Balliamo sul mondo

...strappalacrime...

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  1. tombillina
     
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    CAPITOLO 9
    A colazione nessuno fiatò. Bill aveva una faccia da funerale e Tom non perdeva tempo per farglielo notare, tra un biscotto e l’altro sbirciavo i gemelli, che si lanciavano occhiate furenti. Non appena Tom salì al piano di sopra, mi alzai. Tutti mi guardavano sbalorditi, Georg lasciò cadere il biscotto che aveva in mano nella sua tazza di latte, la mano di Gustav rimase sospesa tra il pacco e la sua bocca, e Bill che si stava levando qualcosa dai denti, rimase con la bocca aperta e la testa all’indietro.
    -Che c’è?- mi chiese, freddamente.
    -Che c’è?- ripetei incredula io.
    -C’è che tu fai un problema nazionale per ogni cosa, ecco che c’è!- dissi a voce alta.
    –E c’è che non ti va bene mai niente di quello che facciamo io e Tom!- urlai, gesticolando. –C’è che non appena scopri qualcosa, corri a dirlo a Georg e Gustav- li indicai. –e c’è che ti impressioni per un semplice grattino!- ero furiosa. Tutto quello che avevo dentro sarebbe scoppiato. –Se non ti abbiamo detto niente di noi, c’è un motivo! Questo motivo è- esitai. – E’che non ti fai mai i fatti di casa tua, e fai un sacco di domande!- Georg e Gustav passavano in rassegna le facce mie e di Bill.
    Mi guardò, rosso in viso.
    -Ma questa è casa mia.- sbottò.
    -Ecco! Questa è casa tua! Abbiamo scoperto il problema!- Gridai incredula. –Il problema sono io!- ansimai. -Quindi, se io me ne vado, risolviamo tutto, e tu e tuo fratello non litigherete più! Ecco la causa di tutti i problemi, quindi se vengono gli alieni date la colpa a me! E’ così, vero? E’ così?- guardai Georg e Gustav, spaesati.
    -Quindi preferisco non causare più problemi, e me ne vado, dato che la fonte di tutti i mali sono io!- Uscii dalla stanza. Tom era sulla porta e mi guardava, evidentemente era stato attirato da quelle urla. Salii furiosamente le scale, sbattendo i piedi nervosamente. Entrai nella camera dove avevo dormito con Tom, e infilai i miei vestiti in un borsone, trovato per caso sull’armadio. Tom mi trattenne.
    -Sara, non l’avrai mica detto davvero- lo guardai. –Cioè, non pensavi veramente di andartene.
    Mi salirono le lacrime agli occhi.
    -Senti, Tom, sarà solo per qualche tempo, finchè Bill non si accorgerà di aver sbagliato.-
    Mi guardò, le pupille si dilatarono.
    -Io non ti lascerò andare.-
    -Ma Tom, da quando sono qui non fate altro che litigare. Tornerò quando la situazione si sarà ristabilita. Non voglio questo.-
    Mi prese per mano e scendemmo le scale, prese le chiavi della Cadillac e, sull’uscio della porta, Bill ci fermò:
    -Lo sai che David non vuole che usciamo senza Saki. Andrà su tutte le furie quando lo scoprirà.-
    -Dì a David di fottersi.- fu la secca e brusca risposta di Tom, dopodiché aprì la porta e entrammo a contatto con il freddo e con la neve.
    Bill era rimasto ammutolito. Si strinse nella vestaglia e richiuse la porta.

    ***

    Tom mi aveva portata a fare un giro in centro. Si era messo un passamontagna alzato fino al naso. Sembrava un ladro! Soffocai una risata ma era incontenibile. Non appena svoltammo in un vicoletto sghignazzai a squarciagola e mi guardò, non capendo.
    -Sembri un ladro!- dissi, tra le risate.
    Lui non disse niente, camminò un altro po’ e, sempre nel vicoletto, si girò verso di me, mi spinse dolcemente verso il muro e anche lui rise di gusto. Prese a farmi il solletico sulle costole, sotto le ascelle, sul collo… dove capitava. Io mi dimenavo ridendo e, alla fine, mi asciugai le lacrime cadute per il troppo ridere. Presi fiato e ci furono cinque minuti di silenzio, piuttosto imbarazzanti.
    Mi guardavo la punta delle scarpe, rigirandomi una ciocca di capelli. Mi stava guardando, sentivo il peso del suo sguardo. Finalmente parlò.
    -Mi ami?-
    Lo guardai, dissi a bassa voce:
    -Sì.-
    -Come? Non ho sentito, ripetilo.-
    -Sì.- dissi, scandendo meglio quell’ultima sillaba.
    -Non sentoo!- disse, portandosi una mano all’orecchio e sorridendo appena.
    -Siiiiiiiii.- gridai, alzando gli occhi al cielo.
    -Allora sono sordo!- disse, divertito.
    Presi fiato:
    -Ceertoo cheee tii amooooooo!!!- urlai, e la frase riecheggiò per molte volte prima di sparire completamente.
    Sorrise soddisfatto.
    -E tu invece?- chiesi, scoccandogli un’occhiata divertita e allo stesso tempo moolto maliziosa.
    -Ti amo da impazzire.- sussurrò, prendendomi la testa fra le mani. -Se avessi scelto linguistico te l’avrei detto in tutte le lingue.- rise.
    Dopodiché venni travolta da un vortice d’emozioni tale che non capii più niente.

    *me incrocia le dita*
     
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27 replies since 4/6/2010, 09:09   510 views
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