Hearts Connected

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  1. billina16
     
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    CITAZIONE (Paddy Blue @ 16/6/2012, 17:01) 
    ma e bellissimo questo capitolo nn vedo l'ora di leggere il seguito ;) <3

    ^^ Grazie paddy :uyu:
     
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  2. Paddy Blue
     
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    ma pregoo ;)
     
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  3. tokiettina
     
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    Bello!bello!bello!bellissimo!!!!!!! :5yth:
     
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  4. Paddy Blue
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuupppppppppp <3
     
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  5. Paddy Blue
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuupppppppppppppppppp <3
     
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  6. Paddy Blue
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuppppppppppppppppp
     
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  7. Paddy Blue
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuupppppppppppppppppppppppppppp
     
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  8. Paddy Blue
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuppppppppppppppppppppp
     
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  9. billina16
     
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    Autore: Billina16

    Rating: NC17 - AU - Twincest not related - Language – Slash – Mpreg -

    Avvisi: Bill e Tom Kaulitz (purtroppo xD ) non mi appartengono, tutto quello che scrivo è inventato, e soprattutto NON è a scopo di lucro.
















    Capitolo 3








    Guardo il ragazzo dalla finestra della mia camera, mi chiedo se sia venuto nelle vicinanze di casa mia per qualche motivo in particolare oppure semplicemente per rilassarsi.
    Mi impongo di smetterla di farmi certe paranoie. Faccio per entrare in casa quando d’improvviso lo vedo voltarsi nella mia direzione.
    Resto pietrificato sul posto mentre lui mi guarda intensamente ma senza accennare ad un saluto.
    Mi guarda senza far niente, sembra quasi che stia aspettando un gesto da parte mia.
    -Magari non sa se salutarmi eppure no – penso mentre decido di fare io la prima mossa alzando una mano in segno di saluto.
    Solo allora vedo la sua mano alzarsi timidamente.
    Gli faccio segno d’aspettare mentre rientro in casa. Prendo il suo cellulare con l’intenzione di restituirglielo, lo ripongo nella tasca dei miei jeans mentre afferro velocemente la mia felpa.
    Corro per il corridoio e scendo le scale di fretta e furia come per paura che lui possa andarsene da un momento all’altro.
    Arrivo nell’atrio e una volta aperta la porta mi incammino verso il ragazzo.
    Mi guarda incuriosito, in un certo senso mi mette un po’ in soggezione il suo modo di guardarmi così intensamente diritto negli occhi.
    Quando sono ormai a pochi passi di distanza decido di iniziare a rompere il ghiaccio.
    -Ehi, posso sedermi con te? – chiedo cercando di non lasciar trasparire un po’ d’insicurezza.
    Lui mi risponde con un cenno del capo mentre chiude il libro poggiandolo sulle sue gambe.
    mi siedo accanto a lui. Di colpo mi ricordo che devo restituirgli il cellulare. Frugo nei miei pantaloni mentre lui mi lancia uno sguardo incuriosito.
    -Questo è tuo – dico porgendoglielo.
    -Oh… grazie – dice solamente mettendolo nella tasca dei suoi jeans malridotti.
    C’è un silenzio imbarazzante tra di noi. Io non so che dire e lui sembra essere nella mia stessa situazione. Sono indeciso se parlargli di quel messaggio o meno, non ha neppure controllato. Da forse per scontato il fatto che non riceva mai messaggi se non quelli minatori?
    Decido d’andarci piano.
    -Che fai da queste parti? – chiedo rompendo il silenzio.
    Lui si volta a guardarmi per poi alzare le spalle.
    -Mi rilasso, stavo leggendo – dice mostrandomi un libro dalla copertina nera con sopra raffigurati due cuori legati da un filo azzurro.
    -Di cosa parla? non ne ho mai sentito parlare prima d’ora…chi l’ha scritto? – chiedo interessato sfiorando con un dito i due cuori disegnati.
    -Non c’è scritto il nome dell’autore…ma di sicuro è un libro speciale perché è misterioso e sconosciuto a tante persone ed io penso che tutte le cose misteriose e poco conosciute sono speciali a modo loro – dice riprendendo il suo libro tra le mani e riponendolo nuovamente sotto la coperta sulle sue gambe.
    -Davvero? E perché lo pensi? – chiedo interessato al suo ragionamento.
    -Perché se ci fai caso al giorno d’oggi molte persone scartano a priori le cose poco conosciute, soprattutto i più giovani…seguono tutti la stessa traiettoria…e chi non lo fa è considerato noioso oppure diverso o peggio viene subito attaccato. Il mondo sta diventando conformista. Io invece mi considero un po’ speciale…ho delle idee tutte mie e sono…diverso anche come persona, non tutti sono come me…ed io lo so bene – dice sfiorandosi il ventre mentre abbozza un piccolo sorriso.
    Resto un attimo spiazzato dalla sua risposta, non avevo mai fatto questo tipo di ragionamento, ma adesso che ci penso non posso far altro che essere d’accordo con lui.
    Sempre più spesso capita, soprattutto quando si è in gruppo che se una persona non è d’accordo con il pensiero degli altri quella persona viene subito attaccata, e questa cosa mi da sui nervi, dicono che c’è la libertà di pensiero , dicono che ognuno e libero di dire la propria opinione ma poi chi la pensa diversamente da te ti attacca ingiustamente e si finisce per litigare per delle stupide futilità.
    Riemergo dai mei pensieri quando sento il ragazzo accanto a me tossire forte.
    Guardandolo attentamente posso scorgere due enormi occhiaie sotto i suoi occhi , mi chiedo se dorma la notte.
    -Va tutto bene? – chiedo preoccupato.
    Mi fa segno con la mano d’aspettare un attimo mentre continua a tossire.
    -Si…solo un po’ di tosse – dice quando inizia a riprendersi.
    -Fa freddo qui fuori, non sarebbe meglio starsene in casa? Soprattutto per te che hai una tosse niente male-
    Si volta verso di me per poi scuotere la testa.
    -Hai una casa…vero? – chiedo ancora.
    D’improvviso vedo il suo viso scurirsi, forse dalla rabbia.
    -Ti manda qualcuno? Stai cercando di farmi parlare non è così? Dovevo aspettarmelo. – dice a raffica mentre si alza con l’intenzione d’andarsene prendendo in mano il suo libro e la coperta.
    Mi alzo afferrandolo per un polso.
    -Ehi frena, sono solo venuto a restituirti il cellulare e fare quattro chiacchiere, non ci vedo niente di male –
    -Dite tutti così, dovete lasciarmi in pace, non tornerò in quella cazzo di comunità e non abortirò il mio bambino, siete solo degli stronzi, anche qui mi avete trovato, bastardi –urla scoppiando poi in un pianto nervoso.
    Tutte queste rivelazioni mi lasciano a bocca aperta. La faccenda si complica sempre di più ed io ci capisco sempre di meno.
    Chi è che lo cerca? , chi vuole fargli abortire il bambino? Abitava in una comunità?, dove sono i genitori? E il fidanzato?.
    Vorrei solo poterlo aiutare, non dev’essere facile vivere così. Non posso fare a meno di provare un senso di protezione verso questo ragazzo che evidentemente non se la passa bene.
    La sua voce mi distoglie dai mille pensieri che mi frullano in testa.
    -Non seguirmi, non cercarmi, non cercatemi – dice con il respiro affannato dal pianto e la voce ridotta ad un sussurro.
    D’istinto non ascolto le sue parole e mentre inizia a correre veloce tra gli alberi io lo seguo rincorrendolo. E’ molto più veloce di me, i miei jeans larghi mi intralciano tanto che rischio di cadere un paio di volte, decido di sollevarli un po’ così da riuscire a correre più velocemente.
    Forse sto sbagliando, forse farei meglio a lasciar perdere tutto e tronare a casa…dopotutto la mia vita continua no? È lui che ci perde. Eppure non ci riesco, sono proprio uno stupido impiccione.
    Voglio trovare una spiegazione alle sue parole, non so quello che gli è accaduto ma sicuramente è qualcosa d’importante.
    Non riesco a farmi i cazzi miei, ormai ci sono dentro, il suo è un chiaro urlo d’aiuto ed io non riesco a far finta di non sentirlo, non sono mica come mio padre che se ne fotte di tutto e di tutti, e forse e proprio per questo motivo che non riesco a fare a meno d’interessarmi a questo ragazzo. Dimostrerò a me stesso che anche se sono figlio di quell’ uomo infame non sono come lui.
    Ricordo ancora quel giorno come fosse ieri.

