Balliamo sul mondo

...strappalacrime...

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  1. Chan_
     
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    :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: I O T I A M O ! ! :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu:
     
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  2. tombillina
     
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    Hihihihihihhihihi e per così poco.......
     
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  3. Chan_
     
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    mi basta! fidati! xD
     
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  4. tombillina
     
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    Ecco il chappy ;)

    CAPITOLO 7
    A cena nessuno aveva fiatato, erano tutti muti come pesci, si percepiva la tensione dei gemelli anche a cinquecento chilometri di distanza. Io mi sentivo in più, forse ero di intralcio, quindi ho lavato il mio piatto e le mie posate e sono salita in camera mia, passando il tempo a riempire le pagine del mio diario di schizzi con la china nera. Disegno una rosa che giace su un tavolo, i petali stanno per appassire e su uno di questi petali c’è una goccia. Una lacrima, o una stilla di sangue proveniente direttamente dal vorticare di emozioni che ho nello stomaco. Solo l’osservatore attento può capire, solo chi non si ferma alle apparenze e guarda oltre può vedere comprendendo il significato di quello schizzo, sebbene breve e poco definito, che si è tracciato da solo. Io ho solo seguito le mie emozioni che hanno mosso il braccio e tracciato i dolci ma spigolosi contorni di quel fiore dall’aspetto così agnello per i petali, così leone per le spine.
    “Bisogna prendere il meglio dal mondo, io ho scelto questo fiore perché rappresenta sia la dolcezza che l’aggressività.” Scrivo sotto il disegno.
    E così, come solo l’osservatore attento può capire, come solo chi non si ferma alle apparenze e guarda oltre può vedere comprendendo il significato di quello schizzo, io ho compreso la dolcezza d’animo ma il forte carattere di Bill e Tom, così uguali nella loro diversità. Avevano litigato per un motivo futile, ma erano comunque arrabbiati fra di loro. E stavano male, si vedeva. Forse solo loro si sforzavano di non vedere quel grande muro di indifferenza, quella grande catena di ostilità che regnava in casa quella sera. Mi ricordo che il mio professore citava sempre una famosa frase: < Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire>. Questo era il loro caso. Era ora di intervenire.

