Born to run

Si trattava di una semplice cena in pizzeria con gli amici di una vita ma c’era Georg e Lyla desiderava essere splendida. Da quando aveva scoperto di essersi innamorata del suo migliore amico, si era accorta di aver cominciato a prestare molta più attenzione al suo modo di vestire in certe occasioni.

Optò dunque per un vestitino nero, da indossare con i leggings. Ai piedi decise di infilarsi quel paio di Chanel nere che non metteva da anni e che giacevano impolverate ai piedi dell’armadio. Un leggero velo di trucco e i capelli raccolti in uno chignon spartano completarono l’opera. Soddisfatta dell’immagine che lo specchio le rimandava, scese le scale e si sistemò sul divano in attesa degli amici.

...scostò la tendina per guardare fuori dalla finestra e riconobbe l’Escalade di Tom parcheggiata al limite del vialetto.

Fuori trovò Gustav che, cavallerescamente, le tenne aperta la portiera facendola salire.

“E io chi sono?” borbottò Tom, dal sedile del guidatore.
“Tu? Mah… non sei l’autista?”

Gustav, dal sedile anteriore, ridacchiò sommessamente mentre Georg prese a fischiettare.

Dopo pochi secondi, la ragazza si ritrovò in un salone le cui luci si accesero non appena ebbe varcato la soglia. Lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, quadri raffiguranti creature fantastiche ornavano le pareti e un tavolo riccamente imbandito troneggiava al centro della sala. Un cameriere in livrea sorrise al gruppetto e fece cenno loro di accomodarsi per l’aperitivo.

Lyla sorrise, sperando che la sorella non si facesse troppe illusioni sul conto di Tom: aveva solo 16 anni mentre Tom ne avrebbe compiuti 20 di lì a un mese. Forse, in futuro, la coppia sarebbe stata perfetta ma ora era decisamente troppo presto.

“Sono in ferie!” commentò il cantante, portandosi alla bocca una forchettata di torta al cioccolato.

“Alla sua età, io avevo già perso la verginità” si intromise Tom, seguito da una risata di Bill.

“Georg, guarda un po’ chi c’è”

Lyla voltò la testa verso l’ingresso e, dopo un anno, la rivide.