Pattinaggio d'arte

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  1. __I'mAHumanoid<3
     
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    Ok. Questa è la prima FanFiction normale che scrivo! <3
    Ci tengo molto, in realtà. Soprattutto perché ha appassionato già alcuni lettori su EFP.
    Vorrei solo dire che è una FF piena d'amore, equivoci, fraintendimenti, passione, amicizia e via dicendo. Amo molto questo lavoro, anche perché fino ad adesso (che sono arrivata solo all'8° Capitolo) è stato decisamente un parto scriverla.
    Personalmente l'amo molto come FF, quindi vi prego di leggerla e di recensire! ç.ç Mi incoraggerebbe!
    Per ora comincio a postarvi il prologo e il primo capitolo... Spero che vi piaccia! :)

    Titolo: Pattinaggio d'arte
    Autore: Io <w<
    Personaggi: Bill e Tom, Gustav, Georg, Cameron, Ivan, Melody, May, Roxy, Max. (per ora, poi vedremo... XD)
    Rating: NC17
    Generi: Erotico, Romantico, Triste, un po' incasinato.
    AU, Lemon, OOC.
    Tema: pattinaggio artistico.
    Breve descrizione: "Pattinaggio artistico: la loro passione principale.
    Un amore forte, da romanzo.
    Una grinta, una forza di pattinare che portano ad un successo enorme.
    Una passione alimentata soprattutto dal desiderio di far risorgere in suo fratello i ricordi di quando pattinava ancora...
    Una passione che va avanti per amore di una ragazza e per la voglia di rendere fiero il fratello."

    Chiedo scusa per eventuali errori, non ho mai lo scazzo di rileggere! XD


    Pattinaggio d'Arte

    Prologo.
    Tom stava avanzando lentamente e con cautela in mezzo al bosco.
    Quella mattina aveva litigato con suo fratello gemello Bill, perciò era scappato da tutto e da tutti per rifugiarsi nel bosco. Per stare solo con se stesso.
    Ma si era perso, in mezzo ad alberi e foglie... Ormai vagava spaventato da più di due ore e quella fu la prima volta in vita in sua in cui avvertì paura.
    Si fermò un secondo per guardarsi intorno con incertezza, sentiva che c'era qualcosa...
    avanzò ancora e ancora, fino a quando non riuscì a uscire da quell'ammasso di alberi. Si trovò vicino ad un declivio. Molto piccolo, non sembrava pericoloso, per niente. Però una caduta avrebbe potuto causare qualche danno fisico.
    Anche se non era più in mezzo agli alberi, si sentiva ancora in trappola. Si riguardò attorno: dietro di lui alberi, alla sua destra alberi, davanti a lui il piccolo dirupo che continuava in largo verso la sua sinistra. Giusto a sinistra c'era anche un sentiero. Pareva sicuro.
    Si mise a correre tra l'erba altissima che gli raggiungeva le ginocchia. Aveva paura, non sapeva perché, ma avvertiva qualcosa. Via via, il sentiero diventava sempre più stretto e si vide obbligato a camminare a passo spedito a fianco del terreno concavo che dava l'idea di un mini-dirupo. Si fermò una attimo per riprendere fiato. Appoggiò la mani sulle ginocchia piegandosi in avanti come per respirare meglio e far uscire la stanchezza.
    Si rimise dritto e mosse la gamba sinistra in avanti.
    Passo falso.
    In quel momento una serpente gli morse la caviglia, sentì dolore, barcollò e la gamba destra scivolò.
    Cadde nella piccola fossa accanto andando a sbattere contro un masso e chiuse gli occhi.

