...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 4
    Non sappiamo dove andare, ma non ci muoviamo dal Palamalaguti. Ora è vuoto. Non c’è più nessuno. Un uomo si avvicina a noi. Parla in tedesco. Io capisco quello che dice. Marika e Rosa un po’ meno. Io gli rispondo. Poi si avvia di nuovo.
    -Mia, ma cosa ha detto?-
    -Ha detto che si chiama Saky, è una guardia del corpo dei Tokio Hotel e che dobbiamo seguirlo.-
    -Wooooooooooooooooooooooooooooooow… Non ci posso credere, il mio più grande sogno che si realizza.- Fa Marika.
    Seguiamo Saky. Siamo un po’ distanti da lui. Percorriamo un grande corridoio. Una ragazza ci guarda. Io la ricasco subito: è la ragazza che Tom ha guardato durante il concerto. Non ha perso tempo il ragazzo. Mi sento un po’ infastidita dal fatto che lei starà con Tom. Caccio questo pensiero subito.
    Continuiamo a seguire Saky. Poi ci fa fermare prima di una porta. Lui la apre entra e la richiude. Noi aspettiamo fuori. Marika si sporge a vedere cosa sta scritto sulla porta. Lo stesso lo facciamo anche io e Rosa: “Tokio Hotel”. È il loro camerino. Quindi Saky gli starà dicendo che stiamo qua fuori. Marika e fanno un piccolo urlo di gioia. Sono emozionate per quello che starà succedendo.
    -Ragazze, io vado a fumarmi una sigaretta, ok?-
    -No, Mia, ci avevi promesso che saresti entrata nei camerini con noi. E poi te sai il tedesco meglio di noi due.-
    -Marika, fumo la sigaretta e vengo dentro e poi c’è l’interprete, non preoccupatevi.-
    Mi avvio verso l’uscita. Apro la porta ed esco fuori. Prendo il pacchetto di Merit. All’improvviso sento il mio cellulare che squilla. Sorrido. Rispondo.
    -Raoul!-
    -Ciao, piccolina. Come butta?-
    -Bene, bene.-
    -E’ finito il concerto?-
    -Sì, ora Marika e Rosa stanno parlando con i Tokio Hotel, io invece sono uscita fuori a fumare, anzi se aspetti un attimo mi accendo la sigaretta...- Prendo l’accendino e me l’accendo. Poi mi siedo su una sedia che si trova al centro. -…Allora, cosa dicevamo?-
    -Stavi dicendo che le tue amiche stanno parlando con i Tokio Hotel. Perché tu non sei con loro?-
    -T’ho detto che sto fumando, poi non mi va.-
    -Ahhh. Ma potresti farlo per le tue amiche.-
    -Ho già fatto tanto per le mie amiche, e poi…- All’improvviso delle mani mi coprono gli occhi. Mi blocco non riesco più a parlare. La voce di Raoul inizia a chiamarmi, io non rispondo. Tocco quelle mani. Sembrano morbide, un po’ ruvide. Sono maschili. La persona che mi copre gli occhi, sta anche ridacchiando. Senza volerlo chiudo la telefonata. Ho ancora la sigaretta in mano. Con uno scatto veloce e violento caccio via dai miei occhi. Mi alzo e mi giro.
    -Ma chi cazzo… Oh!- Davanti a me c’è Tom. Era lui che mi ha coperto gli occhi. Parla in tedesco.
    -Scusa ho sbagliato persona… Ma tu chi sei?-
    -Veramente, sto con delle mie amiche e dovrebbero parlare con voi.-
    -Tu sei l’amica di quelle due che stanno parlando con Bill, Gustav e Georg?-
    -Sì, perché?-
    -Ci avevano detto che la loro amica ancora stava un attimo qui fuori e che soprattutto non ti piacevamo come gruppo.-
    Rispondo in italiano. -Porca puttana, gliel’hanno detto.-
    -Cosa?- Mi dice in tedesco. Rispondo nella sua lingua.
    -No, niente. Quindi ve l’hanno detto.-
    Poi sorride. –Non preoccuparti, tranquilla. Ci hanno detto che ti hanno costretta a venire qui, vero?-
    -Sì.- Io non ho ancora finito la mia sigaretta.
    -Comunque, potevi fumare anche in camerino.-
    -Pensavo che fosse vietato.-
    -No, lo facciamo anche noi. Ti va di entrare?-
    -Ok.- Non finisco la sigaretta, che Tom mi trascina dentro. Percorriamo il corridoio. Lui mi dà la sua mano. Poi incrociamo la ragazza che doveva andare con lui. Lui si scusa e la congeda dicendo le che ora è occupato. Poi si gira verso me e mi sorride. Non avevo mai visto nelle varie immagini che avevano Rosa e Marika che il sorriso di Tom fosse così dolce. I suoi denti sono così perfetti, come lo anche lui, i suoi occhi sono più profondi di un oceano, la sua bocca non troppo piccola e con quel piercing che gli dà un’aria così sexy… Oddio, sto rischiando di innamorarmi perdutamente di lui. Mia, ma cosa dici, te prima di tutto sei innamorata di Raoul, giusto Raoul, io stavo parlando al telefono con lui… Poi se non avrai lui non dovrai avere più nessuno, poi, Tom fa parte del gruppo che detesti di più al mondo, dopo i Finley. Arriviamo fuori la porta del loro camerino. Tom la apre. Fa entrare prima me, poi entra lui. Tutti mi guardano. Marika e Rosa sorridono.
    -Mia!-
    -Ehi!-
    Bill, Gustav e Georg mi guardano con una faccia interrogativa.
    Marika mi presenta.
    -Ragazzi, questa è la nostra migliore amica Mia.-
    -Salve!- Faccio io timida.
    -Accomodati!- Mi fa Bill.
    -Grazie!-
    Mi siedo affianco a lui su un divanetto. Tom si siede accanto a me. oddio che imbarazzo. Certo che Bill è davvero molto bello da vicino, è davvero fighissimo.
    -Quindi tu saresti un’anti – Tokio Hotel, spero che almeno tu non dici che sono gay.-
    -No, non mi piace giudicare le persone solo all’apparenza. Devo ammettere che all’inizio ho pensato che tu fossi una donna, ma quando ho saputo che eri un uomo ho detto che nonostante non mi piacete come gruppo, siete tutti dei bei ragazzi.- Gli rispondo io.
    -Meno male, se ne incontrano poche di persone così.- Mi fa lui nuovamente.
    -Lo so.-
    -Ti è piaciuto il concerto di stasera?- Mi fa Tom.
    -Sì, m’è piaciuto. E’ stato molto bello, ma comunque non vuol dire che iniziate a piacermi come gruppo.-
    -Guarda che non vogliamo piacerti per forza.- Mi fa Tom.
    -Meno male.-
    Il mio cellulare squilla di nuovo. È di nuovo Raoul. Non vorrei rispondere, ma devo chiedergli scusa perché gli ho attaccato il telefono in faccia. Rispondo.
    -Ohi, scusa per prima.-
    -Ma che è successo?-
    -Poi ti racconto, ok?-
    -Ok. Allora che dicevamo?-
    -Senti ora non posso parlare.-
    -Come non puoi parlare?-
    -Sì, è così. Ti va se ti richiamo io domani mattina?-
    -Come vuoi. Allora buonanotte.-
    -Anche a te! Un bacio enorme, appena torno a casa vorrei parlarti.-
    -Anch’io.- Stacchiamo.
    Nella stanza si è creato silenzio. Sono educati questi Tokio.
