pIsTaKkIa rocks the world

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  1. pIsTaKkIa rocks the world
     
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    Non ho mai voluto essere famosa, non ho mai desiderato che i riflettori si puntassero sul mio viso, eppure è proprio questo che è successo.
    Ero una ragazza normalissima e questa è la mia storia.
    » Light Me Up «
    Il cielo era limpido quella mattina, solo una nuvola, bianca, soffice, vagava leggera tra l’azzurro più profondo.
    I raggi del sole illuminavano quel viso dai dolci lineamenti.
    I suoi occhi di un verde intenso, con qualche sfumatura azzurra, erano contornati da un leggero trucco che risaltava sulla sua carnagione chiara, mentre i capelli neri, lisci e lunghi, che le cadevano dolcemente sulle spalle, contribuivano a fare di lei una bellezza quasi rara. Il suo viso non mostrava alcun segno della notte prima, passata in bianco a lavorare, era semplicemente perfetta.
    Era seduta in fondo all’aula, accanto alla finestra, le gambe accavallate, e guardava annoiata fuori dalla finestra. Non che lo spettacolo fosse interessante, i soliti automobilisti in coda per tornare a casa all’ora di punta; semplicemente non aveva nulla di meglio da fare.
    La città continuava tranquilla la sua solita vita mentre lei era lì, lì ad aspettare il professore, che sembrava essersi dimenticato di loro e della lezione che avrebbe dovuto tenere.
    La ragazza diresse svogliatamente il suo sguardo all’interno dell’aula ed osservò i suoi compagni: un gruppo di ragazze chiacchierava allegro, facendo un gran rumore, altri ascoltavano la musica dal loro mp3 o leggevano qualche libro.
    La ragazza, Emma, prese dalla sua borsa bianca con i manici intrecciati, una rivista, girava lentamente le pagine soffermandosi attentamente su ogni modella analizzandone le pose e gli abiti. Rimase particolarmente affascinata da un lungo abito nero senza spalline, leggermente arricciato sul petto, che cadeva dolcemente sui fianchi della modella.
    “Si, è molto elegante, si, è decisamente adatto a me!”
    Rimase ad osservarlo per qualche minuto ancora e poi riprese a sfogliare la rivista di moda per poi chiuderla di colpo sbuffando.
    Indossò la giacca e prese la borsa e si alzò per andarsene.
    I ragazzi si voltarono a guardare le gambe snelle e slanciate della ragazza avvolte in jeans stretti, sui quali cadeva un maglione bianco stretto poco più in giù da una cintura marrone. In quel momento il volto di Emma si illuminò, le piaceva essere osservata, le piaceva far girare le persone per strada, era orgogliosa del suo corpo, era orgogliosa di sé.
    Raggiunse l’auto, vi salì ed accese la radio imprecando: quello stupido professore le aveva fatto perdere un’ora preziosa del suo tempo, che avrebbe potuto utilizzare per prepararsi al servizio fotografico di quel pomeriggio.
    Il traffico era ancora intenso e più volte fu costretta a fermarsi davanti ad un semaforo rosso per colpa di una smart guidata da un vecchietto con gli occhiali.
    La rabbia le stava salendo alla testa quando finalmente l’anziano svoltò in una strada secondaria e lei poté accelerare.
    In quel momento squillò il suo cellulare e volse lo sguardo verso il sedile del passeggero e tutto accadde in una frazione di secondo: davanti a lei, sulle strisce pedonali, apparve una ragazza, Emma inchiodò e rimase sconvolta.
    Scese di corsa dalla macchina per vedere se la ragazza si era fatta male e le lacrime che le rigavano il volto la fecero preoccupare.
    “Ehi, tutto a posto?!”
    Ma la ragazzina sembrava diventata capace solo di piangere.
    “Ehi?!” Emma la scosse leggermente e la giovane la guardò negli occhi.
    “No!!!- disse tra le lacrime- non va bene! Lui...Lui...”
    Emma tirò un sospiro di sollievo, non si era fatta male, piangeva per uno stupido ragazzo, poi il suo sguardo cadde sul giornalino accanto ai suoi piedi e quello che vide la mandò su tutte le furie.
    Sulle pagine patinate della rivista, un bel ragazzetto la baciava appassionatamente, stringendole la vita con un braccio.
    Aiutò la ragazza ad alzarsi e afferrò infuriata il cellulare.
    “Che cazzo significa quella foto?! Ma siamo pazzi?! Non mi sono mai avvicinata a quel... quel ragazzino dei Tokio Hotel, figuriamoci se avrei potuto baciarlo?! No che non capisco!!! Si va bene! Ci vediamo lì, dobbiamo chiarire questa faccenda!”
    Chiuse la chiamata e risalì in macchina.
    Sfrecciando velocemente fra il traffico, Emma si domandava fino a che punto la sua carriera ma, soprattutto, la sua vita privata sarebbero state compromesse da quella scriteriata e falsa notizia.
    Per una sorta di beffa del destino, dalla radio si udirono le prime note dell’ultimo successo dei Tokio Hotel ed Emma, con un rapido gesto della mano, la spense, indispettita.