    Avevo sei anni, era tempo delle vacanze natalizie e come da tradizione quasi tutti festeggiano con i propri parenti.
    Nonna Cassandra, zia Luca, zio marco e i loro due figli Simone e Mark sarebbero partiti da Milano per venire a stare da noi a Berlino per qualche giorno.
    Mark aveva sette anni e Simone dieci era il più grande di noi e quindi anche il più pestifero e capogruppo.
    Ero felice che venissero a trovarci anche perché essendo figlio unico mi sarei davvero annoiato tutto il tempo da solo anche a natale, ma con Mark e Simone di sicuro mi sarei divertito, come quella volta a pasqua che facemmo disperare nonna sporcandole gli occhiali da vista con le dita mentre lei cercava di leggere il suo giornale preferito, si infuriò sul serio, per poco non rischiò di collassare dal nervoso.
    Erano le quattro e mezzo del pomeriggio io papà e mamma aspettavamo in salotto la chiamata di zia Lucia.
    Mamma girava impaziente per casa controllando che ogni cosa fosse al suo posto, è sempre stata una perfezionista.
    Papà se ne stava tranquillo sul divano a leggere il giornale nell’attesa.
    Io invece seduto sul tappeto guardavo impaziente l’orologio, non vedevo l’ora di rivedere Mark e Simone.
    La suoneria del cellulare di papà fece sobbalzare me e mamma.
    Mi alzai in piedi di scatto avvicinandomi a papà per sentire chi era al telefono.
    Era zia Lucia che avvertì papà che lei e gli altri erano appena atterrati in aeroporto.
    Papà disse alla zia d’aspettare che a breve li avrebbe raggiunti.
    Si avviò nel garage a prendere la sua bella Cadillac ed io ovviamente ansioso di rivedere i miei cugini andai insieme a lui.
    Quando arrivammo all’aeroporto papà parcheggiò l’auto ed insieme scendemmo per andare a cercare nostri parenti che ancora non avevano capito in che direzione andare essendo nuovi del posto.
    Passando per l’aeroporto in un angolo vidi un signore seduto atterra con una coperta marrone addosso, un cartone e qualche busta di plastica, stava dormendo.
    A quel punto mi venne spontaneo chiedere a papà.
    -Papà, perché quel signore è li da solo? E perché sta dormendo li atterra? Non ha una casa? – chiesi indicandolo con il dito.
    Mio padre mi sgridò dicendomi di non indicare, io rifeci la domanda senza ottenere risposta.
    Tornai a guardare quel signore e m’interessai ancora di più quando vidi una signora riporre qualche moneta nel cappello poggiato sulle sue gambe.
    Richiamai l’attenzione di mio padre tirando leggermente la sua felpa finche non si voltò a guardarmi.
    -Che cosa c’è adesso? – domandò sgarbatamente.
    -Perché quel signore non torna a casa? È natale…non dovrebbe stare con i suoi parenti? –
    -Perché non ha una casa…e forse neppure dei parenti – disse svogliatamente.
    -Perché non ha una casa? –
    -Perché è povero, non ha i soldi –
    -Ma tu si…tu hai i soldi vero papà? Perché lavori…e anche quella signora che gli ha dato dei soldi lavora…perché tu non gli dai niente? –
    -Tom, non rompere con questi discorsi proprio adesso –
    -Ma la mia maestra dice che bisogna sempre aiutare il prossimo…chi non lo fa è cattivo…tu non sei cattivo, vero papà? –
    -Si vede che la tua maestra non ha niente di meglio da fare…adesso non ho tempo –
    -Ma gli zii non sono ancora qui…quindi intanto potresti…fare qualcosa –
    -La prossima volta ti lascio a casa – disse ignorando la mia domanda.
    -Se non gliene frega niente di me…figuriamoci se gli importa degli altri – pensai sconsolato. -ma una cosa è certa, da grande non sarò come te…papà-


