente un attacco di tosse che fece gorgogliare il sangue nella bocca dandomi l'impulso di rivomitarmi anche l'anima.
    Le gambe, quelle non me le sentivo più. Qualcosa, forse una lama, sicuramente un cortello, era ben pressato sul muscolo della coscia destra, ed il sangue piano piano scendeva anche da lì cadendo a terra e mescoladosi a quella macchia di dolore.
    Ero immobile, come una bambola gelida e morta tra le sue braccia.
    Avevo freddo, e non capivo chi quella persona davanti a me potesse essere.

    -Sam corri presto, chiama un ambulanza, muoviti, non respira!-

    Non respiravo?
    Tentai di muovere le dita ma non riuscivo a capire quali fossero le dita della mano, come fare a ritrovarle.
    Non sentivo niente, volevo solo piangere, e sicuramente lo stavo gia facendo.
    -Bill mi senti, ti prego diamine rispondi!- continuava chinato su di me.
    La sua mano dietro la mia testa, l'altra poggiata sul cortello della mia immobile gamba.
    Lo strappò procurandomi un grido di dolore che si perse nella notte.
    Ansimavo, silenzioso, il sudore mescolato al sangue dalle tempie impiastrava i miei capelli e sporcava le mani di quell'uomo.
    Le sentivo lì, sentivo la mia testa leggera e vuota, il mio corpo pressato verso il basso, il mio cuore diminuire i propri battiti, il gelo filtrarmi nelle ossa.
    Il dolore, mi faceva male ripetutamente dappertutto.

    Aiutami avrei voluto dire.
    Vattene avrei voluto urlare.

    Aiuto.

    Aiuto.

    Aiuto sto morendo.
    Aiuto c'è qualcuno qui davanti a me.
    Ma aiuto da chi?
    Da altre persone? Da altri come lui?
    Come quello?

    -Hai paura della notte??-

    NOOO!!!!!!!!!!!!

    Singhiozzai, l'unico rumore che riuscii a procurare in quella notte.
    -Calmati Bill, calmati non sforzarti-
    Ero nudo?
    No, un giacchetto mi copriva metà di quel corpo lurido che mi ritrovavo.

    Bruciava, qualcosa lì sotto bruciava da impazzire.
    Ricordavo le sue mani premere su di me, premere sul mio sedere.
    Entrare.

    Gongolai spalancando gli occhi sentendo una fitta tra le costole e qualcosa trapassarmi all'interno.
    -Cazzo- imprecò forte -ha le costole spaccate, dannazione dannazione, SAM!-
    -STANNO ARRIVANDO JAMES!-

    Tornò a guardare nei miei occhi vaqui e pieni di dolore.

    Un'altra onda di sangue uscì dalla mio bocca vomitando tutto ciò che avevo in corpo.

    -Sta perdendo troppo sangue, chiama gli altri presto e tieni Jorg fermo!!-
    -Continua a dimenarsi, cazzo, è drogato fracico-

    -Portalo....portalo via Sam-
    -CHE COSA?-
    -PORTALO VIA DANNAZIONE, PRIMA CHE LO UCCIDA CON LE MIE STESSE MANI!-

    -Ma...-
    -Portalo via o la polizia lo prenderà...e lo uccideranno. Questo è l'unico atto che posso fare per quel bastardo, l'ultimo atto da amico-
    Spostò il suo sguardo su di me, di nuovo.

    -Perché gli ha fatto questo?-

    Poi un rumore, sentii Sam prendere sicuramente in braccio quell'uomo.
    Ma non connettevo.

    Se lo avessi fatto, se avessi capito quello che si stavano dicendo avrei compreso, avrei davvero compreso che lì accanto a me c'era l'uomo che mi aveva fatto tutto quello.
    E avrei iniziato ad urlare, e avrei finito di uccidermi.
    Per una volta la mia mente era restata spenta.

    E piano piano anche il mio cuore la seguiva.











    Sbattei più volte le palpebre aprendo i miei piccoli occhi e tentando di ricollegare cosa era successo.
    Riconobbi intorno a me la mia stanza nel suo chiaro arancione e sbattei di nuovo gli occhi infastidito da quel mal di testa che mi attanagliava il craneo stringendolo come tra due forti mani.

    Mi alzai a sedere spostando il mio sguardo alla mia destra.
    Le voci di mia madre e di persone, di parecchie persone, risuonavano oltre quella stanza, sicuramente avevano lasciato la seconda porta aperta e non erano molto distanti da lì.

    Tentai di ricordare, tentai di rimembrare cosa fosse successo, e una presa mi strinse forte il cuore ricordando cosa fosse accaduto quella mattina, cosa era successo a scuola e cosa mi era passato per la testa.

    Strizzai gli occhi sentendo le lacrime premere ai lati degli occhi.

    La mia mente, i miei ricordi, facevano male, faceva male la voce di Tom, faceva male anche ricordare il suo caldo alito su di me ed il suo respiro solleticarmi il collo.

    Piansi.

    Scoppiai in lacrime come un bambino senza riuscire a fermarmi.
    Ed infondo ero proprio un bambino.
    Lo ero anche anni prima, quando mi accaddero cose che un bambino non avrebbe mai dovuto provare.

    Sentire quel dolore.
    E perdere se stessi, la propria dignità, la cosa più preziosa, e le proprie speranze.
    Perdere la fiducia nella gente.

    Questo prima di tutto.

    -Non farmi del male, no, no, lasciami ti prego-



    -No- gridai in lacrime immergendo la testa tra le mani, le spalle scosse da quei singhiozzi tanto forti, il corpo tremante a metà coperto dal piumone arancio.
    Piangevo forte, piangevo come non mi era mai capitato di piangere.

    E non ne capivo il perché, volevo solo e solamente piangere.
    E gridare.


    Come osavo fare solo quando, immerso nelle tenebre della notte, incosciente, sfogavo me stesso.

    Sentii delle scarpe correre sulle scalinate del palazzo, senti il chiacchiericcio avvicinarsi veloce e farsi sempre più intenso, percepii una massiccia macchia di odore venirmi incontro, delle persone.
    E spalancai gli occhi.



    Entrarono in molti, metà di loro non sapevo neanche chi fossero, riconoscevo il mio psicologo, mia madre, Jared, Margot, il mio dottore, forse anche il mio professore, ma gli altri non li avevo ne mai visti ne mai sentiti.
    Sussultai quando la mano di uno dei due si posò sulla mia spalla.

    -No, ti prego- singhiozzai ancora con la testa nascosta tra le mani.

    Avrei voluto fermarmi.
    Avrei voluto calmare il mio corpo e dire che era tutto a posto.

    Se così davvero fosse stato.

    Ma il mio corpo continuava a fremere e a tremare ad ogni loro singolo respiro, ad ogni movimento in quella stanza sobbalzava e le lacrime scendevano continue senza dare alcun cenno di fermarsi.

    -Cosa Bill? Spiegaci- sussurrò dolce il mio dottore con la mano posta sopra la mia spalla.

    Sentivo la pelle sotto le sue dita bruciare e diventare cenere.
    Sentivo il sangue fluire dalle ferite al di sotto di essa.


    Non vi erano ferite lì e nulla stava andando a fuoco, eppure quella sera ricordavo che il mio corpo dal dolore si stava pian piano accartocciando su se stesso come un foglio di carta tra le fiamme.

    -Cosa gli sta succedendo?- disse mia madre ad alta voce, troppo alta, e saltai così seduto allontanandomi dalla mano del dottore e continuando a piangere e a singhiozzare.
    A strozzarmi dalle lacrime e dai singulti che non volevano esaurirsi.

    -Sta ricordando, sta sovrapponendo ciò che è successo a ciò che accade ora- sussurò basito il mio dottore allontanando la sua mano ormai ferma a mezz'aria accanto a me.
    -Qualcosa...- mormorò lo psichiatra -qualcosa gli ha fatto ricordare tutto quello che è accaduto quella notte-

    A quella parola strizzai gli occhi singhiozzando più forte.

    -Vi prego basta- sussurrai in preda al panico.

    Pietà soltanto per la mia testa che stava scoppiando.
    Non volevo...non volevo ricordare.

    -Deve calmarsi...una pasticcha-
    -Basta pasticche- mormorò il dottore allontanandosi ed avvicinandosi alla porta -lo porteranno ad un esaurimento nervoso. Signora Margot, gli prepari solo un buon thé caldo, nel frattempo lasciamolo solo-
    E vidi lo psichiatra guardarmi e sorridermi per poi uscire e richiudere la porta dietro di sè.

    Spalancai gli occhi scalciando le coperte e avvicinando le ginocchia al petto. Le cinsi con le braccia e ripresi a singhiozzare poggiando la testa su di esse.
    Volevo...volevo lui, ma come il mio pensiero arrivava a sfiorare la sua immagine, tutto, tutto si contorcerva e tornava a fare male.

    Con la testa pesante voltai lo sguardo alla mia destra, sul comodino... sul comodino giaceva silenzioso il mio cellulare che sicuramente qualcuno si era pregato di raccogliere.


    -Hai sentito di....-
    -Si...dicono sia stato coinvolto in una rissa-

    -Ora è in coma-




    Boccheggiai tornando a stringermi la testa tra le mani, strizzai gli occhi, forte, tentando di zittire quelle voci.
    -State zitte perfavore- piansi piano sentendo il sudore scendere lungo le tempie candide.

    Aprii un occhio, il telefono era lì, mi chiamava, appoggiato a quel comodino.

    U'altra fitta.

    -Aih- singhiozzai più forte premendo le mani più forte sulla testa.
    Dovevo prendenderlo, dovevo chiamare Tom, dovevo scusarmi per oggi, dovevo sentirlo.
    Volevo sentirlo.

    Ma non potevo farlo, non lui, non ...non quella persona.

    Chiusi gli occhi sentendo le lacrime scendere più forti.

    Quello che avevo sempre temuto stava piano piano accadendo?
    Davvero avevo paura di Tom?
    Davvero la mia mente stava tentando di allontanarlo?

    Di allontare lui?
    Di allontanare la persona che amavo?

    Non poteva, io amavo solo lui, io amavo Tom.

    Sbarrai gli occhi sentendo la suoneria del mio cellulare risuonare all'interno della stanza.
    Il fuoco, acceso da chissà chi, che guizzava allegro all'interno del camino.

    Rimasi per lunghi secondi interminabili a fissare il vuoto mentre la musica fischiava fine all'interno della testa.
    Tremavo, ma sapevo chi era, e non volevo, non volevo perdere quell'occasione.

    O in quel momento o mai più.

    Mi allungai con le lacrime che scendevano inseguendosi l'un l'altra sulle nivee guancie, il cuore che batteva all'impazzata, il sangue che pulsava nelle vene ad una velocità da farmi quasi male.

    Quasi senza rendermene conto, scollegando la mia mente con uno sforzo immane, afferrai il piccolo apparecchio e premetti il tasto verde portandomelo veloce all'orecchio.

    La musica si zittì ed io mi risvegliai da quegli attimi di lucidità.

    Cosa...


    cosa avevo fatto?


    -Bill?-

    Avevo risposto...avevo risposto a Tom?

    Combattevo per allontanare quel telefono o per tenerlo accanto a me? Oramai non capivo nulla, sentivo solo la testa girare, il freddo pungermi le ossa, un bruciore ricoprirmi il corpo e un'immagine farsi chiara e vivida nella mia mente.

    -T-Tom- boccheggiai, poi gridai, forte quanto bastava per sentire la gola fremere e chiedere aria.

    Aria che faceva male.
    Ma le lacrime, quelle non volevano fermarsi.

    -Bill ma cosa-?- -TOM MI SCOPPIA LA TESTA- lo interruppi strizzando gli occhi tentando di rimanere in me.
    Le forze, non ce le avevo più. Ero stanco.

    -Bill cosa è successo?- -Tomi sto impazzendo- piansi singhiozzando attraverso la cornetta, tenendola stretta a me con le mani tremanti, stringendola come se fosse un carbone ardente, come se fosse la mia unica fonte di salvezza.

    -Bill, calmati! Dove sei?- -A casa Tomi, a casa. mi sono sentito male e...-

    -Hai sentito di....-
    -Si...dicono sia stato coinvolto in una rissa-

    -Ora è in coma-




    -Hai Paura?-



    -TOMI!- gridai forte stringendo la cornetta a me.
    -Sto arrivando!-

    Tu-tu-tu-tu-tu


    Allontanai il telefono stralunato e lo posai accanto a me sul letto.

    Fissavo il vuoto, non sentivo niente.


    -Bill, tutto a posto?- entrò il dottore seguito a ruota dalla cara Margot che mi porse titubante una tazza di thè.

    Fissai le sue mani.


    Volevo il mio Tomi.

    Presi tremante la tazza di thè lasciando che questa, fumante, mi scaldasse le mani. Stavo congelando.

    -Bevilo, ti farà bene- sussurrò e sentii il suo odore entrarmi piano nelle narici. Sussultai sentendo le lacrime ricominciare a scorrere.