    ***

    -Aahh!- gridò Tom svegliandosi di soprassalto.
    Simone, la madre, corse subito da lui.
    -Tesoro, cos'è successo? Che c'è?- lo abbraccio asciugandoli poi il sudore dalla fronte.
    -Niente... è... è stato di nuovo quell'incubo, mamma...-
    -Oh, tesoro, basta pensarci...- lo abbracciò di nuovo.
    Quell'incubo lo perseguitava da due notti, la notte prima ancora non riuscì a dormire, giusto da quando l'incidente a causa del morso di serpente era accaduto davvero, nella realtà. Da quel pomeriggio, cominciò a sentirsi male: una gamba soffrì per un po' del veleno del serpente, che fu immediatamente tolto con un'operazione, una gamba, più esattamente il femore, si era rotta a causa della caduta nella fossa, avendo anche sbattuto contro il masso.
    I medici non si fecero scrupoli a riferire al giovane e alla madre che l'incidente avuto non avrebbe più permesso a Tom di camminare. D'ora in poi la sua vita l'avrebbe passata stando seduto su una sedia a rotelle.
    Aveva pianto, aveva pianto l'anima per tutta la notte. Ne soffriva tantissimo, era proprio l'ultima cosa che voleva che succedesse al mondo. Non tanto perché amava correre e camminare, ma perché così doveva lasciare l'accademia... Non poteva più realizzare il suo sogno. Non più.
    Anche Bill frequentava l'accademia. Era, insieme a Tom, uno degli studenti migliori della scuola e quel sogno apparteneva anche a lui.
    Tom lo sapeva perfettamente, perciò implorò Bill di non lasciare l'accademia solo a causa sua, anzi, al contrario, incitò il moro ad andare avanti, a farsi valere. Voleva che suo fratello realizzasse il sogno di entrambi per lui e da quella volta Bill ebbe un motivo in più per continuare a frequentare quella scuola. Per amor di suo fratello.
    Non era più soltanto una passione, non era più soltanto il suo sogno più grande, era anche per rendere fiero suo fratello.

    Capitolo 1.
    Giorno.
    Bill si era appena svegliato. Passò subito a svegliare anche i suoi due compagni di stanza e di classe, Cameron e Ivan, per andare a lezione.
    Si alzarono velocemente, si prepararono, presero i loro pattini e si diressero in una delle sale per il pattinaggio su ghiaccio.
    La Figure Skating Academy era la più prestigiosa scuola di pattinaggio artistico presente nel paese dove vivevano i ragazzi. Tra l’altro anche l’unica.
    All’interno c’erano ventisette mini-sale da pattinaggio per le lezioni e altre quattro grandi. Erano chiamate “Sale Maggiori” e una delle quattro era la più grande, chiamata “Sala Superiore“.
    Dietro l’edificio c’era anche un dormitorio per gli studenti, era come una specie di college.
    Bill, Cameron e Ivan si stavano dirigendo nella sala 5B, con i pattini nella borsa con il marchio dell’accademia. Non erano all’ultimo anno, la verità è che in quel college gli anni da frequentare per avere il diploma erano ben sette.
    I ragazzi entrarono nella sala, dove non c’era ancora nessuno, ma di lì a poco sarebbero arrivati gli altri studenti e, con loro, l’insegnante. Quel giorno dovevano continuare ad allenarsi alla nuova coreografia. Era ancora febbraio e a maggio si sarebbe tenuto uno spettacolo in una delle Sale Maggiori.
    Il sogno di Bill era riuscire ad eseguire il salto più bello della storia, quello che era riuscito a fare il solo ed unico grande pattinatore migliore della storia. Andrey Kilkin.
    Quell’uomo eccezionale, nel bel mezzo della sua esecuzione davanti a più di 160’000 persone, doveva fare un triplo Rittberger, ma al suo posto, con tutta la potenza che aveva dato alla spinta ne fece uno quintuplo. Un traguardo mai raggiunto prima, nemmeno dai migliori pattinatori di questi tempi. Era chiamato “Gran Maestro” per il suo inedito salto a sorpresa. L’unico tra tutti ad esser riuscito a fare un quintuplo Rittberger. Eccezionale.
