«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. kaulitz's wife
     
    .

    User deleted


    tesoro io la sto seguendo da un'altra parte ma mi piace cos' tanto che non potevo non farti i complimenti pure qui
     
    Top
    .
  2. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    ODDIO HAI POSTATO **
    Mer*a, devo leggere per forza domani ç_______ç
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    AshHurricane;

    Group
    Member
    Posts
    16,292
    Location
    second star to the right and straight on 'til the morning //

    Status
    Dead
    o.dio.
    nono non va bene, affatto.
    loro stanno così bene assieme!**
    andy.. non mi piace i, suo messaggio..
     
    Top
    .
  4. • Isa.
     
    .

    User deleted


    Ma... ma... NO! ò___________o

    Non mi piace questo messaggio di Andreas, no, non mi piace per niente! MiikHy, vedi che devi fare per aggiustare tutta questa roba ok? u___ù

    E poi Bill quanto fa pena? Ha visto tutto il suo dolore per un attimo, in quel momento, e Tom? Tom quanto è dolce? Troppo direi. E' stupendo il modo nel quale conforta il suo piccolo e... oddio ho tanta paura *çççççççç* Non far succedere niente di male MiikHy te ne prego.

    Grazie del capitolo, è meraviglioso!
    Ti adoro tesoro! <33
     
    Top
    .
  5. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    Mioddio, MiikHyyy! ç___ç
    Che angoscia, Cristo santo. .___.
    Mi prende TROPPO, cazzo, TROPPO! Non è normale. u.ù o forse sì, perché tu scrivi troppo bene. °O°

    Quando Bill ricorda di James ç__ç stupendo <3
    La dolcezza di Tom, il bisogno che Bill ha di lui... ** sono AMORE.

    Il messaggio di Andreas... CHE ANGOSCIA.

    Posta presto, MiikHy!
    Ti voglio beeene! *-* <3
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    AshHurricane;

    Group
    Member
    Posts
    16,292
    Location
    second star to the right and straight on 'til the morning //

    Status
    Dead
    sosiaaa!!!ç_ç postaaa!ç_ç

    non è una cosa che va di nome quella dello scrivere bene vero?ç_ç
    scrivi troppo..troppo.. AW!**
     
    Top
    .
  7. MiikHy_Deafening
     
    .

    User deleted


    ragazze ringrazio tutte con tutto il cuoricino *Q*
    e posto, pam, così u.u
    vi adoro **
    Autore: Me xD
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...



    Incredibile come poi tutte le mie certezze sarebbero crollate...








    « ● Hai paura della notte?




    image









    XXXVIII Capitolo.






    -Quanti anni ha il tuo fratellino James?-
    -Fratellone Bill, lui ha ben dicciotto anni ormai- io sussultai guardandolo stupito.
    -James è così grande?-
    -Si Bill- lui mi sorrise.
    -E con i suoi vestiti così larghi lui lo pare ancora di più!!-
    -A me quei vestiti larghi mettono davvero paura!-
    -A me piaccino, sono molto comodi!-

    Sorrisi facendo scontrare la mia vetturina con la sua.
    -Colpita, stella stellinaaaa-
    -A me non mettono paura i suoi vestiti larghi-
    continuò riprendendo il discorso.

    Alzai la macchina per scontrarla con la sua.
    -A me mette paura chi è contro di lui, i ragazzi della banda dell'altro quartiere-

    E la mia macchinina cadde forte al suolo.



    William era solo stato un vecchio amico.
    Un vecchio amico traditore.




    *












    Mi sedetti sulla sedia aspettando che Andreas prendesse la parola.
    Sedeva davanti a me, le mani nelle tasche e gli occhi impassibili puntati a terra come se tutto d'un tratto quel legno rovinato fosse diventato interessante.
    -Non c'è molto da dire- disse con il suo tono solitamente indifferente, eppure potei notare come l'intonazione di quelle parole fosse incrinata.
    -Ricordi che ti avevo detto di averla incontrata? Di aver visto espressamente Megan davanti a me-
    -Questo non mi dice niente, è probabile che passi ogni tanto da queste parti, ha infondo qui le sue amicizie-
    -No Tom, è differente, Megan non era qui per uscire con le amiche, era qui per riferirmi il messaggio di cui ti ho parlato-

    Chiusi gli occhi fissando il soffitto.
    -C'entra anche lei con questa storia insomma-
    -Josh ha detto di averla vista con il capo dei Devil, Bred mi pare si chiamasse-
    -Proprio Bred-
    Respirai silenziosamente.
    Megan, il mio primo amore, se amore poteva considerarsi una persona con la quale si era stati per più di una settimana.
    No, io non avevo mai amato Megan, perché niente era paragonabile a ciò che poteva essere Bill.
    Megan aveva tradito la mia fiducia e io avevo amato tradire la sua.
    Non avrei mai tradito Bill, lo sapevo bene.

    -Megan è...ricordi la scritta col sangue sul muro vero?-
    -Come cazzo pensi che me lo sia dimenticato!-
    -Cazzo Tom, fanculo era per chiedere- sbottò mettendosi seduto composto.
    -Io faccio solo il mio lavoro. Ti informo, poi fatti tuoi!-
    -Scusa Andreas, solo...- mi schiaffai una mano sugli occhi lasciandomi cullare sulla poltrona sotto di me.
    -Vogliono toccarmi Bill-
    -Credo proprio che il messaggio della frase fosse quello. Tom- imprecò sedendosi con le braccia sul tavolino in legno -La scritta indicava che loro si fossero impossessati di Megan. Loro hanno Megan perché Megan...è la ragazza di Bred-
    Georg sbattè la mano sul tavolo poggiandovi sopra la fronte bollente.
    -Non ci sto capendo nulla. Fanculo a quella troia, gli spiffererà tutti i nostri fatti-
    -Lei vuole vendicarsi Tom!-
    A quelle parole mi destai dai miei pensieri ed alzai gli occhi su Andreas.
    -Vuole vendicarsi per il fatto che non provassi nulla per lei. Lei vuole vendicarsi su Bill ed userà Bred per farlo, senza rendersi conto che...-
    -Che sarà Bred ad usare lei-

    Restammo in silenzio mentre le nostre teste ruotavano cigolanti alla ricerca di nuove risposte.
    Megan né tantomeno Bred avrebbero mai messo le mani su di lui.