    -Era Raoul?- Mi chiede Marika.
    -Sì, prima stavo parlando al cellulare con lui.-
    Inka, l’interprete dei Tokio Hotel, gli traduce tutto quello che ci diciamo.
    -Prima che io ti facessi lo scherzetto?- Mi fa Tom ridendo.
    -Sì.- Gli sorrido anch’io. Lo guardo negli occhi e mi sto sciogliendo in quel castano, potrei continuare a guardarli per sempre. Mia, ma cosa dici? Tom e io continuiamo guardarci negli occhi, mentre gli altri stanno parlando. È come se io e Tom stessimo da soli. Sto così bene.
    -Mia, dobbiamo andare, prima che si faccia troppo tardi.- Mi fa Rosa. Mi sveglio dal mio stato di ipnosi.
    -Già andate via?- Chiede Gustav.
    -Purtroppo sì. La pensione dove alloggiamo è a dieci minuti da qui.- Risponde Rosa.
    -Perché non venite nel nostro hotel?-
    -Cosa?!- Faccio io. No, Mia,
    -Sì, dai nel nostro hotel. Vi paghiamo noi tutto.- Insiste Georg.
    -Veramente, non vogliamo approfittarne.- Fa Marika.
    -Non vi preoccupate. Vi accompagniamo a prendere la vostra roba e poi andiamo in albergo.- Fa Bill.
    Oddio, noi che alloggiamo nello stesso albergo dei Tokio Hotel?! Chi ci crederebbe mai. Questo sì che è culo! Mia, ma cosa dici?! Stasera ne sto sparando di stronzate! I Tokio Hotel non ti piacciono.
    Usciamo tutti dai camerini. Percorriamo un altro corridoio. Usiamo dai cancelli del Palamalaguti. Ci fanno entrare in un piccolo furgoncino. Dentro sembra una limousine. Ci sediamo. L’autista chiede il nome della pensione. Glielo diciamo. Dopo un po’ siamo arrivati. Scendiamo io e Marika. Entriamo velocemente. Saliamo velocemente al primo piano. Rimettiamo tutto nelle valigie in modo disordinato. Controlliamo che non ci siamo dimenticati nulla. Poi riscendiamo giù, dirigendoci alla reception. C’è il portiere di sempre. Paghiamo ed usciamo fuori. Ci dirigiamo verso il furgoncino. Entriamo e torniamo a sederci.
    -Avete fatto presto.- Fa Tom, guardandomi.
    -Sì, non volevamo farvi aspettare.-
    Questa volta mi siedo vicino a Bill. Mi sento troppo in imbarazzo accanto a Tom. E nella notte ci dirigiamo all’hotel insieme ai Tokio Hotel.




    Capitolo 5
    La sveglia puntuale alle 9.00. Marika è già sveglia da un bel po’ e lo stesso anche Rosa. Io invece cerco ancora di dormire, ma con loro due è difficile. Fanno un casino enorme. Improvvisamente bussano. Mi alzo. Non ho un pigiama, ma solo una culottes e una canottiera a bretelline, all’americana. I capelli sono in disordine e delle occhiaie che arrivano ai piedi e sbadiglio ogni cinque secondi. In confronto a me quando mi sto appena svegliando, Dante è il più bello del mondo col suo nasone.
    -Mia, vedi te chi è!- Mi fa Marika.
    -Uffi!-
    Mi alzo e mi dirigo verso la porta. Apro senza chiedere chi è. No, non è possibile! Chiudo la porta. Avrò preso un abbaglio. Poi la riapro per vedere se era un abbaglio. Torno a richiuderla. Non era un abbaglio. Tom no, Tom no. Ora ho gli occhi aperti a 360 gradi. Tom non può vedere come sono appena svegliata. Oddio che figura di merda. Bussa di nuovo alla porta. io mi pettino i capelli con le mani. Poi torno ad aprire la porta. cercano di fare una posa sexy.
    -Buongiorno.- Gli dico.
    -Buongiorno.- Mi risponde. –Posso entrare?-
    -Certo!- Lo faccio entrare.
    Si guarda intorno. E’ come se cercasse qualcosa, ma non trova niente. Poi si gira verso me. mi guarda. Lo vedo abbastanza imbarazzato.
    -Ehm… potresti coprirti?-
    -Sì, certo! Ma te non eri quello che si era fatto venticinque ragazze in una notte e poi sei imbarazzato nel vedere una ragazza in culottes?-
    -Sì… però…-
    -Dai, non fa niente. Hai bisogno di qualcosa?-
    -Vedo che vi siete sistemate bene. Noi nella stanza 483 di qualunque albergo ci siamo trovati sempre bene.-
    -Sì, infatti è davvero bella e comoda. E grazie per avercela “donata”.- Gli dico mettendomi un paio di jeans.
    -Figuratevi. È stato un piacere… Scendete a colazione?-
    -Sì, il tempo che la dormigliona si prepari e scendiamo.- Fa Rosa uscendo dal bagno.
    -Ciao, Rosa, vero?-
    -Sì, Rosa. Buongiorno anche a te Tom.-
    Io mi dirigo verso il bagno. Nel frattempo arrivano anche gli altri componenti del gruppo. Si salutano tutti. Faccio tutto frettolosamente, ma a truccarmi ci metto una vita. Bussano alla porta del bagno.
    -Avanti.-
    È Tom in tutto il suo splendore. Riesco vederlo dallo specchio. Mi sorride. Ricambio con il sorriso più bello che io riesco a fare. Si poggia affianco al lavabo. Mi guarda mentre mi trucco.
    -Sei peggio di mio fratello quando ti trucchi, eh?- Sorrido, cercando di non perdere la concentrazione per non sbagliare a mettere l’eyeliner.
    -D’altronde sono una donna.-
    -Giusto. Tu dici che noi non ti piacciamo come gruppo, giusto.- Annuisco. -Allora perché ti trucchi come mio fratello?-
    -Veramente è lui che si trucca come me.-
    -Ah sì?- Annuisco ancora. –Questa ancora non l’avevo sentita… Comunque ti sta davvero bene questo tipo di trucco, risalta meglio i tuoi bellissimi occhi.-
    Rimango a bocca aperta. Cioè, ragazzi, Tom sa che a me non piace il suo gruppo e mi dice che ho dei bellissimi occhi?! E’ strana come cosa. Mmm, mi sa che ha in mente qualcosa. Lo guardo negli occhi. Lui mi sorride. Io questa volta non ricambio il sorriso. Allora comincia a guardarmi serio. Finalmente finisco di truccarmi. Indosso il mio guanto nero di rete, poi i miei bracciali e infine la mia collana con le croci. Tom vuole allacciarmela. Glielo lascio fare. Il tocco delle sue mani sulla mia pelle mi fa rabbrividire, tanto che ho un sussulto. Mi chiede di lasciare i capelli. Mi sfiora la mano nel prenderli. Ho un altro brivido. Il mio cuore batte fortissimo. Non riesco a capire cosa mi stia succedendo. Me li poggia delicatamente sulle spalle. Poi me ne mette alcuni avanti.
