«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    Note. eccomi qui mie care donne ù.ù
    Grazie a tutte per i commenti e gli up *^*

    Disclaimers: ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.






    « ● Hai paura della notte?



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    II Capitolo






    Scesi dalla macchina guardandomi intorno un po' spaesato, non ero mai stato in una scuola pubblica, non avevo mai visto tanta gente tutta insieme.

    Se lo avessi raccontato a qualcuno sicuramente non mi avrebbero creduto, ma non uscivo mai, non avevo mai preso né autobus né metro o chissà che, non avevo mai frequentato luoghi che avessero più di tre o quattro persone tutte insieme, e non ero mai andato in chiesa, anche se ero credente infondo.

    Squadrai dall'alto in basso quell'edificio, un po' malandato ma comunque non del tutto negativo, se non fosse stato quell'odore, l'odore di tutta quella gente di qualsiasi puzza.
    Non ero schizzinoso, assolutamente no, e non avevo nulla contro nessuno, ma l'odore delle persone mi andava nello stomaco e nella gola e mi strozzava il fiato, non riuscivo a respirare, mi faceva soffocare terribilmente.

    -Signorino, la sua borsa prego- mi disse il mio autista dopo avermi aperto la portiera.
    Guardai Jared di sfuggita mentre mi porgeva la mia borsa scolastica nuova di zecca.
    Non mi era mai piaciuto quell'uomo, Jared era un tipo piuttosto lascivo e assai scansafatiche, per non parlare del fatto che veniva pagato moltissimo come tutti gli altri dipendenti o maggiordomi della mia famiglia e non faceva quasi mai nulla.
    Fatto sta che non mi sentivo superiore a nessuno, non ero superiore proprio a nulla, persino Jared era sicuramente superiore rispetto a me, sia fisicamente che moralmente, di età e di tutto, aveva più esperienze ed era un adulto, quindi gli serbavo il massimo rispetto.

    -Jared senti, ma i miei hanno lasciato detto qualcosa sul...- mi fermai sentendomi piuttosto stupido ed imbarazzato nel porre una domanda del genere
    -Su cosa signorino?- diamine, odiavo essere chiamato signorino, ero Bill, BILL, per la miseria.
    -su cosa devo fare adesso...- ecco, ero completamente diventato rosso.
    Jared mi guardò perplesso, sapeva quanto ero infinitamente timido e quanto non sapevo relazionarmi con la gente, diciamo anche che sapeva del mio piccolo problemino con le persone, quando quella sera fui trovato e riportato a casa, anche se la cosa fu tenuta piuttosto segreta per non creare scandali alla famiglia Trümper, nella villa tutti coloro che ci lavoravano vennero a sapere delle cure psichiatriche alle quali fui sottoposto pur di riprendere a parlare o a respirare anche solo in presenza di una persona. E avevo fatto moltissimi progressi certo, ma non cosi tanti da trasferirmi da un giorno all'altro dalla mia cappa di vetro al “mondo degli umani”.

    -Allora signorino, una volta entrato dovrà subito andare in segreteria, lì le daranno tutte le informazioni necessarie-
    Gli sorrisi, infondo era un brav'uomo anche se piuttosto impiccione.
    -Grazie Jared...allora io vado- dissi guardandomi avanti intimorito e incerto sa fare un passo o meno, ma la macchina alle mie spalle ripartì con un leggero rombo e sparì subito svoltata la prima strada adiacente all'edificio.
    Perfetto.

    Sospirai tra me e me, la campanella era ormai suonata e se non mi muovevo sarei arrivato in ritardo persino il mio primo vero giorno di scuola in tutta la mia esistenza.
    Attraversai il cortile ormai deserto, salii pian piano i freddi scalini rabbrividendo nella giacca di pelle per il venticello freddo che si era alzato ed entrai nel grandissimo edificio investito da una vampata di calore che proveniva dai termosifoni posti lungo il grande corridoio.

    L'odore della pelle era tanto, diamine, mi faceva venire il voltastomaco solo a pensarci.
    Mi diressi veloce verso il luogo segnato da un cartellino con su scritto a bella vista: SEGRETERIA.
    Entrai, piuttosto imbarazzato dopo un “Avanti” intimidatorio, e richiusi la porta alle spalle.

    -Oh!- sentii appena mi voltai e rivolsi alla signora seduta alla scrivania il mio sguardo un po' intimorito.
    -Lei deve essere il signorino Trümper, la prego, si sieda- disse molto imbarazzata sistemandosi meglio sulla sedia e cliccando velocemente i tasti di un computer.

    Mi avvicinai alla scrivania sorridendo, contento dell'accoglienza piuttosto calorosa.
    Feci finta di non notare lo sguardo della donna davanti a me che guizzava un po' sullo schermo, un po' sulla tastiera e un po' sulle mie labbra, ma come solito le mie guance si imporporano di rosso.
    Proprio un tipo anti sgamo, come si suor dire.

