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  1. Kate ~
     
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    Oh Giuls *____*

    6. That day



    Casa Kaulitz non era poi tanto distante dalla sua e, durante il tragitto, Lisbeth si divertì raccontando a Bill alcuni spassosi aneddoti del suo mestiere.
    “Una volta, un bambino grassoccio ha vomitato sui miei piedi cinque minuti prima della diretta! La cosa più disgustosa è che non indossavo le scarpe! Mi ha imbrattato tutti i piedi di vomito!”
    Bill rideva a crepapelle, così Lisbeth continuò: “Sono corsa in bagno urlando e trattenendo le parolacce! ho dovuto chiamare Lou, non ce la facevo a lavarmi da sola! Solo al pensiero di dover toccare quella poltiglia…” fece un verso con la bocca e riprese “così Lou mi ha lavato via quello schifo con la doccetta mentre piangevo disperata!”
    Bill si asciugò le lacrime, provocate dalle risate, e chiese: “Chi è Lou?”
    “Ah scusa” Beth frenò dolcemente dinanzi al semaforo rosso e, voltandosi a guardarlo, spiegò: “Lou è un assistente di scena. Lo adoro, è come un padre per me”
    “Non hai un padre?” osò chiedere il ragazzo
    “Sì, ce l’ho. Solo che non abita qui, lo vedo pochissimo. Lui e mia madre si sono trasferiti diversi anni fa, per lavoro. Io ho deciso di restare, avevo cominciato la mia carriera qui e non me la sentivo di ripartire daccapo in un altro posto”
    “Dove sono andati?”
    “Sono stati per quasi un anno in Cina ed ora vivono in America” disse, mestamente “Mi mancano molto, li vedo solo qualche volta quando tornano a trovarmi. Lou mi è stato accanto in questi anni, posso sempre contare sulla sua presenza quando mi sento sola”
    “Che mi dici di Ingrid Scholz? Ci vai d’accordo?”
    “Ingrid… Ingrid è una persona da capire. A primo impatto sembra una donna austera, fredda come il ghiaccio e dedita solo al lavoro ed in parte è così. Ma, sotto sotto, è buona. Non posso dire di andare sempre d’accordo con lei, certe volte vorrei mandarla a quel paese e cercarmi un’altra manager ma perderei un valido aiuto. E’ una donna d’affari con i fiocchi, la mia carriera è al sicuro con lei”
    “Però non è un’amica, o sbaglio?”
    “No, in effetti non è una vera e propria amica. I nostri rapporti sono perlopiù lavorativi, difficilmente mi confido con lei… e David Jost, invece?”
    “Somiglia molto ad Ingrid” disse Bill, giocherellando con un anello “Anche noi abbiamo un rapporto di quel tipo con lui. E’ un uomo d’affari eccezionale, siamo amici ma non veri e propri confidenti. Però è sempre stato onesto nei nostri confronti e mi ha tirato fuori dai guai tante volte”
    “Sai, ti conosco da poche ore ma mi sorge spontanea una domanda. Spero non ti offenderai ma… com’è possibile che un ragazzo come te… insomma…”
    “Ti chiedi come sia possibile che abbia tentato di uccidermi sei volte?”
    “Esattamente” annuì Beth, arrossendo lievemente
    “Non lo so, cose che succedono. Probabilmente ho sottovalutato gli effetti della fama” rispose, rabbuiandosi. Lisbeth notò il repentino cambiamento d’umore del cantante, quindi aggiunse “Mi spiace, non volevo essere scortese”
    “Figurati. Credo di dover essere onesto con te. Sei la mia ragazza, no?” disse poi, ridendo
    “Esatto!” trillò Lisbeth “E, in quanto tale, pretendo di conoscere ogni tuo singolo tratto!”
    “Abbiamo parecchio tempo a disposizione” rispose Bill “Nel frattempo, lascia che ti mostri casa mia” e, con la mano, indicò una casetta verde scuro,posta al centro di un bel cortile quadrato protetto da una cancellata in ferro battuto “Accosta lì e suona il campanello, così Tom ci aprirà”
    Lisbeth accostò dinanzi al cancello, abbassò il finestrino e suonò il campanello. Una telecamera di sorveglianza ronzò e, pochi istanti dopo, una voce bassa disse solo “Vi apro”. In meno di dieci secondi il cancellò emise un suono metallico e si spalancò. Beth premette sull’acceleratore ed entrò in cortile, parcheggiando l’auto sul vialetto d’accesso, proprio di fronte alla porta di casa. Bill scese per primo e aspettò la ragazza, sorridendo. Qualche attimo dopo sulla soglia di casa comparve anche il gemello che andò incontro a Lisbeth tendendole la mano “Benvenuta, sono Tom” disse il ragazzo, ripresentandosi
    “Ciao Tom” rispose Beth, stringendo la mano del chitarrista con fare vigoroso “Che meraviglia questo posto! Vi occupate voi personalmente del giardino, immagino” aggiunse, ironicamente
    “Certo, tutte le mattine Bill scende in cortile con la zappa, il rastrello e il falcetto e passa due ore a potare le siepi, levare le erbacce, sistemare il vialetto” rispose Tom, ridendo e facendo strada in casa mentre Bill li seguiva ridendo e sibilando insulti
    “E quando ha finito” continuò Tom, entrando in salotto e facendo cenno a Lisbeth di accomodarsi sul divano “va al mercato cittadino a comprare semi per l’orto!”
    Beth scoppiò a ridere e si lasciò andare sul morbido divano in eco pelle, nero come la pece “Un perfetto contadino!”
    “Ridete, ridete pure!” si intromise Bill, sistemandosi accanto alla ragazza “Intanto è davvero merito mio se il cortile è così bello! Ho scelto personalmente il miglior giardiniere di tutta Berlino!”
    “Sì, certo Bill, certo” lo prese in giro Tom. Poi si rivolse a Beth e domandò “Vuoi qualcosa da bere?”
    “No, ti ringrazio. Comunque, giardino e giardinieri a parte, casa vostra è bellissima! Mi avevi detto che era solo un normale appartamento!” disse, guardando Bill
    “Beh, non è nulla di speciale”
    “Ma che dici? E’ una casetta incantevole! Casa mia è un normale appartamento ma casa vostra sembra uscita da un libro di favole. Favole moderne ma pur sempre favole!”