    -Margot!- percepii la donna muoversi ad allontanarsi dal mio letto e seguirlo oltre la porta che chiuse bene dietro di sè.
    Il silenzio che regnava all'interno della stanza.

    -Lasciatelo riposare, deve riprendere le forze, ha un volto troppo pallido, ho paura che possa sentirsi male da un momento all'altro-
    -Bene. Chiudi anche la seconda porta,così non sentirà niente e potrà stare tranquillo per un pò-

    Senti la porta chiudersi, poi nessun altro suono.

    Socchiusi le labbra sulla tazza calda sentendo il sapore del thè impregnarmi la bocca. Le lacrime che scendevano facevano sì che le mie labbra tremassero rischiando di farlo cadere a terra.
    Lo allontanai e posai la tazza sul comodino.

    Fremevo...fremevo dalla paura.

    All'improvviso, non so per quanto tempo rimasi così immobile a sentire i minuti segnati dall'orologio a pendolo, sentii un cigolare provenire dalle finestre socchiuse e scattai con la testa sentendo le mani cedere sul morbido piumone e il cuore perdere, ancora, un famelico battito.

    Lo vidi scendere e richiudere la finestra dietro di sè, poi voltarsi e camminare veloce verso il mio letto.

    Avevo lo sguardo vuoto, la vista offuscata e sfocata dalle troppe lacrime, eppure notai la sua figura avvicinarsi a me, salire sul letto ed abbracciarmi, veloce, mentre io tremando convulsamente piangevo tra le sue braccia.

    -Hai sentito di....-
    -Si...dicono sia stato coinvolto in una rissa-

    -Ora è in coma-



    Gridai un singhiozzo di dolore tirando la sua felpa verso di me, tentando di strattonare quella maglia ed avvicinarlo, od allontanarlo, sapevo solo che ero intrappolato tra le sue possenti braccia e qualsiasi movimento era del tutto inutile.
    -Cosa hai fatto a quel ragazzo?- singhiozzai tra le sue braccia sentendo la sua presa ferrea intorno a me.
    -Gli ho dato una lezione-

    Singhiozzai stringendolo più forte.


    Un calcio mi colpì allo stomaco facendomi sputare una macchia di sangue a terra.
    Un pugno, in pieno viso fece sì che la mia testa sbattesse contro la pietra sudicia del muro del palazzo.
    -B-basta, t-ti prego basta- gorgogliai sputando del sangue, i singhiozzi che piano piano scuotevano il mio piccolo corpo.





    -Non picchiarmi, non-
    -Bill ma cosa stai dicendo?- e fece l'errore di allontanarsi un poco da me.
    -No no basta, ti prego, basta- urlai


    -BASTA!- singhiozzai.




    -BILL!-

    Mi abbracciò forte tentando di non farmi spostare.
    Mi dimenavo ma lui non aveva proprio la voglia di lasciarmi andare.
    Tentavo, tentavo di picchiarlo, tentavo di graffiargli il viso ma le sue mani stringevano potenti il mio polso quasi fino a farmi male, e quando gongolai all'indietro con la vista appannata dalle lacrime sentii il suo corpo premersi contro di me e le sue labbra bloccare le mie urlanti e singhiozzanti.

    E subito smisi di gridare.

    Mi bloccai, le lacrime scendevano ancora indisturbate ma io non riuscivo più a muovere un muscolo finché non si staccò ed io non crollai singhiozzante tra le sue braccia.

    -Fa male- piagnucolai sprofondando nel suo petto.
    Il suo odore mi penetrava aspro e soave nelle narici provocandomi un conato di vomito e la voglia bruciante di stringerlo più forte a me.
    -Cosa?- mi sussurrò tentando di accarezzarmi la testa corvina.

    -Il tuo sapore dentro di me...Tom...brucia-

    -Bill...- sussurrò con la voce incrinata.

    Lo riabbracciai sentendo le lacrime premere ancora.

    -Ti voglio, ti voglio ma fa male!-
    -Che cosa fa male, Bill, non ti capisco-

    -Il ricordo Tom...Te, mi fai male-

    Lo strattonai di nuovo a me baciandolo ancora.

    Sentendo il fuoco invadermi la gola come era stata la mia prima volta, il cuore palpitare come se stesse per esplodere, la testa girarmi confusa da quel tremendo e allo steso tempo delizioso odore.

    Lo tirai a me mentre continuavo a singhiozzare.
    Si stese silenzioso su di me appoggiando il suo corpo al mio, baciando famelico come me le mie calde labbra.

    -Mmm...ma-ma Bill-
    -Continua ti prego- ansimai piagnucolando.

    Lo sentii staccarsi e subito spalancai gli occhi impaurito.

    Velocemente, capendo che avevo bisogno di lui, lo vidi levarsi la maglietta, poi farmi alzare il busto e lavare veloce la mia, tornando ad impossessarsi delle mie morbide labbra.
    Ansimai, sulle sue. Le lacrime calde che bagnavano i suoi polpastrelli poggiati sulle mie pallide guancie.

    Scese più giù, lentamente, baciandomi il petto.

    Singhiozzai più forte mettendo una mano sulla bocca per fermare quel tremendo tremare.

    -Ti piace qui?-
    Un morso, tremendo, che fece piano piano scorrere il sangue lungo le mie magrissime costole.



    -No- mormorai singhiozzando ancora.
    Lo vidi alzare il capo preoccupato, dio, stavo facendo impazzire anche lui.

    -Non-non voglio ricordarlo con te-

    -Bill- sussurrò soffiandomi sul collo.

    -Non-non vpglio. Con te deve essere diverso- continuai coprendo gli occhi con le mani.

    -Ma cosa, cosa non vuoi ricordare Bill?-

    Ma io continuavo a piangere e i singhiozzi diventavano piano piano sempre più veloci.

    -Ti è successo qualcosa?-

    Mi bloccai.





    Poi scoppiai in un'agonizzante pianto.
    -BILL!- mi gridò sentendomi strozzare tra i singhiozzi.


    Mi prenderà.



    -Bill-
    Le sue labbra amare premettero sulle mie lasciandovi il fuoco.


    Lui mi ucciderà...



    -Bill...- si allontanò da me poggiando le sue mani sulle mie spostandole dal viso.

    Io Ho paura.



    -Non avere paura di me- sussurò con il suo fiato caldo su di me e alle sue parole spalancai gli occhi.


    -Sei da solo cucciolo?-



    -Non...non sei solo-

    Non sono solo?

    -Non lo sei!-


    -Sei da solo piccolo.-



    -No, non lo sei, cazzo Bill, non lo sei, non così!- mi divorò le labbra spingendomi con forza sul materasso.
    Spalancai gli occhi smettendo anche di respirare.



    -Era da solo-
    -Come...come diamine è potuto accadere?-
    Dei singhiozzi...
    -Perché?...Perché non c'era nessuno con lui????-





    Sentii il calore invadere il mio corpo e le guance tingersi di rosso mentre le sue mani vagavano sul mio petto sudato.
    Il suo completamente pressato su di me.

    -Mmm..Tomi- ansimai forte sentendolo aumentare la pressione delle sue labbra sulle mie.


    -Scusa-
    -Per cosa?- sussurrai.

    -Per essere arrivato in ritardo...-

    E spalancando gli occhi singhiozzai ancora.
    Odorai il suo petto accettando di buon grado il suo fantastico profumo.

    -Grazie- sussurrai sprofondando sotto le sue calde braccia.













    Negli ultimi attimi di lucidità prima di svenire e lasciare che la mia mente piano piano filmasse quel doloroso ritorno alla realtà seguii un qualcosa che tamponò la mia testa pesante.

    -James allora...io vado e porto Jorg con me-
    -Non...non dire niente al piccolo Tom...-
    -Non lo farò-
    -Fallo sparire e basta...anche per il suo bene-

    Poi sentii qualcosa, non so bene cosa, qualcosa farmi davvero tanto male.

    -Bill?? Bill no, cazzo non addormentarti, BILL!-

    E il fiato mi morì in gola un ultima volta prima di vedere tutto buio mentre il sangue gocciolava in un rumore cadenzato, lento, dalle mie morbide labbra.

    E da lì iniziò il mio incubo.


















    *****

    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...







    « ● Hai paura della notte?




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    XXV Capitolo



    Sentire il suo odore solleticarmi le narici era davvero la cosa più soave del mondo.
    La chioma nera e sbarazzina ricadeva morbida sul cuscino sparpagliandosi in una dolce aurea oscura. E gli copriva il volto, un volto completamente nascosto sotto il mio petto, stretto spasmodicamente alla mia calda pelle.
    Accennai un sorriso tendando di accarezzargli la chioma da piccola belva che aveva anche se la mia posizione, completamente sul suo corpo, non era delle più comode in assoluto. Non volevo schiacciarlo sotto di me, ma allo stesso tempo, come tentavo di allontanarmi da lui, le sue manine subito stringevano più forti il mio petto ed il suo corpo addormentato seguiva ogni mio minimo movimento.

    Bill era fatto così, cercava in continuazione la mia figura su cui rimanere aggrappato per non cadere giù.
    Io ero fatto così, cercavo in continuazione la sua figura per poterla stringere a me e solo esclusivamente alla mia persona.

    Il mio sguardo, fisso sul suo collo sotto il mio viso, scrutava con attenzione la sua pelle diafana e candida sotto di sè, morbida tanto da volerla mordere con un'amara dolcezza.
    Lo avrei fatto, se ciò, forse, non avrebbe impaurito Bill.

    Sospirai spostandomi di fianco e aspettando una sua sicura reazione. Il suo corpicino infatti, completamente aggrappato al mio, non mancò di seguirlo intrecciando le candiede braccia intorno alla mia schiena.
    Morboso, ecco cosa era, ed infondo era ciò che ero anche io con lui.

    Avrei voluto, giorni prima, correre da Georg appena lui mi aveva inviato quel messaggio per parlarmi del mio piccolo Bill. La curiosità del sapere qualcosa di lui, la voglia di scoprire il perché dei suoi modi di fare, la certezza che qualcosa, qualcosa di sbagliato era accaduto, mi aveva attanagliato il cuore ore ed ore ed era diventato il mio obbiettivo fisso.
    Poi Andreas mi aveva chiamato, Andreas a cui avevo dato il compito di pattugliare ogni istante la mia scuola in modo tale da tenere sotto controllo Bill, dicendomi di correre alla svelta, di andare in suo aiuto, che qualcuno, e lui sapeva i nomi, l'aveva davvero fatta grossa quella volta.
    E dopo quel professore di sostegno che, sempre in seguito alle parole di Andreas, aveva provato a mettere le mani sul corpicino del mio piccolo cucciolo, e dopo coloro che avevano osato malmenare Georg, la nottata si era rivelata davvero più lunga del previsto inseguendo e torturando coloro che avevano osato mettersi contro di me.
    Che avevano osato toccare qualcuno di mia proprietà.

    Poi...dopo...il disastro assoluto. La chiamata di Bill e il mondo che mi era letteralmente caduto addosso.
    Mi ero impaurito, giacevo scomodamente sotto le coperte del divano, e di corsa mi ero tirato dritto a sedere sentendo il rumore della gente, le grida, qualcosa che mi avevano fatto presagire davvero il peggio.
    La corsa alla scuola, lui che era tornato a casa. Le chiamate, continue... il nulla, ed in seguito le sue parole.

    -Tom...sto impazzendo-



    Ed io lì non ci avevo visto più.

    Sentii la piccola creatura tra le mie braccia muoversi un poco tentando di guadagnare una posizione più comoda. Sentii le sue gambe intrecciarsi morbidamente alle mie e me ne stupii, forse arrossii persino, stringendo la presa come se fosse potuto sparire.
    Da un momento all'altro.

    Tutto con Bill era accaduto da un momento all'altro infondo.

    Il nostro incontro, quella passione travolgente, l'amore, perché si quello era amore, e lui, tutto il mondo di Bill e ciò che questo conteneva, un mondo sconosciuto, un mondo attraente e misterioso, spaventoso.
    Un mondo di cui, avevo capito troppo tardi, solo Bill aveva le chiavi, un mondo dove non avrei tentato di infiltrarmi finché Bill non me ne avesse dato accesso.
    Per questo alla fine avevo deciso di non andare da Georg.
    Perché per quanto la curiosità del sapere che cosa fosse accaduto, per quanto la curiosità del sapere cosa diamine c'entravano Ris e James in quella storia mi attanagliavano fino a stringermi il cuore... il respiro di Bill, così dolce e così tremulo mi aveva fatto intendere che avrei dovuto solo fidarmi di lui, e un giorno, non molto lontano, lui stesso mi avrebbe detto la verità.

    Se una verità c'era e se questa era poi tanto importante.

    -Mmm- mugugnò schiacciandosi di più verso di me, facendo scontrare per sbaglio quel qualcosa che non si sarebbe dovuto scontrare, non in quel momento.

    Serrai gli occhi tentando di calmarmi, mentre il petto caldo e morbido di Bill era completamente pressato contro il mio.

    -Il tuo sapore dentro di me...Tom...brucia-



    Sospirai baciandogli la fronte bollente.