    Sento il mio cuore battere all’impazzata mentre corro tra gli alberi tristi e spogli. L’aria fredda sfiora leggero il mio viso. Ho il naso congelato e le guance non sono da meno.
    Qualche minuto dopo mi accorgo che la corsa del ragazzo davanti a me sta nettamente rallentando. Riesco ad accelerare anche se le mie gambe sono stanche.
    Vedo il ragazzo accasciarsi al suolo in preda ad una forte tosse. Preoccupato corro verso di lui per accertarmi che non sia successo nulla di grave.
    -Va tutto bene? –chiedo con il fiatone inginocchiandomi accanto a lui.
    -Va…via – dice in un sussurro mentre affaticato si sdraia sul terreno sporco di terra e rami secchi.
    -Ascolta…non ti conosco, non so niente di te, non so cosa chi pensi che sia io…posso solo dirti che sono un normalissimo ragazzo di diciassette anni e che mi sono trasferito qui da poco per…vari problemi in famiglia. Non ho nessuno con cui stare. Non vado a scuola e mia madre lavora quasi tutto il giorno…quindi mi sarebbe piaciuto fare amicizia con qualcuno visto che questo posto è deserto…ma se non vuoi me ne vado, non vedo il problema – dico alzandomi in piedi mentre mi tolgo la terra dai pantaloni ormai sporchi.
    -Ho capito…me ne vado – dico sospirando mentre comincio a camminare.
    -Sto con te solo…se non chiedi niente, solo…se non mi fai nessuna domanda sulla mia vita…privata –
    Mi volto verso di lui che intanto si è alzato in piedi.
    -Ok…però mi dici almeno quanti anni hai? Se non entro troppo nel privato naturalmente – dico avvicinandomi a lui.
    -Ho sedici anni – dice torturandosi le labbra con fare imbarazzato.
    È così piccolo. Ho capito che con lui non devo osare troppo…una parola in più potrebbe addirittura spaventarlo.
    -Bene…che ti va di fare? Non c’è niente d’interessante qui – dico guardando il paesaggio.
    Alberi, solo e sempre alberi e terra.
    -Andiamo a casa mia – mi dice affettandomi per un polso.
    -Hai una casa? Dove ? in mezzo al bosco? – chiedo stranito.
    -Certo che ho una casa, tutti hanno una casa ma la mia è la più bella in assoluto, è un castello, vieni a vedere -
    Lo seguo stranito senza dire una parola, improvvisamente sembra così felice. Non sono sicuro che stia dicendo la verità sul fatto che abbia una casa o come l’ha definita lui un castello , comunque decido di stare zitto e lo seguo.
    Improvvisamente si ferma indicandomi con il dito un punto a parer mio indefinito.
    -è li, riesci a vederla? –
    -Che cosa?, non vedo nessuna casa –
    Si volta verso di me guardandomi interrogativamente.
    -E’ nascosta dietro quel grande albero, ed è scura…si mimetizza con il terriccio ed il paesaggio, ecco perché non la vedi –
    -Oh…capisco – dico poco convinto grattandomi la nuca.
    -Vuoi…entrare? –mi chiede guardandosi le punte delle scarpe da ginnastica.
    -Beh, se tu vuoi farmi entrare…per me va bene –
    -Allora…giura che non dirai a nessuno che vivo qui, altrimenti sarò costretto a cambiare posto, e non voglio cambiare posto…mi trovo bene qui –
    -Lo giuro - dico semplicemente guardandolo negli occhi.
    -No non così, quello che hai fatto non è un giuramento, non funziona…anche Jeremy disse così…ma poi non…non si fa così –
    cerco di non lasciar trasparire nessuna espressione strana sul mio viso, non ho capito molto del suo discorso, è tutto così confuso. È come se volesse dir qualcosa ma allo stesso tempo non sa se parlare o tacere.
    -E come si fa un vero giuramento ? – chiedo interessato cercando di capirci qualcosa.
    Vedo i suoi occhi illuminarsi.
    -Me lo chiedi perché vuoi mantenere il tuo giuramento? –
    -Certo, io faccio sempre quello che dico –
    -Bene, allora facciamo questo giuramento come si deve così poi possiamo entrare in casa mia – mi dice avvicinandosi di più a me.
    -Ok…cosa dobbiamo fare ? –
    -Dobbiamo essere alla stessa altezza per farlo, io sono più basso di te…riesci a prendermi in braccio? –
    -Non sembri così pesante – dico ridacchiando mentre lo afferro da sotto le ascelle ritrovandomi il suo viso alla stessa altezza del mio.
    -Bene, adesso dobbiamo connettere i nostri cuori – dice guardandomi fisso negli occhi.
