Born to run

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  1. Kate ~
     
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    Grazie patatole *_*

    Capitolo 3



    Davanti all’armadio aperto, in mutande e reggiseno, Lyla frugava fra i suoi vestiti alla ricerca di qualcosa di adatto per la serata. Si trattava di una semplice cena in pizzeria con gli amici di una vita ma c’era Georg e Lyla desiderava essere splendida. Da quando aveva scoperto di essersi innamorata del suo migliore amico, si era accorta di aver cominciato a prestare molta più attenzione al suo modo di vestire in certe occasioni. Aveva ancora la mania di indossare t-shirt vecchie di mezzo secolo e pantaloni sgualciti ma non disdegnava l’utilizzo di qualche capo un po’ più sofisticato, all’occorrenza.
    Quella sera, per l’appunto, avrebbe voluto mettersi qualcosa di elegante ma casual allo stesso tempo, in grado di catturare l’attenzione di Georg senza strafare.
    Optò dunque per un vestitino nero, da indossare con i leggings. Ai piedi decise di infilarsi quel paio di Chanel nere che non metteva da anni e che giacevano impolverate ai piedi dell’armadio. Un leggero velo di trucco e i capelli raccolti in uno chignon spartano completarono l’opera. Soddisfatta dell’immagine che lo specchio le rimandava, scese le scale e si sistemò sul divano in attesa degli amici.

    Stava facendo zapping distrattamente quando udì il clacson di un’auto che, sul subito, le risultò sconosciuta. Spense la TV, si alzò dal divano, scostò la tendina per guardare fuori dalla finestra e riconobbe l’Escalade di Tom parcheggiata al limite del vialetto. Non si aspettava la presenza dei gemelli ma ne fu felice. Non li vedeva da qualche settimana e cominciava a sentire la mancanza di quei due pazzi che erano capitati sulla sua strada, tanti anni prima, senza alcun preavviso.
    Afferrò la borsetta in tinta con le scarpe, chiuse frettolosamente la porta e raggiunse l’auto. Fuori trovò Gustav che, cavallerescamente, le tenne aperta la portiera facendola salire. Dopo aver salutato, si accomodò fra Georg e Bill, il quale la abbracciò affettuosamente.

    “Lyla, che piacere vederti!”
    “Ciao Bill! Noto con piacere che in queste settimane non sei cambiato affatto” sorrise lei.
    “Mi spiace non essermi fatto vivo ma eravamo da nostra madre e ci siamo concessi un periodo di sosta prolungata prima dell’arrivo del nuovo tour”
    “Sono felice di vederti, mi sei mancato!” commentò lei, facendogli una carezza.
    “E io chi sono?” borbottò Tom, dal sedile del guidatore.
    “Tu? Mah… non sei l’autista?”
    “Molto gentile!” ironizzò lui, rivolgendole un sorriso splendente dallo specchietto retrovisore.
    “Ma… Toby?” chiese Lyla, improvvisamente.

    Gustav, dal sedile anteriore, ridacchiò sommessamente mentre Georg prese a fischiettare. Bill e Tom si osservarono dallo specchietto, perplessi.

    “Toby?” chiese Tom “Doveva esserci Toby?”
    Lyla si voltò verso Georg, furiosa “Cosa mi avevate promesso?”
    “Abbiamo cambiato piani, non andiamo più in pizzeria quindi Toby non è necessario”
    “E dove stiamo andando, di grazia?”
    “Sorpresa” commentò Bill dopodiché l’auto si fermò di fronte ad un locale buio.

    Lyla scese dell’auto e strabuzzò gli occhi. La facciata del locale era in pietra e, in quel buio, si scorgeva a malapena la porta d’entrata posta in mezzo a due finestre con le persiane marrone scuro.

    “Dove mi avete portata?” mormorò Lyla.
    “Fidati” trillò Bill, dirigendosi verso la porta.

    Dopo pochi secondi, la ragazza si ritrovò in un salone le cui luci si accesero non appena ebbe varcato la soglia. Lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, quadri raffiguranti creature fantastiche ornavano le pareti e un tavolo riccamente imbandito troneggiava al centro della sala. Un cameriere in livrea sorrise al gruppetto e fece cenno loro di accomodarsi per l’aperitivo.

    “Ma che cosa succede?” chiese Lyla, gli occhi fuori dalle orbite per la bellezza quasi irreale di quel posto, che pareva scavato in una grotta.
    “Buon compleanno, Lyla” esordì Georg, comparendo da una stanza attigua con alcuni pacchi tra le braccia.
    “Ma… il mio compleanno è stato il mese scorso!”
    “Lo sappiamo” continuò Gustav “Ma il mese scorso eravamo impegnati con l’album e non abbiamo fatto in tempo ad organizzare nulla. Poi sono intervenuti Bill e Tom e ci hanno salvati”
    “Conosco il gestore del locale” aggiunse Tom “Questa sera ho fatto in modo che fosse riservato solo per te. Perdonaci per il ritardo”
    “Ma ragazzi…” una lacrima le punse gli occhi ma Lyla la ricacciò indietro non senza sforzo “Non so cosa dire…”
    “Temevamo che il piano fallisse quando è successo l’incidente a Gustav” disse Georg, posando i pacchi di fronte a lei “Ma il nostro amico, fortunatamente, ha la testa dura!”
    “Volevamo invitare anche tua madre ma è fuori città… però, c’è un’altra sorpresa” disse ancora Georg, prima di urlare “Vieni!”