    -Nessuna feccia dovrà provare a toccarlo...non lui, lui che come unico peccato ha commesso quello di scegliere me-
    Strinsi la testa tra le mani mentre con il volto basso tutti in quella stanza accompagnavano il mio silenzio.



    *





    Non feci nemmeno in tempo a smettere di bussare che due enormi braccia mi cinsero la vita stritolandomi in un grosso e caldo abbraccio.
    -Signorino, signorino, che fine aveva fatto?-
    Tentai di muovermi senza alcun risultato facendo sì che la testa riuscisse in qualche modo a salvarsi annaspando aria.
    -Margot mi stai soffocando- pigolai tentando di dileguarmi dalle sue braccia.
    -Lei, lei, non può capire quanto io sia stata in pensiero.- mugugnò facendo finta di asciugarsi una lacrima.
    -Ho persino mentito ai suoi genitori, ho detto loro che era sempre stato in camera, che non si era mosso da lì dal primo gennaio. Ma si rende conto signorino?-
    -Sono solo passati due giorni Margot- mormorai tentando di non farla arrabbiare ancora di più.
    -Solo due giorni?- ululò infatti spalancando gli occhi.
    -Solo? Ma può capire quanto mi sono preoccupata, è??-
    Tossicchiai ridacchiando finché non mosse le mani in alto spingendomi poi dentro.
    -Dio santissimo, le sto facendo anche sentire freddo. Mi dia qui la sciarpa. E senta le sue mani, correrò io stessa ad accenderle un bel fuoco in camera. Ma mi dica signorino- disse con tono riverente e dolce -vuole che le prepari qualcosa da mangiare?-
    Un miagolio interruppe le nostre parole.
    Un musetto nero sbucò dal mio piccolo giacchetto.
    -Oddio, che amore- biascicò lei accarezzandogli il musino.
    -Un bagno Margot, preparami un bagno e andrà benissimo!-
    -Perfetto!- urlettò contenta correndo per le scale con la sua gonnona da governante.
    Sorrisi. La mia Margot, lei, solamente lei mi era mancata.
    Stancamente e con il gelo nelle ossa dopo che la macchina di Gustav mi aveva riaccompagnato a casa, mi avviai verso le scale sciogliendomi nel calore di quel grande palazzo.



    *





    -Capo!-
    Un bussare insistente alla porta ci fece alzare il capo mentre Ris entrava nella stanza sorridente.
    -Ci sono visite!-
    E all'ingresso piombò improvvisamente un bambino completamente incappucciato, l'unica cosa scoperta erano gli occhi leggermente intorpiditi.
    -Abbiamo dormito per tutte le fermate della metro, non fateci caso- disse una voce seguendo a ruota il ragazzino e richiudendosi alle spalle la porta.
    -Robin!- mi alzai dalla poltrona riconoscendo subito il mio amico sotto quell'enorme giacchetto.
    -Tom, che piacere, non sei più venuto a trovarmi a casa. L'ultima volta sei fuggito via e Jenny sta ancora aspettando il suo gelato-
    Ridacchiai riconoscendo in quel fagotto la bambina e poggiai una mano sul cappuccio scompigliandole i capelli.
    -Allora, qual buon vento?-
    Robin rise salutando con un gesto gli altri ragazzi seduti intorno al sottoscritto.
    Andreas prese gentilmente il giaccotto della ragazzina accompagnandola davanti alla stufetta per un pò di calore.
    -Niente di che, se non che avevamo bisogno di "asilo"- rise lui tentando di alleggerire la situazione.
    -I Devilnight hanno preso Breaking Down e oramai vivere ed andare a scuola tra tanta feccia è diventato impossibile. Circola tanta gentaglia che la polizia del luogo non sa più dove mettersi le mani. La nostra droga sparisce, oramai il controllo è in mano loro.-
    -Volete un aiuto-
    -Voglio, per prima cosa, che possiate tenere Jenny qui con voi quando ne avrò bisogno. Non ora, per ora siamo ancora al sicuro, ma ricordate cosa accadde a William, ricordate cosa è accaduto a tanti altri ragazzini su questa strada-
    -Purtroppo questa vita è così- disse Georg sedendosi più comodamente sulla sedia.
    -Ma non l'ha richiesta lei, ed io non voglio che corra qualche pericolo-
    Guardai la piccola Jenny seduta sulla poltrona dove prima sedevo io.
    Le braccia che circondavano le gambe magre, il volto leggermente triste e spaurito.
    Sapeva che avrei accettato, amico o meno, per una bambina avrei fatto lo stesso.
    -Ci sto-
    -Grazie Tom!- disse commosso lui abbracciandomi e facendomi ghignare.
    -Hei, smidollato, staccati. Lo faccio solo per la ragazza-
    A quelle parole Jenny sorrise arrossendo e muovendo il capo.
    Robin sospirò grato.
    -Torneremo per farti sapere quando propriamente starà da te. Non darà disturbo vero?-
    Ridacchiai pensando al mio piccolo Bill.
    -Se ha bisogno di aiuto, io ci sono, nessun fastidio-

    La piccola Jenny si alzò dalla poltrona riafferrando il giaccone gelido.



    *




    -Pronto?-
    risposi al telefono mentre attorcigliavo il filo intorno al dito ascoltando il silenzio attorno a me.
    I muri bianchi ed alti dell'immenso corridoio che si affacciavano ai lati nelle amplie sale.
    Sospirai quando oltre la cornetta sentii un breve silenzio e poi una voce melodiosa.
    -Bill, ciao..-
    -Ciao mamma- dissi.
    Il pigiama che mi fasciava il corpo ricadeva a terra incespicando sotto le ciabattine blu.
    -Ciao. Speravamo di tornare il prima possibile ma purtroppo siamo ancora qui-
    -Non vi preoccupate- risposi sinceramente con indifferenza mentre il quadro di un paesaggio innevato si stagliava davanti ai miei occhi.
    I quadri finemente dipinti, ognuno raccontava la sua storia e quella di chi aveva dato loro vita.