    -Ecco, così sei perfetta.-
    Esce dal bagno sorridendo. Io mi giro di scatto. Perché se n’è andato? Voglio che mi sfori ancora. Voglio che mi tocchi ancora i miei capelli. Ma che cazzo stai dicendo, Mia?! Tu vuoi che tutto questo te lo faccia Raoul e non Tom. Io e Raoul ci prendiamo la mano, ma non mi ha mai fatto lo stesso effetto di quando Tom mi ha sfiorato. Che stronzate! Prendo la mia spazzola con un elastico. Mi faccio una coda di cavallo. Poi torno in camera. Saluto gli altri componenti dei Tokio e mi dirigo verso la mia valigia. La poggio sul letto e la apro. Scavo tra i vari jeans e maglioni. Poi prendo quella che mi piace di più. Lascio aperta la valigia sul letto e torno in bagno. Chiudo la porta a chiave, tolgo la canottiera e infilo la maglia. Piego per bene la canottiera e torno di là. Gli altri continuano a parlare. Solo Tom e io non diciamo niente. Metto la canottiera nella valigia, la chiudo e la rimetto nell’armadio.
    Ora sono pronta. Mi metto davanti a loro tutta pimpante. E chiedo se vogliamo scendere. Bill mi sorride. E mi risponde “sì”. Usciamo tutti insieme dalla camera. Scendiamo per le scale. Io e Tom non ci guardiamo neanche. Bill mi ha messo il braccio intorno al collo. Entriamo nella sala da pranzo. Ci sediamo a un tavolo e ordiniamo tutti cappuccini e cornetti. Tom è seduto affianco a me. Non mi parla. Non so cosa gli è preso.
    -Ragazzi, questa è l’anti – Tokio più simpatica che conosciamo.-
    -E’ vero.- Fa Gustav.
    -Marika e Rosa invece sono le Tokio – fan più simpatiche che conosciamo.- Fa nuovamente Bill. Poi le manda un bacio ad ognuna. Arrossiscono tutt’e due insieme. Facciamo colazione e dopo usciamo. Tutti mascherati loro per non essere riconosciuti. Anch’io ho occhiali da sole e berretto, ma solo perché sto comoda così. Tom continua a non guardarmi. Se ne sta con Marika e Rosa e questo mi infastidisce molto. Bill e Georg hanno tutt’e due il loro braccio intorno al mio collo. Sono davvero simpatici, anche se la loro musica continua a non piacermi.

    Tutta la giornata la passiamo a camminare per tutte le vie di Bologna. Ci facciamo varie foto. Io gli ho chiesto se potevo metterle sul mio blog. Che strano papà in questi giorni non mi ha mia chiamata, dovrà essere con la sua nuova ragazza. Ma chissenefrega, detto sinceramente! Gustav prende il suo cellulare e ci fa dei video. Poi me li manda. Mi raccomanda di metterli su YouTube. Io gli rispondo di non preoccuparsi che appena arriverò a casa domani, sarà la prima cosa che farò.
    Le ore passano velocemente. Infatti si fa anche l’ora che noi dobbiamo andare a prendere il treno per tornare a casa. Questa volta prendiamo quello diretto. Ci accompagnano alla stazione tutti insieme. Prima di entrare nel treno ci chiedono il numero di cellulare. A me lo chiedono Sia Bill, sia Gustav e sia Georg, Tom no, non lo vuole. Vuole solo quello delle mie amiche, e, a questo punto neanch’io lo voglio. Mi sento un po’ triste per questo, ma in fondo io non gli ho fatto niente. È stato lui che tutto d’un tratto ha iniziato a non parlarmi più, Io, Marika e Rosa li salutiamo ed entriamo nel treno. Aspettano finché il treno non parte e ci lasciamo con la promessa che ci chiameremo presto.



    Capitolo 6
    Durante tutto il viaggio di ritorno, le mie migliori amiche commentano questi giorni passati a Bologna, iniziando dal giorno in cui siamo arrivate e finendo ad oggi pomeriggio. Rosa dice che Bill da vicino è ancora più figo, su questo le do ragione, anche se gli altri non sono da buttare. Marika ha chiesto a Georg chi è il suo parrucchiere. Lui prima s’è fatto una risata che non finiva più, poi l’ha fatto venire in albergo e le ha fatto fare i capelli più lisci di un pavimento in marmo. Marika ne è rimasta felicissima, tanto che gli ha chiesto se qualche volta poteva farlo venire a casa in modo da poter avere capelli perfetti sempre. Georg è scoppiato nuovamente a ridere e con lui hanno riso tutti, compresa me. Anche Rosa s’è fatta lisciare i capelli dal parrucchiere di Georg. Quando ha finito di lisciare i capelli a Rosa, mi hanno chiesto se anche io avevo bisogno di lisciarli, io ho risposto che non ne ho bisogno dato che i miei capelli sono già lisci naturali. Marika ha risposto:
    -Georg, lei ha avuto il culo che quando si lava i capelli, le escono già belli lisci. E con la pioggia non si arricciano mai. ‘Sta mazzosa!- E subito e ristoppiata la risata generale. In quel momento ho guardato Tom, anche lui mi guardava. Ho provato a sorridere, ma mi sono intimidita troppo. Rosa continua a dire che non dimenticherà mai questi due giorni. A proposito di Tom. Non ho ancora capito quello che è successo. Non ho capito ancora perché tutto d’un tratto non ha più voluto parlarmi. Perché se n’è stato in disparte da me? Perché non mi ha più sorriso, con quel suo modo dolce? Perché non mi ha proprio guardata tranne quando è successo l’episodio del parrucchiere? Perché non ha voluto il mio numero di cellulare? Perché? Perché? Perché? Vorrei riuscire a capirlo, ma non ci riesco. Eppure io non gli ho fatto nulla. Eppure sembrava che… Oddio, Mia, ma cosa dici?! E’ Tom dei Tokio Hotel! Vuoi mettertelo in testa questo o no?! A te non piacciono affatto i Tokio Hotel. Non ti piacciono. Anche se devo ammetterlo che quella canzone mi ha colpito molto. Cazzo, no! Ho scordato di chiedere a Bill come cavolo si chiamava. Non avrò mai più l’opportunità di chiederglielo. Sento il mio cellulare che vibra. Sarà di certo Raoul, dopo stanotte ancora non abbiamo più parlato. Poi preferisco parlare con lui da vicino. Prendo il mio cellulare e con grande sorpresa scopro che non è lui, ma è Bill che mi ha squillato. Ha squillato anche Marika e Rosa. Queste ultime si accorgono della mia faccia.
    -Ehi, Mia, ma cos’hai?- Mi chiede la prima.
    -Niente, stavo pensando.-
    -A cosa?-
    -A Raoul. Stanotte al telefono mi ha detto che vuole parlarmi.-
    -Ah. Vabbeh, forse vorrà dirti quello che te tanto attendevi.- Fa Rosa.
    -Non lo so. È che il non averlo visto in questi due giorni mi ha fatto pensare a quello che provo per lui. E non sono più sicura di esserne innamorata.-
    -E infatti ti sei consolata con Tom. Abbiamo visto come ti guardava stanotte in camerino. Menomale che non ti piaceva nessuno dei Tokio.-
    -E infatti è così!-
    -Rosa, ma che dici?!-
    -Infatti, se era interessato a lei, l’avrebbe subito portata a letto. Ma ho notato che dopo che, stamattina, mentre te uscivi dal bagno, t’ha guardato. E prima sorrideva, poi ha cambiato espressione. E poi per tutta la giornata non vi siete parlati. Volevo chiederti come mai.-
    -Non lo so neanche io.-
    -Ah, capisco! Comunque, cosa ti ha fatto mettere in dubbio quello che provi per Raoul?-
    -Non so neanche questo. L’ho capito all’improvviso.-
    -Non c’è stato niente che t’ha messo in dubbio?- Chiede Marika seria.