    Comunque Bill si teneva questo sogno tutto per sé. Era un segreto per lui, un sogno nel cassetto, come si sol dire. Se l’avesse confessato a qualcuno, quel qualcuno avrebbe cominciato a dargli del “pazzo” e avrebbe cominciato a fare il pessimista. Sicuramente avrebbe ottenuto questo comportamento anche dai suoi migliori amici.
    Ed ecco che arrivò il resto della classe. Arrivò anche l’insegnante e si partì subito con il riscaldamento.
    -Allora, ragazzi.- cominciò a dire l‘insegnante. -Prima di tutto, cominciate a fare 10 giri per la sala. Ogni volta che vedete la linea rossa disegnata sul ghiaccio in mezzo alla pista, vi abbassate e fate un carrellino. Su, andate.-
    Gli studenti diedero ascolto alle parole dell’uomo e ad ogni mezzo giro, appena attraversata la linea rossa, andavano giù a fare un carrellino.
    Finì l’esercizio e Coby, questo era il cognome del professore, richiamò gli studenti per far fare loro degli esercizi di stretching, che sarebbero poi serviti per iniziare il riscaldamento dei salti. Naturalmente avrebbero iniziato con quello più semplice. Il primo salto che viene insegnato ad un principiante: il Salto del Tre, ovvero il Waltz Jump.
    Finirono lo stretching e uno alla volta, in ordine alfabetico, gli allievi andarono in campo ad eseguire il Waltz.
    Arrivò il turno di Bill, che fece un salto straordinario, anche se era il più facile era comunque da lodare. Nel fare questo sport, aveva un’eleganza e una leggiadria che manco un ballerino classico riusciva a sfoggiare nel “Lago dei Cigni”.
    Tutte le studentesse della scuola andavano matte per lui. Era popolare, bravo, intelligente e nel far pattinaggio ci metteva cuore e passione.
    Una ragazza in particolare era innamorata di lui: Melody Roofman.
    Lei si era innamorata di Bill dal primo giorno che l’aveva visto. Era altrettanto brava in questo sport e ci metteva volontà e passione, proprio come Bill. Però non le piaceva molto farsi notare, anche se, essendo la più brava tra le femmine dell’accademia, veniva scelta sempre come prima pattinatrice negli spettacoli. Era il fiore all’occhiello delle professoresse.
    Il problema tra loro due è che non potevano mai vedersi per conoscersi bene. Quasi Bill non aveva nemmeno idea dell’esistenza di Mel. Ovviamente la causa era la divisione del college in “Figure Skating Academy - Maschile” e “Figure Skating Academy - Femminile”. I dormitori erano separati, le mense erano sperate, corridoi, sale per pattinaggio, entrate e cortili erano separati. Addirittura i professori erano suddivisi in uomini e donne. Infatti vi erano due aule professori: una nell’ala femminile del college e una nell’ala maschile.
    Ma come faceva Mel ad essersi innamorata di lui? Semplice... l’aveva visto un sacco di volte ai saggi di Natale e quelli di fine anno, ai quali potevano assistere anche le ragazze. Bill di solito non guardava i saggi e le gare degli altri studenti, perciò non aveva mai notato Mel, ma lei era comunque fortunata: la sua compagna di stanza conosceva bene Bill. Alle elementari erano compagni di classe ed era il suo migliore amico. May ne parlava molto bene, diceva che era dolcissimo, simpatico, intelligente, socievole, gentile e tutti gli aggettivi più belli del mondo. Grazie a varie descrizioni del carattere di Bill e dopo averlo visto svariate volte ai saggi, Mel non poté far altro che innamorarsi perdutamente di lui. L’unica cosa che desiderava era stargli accanto, ma purtroppo l’accademia non lo permetteva.