    La casa, in effetti, non era affatto un semplice appartamento. Oltre allo splendido giardino che la circondava, reso ancor più magico dalla siepe e dalla cancellata che la nascondevano dagli sguardi indiscreti, la casa contava otto stanze divise fra cucina con sala da pranzo, salotto, due bagni dotati di ogni comfort, due stanze da letto, uno sgabuzzino grande quanto un monolocale e un piccolo studio adibito a sala prove. Ogni stanza era arredata con gusto ed era ricca di accessori e suppellettili. Le pareti erano dipinte con tinte lucide ed ogni camera, tranne i due bagni, aveva il pavimento rivestito di parquet. Bill e Tom fecero fare un dettagliato tour della villetta a Lisbeth che, in ogni stanza, strabuzzava gli occhi ed emetteva gridolini di stupore. Quando tornarono in salotto e si riaccomodarono sui divani, Lisbeth disse “Complimenti ragazzi, è una delle case più belle che abbia mai visto! Vivete qui da molto?”
    “L’abbiamo acquistata circa due anni fa. Prima dei miei guai eravamo spesso in tour e trascorrevamo qui solo pochi mesi all’anno. Ultimamente ci siamo spesso ma spero di poter tornare presto al lavoro. Adoro la mia casa, il mio letto, il mio giardino ma voglio tornare a suonare” e, ancora una volta quel giorno, il viso di Bill si adombrò. Il gemello, notando prontamente il cambiamento d’umore di Bill, si intromise cambiò discorso “E tu, Lisbeth, che mi dici del tuo lavoro?”
    Lisbeth ridacchiò, una risatina amara in verità “Non saprei da che parte cominciare. E’ un lavoro strano. Da una parte lo amo e dall’altra lo detesto. Ma sono costretta a farlo altrimenti brucerei sul nascere ogni singola possibilità di carriera futura”
    “Mi pare di capire che non desideri avere a che fare con i bambini per sempre, o sbaglio?” chiese Tom
    “Assolutamente no! Ho un progetto ben chiaro in mente che spero di poter realizzare al più presto possibile! Considero questo periodo come una specie di transizione”
    “Posso chiedere quale sia il tuo progetto?” si intromise Bill
    A Lisbeth si illuminarono gli occhi e, in men che non si dica, prese a sciorinare una dettagliatissima spiegazione del suo talk show dei sogni. Parlo per quasi dieci minuti di fila, senza che i gemelli osassero interromperla, completamente assuefatti dalle sue parole. Quando la ragazza ebbe terminato, Bill esordì “Io ti affiderei un talk show anche subito! Pendevo dalle tue labbra, Lisbeth!”
    “Lo stesso vale per me” aggiunse Tom, ammirato “Hai un talento naturale! Parli come una macchinetta ma non stanchi mai! Ti avrei ascoltata per ore”
    “Vi ringrazio tanto” rispose lei, emozionata “Questo progetto conta molto per me. Prego che arrivi il giorno in cui vedrà la luce”
    “David potrebbe aiutarti!” disse Bill, con enfasi “Conosce un sacco di persone, sono certo che saprà mettere una buona parola per te”
    “Dici?” chiese Beth, speranzosa
    “Tu aiuti noi, noi aiutiamo te” rispose Bill, ammiccando anche se, dentro di sé, avvertiva il desiderio di aiutare quella ragazza in qualsiasi caso.