    -Non so.-
    -Ragà, non pensate che sia stato bello conoscerli?- Fa Rosa.
    -Devo ammetterlo e questo mi dispiace, ma io direi di sì.- Faccio io.
    -Mia, te ti sei fusa.- Fa Marika.
    Scoppiamo a ridere tutt’e tre.
    -Ragà, Tom mi ha inviato un messaggio.- Fa Marika.
    Il mio cuore inizia a battere forte. Ma cosa gli prende? Spero tanto che chieda il mio numero. Dio, ti prego, fa che lo chiede. Te ne prego! Marika inizia a leggerlo.
    -“Ciao carissima. Allora siete arrivate a destinazione o ce ne vuole ancora molto? Salutami Rosa.”-
    -Perché ha chiesto di salutargli solo me? Mia, ma cosa gli hai fatto?-
    -Non ne ho idea. Forse perché sono un’anti – Tokio? È solo questa l’unica spiegazione.-
    -No, non penso, perché comunque gli altri ti hanno accettato.-
    -Gli altri! Si vede che a lui sto sulle palle, ok?-
    Marika e Rosa non sanno cosa dire. E neanche io. Ci sono rimasta malissimo. Perché sta facendo così? Non riesco a capirlo.
    Per scacciare questo pensiero brutto pensiero penso a Bill e agli altri due, Georg e Gustav. Loro mi hanno accolta benissimo. Mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Non gli è pesato il fatto che non ero una loro fan. Ok, ora basta pensare ai Tokio. Basta! Cavolo il mio anello preferito non l’ho più messo stamattina. Ieri lo misi nel giubbetto. Lo prendo dal sedile affianco al mio. Frugo prima nella tasca destra. Trovo un foglietto piegato più volte su se stesso. Lo apro e lo leggo: “Ciao, è stato un piacere conoscerti… alla prossima!”. È firmato “Tom Kaulitz”. Rimango scioccata. Lo rileggo altre tre volte. Poi alzo lo sguardo e guardo fuori al finestrino. Faccio un piccolo sorriso. Ritorno sul mio anello. Rimetto la mano nella tasca destra del mio giubbetto e ci frugo dentro. Niente, non è qui. Poi frugo nell’altra. Neanche qui. Oh cazzo! Dov’è? Dov’è? Dov’è? Torno a frugare nella tasca destra, poi di nuovo quella a sinistra. Niente! Frugo nelle tasche del jeans. Niente neanche lì. Mi sto agitando. Oddio, quell’anello no. L’ho cercato tanto. Oddio, no! Marika e Rosa notano il mio agitamento.
    -Che hai?- Mi chiede Marika.
    -Non trovo il mio anello. Quello fatto a tre tutti incastonati che uso per il pollice.-
    -Non ricordi dove l’hai messo?-
    -Ieri lo misi nella tasca del giubbetto, ora non c’è più.-
    -Forse sarà caduto.-
    -Uffi! Non sai quanti negozi ho girato prima di riuscire a trovarlo.-
    Finalmente alle 19.30 arriviamo alla stazione di Frattamaggiore. Scendiamo dal treno con trascinando i nostri piccoli trolley. Passiamo per il sotto passaggio, dirigendoci all’uscita.
    I genitori di Marika ci vedono. Marika gli corre incontro. Si salutano. Poi salutano noi. Mettiamo i trolley nel cofano ed entriamo in macchina. La madre di Marika ci fa molte domande a raffica. Marika risponde entusiasta, senza tralasciare nessun particolare. Soprattutto le dice che ci hanno chiesto il numero di cellulare. Accompagnano me per prima. Io li saluto, li ringrazio per il passaggio ed infine scendo. Prendo le chiavi di casa e apro il cancello. Salgo le scale e apro la porta dell’ingresso. Stranamente non c’è nessuno. Né papà e né mia sorella. Vado in tutte le stanze per controllare se realmente non c’è nessuno. Dopo essere andata in tutte le stanze e aver constatato che realmente non c’è nessun, vado in camera mia. È tutto come avevo lasciato prima di partire. Il computer è spento. Il mio cellulare vibra. È un messaggio di Georg: “Ehi, combinaguai, sei arrivata?”. Sorrido, poi gli rispondo e mi preparo per una bella doccia.

    Bologna. Bill, Tom, Gustav e Georg sono nella camera di quest’ultimo a fare il resoconto di come sono andate le date italiane. Tutt’e quattro sembrano molto soddisfatti di com’è andata. E sperano che anche gli altri concerti fuori dall’Italia vadano bene. Poi iniziano a parlare di Mia, Marika e Rosa. Ma si soffermano di più su Mia.
    -Oh, Tokio, Mia m’ha risposto.- Fa Georg.
    -Vai, vai, leggi ad alta voce.- Fa Bill.
    -Sì, allora: “Ma perché mi hai chiamata “Combinaguai”? …Comunque sì, sono appena arrivata a casa mia! Voi come state?”-
    -Una meraviglia!- Fa Gustav.
    Inizia una risata generale.
    -Tom, perché non le rispondi tu col tuo cellulare?- Fa Georg.
    -Non ci tengo proprio!- Gli risponde.
    -Ma come? Ieri quando l’hai portata da noi le tenevi la mano, per non parlare di come la guardavi, poi stamattina non le hai rivolto la parola. Cos’è? Non è voluta venire a letto con te?- Fa sempre Georg ridendo e con lui ricominciano anche Bill e Gustav. Tom fa la faccia infastidita. Si alza e si dirige verso la porta. La apre, esce e la richiude sbattendola. Bill, Gustav e Georg si guardano in faccia con l’espressione di chi non sa cosa dire. In camera sua, Tom si butta sul letto a braccia aperte, chiude gli occhi. Poi li riapre, guardando il soffitto. Mette una mano in una tasca della sua felpa di tre taglie più grandi della sua. Prende l’anello che ha rubato a Mia e lo fissa. Poi richiude gli occhi e chiude la mano a pugno. Se l’è preso quando le ha messo il bigliettino nella tasca del giubbetto. Bill entra in camera e trova il suo gemello disteso.
    -Mi dici che ti è preso all’improvviso?- Gli fa.
    Tom si mette seduto e, senza farsi notare, rimette l’anello in tasca.
    -Niente!- Gli risponde.
    -Come “Niente”?! Allora per quale diavolo di motivo oggi eri così nervoso? Se così si può dire.-
    -Non ho niente, Bill, voglio solo rimanere un attimo da solo, se non ti dispiace.-
    Bill guarda un secondo il pavimento, poi torna a guardare Tom.
    -Ok, non insisto, sai che non mi piace forzarti per farti fare le cose. Se vuoi parlare io ti ascolterò, ok? Sai che ci sono sempre per te.-
    -Grazie, fratellino, grazie.-
    Bill gli si avvicina e l’abbraccia. Tom lo stringe di più. Rimangono stretti così per un po’, poi si staccano e si ricompongono. Bill esce dalla stanza e torna da Gustav e Georg, mentre Tom rimane lì. Si distende di nuovo a braccia aperte. Rimette la mano in tasca e riprende l’anello. Torna a stringerlo nel suo pugno.