    ***

    La classe di Bill stava provando la coreografia da due ore ormai. L’allenamento durava otto ore al giorno, quindi ne mancavano ancora tante, ma il moro non era per niente stanco. Anzi, la sua energia era invidiabile. Aveva un entusiasmo e una passione eccezionali nel pattinare. Lo amava da morire.
    -Bene, basta, ragazzi. Tra qualche ora lo riproveremo, ma ora vorrei farvi fare un po’ di nuovi esercizi combo.- disse Coby.
    -Delle nuove combo? Finalmente... almeno si cambia un po’ oltre ai soliti esercizi!- si sentì dire in mezzo al chiacchiericcio.
    -Silenzio, per favore! Bill, inizi tu?-
    -Certo!- rispose lui. -Cosa devo fare?-
    -Allora, per prima cosa prendi velocità a partire dal fondo della sala, ti abbassi a fare un carrellino, ti alzi e fai una trottola verticale reggendoti sulla gamba destra girando verso la stessa direzione.-
    -Che filo?-
    -Quello esterno, ovviamente. Dopo questa trottola, riprendi la tua velocità e mi fai un bel Toe-Loop. Alla fine ritorni qui, dopo aver fatto la trottola Angelo. Vai!-
    -Subito!-
    Partì e fece un esercizio splendido. L’insegnante ne fu entusiasta e glielo fece provare un’altra volta, per poi far fare la stessa cosa agli altri ragazzi. Due prove ciascuno e poi l’avrebbero rieseguito definitivamente per il voto. Dire che Bill prese un 10 e lode è scontato.
    In cuor suo Bill non vedeva l’ora che gli allenamenti finissero, per poter riposare un po’ e, di notte, sgattaiolare fuori dalla stanza per provare ad eseguire il suo sogno più grande: un quintuplo Rittberger. Cercava sempre di non farsi scoprire da nessuno, specialmente dal suo insegnante e dai suoi compagni di stanza: era vietato entrare nelle Sale Maggiori di notte, soprattutto nella Sala Superiore, che era quella che veniva usata per i saggi ufficiali e le gare. Però la testaccia di Bill lo costrinse ad allenarsi proprio lì ogni notte, solo per il piacere di farlo. Infatti, al mattino era sempre stanco, ma tentava di reggersi in piedi per dare il meglio di sé durante le lezioni. Peccato che Mel non andasse in quella sala di notte: era l’unico posto in cui maschi e femmine potevano vedersi, naturalmente per i saggi, e c’erano due porte. Una che portava all’ala maschile del college e un’altra, al lato opposto, che portava all’ala femminile. Quello era l’unico modo per poter passare da una parte all’altra, non c’erano altre porte o passaggi che collegassero i due edifici divisi.
    Quella notte, di certo, Bill sarebbe andato lì ad allenarsi ancora una volta. Ma doveva aspettare la fine delle lezioni.
    Finirono dopo poco tempo: quest’ultimo volava sempre. Di solito è così quando ti piace fare una cosa.
    Bill andò a cenare nella mensa insieme ai suoi carissimi Cameron e Ivan.
    -Sono distrutto! Non vedo l’ora di andare a letto!- starnazzò Ivan.
    -Oh, ma ti lamenti sempre! Il pattinaggio artistico non era la tua passione più grande?- lo riprese Bill.
    -Sì, certo! Però otto ore di allenamenti al giorno, tranne la domenica, sono faticosi, “amore mio”!- disse sarcasticamente.
    -Ma finiscila! E io che mi all...- sgranò gli occhi e si tappò la bocca prima di sparare una cazzata enorme. Stava per confessare ai suoi amici che di notte andava ad allenarsi nella sala dei saggi.
    -E tu che...?- domandò Cameron incitandolo a finire la frase.
    -Ehm, niente, niente... non volevo dire niente! Beh, in fondo hai ragione, tipetto!- lo prese in giro il moro.
    -Ecco, vedi? Io non ho mai torto... “tipetto”!- mormorò Iv.