    Sospirai.
    -Ci dispiace davvero.-
    Non dissi niente aspettando che aggiungesse altro.

    -Ti abbiamo lasciato un regalo nel salone, speriamo che tu possa perdonarci in qualche modo-
    La sua voce era calda, era lontana ma comunque dolce.
    Era raro che mia madre utilizzasse un tono così affettuoso, mi era mancata.
    -Grazie- sussurrai accennando un piccolo sorriso.
    La sentii muovere le labbra come se lei stessa stesse sorridendo.
    -Buona notte allora- mormorò prima di chiudere la conversazione.
    Riagganciai il telefono e rimasi alcuni minuti a fissarlo.
    Il silenzio della casa che inghiottiva qualsiasi mio pensiero, fino a che passo dopo passo non mi mossi silenzioso verso il grande salone principale.

    Quando entrai vidi solamente il fuoco, grande e caldo sfavillare nel buio della sala.
    Un albero di natale grande ed immenso vi era stato addobbato a fianco, ne rimasi estasiato osservando la bellezza di quel capolavoro.
    E poi appeso a un ramo vi era un ciondolo, più propriamente una bellissima collana.
    Una di quelle che ti stregano lo sguardo, una croce nera come il suo laccetto ed un piccolo rubino incastonato al centro, rubino nel quale si rispecchiavano le dolci scintille del fuoco.
    Me lo strinsi al petto e cercai di non piangere.
    Un biglietto incastrato tra i ramoscielli recitava: Ti vogliamo bene.

    Quando Margot mi venne a chiamare per andare a cena, ero seduto accanto al camino.
    Osservavo con gli occhi di un bambino le lucine dell'albero accendersi e spegnersi mentre la collanina appesa al collo rifletteva ogni più piccola tonalità.
    Proprio come facevano i miei occhi.








    Cenai silenziosamente accanto a Margot, adoravo sentirla vicino a me, odiavo rimanere solo, lo sapeva bene.
    Per quanto fossi un passo avanti nella mia malattia, per quanto oramai riuscissi a scorgere la luce illuminarmi il viso, il baratro era lì, proprio a due passi da me e ricadervi infondo poteva diventare tremendamente facile.
    Il cellulare squillò e senza dargli il tempo di concludere lasciai cadere la forchetta sul piatto e lo afferrai con una mano.
    Un sms di Tom diceva a chiare lettere come uno di questi giorni avrebbe dovuto ospitare a casa propria una ragazzina sorella di un suo grande amico.
    Sospirai sorridendo, pensado al mio amore, pensando a cosa stesse facendo.
    Risposi che per me non c'era assolutamente nessun problema e riagganciai.
    Mentre Margot si allontanava a ripulire i piatti ed io mi stendevo comodamente davanti al camino del tavolo in cucina, dalla vetrata uno sguardo fissava silenziosamente la finestra.

    Andreas, silenzioso, teneva segretamente sotto controllo la situazione.



    *




    Era tardi, Berlino gelava.
    Guardai Robin muovere la testa verso il vicolo e senza dire una parola in religioso silenzio ci avvicinammo al luogo malfamato.
    Erano un gruppo, un gruppo di ragazzi che riscaldavano le loro mani intorno ad un bidone incendiato.

    -Di dove siete?- chiese Robin con sfrontatezza alzando un sopracciglio e ghignando verso la loro direzione.
    -Non sono fatti vostri- rise l'altro facendo ammutolire il brusio che era andato a crearsi in mezzo al gruppo.
    -Voi piuttosto. State cercando guai?-

    Non aspettai un consenso da parte di Robin, mi prudevano le mani e quel sorriso strafottente mi stava già dando alla testa.
    Non ricordai da quanto tempo non provavo quella sensazione finché non schiantai il mio pugno sulla faccia di qualcuno lì davanti.
    Picchiammo duro fino a che non dovettero lasciare il bidone ad infiammarsi solitario.
    Mi ripulii le mani.
    Bisognava iniziare a mettere in chiaro delle cose. Nessuno rispondeva così a Tom Kaulitz nel suo territorio.



    *






    Squillò la sveglia e rizzai a sedere. Mattina, era mattina. Questo significava solamente una cosa: Tom!.
    Sorrisi scendendo dal letto e spalancando le ante dell'armadio.
    Carino, carino, avevo bisogno di qualcosa di carino quel giorno.
    Volevo fare una sorpresina a Tom.
    Volevo farlo svagare un pò, ultimamente sembrava sempre troppo sovrappensiero.

    Scesi di fretta le scale dopo essermi infilato un giacchetto bianco con una pelliccetta che mi circondava il collo. Afferrai i guanti e senza dire altro chiamai Margot.

    -Non fa colazione signorino?- disse lei vedendomi già alzato alle otto di mattina.
    -Niente colazione, niente, proprio niente. Chiama Jared e digli di essere pronto qui tra 10 minuti. Mi porterà da Tom ma prima... si passa in pasticceria!-
    Margot sorrise e mi scampigliò i capelli mentre mi trascinava in cucina per farmi riscaldare le mani davanti alla stufa.



    Arrivai al vialetto del quartiere solitario con una busta di pasticcini in mano. L'odore dolce e buono copriva qualsiasi cosa mi circondava in quel momento. Persino l'odore della neve che ancora coraggiosa imbiancava il paesaggio non profumava più di bagnato accanto a quelli.
    Salutai Jared vedendolo guardarsi intorno disarmato.
    -Non preoccuparti Jared, il mio amico abita qui ma è una persona per bene. Puoi andare-
    E detto questo mi salutò con un cenno della testa rigido per poi alzare il finestrino e sparire oltre la lunga strada deserta.
    Il luogo desolato alle otto e mezza del mattino sembrava essere impregnato di un freddo ancora più grande e più pungente.