    Capitolo 7
    Sono appena uscita dalla doccia e sto in accappatoio. Dalla cucina sento delle risate. Saranno sicuramente mia sorella Anto e mio padre. Vado in camera mia. Dall’armadio prendo un jeans ed una t-shirt a lunghe maniche e inizio a vestirmi velocemente. Metto il mio guanto a rete nero (non manca mai!), i miei bracciali e i miei anelli. Poi accendo il computer e mi connetto ad Msn. Non c’è quasi nessuno. C’è Raoul. Mi trilla. Inizio ad asciugarmi i capelli tra una risposta e l’altra. Mi chiede se stasera esco. Gli rispondo di sì. Allora lui mi ribadisce di volermi parlare. E che è una cosa molto importante. Mio padre e mia sorella, molto probabilmente ancora non si sono accorti che io sono tornata, anche se il rumore del phon dovrebbe averli insospettiti.
    Finisco di asciugare i capelli, mi disconnetto e esco dalla mia camera. Vado in cucina. Trovo mia sorella e mio padre seduti sul divano che stanno ridendo mentre guardano un film di Vincenzo Salemme.
    -Salve!- Faccio io.
    -Mia! Sei tornata, che bello!-
    Mi corre incontro mia sorella. Mi abbraccia forte. è più grande di me di un anno. Ma è come se fosse mia coetanea. Anche lei una fan dei Tokio Hotel. Purtroppo sono circondata da fan, è una persecuzione. Al concerto non è venuta perché no è riuscita a trovare il biglietto. Le avrei donato il mio, ma Marika e Rosa mi hanno detto che se lo facevano mi avrebbero uccisa. Io le ho chiesto cosa cambiava se ci andavo io o mia sorella. Loro mi hanno risposto che volevano la loro migliore amica e non sua sorella, con tutto il rispetto. E per questo mia sorella me la farà pagare cara.
    -Sì, sono tornata da un bel po’, ma voi non c’eravate.-
    -Ciao, Mia.- Mi saluta mio padre. Il suo tono è duro. Com’è sempre lui con me.
    -Ciao, papà! Come ti butta?- Gli dico con un tono più naturale possibile, con cui riesco a nascondere il mio imbarazzo.
    Ricordo ancora l’ultimo litigio che abbiamo avuto. È stato poco prima che io partissi, è stato perché era troppo lontano Bologna. Io gli ho detto che ho quasi diciotto anni e che potevo iniziare a fare quello che mi pare. Lui si è incazzato tantissimo e se n’è andato sbattendo la porta. è da molto tempo che non facciamo altro che litigare. In continuazione., per un motivo o per un altro. Anche in questo momento l’aria è molto tesa fra noi.
    -Va tutto bene. Ti sei divertita?-
    -Direi di sì, anche se non ero entusiasta nel vedere quel gruppo.- Cerco di sorridere. Mi esce una smorfia strana.
    -Mia, mi hai portato gli autografi di tutti i componenti dei Tokio Hotel?- Mi chiede mia sorella.
    -Sì, ora vado a prenderteli.-
    Ritorno in camera mia. Prendo la valigetta che è poggiata vicino al letto. La metto sul letto poggio sul letto e la apro. Frugo dentro cercando il jeans in cui li ho messi. All’improvviso tocco qualcosa di duro. Sembra alta. La tiro fuori dalla valigia. La guardo esterrefatta. È un pacchetto regalo. Cerco di capire cos’è con le mani. Non riesco a capirlo. Sopra c’è anche una bustina con su scritto “Für Mia”. La grafia non è né di Marika e né di Rosa. Allora di chi può essere? Scarto prima il pacchetto. Sono agitata e non riesco a capire il perché. Getto a terra la carta da regalo. No! Non ci credo! È il dvd dei Tokio Hotel “Zimmer 483 – Live in Europe“, e i loro cd “Schrei“, “Schrei (So laut du kannst!)”, ”Zimmer 483” e ”Scream”. Prendo subito il la bustina e la apro. Caccio un foglietto. È tutto scritto in tedesco. Leggo quello che sta scritto. Prima però prendo il vocabolario grande di tedesco per aiutarmi a tradurre il testo. Metto la valigia a terra e mi metto seduta sul letto.
    “Ehi, anti Tokio Hotel combinaguai (da precisare che “combinaguai” ha voluto ci ha costretto Georg di scriverlo!), siamo i tuoi odiati Tokio Hotel. Ti abbiamo fatto questo regalo, non perché vogliamo che tu diventi obbligatoriamente una nostra fan, ma solo per farti un piccolo dispetto. No, dai, stiamo scherzando! Non sappiamo neanche noi perché te l’abbiamo fatto, speriamo solo che ti piaccia. Ora però ti lasciamo. Stacci bene! ciao. Grandi baci!
    P.S.: La lettera è stata scritta da Tom, quindi se ci sono degli errori grammaticali è colpa sua.
    Firmato i tuoi carissimi amici Tokio Hotel!”
    Li metto nel mio diario che ho portato con me. caccio dalla tasca anche il bigliettino di Tom. Lo rileggo ancora molte volte. Poi ripenso alla piccola lettera che mi hanno scritto che stava sul pacchetto. All’improvviso scoppio a ridere da sola. Oddio, che pazzi che sono! Continuo a ridere come una scema. Questa che mi hanno regalato dev’essere la loro discografia completa. Sono matti, ma gentili. Tutti tranne Tom. Dopo un po’ torno alla realtà. Rimetto la valigia sul letto e torno a frugarci dentro. Finalmente trovo i jeans che indossavo ieri sera. Metto le mani nelle tasche. Trovo dei foglietti. Sono quelli degli autografi. Me li hanno fatti stanotte in camerino. Prima di andarcene dal Palamalaguti. È ripiegato più volte su se stesso. Gli ho chiesto di fare delle dediche in inglese perché mia sorella non sa il tedesco. Mentre torno in cucina guardo le dediche. Mio padre e mia sorella sono seduti a tavola e stanno già cenando. Mi siedo accanto a papà e di fronte a mia sorella. Era il posto dove sedeva mia madre. Inizio a mangiare anch’io. Poi do a mia sorella i foglietti con le dediche dei Tokio Hotel. lei me li scippa quasi da mano. Li apre felice. Se li guarda più di una decina di volte. Ride e piange contemporaneamente.
    Dopo aver cenato torno un altro po’ in camera mia, mentre mia sorella già esce. Per me è ancora presto mancano ancora dieci minuti. Esco sempre alle 21.00. Mi ricollego ad Msn. Poi entro nel mio Blog. Controllo se ci sono dei nuovi commenti. Sì, ci sono ma ne sono pochi. Li leggo per far passare il tempo più velocemente. Ad alcuni rispondo, ad altro preferisco non farlo.
    Finalmente si fanno le 21.00. prendo il mio giubbetto dal letto, lo indosso, esco da camera mia e mi dirigo verso la porta dell’ingresso.
    -Io esco!- Faccio a mio padre che seduto sul divano in cucina a vedere uno stupido programma su RaiTre.
    -Dove vai? Quando torni?- Mi fa senza girarsi e guardarmi.
    -Vado in piazza, fuori la caserma dei Carabinieri e tornerò verso le 20.30 massimo 23.00.-
    -Torni da sola?-
    Cerco di risparmiarmi la battuta che mi è appena venuta in mente, almeno per ora, altrimenti potrebbe non farmi uscire.