    ***

    Per prima cosa avrei dovuto parlare con Tom.
    Mi infilai le morbide, calde e comode pantofole e mi diressi verso la sua stanza. Esitai non appena me la trovai davanti. Poi mi feci coraggio. Battei tre colpi con le nocche sul duro legno scuro. Udii un <avanti> piuttosto scocciato, aprii la porta timida, mi affacciai all’interno della stanza. C’era Tom sul pavimento vicino al letto con la chitarra in mano. Non appena notò che ero io, e, vedendo la mia timidezza, mi venne incontro esclamando:
    -Oh, Sara, non pensavo fossi tu.-
    Posò la chitarra a terra e si sedette sul suo letto, invitandomi a fare lo stesso. Non appena mi sedetti affianco a lui, mi accorsi solo allora di avere ancora il diario in mano. Lo tolsi via imbarazzata posandolo sul comodino. Alzò un sopracciglio con aria interrogativa, ma notando il mio rossore preferì non complicare le cose distogliendo lo sguardo dall’oggetto sul quale scrivevo tutte le mie emozioni e al quale mi ero tanto affezionata. Mi mordo le labbra, mi mangio le unghie, mi arrotolo una ciocca di capelli e accavallo le gambe prima di incominciare a parlare. Sono molto insicura e Tom lo nota. Sa dove voglio arrivare e cosa voglio dire, ma non mi precede, aspetta che formuli una frase, o almeno accenni a farlo.
    -Ehm…- farfuglio.
    Lui sorride, un sorriso che sembra magnetico, un sorriso che non vuole esprimere un sorriso ma qualcos’altro, qualcosa di più intenso, un frullato di emozioni. Qualcosa di più forte di un sorriso ma che non può essere espressa in alcun modo, se non dietro a trentadue denti bianchi dentro una bocca dagli angoli incurvati verso l’alto.
    -Senti… io ho pensato che… magari...-
    Sorride ancora.
    -…potresti far pace con Bill, chiedergli scusa, farti avanti… in fondo sei stato tu a fargli prendere uno spavento colossale per averlo scippato.-
    Lui sorride, adesso col suo vero sorriso, con la sua vera faccia. Non sembra più quel ragazzo con lo sguardo magnetico di prima, ora sembra abbia cambiato viso, sembra che si sia tolto la maschera che aveva pochi secondi fa. Mi sorprendo del fatto di come abbia fatto a farlo così velocemente, mi faceva quasi paura. Per pochi attimi quello sguardo mi è sembrato come quello del vampiro di Twilight, Edward! Mi sono spaventata a morte per paura che da un momento all’altro mi prendesse a morsi.
    Bando alle ciance, riprendo a parlare seriamente scrollandomi e cercando di dimenticare quei pensieri che mi fanno solo ridere e deconcentrare, allontanandomi dal fulcro del discorso, dal nocciolo della questione.
    -Si vede da un miglio che vi siete arrabbiati!-
    Gli faccio gli occhi da cucciolo, come potrà resistere? La sua espressione tesa infatti si scioglie in un tenero e largo sorriso.
    -Mi dispiace, Sara, ma anche tu hai visto come ci ha lasciati soli in mezzo alla strada, chiedendo a Saki di scappare via a tutta velocità!- replica.
    Annuisco. Ha ragione, come posso dargli torto? In fondo è stato lui a iniziare.
    Penso ad una valida motivazione per andare da lui a chiedere perdono senza aspettare Bill che, conoscendo, non è nella sua indole andare di proposito da una persona con l’obbiettivo di scusarsi. Passa il tempo, io zitta come una scema a fissare un punto fisso. Lui mi osserva, so che lo fa perché percepisco il peso dello suo sguardo. Lo distoglie un attimo da me e lo va a far posare sul mio diario che è ancora sul comodino. Lo prende, lo apre. Io non lo fermo, voglio che lo legga. Che capisca.
    Si mette a ridere rileggendo le pagine che avevo scritto quando era arrivato David e quando mi aveva spacciata per la sua fidanzata. E poi, quando mi aveva chiesto esplicitamente di stare con lui. Mi mette in difficoltà, legge ad alta voce quegli ultimi righi facendomi arrossire ancora di più. Lo fa apposta, mi sciolgo come burro al sole quando mi tira a sé, facendomi stendere a fianco a lui e, con in una mano il diario, e l’altro braccio sotto la mia schiena, mi bacia la punta del naso. Nei nostri occhi si può scorgere dolcezza infinita. Poi gira pagina e vede la rosa fatta con la china, gli occhi gli si inumidiscono vedendo quel disegno, scorgendo quella goccia che solo l’osservatore attento che non si ferma alle apparenze può notare… chiude il diario, gli occhi ancora lucidi, si allontana per rimetterlo al suo posto e torna a cingermi le spalle con il suo braccio. Ad illuminare la stanza è solo la luce dell’abat-jour che rende la situazione più intima. Mi sento in imbarazzo, ma non devo, perché sono con il mio ragazzo. Si sistema meglio e dice:
    -Sara, a pensarci bene non mi hai ancora raccontato la tua storia-…

    Ecco qui ^^ non è uun poema epico, ma spero che vi piaccia. Ho fatto il possibile per postarlo stasera. E' quasi mezzanotte, ho sonno.
    Commentate vi prego :)
     
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  5. Chan_
     
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    è bellissimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!! mi piace continua continua!
     
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  6. tombillina
     
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    Grazie tesoro! Sono contenta che ti piaccia... faccio il possibile per continuarla al più presto! Bacio.
     
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  7. tombillina
     
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    Eccooooooooooooooooo :)