    Mi premetti nella pelliccetta bianca e mi incamminai salendo lentamente le scale dell'appartamento di Tom.
    Appena mi trovai davanti alla porta della sua casa bussai aspettando ansiosamente che il mio angelo assonnato mi aprisse regalandomi uno dei suoi sorrisi più meravigliosi.
    Non sentendo alcun rumore premetti inconsciamente sulla maniglia e si aprì da sola.
    Un tanfo, tanto che quei pasticcini quell'odore non avrebbero mai saputo coprire, mi investì in pieno lasciandomi con gli occhi spalancati e spauriti.
    Il fumo delle sigarette alleggiava nella stanza impregnando persino le pareti.
    Le bottiglie di alcool ricadevano a terra senza nessun ordine.
    Una donna bionda dallo sguardo di ghiaccio mi fissava con un sopracciglio alzato.
    Intimorito per un attimo credetti di aver sbagliato casa.

    Quella donna era bella, era bella ma completamente devastata. Non l'avevo mai vista prima eppure quella...quella era la casa di Tom.
    -C'è Tom per caso?- cinguettai insicuro sporgendomi lentamente con la testa in quel completo disordine.
    Lei però mi guardò e scoppiò in una tremenda risata.
    Risata che mi fece drizzare i capelli dalla paura.

    -E te chi cazzo sei? La puttana di quel bastardo di mio figlio?-
    Non capii nemmeno le sue parole finché non mi resi conto che il vento aveva fatto sbattere la porta dietro di me.
    Una bottiglia era scoppiata accanto al mio viso fracassandosi in mille pezzi.
    L'odore di vodka che lentamente colava sul mio giacchetto macchiando il rubino della croce.






















    ****


    Autore: MiikHy Deafening
    Rating: NC17
    Avviso: Angst; Adult Content; AU; Blood; Drug Use; Violence; Smut; Non-con;
    Genere: Long Fic
    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.
    Riassunto:
    Ero Tom Kaulitz diamine.
    Non credevo nell'amore, non esisteva, ne avevo avuto la certezza.
    Ma a me andava benissimo cosi...






    « ● Hai paura della notte?




    image








    XXXIX Capitolo.












    -Allora, rispondimi, sei la sua puttana?-
    Alzai lo sguardo disorientanto puntando di nuovo per sbaglio gli occhi nei suoi.
    Un'altra bottiglia venne lanciata accanto alla mia testa e mi spostai velocemente coprendomi il volto con le dita della mano.
    Il tanfo dell'alcool invase per diversi istanti l'aria respirabile rendendola acida e pesante.
    -Che cavolo fa?- urlai spaventato scoprendo il viso.
    Lei era lì in piedi davanti a me.
    Il vestito sgualcito e succinto di uno strano verde oliva, i capelli biondi sciolti che ricadevano nodosi e disordinati sulle spalle.
    -Cosa come faccio? COSA COME FACCIO? Questa è CASA MIA!- un'altra bottiglia scattò contro il muro e mi voltai di schiena per sfuggire ai pezzi di vetro.
    -Puttana, vattene via. Puttana, VATTENE VIA!-

    Non feci in tempo ad aprire dinuovo gli occhi che due forti mani mi presero i capelli facendomi sbattere con il volto contro il muro.
    Mi resi conto troppo tardi di ciò che stava accadendo o forse non avrei mai immagginato che in un modo o nell'altro quella donna potesse reagire in quel modo.
    -VATTENE, HO DETTO! VATTENE DA UN ALTRO BASTARDO!- urlò riempendomi le orecchie delle sue forti grida.
    Ero spaventato,non capivo cosa stesse accadendo.
    Quella...quella donna aveva detto di essere sua madre no?
    Quella strana donna era la madre del mio Tom?

    -Mi lasci!- ringhiai tentando di sottrarmi alle sue mani mentre le unghie lunghe e rozze mi graffiavano le spalle e la testa.
    Il muro freddo e duro che mi colpiva dolorosamente la faccia.
    -Quel bastardo va a scoparsele in giro, invece di starsene a casa va a fottersi delle stupide puttane!-
    -Mi lasci, ho detto!- urlai voltandomi di scatto e riusciendo ad intrappolare le sue mani.
    -Tom fa così schifo! Tom è un pezzente di merda! PROPRIO COME SUO PADRE!-
    -Lei non deve nemmeno parlare di Tom, sono stato chiaro?- urlai mentre si premeva con il corpo contro il mio e mi stringeva forte le dita tra le sue.
    Forse le sentii spezzarsi, sapevo soltanto che mi stava facendo troppo male.

    -Cazzo, VADA VIA!- la spinsi lontano con una forza sconosciuta mentre di corsa cercavo la porta per uscirmene in fretta da lì.
    -Dove credi di andare?! NOI NON ABBIAMO ANCORA FINITO!-
    Le mani tremavano mentre tentavo di muoverle sulla maniglia della porta.
    -INVECE SI!-
    Mi voltai per rispondere alla sua voce mentre tenevo la mano sul pomello quando quell'enorme donna dal fisico robusto e le forme volgari non mi spinse addosso alla porta facendomi gemere dal dolore ed accasciare lungo il legno scuro.
    -Anche suo padre preferiva farsi le puttane. E poi come è andata? COME è ANDATA è?-

    Cercai di fermare in qualche modo il vorticare della stanza mentre allontanando la mano gocciolante dai cocci sparsi sotto i miei jeans tentavo di afferrare la maniglia per riuscire almeno a mettermi in piedi.
    -Anche suo padre preferiva farsela con quelle più carine di me. Non pensando che aveva sua moglie a casa ad aspettarlo, UNA MOGLIE DAVVERO INNAMORATA!-
    Mi afferrò dal colletto con una presa violenta e i miei occhi si fissarono improvvisamente nei suoi.
    Dolore, gelosia.
    Pazzia... frustrazione.