    Capitolo 2

    Emma scese dalla macchina inferocita e si diresse verso lo studio in cui avrebbe dovuto posare. Sapeva che gliel’avrebbe fatta pagare,e pure salata. Quando lo incontrò lui aveva la sua solita aria viscida. Era assurdo pensare che lui fosse il suo manager.
    - Cosa significa questo?- Emma gli mostrò la copertina del giornale che aveva sfilato furtivamente alla ragazza di prima.
    Edward le sorrise e rispose – non volevi più soldi?- .
    Emma si morse il labbro fino a farlo sanguinare e rispose – si-
    - Ecco, mia cara Bambolina, sei così ingenua ed innocente. Come si vede che sei ancora nuova nel mestiere: un piccolo scandalo potrà solo farti del bene…-
    - Un. Piccolo. Scandalo.?- ripeté lei robotica – io neppure lo conosco quel tipo che si crede figo di quella stupida boy-band…-
    - Un piccolo fotomontaggio non fa male a nessuno, te lo assicuro…- le consigliò lui tranquillamente come se non avesse fatto nulla di male.
    - Come cazzo ti sei permesso…? – Emma fu bloccata da un attacco di schizofrenia dalla sua truccatrice, Cornelia, che la chiamò dal camerino.
    - Questa storia non finisce qui…- lo minacciò e, con lo sguardo di fuoco perennemente puntato contro di lui, entrò nel suo camerino.

    Karina guardò la macchina andare via da lei. Quella ragazza che l’aveva aiutata ad alzarsi…aveva l’impressione di averla già vista. Quei capelli lisci e neri da cinese, quella carnagione pallida, quella perfezione. Lei era semplicemente perfetta. Come lui del resto. Il ragazzo per cui stava piangendo. Lui che non sapeva della sua esistenza. Lui che era una stella e lei che era solo una delle tante, una delle troppe. Lei che lo conosceva anche se non aveva mai parlato con lui. Lei che lo amava e che avrebbe fatto tutto per lui. Lei che adesso si sentiva tradita perché lui poteva essere solo suo. E quella troietta che lo aveva baciato doveva soltanto morire.
    Era quella ragazza bellissima ed elegante che doveva scontarla. L’aveva riconosciuta ed ora era il momento della sua vendetta.
    Karina salì sul suo scooter che era da poco distante da quella strada periferica di Berlino. Prese le chiavi dalla sua tracolla di “The nightmare before Chrismas” e si accorse di aver perso il giornale che s’era appena comperata.
    - Maledizione!- pensò fra sé e sé perché la patinata rivista le era costata la bellezza di sei euro. E Karina sapeva bene che i soldi non cadevano dal cielo, o almeno non cadevano su di lei. Era sicura che per “Miss Perfezione” sei “miseri” euro non valevano nulla. Questo pensiero la fece ribollire ancora di più. Karina inserì le chiavi dal portachiavi dei Tokio Hotel che s’era comprata sudando in quel putrido bar nel suo quartiere, vide che Miss Perfezione non era molto lontana e la seguì.
    Ella cercò in tutti i modi di accelerare nonostante il vecchio modello di motorino che si era riuscita a comprare con qualche spicciolo messo da parte.
    Karina cercò di sorpassare tutte le macchine e i camion che incontrò per la strada trafficata. Le suonarono contro, stavano per investirla e lei stava anche per cadere dal motorino. Poi una fottuta limousine le graffiò il motorino.
    - Ma vaffanculo a questi stronzi con i soldi- imprecò.
    Il ragazzo nella macchina la sentì ma non osò sporgersi da essa per evitare scandalo.
    - Quelli ci bastano e ci avanzano- pensò lui e continuò a truccarsi gli occhi di nero.
    Poi quella limousine prese una strada secondaria e Karina decise che era meglio lasciare perdere.
    Dopo circa dieci minuti, lei arrivò a destinazione: un’enorme studio per modelle posizionato vicino a negozi nei quali non si sarebbe neppure potuta permettere di mettere un singolo piede. Aprì la porta di vetro e subito una signora di mezz’età la bloccò. Karina pensò che adesso la buttava fuori. Ma non fu affatto così.
    - Sei tu la nuova truccatrice di Emma?- chiese la donna infaccendata. Questo si che era un vero colpo di fortuna: più facile di quanto immaginasse.
    - Certamente, per chi mi ha preso?- rispose lei fingendosi altezzosa e nobile – dove si trova la signorina Emma?-
    - Stanza 68- la donna le indicò la porta- è già dentro che ti aspetta!- e poi andò via a svolgere le sue occupazioni.
    Karina sorrise, e con un coltellino nella borsa, si diresse verso la stanza 68.
     
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    Mmm...
    Allora Pisty, l'evoluzione della storia già da questo primo capitolo appare originale.
    Per quanto riguarda il lessico e la grammatica, in particolare alcuni verbi, presta più attenzione^^

    Continua presto perchè voglio vedere come va avanti^^
     
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  3. Kate ~
     
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    Wow...

    Qui le cose si fanno decisamente pesanti!!

    Sono curiosa di vedere come continuerai...

    Brava!!^^
     
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2 replies since 9/6/2008, 20:51   81 views
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