Grida il mio nome, non aver paura.

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  1. Hysteria. 95 <3
     
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    Ragazze, scusate per la lunghissima attesa ma tra il lavoro, le vacanze e la scuola ho perso un sacco di tempo. Ora non vi abbandono piu', lo giuro! U_U
    Postooooo!


    La bionda indietreggiò e cominciò a piangere non smettendo di fissarmi nemmeno per un secondo. Davvero, non sapevo che fare. Non mi ero mai trovato in una situazione come quella. Ero sempre abituato alle lacrime delle fan mentre io ero sul palcoscenico. Ai meet&great nessuno aveva mai pianto davanti a me, non in quel modo, non con quel dolore e quella sofferenza scolpita sugli occhi. Cercai di avvicinarmi per tranquillizzarla in qualche modo ma lei indietreggiò ancora. Poi parlai:
    -Hey, dai non piangere.- Dissi sorridendole.
    Com’era brutto vederla piangere. Com’era brutto sapere che una persona ha pianto o sta piangendo per te. Eppure io non avevo fatto nulla, ero solo presente nella sua stessa circostanza.
    La ragazza mi abbracciò talmente forte che se non facevo un passo indietro e non lanciavo il sacchetto, saremmo caduti tutti e due.
    Singhiozzava, piangeva tra le mie braccia, mi stringeva la maglia, odorava la mia pelle.
    -Dai su, non fare cosi. Sono qui.-
    -Tu, tu non sai quante volte ho immaginato questo momento..-
    Le accarezzai i capelli, non era molto alta: la sua fronte mi arrivava alla spalla circa. Continuava a piangere e a piangere. Guardai l’amica, Kristal. Era pietrificata e io le sorrisi. Lasciai che la ragazza bionda si sfogasse e finisse tutte le lacrime. Poi fu lei a staccarsi da me.
    -Stai meglio?- Le domandai.
    Fece si con la testa asciugandosi gli occhi e facendo un mezzo sorriso.
    -Dio come sei alto.- Mi disse facendo uscire l’ultima lacrima che le era rimasta.
    -Eh si, hai visto?- Le risposi sorridendole.
    -Come ti chiami?- Le chiesi.
    -Alice.-
    -Kristal.- Disse l’amica ancora incredula.
    -Siete venute a qualche concerto, ragazze?-
    -Si, Marsiglia, Zurigo, Monaco e Milano.-
    -Ci avete dato dentro, allora!- Dissi sorridendo.
    Raccolsi il sacchetto con dentro la farina e lo zucchero e Alice ebbe un sussulto.
    -Ti prego, non andartene.-
    Mi dispiaceva lasciarle lì così, quella ragazza aveva aspettato quel momento da molto tempo. Ad ognuno prima o poi viene regalato il proprio momento: e a lei era capitato quello. Proprio come a me e a Tom: il mio momento con lui l’ho atteso per ben due anni, e forse Alice lo stava aspettando da piu’ tempo. Dovevo fare qualcosa, volevo restare con loro per farle felici ma c’era Tom a casa che mi aspettava. Il pranzo era pronto e dovevo ancora cucinare i waffeln ed erano già le 13:45. Che cosa avrei potuto fare ora?
    -Mi dispiace ma tra cinque minuti devo tornare a casa, c’è Tom che mi aspetta..-
    -TOM?- Chiese Kristal.
    Oh cazzo, ma non riesco proprio a tenerla la bocca chiusa, vero?
    -Ti prego, almeno facciamo una foto insieme.-
    In quel momento sarei stato disposto a fare qualunque cosa per quella ragazza, l’avevo presa a cuore. Non era come le altre fans, o forse sì. Insomma, una situazione come quella, ripeto, non mi era mai capitata prima d’ora. Magari qualche altra ragazza avrebbe reagito in un modo peggiore, però mi aveva davvero colpito.
    -Ma certo! Tutto quello che vuoi.-
    Feci una foto con lei, una con Kristal e una con tutte e due le ragazze. Feci un autografo a ciascuna, con tanto di dedica e cuoricini qua e la. Controllai l’orologio e pensai al mio tomi, la mia sorpresa per lui! Ero in ritardo!
    -Ragazze, ora devo proprio andare..-
    -Ti prego: dì a Tom che è tutta la mia vita!-
    -Sarà fatto.-
    Alice mi abbracciò forte forte e non so quante volte mi ripetè la stessa parola: grazie. Le salutai e mi incamminai frettolosamente verso casa. Ero di buon umore, ero riuscito a rendere felice una ragazza che sembrava aver sofferto molto per me. Ero davvero felice per lei. Arrivai di fronte a casa nostra, tirai fuori le chiavi per aprire la porta quando qualcuno mi tappò la bocca con una grande mano. Cercai di liberarmi con le mani ma l’altra mano me le teneva strette dietro la schiena. Erano due uomini con una grossa stazza. Mi portarono nel vicolo cieco vicino casa e mi sbatterono contro il muro. All’inizio non capii perché stessero facendo così ma poi vidi avvicinarsi Perinne con altre tre ragazze.
    -Ancora tu? Ma cosa vuoi da noi?-
    Mi arrivò un pugno dritto nello stomaco da quell’uomo e mi piegai su me stesso ma mi tirò subito su per i capelli riappiccicandomi contro al muro.