    -Tom non, non si dimenticherebbe mai di sua madre- provai a dire con la voce rotta dal respiro mentre la mia testa premeva ancora addosso al legno della porta in maniera dolorosa.
    -No non lo farebbe mai... MA NON FARMI RIDERE-
    Provò dinuovo a darmi uno schiaffo in pieno viso ma fui più veloce di lei ed afferrai la sua mano con quel minimo di virilità che da una donna mi aveva sempre distinto.
    -Se parla così di Tom vuol dire CHE NON LO CONOSCE!-
    Provai dinuovo ad alzarmi ma fui schiacciato ancora sulla porta.
    -Ora presumeresti anche di conoscerlo meglio di me?-
    Mi strattonò in piedi reggendomi con l'unica forza di un solo braccio.

    -L'unica cosa che potresti conoscere è il suo uccello dentro di te-
    Mi sputò sul viso con un alito che puzzava di alcool.
    -Non starà facendo tutte queste storie perché anche lei...vorrebbe sentirlo così-
    Non compresi subito da dove arrivò tutta quella sfacciataggine, fatto stà che detto ciò la vidi restare interdetta e mi spinsi in avanti allontanandola da me.

    -Sei una sporca bastarda, proprio come lui!- diede di pazzo afferrandomi le spalle mentre mi voltavo dalla parte opposta della casa.
    Mi girai liberandomi dalle sue mani e ritrovandomele a stringere intorno al collo.
    -E LEI è PAZZA!LEI è SOLAMENTE UNA DONNA PAZZA!-
    -NON PROVARE A GIUDICARMI ANCHE TE PERCHè NON TI CONVIENE!-
    Indietreggiai ancora mentre graffiavo sulle sue braccia con gli occhi che pian piano diventavano lucidi.
    Trattenni il respiro divincolandomi per sfuggire dalla sua presa.
    -è LEI CHE GIUDICA SUO FIGLIO! GIUDICA SUO FIGLIO PERCHé HA PROVATO AD ESSERE UNA PERSONA NORMALE RISPETTO A QUELLA CHE è SUA MADRE!-
    Mi guardò ancora, questa volta dure lacrime presero a scendere dai suoi occhi malamente truccati mentre la presa si allentava e le labbra iniziavano a tremare.
    -TU NON SAI NIENTE!-

    Gemetti di dolore indietreggiando ancora.
    -NEMMENO LEI SA QUANTO CI AMIAMO-
    Con un ultima spinta mi ritrovai ad inciampare su una bottiglia a terra e con un tonfo caddi sulle spalle mentre il corpo di quella donna veniva trascinato velocemente su di me.

    Spalancai la bocca sentendo un pezzo di vetro conficcarsi nel braccio.
    -Io non so quanto vi amate?- singhiozzò continuando a tenere le mani sul mio collo.
    -Io non sapevo nemmeno che tu esistessi!-
    -Glielo ha mai chiesto a suo figlio?- imprecai spostandomi e rivoltando la posizione.
    Sentivo la pelle bruciare mentre le mani graffiavano sulle sue spalle tentando di farle mollare la presa.
    -Pensi che ci si possa parlare? Pensi che Tom mi ascolterebbe mai? Tom... ASCOLTA SOLO CHI VUOLE!-
    Un altro lampo di pazzia attraversò i suoi occhi bagnati e le posizioni cambiarono di nuovo, e di nuovo, ad una velocità tale che rotolammo urlanti fino a che non sentii la testa sbattere forte contro un mobile.
    E mi fermai.
    E ci fermammo, mentre le lacrime scendevano capiosamente dal suo volto unendosi a quelle che imperterrite colavano dai miei.
    La mia mente in fuorigioco restava ancora stranamente in silenzio mentre il torpore del dolore imporporava le mie membra rendendole frivole e sensibili.
    -Tom non vuole...non vuole una madre come me!-
    Tentai di tornare lucido prestando attenzione alle sue parole.
    Allontanò le mani tremanti dal mio collo portandosele al viso e strusciandosi fino a piegarsi in ginocchio.
    Rimasi qualche istante sdraiato a guardarla.
    Questa era la realtà?
    Anche lei gli voleva bene e nessuno dei due riusciva a rendersene realmente conto?
    Mi rizzai a sedere lacrimando in silenzio accanto a quella donna.
    -Tom non la tradirebbe mai nè nessun altro, nemmeno io, riuscirei a prendere mai il posto che sta occupando lei nella sua vita-
    Alzò lo sguado puntandolo sul mio sorriso appena accennato.
    Provai a muovermi per alzarmi in piedi ma la fitta al braccio mi fece stridere gli occhi mugulando di dolore.
    -Dannazione- bisbigliai tastando il giacchetto bianco e ritrovandolo imbevuto di sangue.

    -Che cosa ho fatto?- mormorò lei, e non feci in tempo ad alzare lo sguardo che un qualcosa mi sbattè addosso circondandomi in un caldo abbraccio.
    -Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?- continuò a ripetere cullandomi in una stretta da togliermi il respiro.
    Piangeva lei, e silenziosamente piangevo anche io.
    -Mi dispiace piccolina, mi dispiace- borbottò tentando di sfilarmi il giacchetto.
    Non badai al dolore e ricambiai stretto il suo abbraccio.
    A scoppiare in lacrime questa volta fummo rumorosamente entrambi.
    La mia testa che corsa in difensiva tornava lentamente a dormire silenziosa.






    *






    -Sono delle spie! Le abbiamo scovate accanto al vecchio parco-
    Due ragazzi mi furono gettati davanti ai piedi mentre Josh richiudeva la porta alle sue spalle.
    La sua corporatura grossa come un armadio che li fissava impauriti a terra.

    -Bene bene bene- mormorai attirando la loro attenzione su di me.
    -Piacere carissimi, il mio nome è...Tom!-
    I due ragazzi spalancarono gli occhi mentre lentamente avvicinavo le mani alle loro teste e tiravo i loro capelli intrecciati tra le mie dita.
    Il loro volto ricoperto di dolore e paura.
    Ghignai.