    CAPITOLO 8
    Avevo deciso di raccontare la mia storia a Tom, non solo perché ora eravamo fidanzati ma anche perché mi ispirava fiducia. Ascoltava rapito, mentre rigirava tra le mani un lembo della manica del mio pigiama.
    -Io sono cresciuta con i miei genitori adottivi, mia madre mi ha abbandonata in una campagna dopo aver divorziato con mio padre. I genitori che mi hanno adottata non erano molto presenti nella mia vita, ogni giorno mi lasciavano da sola in casa già dall’età di quattro anni.- deglutii a fatica. I ricordi erano sfocati, stavano per svanire, non mi ricordavo quasi più niente del mio passato. Mi si inumidirono gli occhi, Tom lo notò:
    -Mi dispiace, non sei obbligata a raccontarmi tutto.-
    Scossi la testa.
    -Una sera ero uscita di casa per comprare le medicine, non mi sentivo affatto bene. In strada barcollavo, vedevo tutto offuscato. Entrai in farmacia e comprai ciò che mi serviva, ma quando arrivai a casa c’era mio padre (adottivo) fuori alla porta. Mi stropicciavo gli occhi per capire che stesse facendo, la risposta arrivò subito dopo.- le lacrime cadevano calde sulle guance, Tom mi guardava compassionevole.
    -Quella sera mi picchiò.- continuai. –Non mi aveva mai considerata, non mi aveva mai prestato attenzione, non seppi mai con quali intenzioni e perché lo fece.-
    Tirai su col naso.
    -Così una mattina decisi di scappare, ho visto una limousine nera e l’ho seguita, con la speranza di trovare una casa e un padrone di casa disposto da ospitarmi.-
    Sorrisi tra le lacrime.
    -Così vi ho conosciuti.-
    Tom mi accarezzò i capelli, anche lui sorrideva. All’improvviso la sua espressione mutò, strinse i pugni e si sedette sul letto, teso.
    -Non mi dire che quel bastardo di tuo padre ti ha provocato quel taglio così profondo sul ginocchio.-
    Aveva gli occhi furenti. Avevo paura, ma non gli potevo mentire, mi leggeva la tensione negli occhi.
    -Sì, ma è peggiorata perché sono caduta prima di arrivare in stazione, per paura di perdere il treno.-
    Lui annuì.
    Anche io annuii, tirando su col naso.
    -Mi dispiace, piccola.-
    Mi strinse a sé, mi baciò la testa, mentre le mie lacrime andavano ad infrangersi sul suo petto nudo. Spense la luce dell’abat-jour e mi coprì con il morbido e caldo piumone. Il suo braccio mi cingeva le spalle, per la terza volta dopo tanti anni mi sentivo protetta, mi sentivo bene.
    Sospirai.