    -Come facciamo a connettere i nostri cuori? –
    -Avvicina il tuo cuore al mio…dobbiamo stare cuore contro cuore – mi spiega cingendomi il collo con le sue braccia esili.
    -Così? – chiedo mentre avvicino il mio petto al suo , sento il suo cuore battere contro il mio.
    -Ora siamo due cuori connessi, e tu sei costretto a mantenere il giuramento, altrimenti non mi fiderò mai più del tuo cuore – dice allacciando le gambe introno alla mia vita.
    -Non c’è pericolo, manterrò il giuramento – dico mentre i nostri petti si separano.
    -Mi metti giù? Così possiamo entrare in casa – dice mentre scioglie le sue braccia dal mio collo.
    -Certo – rispondo poggiandolo in piedi sul terriccio.
    -Ora entriamo, vieni – dice afferrandomi per il polso mentre inizia a correre dietro quel grande albero.
    Solo ora che sono a poca distanza riesco a vedere una tenda da campeggio, una di quelle a due posti e nient’altro.
    -Ti piace? Questa è l’unica casa che ho, da fuori sembra piccola ma dentro è enorme-
    -Ti va di descrivermela? – chiedo incuriosito dalla sua fin troppo evidente immaginazione.
    -c’è un enorme salotto, una cucina spaziosa, due bagni e due camere da letto…una per me e…Jeremy…e un’altra per il nostro bambino – dice sospirando improvvisamente triste.
    Penso che per una persona che non ha altro con cui vivere l’immaginazione sia fondamentale. In pratica mi ha descritto quello che vorrebbe avere o che forse ha già avuto in passato.
    -Ti piacerebbe vivere in una casa così…vero? Magari con Jeremy? – chiedo cercando d’approfondire il discorso.
    -Ho vissuto con Jeremy in una casa così…poi però…lui… - dice iniziando a graffiare forte il suo braccio forse per rabbia? Frustrazione? Ma perché?...mi chiedo cosa sia successo.
    Spalanco gli occhi fermandogli la mano.
    Penso sia meglio non insistere sull’argomento. Il suo modo di reagire sembra simile al mio, anche se non so che cosa lo renda così triste e nervoso.
    -Ehi, va tutto bene…ok? –
    -Niente va bene, niente…non va bene niente nella mia vita – sussurra con gli occhi lucidi entrando nella tenda.
    Mi inginocchio davanti alla piccola porticina in stoffa.
    -Toc, toc…posso entrare? – chiedo spostando un po’ la stoffa vedendolo accovacciato in un angolo.
    -Si – dice in un sussurro appena percettibile.
    Entro a gattoni. Lo spazio e poco, la tenda è fredda e scomoda…non voglio neppure immaginare come dev’essere devastante dormire qui dentro.
    Non sono mai stato in campeggio ma ricordo ancora quella volta che andai a dormire a casa di un amico.Era estate e si schiattava dal caldo ed in casa i ventilatori facevano ben poco, ricordo ancora il mio copro tutto umido di sudore, così decidemmo di dormire a terra con i cuscini visto che i letti erano bollenti. Ricordo ancora i dolori alla schiena del giorno dopo. E credo sia molto peggio stare qui dentro che sul pavimento visto che in tenda il terriccio è scomposto e a tratti ci sono delle curve che rendono il telo instabile.
    Mi avvicino insicuro a lui.
    -Ti va di parlarne? –
    -No…non voglio, mi innervosisce -
    -Ok, ok non ti va ed io non voglio farti innervosire…che cosa ti va di fare? –
    -Non lo so…non programmo quello che faccio. Comunque… mi è piaciuto connettere il mio cuore al tuo…a te? – chiede alzando di poco la testa dalle sue ginocchia strette al petto.
    -E ‘piaciuto anche a me, non l’avevo mai fatto prima d’ora – dico abbozzando un sorriso.
    -Lo trovi strano? –
    Non so cosa rispondere, ogni risposta che do sembra inappropriata…forse devo solo smetterla di farmi certe paranoie e fare quello che ho sempre fatto…ossia essere me stesso.
    -Sinceramente? Si, l’ho trovato strano…ma bello, sembra una cosa molto personale –
    -Anche le cose strane sono speciali… io in un certo senso sono speciale…e anche tu, sei speciale perché vuoi conoscermi e non è da tutti, non tutti vogliono conoscermi, anzi nessuno, nessuno vuole conoscermi, credono tutti che io sia pazzo, stupido e anormale…io invece mi considero una rarità…e le rarità sono speciali –
