Grida il mio nome, non aver paura.

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  1. Hysteria. 95 <3
     
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    Ore 0.00 ; Amburgo.
    -Dammi un'altra birra, Sylvia.-
    -Bill basta dai! Stai esagerando.-
    Ero ubriaco. Sì, non capivo un cazzo. Vedevo tutto a rallentatore e le sagome delle persone, in quel pub del centro, mi sembravano ombre colorate che danzavano a ritmo di quella musica che non avevo mai capito e non avevo mai accettato. Conoscevo bene quel posto: mi aveva fatto compagnia nei momenti piu' difficili e piu' bui della mia vita. Sylvia lavorava lì. Non la pagavano bene ma quel lavoro per lei era importante: riusciva a mantenersi; pagava l'affitto, comprava da mangiare al cane e faceva piu' o meno le cose quotidiane che fanno le diciottenni. Quella ragazza dagli occhi blu e dai capelli corvini era la mia migliore amica. Non ci eravamo mai scambiati grandi segni d'affetto, ma era l'unica persona che sapeva realmente ascoltarmi. Ero tornato dall'Humanoid City Tour circa da una settimana. Mi era mancata la mia famiglia, i miei amici, i miei animali.. Ero felice di essere ritornato. Eppure ora mi trovavo in quel fottutissimo pub, ubriaco marcio seduto davanti a un bancone e con la testa tra le mani.
    -Sylvia, voglio bere! Dammi un'altra birra.-
    -Smettila Bill. Torna a casa.-
    Questa volta non le avevo raccontato cosa era successo, il perchè di quel mio bisogno represso di bere. Non sapevo perchè. Avrei potuto pensare che non mi andava di dirglielo, ma non era così. Con Sylvia era diverso: non era mai successo di non volerle raccontare i miei problemi, eppure quella sera non volevo parlare con nessuno.
    -Io me ne vado.-
    Tirai fuori il portafoglio, sfilai una banconota da 20 euro e la buttai sul bancone. Aprii la porta del pub e me ne andai. Cominciai a camminare barcollante per le strade del centro. L'alcol avrebbe dovuto cancellare quei ricordi amari, eppure non aveva fatto quell'effetto: sembrava li avesse moltiplicati. Ebbi un flashback:
    Ore 3.00 ; Italia-Milano, Hotel Melia.
    -Lasciami, che cazzo fai, lasciami! Mi stai facendo male!.-
    -Stà zitta troia!-
    *Tonfo di una porta che si apre si colpo.*
    -Tom! Tom! Che cazzo fai? Lasciala subito!-
    -Stai zitto stronzo.-
    -Tom ma sei impazzito che cazzo hai?-
    -Torna dai tuoi amichetti a farti inculare, io non sono come te.-
    -Lasciami stare ti prego! Lasciami!-
    -Tom smettila, smettila cazzo basta!-
    Quel ricordo mi fece tremare, sentii un dolore al cuore. Successe tutto così in fretta. Io cercai di staccarlo da quella ragazza, ma tutto quello che ottenni fu solo un forte pugno nello stomaco che mi fece svenire. Mio fratello si drogava, mio fratello stuprava le ragazze, mio fratello mi aveva picchiato e non lo faceva da quando avevamo sei anni per gioco. A Roma, il giorno prima del concerto di Milano, entrai ingenuamente nella sua stanza per dirgli che stavo andando sotto la doccia e se aveva bisogno di qualcosa. Lo trovai con solo dei boxer in corpo, seduto in un angolo della camera con l'ago infilzato nelle vene. Credetti di morire. Stetti con lui tutta la notte, aspettando che si riprendesse. Mi ero fatto spiegare il perchè di quel gesto e da quanto tempo lo faceva. Mi aveva detto che dalla morte di mamma, per lui non c'era piu' pace e che andava avanti da cinque mesi circa. Stettimo abbracciati tutta la notte, sul suo letto. Fu un momento dolcissimo, parlammo molto. Mi aveva promesso che non lo avrebbe piu' rifatto, ma il giorno dopo nel cuore della notte lo trovai nella sua camera d'albergo con una sedicenne, probabilmente una sua fan. Il suo corpo era sudato e i suoi occhi rossi come il fuoco. La ragazzina si dimenava e cercava di liberarsi da lui, ma sembrava il diavolo in persona. Dopo il concerto di Parigi non lo vidi piu'. Arrivati ad Amburgo ero sceso dal tourbus con in mano i miei bagagli senza salutare nessuno. Avevo chiamato un taxi ed ero andato a stare in un Hotel, dove sono tutt'ora.
    Quando scoprii di provare un sentimento superiore a quello dell'amore fraterno per Tom, fu la sera dei nostri diciotto. Tom mi aveva scritto un fogliettino contenente delle parole, forse le piu' belle che avevo mai ricevuto da lui:
    "E' mezzanotte, fratellino. Ora non avremo piu' bisogno di ribellarci all'umanità, anche se la ribellione ci ha accompagnati per molto tempo: Abbiamo diciotto anni! Scordati di volermi regalare qualcosa perchè il mio regalo piu' grande l'ho ricevuto esattamente diciotto anni fa, dieci minuti dopo la mia nascita. Tanti auguri fratellino! Ti voglio bene."
    Mi ricordo che scoppiai a piangere e gli saltai in braccio proprio come fanno le ragazzine quando ricevono un regalino dal fidanzato. Lui mi aveva stretto a sè con le sue braccia forti e possenti e mentre io singhiozzando continuavo a ripetergli: grazie Tom, grazie mille! Lui mi sussurrava all'orecchio: ti voglio bene Bill, anche se ti piace il cazzo. E poi eravamo scoppiati a ridere all’unisono.