    ***

    -Meeeel! Senti, senti, senti che notiziona per te!- le gridò May nell’orecchio mentre stava ancora dormendo.
    -Aaahi! Non urlare, ci sento ancora! Spero per te che sia importante altrimen...-
    -Riguarda Bill!- la interruppe lei.
    Mel saltò giù dal letto afferrando May per le spalle come un’assatanata.
    -Dimmi tutto!- le urlò in faccia.
    -Ahah, calma! Sapevo che avresti reagito così. Allora, ieri notte mi sono messa a passeggiare di nascosto per il corridoio che porta alla Sala Superiore e...-
    -Sai che non si può fare!-
    -Sìsì, lo so, ma ascolta! Ho aperto piano la porta per curiosità e indovina chi ho visto!? LUI! Si stava allenando! Capisci? Lui si allena anche di notte!-
    -Sul serio...? Wow... certo che è veramente determinato...- disse Mel cominciando a viaggiare con la fantasia mentre dei cuoricini rossi le scoppiavano intorno alla testa.
    -No, è pazzo! Altro che determinato!-
    -Hey, non ti permettere! Ma... perché, scusa?-
    -Perché ho notato che stava provando in continuazione il triplo Rittberger...-
    -E allora? Mica è da pazzi allenarsi su quel salto, anzi fa bene!-
    -Ma no... che hai capito? Lo stava provando perché aveva intenzione di arrivare a fare il salto del Grande Maestro!-
    -Ma è fuori?- si stupì Mel.
    -Ah, è proprio quello che ti stavo dicendo!-
    -Però se ci pensi... è davvero coraggioso!- disse Mel con ammirazione tornando a fantasticare.
    May si sbatté una mano sulla fronte alzando gli occhi al cielo.
    -Oh, no, ecco che ricomincia!-
    -Ma non lo trovi assolutamente perfetto?-
    -Sì, sì! Il tuo stupendo, splendido, bellissimo, meraviglioso Bill è perfetto! Lui è il migliore, come no?-
    Mel prese per il braccio la sua amica facendola andare dietro di lei, continuando le lodi al suo principe azzurro, May, poverina, la assecondava. Cosa non fanno le vere amiche!
    Era quasi al limite della sopportazione a causa di quei attacchi di ammirazione acuta verso Bill Kaulitz.
    -Mel, ma guarda che non ho ancora finito!-
    -Perché, c’è dell’altro?-
    -Beh, sì, pensavo che avessi voluto che ti accompagnassi nella sala di notte per andare a vederlo. Magari così vi conoscete.-
    -Ma sei pazza? Mi vergogno! Credo che gli sverrò addosso!-
    -Eddai, non fare la bimba! Se svieni solo perché ti dice “ciao” allora figuriamoci quando vi bacerete!- fece ovvia May.
    -Ehm... stai scherzando, vero?-
    -Perché dovrei scherzare?-
    -Ma... ma... lui è così stupendo, così irraggiungibile! Un ranocchio come me non può competere! Non si innamorerà mai di me!-
    May le tirò un leggerissimo schiaffetto per farla tornare in sé.
    -Senti, pupetta! Ti ho detto mille volte che anche se Bill è uno dei migliori, non se la tira per niente! Ha la testa sulle spalle, credimi! Non è vanitoso.-
    -Uff... e va bene... dimmi, che devo fare per attaccare bottone?-
    -Stavo pensando che potresti conquistarlo se ti fai trovare nella Sala Superiore ad allenarti! Però ci devi andare prima che arrivi lui, così ti trova già lì!-
    -Ma... penserà che gli ho rubato il posto, non credo che gli farebbe piacere. Sarei solo un ostacolo per i suoi allenamenti.-
    -No! Credimi, tesoro, ce la farai! Bill è un bravo ragazzo, non si arrabbia mai per delle cazzate del genere! E poi la sala è enorme! C’è spazio per un corpo di ballo intero là dentro! Non muore nessuno se ve la dividete per qualche notte.-
    -Però come facciamo a sapere a che ora arriva lui?-
    -Non ti preoccupare! Ho già in mente tutto! Mi sono organizzata un po’ di cose. Domani sera andrò a controllare io per vedere a che ora arriva lui e mi segno gli orari, poi l’azione comincia il prossimo lunedì! Vedrai che funzionerà... segui le mie indicazioni e funzionerà...-