    Sorrido e mi viene naturale carezzargli una guancia infreddolita ed arrossata, lui non si ritrae, mi guarda soltanto, il suo sguardo è disarmante, le sue pupille sono fisse nelle mie. È quasi impossibile sostenere il suo sguardo per troppo tempo, ma io non sono un tipo che si arrende così facilmente.
    -Mi piace – dice improvvisamente rompendo il silenzio.
    -Che cosa? – chiedo aggrottando le sopracciglia.
    -Il fatto che tu riesca a sostenere il mio sguardo. Se ci fai caso molte persone non riescono a guardarsi negli occhi per troppo tempo…dopo un po’ la cosa diventa imbarazzante…invece a noi non è successo, e questo mi piace –
    -Hai ragione, non ci avevo mai pensato – rispondo abbozzando un sorriso.
    -Ci sono tante cose a cui non pensiamo, ma poi c’è sempre qualcosa che ci fa ricordare. Sai che anche un semplice profumo può collegare ad un ricordo? Tante piccole cose possono aiutarci a ricordare…anche tu mi aiuti a ricordare cose di cui preferisco non parlare…per adesso almeno. Voglio vedere se è veramente come penso. –
    -Io ti riporto alla mente dei ricordi? – chiedo guardandolo incuriosito.
    -Si, tanti ricordi- dice frettolosamente per poi cambiare subito discorso. –Si sta facendo buio, mi fai ancora compagnia nel mio grande castello oppure torni alla tua umile dimora? – dice sorridendo.
    -Tra poco dovrebbe tornare mia madre…io non ho ancora mangiato…tu? –
    -Ho ancora una mela – dice mostrandomela dal suo sacchetto di plastica.
    -Beh…posso invitarti a mangiare da me…se ti va – dico sperando in una risposta positiva.
    -Mi piacerebbe ma…se arriva tua madre? E poi se facciamo tardi e il cielo diventa buio? Dopo come faccio a tornare qui? – chiede intristito.
    -Cavolo ma tu non hai paura a dormire qui da solo? – chiedo penando a come sarebbe per me stare da solo in un bosco, al buio…o meglio illuminato solo dalla luce della luna che con la sua ombra riflette gli alberi sul telo della tenda. Sicuramente avrei una fottuta paura.
    -Non sono da solo – dice abbozzando un sorriso indicandomi il ventre.
    -Io scommetto che lui, oppure lei ha più paura di te –
    -Beh…questo non lo so, dentro di me è al sicuro…anzi, spero lo sia visto che in questa vita niente è sicuro -
    -Realista anche tu eh? Possiamo stringerci la mano – dico ridacchiando.
    Mi porge la mano ghiacciata mentre la stringo con un brivido di freddo.
    -Quanti anni hai detto d'avere ? – chiedo continuando a stringere la sua mano arrossata e screpolata dal freddo.
    -Sedici – dice toccando uno dei miei rasta.
    Mi chiedo come faccia un ragazzino di sedici anni a sopportare tutto questo. Vive in mezzo ad un bosco riparato solo da una tenda e nient’t altro…aspetta un bambino e chissà dov’è la sua famiglia e il suo ragazzo…mi chiedo se l’abbia messo incinto per poi abbandonarlo…sarebbe davvero crudele, spero vivamente di sbagliarmi. Preferisco non far domande su questo argomento troppo delicato.
    -Sbaglio o tra tutte queste chiacchiere ci siamo dimenticati la cosa più importante? A me sta venendo fame, accetti il mio umile invito a cena? –
    -Solo se poi mi riaccompagni tu qui…non voglio ritornare da solo – dice abbassando il capo.
    -D’accordo, dai andiamo – dico avviandomi fuori dalla piccola tenda seguito subito dopo da lui.
    Insieme ci avviamo verso casa mia. Sono felice che abbia accettato di mangiare da me anche perché non mi andava proprio di mangiare di nuovo da solo, almeno ho qualcuno che mi tiene compagnia, ci facciamo compagnia a vicenda.
    - Vieni, entra – dico una volta aperto la porta di casa.
    Osservo Bill che entra timidamente con le braccia strette al petto, probabilmente imbarazzato dalla nuova situazione.
    -Che cosa ti va di mangiare? – chiedo dopo aver poggiato la mia felpa sull’appendi abiti.
    -A me va bene tutto – risponde sorridendo timidamente.
    -Vieni, così mi fai compagnia mentre cucino…sappi che non so cucinare tante cose, ci dobbiamo arrangiare con quello che c’è- dico mentre mi avvio verso la cucina seguito da lui.
    -Oh, non fa niente tranquillo, come ho detto prima mi va bene tutto basta che sia commestibile – dice ridacchiando mentre si siede sulla sedia vicino al tavolo.