    Ero confuso, agitato, spaventato.
    Perché lui, lui non mi diceva nulla e l'unica cosa che potevo fare era assecondare ogni cosa il mio piccolo bambino volesse, ogni cosa di cui avesse bisogno.
    Di assopire ogni suo dolore, perché soffriva, glielo si leggeva in quegli occhi tanto limpidi.


    -BILL!- uno bussare insistente mi fece spalancare gli occhi e non so perché lo strinsi ancora più forte a me.
    Vidi la piccola testolina nera scuotersi un poco mugugnando un piccolo segno di dissenso tornando a posarsi sul mio petto bollente.

    -BILL!!- continuarono a bussare facendo un baccano assurdo.

    -Cosa c'è?- rispose una piccola vocina impastata dal sonno tornando a stringersi a me e sbuffando forte.
    -Stai bene?? Tutto a posto?-

    -Si!- mugugnò lui portandosi le mani agli occhi.

    -Hai bisogno di qualcosa?- continuò quella voce maschile e possente oltre la nostra calda stanza.
    -N-no grazie, sto bene-
    E senza aggiungere nient'altro sentii perfettamente quelle strane presenze allontanarsi.

    -Mmmm Tomi- si strinse forte a me poggiando le sue bianche mani sul mio petto e odorando la mia calda pelle.
    -Tutto a posto Bill?- sussurrai tentando di metterlo a suo agio, avevo paura che in un modo o nell'altro potesse tornare ad essere quello di poco tempo prima.
    Che potesse tentare di allontanarmi ancora, di avere paura di me.

    -S-si- sussurrò restando attaccato al mio petto. Le coperte che lasciavano intravedere solo la sua nera chioma.
    Sorrisi poggiando una mano sulla sua schiena.

    -Ho avuto paura...-
    -Cosa?- sussurrò alzando la testa verso di me. Vidi i suoi occhi, grandi e lucidi guardarmi con un area spaesata e decisi di non ricoprirlo con i miei problemi, sussurrando un -niente- e riprendendo a stringerlo a me abbassando la testa nell'incavo del suo collo, baciando dolcemente quel lembo di pelle candida sotto di me.
    Mugugnò qualcosa muovendosi tra le mie braccia, facendo sì che le nostre labbra si incontrassero, dolci e lente, e che si unissero in un bacio molto caldo, che mi trasportò sopra di lui facendomi premere inconsapevolmente contro il suo corpo.

    -Non lasciarmi mai-

    -Non lo farei mai piccolo, lo sai-

    -Promettimelo.-

    -...- lo guardai -...è ...una promessa- e ripresi piano piano a baciarlo su quelle morbide labbra rosse come il sangue, mentre il suo corpo si muoveva piccolo e tremante sotto di me, le sue mani, indecise, si muovevano lente lungo la mia schiena.





    Non ricordo per quanto tempo rimanemmo intrecciati in quel modo, sapevo soltanto che era ciò di cui Bill aveva bisogno. Il bisogno di sentirsi protetto e coccolato, di sentirsi tenere forte tra le mie calde braccia senza aver bisogno di staccarsi per nessun'altro motivo.
    E questo bisogno infondo ce lo avevo anche io.
    Avrei voluto approfondire quel contatto, spogliarlo, poter vedere il suo corpo nudo sotto di me, poterlo sentire, poter sentire il mio Bill entrare in contatto con me, baciare la sua pelle e marchiarla come fuoco ardente.
    Ma non l'avrei mai fatto, non avrei mai costretto Bill in nessun modo, tra me e lui andava benissimo così, poteva anche non starci il sesso, per quanto fossi in astinenza e ne avessi bisogno.
    Non lo avrei mai portato a fare nulla, sia perché non ne era pronto, sia perché sapevo avrebbe fatto troppo male, soprattutto per un uomo, soprattutto per un ragazzo gracile come lui.

    Percepii felice pochi istanti dopo la sua testa muoversi ed i suoi occhietti fissarsi dritti nei miei, il volto insonnolito e i capelli arruffati gli donavano un'aria da bimbo fantastica.

    -Mmm- disse solo strusciando le mani sugli occhi.
    -Hei... stai dormendo parecchio- risi io con la voce roca osservandolo muoversi tra le mie braccia.

    -Ho sempre stramaledettamente sonno, non posso farci nulla- farfugliò mettendosi a sedere e stiracchiandosi un poco.
    -A me piace quando dormi- dissi io tranquillo sicuro che di lì a poco sarebbe arrossito come mai.
    Ed infatti divenne di un caldo bordò.

    -Tu non hai dormito?- domandò voltandosi veloce verso di me.
    Una mano, fragile e bianca, corse a sorreggere la testa.
    -Hei...non devi muoverti così velocemente- ribbattei sedendomi accanto a lui e avvicinandolo piano al mio petto per farcelo appoggiare.
    -Volevo solo,... non volevo...-
    Sorrisi sbuffando.
    -Sei sempre il solito scemo-
    -Heii- ribbattè guardandomi di sbieco.
    Lo fissai, sostenei il suo sguardo, ed infine si lasciò andare in un dolcissimo sorriso che mi sciolse il cuore.
    Perché il suo cuore era morbido, troppo morbido per affrontare anche le più piccole delle sfide.

    -Baciami- sussurrò poggiando le sue mani su di me.
    Un Bill tanto intraprendente forse non lo avevo visto mai.
    Mi avvicinai piano osservando i suoi occhi chiudersi e le sue gote imporporarsi di un morbido vermiglio.
    Sorrisi ancora e lo baciai.
    Lo baciai con la mia solita dolcissima passione e le sue labbra si schiusero lasciandomi assoporare vorace l'interno della sua calda bocca.
    Lo sentii gemere, come le altre volte pareva, anche quel giorno, che opponesse un pò di resistenza, le sue labbra erano morbide, il desiderio c'era, ma c'era qualcosa, qualcosa ben tangibile in Bill, che lo rendeva rigido e quasi nervoso ad ogni mio contatto.

    Soffiai sulle sue labbra sentendolo ansimare sotto di me.
    La mia mano si poggiò veloce sul suo bianco petto facendolo scendere fino a toccare il materasso, mentre io mi mettevo a cavalcioni su di lui ascoltando con la mano il suo cuore palpitare veloce sempre più impazzito.

    -Dimmi..come fai- ansimai sulle sue labbra premendo con forza verso di lui.
    -A...a fare cosa?- ansimò completamente trasportato da quel bacio.
    -A farmi impazzire così, cazzo...- sbottai avvolgendo con le mani i suoi morbidi fianchi e tirandoli verso di me.
    Percepii i nostri bacini scontrarsi stridendo tra loro e vidi Bill spalancare gli occhi e spalancare la bocca, fissando le sue pupille nelle mie.
    Lo vidi, così accaldato e bello, e congiunsi le nostre labbra ancora percependo il suo corpo tremare sotto di me.

    Avrei passato tutto il pomeriggio così, sarei restato tutta la notte con Bill, lo avrei avvolto tra le mie braccia e lo avrei trattato sempre come la mia principessa.
    Ora ero lì, eravamo solo io e lui, e questo mi rendeva la persona più felice del mondo perché avevo accanto a me la persona che amavo, l'unica che amava anche me insomma, la persona più importante di tutte.

    In realtà ero stupito di amare qualcuno più di quanto amassi mia madre perché per quanto mia madre mi avesse sempre odiato, in un modo o nell'altro lei era l'unica persona che avevo accanto, pur sempre mia madre insomma.
    Mio padre invece non lo ricordavo affatto accanto a me, sapevo che si chiamasse Jorg, sapevo che aveva messo incinta mia madre, che ogni tanto era tornato per farmi giocare, che poi era sparito, sparito dal nulla come era venuto...

    -Non mi stancherei mai di stare qui- bisbigliai mordendo il labbro inferiore, lo vidi stringere le unghie sulle mie spalle e continuai in quell'eccitante gioco.
    -Non farlo, rimani sempre accanto a me- bisbigliò troppo preso da quel gioco di labbra.
    -Rimarrò sempre qui, sempre qui a coccolarti e a stringerti, non ho nient'altro- sospirai riprendendo quelle labbra tra le mie - ho solo te- e a queste parole percepii perfettamente i suoi occhi inumidirsi e le sue labbra farsi tremule, mentre le mani circondavano il mio corpo come a non volerlo lasciare mai.

    -Quando troverò il coraggio ti dirò tutto- bisbigliò nascondendo il suo visino nell'incavo del mio collo - ti racconterò di me, tu mi dirai di te, ma perdonami se ora come ora non riesco...davvero a dirti cosa è successo-
    Aprii gli occhi stringendolo più forte a me, perché per quanto avessi bisogno di conoscere la vita del ragazzo che amavo, a me andava benissimo così.

    Non so per quanto tempo rimanemmo abbracciati, so solo che presto o tardi calò la sera e mi ritrovai un Bill placidamente addormentato di nuovo tra le braccia.
    Non comprendevo come potesse dormire così tanto ma toccando la sua fronte constatai che la febbre era davvero ancora troppo alta e che almeno per cena avrebbe dovuto mangiare qualcosa, quel ragazzo era davvero fuori dal comune, ma non sentiva la morsa della fame ogni tanto?
    Sorrisi squotendolo un poco e ricavandone un mugolio irritato e un Bill che si voltava dalla parte opposta.
    Risi osservando la sua schiena perfetta e così piccola, mi avvicinai e lo strinsi da dietro come tanto adoravo fare in un forte e caloroso abbraccio poggiando le mie labbra sulle sue piccole orecchie.
    -Bill, tesoro, devi mangiare qualcosa, svegliati-
    -mmmm...Tomi, schh... ho sonno- brontolò tentando di nascondersi sotto le coperte.

    Sbuffai ridacchiando e piano piano gli solleticai il ventre iniziando a baciare quel collo e quella pelle che desideravo più di ogni altra cosa al mondo.
    Così dolce e delicata, profumata, morbida e pura, Bill era davvero la persona più casta, più sinuosa, più attraente e anche più docile che in qualche modo avessi mai avuto il piacere di incontrare.

    -Tomi smettila, mi fai il solleticò- mormorò spingendosi verso di me e voltandosi per guardarmi in faccia.
    -Sei un antipatico- disse con la sua solita faccia indispettita e a quelle parole scoppiai a ridere baciandogli la fronte senza ritrovarmi a capirne il perché
    -Sei bellissimo quando fai così- aggiunsi poi portando una mano sulla sua guancia.

    -Non mi va di alzarmi-
    -Ma devi mangiare qualcosa, assolutamente- e detto questo mi misi a sedere stiracchiandomi per tentare di riprendermi da quel duraturo tepore.
    Vidi Bill osservarmi sognante e gli porsi una mano per aiutarlo a sedersi accanto a me. Ero sicuro che un movimento brusco lo avrebbe riportato a sentirsi male ancora e proprio per questo lo accompagnai piano piano tenendolo tra le mie braccia e baciandogli poi le labbra.
    -Bravo piccolo-
    -Tu sei strano- mormorò guardandomi stralunato, per poi avvinghiare le proprie braccia attorno a me e stringermi tanto da farmi mancare il fiato.
    -Bill!- mormorai tentando di riprendere aria.
    -Grazie- mi sussurrò tra i rasta sciolti, per poi rimettersi a sedere e tentare di scendere dal letto.
    Barcollò, ero sicuro che se non vi fosse stato accanto a lui il comodino sarebbe caduto giù come un sacco di patate, poi si avviò alla porta e con calma premette il pulsante del citofono accanto alla porta.

    Scrutai il suo profilo ed accorgendosene arrossì di colpo.
    La pelle bianca e nivea che caratterizzava quel corpo dall'aspetto lunare, il petto nudo ed i caperlli corvini che morbidi solleticavano le spalle, i pantaloni sicuramente del pigiama tenuti talmente a vita bassa da far uscire il bordo di un paio di boxer neri.

    Sussultai ritrovandomi a guardare proprio lì e spostai lo sguardo per non mettergli addosso ulteriore imbarazzo.
    Non dovevo esagerare perché il sesso non serviva a nulla, se potevo stare con lui, se potevo stare con Bill, quella era davvero la cosa più importante di tutte.

    Interruppe i miei pensieri il cigolare della porta aperta da Bill ed il suo rientrare con un vassoio strapieno di roba, si avvicinò poi al tappeto davanti al fuoco felicemente accesso e silenzioso scesi per sedermi accanto a lui.

    -Ricordi?- mormorò guardando quelle fiamme ardere e prendendo in mano una piccola pesca.
    -Cosa?- -la prima volta che sei venuto qui- sussurrò continuando con lo sguardo perso in quelle dolci e lente scintille.

    Ricordavo...ricordavo.
    Ricordavo il sorriso di Bill.

    -Si, ricordo, non è passato molto tempo infondo-
    -Già-biscicò continuando a guardare il fuoco.

    Non capii perché fosse tanto triste, non capii cosa potesse stranamente avere, ripeto, quel giorno, tutto di Bill mi sembrava totalmente strano.
    -Cosa c'è?- mormorò fissando il suo sguardo su di me, su di me che lo fissavo imbambolato e perso.