    -em...- balbettai guardandomi attorno.
    Forse si accorse del mio disorientamento e del fatto che mi sentivo un po' in soggezione poiché subito iniziò a parlare a macchinetta.
    -So perfettamente come si sente signorino, i suoi genitori- arrossì a quelle parole – il signor Trümper e la signora Trümper hanno parlato direttamente con il preside affinché facessimo la massima attenzione-
    Aprii la bocca un po' sorpreso ma lei non ci fece caso e continuò a parlare velocemente.
    -Le abbiamo dato la classe con il minor numero di alunni possibili. Alla classe è affidato un professore di sostegno poiché tutti i suoi futuri compagni hanno alcuni problemi per quanto riguarda i loro voti, quindi per qualsiasi problema può usufruire del suo aiuto-
    Mi sorrise ancora, quella donna aveva un odore piuttosto buono, era una fragranza di bulgari, ossì, molto scontata da capire ma assolutamente perfetta sulla sua figura né giovane né anziana, né brutta né bellissima, semplicemente normale.

    Scossi il capo come per annuire e lei continuò a parlare.
    -La sua classe sarà il 4°F, esattamente al terzo piano a destra, alla fine del corridoio accanto alla grande vetrata che da sul secondo cortile dietro la scuola. Questo è l'orario delle lezioni-
    lo presi in mano continuando a guardarla.
    -Questo è invece il certificato medico che le permetterà di non frequentare le lezioni di educazione fisica per i primi due mesi di scuola. Vediamo come se la cava con gli altri e poi ci adegueremo!-
    Sorrise, e ricambiai anche se mi sentivo piuttosto agitato.

    -Allora la ringrazio-
    -Di niente signorino Trümper, per qualsiasi cosa io sono a vostra disposizione-
    Non mi soffermai a notare l'imbarazzo nei suoi occhi che non sapevano come rispondere ad un “signorino” ricco sfondato come me.
    Ma certo, come no, la gente era intimorita dal mio nome, e questo mi faceva ribrezzo.

    Uscii lentamente dalla porta richiudendola alle spalle e feci un lungo sospiro ad occhi chiusi.
    Cercai con gli occhi le scale e subito mi avviai lungo il corridoio ormai deserto.

    Quella scuola all'interno non era male.
    Vero, forse era un po' troppo bianca da parere un ospedale ed ogni angolo era uguale a quello prima, ma infondo come primo impatto non era niente di davvero disastroso.
    Non ero mai andato ad una scuola pubblicata ma avevo sempre avuto un maestro privato, quindi insomma... non sapevo proprio da che parte cominciare.

    Senza accorgermene mi ritrovai subito difronte al 4° F.
    Esitai un poco.
    E se mi avessero squadrato dall'alto in basso come sempre?
    E se non fossi piaciuto loro?
    Era un bel problema, io non sapevo proprio come ci si comportava con i ragazzi della mia età.

    Sospirai, ancora, dandomi mentalmente dello stupido.
    Non mi avrebbero mangiato di certo, ogni persona normale andava a scuola.
    Il problema era appunto questo...
    io non ero normale, o almeno non agli occhi della gente,
    non agli occhi dei miei genitori,
    non per colpa di quella maledettissima avventura.

    -Avanti!-
    Avevo bussato e adesso mi apprestavo ad entrare.
    Aprii la porta rimanendo impassibile.
    Un tanfo enorme mi pervase le narici dandomi subito un conato di vomito.
    Era soprattutto l'odore del sudore.

    -Oh, te devi essere il signorino Bill Trümper, prego, entri subito-
    I miei compagni, se già cosi li potevo chiamare, voltarono il loro sguardo subito su di me.
    Il mio cognome era molto conosciuto, anzi, conosciutissimo, metà dei loro genitori forse avevano come avvocato mia madre o mio padre o forse non potevano permetterselo.
    Ma c'era qualcos'altro, e lo sapevo bene. Non era il mio cognome ad attirare tutta quella attenzione ma la mia figura, il mio stile, il mio trucco, i miei occhi, la mia corporatura, la mia bellezza...
    e ripeto, non ero narcisista, ma nemmeno cieco.

    Entrai titubante sotto gli sguardi voraci di tutte quelle persone.
    Erano forse una quindicina, bè, gia troppi a mio parere.
    Vidi con la coda dell'occhio alcuni ragazzi piuttosto strani che si scambiavano ghigni e gomitate.
    Metà di loro mi fissavano il culo, altri il volto, alcuni le gambe.
    Di ragazze ce ne erano 6 o 7 forse, e due o tre erano rimaste ammaliate dal mio volto, le altre mi fissavano il pacco.
    Poi c'era qualcun altro, seduto in fondo in fondo che notai teneva lo sguardo piuttosto vacuo fuori dalla finestra.

    Non riuscii bene a vedere le facce di tutti, stavo ancora camminando verso il professore che mi fissava adorante.

    -Ragazzi, lui è Bill Trümper e da oggi frequenterà le lezioni qui-
    Disse sorridendomi sinceramente.
    Forse l'unico sorriso sincero da un po' di tempo a quella parte.
    Colonia, la sua pelle sapeva di colonia.

    Sorrisi di rimando.
    -Puoi andarti a sedere lì in fondo- disse facendomi sottintendere che era in fondo apposta per me, per non farmi avvicinare troppo alle persone.
    Sorrisi anche per quello e poi mi voltai verso i miei nuovi compagni.



    E il mio sorriso si spense.

    O almeno il mio cuore
    mancò di un profondo battito...














    *****

    Edited by MiikHy_Deafening - 28/10/2009, 10:40
     
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