«Hai paura della notte?

NC17,Adult Content,Non-con,Long Fic

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  1. MiikHy_Deafening
     
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    ragazze eccomi qui. purtroppo per via di tutti questi casini con il terremoto ho avuto un pò di problemi ^^" legati al fatto che i miei parenti hanno avuto bisogno di aiuto, le mie amiche sono sotto a delle tende ed un ragazzo che conoscevo è rimasto vittima sotto le macerie. Purtroppo mi sono distratta davvero troppo e ho lasciando indietro le twincest e la mia vita poiché davvero profondamente turbata.

    Ringrazio tutte con tutto il cuore.

    Velocizzerò i capitoli così da ritrovarmi a paro con la twincest attuale ^^
    Dico he correre e leggere la TWC tutta di un fiato sia un peccato, perché anche questa storia ha bisogno dei suoi intervalli di suspence xD

    Disclaimers: ripeto u.u, ciò che scrivo è inventato O_O, Tom e Bill non mi appartengono anche perchè sennò non starei qui O_O, Tom e Bill non si amano e se lo fanno di certo non lo dicono a me O_O, non ci guardagno un ficoletto inacidito O_o ne ce lo voglio guardagnare x°D.






    « ● Hai paura della notte?



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    III Capitolo





    Brusio, c'era quello snervante parlottare solito delle prime ore di scuola.

    Guardai distrattamente fuori dalla finestra come ero solito fare quando mi trovavo lì, nel mio ultimo banco, dove me ne potevo stare per fatti miei senza essere disturbato da nessuno.

    In realtà per fatti miei ci stavo sempre.
    Anche quella mattina mi ero alzato, mi ero fatto la doccia, avevo preso le chiavi di casa ed ero uscito da quella topaia sbattendo la porta, tanto in casa non c'era nessuno, come solito...

    Continuai a guardare fuori da tutto quello schifo perdendomi tra le nuvole che come una cappa coprivano il cielo.
    Che palle, se avesse piovuto mi sarei ritrovato di nuovo bagnato fradicio senza un cazzo di ombrello.
    Poco male...avrei avuto la scusa per starmene a casa per fatti miei. Tanto quei giorni quella puttana di mia madre non c'era, se ne stava nella casa di qualche riccone a fare chissà quale servizietto a cui non volevo nemmeno pensare.

    Storsi il naso. Che palle.
    Presi poi a dondolarmi sulla sedia poggiando i piedi incrociati sopra il banco.
    Sogghignai notando la faccia che aveva fatto il professore appena mi aveva visto. Sempre la solita squallida faccia. Stupore, terrore, disprezzo, indifferenza...

    Tornai a guardare di fuori, eccole lì, le prime gocce di pioggia.
    Ero talmente preso a guardare nel vuoto che non mi accorsi neanche di un bussare incerto alla porta. O meglio, non è che ci feci molto caso, preferii continuare a guardare il nulla piuttosto che dedicarmi ad ascoltare almeno un poco quella gente.
    Quella gente che dalla vita aveva tutto, ma che della vita non conosceva proprio nulla...
    -Avanti!-
    Attimi di silenzio, sentii persino qualcuno trattenere il fiato.

    -Oh, lei deve essere il signorino Bill Trümper, prego, entri subito-
    Dio No, signorino signorino, che tristezza mamma mia.
    Sorrisi continuando a guardare fuori dalla finestra. La voce del professore diventata all'improvviso patetica, prostrandosi con le proprie parole a mo di zerbino ad un ragazzino molto più piccolo di lui ma semplicemente duecento volte più ricco e ben visto dalla società.
    Gente che era nata con tutto, che aveva sempre avuto tutto dalla vita, che non aveva avuto bisogno di crescere più in fretta del dovuto, che non aveva mai sofferto, che non aveva le forze per combattere, il coraggio di guardare avanti e di lottare.
    Gente del genere mi faceva totalmente schifo.


    -Ragazzi, lui è Bill Trümper e da oggi frequenterà le lezioni qui-
    Trümper, dio che figata, una delle famiglie più ricche di Berlino.
    Sorrisi questa volta per trattenere un espressione di completo ribrezzo.

    -Può andarsi a sedere lì in fondo-
    eh no, è.
    Per un attimo mi sentii completamente tirato in causa.

    Voltai lo sguardo per vedere questo tanto amato signorino e per un attimo il mio sguardo si intrecciò con due splendidi occhi del color del cioccolato contornati da un forte trucco nero perfetto sui quei divini occhi a mandorla.

    Rimasi quanto?
    Un minuto buono a fissarlo?
    Fatto sta che questo bellissimo ragazzo, se un ragazzo realmente era poiché diamine, assomigliava in tutto e per tutto ad una bellissima ragazza, si avvicinò a me un po' interdetto attraversando l'intera aula sotto gli occhi voraci di tutti questi stronzi, si sedette in un banco un poco distante dal mio, in un ultima fila completamente distaccata dal resto della classe.