    Lo vidi arrossire e spostare il suo sguardo ed io non capii il perché, forse non volevo vederlo così triste, forse il fatto che fosse lì, nel suo piccolo essere Bill, con quella febbre orribile e quello sguardo così lucido e triste mi avevano colpito, forse perché lo amavo da impazzire e non ce la facevo a non stare insieme a lui, fatto sta che spostai il vassoglio davanti a me, poggiai una mano sulla sua togliendole quella pesca ormai finita e facendolo stendere su quei morbidi cuscini.
    Capii dal suo sguardo che era parecchio confuso, eppure vidi una scintilla di calore, di amore, di felicità, e capii che avrei voluto davvero farlo felice in eterno.

    Felice, con tutto me stesso.

    Mi sdraiai su di lui facendo scorrere le mie mani su quel petto tanto caldo.
    Scesi con le labbra lungo quel fantastico collo lasciando a tratti piccoli baci e tremende leccate che, vedevo, gli facevano spalancare gli occhi ed ansimare forte. E sentirlo ansimare per me era divino.
    Scesi lungo quel fantastico petto tentando di essere il più preciso e dolce possibile, intrecciando la mia mano alla sua mentre con l'altra continuavo a tenere il suo polso sopra la sua testa.
    -Tomi- mormorò alzando di nuovo la testa all'indietro e muovendo il suo bacino sinuosamente verso di se facendomi letteralmente impazzire.
    -Tomi ti prego- continuò tentando di spostare il suo polso da sotto la mia mano.

    Sospirai tremulo allontandandomi di mala voglia dal suo corpo e tornando a fissarlo negli occhi.
    -Scusa- mormorai dandomi mentalmente dello stupido.
    -Scusa te- continuò spostando i suoi occhi dai miei.

    Non capivo, non lo capivo il mio Bill.
    -Torna a baciarmi ti prego- sospirò fremendo e richiudendo gli occhi.
    Notai come le sue guance fossero diventate stranamente rosse, come la sua pelle scottasse di più.
    -Stai bene piccolo?- domandai poggiando le mani intorno ai suoi fianchi.
    -Continua ti scongiuro- continuò strizzando gli occhi.

    Ed accettai di non capirlo ancora per l'ennesima volta.
    Tornai con la mano ad accarezzare il suo petto, facendolo pian piano gemere sotto ogni mio più piccolo tocco.
    -Buona notte Bill- sussurrai e mi guardò perplesso.
    Sorrisi mettendomi a sedere e prendendolo lentamente con il suo gracile corpo tra le mie grandi braccia.
    Lo lasciai seduto sul letto, mi sfilai piano i jeans notando come le sue gote si facessero man mano più rosse, percepii il suo sguardo tentare di scollarsi da me.
    Sorrisi avvicinandomi a lui e mettendo una mano sul bordo dei suoi pantaloni.

    -Tomi ma- balbettò muovendo la testa per tentare di capire.
    -Stai bollendo da impazzire, leva almeno questi- e con estrema lentezza tentai di sfilare piano i suoi pantaloni.

    Il buio oltre le finestre non filtrava in quella stanza illuminata dal calore di quel fuoco e da una piccolo lampada posta su quel comodino accanto a me.
    So solo che i suoi occhi luccicavano nel buio della stanza e notavo come le sue mani tremassero in modo sproporzionato.

    -Bill posso?- mormorai sperando di non turbarlo con quel mio comportamento e per un attimo mi apparve come nudo, vidi davanti a me non il mio Bill, ma solo una persona, solo un ragazzo rimasto da solo per troppo tempo, solo un ragazzo con un passato oscuro ai miei occhi, solo un ragazzo che viveva la vita per la prima volta, e ne aveva immensa paura.
    Vedevo un ragazzo che non era un ragazzo, ma ancora un piccolo bambino che accanto a se aveva unicamente me.

    -Si- sussurrò quasi impercettibilmente.
    Singhiozzò, questo lo sentii forte e chiaro, e non mi mossi oltre. Cosa aveva?
    -Lasciamo perdere- mormorai tirandomi su e avvicinandomi a lui.
    lo vidi guardami impaurito, la paura negli occhi di avermi deluso in qualche modo. Sussultai tentando di trovare le sue labbra nascoste nel buio della stanza. Tremavano.
    Sentii il suo fiato caldo mescolarsi in un moto perfetto insieme al mio, il suo calore confondersi con la mia anima, la sua fronte sudata e bollente appoggiarsi alla mia.
    -Non dire niente, non fare domande,non risponderò, mi farai soltanto del male- disse di un fiato continuando a sospirare su di me.

    Non capii inizialmente le sue parole, poi però vidi che con un gesto tentava di far scendere i suoi pantaloni su di sè e sileziosamente poggiai le mie mani sulle sue, e tirai giù.

    Capii al più presto di cosa mi stava parlando, capii che non dovevo assolutamente dire niente, purtroppo però uno strano dolore e una strana rabbia mi crescevano incondizionatamente all'interno del cuore stringendolo tra le mani come a volerlo fermare del tutto.
    Come a volerlo fare esplodere.

    Una cicatrice, breve ma profonda, faceva bella vista sulla coscia magra e pallida di Bill.
    Era una cicatrice sicuramente inferta da un cortello, un cortello che era andato giù, tanto giù, nella gamba, forse arrivando fino all'osso.
    Una cicatrice che non si fa cadendo dalle scale, una cicatrice che si ha quando si ha a che fare con delle vicende dolorose...importanti.
    Una di quelle che lasciano il segno.

    -Cosa?...- bisbigliai trovandomi a fissare il vuoto, in quella buia oscurità.
    Passai un dito lentamente come con la paura di potergli fare male su quel segno illuminato da quella fioca luce.

    -Ti prego, n-non mi chidere nulla- singhiozzò sentendosi nudo e scoperto davanti a me. Fissai i miei occhi nei suoi, piangeva, era terrorizzato, ma non da me ma da ciò che aveva portato a...quella cicatrice.
    Lo abbracciai.
    Lo abbracciai stretto stringendolo tra le mie braccia e poi spostai le coperte e piano mi portai all'interno di queste sopra a lui.
    Lo scrutai facendolo scendere fino a poggiarsi sul cuscino.

    Il viso bambinesco e docile rigato da quelle piccole e luccicanti lacrime.
    Non credo che dicemmo altro, non per un bel pò di tempo circa.
    Rimanemmo ancora così, abbracciati e basta, quasi del tutto nudi, mentre le gambe di Bill, tanto docili e magre si intrecciavano alle mie con fare dolce e sensuale.
    Era eccitante, era sincero, era ingenuo, era il mio piccolo Bill.

    -Non cacciarmi mai più-
    -Non ne avrei più la forza-










    Dormimmo, era notte fonda quando la sua voce, un suo sussurro aggiunse ancora qualcosa.
    -Un giorno o l'altro ti saprò ringraziare come vuoi- poi si mosse tra le mie braccia stringendo la presa con le sue gambe intorno a me.
    -Non sono ancora pronto o almeno non così presto.-
    Ed immagginando le sue gote rosso fuoco gli sussurrai un -non importa- che gli fece spalancare gli occhi stupito.
    Baciai teneramente la sua fronte e poi, sicuramente, ricademmo in quel sonno entrambi.

    -Aspettami- sussurrò prima che chiudessi gli occhi
    cullati dal nostro calore in quella notte.





























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  5. schrei483
     
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    tesoro!!! <33333 figurati, noi non ti abbandoniamo, mai!!!!!!

    e per quella storia...davvero patetico arrivare a plagiare la storia di un latro per arrivare alla "gloria".io ho letto anche i commenti che lasciava!!! ma dico, ma un minimo di pudore e di buon senso dovrai avercelo!!!!

    bah, lasciamo perdere!!!! comunque io davvero non so che dire!!!!!!! sei sempre la migliore!!!!!!!

    lascerò i commenti anche dillà, perchè mi piace seguire più forum!! mi fa impazzire, ma mi piace!!!!!!

    ...commento indecente, ma ho il cervello annebbiato dalla polvere che si è alzata dopo aver messo a posto la stanza, sorry!!!!!

    ci sentiamo presto!!!!! kussen <333333
     
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  6. MiikHy_Deafening
     
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    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...









    « ● Hai paura della notte?





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    XXVI Capitolo



    Chiusi gli occhi sospirando rumorosamente, e sicuramente Tom se ne accorse poiché subito rivolse il suo sguardo su di me regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli.
    -Cosa c'è che non va? Non capisci qualcosa?- mi sussurrò dolce avvicinandosi con la sedia accanto a me.
    Arrossii spostando lo sguardo sulla matita che tenevo in mano da ore, il libro poggiato sulla scrivania davanti a me che faceva bella mostra delle sue fantastiche ed incomprensibili pagine.

    -Già, non sò niente di matematica- bisbigliai fissando davanti a me la scrivania e restando di un coloro rosso peperone.
    Tom se ne accorse ma come suo solito tentò di mettermi a suoi agio...a modo suo.
    Sentii chiaramente la sua mano poggiarsi sulla mia e subito mi voltai a guardarlo ricevendo un altro dolcissimo sorriso.
    -Allora, traccia una linea retta e poi prendi i punti A e B...-

    Lo guardai incantato mentre attentamente con la sua mano calda sulla mia tracciava quelle magiche linee quasi a voler disegnare il percorso della nostra vita da quando ci eravamo conosciuti, e da quel giorno ben due mesi invernali erano già passati.
    Sorrisi ripensando a quanto infondo io fossi cresciuto in così poco tempo accanto a lui, a quanto lui stesso fosse stato sempre così possessivo e caloroso, presente, non lasciandomi un attimo da solo.
    Viveva quasi unicamente in camera mia, con me, stretto a me, proprio come quella sera quando avevamo raggiunto quel famoso limite, o meglio eravamo entrambi rimasti in boxer uno accanto all'altro, lui aveva scoperto la mia cicatrice e mi aveva stretto forte al petto ricordandomi che sarebbe rimasto con me, sempre.
    Già, quella sera, quella sera di inizio ottobre...ora invece una settimana o due e sarebbe stato natale.
    E lui aveva continuato dolcemente a rispettare quella sua promessa.

    -Bill allora hai capito?- domandò facendomi tornare alla realtà.
    Lo guardai spaesato.

    Emm...si?

    Sbuffò grattandosi la nuca con una mano e spostando la sua dalla mia.
    Improvvisamente sentii la mia mano gelida.

    -Sei così bravo Tom, come fai ad andare male a scuola?-
    -Io non vado male a scuola, io non mi impegno, è diverso- buttò lì a bassa voce continuando a restare accanto a me.
    Continuai a guardarlo.

    -Bill- sussurrò ancora, poi sbuffando una risata -vuoi fare una pausa?- sussurrò portando le sue labbra pericolosamente vicine alle mie.
    -Cosa intende per pausa signor Kaulitz?- sussurrai con fare seducente, un modo di fare che solo con Tom, rare volte, riuscivo a tirar fuori.
    -Bha, non so signorino Trumper, un massaggio le andrebbe bene?- risi ascoltando la sua voce di certo molto più sexy della mia.
    -Sei fantastico!-
    -Che cosa?- domandò guardandomi accigliato, eppure io non smettevo di ridere.
    -Sei...fantastico- continuai sorridendogli con un viso sereno.
    -Ah sì? Lei si prende gioco di me?- disse lui con un tono fintamente minaccioso ed un sorriso appena accennato sul viso.
    -Che fa? Vorrebbe punirmi?- sussurrai al suo orecchio, ed un brivido percorse entrambi.
    -Mi conosce davvero troppo bene signorino, mi dica come fa- e detto questo prese a mordicchiarmi piano il collo poggiando le sue mani sotto i miei glutei sulla sedia e tirandomi in braccio su di lui.
    Seduto sulle sue gambe, con lo sguardo imbarazzato e perso, continuavo ad assaggiare con dolcezza quelle sue morbide quanto roventi labbra.
    -Mi fai impazzire- sussurrò stringendo la sua presa su di me.
    -Anche a me, non puoi capire quanto- mentre il suo odore che lento entrava nelle mie narici grattava leggermente la gola come fuoco.