    ***

    Mi svegliai con un sorriso stampato sulle labbra. Portai automaticamente una mano a fianco a me, tastando sul morbido materasso per vedere se c’era. All’improvviso il mio dito toccò una parte del suo corpo, era calda. Posai l’intera mano. Aprii gli occhi e notai che avevo poggiato l’arto sui suoi addominali. La cosa non mi dispiacque, anzi. Mi diedi della maniaca da sola, schiaffeggiandomi con l’altra mano che era libera. All’improvviso sentii un leggero sussulto che fece rimbalzare lievemente il materasso. Portai lo sguardo sul suo corpo, perfetto; sorrisi e guardai il suo volto. Mi spaventai quando notai che Tom era sveglio, e chissà da quanto tempo. Sorrise, mi diede il buon giorno con la bocca ancora impastata dal sonno, mi avvicinò facendomi adagiare con la testa sul suo petto dall’abbronzatura naturale che mi faceva impazzire. Mi baciò sui capelli. In quella posizione potevo sentire i battiti del suo cuore, accelerati a vista d’occhio quando mi ha baciata sulla testa. Mi stupì questo fatto, non eravamo mai andati oltre quel piccolo bacio sui capelli, chissà se mai un giorno fossimo andati oltre, che avrebbe fatto!
    “Pensa prima a te, Sara, che solo quando ti guarda ti sciogli” mi dissi mentalmente. Era vero. Quando mi guardava e mi baciava sulla testa, mi faceva impazzire. Volevo spiccare il volo, per quant’ero felice. Sospirai rumorosamente, senza accorgermene. Lui però se ne accorse, mi disse:
    -Amore, che hai?-
    Strabuzzai gli occhi.
    -Amore?- ripetei incredula.
    -Sì, che problema c’è se chiamo la mia ragazza amore?-
    -Nessuno.- risposi. –E’ solo che non mi sembra vero, mai nessuno mi ha rivolto così tante attenzioni, mai nessuno mi ha trattata così.- continuai. –E mai nessuno mi ha chiamata amore, e sono davvero felice.-
    Mi accarezzò i capelli, scompigliandomeli. Si allontanò per guardarmi meglio e scoppiò a ridere. Io feci la finta offesa, mettendo il broncio con il labbro inferiore in fuori.
    -Guardati, sei troppo buffa!- mi disse tra le lacrime.
    Mi misi in piedi sul letto per vedermi allo specchio che era sistemato molto in alto. Non appena mi vidi, incominciai a ridere anch’io, lasciandomi cadere sul letto reggendomi lo stomaco. Dopo cinque minuti di risate, ci zittimmo. A rompere il silenzio fu il mio singhiozzo. Mi guardò di nuovo, scoppiò a ridere per la seconda volta dopo poco tempo. Io mi imbronciai fintamente di nuovo, cautamente feci scivolare la mano fino al cuscino senza farmene accorgere dal mio ragazzo. Lo afferrai per l’angolo destro e lo presi a cuscinate. Rideva con le lacrime, anche lui ne afferrò uno e rispose con le mie stesse armi. Ridevamo come due bambini, come due piccoli fidanzatini. Eravamo un po’ impacciati. Dopo alcune cuscinate, sfinita, mi lasciai cadere sopra di lui. Il solo rumore era quello del nostro affanno. Intanto Tom mi carezzava lievemente la schiena, facendomi dei grattini che mi provocavano leggeri brividi. Mi beavo della situazione, fino a quando non irruppe Bill nella stanza che spalancò la bocca incredulo.
    (Tom dopo la finta rivelazione a David aveva rinnegato tutto alla band, dicendo che era solo per non dargli lunghe spiegazioni, e quando eravamo veramente fidanzati, non aveva detto niente.)
    Richiuse la porta scusandosi, ma io e Tom cercammo di trattenerlo dicendo:
    -Aspetta, non è come sembra!-
    La classica frase fatta. Scendemmo dal letto, catapultandoci fuori dalla camera. Bill era in cucina, dovevamo spiegargli tutto. Non appena entrammo era ancora rosso in viso, mentre Georg e Gustav ci guardarono torvi. Ecco, la principessina che si impressionava per un grattino aveva spifferato tutto. Che pettegola!


    Commentate danke :D
     
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  8. Chan_
     
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    bello bello,, sono appena tornata dalle vacanze,, posta presto =)
     
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  9. tombillina
     
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    Grazie tesoro sono contenta che ti piaccia. IO mi sono trasferita alla villa e non c'è internet, vedo di comprarmi una chiavetta al più presto così posso postare :)
     
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  10. _Billinna_93_
     
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    molto bella mi piace moltissimo per favore quando compri la chiavetta posta al piu presto
     