    -Perinne, non sei riuscita a rovinare quel coglione di Tom; perché non rovini questo frocetto del cazzo?- Disse con voce piena di odio.
    Che cosa gli avevo mai fatto di male?
    -Basta così, Kurt e Arthur lasciatelo.-
    Si staccarono dal mio corpo e caddi a terra. Pensai a tante cose: pensai a Tom, a come non avrebbe mai permesso questo. Pensai alla mia mamma, a quanto mi mancava e alla vendetta che mi ero ripromesso di fare. Nessuno ne era mai stato certo, Tom non mi aveva mai creduto ma io l’avevo sempre saputo che ad ucciderla erano stati loro, lei non si sarebbe mai suicidata, aveva una vita felicissima con Gordon e dei figli che l’amavano. Pensai anche ad Alice, alla sua dolcezza e alla tenerezza che mi aveva suscitato.
    -Allora, Kaulitz.. Ti ho portato un’amica, sei felice?- Alzai lo sguardo per guardarla in faccia e si avvicinò una ragazza.
    -Lei è Chanel e vorrebbe giocare con te.-
    -Vaffanculo!-
    -Kurt!- Urlò.
    L’uomo mi si avvicinò e mi tirò un calcio fortissimo nel fianco. Mi accasciai in posizione fetale e cominciai a sputare sangue. Riuscii a parlare:
    -Che cosa vuoi da me, Perinne? Perché non ci lasci in pace?-
    -Te lo spiego io che cosa voglio da voi. Tu, Tom e la tua band del cazzo mi avete rovinato la vita. Prima io ero innamorata persa di voi e di tuo fratello. Poi la mia è diventata un’ossessione tanto da cominciare a drogarmi per la depressione. I miei genitori mi ha mandato in un centro per disintossicarmi, ci sono stata dentro per un anno intero e ora per voi provo solo un odio profondo.-
    Ora si spiegava tutto. Ecco perché ci aveva fatto tutte quelle cattiverie, ecco perché ci odiava cosi tanto. Ma tutta quella esagerazione per me era inspiegabile. Non capivo, non riuscivo a capire il perché quella ragazza fosse finita in depressione per colpa nostra. Non capivo nemmeno il perché avesse cominciato a drogarsi.
    -Ma perché lei?- Sussurrai.
    -Come hai detto? Non ti sento, Kaulitz.-
    -Perché mia madre?- Urlai.
    Ci fu un momento di silenzio. Continuavo a singhiozzare e a piangere sempre piu’ forte. Fui travolto da un insieme di emozioni fortissime. Il dolore fisico per le botte che avevo preso si stava mischiando con la mia sofferenza interiore. Avevo davanti il mio nemico, sì: il mio nemico piu’ grande. Pensai alla dolcezza di mia madre e a quanto mi mancasse. Mi stavo chiedendo il perché, perché lei?
    -Lei non ti ha fatto nulla, perché non ti sei limitata a rovinare mio fratello?-
    -Ti stai sbagliando, Bill.-
    -Che cazzo stai dicendo? Sei stata tu, lurida puttana!-
    Non avevo mai detto quelle parole ad una ragazza. Mi uscirono dalle labbra come nulla. L’odio che stavo provando era davvero forte. Con lo stomaco dolorante mi alzai di colpo e mi fiondai nella direzione di Perinne. Come credetti, fui subito fermato da quei due uomini che mi buttarono a terra e mi riempirono di calci e pugni. Ora non era rimasto piu’ niente da fare, solo rimanere immobile di fronte a quella ingiusta tortura. Io e mio fratello abbiamo inseguito il nostro sogno, non abbiamo smesso neanche per un secondo di credere in noi stessi. Ci siamo riusciti, ce l’abbiamo fatta. Ma non mi sarei mai immaginato che la nostra fama causasse questo: la morte della donna che piu’ amo al mondo, la rovina della reputazione di mio fratello e di quel mio massacro. Con una voce flebile mormoravo il suo nome, il nome dell’uomo che amo: Tom. Sentii in lontananza la voce di Perinne.
    -Basta così, fermatevi.-
    Smisero di picchiarmi e se ne andarono via. Stetti per terra per circa dieci minuti. Poi tirai fuori dalla tasca il cellulare, composi il numero di Tom e lo chiamai. Solo qualche squillo, poi rispose.
    -Pronto, Bill dove sei finito?-
    -Tom, aiutami.-
    Svenni. Mi risvegliai nel letto di camera mia. Probabilmente Tom doveva essere uscito per venire a cercarmi, mi aveva trovato e mi aveva riportato a casa. Sentii la sua voce, stava parlando al telefono.
    -No, dobbiamo fare qualcosa. Tu non capisci, lo hanno ridotto davvero male. Non possono continuare così- Piangeva.
    -Georg, se non avvertiamo la polizia io giuro che li massacro con le mie stesse mani. E non so quale delle due opzioni sia la migliore o quella giusta.-
    Attaccò il telefono dopo una decina di minuti. Lo chiamai.
    -Tom.-
    Venne subito in camera mia e mi strinse forte a sé come se fossi un piccolo cucciolo abbandonato per la strada.
    -Amore mio, cosa ti hanno fatto. Giuro che li ammazzo, lo faccio. Dio Bill mi dispiace, mi dispiace tanto.-
     
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13 replies since 3/7/2010, 17:21   876 views
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