    -No, mi accompagna Raoul, come sempre, ok?-
    -Ok!-
    -Ciao, papà!-
    -Ciao, Mia!-
    Esco di corsa prima che possa davvero cambiare idea. Scendo velocemente le scale, esco dal cancello e finalmente sono libera. Da casa mia alla piazza ci vogliono cinque minuti. Tengo le mani in tasca. Non perché fa freddo, ma… non so neanche io il perché. Tom, ancora lui. Perché lo penso sempre? È’ da quando mi ha sfiorata stamattina che lo penso e non riesco a capire il perché è tutto così stranamente strano. Sì, stranamente strano. E ora da dove cavolo mi è uscito “stranamente strano”? e poi perché dopo che è stato così dolce con me stanotte e stamattina. Poi il suo avermi sfiorata così dolcemente mi ha fatto rabbrividire. Ma cosa cavolo mi sta succedendo? E Raoul? Perché non è al centro dei mie pensieri? Perché ora al posto suo c’è Tom? Vabbeh, forse ora quando lo rivedrò mi farà lo stesso effetto che mi faceva prima di partire. Finalmente arrivo in piazza. Tutti i miei amici sono seduti sul muretto della caserma. Mi dirigo verso loro per salutarli. Uno per uno. Marika e Rosa non ci sono. Saranno sicuramente sul loro letto a dormire. Per fortuna non ne sono molti.
    -Raoul?- Chiedo ad uno di loro.
    -E’ lì!- Mi indica la fontana. Eccolo lì. È seduto sul muretto della fontana.
    Vibra il mio cellulare. Sarà sicuramente o Rosa o Marika che vorranno chiedermi se sono uscita. Chi mi chiama insiste. Prendo il mio cellulare. Non è né Rosa e né Marika: è Bill e mi sta chiamando. Mi allontano un po’ dai miei amici e rispondo.
    -Bill!-
    -Ehi, finalmente! Ce ne hai messo per rispondere.-
    -Scusa è che stavo salutando i miei amici… Allora come va?-
    -Bene, bene! A te come va?-
    -Direi bene! sono appena uscita.-
    -Come mai? Se posso chiedertelo.-
    -Certo che puoi, comunque perché c’è il mio migliore amico che vuole parlarmi di una cosa molto importante. Tra l’altro io sono innamorata di lui.-
    -Ah! Spero per te che voglia parlarti perché è innamorato di te.-
    -Grazie, sei molto carino. Mia sorella è rimasta contentissima delle vostre dediche.-
    -Ah sì?-
    -Sì… Comunque… Sei da solo?-
    -No, ci sono anche Georg e Gustav con me. tom è di là.- Appena sento il nome “Tom” mi sento bollente. E non so perché.
    -Ah… Domani andrete via dall’Italia, giusto?-
    -Sì. Perché tu e Tom non vi siete proprio guardati oggi?-
    Ecco, l’ha notato anche lui. Era quello che temevo. E ora cosa gli rispondo? Mica posso dirgli che Tom all’improvviso non ha più voluto parlarmi? Anche se è la verità. Forse è meglio che io gli dica la verità, non serve a nulla mentire, su qualcosa che non è mai successo.
    -Mia, ci sei?-
    -Sì ci sono, scusami! …Se devo essere sincera non so neanche io perché tuo fratello non vuole più parlarmi. Stamattina è venuto in bagno mentre io mi truccavo. Abbiamo parlato un po’ e devo ammettere che è stato molto dolce, poi appena io sono uscita dal bagno ha cambiato espressione e, come hai detto te, non mi ha più nemmeno guardata. Non so cosa ho fatto di sbagliato e se davvero l’ho fatto.-
    -Capisco! Ma per caso -mi vergogno un po’ a chiedertelo- ti ha chiesto di fare sesso con lui?-
    -No.-
    -Mmm… Davvero molto strano! Cercherò di capirlo io e magari farti sapere qualcosa.-
    -Grazie, Bill… Grazie anche per il regalo.-
    -Quale regalo?-
    -Come quale regalo?! Bill, i vostri cd e il dvd. È stato un pensiero davvero molto carino da parte vostra.-
    -Spero che li ascolterai.-
    -Certo che lo farò. Ma non vorrà dire che diventerò una vostra fan, sia ben chiaro, li ascolterò solo per curiosità.-
    -E se ti piaceranno le canzoni?-
    -Se mi piaceranno le canzoni, allora inizierò a pensare all’eventualità di cambiare idea sulla vostra musica. Mentre parlo con Bill, all’improvviso mi trovo davanti a me Raoul che mi fa un sorriso a trecentosessanta gradi. ricambio il sorriso e stranamente non mi batte più il cuore all’impazzata come mi faceva prima di partire. Eppure io ero convinta che se l’avessi rivisto, forse mi avrebbe rifatto l’effetto di una volta. Mi limito a salutarlo con un semplice “Ciao” labiale. Preferisco parlare con Bill al telefono ora. Quest’ultimo decide di mettere il vivavoce e, allora entrano nella conversazione anche Georg e Gustav. E passo la serata a parlare, ma non con Raoul da vicino, ma al telefono con Bill, Gustav e Georg.



    Capitolo 8
    Passano i giorni, passano le ore, passa il tempo. A volte passa veloce, a volte lento. Oggi, per esempio, è tutto più lento. Guarda un po’, proprio oggi che vorrei passasse in fretta. Non puoi gestire tu il tempo a tuo piacimento. È lui che gestisce te, te non puoi far altro che fare quello che dice lui. No fai altro che aspettare che la lancetta grande da un minuto si sposti all’altro e quella piccola da un’ora si sposti all’altra. Soprattutto quando hai qualcosa di importante da fare, soprattutto lì il tempo non passa mai. Oggi, più degli altri giorni, vorrei che il tempo passasse in fretta. Lo vorrei proprio oggi che è il giorno del mio compleanno. Oggi compio diciotto anni. Voglio che sia un giorno come un altro. Gli altri non fanno altro che aspettare i loro diciotto anni per fare una mega-festa. Io no. Non amo fare queste cose, ma a casa mia è un po’ difficile che i compleanni siano un giorno come un altro, ma qui a scuola è tutto più semplice, perché non sanno la tua data di nascita, al massimo una persona più ricordarla, al massimo due, ma mai tutte. Per mia fortuna nessuno se l’è ricordato in classe. Marika e Rosa stamattina sono venute in classe e mi hanno detto che hanno preparato delle sorprese per me. Io le ho risposto di non architettare nulla: né feste e né regali. Non se ne sono fregate e, prima che io potessi dirle qualche altra cosa, sono tornate in classe loro. Quelle due hanno un tempismo perfetto. Ieri sera ho parlato a lungo al telefono con Gustav e Georg: sono così simpatici. Mi hanno chiesto quante volte ho ascoltato i loro cd. Volevo fingere di averli ascoltati sì e no una volta, ma non l’ho fatto. Ho preferito non mentire e dirgli tutta la verità, cioè che li ascolto sempre. Mi sa che sto diventando anch’io una Tokio – Fan. L’unica in tutta la mia classe. Ho iniziato a cercare su internet delle loro foto e salvarle. Soprattutto quelle di Tom. Tom. Chissà come sta. Se ogni tanto mi pensa. Se chiede di me a Bill, Gustav e Georg. Se gli viene la voglia di prendere il cellulare di Bill o Gustav o di Georg e prendersi il mio numero e salvarlo sul suo cellulare. Sto diventando patetica, ma non posso farci niente. Da quando l’ho conosciuto, non faccio altro che pensare a lui, anche quando non voglio.
    Subito dopo aver parlato al cellulare ho parlato con mio padre. Ci siamo chiariti. Abbiamo chiarito le nostre incomprensioni, il perché reagisco in un modo, invece che in un altro. Poi ho iniziato a confidarmi con lui. Gli ho raccontato di Raoul, poi di Tom, di Bill, di Gustav e di Georg. Gli ho parlato soprattutto di Tom. È stato tutto molto naturale. E lui non faceva altro che dirmi che sono cresciuta troppo in fretta. Per me, l’aver chiarito con mio padre è stato il regalo più bello che potessi mai ricevere per il mio compleanno.