    Era strano quel ragazzo, ma parecchio anche.
    Si guardava intorno come spaesato, tentava di non guardare in faccia le persone, era come se non avesse mai messo piede in una scuola o almeno in un posto dove non vi fosse della gente, e questo era a dir poco impossibile, quasi patetico.

    Vidi il professore di sostegno seduto accanto alla cattedra con quello stronzo del professore di ruolo alzarsi e con passo lento avvicinarsi al nuovo studente, quel certo Bill, per dargli poi cautamente la mano come se uno dei due avesse la peste.
    Bill a quel contatto storse il naso, chissà perché un tipo come lui si trovava in un manicomio come questo.

    Mi voltai quando sentii il suo sguardo su di me, e forse arrossii persino.
    Cazzo...perché diamine mi faceva quell'effetto??
    Quanto ero stupido...
    e per un pò smisi persino di girarmi.



    *





    Rimasi seduto al mio posto forse per tutte le prime tre ore di scuola senza muovervi.
    Sentivo l'odore delle persone che mi circondava, sentivo gli sguardi di tutti quei ragazzi su di me e mi sentivo fremere nell'animo.

    No, non stavo esagerando, lo sentivo davvero tutto ciò, nessuno mi si era ancora avvicinato, nessuno mi aveva ancora rivolto una minima parola se non il professore di sostegno, ma l'aria in quella stanza era a dir poco...stretta, e avrei preferito mille volte di più starmene a casa mia, nella mia immensa stanza povera di luce e di finestre, dove però vi era un odore di pulito che impregnava ogni cosa, dove nessuno mai metteva piede poiché era un luogo privato dove potevo entrare solo io ed io soltanto.

    Poi c'era lui. Diamine...quando ero entrato non me ne ero proprio accorto. Ma una volta girato avevo visto un Dio.
    Esistevano persone cosi belle al mondo??
    E il suo odore...non riuscivo bene a sentirlo.
    Certo, eravamo un po' distanti, ma di solito percepivo ogni cosa minuziosamente, ogni cosa si trovasse in una stanza.
    Forse, proprio il fatto che vi fosse cosi tanta gente, faceva si che tutti quegli odori di mischiassero in un unico enormissimo sapore.

    Vi era una ragazza non molto distante da me che da ore e ore masticava una gomma ormai andata a male che sicuramente aveva preso quel sapore acido che fa sì che la gomma venga buttata.
    E invece no, imperterrita continuava a masticare, ma almeno vi era un fresco odore di fragola attorno a lei, l'unica odore ragionevole nella stanza.

    C'era poi un tizio, in seconda fila credo, gli ero passato accanto per arrivare fino a qui, lontano dalla puzza e accanto a una finestra. Portava una maglietta che sapeva assolutamente di cane, non so, forse era fatta con il pelo dei suoi animali o forse ci si era lavato la mattina al posto della saponetta.
    Fatto sta che emanava un tanfo insopportabile, peggio di una stalla.

    E poi un ragazzo alla mia destra, un po' più avanti a me, era sicuramente caduto in una boccetta di profumo. Non riuscivo a capirne nemmeno quale, era troppo esageratamente forte e pungente.
    Sicuramente una persona normale lo avrebbe considerato un tipo piuttosto pulito e profumato, ma una con un olfatto tanto sviluppato quanto il mio, sarebbe svenuto al solo contatto.

    -Tra poco suonerà la ricreazione, se vuole può restare qui in classe-
    Annuii forse troppo vigorosamente al professore seduto accanto a me tanto che ne rimase un po' spaesato. Inizialmente mi si era seduto accanto dopo una stretta di mano, e poi aveva iniziato a parlare sotto voce per non interrompere la lezione di francese dicendomi che per qualsiasi cosa lui era lì, che durante la lezione di educazione fisica delle ultime due ore sarei potuto rimanere negli spogliatoi e cosi via...

    In realtà alla fine avevo quasi smesso di ascoltarlo del tutto.
    Avevo una voglia matta di voltarmi, di guardare di nuovo quel ragazzo tanto bello accanto a me, ma non ne avevo davvero il coraggio.

    Circa 5 minuti dopo suonò la ricreazione.
    Vidi i banchi spostarsi all'improvviso e un grandissimo tanfo propagarsi all'interno della grande aula. Mi attappai d'istinto il naso mentre a mano a mano sentivo la salivazione alzarsi e lo stomaco che si attorcigliava pronto a rivomitare quella schifosissima aria.

    Come un fulmine, con la mano sulla bocca, senza aspettare neanche che il professore si accorgesse di niente, corsi a perdifiato verso la finestra e tirai fuori la testa respirando una grossa boccata d'aria percependo poi uno strano odore molto buono che proveniva proprio accanto a me.
