    *










    -Eddai, eddai ti prego!- continuava a tirarmi la felpa in modo tale che gli dessi un pò di attenzioni.
    La casa immensamente vuota e noi due seduti su un divano mentre io, poiché Bill era troppo preso a rompermi le scatole, tentavo di capire la trama di quel film.
    -Bill, te l'ho già detto, hai il raffreddore, fuori si muore dal feddro, non ti porto in giro per farti prendere una polmonite!-
    -Ma Tom!!- pigolò seduto accanto a me -ti prego, è quasi Natale!!-
    Cambiai canale sperando che mollasse la presa.
    -Appunto Bill, sarà un macello assurdo per Berlino, ti porto ad ammazzare?-

    Sbuffò distogliendo lo sguardo da me e tornando seduto a fissare immobile la tv. I suoi occhi, tristi e lucidi per via del raffreddore mi fecero subito prendere quella solita stretta al cuore.
    Perché tanto alla fine su di me vinceva sempre lui.
    -Bill, lo sai- mugugnai prendendo la sua mano nella mia -non ti trovi molto... a tuo agio tra la gente, da quello che alla fine ho capito. E lì fuori è pieno di persone-
    Sbuffò voltando la testa dalla parte opposta.
    -Non guarirò mai se continuerò a restare chiuso in casa come ho già passato quasi tutta la mia vita-
    Sussultai voltandomi verso di lui.
    -Non voglio fare del vittimismo Tom, ma davvero, ho davvero bisogno di sentire un pò di aria fresca su di me. Il mio stesso odore mi sta rendendo pazzo-
    La sua voce era dolce, dolce e seria.
    I suoi non erano comandi, le sue erano semplici richieste, e chi avrebbe detto di no al suo tono di voce perennemente icrinato?

    -Bill...io potrei portarti a fare una passeggiata, ma non posso creare uno scudo intorno a te. Ieri sono passato a Berlino e ti giuro, c'era la fila tra i pedoni!-
    Sorrise sentendo il mio tono dolce ed affettuoso come sempre.
    -Io però vorrei fare dei regali di natale- bisbigliò arrossendo ma non spostando il suo sguardo sulle nostri mani, intrecciate.

    Arrossii anche io consapevole del fatto che Bill lo avrebbe di certo fatto a me.
    Però davvero...era già sempre malato...

    -Io posso portarti, ma te devi coprirti bene e non devi fare il cocciuto come sempre, se ti senti male, se senti qualcosa, avvertimi, non fare l'eroe-
    Sorrise avvicinandosi alle mie labbra e assaporandole con estrema dolcezza.
    -Grazie- bisbigliò scendendo poi sinuoso dalle mie gambe e correndo in camera per potersi cambiare.

    Sbuffai toccandomi le labbra.
    Ed arrossii sorridendo come solo con lui riuscivo a fare.





    *







    Quando infilai il giacchetto e mi diressi con Tom fuori dal "palazzo" un vento gelido mi colpì in pieno viso facendomi però sorridere come mai.
    Era da tempo che non uscivo per una vera e propria passeggiata.
    Strinsi la mia mano coperta da dei guantini neri in quella grande e calda di Tom salutando Margot e incamminandomi lungo il marciapiede.
    Gli alberi intorno a noi completamente sommersi dalla neve si ergevano dritti e bianchi ai lati di quella grande e ghiacciata strada. Le lucette natalizie delle ville più grandi erano grosse e sfarzose mentre alberi sommersi dai più svariati colori illuminavano le abitazioni filtrando dalle grandi vetrate.

    Sorrisi beato immergendomi nella felpa di Tom che subito sporse il suo braccio intorno a me tenendo la sua mano sul mio fianco.

    -Allora, dove la porto signorino?- sorrise lui stringendomi più forte a sè.
    -Non chiamarmi signorino Tom, non lo sopporto-
    -Oh ma bene, tu non chiamarmi Tom-
    Gonfiai le guanciotte come un criceto, sommerso dalla grossa sciarpa nera intorno al collo.
    -Tomiii- piagniucolai inviperito -non prendermi in giro dai!-
    Sorrise di nuovo spostando le sue labbra sui miei capelli.
    -Ricominciamo... allora amore, dove vuoi che ti porto?-

    Arrossii imbarazzato dalle sue parole scomparendo del tutto nella nera lana della sciarpa.
    -Voglio tanti negozi- sussurrai del tutto rosso in viso.
    -Benissimo tesoro mio, vuol dire che prenderemo un bus- e detto ciò si fermò su una panchina accanto ad un cartello lasciandomi sedere accanto a sè.

    Quando l'autobus arrivò salii sedendomi subito accanto a lui. Non c'erano molte persone, due o tre forse poiché sicuramente chi viveva in quelle zone utilizzava di certo più il proprio autista, quindi mi sentii libero di respirare tranquillo stringendomi a Tom e assaporando tutta la sua dolcezza.
    Scendemmo pochi minuti più tardi in un luogo dove il paesaggio era trasformato del tutto.
    Le vie più famose di Berlino illuminate da tutte lucine colorate mi fecero illuminare gli occhi stringendo la mano di Tom più forte nella mia.
    L'area natalizia e calorosa che si respirava mi fece subito colorare le gote, le luci dei negozi e le insegne che brillavano imporporate dalla neve.
    Vi era gente, davvero tanta ma tanta gente, eppure vedevo bambini felici correre con i loro genitori, fermarsi davanti alle vetrine, ridere, e mamme felici tener loro la mano, trasmettere quel calore simbolo anche del natale.
    Quella gente non mi metteva paura.
    Non lo faceva perché aveva un viso umile, un volto dolce, un futuro sereno.
    Cosa che non mi sfuggì fu anche il numero delle tante coppiette che vicine passeggiavano lungo quella grande via.
    Era inverno a Berlino e la luce del Natale accoglieva l'intera città.

    Strinsi ancora la mano di Tom sentendolo subito circondarmi le braccia.
    -Bill?- sussurrò.
    Mi voltai e le sue labbra subito si unirono alle mie, donandomi un dolce quanto casto bacio.
    -Ma-ma Tomi- balbettai tutto rosso in volto -stiamo in-in m-mezzo a tutti!-
    -E allora amore?- e qui arrossii ancora -sei o non sei il mio ragazzo infondo?-
    Dire che divenni bordò forse è troppo e troppo poco, fatto stà che quando lui mi abbracciò continuando a camminare lungo quella gente rumorosa e felice mi sentii per la prima folta felice anche io.
    Abbracciato al mio ragazzo in cerca di regali, come una delle tante persone normali.








    *






    Dire che fare shopping con Bill sia una cosa da poco, infondo è solo un'emerita cazzata, ma dire che con lui e con il suo viso sorridente non si sta da dio, bè, anche quella lo è.

    Appena ci immergemmo in tutta quella gente mi parve di sentirlo irriggidirsi un pò accanto a me, ma un pò per il fatto che fosse completamente inglobato tra le mie braccia, un pò perché anche lui aveva voglia di provare, subito si era lasciato andare ammorbidendosi completamente sul mio corpo.

    Amavo Bill, amavo tutto di lui.
    Tutti i suoi pregi, tutti i suoi difetti.
    Amavo il fatto che infondo mi amasse, amavo il fatto che fosse solo mio.
    Amavo aver fiducia in lui, perché sapevo che non mi avrebbe tradito mai.
    Quello era il mio Bill, semplicemente, ripeto, l'unica persona che amavo.

    -Sei un pò lento- si imbronciò tirandomi le mani
    -suu su Tomi, voglio entrare lì, daiii-
    Io lento? Sorrisi e lo seguii notando a malapena l'insegna.
    Vestiti? Stavamo scherzando vero?

    -Alloraaa, questo questo e questo- prese sottobbraccio tre paia di jeans rigorosamente aderenti e mi tirò verso il reparto magliette.
    Mi spiaccicai una mano sul volto quando si mise a decidere tra una maglietta nera e una maglietta nera.
    La differenza? Una era nera, l'altra...aveva, non so, forse un nero leggermente più chiaro?

    -Bill sono identiche- risi non riuscendo a trattenermi.
    Mi guardò con i suoi occhioni grandi contornati di nero, sicuramente stupito dalla mia reazione, da una mia risata, e si sciolse in un sorriso prendendole entrambe con sè.

    -Voglio comprare una maglietta anche a te- aggiunse poi una volta usciti dal negozio ed aver pagato quella immensa quantità di cose quasi del tutto uguali.
    -Ed io non accetterei- sorrisi notando le sue guanciotte gonfie.
    -Tomi, stai zitto e seguimi- e detto questo si infilò nel negozio dopo.
    Inutile dire che ci stammo circa un ora, prese magliette enormi che non stavano neanche tra le sue braccia, felpe gigantesche e pantaloni continuando a ripetere: -dio, sono davvero enormi-
    Quando mi si avvicinò con tutta quella robba in mano mi guardò stupito e mi disse: -Tomi, ora però devi provarteli-
    Ed annuendo entrai nel camerino, poggiai tutte quelle cose e poi lo trascinai dentro con me.

    -T-tomi ma cosa?- sussurrò diventando rosso in viso.
    -Te l'ho mai detto che ti adoro da impazzire-
    E lo baciai mentre si aggrappava teneramente alla mia felpa.















    -Caramelle!- ed indicò un negozio proprio davanti a noi.
    Mi ero dimenticato del fatto che Bill adorasse qualsiasi forma di cioccolata.

    -Mi dica signorina, che caramelle vuole?- sussurrò l'anziana signora guardandoci arrivare.
    Bill arrossì a quella domanda ed io non potei che trattenere a stento una risata.
    -Io e la mia fidanzata- ridacchiai stringendo la presa sulle sue spalle -vorremmo quelle al cioccolato più buone che ha!-
    Bill si voltò veloce verso di me e notai i suoi occhi illuminarsi.
    L'anziana signora ci sorrise e sparì dietro il bancone.

    Un odore di caramello e di zucchero filato alleggiava all'interno di quel piccolo negozio tutto in legno.
    -La tua fidanzata?- domandò guardandomi dal basso.
    -Il mio fidanzato è meglio?- sorrisi.
    -Non mi importa di questo, mi importa solo di essere tuo- e si avvicinò di nuovo lambendomi le labbra con le sue.
    -Ecco qui ragazzi- disse l'anziana donna portandoci un sacchetto di cioccolatini a forma di cuore -sono fatti dalla casa e sono buonissimi-
    -Ne siamo sicuri- sorrisi prendendoli e porgendogli dei soldi.
    -Tomi ma pago io!- disse Bill voltandosi indignato verso di me.
    -No amore, le signorine non devono pagare, ci penso io- presi il sacchetto in mano e strinsi poi Bill con la mano libera -lo reggi tu?-
    Mi sorrise e lo prese subito nelle sue vuote regalandomi quello sguardo fantastico che era solito di Bill.
    -Grazie, arrivederci- ed uscimmo dal caldo negozio ritornando alle gelide e natalizie strade di Berlino.

    -Sai Tom?- mi disse tenendomi la mano libera da tutte quelle buste.
    -Dimmi- risposi continuando a guardare i negozi di Berlino intorno a me.
    -Sono stato qui al massimo tre volte, ma non sono mai uscito quando c'era la neve- mi voltai verso di lui vedendolo sporgere una mano per prendere un piccolo fiocchetto argentato che cadeva dal cielo.
    -Ha lo stesso colore della tua pelle- sussurrai stringendo forte la sua piccola mano.
    -Già, è bianca come me- sorrise aspettando che si sciogliesse.
    -Questo fiocco però è solo- dissi io prendendone un altro e appoggiandolo accanto a quello prima che scomparisse del tutto.
    -Questo significa che non resterò mai più solo?-
    -Questo significa che non lo permetterò- e premetti un bacio sulle sue morbide labbra.







    *


    SPOILER (click to view)





    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Seduti al parco di Berlino mentre la neve cadeva lenta su di noi, mi stringeva nella sua calda felpa per infondermi calore.

    Ero contento di come le cose stessero andando con Tom, ero contento di vivere insieme a lui, ero contento.
    Eravamo solo noi, e non c'era nient'altro.

    Nient'altro che avrebbe potuto intaccare tutto quello.

    Mi piegai in avanti e presi della neve con le mani appallottolandola tra i guantini neri.
    -Tomi?- sussurrai poi aspettando che si voltasse verso di me.
    -Si Bill?- e saltando in piedi dalla panchina gli tirai la palla di neve in pieno petto facendogli rizzare il capo stupito.

    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Scoppiai a ridere notando la sua faccia poggiando le braccia sullo stomaco per tentare di calmarmi.
    -A si?- rise lui tirandosi in piedi e guardandomi accennando un sorriso di sbieco.
    -A te!- e una palla di neve mi colpi proprio sull'inguine.

    -Tomi!!!- urlettai imbarazzato spolverando via la neve da lì.
    Scoppiò in una dolce quanto fragorosa risata e neanche me ne accorsi che subito lo ritrovai poco distante da me.


    -Ti amo!-

    Spalancai gli occhi.

    Sometimes I feel like The world is against me
    The sound of your voice, baby
    That’s what saves me
    When we’re together I feel so invincible




    -Ei, cos'è quella faccia?- continuò a ridere appallottolando dell'altra neve tra le mani.

    -Puoi ripetere perfevore?- chiesi rimanendo immobile tra la neve.

    -Cosa?-

    -Ripetilo!-

    -Ti amo!-

    -Ripetilo ancora- urlai.

    There’ll be days
    We’ll be on different sides but
    That doesn’t last too long
    We find ways to get it on track
    And know how to turn back on



    -IO AMO BILL TRUMPER- gridò ridendo.

    -Dio- mormorai mentre le lacrime scendevano veloci sulle guance.

    -Ti amo- sussurrò avvicinandosi a me e lasciando sciogliere la neve sulle mie mani intrecciate alle sue.