    ***

    -Anche questa notte hai intenzione di rischiare l’espulsione a vita dall’accademia per allenarti?- chiese Gustav a Bill.
    -Mmm... fammi pensare un attimino... SÌ!- rispose stizzito il moro.
    -Non capisco perché ti piace così tanto il “pericolo”.-
    -Non è che mi piace il pericolo, è che voglio allenarmi, voglio diventare più bravo di tutti gli altri. Voglio essere il migliore della scuola!-
    -Bill, sei già il migliore della scuola!- disse Georg.
    -Non è vero...-
    -Sì che è vero! Smettila di dire il contrario.- lo rimproverò.
    -Ma si può sapere perché ti alleni di notte? Cos’è che provi?- domandò Gustav incuriosito.
    -Provo dei salti. Devo assolutamente migliorarmi. Voglio che anche quest’anno, come d’abitudine, scelgano me come Primo Pattinatore per il saggio di maggio.-
    -Tanto anche se non ti alleni, ti scelgono comunque, Bill, sei il più bravo, sei il favorito. E questo lo sanno tutti fin dal primo momento in cui hai messo piede dentro quell’accademia! Praticamente, è dalla prima classe che vieni scelto come Primo Pattinatore nei saggi.- fece ovvio Georg.
    -E voglio che accada anche quest’anno. Voglio finire questa scuola con il massimo dei voti, anche per poter arrivare alle Olimpiadi Invernali di pattinaggio! Voglio essere il pattinatore artistico più giovane della storia!-
    -E lo sarai se continui di questo passo!- disse una voce.
    -Tomiiii! Il mio fratellone! Come stai?- gridò Bill andandogli incontro per abbassarsi verso la sedia a rotelle ed abbracciarlo.
    -Tutto bene! Che bello vederti! Come va all’accademia?- mormorò con dolcezza.
    -Uno splendore!-
    -Ti alleni ancora di notte?-
    -Sì, lo faccio.-
    -Ma non sei stanco? Insomma... otto ore al giorno, più quattro o cinque ore di notte sono tantissime!-
    -Lo so, ma tu sai meglio di me che quando uno ha una passione, la alimenta sempre di più.-
    Dopo un po’ arrivò anche Simone a casa da lavoro e passarono il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno.
    Ogni domenica agli studenti dell’accademia era permesso tornare per un po’ dalle loro famiglie se abitavano nei paraggi, almeno così Bill poteva passare qualche ora a settimana insieme al suo gemello e insieme ai suoi amici del cuore. Gustav e Georg non avevano mai frequentato l’accademia, in realtà facevano sport diversi, invece Tom l’aveva abbandonata da circa un anno e mezzo a causa del suo incidente. Bill gli aveva promesso e ripromesso che avrebbe fatto diventare il loro sogno realtà: partecipare alle Olimpiadi. Se non poteva farlo Tom, allora l’avrebbe fatto Bill, per tutti e due. Anche questo era un po’ il motivo per cui il moro si allenava di notte. Voleva diventare sempre più bravo per dimostrare la sua passione al fratello e soprattutto per poterlo rendere fiero di lui quando un giorno sarebbe salito sul podio per ricevere la medaglia d’oro. Questo era il suo obiettivo.
    Restò ancora per pochissimo tempo a casa e andò a prendere un taxi per tornare a scuola. La domenica era relax totale! Si poteva fare quello che si voleva.
    Bill comunque non aveva intenzione di riposare nemmeno quella notte. Certo, anche i ragazzi migliori della scuola avevano dei difetti: quello di Bill era la testardaggine. La peggior sindrome di tutte. E su di lui aveva un effetto amplificatore: se voleva fare una cosa e gliela impedivano, lui esagerava facendola anche più di dieci volte. Eh sì, questo era Bill Kaulitz.
    Mentre era sul taxi, pensava a quando lui e Tom erano piccoli. Avevano solo quattro, quasi cinque, anni e in quell’età si erano avvicinati al pattinaggio.

    FLASHBACK
    Un inverno gelido. Simone stava passeggiando assieme ad un’amica, con i gemelli per mano. Nevicava e Bill e Tom erano imbacuccati come due eschimesi. Facevano tenerezza solo a vederli e anche un po’ pena a dir la verità: quelle sciarpe giganti sembravano strozzarli. Simone era un po’ fanatica e aveva sempre paura che si prendessero un raffreddore.
    -Che ne dici se andassimo al bar della pista da pattinaggio? Fanno delle crèpes stupende! E poi devo passare a prendere mio figlio!- propose l’amica di Simone. Era di qualche anno più grande di lei e il figlio aveva già nove anni. Passava il tempo al pattinaggio con gli amici, ma non era molto bravo, lo faceva solo per divertirsi.
    -Molto volentieri.- sorrise lei.
    Cambiarono strada e si trovarono di fronte ad un bar, che sembrava una calda ed accogliente baita di montagna. Di fianco c’era una bella pista ghiacciata dove le persone di tutte le età potevano dilettarsi nel pattinaggio.
    Appena passarono lì davanti, Bill e Tom spalancarono gli occhi.
    -Mamma? Cosa fanno queste persone?- chiese uno dei due innocenti. Precisamente Tom.
    -Pattinano, tesoro.- spiegò lei. -Il pattinaggio può essere un gioco, un divertimento, ma anche una passione e uno sport. Esistono due tipi di pattinaggio: quello a rotelle e quello su ghiaccio.-
    -Wow!- esclamarono i piccoli, incantati nel vedere la gente che sembrava volasse.
    Da quel giorno cominciarono a pattinare tutti i giorni, anche d’estate, nelle piste congelate, al chiuso. Dopo aver preso allenamenti di ogni tipo decisero di entrare all’accademia e dimostrarono di valere oro come pattinatori. Una passione giovane.

    Vi prego, ditemi cosa ne pensate!!! :gtyt: :tytu:
     
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