    Che vergogna. Che vergogna.
    Quel tipo mi aveva visto e sicuramente aveva creduto che fossi pazzo, che avessi avuto qualche rotella fuori posto, che non fossi poi tanto normale.

    Camminavo piano dietro la mia classe mentre questa si muoveva a passo svelto fuori da quell'enorme istituto passando per un corridoio esterno che portava dritti dritti ad un enorme palestra sicuramente comunale.

    Durante la ricreazione, una volta ripresa un po' di aria, non ebbi il coraggio di girarmi verso quel ragazzo seduto proprio accanto alla finestra che mi fissava un po' stralunato, non so neanche io il perché, e mi ero invece voltato dalla parte opposta dove una ragazza piuttosto carina e diciamo anche un po' pompata mi fissava nel vero senso della parola.
    Si era poi avvicinata con tutto il suo ben di dio e aveva sporto la mano verso di me gracchiando un:
    -Piacere, il mio nome è Sindy, ma puoi chiamarmi Sì!-
    che razza di soprannome era Sì? Non aveva senso, non aveva nulla a che fare con un soprannome.
    Comunque avevo risposto sorridendo a quella presentazione e porgendole la mano.
    E lei era arrossita e poi senza darmi il tempo di parlare aveva detto un: -scusa, ora devo andare!- e si era volatilizzata nel nulla insieme alle sue amiche.

    Sospirai un po' sconsolato, da quando ero arrivato in quella classe non avevo ancora detto nemmeno una minima parola, non avevo proprio aperto bocca.

    Alzai un poco lo sguardo da terra per notare due o tre compagni che si prendevano a spallate e mi indicavano ghignando.

    Poi c'era lui, quel tipo parecchio misterioso, che camminava indietro, leggermente più avanti di me.
    Mani in tasca, capello tirato fin sopra gli occhi, dread che scendevano sulle spalle raccolti in una coda. Sexy, estremamente sexy

    Mi spalmai una mano in faccia dall'imbarazzo, non avevo mai fatto pensieri del genere su nessuno e pensare che reputavo un ragazzo, neanche una ragazza ma un ragazzo di quel genere, vestito in quel modo e dall'aria tutt'altro che rassicurante, così mi fece sentire piuttosto stupido e infantile.

    Continuai a camminare per un bel po' finché non entrammo all'interno del grande edificio.
    Vidi il professore che tentava di dare un po' di ordine ai ragazzi che nel frattempo saltavano uno sopra all'altro come in un grande zoo.
    Si divisero subito correndo negli spogliatoi per andarsi a cambiare e mettersi la tuta.
    L'edificio era abbastanza grande con un grande campo da basket centrale e delle porte laterali che portavano agli spogliatoi.

    Mi diressi verso il professore dandogli il certificato e non lo guardò neppure, mi fissò per un secondo e mi sorrise dicendomi: -Signorino non si preoccupi, l'avrei esonerata comunque anche senza il certificato-
    e a quelle parole sorrisi un po' turbato. Speravo davvero che non sapessero tutti il mio problema.

    Sospirai dirigendomi verso lo spogliatoio maschile dalla quale uno ad uno uscirono tutti i miei compagni di corsa, ribadisco, come in uno zoo, lasciandomi via libera nella stanza ormai vuota.
    Lo spogliatoio era piuttosto grande e al posto delle piccole porte normali vi erano due porte di legno massiccio una opposta all'altra che si aprivano al centro, davvero una cosa ingegnosa.

    Si richiusero alle mie spalle e l'aria smise di muoversi stagnandosi all'interno.
    Sudore, vi era sudore in quel posto. Troppo sudore...mi stavo...sentendo male cazzo.

    Misi una mano sullo stomaco ed una sulla bocca, per la terza volta nella giornata sentii il grande impulso di vomitare, la testa mi girava e corsi con tutta la forza che avevo in corpo verso la porta di emergenza infondo alla grande stanza.
    Premetti sul bastone per aprirla e con un tonfo si richiuse dietro di me.

    Mi appoggiai con tutto il corpo contro di essa e caddi a sedere aspirando forte tutta l'aria che avevo le facoltà di tenere in corpo.

    Non potevo continuare a stare lì.
    Era come una specie di suicidio per me, perché nessuno aveva intenzione di capirlo?
    Mentre continuavo a respirare rumorosamente con le palpebre socchiuse sentii un rumore, e poi un odore dolcissimo accanto a me.

    Aprii gli occhi e vidi una figura in piedi proprio accanto che avvicinava ed allontanava la sigaretta, se una sigaretta realmente era, dalle labbra a ritmo regolare.

    Possibile che non mi fossi accorto che fosse già qui prima del mio arrivo?

    Possibile che il suo odore impregnato di nessun profumo artificiale...non mi avesse dato alcun fastidio?



















    *****

    Edited by MiikHy_Deafening - 28/10/2009, 11:02
     
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