    Le ora scolastiche sono sempre lentissime. La campanella che ci avvisa che siamo liberi di tornare a casa non vuole proprio suonare. Oggi c’ho solo voglia di dormire fino a domani mattina. Ultimamente con Raoul sto parlando poco e niente. Lo vedo pochissimo e, se devo essere sincera, non me ne frega più di tanto se non lo vedo, anzi per me è meglio se non lo vedo. Non gli ho parlato di quello che successe in albergo con Tom la mattina dopo il concerto.
    Guardo l’orologio. Finalmente sono le 12.30. Tra cinque minuti dovrebbe suonare la campanella. Nel frattempo inizio a prepararmi lo zaino.
    -Signorina Mozzillo, le interessa molto la lezione, sicuramente non vede l’ora di correre a casa a studiarla, vero?- Mi fa il professore di Filosofia.
    -Detto molto sinceramente, di questo filosofo di cui, tra l’altro, non ricordo neanche il nome, e di tutta la filosofia in generale, non mi frega proprio niente!- Faccio io sfacciata.
    -Mmm… Quindi potrei dire che della in generale scuola le frega poco e niente.-
    -Direi di sì, sì!-
    -E come mai quando vedo le sue pagelle noto voti così alti? Eppure ha appena detto che non le frega della scuola.-
    -Lo faccio solo per non deludere mio padre.-
    -Ah sì? Che bello! Lo fa per non deludere suo padre. Allora perché…- La campanella mi salva. Il prof ci dà l’assegno. Esco velocemente dalla mia classe e mi dirigo verso quella di Rosa e Marika. Aspetto per qualche minuto. Tutti gli studenti corrono per i corridoi, si chiamano. C’è chi è felice per un’interrogazione o un compito andato bene e chi piange per un’interrogazione o un compito andato male. Mi giro un po’ dietro. Il prof. di Filosofia che si dirige verso me verso l’uscita di emergenza che si trova di fronte a me. Il mio cellulare vibra. Lo prendo. È un messaggio. Lo apro. È il messaggio della Tim. Qualcuno si ferma di fronte a me. Alzo lentamente la testa. È il prof. di Filosofia. Gli sorrido timidamente. Lui invece è serio. Poi mi fa un sorriso beffardo.
    -I cellulari, a scuola, devono stare spenti.- Mi fa con aria di sfida.
    -Preferisco tenerlo sul silenzioso. Non mi piace tenerlo spento.- Anch’io lo sto sfidando.
    -Vede, signorina, anche se non le importa della scuola non vuol dire che lei debba ignorare le sue regole.-
    -Ma io non le ignoro, solo che mi dà fastidio il cellulare spento.-
    Non gliela do vinta. Si arrende e decide di andarsene. La porta della classe delle mie amiche è aperta. Mi affaccio. No, non c’è più nessuno. Cavolo! Oggi Marika e Rosa all’ultima ora avevano Educazione Fisica. Ok. Scendo di corsa le scale, anche se c’è molta gente ed è molto difficile passare. Mi guardo intorno. Non le vedo. Ok, ora vado a vedere in palestra. Entro. Non c’è più nessuno manco qui. Ma dove cazzo sono andate? Perché non mi hanno aspettato? Ok, tanto vale che me ne vado. Percorro il cortile della scuola. Oh, cazzo devo muovermi altrimenti perdo il pullman. Cammino un po’ più velocemente. Non c’è quasi più nessuno per strada. Mi incammino nella strada dove ci aspetta il pullman. Questa me la pagano. E si aggiunge alla lista di tutti favori che ho da chiedere a tutt’e due.
    Qualcuno mi blocca il braccio e, prima che io possa girarmi mi mette le mani sugli occhi. Metto subito le mani sopra a quelle della persona che mi sta tappando gli occhi. Le tocco. Cerco di trovarle qualcosa che possa essermi familiare. Queste mani le ho già toccate.
    -Mia!- Mi sussurra.
    È una voce maschile. Molto bella. E molto familiare. E’ una voce che volevo riascoltare da molto tempo. Tolgo le mani con dolcezza. Mi giro. Sì, è lui.
    -Tom! Tom Kaulitz!-
    È Tom. Non ci credo, non ci credo! È un sogno. Ha gli occhiali da sole neri, il suo immancabile cappello con la visiera. Mi sorride. Lo abbraccio forte. Mi è mancato molto. Non ci stacchiamo. Ok! Ora basta!
    -Come stai?- Mi chiede.
    -Bene, bene, e te?-
    -Non mi lamento.-
    Mi abbraccia di nuovo. Lo stringo più forte. come se avessi paura che potesse scappare da me da un giorno all’altro.
    -Mia, devi seguirmi.- Mi fa mentre stiamo ancora abbracciati. Poi ci stacchiamo.
    -Dove?-
    -E’ una sorpresa!-
    -Una sorpresa?-
    -Sì, sì! Tra un po’ lo capirai!-
    Mi prende la mano e mi porta con sé. Abbiamo cambiato la direzione. Ci dirigiamo verso piazza San Pasquale. Vedo un pullman fermo sotto i porticati. Oddio mi sembra davvero di sognare, ma, invece, è la realtà. Gli chiedo dove sono gli altri componenti del gruppo, lui mi risponde di non preoccuparmi. Non devo preoccuparmi?! E che risposta è “non preoccuparti”?! Boh, io non ci sto capendo più niente. Qui c’è qualcosa di strano. E poi, come fa a sapere di dove sono? Come fa a sapere io dove vado a scuola? Come ha fatto ad arrivare fin qui? Oddio, questo è davvero un sogno! No, io non sto sognando! Il pullman è ancora lì fermo. Tom inizia a correre e mi trascina. Gli stringo la mano per non perderlo. Arriviamo al pullman. Lui sbatte la mano. Dopo un po’ la portiera si apre. Fa salire prima me, poi sale lui. Mi guardo intorno. Più che un pullman mi sembra una casa. La portiera si chiude. Lascia un secondo la mia mano, passa avanti e la riprende. mi fa fare il “giro turistico” per tutto il pullman. Nel frattempo il pullman ha iniziato a camminare. Questo dev’essere sicuramente il pullman che usano per gli spostamenti durante i loro tour. Dopo avermi fatto “visitare” tutto il pullman, mi porta in quella che lui e gli altri componenti del gruppo chiamano “sala relax”. Lì trovo Marika, Rosa, Bill, Gustav e Georg seduti su un divanetto. Ci vedono arrivare. Gli ultimi tre vengono ad abbracciarmi. Mi stringono così forte da farmi mancare l’aria. Tom mi lascia la mano. Mi danno baci sulle guance. Mi dicono che sono felici di rivedermi e che non sono cambiata affatto. Anch’io sono felice di rivederli e anche loro non sono cambiati affatto. Finalmente mi lasciano respirare. Uff… inizia la raffica di domande: come stai?, cosa hai fatto?, sei felice di rivederci?. Tom se ne esce con:”Sei fidanzata?”. Rimango impietrita da quella domanda. È strano da parte sua. Soprattutto dopo che il giorno in cui dovevo ripartire non mi ha degnata di una parola. E neanche di uno sguardo. Se me ne fossi ricordata quando l’ho visto prima, non l’avrei abbracciato così forte e con tanto entusiasmo.
    -Mia, togli zaino e giubbetto e siediti vicino a me.- Mi dice Bill.