    -Ora voi mi direte cosa stavate facendo nel MIO territorio, ORA... E SUBITO!-
    La mia voce tuonò autoritaria all'interno del covo ovattato.
    Georg, Ris e Gustav che sedevano seri accanto al tavolo.
    Andreas che ridacchiava appoggiato con le spalle nella penombra della stanza.

    Uno dei due tremò chiudendo gli occhi e aprendo leggermente le labbra.
    -Stai zitto!- gli gridò l'altro.
    -Vuoi per caso farci ammazzare? Vuoi per caso che Bred ci uccida,è??-
    Ridacchiai ai loro stupidi battibbecchi e lasciai a terra il più debole dei due, prendendo per il colletto l'altro e tirandolo leggermente più su della mia altezza.
    -Bred Bred Bred- ripetei ghignando come in una cantilena.
    Il ragazzo tra le mie mani tremò contorcendo gli occhi per guardarmi e lasciarli fissi nei miei.
    -Interessante, davvero interessante-
    Non gli detti il tempo di aprir bocca che subito gettai un pugno forte nel suo stomaco facendogli spalancare le labbra in un grido sordo.
    Lo lasciai cadere a terra mentre si rannicchiava in una posiziona fetale lacrimando per il dolore e mi voltai verso il suo compare notando come quello avesse di certo molta più paura di lui.

    -Ora, tu mi dirai tutto, e se non lo farei, non scapperai vivo da qui!-

    Il ragazzo spalancò lo sguardo poggiando poi le sue mani tramanti al petto.
    -N-noi- iniziò divorato dal terrore.
    -Ci manda Bred, ci manda per raccogliere informazioni su di voi!-

    -Che tipo di informazioni? CHE ALTRO VUOLE BRED DA NOI?- abbaiai in risposta spaventandolo ancora più di quanto già non fosse.
    -Vuole...vuole-
    -Zitto- mugugnò l'altro da terra, ma un calcio di Josh lo fece subito inarcare urlando.

    -Cosa vuole Bred?- scandii bene le parole avvicinandomi al suo viso e portando una mano sul suo colletto.
    -Vuole il vostro territorio e tanta vendetta-
    -Per cosa?-
    -Per la sua donna!-

    Mi bloccai improvvisamente irriggidendo la mascella e tentando di lasciare che il formicolio alle mani svanisse.
    -Che tipo di vendetta?-
    -N-non lo so, te lo giuro! Aveva detto qualcosa r-riguardo al fatto che tu le avessi fatto del male quando eravate stati insieme-
    -MA NON è VERO!- ringhiai stringendo ancora di più la presa.
    -Tom calmati!- mormorò James seduto accanto alla stufa.
    -NO CHE NON MI CALMO!- sbottai guardando qul ragazzo tra le mie mani in cagnesco.

    -Ti prego, lasciami andare, ti ho detto ciò che volevi, ora basta!- piagniucolò agitandosi nella mia presa e tentando di impietosirmi con la sua faccia.
    -Quindi vuole vendicarsi su di me- conclusi io calmo riuscendo ad allontanarlo dalla mia presa.

    Finchè delle parole non mi vennero schiaffate in faccia come acqua gelida.
    -No, vuole vendicarsi su colui che è il tuo compagno-

    Quello bastò per farmi uscire di testa.
    Mi chinai su di lui mollandogli un pugno in pieno viso mentre si contorceva dal dolore e singhiozzava di lasciarlo andare.
    -Tom Fermo!- urlò Georg correndo a prendermi dalle braccia.
    -Così lo ammazzi, stai fermo dannazione!-

    -BILL NON LO TOCCHERETE, VI AMMAZZERò A TUTTI PRIMA BASTARDI, A TUTTI QUANTI!- gridai. Come una belva i miei occhi che sprizzavano scintille.
    Georg mi trascinò nell'altra stanza mentre continuavo a fremere per la voglia di ucciderli.

    Guardai le mie mani mentre Georg richiudeva la porta dietro di noi.
    Sembravano già intrise di sangue e il mio stomaco si contrasse come in preda ad un conato.












    Non so cosa riuscì a calmarmi, sapevo soltanto che stavo camminando verso casa, le mani che prudevano ancora, il dolore che mi attanagliava il cuore.
    Megan quindi aveva detto delle stronzate a Bred, e Bred forse era persino arrivato a crederci.
    Bred voleva il nostro territorio ed oltre a questo vendetta come una strana quanto perversa legge del taglione.
    E in tutto questo c'era in mezzo lui.
    E non sapevo come avrei potuto anche solo provare ad allontanarlo dalla mia vita.
    Se ci fossi riuscito, in quel caso saremmo morti entrambi, ormai questa era una certezza, ormai sapevo con quanta morbosa passione Bill fosse legato a me.

    Mi massaggiai le tempie salendo gli scalini del condominio povero e malandato seguendo il piccolo corridoio bianco che portava alla mia porta.
    Bussai, rendendomi poi conto che non c'era nessuno ad aspettarmi a casa, così infilai una mano nelle tasche e ne tirai fuori le chiavi infiliandole nell'apposita serratura.
    La porta di casa si spalancò ed entrai in casa richiudendola alle spalle.

    L'alcool, l'odore dell'alcool impregnava l'aria come ogni volta che in casa vi era mia madre, eppure non vi erano bottiglie e mozziconi di sigarette in giro.
    Il pavimento splendeva come se fosse stato appena pulito.
    Mi diressi in camera mia levandomi la giacca e sfilandomi la felpa quando mi resi conto che in quella casa non ero solo.
    Il rumore di qualcosa che si muoveva mi fece subito irriggidire le membra mentre a grandi passi mi avvicinavo alla cucina.
    E se erano già arrivati a cercare Bill?
    E se stessero ancora cercando qualche indizio?

    Trovai la porta chiusa e all'improvviso non ci vidi più, pigiai forte la mano sul pomello e la spalancai osservando la scena davanti a me.