    -Ti amo anche io Tom Kaulitz- piagniucolai stringendo gli occhi.
    -Hei piccolo non piangere così però- rise poggiando la sua fronte sulla mia.

    -Scusa, è che...- e immersi la testa nella sua grande felpa.

    Cause it’s us against the world
    You and me against them all
    If you listen to these words
    Know that we are standing tall
    I don’t ever see the day that
    I won’t catch you when you fall
    Cause it’s us against the world tonight



    -Grazie- sussurrai mentre sentivo le sue mani lasciare le mie e stringersi forte attorno a me.

    -Grazie a te piccolo- disse e percepii chiaramente la sua voce incrinata.
    Alzai il volto notando delle lacrime percorrere le labbra perfette.
    Poggiai le mie mani sulla sua schiena e sorrisi.


    Cause it’s us against the world




    Chissà se la notte avrebbe avuto il coraggio di calare quella sera.
    Mi sporsi un poco e con dolcezza baciai le sue labbra.


    Cause it’s us against the world

    tonight...




    Il buio non sarebbe giunto su tutte quelle luci di Berlino.






























    *































    Hey Tom, sono sempre il solito Georg.
    Ti sto lasciando un messaggio sulla segreteria del tuo cellulare, tenerlo acceso mai, è?
    Abbiamo avuto dei problemi al covo, ti ho cercato per chiederti se per caso domani puoi venire.
    Di nuovo la band di Bred, argh, brutta, bruttissima faccenda.
    Ah, bella, sai la nuova notizia?
    A quanto pare un certo Jorg che un tempo faceva parte della nostra si è unito alla loro.
    Certo che...che gente che c'è in giro.
    Saluta la tua bella donzella.
    Rispondi appena puoi.








    Tu-tu-tu-tu-tu
























    *****

    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...













    « ● Hai paura della notte?





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    XXVII Capitolo.





    -IO AMO BILL TRUMPER-

    -Dio-

    -Ti amo-
    -Ti amo anche io Tom Kaulitz-
    -Hey piccolo non piangere così però-

    -Scusa, è che...-




    -Grazie-










    Mi rannicchiai in quel cantuccio di calore sentendomi il corpo attraversato da mille brividi. Mossi lentamente le mie mani tentando di stropicciarmi gli occhi, anche se lo spazio disponibile era relativamente poco, e quando alzai lo sguardo dal buio che mi circondava sbucai al di fuori della coperta ritrovando il petto di Tom proprio davanti a me.
    Mi stiracchiai sbadigliando silenzioso per far sì che non si svegliasse e poggiando una mano sul suo braccio bollente intorno al mio bacino mi alzai un poco per giungere alle sue labbra.

    -Mmmm- mormorò pressando di più le sue mani sui miei fianchi, e ridacchiai portando le mie braccia al suo collo.
    -Buon giorno Tomi-
    Tenne gli occhi chiusi accennando un fantastico sorriso.
    -Buon giorno peste- e si accoccolò a me portando il suo volto tra il mio viso e la spalla.
    -Peste? Io?- ridacchiai accarezzandogli la schiena in quel dolcissimo abbraccio.
    -Si, questa notte mi hai davvero massacrato- mugugnò continuando a strusciare il proprio volto sulla magliettina che indossavo.
    -C-come?- domandai con le guance rosse fuoco - io non scalcio!-
    -Oh, si che scalci invece, ti ho dovuto contrastare per far sì che stessi fermo- ridacchiò odorando la mia pelle sotto di sè.
    -Stavo quasi persino per alzarmi ed andarmene a dormire sul tappeto-
    Gonfiai le guanciotte -antipatico- mormorai spingendolo davanti a me e salendo a cavalcioni su di lui.
    Ora era sicuramente del tutto sveglio.

    -Allora Tomi, cosa si fa oggi di bello?-
    -Mmmm- mugulò coprendosi il volto con le mani per tutta quella luce improvvisa.
    Le persiane spalancate oltre la finestra facevano filtrare al loro interno la luce di una gelida alba. Il cielo bianco in contrasto con l'interno di quella stanza così scura.
    -Io devo...devo andare al covo- mugugnò stiracchiandosi sotto di me, allungando le sue braccia fino alla spalliera.
    -Ma come Tomiii, io volevo stare con te-
    -Bill- sussurrò poggiando le sue mani sui miei fianchi -non credere di poter venire con me-
    -Eddaiii- continuai allungandomi su di lui e giungendo con le mie labbra accanto alle sue.
    -No-
    -Tomii-
    -Ti dico di no!-
    -Tomi, ti prego ti prego ti prego-
    -Bill- mi guardò e al suo sguardo arrossii imbarazzato.
    -Quando dico una cosa è quella quindi per favore, smettila di insistere-





    Circa un'oretta dopo eravamo entrambi pronti per uscire insieme.
    Alla fine il grande Tom non era stato poi tanto fermo come intendeva far credere, e quando mi ero ammutolito girandomi di spalle accanto a lui, aveva sbuffato dicendo di correre per andarmi a preparare.
    Sorrisi al suo volto sconfitto stringendo la sua mano e nasconendo il viso in quella solita morbida sciarpa nera.

    Quella stessa sciarpa che il giorno prima Tom aveva riempito di neve con le proprie mani, dopo essersi avvicinato a me e avermi detto Ti amo.
    Mi sotterrai sotto il suo calore mentre le mie guance tornavano a tingersi di rosso.

    "Ti amo"

    Ed io amavo lui.
    Tutto così fantasticamente perfetto.






    *








    Giungemmo al covo che le dita delle mie mani erano diventate puro e vero ghiaccio, e forse anche Bill poiché era immobile da quando eravamo partiti.
    Lo avevo stretto a me per riscaldarlo, lo avevo fatto sedere sulle mie gambe dentro il bus, lo avevo persino baciato prima di entrare pur di riuscire a riscaldare quelle sue tremende labbra. Eppure era gelido come un piccolo pupazzo di neve.

    -Hey guardate un pò chi si rivede!- urlò Gustav quando misi un piede all'interno di quel luogo angusto. La porta cigolò ed entrambi fummo invasi da una calda aria che avrei scommesso avesse fatto sciogliere un poco anche Bill. Le sue guanciotte immerse all'interno della sciarpa nera si erano tinte improvvisamente di un caldo rosso.
    Chiusi la porta alle nostre spalle levandomi la felpa e avvicinandomi alla stufa salutando Gustav dandogli un cinque.
    -Bella Gustav, sei sempre il solito- e ridendo mi sbragai sul divano divaricando le gambe e stiracchiondomi comodamente su di questo.
    Quel luogo mi era mancato, o almeno mi era mancato il cazzeggiare senza fare un tubo.
    Senza avere nulla a cui pensare, per un attimo.

    Bill era lì, in piedi dove lo avevo lasciato, a contorcersi le mani per il tremendo imbarazzo e subito sorrisi sbattendo le mani accanto a me.
    Si avvicinò, lentamente, sedendosi quasi sopra alla mia coscia pur di ritrovarsi a debita distanza da Gustav e sinceramente non ne capii il perché.
    -Ciao Bill, come va, tutto bene?- domandò il mio amico porgendogli la mano.
    Indeciso Bill avvicinò la sua e scoprendo i denti con un sorriso bellamente finto gli rispose balbettante -s-si, tutto ok, e te?-
    -Alla grande! Ma che hai fatto, sciogliti un pò, sù- rise il mio amio tandogli una pacca sulle spalle.
    Bill tremò e lì mi accorsi che davvero qualcosa non andava in quella stanza, non era per Gustav, Bill non si sarebbe mai comportato così.

    Cercai per bene qualcosa che sarebbe potuto risultare fastidioso e subito un odore di birra e alcool mi invasero le radici tanto da farmi tossire per lo stupore.

    -Cazzo Gustav, ma quanto cavolo avete bevuto- tossicchiai guardandolo di sbieco.
    -Non puoi capire, Georg era davvero fatto!- rise portandosi una mano sulla testa -è al piano di sopra, sicuramente ancora dorme abbracciato a Ris, dovevi vederli, parono proprio una bella coppietta-
    Risi a Gustav continuando a parlottare con lui mentre con il pollice massaggiavo la mano di Bill, tentando di farlo stare più tranquillo.
    Il suo sguardo era basso ed il suo nasino nascosto nella sciarpa.

    -No, aspetta, adesso te li chiamo- ridacchiò Gustav sporgendosi un poco oltre la spalliera del divano.
    -RIS, GEORG, CAZZO ALZATE QUELLE CHIAPPE E VENITE GIù!-

    -NON ROMPERE IL CAZZO- si sentì rispondere da una voce assonnata, e sicuramente Georg rimise il cuscino sulla propria faccia.

    -C'é QUI IL CAPO, CHE DITE, LO ONORATE DELLA VOSTRA PRESENZA STUPIDI BABBEI?-
    All'improvviso del silenzio, poi uno scapicollare di passi improvvisi e due faccie con gli occhi spalancati scesero improvvisamente lungo le scale.
    -Cazzo Tom, sei davvero tu- urlò Georg correndomi incontro. Mi alzai un attimo lasciando la mano di Bill che subito allontanò sulle proprie gambe insieme all'altra.
    -Certo fratello, che ti pensavi, cretino- e detto così lo abbracciai dandogli una pacca sulle spalle, sentendolo sorridere proprio davanti a me.

    -Ris cazzo vieni qua!- sbottò poi allontanandosi ancora ridendo, e Ris si avvicinò dandomi la mano -Hey Tom, ci si rivede finalmente-
    -Vedo che ieri sera vi siete divertiti- dissi
    -Ossì, non commentiamo, Ris se ne è portata a letto una, dio, non ci capiva un cazzo, e non si era nemmeno accorto che era un trans- risi dando una pacca al ragazzo di colore sulle spalle.
    -Sei sempre il solito deemente-

    Poi all'improvviso vidi Georg abbassare lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono in un ulteriore sorriso.
    -Dio Tom, hai portato Bill e non dici niente?- mi guardò fingendo un broncio.
    Sapevo che Georg volesse bene a Bill, sapevo che ci teneva perché era la mia felicità.
    Ed era anche per questo che consideravo Georg come il mio migliore amico.

    -Ciao Bill- gli porse la mano. Una mano grande, una mano che sicuramente sapeva ancora di alcool, ancora di sesso.
    E Bill spalancò gli occhi nascondendo ancora di più se possibile il naso sotto quella lana nera.

    -Hey che gli prende?- sussurrò Georg guardandomi con un area piuttosto preoccupata. E preoccupato lo ero anche io, a dismisura.

    -Bill?- mormorai inginocchiandomi davanti a lui.
    -Che c'è piccolo?- continuai spostandogli una ciocca di capelli dietro il suo piccolo orecchio.
    -C'è puzza di alcool- ribbattè tornando a nascondersi dagli altri.
    -Ragazzi, aprite le finestre- ribbattei tornando a guardare Bill.
    -Ma fa freddo- -non me ne fotte un cazzo!- continuai tenendo il mio sguardo su di lui.
    -Vuoi uscire un attimo?-
    -No, adesso va meglio-
    -Bene- sussurrai con voce dolce ammiccando un sorriso e accarezzandogli la testolina nera.

    -Bill- disse Georg accennando un sorriso -credo che porterò Ris a fare una doccia-
    Bill sorrise facendo tornare le sue guance di un tenue rossastro.
    -Grazie- sussurrai a Georg, grazie per averlo fatto sorridere.
    Ed egli sorrise di rimando a me scomparendo di nuovo verso le scale.





    *






    -Allora!- tentò di cambiare argomento Gustav tentando di distruggere il clima di tensione che si era andato a formare.
    Avevo di nuovo rovinato tutto a Tom, lo avevo di nuovo fatto preoccupare come uno scemo dopo che mi ero ripromesso di tentare di cambiare.
    Di essere forte.

    Eppure lo sapevo, non ero io a comandare.

    -Scusami Tomi- balbettai incerto alzando lo sguardo nei suoi occhi.
    Sorrise, di nuovo, un sorriso così dolce e caloroso che mi aveva fatto sciogliere tante e tante volte.
    -Non dirlo nemmeno- sussurrò tornando a sedere accanto a me.
    Ero imbarazzato, c'era Gustav accanto a noi, eppure quando si sedette mi tirai un pò più sù andandomi a sedere sulle sue gambe.
    Sono sicuro che ne rimase un pò basito, anzi non un pò, era veramente sorpreso, però poi dinuovo quel sorriso, e le sue braccia andarono a cingere i miei fianchi facendomi nascondere nella sua maglietta.

    Aspirai a pieno il suo dolcissimo odore notando come fosse un vero tocca sana averlo così vicino a me, mentre la stanza aleggiava nel più completo tanfo.
    Di alcool.
    Di sesso.
    Di violenza.

    -Hai sentito di Jorg?-
    Ad interrompere i miei pensieri fu il cuore di Tom. Lo sentii battere, forte, all'improvviso, e le sue mani premettero più forti intorno a me tanto che strinsi la presa alla sua maglia.