    Dopo qualche ora, passata perlopiù a chiacchierare di lavoro, musica (che per Bill e Tom era comunque sinonimo di lavoro) e hobby Lisbeth si alzò dal divano decisa ad andare a casa.

    “E’ stato un piacere conoscervi. Insomma, conoscervi meglio” disse, sorridendo. Anche i due ragazzi si alzarono dal divano e, sorridendo, Bill propose “E se andassimo a cena fuori?”
    “Non ho voglia di uscire, Bill. Sono stanco” mugolò Tom
    “A dire il vero, intendevo io e Lisbeth” mormorò Bill, timidamente
    “Io e te?” chiese la ragazza, stupita. Non pensava che Bill avrebbe avuto voglia di mostrarsi in pubblico con lei così presto ma, sorprendendo perfino sé stessa, si accorse che quell’invito le aveva fatto piacere
    “Ah grazie” si intromise Tom, fingendosi offeso “Sei fidanzato da poche ore e già pianti in asso il tuo gemello”
    “Su Tom, non essere geloso” ridacchiò Bill e poi volse lo sguardo in direzione di Lisbeth, aspettando una risposta
    “Ci sto” trillò la ragazza “Ma vorrei cambiarmi prima di uscire”
    “Perché, cosa c’è che non va nel tuo abbigliamento?”
    “Questo completo è troppo serio! Vado a casa, mi cambio e torno a prenderti”
    “Ok” rispose Bill “Vorrà dire che mi cambierò anche io” e poi, per la prima volta da mesi, il cantante si diresse verso la sua stanza canticchiando allegramente e lasciando Tom sbalordito
    “L’hai sentito canticchiare anche tu, vero?” domandò Tom a Beth, accompagnandola alla porta. La ragazza fece un cenno di assenso con la testa e Tom, prima di salutarla e richiudere la porta, disse “Mi sa che ne vedremo delle belle!”

    *That day - Tokio Hotel (Ancora xD)
     
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