    Bill era ai fornelli, un cortello in mano mentre tagliava la pancetta che ricadeva in una padella piena di olio.
    Mia madre che apparecchiava la tavola poggiando i tovaglioli bien piegati al disotto dei piatti.

    Mi fermai immobile sentendo il cuore fermarsi di colpo.
    I suoi capelli biondi e lunghi per una volta legati in un'attenta coda.
    Una felpa comoda ed una tuta che gli fasciavano il corpo.
    E si era voltata verso di me, i suoi occhi erano diventati lucidi e poi...poi aveva sorriso guardandomi negli occhi come non aveva fatto mai.

    -Pensavamo avessi fame...così Bill mi ha aiutata a prepare il pranzo-
    Mi voltai verso il mio ragazzo osservandolo mentre fermo davanti ai fornelli mi guardava sorridente e con una dolce espressione di serenità nel volto.
    Mi si strinse il cuore tanto che rimasi interdetto sperando di riprendere in un modo o nell'altro a respirare.
    Corsi verso mia madre ancora più velocemente di come ero arrivato in cucina e l'abbracciai fino a stritolarla stretta tra le braccia.
    Percepii i suoi lievi singhiozzi mentre dolcemente mi stringeva a sè mormorando teneri -scusami-.

    E quando alzai lo sguardo Bill era lì, che tentava di non entrare nella questione, mentre faceva finta di non stare ad ascoltare... e si asciugava le lacrime che cadevano nivee e morbide dai suoi occhi sinceri.






    *








    Presi la sua mano e lo trascinai indietreggiando sopra di me. Quando le mie ginocchia toccarono il letto mi lasciò stendere tirandomi dalle braccia dolcemente sui cuscini.
    -Tomi- mormorai mentre le sue labbra si posavano fameliche e calde sulle mie.
    Le sue mani, grandi e bollenti, che toccavano il mio ventre massaggiandolo dolcemente e portandomi a fare le fusa.
    -Tomi- bisbigliai ancora aprendo le labbra e sospirando sotto le sue dure mani.
    -Bill-
    Mordicchiò il mio labbro assaggiando il mio sapore mentre continuava a massaggiarmi il ventre.
    -Fa ancora male?- mormorò staccandosi dalla mia bocca e fiassando il suo sguardo nel mio.
    I suoi occhi erano dolci, e felici, e roventi di passione, come la sua voce.
    -Un poco- mormorai mentre dinuovo lo stomaco si attorcigliava facendomi strizzare gli occhi dal dolore.
    Cosa avevo mangiato per ridurmi con quel dolore atroce?

    -Hai mangiato troppo!- ridacchiò continuandomi a massaggiare la pancia mentre piano piano le sue mani risalivano a sfilarmi la maglietta.
    -Vuoi fare l'amore- ridacchiai aspettando che riprendesse a massaggiare il mio ventre con morbide e perfette carezze.
    Storse la sua bocca in un sorriso da togliere il fiato mentre ritornava ad avvicinare le sue labbra al mio viso.
    -Si- soffiò accanto ai miei capelli con la sua voce roca.
    -Voglio farlo con te, Bill- continuò annusandone il profumo.
    Chiusi gli occhi lasciandomi completamente in balia delle sue mani.

    Le rughe corrugate mentre lo stomaco continuava a brontolare.
    Mi slacciò i jeans con tutta cura lasciandoli scendere lungo le gambe e sfilandoli per poi poggiarli a terra.
    Si dedicò poi alla sua maglietta afferrandola dai lati e tirandola in alto per gettarla via.
    Sorrisi guardando il suo fisico sempre fottutamente perfetto mentre le sue mani tornavano a poggiarsi accanto alle mie spalle e le sue labbra sprofondavano di nuovo sulle mie.
    Mossi le mani lentamente toccando le sue spalle quando i suoi occhi incrociarono una benda sul braccio.
    -Cosa hai fatto?- sospirò soffiando sul mio viso e portandomi di nuovo a chiudere gli occhi, le nostre erezioni pericolosamente vicine.

    -Mi sono tagliato, niente di preoccupante- mormorai mentre i suoi occhi continuavano ad indugiare sulla benda.
    Si sbottonò lentamente i pantaloni, lasciandoli ricadere lungo le caviglie e scalciandoli via.
    Quel giorno non avrei mosso un muscolo e sapevo che Tom adorava avere il completo controllo su di me.
    Ero accaldato, la stanza inondata dal calore della stufa stava divenendo bollente come le nostre pelli, mentre lentamente sentivo le mani di Tom afferrare i miei boxer e tirarli giù fino a lasciarli sul letto accanto ai nostri piedi.
    Ridacchiai mentre sfiorava la mia pelle con le mani arrivando al mio membro ed afferrandolo muovendo dolcemente la sua mano.
    Gemetti forte coprendomi poi la bocca con le dita.
    La madre di Tom stava riposando in camera sua. Non ero abituato a porte che non contenessero la nostra passione.
    -Tomi, voglio sentirti- mugulai mentre lo stomaco si stringeva un altra volta.
    Le mani di Tom si spostarono afferrando i miei fianchi mentre lentamente portava un dito alle sue labbra e lo inumidiva con la saliva.

    Tutti avrebbero odiato doverlo fare con un maschio, soprattutto con un ragazzo come me.
    Prepararmi significava perdere così tanto e impiegare tantissima pazienza.
    Provai ad aprirmi per lui mentre un dito veniva inserito nella mia apertura muovendosi esperto lentamente dentro di me.

    Mugugnai in assenso aspettando che ne inserisse un altro.
    Sarei potuto venire anche solo con la presenza delle sue dita dentro di me.
    Piagniucolai quando inserì un secondo dito spingendomi verso la sua mano e strusciando con forza il braccio fasciato lungo il lenzuolo procurandomi un bruciore impossibile anche solo da spiegare.

    Tom lo notò e si tirò a sedere allontanando le sue dita dal mio corpo e poggiandole lungo il mio petto.
    Era sempre così attento a me.
    -Stai bene Bill?- sussurrò baciandomi piano le labbra.
    Mugugnai un sì fintamente convinto, ma avevo bisogno, dinuovo, di sentire Tom dentro di me.
    E questa volta non le sue dita.