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  11. tombillina
     
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    CAPITOLO 9
    A colazione nessuno fiatò. Bill aveva una faccia da funerale e Tom non perdeva tempo per farglielo notare, tra un biscotto e l’altro sbirciavo i gemelli, che si lanciavano occhiate furenti. Non appena Tom salì al piano di sopra, mi alzai. Tutti mi guardavano sbalorditi, Georg lasciò cadere il biscotto che aveva in mano nella sua tazza di latte, la mano di Gustav rimase sospesa tra il pacco e la sua bocca, e Bill che si stava levando qualcosa dai denti, rimase con la bocca aperta e la testa all’indietro.
    -Che c’è?- mi chiese, freddamente.
    -Che c’è?- ripetei incredula io.
    -C’è che tu fai un problema nazionale per ogni cosa, ecco che c’è!- dissi a voce alta.
    –E c’è che non ti va bene mai niente di quello che facciamo io e Tom!- urlai, gesticolando. –C’è che non appena scopri qualcosa, corri a dirlo a Georg e Gustav- li indicai. –e c’è che ti impressioni per un semplice grattino!- ero furiosa. Tutto quello che avevo dentro sarebbe scoppiato. –Se non ti abbiamo detto niente di noi, c’è un motivo! Questo motivo è- esitai. – E’che non ti fai mai i fatti di casa tua, e fai un sacco di domande!- Georg e Gustav passavano in rassegna le facce mie e di Bill.
    Mi guardò, rosso in viso.
    -Ma questa è casa mia.- sbottò.
    -Ecco! Questa è casa tua! Abbiamo scoperto il problema!- Gridai incredula. –Il problema sono io!- ansimai. -Quindi, se io me ne vado, risolviamo tutto, e tu e tuo fratello non litigherete più! Ecco la causa di tutti i problemi, quindi se vengono gli alieni date la colpa a me! E’ così, vero? E’ così?- guardai Georg e Gustav, spaesati.
    -Quindi preferisco non causare più problemi, e me ne vado, dato che la fonte di tutti i mali sono io!- Uscii dalla stanza. Tom era sulla porta e mi guardava, evidentemente era stato attirato da quelle urla. Salii furiosamente le scale, sbattendo i piedi nervosamente. Entrai nella camera dove avevo dormito con Tom, e infilai i miei vestiti in un borsone, trovato per caso sull’armadio. Tom mi trattenne.
    -Sara, non l’avrai mica detto davvero- lo guardai. –Cioè, non pensavi veramente di andartene.
    Mi salirono le lacrime agli occhi.
    -Senti, Tom, sarà solo per qualche tempo, finchè Bill non si accorgerà di aver sbagliato.-
    Mi guardò, le pupille si dilatarono.
    -Io non ti lascerò andare.-
    -Ma Tom, da quando sono qui non fate altro che litigare. Tornerò quando la situazione si sarà ristabilita. Non voglio questo.-
    Mi prese per mano e scendemmo le scale, prese le chiavi della Cadillac e, sull’uscio della porta, Bill ci fermò:
    -Lo sai che David non vuole che usciamo senza Saki. Andrà su tutte le furie quando lo scoprirà.-
    -Dì a David di fottersi.- fu la secca e brusca risposta di Tom, dopodiché aprì la porta e entrammo a contatto con il freddo e con la neve.
    Bill era rimasto ammutolito. Si strinse nella vestaglia e richiuse la porta.

    ***

    Tom mi aveva portata a fare un giro in centro. Si era messo un passamontagna alzato fino al naso. Sembrava un ladro! Soffocai una risata ma era incontenibile. Non appena svoltammo in un vicoletto sghignazzai a squarciagola e mi guardò, non capendo.
    -Sembri un ladro!- dissi, tra le risate.
    Lui non disse niente, camminò un altro po’ e, sempre nel vicoletto, si girò verso di me, mi spinse dolcemente verso il muro e anche lui rise di gusto. Prese a farmi il solletico sulle costole, sotto le ascelle, sul collo… dove capitava. Io mi dimenavo ridendo e, alla fine, mi asciugai le lacrime cadute per il troppo ridere. Presi fiato e ci furono cinque minuti di silenzio, piuttosto imbarazzanti.
    Mi guardavo la punta delle scarpe, rigirandomi una ciocca di capelli. Mi stava guardando, sentivo il peso del suo sguardo. Finalmente parlò.
    -Mi ami?-
    Lo guardai, dissi a bassa voce:
    -Sì.-
    -Come? Non ho sentito, ripetilo.-
    -Sì.- dissi, scandendo meglio quell’ultima sillaba.
    -Non sentoo!- disse, portandosi una mano all’orecchio e sorridendo appena.
    -Siiiiiiiii.- gridai, alzando gli occhi al cielo.
    -Allora sono sordo!- disse, divertito.
    Presi fiato:
    -Ceertoo cheee tii amooooooo!!!- urlai, e la frase riecheggiò per molte volte prima di sparire completamente.
    Sorrise soddisfatto.
    -E tu invece?- chiesi, scoccandogli un’occhiata divertita e allo stesso tempo moolto maliziosa.
    -Ti amo da impazzire.- sussurrò, prendendomi la testa fra le mani. -Se avessi scelto linguistico te l’avrei detto in tutte le lingue.- rise.
    Dopodiché venni travolta da un vortice d’emozioni tale che non capii più niente.

    *me incrocia le dita*
     
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  12. topo.gigia
     
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    è bellissima, io l'avevo letta già un paio di mesi fa e l'ho riletta xD
    è talmente bella *-*
     
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  13. ~TmBll
     
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    Non continui più?? E' bellissima!! *-*
     
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27 replies since 4/6/2010, 09:09   510 views
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