    -Si, ho sentito, quello stronzo è tornato-
    -Tom...è tuo padre...-
    -Non è mio padre, cazzo non c'è mai stato, nè per mia madre nè per me-

    Sentii il suo tono rabbioso e strinsi tra le mani il tessuto nero nascondendo il mio viso in quella morbida sciarpetta.
    -Pensa che Georg nemmeno lo sapeva chi fosse, gliel'ho detto io ieri, è proprio un tontolone-
    -Traditore-
    -Cosa?-
    -è un traditore e basta!-
    -Parli di Jorg?-
    -E di chi sennò? Lui... DANNAZIONE- sbattè il pugno forte sulla tastiera del divano e a quel gesto improvviso mugugnai dalla paura serrando gli occhi ancora di più.
    -Cazzo Bill scusami- mormorò dispiaciuto accarezzandomi le braccia con una mano.

    Io minuscolo seduto tra quelle braccia.
    Lui così grande e forte.
    Il mio Tomi, il mio angelo custode.
    Ed io un piccolo ed inutile verme.
    In confronto a lui io non ero niente.

    -Nulla...- mormorai tirando un pò sù la testa.
    -Comunque ripeto, è solo un traditore quell'uomo. Ha tradito la sua famiglia, e adesso ha tradito anche la sua banda-
    -Già, ha cambiato...è andato...insieme a quelli là-
    -A quelli là, cazzo Gustav lo sapeva, lo sapeva che quelli erano i nostri più grandi nemici, lo ha sempre saputo bene. Prima scompare lasciandomi da solo con mamma, lasciando da sola la gang, e poi ritorna schierandosi con quella avversaria?-
    -è sempre stato un tipo piuttosto strano-
    -No Gustav è diverso, è sempre stato uno stronzo-

    Mossi la mia mano lungo le braccia di Tom intorno a me, tentando di calmarlo, tentando di fargli capire che in qualche modo io stavo ascoltando.
    Che stavo scoprendo, per la prima volta, qualcosa su di lui.
    Questo da una parte avrebbe dovuto rendermi felice, ma ciò che infondo stavo sentendo non faceva che spiazzarmi sempre di più.
    Io di Tom non sapevo davvero niente...

    -Piccolo- mormorò portando le sue labbra accanto a me. Mugulai divertito dalle sue dolci carezze e sorrise anche lui poggiando poi le sue labbra sul mio collo.
    -Tomi...- mormorai -c'è Gustav-
    -argh- ribbattè tornando a guardare il suo amico stringendomi sempre più forte a sè.

    Ero al sicuro, tra le sue potenti braccia.
    Lui dominava su tutto, ed io glielo lasciavo fare felice.
    Chissà se nel sesso anche lì sapeva essere così dolce.

    Sussultai a quegli stessi pensieri ed imbarazzatissimo tentai di coprire le mie guanciotte rosso pomodoro dandomi mentalmente dello stupido per aver anche solo potuto fare dei pensieri di quel genere.
    Sorridendo però alla mia mente che, come bucata la sua barriera, aveva fatto firtare il mio pensiero.

    -Comunque non c'è niente da fare-
    -Cosa intendi?-
    -Che non può tornare indietro- rispose Gustav stiracchiandosi sul divano e prendendo in mano una sigaretta.
    -Non ora- disse Tom.
    -Scusa- rispose Gustav poggiandola dinuovo nel pacchetto.

    -In termini pratici se la banda dovesse scontrarsi ancora con la nostra che faremo Tom?-
    -Ci batteremo, senza alcun problema- buttò lì accarezzandomi le braccia.

    Battersi? In che senso?

    -Battervi? In che senso?-
    Cazzo di filtro bocca mente che però non funzionava mai.

    Tom mi guardò sembrando incerto se parlare o meno.
    -Devi sapere piccolino- rispose Gustav conquistando tutta la mia attenzione -che il tuo Tom, quello su cui sei seduto sulle gambe, è in realtà solo- e sottolineò quel solo con fare ironico -il capo di una delle bande più famose di Berlino-
    Lo guardai stupito mettendomi a sedere meglio sul mio Tom.
    -Che cos'è una banda?- domandai guardandolo stralunato.
    -Una banda Bill è un gruppo di ragazzi che hanno un territorio. Magari inizia con poche persone, ma se piace, se è forte, se il capo ha le palle, può diventare una banda davvero grande-
    -Ma a che serve avere un territorio?- continuai pietosamente sentendomi davvero un'estraneo in tutto quello.
    -Avere un territorio- e qui Gustav sorrise -non ti preoccupare- aggiunse a bassa voce -mi fa piacere farti sapere queste cose- e Tom anche alle sue parole sorrise -un terrirorio è una zona di Berlino. Noi abbiamo la nostra zona, che sarebbe questa, e francamente- ammicò ghignando-è una zona che fa davvero soldi, e gli altri hanno le altre zone. Sotto di noi ci sono le discoteche, la protezione dei ragazzi che ci abitano. Qui comandiamo noi, la droga che gira qui è la nostra, le ragazze di qui sono nostre- e sorrise sotto lo sguardo raggelante di Tom -tutto qui è nostro. Che pacchia vero?-
    Rimasi a fissarlo davvero interessato.
    Non sapevo che Tom fosse il capo di una banda.

    -Ma spiegagli meglio- aggiunse Tom mettendosi dritto a sedere e spostando con me anche lui -avere una banda non è tutto rosa e fiori. Bisogna combattere, per il torritorio, bisogna lottare per far capire chi comanda. Non è una cosa sciocca, o almeno per noi non lo è. Questa è la nostra famiglia e noi semplicemente la difendiamo-
    Sorrisi dolcemente alle parole calorose di Tom.

    -Sempre così buono- mormorai, e alle mie parole divenne più rosso di me.

    -O mio dio, Tom Kaulitz che arrossisce, cazzo- sbottò a ridere Gustav portando le mani sulla bocca in segno di sorpresa.
    -Ridi un altro po e ti spacco il culo- si difese ancora rosso in viso.
    Sorrisi di nuovo poggiando questa volta le mie labbra sulle sue, prendendolo alla sprovvista e leccandole lambendo con dolcezza
    -Il mio uomo- sussurrai vedendolo arrossire ancora.

    Incontrollato Gustav tornò dinuovo a ridere ma in risposta Tom alzò soltanto il dito medio continuando ad assaggiare con un ghigno le mie morbide labbra.
    -Cazzo- mormorò portando le sue mani sotto le mie natiche.
    -Hey no no, queste cose però non voglio vederle- rise Gustav girandosi dalla parte opposta.
    -Stai zitto- rispose Tom con tono trascinato respirando dentro la mia bocca.
    -Tomi- ripetei staccandomi da quel calore per poggiare la mia testa sulla sua spalla.
    Percepii perfettamente il suo cuore inpazzire e infondo ne fui felice.
    Ero io a scatenare tutto quello in lui.
    Io avevo questo fantastico onore.

    -Eccomi qui- urlò una voce distraendo ogni mio pensiero. Georg, con i capelli appena asciugati scese le scale comodamente vestito.
    -Non potrai mai capire cosa ho visto- rise Gustav indicandogli con la mano di avvicinarsi -Tom Kaulitz è arrossito- -Oddio no, non ci credo- disse Georg imitando l'amico, portando una mano sulla bocca.
    Ridacchiai anche io vedendo quella scena.
    -Ti ci metti anche tu?- domandò Tom abbassando la visiera del cappello per coprire il lieve rossore.
    -Abbiamo avuto un immenso onore- continuò Georg spostando questa volta il suo sguardo su di me -devi sapere che il capo Tom Kaulitz non arrossisce mai. è un vero duro, non parla nemmeno quando gli fai una domanda, e guai ad incrociare il suo sguardo-
    -Smettila- continuò Tom questa volta alzando gli occhi sul volto dell'amico -come ti dicevo- affermò lui quasi rabbrividendo.
    Scoppiai a ridere facendo voltare tutti verso di me.
    -oddio scusate, è che siete davvero simpatici- risi sentendo le mani di Tom stringersi sui miei glutei.
    Cazzo, erano ancora lì.
    -Tomi- bisbigliai rosso ancora come un peperone.

    Accennò un ghigno baciandomi le labbra mentre Georg e Gustav indifferenti, all'apparenza, parlottavano tra loro.

    -Comunque Tom riguardo a quella cosa- disse Georg facendo sì che le labbra si spostassero da davanti a me ed io affondassi vergognoso il volto nel suo collo -se non la vuoi sapere non fa nulla, ti capisco, ma è importante-
    Vidi Tom farsi scuro in volto -Grazie Georg ma come sai sarà lui a dirmelo quando vorrà-
    -Lui chi?- sussurrai.
    -Te- e il suo sguardo si fermò sul mio, dolce, ma sobbalzai lo stesso.
    -Che cosa?- domandai, le mani che impercettibilmente tremavano.
    Una remota risposta che alleggiava pesante nel mio petto.

    Che cosa?


    -Una cosa che ha detto di sapere Georg, su di te, ma non voglio saperla, sarai tu a dirmelo- sorrise ancora, ma i miei occhi dilatati, erano impauriti, spaventati.
    Era finita? Quell'apparente pace era finita, così?

    Tom lo avrebbe saputo?
    Gli avrei fatto schifo? Mi avrebbe lasciato?
    O gli avrei fatto pena, come tutte quelle persone che mi consideravano anormale.
    Come facevo pena a mia madre e a mio padre, come facevo pena persino a me stesso.

    -Che cosa sai?- dissi con voce esasperata verso Georg, l'incrinazione del pianto e della frustrazione ben udibili.
    Tom pareva confuso.

    -Di quella cosa Bill, non so molto ma comunque so-

    -Oddio- bisbigliai, un singhiozzo, poi un altro, e senza accorgermene arrivai a tapparmi le orecchie con le mani.
    -Bill tutto ok?- domandò Tom stringendomi a sè.
    Affondai il mio volto nella sua maglietta mentre le lacrime scendevano veloci.

    -Bill io non volevo-
    -STAI ZITTO- urlai, le lacrime che scendevano veloci.

    Una strana area di tensione che alleggiava all'interno della stanza.

    -Che cosa succede?- uno scalpiccio di passi fece ben capire che anche Ris avesse finito di farsi la doccia.
    -Chi te l'ha detto?- singhiozzai non badando alla presenza del moro.

    -Non vorrei dirtelo-
    -DIMMELO- urlai alzando il volto da Tom.

    -Ma...- Gustav pareva confuso e tentava di capire cosa stesse accadendo.

    -Di cosa state parlando?- chiese Ris stupito facendo un passo in avanti.
    -Di quello che c'ha detto il tuo amico- rispose Georg serio.

    -Ah, sì, stai parlando di James?-







    E qui ricordo che qualcosa accadde, forse fu la mia mente a pilotarmi, bene non lo so, ma mi alzai di scatto da Tom iniziando a correre verso l'uscita di quel sogno tramutato in incubo.








    *








    Quando sentii il mio piccolo piangere tra le mie braccia alle parole di Georg rimasi completamente paralizzato al mio posto, non riuscivo neanche a stringerlo più forte a me, ero confuso, non capivo, non ci stavo davvero capendo nulla.
    Poi il discorso era in qualche modo degenerato. Bill aveva urlato, Bill che non urlava mai, e alle parole, alle parole di Ris era scappato all'improvviso, scattando da sopra le mie gambe e fuggendo via senza darmi nemmeno il tempo di reagire.

    -Scusate ragazzi- mormorai scattando dal divano ed afferrando la mia felpa per seguirlo chiudendo forte la porta del covo dietro di me.

    Il freddo pungente di Berlino mi filtrava fino alle ossa.
    -BILL DOVE SEI?- urlai in quel vicolo imbiancato, per la prima volta niveo davanti a tanto peccato.

    -BILL?- continuai muovendomi veloce tra la neve, rischiando più volte di scivalare.
    Dannazione, era in qualche modo sparito...e sparire in quel luogo non era mai positivo.

    -BILL- gridai esasperato spostandomi poi lungo la strada alla mia destra.



    -Il lupo ci prenderà- una vocina, una vocina sussurrava, canticchiava.
    -BILL?- domandai entrando in un vicolo.

    -Eccolo, arriva, arriva il lupacchiotto-
    -BILL!!????- urlai ancora tentando di vedere nel buio.

    Un singhiozzo, poi un altro...e poi una testolina mora nascosta tra le gambe piegate.
    Sorrisi rincuorato e mi avvicinai a lui.
    -Non farmi del male, non farmi del male-
    -Cosa dici Bill?- sussurrai poggiando una mano sulla sua spalla.

    Lo sentii alzare il volto, e quando lo vidi in viso mi si ghiacciò il sangue.
    Ebbi una visione, il suo viso ricoperto di sangue, non so perché accadde ciò, so solo che il suo viso straziato dal dolore con quel sorriso da pazzo disegnato, mi aveva per un attimo ricordato qualcuno.

    Ricordato me, quando il mio desiderio più grande era picchiare.
    Picchiare e mettere paura, quando quello ad aver paura ero io.

    -Bill- sussurrai avvolgendo le mie braccia intorno a lui. La pelle ghiacciata delle sue mani che si legarono dietro il mio collo.