    La sera prima avevo confessato, prima a lui e poi al resto del gruppo, di essere omosessuale. Georg e Gustav sembravano averla presa bene, ma Tom no. Ricordo ancora quello sguardo pietrificato quando pronunciai quelle parole: Tom, io sono gay. Probabilmente ci aveva pensato su tutta la notte ed era rimasto assente per tutta la giornata dopo. Ma poi era riuscito ad accettarmi per quello che ero, e che sono.
    Avevo provato ad avere delle esperienze con delle ragazze, anche esperienze sessuali. Poi per tre anni non sono stato con nessuna credendo di voler aspettare la mia anima gemella, ma di una cosa ero certo: non mi piacevano le ragazze, mi attraevano gli uomini. Non mi accorgevo di essere innamorato di mio fratello. Quando Tom portava a casa delle ragazze per portarsele a letto sentivo un leggero fastidio al cuore ma non ci facevo mai molto caso, pensavo fosse normale.
    Sono esattamente due anni che mi tengo dentro ciò che provo per lui. A volte, quando siamo in casa insieme e non me la sento di stare con lui, esco di casa dicendogli che vado a scopare con qualche amico. Lui mi crede un Don Giovanni con i ragazzi, ma in realtà io non ho mai fatto l'amore con nessun ragazzo, nè tantomeno ci sono stato insieme.
    Mi mancava mio fratello, quello di un tempo. Quello con i rasta, quello che non aveva paura di essere considerato maleducato se si sedeva sciallo con le gambe aperte davanti ad un'intervistatrice. Quello che non aveva paura di dire che scopava come un cristo. Quello che mi sorrideva sincero, con gli occhi sereni. Quello che si vestiva largo e camminava innaturalmente come se l'avesse preso in culo. Mi mancava il Tom che al mattino, quando ero in ritardo per le prove di un concerto, mi diceva dolcemente: sei pronto cucciolo? E io soffocandomi con il latte gli rispondevo: arrivo! Mi mancava mio fratello, il compagno della mia vita, la metà che mi completava.
    Senza volerlo, mi accorsi di aver camminato fino a casa mia. Casa mia e di Tom. La mia mente sbronza decise di suonare alla porta. Mi aprì un ragazzo sconosciuto: un ragazzo con delle treccine nere, le occhiaie viola e con i boxer: il nuovo Tom.
    -Non ti piaceva farti vedere nudo da me, lo odiavi!- Dissi.
    -Bill! Oddio Bill sei tu! Dove cazzo sei stato?-
    Mi mise una mano sulla spalla, mi scostai.
    -Non mi toccare, drogato.-
    Lo spostai ed entrai in casa. Salii le scale e Tom mi corse dietro.
    -Bill senti ti devo parlare.-
    Non lo ascoltai, feci per entrare in camera mia ma mi afferrò per un braccio.
    -Bill, senti.. Posso parlarti?-
    -Cosa devi dirmi?-
    -Mi.. dispiace.-
    -Di cosa, Tom? Per una promessa che non hai mantenuto? Per aver rovinato la vita ad una ragazza? Per avermi tirato un pugno? Ma figurati Tom, non è nulla.. Sono solo un frocio che lo prende in culo dagli amichetti.-
    Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma come credevo non ci riuscii.
    -Scusami mi dispiace.. Quella sera è stato piu' forte di me. Dovevo drogarmi, dovevo farlo! Tu non sai che sensazione si prova! E' una cosa fortissima! Ne avevo bisogno.-
    Lessi nei suoi occhi sincerità, ciò che mancava nel nostro rapporto ormai da mesi. Non dissi niente. Scoppiai a piangere. Pensai alla mia mamma, pensai a lui. Mi abbracciò con tutta la sua forza.
    -Mi dispiace fratellino, scusami.-
    -Mi manca la mamma.- Singhiozzai.
    -Dobbiamo essere forti Bill.-
    -Lei non avrebbe voluto che che tu facessi quello che hai fatto.-
    -Lo so Bill, lo so.-
    -Tom se lo rifai ancora io.. io.. giuro che ti ammazzo!-
    -Tranquillo cucciolo, non succederà piu'. Lo faccio per te, lo faccio per mamma. Non ho dormito un cazzo questa settimana. Dove sei stato?
    Mi staccai da lui e mi asciugai le lacrime. Forse Tom, MIO FRATELLO quello vero era tornato.
    -In un Hotel.-
    -Domani andiamo a prendere le tue cose, ok?
    -Ok.-
    -Vieni, scendiamo giù.-
    Scendemmo le scale. L'effetto dell'alcol era sempre piu' forte. Chissà se si era accorto che avevo bevuto, mi conosceva bene. Ci sedemmo sul divano, lui spense il televisore.
    -Dai racconta, cosa ti ha spinto a tornare da me? Oppure ti mancava solo casa tua?-
    Lo guardai negli occhi. Dio quanto era bello. Quello sguardo fisso su di me mi fece imbarazzare e sentii calore. Quegli occhi color nocciola esattamente uguali ai miei erano la mia vita. Ero innamorato perso di mio fratello, non c'era dubbio. Questa era una cosa che mi faceva paura. Avevo paura di lui, delle emozione che mi faceva provare, ne ero terrorizzato piu' della morte.
    -Sono stato al Rocky.-
    -Hai bevuto?-
    Annuii.








    Ehm, ditemi voi se come inizio vi piace. :gtyt:
     
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13 replies since 3/7/2010, 17:21   876 views
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