    -Beh…allora siamo apposto – dico avviandomi verso il frigo. Improvvisamente mi ricordo delle pizze surgelate che ha comprato mia madre. Le prendo dal congelatore mostrandole a Bill.
    -Che ne dici? – chiedo guardando i suoi occhi illuminarsi.
    -Oddio da quanto tempo non ne mangio una ? ne ho perso il conto…mangiamo queste? – chiede divorando le pizze con gli occhi.
    -Certo, le ho tirate fuori apposta – dico tirando le due pizze fuori dalla scatola e riponendole sul vassoio del forno. Regolo la temperatura e nell’attesa mi siedo al tavolo con Bill.
    -Ho una fame che non ti vedo più – dico alzandomi per prendere l’acqua dal frigo. Tiro fuori due bicchieri e apparecchio la tavola mettendo le posate.
    -A chi lo dici…posso un bicchiere d’acqua? – chiede timidamente.
    -Certo, non essere così timido…siamo in due – dico versando l’acqua nel suo bicchiere.
    -Lo so scusa…e che non ci sono abituato, quando frequento dei posti nuovi all’inizio sono molto timido –
    -Capisco, anche per me è la stessa cosa, ma con te no…perché comunque sia prima siamo stati insieme per un bel po’ di tempo…praticamente tutto il pomeriggio…quindi sono a mio agio –
    -Anch’io sono a mio agio con te, devo prendere confidenza con il posto, non farci caso – dice ridacchiando.
    -Sicuro che sia solo per questo? Non ti vedo convinto – dico notando ancora una certa preoccupazione nei suoi occhi.
    -No, no tranquillo, va tutto bene…sembra solo strano parlare di nuovo con qualcuno a parte me stesso…sai non conosco nessuno qui…tu sei stato il primo che mi ha rivolto la parola da quando sono qui…quindi mi fa strano –
    -Capisco…ti va di parlarne? – chiedo pacatamente.
    -No…no scusa, non adesso…non prenderla male – dice prendendo un lungo sorso d’acqua.
    -Tranquillo, non vedo il problema – dico sorridendo.
    -Grazie, il televisore funziona? – chiede guardando incuriosito il vecchio televisore.
    -Si, è un po’ vecchiotto ma funziona alla perfezione…ti va di guardare qualcosa mentre aspettiamo le pizze? - dico guardandolo.
    -Si, così il tempo sembrerà passare più in fretta –
    Qualche minuto dopo controllo se le pizze sono pronte, deduco di si visto che la mozzarella è ormai bella sciolta. Tiro fuori le pizze profumate e fumanti dal forno.
    -Dio, che profumo - dice Bill ispirando affondo il profumo delle pizze appena sfornate.
    -Già…devono essere buonissime – dico mettendo le pizze nei due piatti.
    -Mangiamo? – chiede fissando la sua pizza nel piatto.
    -Certo, è li apposta, buon appetito – rispondo mangiando un pezzo della mia pizza.
    -Buon appetito anche a te – dice dando un morso al suo cibo. – Si, è buonissima – continua leccandosi le labbra.
    -Anch’io amo la pizza, la mangerei tutti i giorni – dico bevendo un sorso d’acqua.
    -A chi lo dici – risponde guardandomi negli occhi per poi tornare tranquillamente a mangiare.
    Quando finiamo di mangiare io e Bill guardiamo un po’ di televisione insieme fin quando non ricevo la chiamata di mia madre che mi avverte che sta uscendo da lavoro e presto sarà a casa.
    -Bill se ti va di restare parlo con mia madre…vuoi? – chiedo speranzoso che accetti la mia proposta, il solo pensiero di lasciarlo da solo in una tenda in mezzo al bosco mi fa venire i brividi di terrore…che coraggio che ha, io non ce la farei.
    -No tranquillo, non posso lasciare la mia casetta incustodita e poi…no lascia…davvero –dice abbassando il capo.
    Sono sicuro che vuole dire qualcosa di più ma forse ha paura di sbilanciarsi troppo?.
    -Sicuro? Ti do qualche coperta in più…aspettami qui e non ti muovere – dico iniziando a correre su per le scale diretto in camera mia.
    Prendo dall’armadio due coperte grandi e calde e le ripongo in un sacchetto, dopodiché trono da lui che mi aspetta al piano di sotto.
    -Mi accompagni vero, l’hai promesso? – dice stringendosi nelle spalle.
    -Certo…sicuro che vuoi andare? Guarda che non ci sono problemi, ne parlo con mia madre – chiedo affiancandolo.
    -No Tom davvero, non preoccuparti…starò bene…andiamo per favore? –
    -Come vuoi tu- dico scuotendo la testa, eppure non riesco a capire il motivo del suo rifiuto.
    -Grazie – dice seguendomi fuori di casa.