    Dalla stessa stanza dalla quale era uscito lui,poco prima, comparve Caroline seguita da Heike, la migliore amica di Lyla.

    “Carey! Heike!”
    “Adesso siamo al completo, quindi diamoci dentro!” esordì Bill, mentre il cameriere si avvicinava con un carrello colmo di tartine e cocktail per l’aperitivo.
    “Siamo rimaste in quella stanza per due ore!” ridacchiò Heike, sedendosi “Sono passata a prendere Carey mentre tu ti cambiavi, avevo paura che mi vedessi dalla finestra!”
    “Ma non dovevi andare dalla tua amica?” chiese Lyla, sorseggiando un cocktail alla frutta.
    “No, era una scusa. Sapevo già della cena, ho solo finto” ridacchiò Carey, gongolante, mentre con la coda dell’occhio spiava i movimenti di Tom. Georg diede di gomito a Lyla, facendo un cenno con la testa in direzione di Caroline come a dire “Guardala!”.

    Lyla sorrise, sperando che la sorella non si facesse troppe illusioni sul conto di Tom: aveva solo 16 anni mentre Tom ne avrebbe compiuti 20 di lì a un mese. Forse, in futuro, la coppia sarebbe stata perfetta ma ora era decisamente troppo presto.

    La cena, le cui portate vennero servite in piatti riccamente elaborati, durò per quasi due ore. Quando giunsero al dolce, le pance di tutti e sette erano al limite della sopportazione. Il rito delle candeline venne scandito dalla consueta canzoncina di “Buon compleanno”, intonata da Heike che, al termine, disse rivolta a Bill “Avresti dovuto cantarla tu, però! Qui il professionista non sono io!”
    “Sono in ferie!” commentò il cantante, portandosi alla bocca una forchettata di torta al cioccolato.

    Uscirono dal locale dopo mezzanotte. Heike e Caroline salirono sull’auto di Heike ma proprio mentre Lyla le stava seguendo, Georg disse “Dove vai? La serata non è finita”
    “Ma è mezzanotte passata, Carey deve andare a letto”. Carey, udendo quelle parole, arrossì e sbuffò.
    “Lyla, per piacere! E’ la tua festa di compleanno e Carey non ha 10 anni! Heike, seguiteci con la tua auto” concluse il bassista, trascinando Lyla per un gomito sulla macchina di Tom.

    “Georg, è troppo tardi per mia sorella” commentò lei, quando Tom mise in moto “Non è mai stata fuori così a lungo”
    “Alla sua età, io avevo già perso la verginità” si intromise Tom, seguito da una risata di Bill.
    “Ecco, spero non sia il caso di Caroline! Ha tempo per quel genere di approccio!”
    “Non essere così protettiva con lei” disse Gustav, pacatamente “La metti in imbarazzo. Sta crescendo, sa di non essere adulta ma nemmeno bambina. E’ un passaggio complicato quello, anche tu ci sei passata. Prova a trattarla un po’ più da donna e un po’ meno da poppante”
    “E’ difficile, dal momento che mi sembra passato solo un giorno da quando le rimboccavo le coperte”
    “Ti ci abituerai, dalle fiducia. Al massimo, c’è sempre Tom che può illustrarle la retta via!”
    “Oh sì, certo!! E’ sicuramente il tipo di mentore che vorrei per Caroline!” rise Lyla, mentre il chitarrista le sorrideva maliziosamente dallo specchietto.

    In meno di un quarto d’ora giunsero in un pub fuori città, conosciuto per essere meta di VIP tedeschi. Un parcheggiatore prese in consegna l’auto di Tom e, poco dopo, quella di Heike. All’ingresso li fecero entrare senza esitazioni, grazie alla presenza dei quattro musicisti. L’atmosfera del bar era decisamente meno intima rispetto a quella del ristorante, ma il gruppo riuscì a sedersi ad un tavolino in un angolo appartato, lontano dalla massa di avventori.

    A Lyla sembrava di viaggiare su di una nuvoletta rosa. Non solo aveva trascorso una delle più bella serate della sua vita ma aveva anche l’impressione che Georg fosse, nei suoi confronti, molto più carino del solito. La cena era stata perfetta, la comparsa di Heike e Carey aveva completato l’opera, aveva ricevuto regali meravigliosi ed ora, sorseggiando un alcolico seduta accanto a Georg, sentiva di avere raggiunto una specie di Nirvana.
    Peccato che i sogni non durino in eterno. Per la precisione furono le parole di Tom a riportarla, bruscamente, alla realtà.

    “Georg, guarda un po’ chi c’è”

    Lyla voltò la testa verso l’ingresso e, dopo un anno, la rivide.
     
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