    Capì le mie intenzioi e riportò la sua mano verso la mia apertura.
    -Basta preparazione Tom, entra in me e basta- soffiai aprendo gli occhi in due fessure e osservandolo attraverso il calore.
    Lui rimase bloccato su di me.
    -Spero tu stia scherzando- ridacchiò continuando a far vagare le sue mani lungo le mie natiche.
    -Ti farò troppo male e sai che ogni volta già lo faccio-

    -Ti prego- mugugnai tentando di resistere al dito che premeva sulla mia fessura.
    -Esaudisci il mio desiderio Tom, farlo per favore- e mi alzai sulle braccia baciando le sue labbra calde e setose.
    Lo sentii irrigidirsi su di me ma non avrei cambiato idea.
    Passare minuti di tempo a prepararmi non avrebbero fatto altro che annoiarlo.
    E io volevo rendergli tutto più eccitante quella volta, e pensare a lui...non a me.

    Mi lasciò distendere lungo le coperte portandosi su di me e allargando le mie gambe con le sue forti braccia.
    Avvicinò il suo membro alla mia apertura guardandomi negli occhi e avvicinandosi per baciarmi le labbra.
    Non avevo ancora capito da dove avessi preso tutta quella iniziativa.
    Fatto stà che era stata una mia idea, sia quella di non usare lubrificante, sia quella di non prepararmi che quella di pregarlo per fare tutte queste cose.
    Quindi strizzai gli occhi e tentai in tutti i modi di tenere le labbra serrate quando il suo pene entrò con fatica nella mia carne sprofondando lentamente verso il limite.
    Stridetti le unghie lungo la sua schiena lasciandomi andare ad un basso ringhio e tentando in tutti i modi di sopportare quell'immenso dolore.
    Il viso di Tom era appaggato, era rosso e tremendamente sexy quindi mi concentrai su quello tentando di non pensare al mio corpo diviso nuovamente di due.

    Afferrai Tom per le spalle spingendomi verso di lui e facendolo entrare ancora in me. Altro dolore, altra goduria negli occhi di Tom.
    E sorrisi mentre gli occhi si rigavano di lacrime tentando in tutti i modi di stringermi intorno a lui.

    -Perché piangi?- mormorò fermando il suo bacino e accarezzandomi i fianchi.
    -Niente- risposi io rischiando di lasciarmi scappare un urlo disperato mentre i suoi fianchi tornavano a farsi spazio verso di me.
    -Ti amo, solo questo- bisbigliai sotto le sue tenere carezze.

    Lui sorrise con quegli occhi in grado di splendere e mi baciò ancora stando bene attendo ad entrare profondamente in me.

    -Grazie per tutto, per mia madre, per quello che sei riuscito a fare, vita mia- mormorò gemendo sulle mie guancie e sfiorando la mia pelle con la sua morbida e bollente.
    Aspettai una manciata di secondi prima di provare ad aprire la bocca.

    -Spingi più forte Tom!- riuscii solo a dire aspettando un'altra ondata di dolore.
    E di piacere nel suo viso,... e nel mio cuore.

    Sprofondò più forte e spalancai la bocca gemendo quanto più forte fossi mai riuscito a fare.
















    ****
     
    Top
    .
  8. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    Waaaaaaaa MiikHyyyy!!!! *ççç*
    Leggo domani, purtroppo. .____.
     
    Top
    .
  9. EvoYMID
     
    .

    User deleted


    questo capitolo è magnificoooo *__*
    o mio dio il pezzo di bill e la mamma di tom è stato stupendo, complimenti *-*
     
    Top
    .
  10. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    Oh mio Dio, due capitoli fantastici!!! *çç*
    Li amo, li amo quei due!
    Amo il Tom così protettivo, amo Bill che è riuscito finalmente a cambiare la madre di Tom.

    Dio, scrivi così bene... çAç

    Sono sempre preoccupata per Bill, però... speriamo vada tutto bene. ._.

    Attendo con ansia il prossimoo! *--*
    Ti voglio bene, MiikHy <33
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    AshHurricane;

    Group
    Member
    Posts
    16,292
    Location
    second star to the right and straight on 'til the morning //

    Status
    Dead
    sosia sosia sosia!!!!!!!!*w*
    dioooooo!*w*
    se toccano bill li spezzo uno ad uno!è_è
    invece ogni volta che fanno l'amore mi commuovo.
    *w*
    e la mamma di tomi.. è..
    mi fa pena. bill è davvero un angelo. un adorabile angelo.
    stavo pensando che sarebbe così bello se tu facessi di questa storia un libro. un bel bellissimo libro.
    complimenti!*w*
    ti voglio bene sosia!*w*
     
    Top
    .
  12. • Isa.
     
    .

    User deleted


    Oddio.
    Credo di aver versato più lacrime per questo capitolo che per quando mi sbucciai il ginocchio finendo all'ospedale .__.

    MiikHy, mia SANTA DONNA... ma... mi dici quanto posso amarti?!
    No dimmelo!
    Madonna che capitolo BELLìSSìMO. Come tutti gli altri, ovviamente!
    Ma... ma qua... Bìll e la... la mamma!
    Quando Tom entra ed è pieno di gioia perchè vede la mamma e Bill insieme?! Dio... è stato terribilmente stupendo e... commovente ç_ç
    Giuro MiikHy, sei fottutamente meravigliosa!
    Amo da morire questo capitolo, soprattutto alla fine, soprattutto... Tom entra in lui e... oddio basta T___________________T

    MERAVìGLìOSO.



    Je t'adore Tonnah *-tet* ♥
     
    Top
    .
  13. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    uup **
     
    Top
    .
  14. • Isa.
     
    .

    User deleted


    up!
     
    Top
    .
  15. 'kiwy;
     
    .

    User deleted


    uup
     
    Top
    .
994 replies since 8/3/2009, 11:23   50445 views
  Share  
.