    Camminiamo in silenzio nel bosco poco illuminato, di notte tutto questo fa davvero paura ed è molto triste il fatto che questo ragazzo debba dormire da solo in una tenda, mi chiedo dove siano i suoi famigliari.
    Quando arriviamo alla sua ‘’casetta’’ come ama chiamarla lui l’angoscia mi assale…mi dispiace lasciarlo qui da solo, avrebbe potuto stare da me…in una casa vera, al sicuro.
    -Ok te lo chiedo per l’ennesima volta. Sei sicuro? – insisto sperando che cambi idea.
    -Sicurissimo – dice sorridendomi. – Non preoccuparti, questa è casa mia – continua carezzandomi una guancia con la sia mano pallida come la neve.
    -Hai la testa dura – sbuffo rassegnato.
    -Prima di andartene connetti il tuo cuore al mio? Lo rifacciamo? Mi piace…- chiede imbarazzato.
    -Sei fissato con questa cosa – dico ridacchiando.
    -Fa niente se non vuoi…- dice facendo per entrare nella tenda.
    -Non ho detto questo – ribatto afferrandolo per un polso.
    -Allora vuoi? – dice sorridendo.
    -Ovvio – rispondo afferrandolo da sotto le ascelle per poi tirarlo in modo da portare il suo cuore all’altezza del mio.
    -Grazie – dice stringendosi a me unendo i nostri cuori.
    -E’ una gesto molto dolce…sai? – dico stringendolo.
    -Vero, ti sembrerà strano ma per me è molto rassicurante – dice poggiando il viso sulla mia spalla.
    -Sicuro che vuoi stare qui da solo? – chiedo ancora.
    -Anche tu hai la testa dura eh? Comunque no…tranquillo se ti va ci vediamo domani…- dice staccandosi da me mentre io lo rimetto giù.
    -Certo che mi va…io ora devo andare, mia madre sarà a casa a momenti –
    -D’accordo, dai vai a casa – dice spingendomi delicatamente.
    -Tu entra prima nella tua casetta – dico ridacchiando.
    -Ok, ok – sorride prendendo il sacchetto con le due coperte. L’ osservo entrare nella tenda e sedersi in un angolo con le due coperte ad avvolgerlo.
    -Notte Tom – dice sorridendo.
    -Notte testa dura – rispondo scuotendo la testa.
    Faccio una corsa per raggiungere al più presto casa mia, più per la paura che per altro, di notte questo posto è spettrale…sembra di stare in un film dell’horror in cui il protagonista viene rincorso dal mostro con la motosega.
    Mi impongo di non pensare certe cose proprio mentre sono da solo e continuo a correre per poi arrivare finalmente alla mia abitazione.
    Vedo poco distante i fari di un auto puntare verso la mia abitazione fermandosi poi nel giardino, è mia madre.
    La vedo scendere dalla macchina guardandomi stranita.
    -Tom che ci fai li sulla porta? – chiede col tono di voce stanco di chi ha lavorato tanto.
    -Ho sentito la macchina – invento al volo cercando di nascondere il fiatone per via della corsa.
    -Che carino, dai entriamo che si gela qui fuori – dice raggiungendomi in casa. –Hai mangiato vero? – chiede togliendosi il cappotto.
    -Si, vuoi che ti faccia compagnia mentre mangi tu? – chiedo raggiungendola in cucina.
    -Se vuoi si, magari mentre io mangio tu bevi un the caldo? – dice prendendo dal frigo le bistecche per cuocerle nella padella.
    -Si, non ci avevo pensato – dico mettendo a scaldare la tazza con l’acqua nel microonde. Quado è abbastanza calda metto la bustina di the e poi aggiungo lo zucchero e uno spicchio di limone.
    Mi siedo al tavolo ed inizio a bere il mio the mentre mia madre mangia la sua bistecca.
    -Com’è andata la giornata? – chiedo spezzando il silenzio.
    -Diciamo abbastanza bene…si sa, il lavoro è lavoro è sempre faticoso – risponde bevendo poi un sorso d’acqua. – A te com’è andata? Ti sei annoiato scommetto – continua tornando a mangiare.
    -No, non è male starsene a casa a poltrire – dico ridacchiando.
    -è sempre bello poltrire, sono stanca morta tesoro…io vado a dormire, tu? – dice alzandosi per mettere il suo piatto nel lavello.
    -Anch’io – dico alzandomi mentre bevo un ultimo sorso della mia bevanda calda. Finito di dire ripongo il bicchiere nel lavello dirigendomi al piano di sopra con mia madre.
    Saluto mamma con un bacio della buonanotte e mi dirigo in camera mia.
    Dopo aver indossato il pigiama mi stendo nel mio letto caldo e comodo mentre il mio ultimo pensiero prima di cadere nel mondo dei sogni va da quel tenero ragazzo addormentato in una piccola tenda in mezzo al bosco.