    Senza fare niente si fece tirare sù, aprii la felpa e lo appallottolai lì, richiudendola poi per dargli quanto più calore potevo.
    -Bill- sussurrai.

    -Scusa- mormorò piangendo.

    -Smettila di scusarti dannazione- e detto questo presi a camminare con il suo fagotto tra le braccia.


    Mentre come una cantilena continuava a ripetere tra i singhiozzi -Mi dispiace-












    *















    -Il lupo ci prenderà- canticchiò lui prendendomi le mani.
    -è una canzone tremenda- ridacchiai guardandolo mentre mi accarezzava il viso.
    -Non è tremenda, è la canzoncina di questo gioco- mise il broncio guardandomi con i suoi occhioni.
    -Ma se siamo nascosti per non farci prendere, che la canti a fare, così ci troverà- sussurrai io avvicinando le mie labbra alla sua morbida e bianca guancia.
    Gli scoccai un bacino e subito iniziò a ridere per il solletico.
    -Zitto- sibilai gonfiano le guanciotte.
    -Eccolo, arrivva, arriva il lupacchiotto-

    E all'improvviso un volto spuntò dal buco dello scivolo.
    -Ah ah, vi ho trovati- ridacchiò aiutandoci ad uscire.

    -Tuo fratello è veramente bravo-

    -Naaa- rise il piccolo guardandomi negli occhi
    -James è soltanto molto bravo a scovare le persone. Sai che nella banda lui è quello che fa la spia?-
    -Spia è una parola grossa- ridacchiò il grande poggiando una mano sulla testa del fratello.
    Sorrisi a quella dolce visione.
    Un ricercatore, forse James era un archeologo, mi dissi.









    Un archeologo che quella notte mi ritrovò nel sangue tra le mani del mio stupratore.
    Ora, solo ora, la mia mente parlava.
    Ora finalmente mi mostrava anche ciò che mai aveva trovato lo spunto di mostrare, punta e riaccesa dal ritorno di quell'incubo.






















    -Tomi?- sussurrai.
    -Sono qui, sono qui, schhh-
    Delle mani mi tirarono contro il suo petto e rannicchiato a lui scoppiai in lacrime.


    Quella notte piansi con gli occhi spalancati al buio.


    La notte che impregnava le vie.





























    ****
     
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    .
  7. MiikHy_Deafening
     
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    ragazze, do che dovevano essere 10 ma mi si stavano attorcigliando gli occhi x°D domani posterò gli altri.


    schrei483



    CITAZIONE
    tesoro!!! <33333 figurati, noi non ti abbandoniamo, mai!!!!!!

    e per quella storia...davvero patetico arrivare a plagiare la storia di un latro per arrivare alla "gloria".io ho letto anche i commenti che lasciava!!! ma dico, ma un minimo di pudore e di buon senso dovrai avercelo!!!!

    bah, lasciamo perdere!!!! comunque io davvero non so che dire!!!!!!! sei sempre la migliore!!!!!!!

    lascerò i commenti anche dillà, perchè mi piace seguire più forum!! mi fa impazzire, ma mi piace!!!!!!

    ...commento indecente, ma ho il cervello annebbiato dalla polvere che si è alzata dopo aver messo a posto la stanza, sorry!!!!!

    ci sentiamo presto!!!!! kussen <333333

    tesoro ç^ç
    grazie mille **
     
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  8. 'kiwy;
     
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    Oddio *-*
    Questi capitoli sono infinitamente stupendi <333
    Non mi stancherò mai di dire che amo questa fic (:

    QUOTE
    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Seduti al parco di Berlino mentre la neve cadeva lenta su di noi, mi stringeva nella sua calda felpa per infondermi calore.

    Ero contento di come le cose stessero andando con Tom, ero contento di vivere insieme a lui, ero contento.
    Eravamo solo noi, e non c'era nient'altro.

    Nient'altro che avrebbe potuto intaccare tutto quello.

    Mi piegai in avanti e presi della neve con le mani appallottolandola tra i guantini neri.
    -Tomi?- sussurrai poi aspettando che si voltasse verso di me.
    -Si Bill?- e saltando in piedi dalla panchina gli tirai la palla di neve in pieno petto facendogli rizzare il capo stupito.


    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Scoppiai a ridere notando la sua faccia poggiando le braccia sullo stomaco per tentare di calmarmi.
    -A si?- rise lui tirandosi in piedi e guardandomi accennando un sorriso di sbieco.
    -A te!- e una palla di neve mi colpi proprio sull'inguine.

    -Tomi!!!- urlettai imbarazzato spolverando via la neve da lì.
    Scoppiò in una dolce quanto fragorosa risata e neanche me ne accorsi che subito lo ritrovai poco distante da me.


    -Ti amo!-

    Spalancai gli occhi.


    Sometimes I feel like The world is against me
    The sound of your voice, baby
    That’s what saves me
    When we’re together I feel so invincible




    -Ei, cos'è quella faccia?- continuò a ridere appallottolando dell'altra neve tra le mani.

    -Puoi ripetere perfevore?- chiesi rimanendo immobile tra la neve.

    -Cosa?-

    -Ripetilo!-

    -Ti amo!-

    -Ripetilo ancora- urlai.


    There’ll be days
    We’ll be on different sides but
    That doesn’t last too long
    We find ways to get it on track
    And know how to turn back on



    -IO AMO BILL TRUMPER- gridò ridendo.

    -Dio- mormorai mentre le lacrime scendevano veloci sulle guance.

    -Ti amo- sussurrò avvicinandosi a me e lasciando sciogliere la neve sulle mie mani intrecciate alle sue.

    -Ti amo anche io Tom Kaulitz- piagniucolai stringendo gli occhi.
    -Hei piccolo non piangere così però- rise poggiando la sua fronte sulla mia.

    -Scusa, è che...- e immersi la testa nella sua grande felpa.


    Cause it’s us against the world
    You and me against them all
    If you listen to these words
    Know that we are standing tall
    I don’t ever see the day that
    I won’t catch you when you fall
    Cause it’s us against the world tonight



    -Grazie- sussurrai mentre sentivo le sue mani lasciare le mie e stringersi forte attorno a me.

    -Grazie a te piccolo- disse e percepii chiaramente la sua voce incrinata.
    Alzai il volto notando delle lacrime percorrere le labbra perfette.
    Poggiai le mie mani sulla sua schiena e sorrisi.



    Cause it’s us against the world




    Chissà se la notte avrebbe avuto il coraggio di calare quella sera.
    Mi sporsi un poco e con dolcezza baciai le sue labbra.



    Cause it’s us against the world

    tonight...




    Il buio non sarebbe giunto su tutte quelle luci di Berlino.

    Ecco, qui ho proprio pianto ç_____ç ma quanto sono coccoli? ç_____ç

    La parte in cui Bill scopre che Georg sà è stata angosciante o.o

    Bellissimi capitoli *www*
    Posta prestooo <33333
     
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    .
  9. oO°Isa89°Oo
     
    .

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    ommmmmmmmmmoddddddddddio *Q*
    MiikHy, lo sai che scrivi DIVINAMENTE? ç__ç
    DDDDDDDDDDio quanto mi è mancata questa FF ...
    i capitoli sono a dir poco STUPENDI, davvero.
    *ççççççççççç*
    Bravissima. Complimenti ancora.
    Aspetto con ansiiiisssima i prossimi **
    Grazie di trasmettermi bellissime emozioni con ogni capitolo.
    Baci <33
     
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    .
  10. 'kiwy;
     
    .

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    QUOTE
    DDDDDDDDDDio quanto mi è mancata questa FF ...

    Ehi fVatella ç__ç Hai visto che è tornata alla fine? :cry:
    *piange di gioia*
     
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    .
  11. oO°Isa89°Oo
     
    .

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    sii fVatella, dopo tanti giorni di attesa, finalmente la miikHy è tornata *W*
    come siamo contente eh? ;D
    Quanto ci è mancataaaa ç___________ç
    (ps: ti adoro <3)
     
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    .
  12. 'kiwy;
     
    .

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    Davverooo!
    Che bello **

    (ti adoVo **)
     
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    .
  13. MiikHy_Deafening
     
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    kiwy;



    CITAZIONE ('kiwy; @ 3/1/2010, 10:06)
    Oddio *-*
    Questi capitoli sono infinitamente stupendi <333
    Non mi stancherò mai di dire che amo questa fic (:

    CITAZIONE
    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Seduti al parco di Berlino mentre la neve cadeva lenta su di noi, mi stringeva nella sua calda felpa per infondermi calore.

    Ero contento di come le cose stessero andando con Tom, ero contento di vivere insieme a lui, ero contento.
    Eravamo solo noi, e non c'era nient'altro.

    Nient'altro che avrebbe potuto intaccare tutto quello.

    Mi piegai in avanti e presi della neve con le mani appallottolandola tra i guantini neri.
    -Tomi?- sussurrai poi aspettando che si voltasse verso di me.
    -Si Bill?- e saltando in piedi dalla panchina gli tirai la palla di neve in pieno petto facendogli rizzare il capo stupito.


    Us against the world
    Against the world
    Us against the world
    Against the world




    Scoppiai a ridere notando la sua faccia poggiando le braccia sullo stomaco per tentare di calmarmi.
    -A si?- rise lui tirandosi in piedi e guardandomi accennando un sorriso di sbieco.
    -A te!- e una palla di neve mi colpi proprio sull'inguine.

    -Tomi!!!- urlettai imbarazzato spolverando via la neve da lì.
    Scoppiò in una dolce quanto fragorosa risata e neanche me ne accorsi che subito lo ritrovai poco distante da me.


    -Ti amo!-

    Spalancai gli occhi.


    Sometimes I feel like The world is against me
    The sound of your voice, baby
    That’s what saves me
    When we’re together I feel so invincible




    -Ei, cos'è quella faccia?- continuò a ridere appallottolando dell'altra neve tra le mani.

    -Puoi ripetere perfevore?- chiesi rimanendo immobile tra la neve.

    -Cosa?-

    -Ripetilo!-

    -Ti amo!-

    -Ripetilo ancora- urlai.


    There’ll be days
    We’ll be on different sides but
    That doesn’t last too long
    We find ways to get it on track
    And know how to turn back on



    -IO AMO BILL TRUMPER- gridò ridendo.

    -Dio- mormorai mentre le lacrime scendevano veloci sulle guance.

    -Ti amo- sussurrò avvicinandosi a me e lasciando sciogliere la neve sulle mie mani intrecciate alle sue.

    -Ti amo anche io Tom Kaulitz- piagniucolai stringendo gli occhi.
    -Hei piccolo non piangere così però- rise poggiando la sua fronte sulla mia.

    -Scusa, è che...- e immersi la testa nella sua grande felpa.


    Cause it’s us against the world
    You and me against them all
    If you listen to these words
    Know that we are standing tall
    I don’t ever see the day that
    I won’t catch you when you fall
    Cause it’s us against the world tonight



    -Grazie- sussurrai mentre sentivo le sue mani lasciare le mie e stringersi forte attorno a me.

    -Grazie a te piccolo- disse e percepii chiaramente la sua voce incrinata.
    Alzai il volto notando delle lacrime percorrere le labbra perfette.
    Poggiai le mie mani sulla sua schiena e sorrisi.



    Cause it’s us against the world




    Chissà se la notte avrebbe avuto il coraggio di calare quella sera.
    Mi sporsi un poco e con dolcezza baciai le sue labbra.



    Cause it’s us against the world

    tonight...




    Il buio non sarebbe giunto su tutte quelle luci di Berlino.

    Ecco, qui ho proprio pianto ç_____ç ma quanto sono coccoli? ç_____ç

    La parte in cui Bill scopre che Georg sà è stata angosciante o.o

    Bellissimi capitoli *www*
    Posta prestooo <33333

    ahahaha,, grazie mille cara *//////////////*

    Georg, non si sta mai zitto quell'uomo,, mutiliamolo u_ù
    xD
     
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  14. 'kiwy;
     
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    Noo, poor *ç*
    Di niente ;D
     
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  15. MiikHy_Deafening
     
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    oO°Isa89°Oo



    CITAZIONE (oO°Isa89°Oo @ 3/1/2010, 12:25)
    ommmmmmmmmmoddddddddddio *Q*
    MiikHy, lo sai che scrivi DIVINAMENTE? ç__ç
    DDDDDDDDDDio quanto mi è mancata questa FF ...
    i capitoli sono a dir poco STUPENDI, davvero.
    *ççççççççççç*
    Bravissima. Complimenti ancora.
    Aspetto con ansiiiisssima i prossimi **
    Grazie di trasmettermi bellissime emozioni con ogni capitolo.
    Baci <33

    divinamente? ;OOO;
    grazie mille cara >_<
    mi dispiace che vi sia mancata, nel senso che ci ho messo davvero troppo ad aggiornare ç____ç
    e voi siete ancora qui <3
    dinuovo grazie <3

    DONNE ADORATEEE ;OOOOOO;
     
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994 replies since 8/3/2009, 11:23   50445 views
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