    Note finali :
    Che travaglio questo capitolo xD
    Non ho molto da dire…solo spero che vi piaccia e che non vi siate annoiate a morte durante la lettura xD
    Dunque se siete arrivate alla fine di questo capitolo vi faccio i miei più sentiti complimenti ;).
    Un bacio.
    Terry.

    Edited by billina16 - 25/6/2012, 12:13
     
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  10. Paddy Blue
     
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    mammaaaaaa mia che dolci che sonoooo mi piaceeeeee da morireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ;) <3
     
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  11. billina16
     
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    CITAZIONE (Paddy Blue @ 23/6/2012, 13:55) 
    mammaaaaaa mia che dolci che sonoooo mi piaceeeeee da morireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ;) <3

    Grazie Paddy, ne sono felice ^^
     
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  12. Paddy Blue
     
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    pregooo tesoro ;) devo dire che scrivi benissimo <3
     
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  13. billina16
     
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    CITAZIONE (Paddy Blue @ 23/6/2012, 16:29) 
    pregooo tesoro ;) devo dire che scrivi benissimo <3

    Ma graaazie :uyu:
     
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  14. Star Venomous
     
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    Questa storia mi piace sempre di più u.u
    Finalmente i due si sono conosciuti e Bill pian piano mi è sembrato
    sempre più un bambino immerso fin sopra la testa nel suo mondo tutto
    speciale. Davvero dolce. =)
    Lo è anche Tom che vuole a tutti i costi prendersi cura di lui, avrebbe
    dovuto insistere anche a costo di frignare pur di far restare Bill a casa
    sua, mannaggia!!!!!!! xD
    Poi questa storia del giuramento cuore contro cuore, che bell'idea.
    Questa connessioni tra cuori...

    Però, scusatemi tanto, non potrebbero rivedere quelli che sono gli atti
    di giuramento e connettersi in un altra maniera????????? x°D

    Basta, dopo questa mi dileguo!!!!!!!!!!! xD
    Posta presto u.u
     
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  15. billina16
     
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    CITAZIONE (Star Venomous @ 23/6/2012, 17:23) 
    Questa storia mi piace sempre di più u.u
    Finalmente i due si sono conosciuti e Bill pian piano mi è sembrato
    sempre più un bambino immerso fin sopra la testa nel suo mondo tutto
    speciale. Davvero dolce. =)
    Lo è anche Tom che vuole a tutti i costi prendersi cura di lui, avrebbe
    dovuto insistere anche a costo di frignare pur di far restare Bill a casa
    sua, mannaggia!!!!!!! xD
    Poi questa storia del giuramento cuore contro cuore, che bell'idea.
    Questa connessioni tra cuori...

    Però, scusatemi tanto, non potrebbero rivedere quelli che sono gli atti
    di giuramento e connettersi in un altra maniera????????? x°D

    Basta, dopo questa mi dileguo!!!!!!!!!!! xD
    Posta presto u.u

    Grazie del commento ^^ mi fa piacere che ti piaccia e il fatto che trovi entrambe i personaggi dolci, è proprio l'impressione che volevo avessero :lol:.

    Io personalemente adoro il loro ''connettersi'' cuore contro cuore :uyu:, e mi fa piacere che la trovi una bella idea ;).

    CITAZIONE
    Però, scusatemi tanto, non potrebbero rivedere quelli che sono gli atti
    di giuramento e connettersi in un altra maniera????????? x°D

    Ahahahaha bella questa xDDDDD :wer4cw35:

     
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213 replies since 7/6/2012, 11:19   2909 views
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