    Obbedisco. Poso lo zaino a terra e mi libero del mio giubbetto. Poi mi faccio fare posto fra lui e Georg. Tom si siede affianco a Rosa. Iniziamo a parlare del più e del meno. Non so dove stiamo andando e, se devo essere sincera, non me ne frega proprio. Comunque è meglio avvisare mio padre. Prendo il cellulare. Prima che io componga il numero Marika mi dice:
    -Se vuoi avvisare tuo padre, lascia stare, sa già tutto. Lo abbiamo avvisato ieri pomeriggio.-
    -Avete programmato tutto ieri pomeriggio?-
    -Nooo, da una settimana.-
    -Oddio!-
    Sto per posare il cellulare quando mi compare la chiamata di Raoul. Bill mi strappa il cellulare di mano. Lo spegne e se lo mette in tasca.
    -Oggi non sei rintracciabile. Oggi tutt’e tre siete solo per noi. E tu, Mia, se era Raoul, ti consiglio, non cagarlo più: è solo un cretino. Non permettergli di trattarti come gli pare.- Mi fa Bill con il suo modo di fare sempre fraterno. Gli ho raccontato tutto di Raoul. Sia a lui e si a Georg e Gustav.
    -Sappiamo che oggi è il tuo diciottesimo compleanno.- Mi fa Georg. Annuisco timidamente.
    -Ed è soprattutto per questo che siamo qui, per fartelo festeggiare nel miglior modo possibile.- Mi fa Gustav. Sorrido timida.
    -Allora, visto che oggi è la tua giornata, ogni tuo desiderio per noi è un ordine.- Questa volta è Tom che parla. Lo guardo, anche lui mi guarda.
    -Dite sul serio?- Annuiscono tutti. –Marika e Rosa lo fanno già, perché mi hanno trascinato al vostro concerto con la forza.-
    -Ma se non l’avessero fatto tu ora non ci conosceresti e non saresti qui.- Fa ancora Tom. Torniamo a guardarci. Ha degli occhi così profondi e belli. Ok, penso che sia il caso di staccare gli occhi da lui.
    -Su questo ti do ragione, ma comunque resta il fatto che mi hanno costretta e, quindi devono pagarla.-
    Guardo con aria diabolica Marika e Rosa. Loro si fanno minuscole. E, questa volta senza volerlo mi trovo a guardare Tom e anche lui fa la stessa cosa, solo che non so se lo ha fatto apposta o no. Ancora non ho avuto l’occasione di chiedergli perché ce l’aveva con me quel giorno. Perché non mi ha chiesto il numero. Perché non mi mandava i suoi saluti nei messaggi che inviava Marika e Rosa. L’occasione l’ho avuta prima, solo che me ne sono completamente dimenticata. Ok, ora cercherò un modo per rimanere sola con lui. Sì, ma come? Siamo in un pullman e ci sono i miei amici. Ho comunque un pomeriggio intero a disposizione e in un pomeriggio può succedere di tutto. Tom si alza e se ne va. Io faccio la stessa cosa. Ma prima vado vicino al mio zaino, lo apro e prendo il mio diario. Non so in quale parte del pullman sia andato. Vabbeh, lo cercherò. Lo trovo quasi subito. Sta aspettando che la sua PlayStation si accenda. È’ semi sdraiato sul letto. Alza lo sguardo mi vede e sorride.
    -Posso sedermi?- Gli faccio indicando il letto col dito.
    -Prego!- Mi fa posto togliendo i piedi.
    Mi siedo tolgo le molle dalla mia Smemoranda e lo apro. Alla prima pagina, dopo la copertina c’è il suo biglietto, quello che mi lasciò nel giubbetto il giorno dopo il concerto. Lo prendo mi giro verso lui e lo guardo. Anche lui mi guarda. Sto per metterglielo sotto il naso, ma mi blocco subito. Lo tengo stretto in mano. Poi lo metto in tasca.
    -Ci facciamo una partita?- Mi chiede.
    -Sì!- Ci sorridiamo a vicenda.
    Ecco, Mia, ora potevi chiederglielo. Perché non l’hai fatto? Che imbecille che sono. Tom si inginocchia per fare qualcosa. Il suo viso è a due centimetri dal mio. Non so cosa stia pensando di fare. Attacca un altro Joystick alla Play. Mentre sta per tornare al posto improvvisamente si blocca, rimanendo a due centimetri da me. ci guardiamo. E per la prima volta mi sento guardata nel modo che piace a me e in cui nessun ragazzo ancora mi ha guardata. Si avvicina ancora di più e tutto sta diventando così meravigliosamente pericoloso. Stiamo per baciarci.
    -Tom!-
    Ecco, lo sapevo, c’era la fregatura. Ci giriamo entrambi. È Georg.
    -Tempismo perfetto, Georg!- Fa Tom a bassa voce. Io faccio un piccola risata che traduco in tosse.
    -Cosa?- Gli chiede.
    -Niente, piuttosto, che c’è?- Fa ancora Tom.
    -Volevo sapere dov’eri, o meglio, dov’eravate.-
    -Stiamo facendo una partita alla PlayStation, vero, Mia?-
    -Sì, stiamo giocando, giusto!- Faccio io subito.
    -Con il televisore spento?- ci chiede Georg.
    Io e Tom ci guardiamo, non sapendo bene cosa dire. Poi guardiamo il televisore.
    -Giusto, lo accendo subito.-
    Cerco il pulsante di accensione. Ma non c’è il telecomando? Lo trovo e lo premo. Davanti a me compare il menù del gioco. Poi mi rigiro verso Georg e faccio il sorriso più smagliante possibile. Georg decide di andarsene. Scuote la testa. Tom e io torniamo a guardarci negli occhi e scoppiamo a ridere. Dopo un po’ torniamo seri. Tom mi mette la mano dietro la nuca e riavvicina la sua testa alla mia e mi chiede dolcemente:
    -Dove eravamo rimasti?-
    Io indietreggio e gli rispondo:
    -Che dovevamo fare la partita.-
    -Ah, sì… Ehm, giusto…-
    Indietreggia di nuovo. Questa volta si mette seduto. Mia, ma cosa hai fatto? Tom voleva baciarti e te che fai, pensi alla partita? Complimenti, Mia, hai dimostrato che il tuo stato di imbecillaggine è più alto di quanto si pensasse! Apparte che la magia, purtroppo, si è spezzata. Ma, poi, perché penso a questo? Fino a poco tempo fa non mi parlava e ora vuole addirittura baciarmi. Ok, prima scopro perché sì è comportato in quel modo e prima potrò far sì che la situazione del bacio si ripeta. Ora dipende solo da lui. Voglio proprio sapere cosa mi dirà quando glielo chiederò.



    Capitolo 9
    Questo è uno dei momenti che vorrei non passassero mai. Prima volevo che passasse il più presto possibile, mentre ora voglio vivere questo momento per sempre e, invece, sta passando in fretta e furia. Tom e io ci stiamo divertendo come matti alla Play. Io sono una schiappa, ma Tom non è che è più bravo di me, anzi direi che peggio. Le sue gambe sono piegate e aperte, in mezzo sto sdraiata io e la testa è poggiata sul suo petto. È così forte. Insieme stiamo bene e ci divertiamo, mi diverto di più di quando sto insieme a Raoul. È anche molto dolce e mi fa sentire protetta. So che lo conosco da pochissimo, ma è tutto talmente naturale, nel senso che non conoscendolo bene ho già capito molte cose di lui. Voglio rimanere così per sempre.
    -TOOOOM, MIAAAAA!-
    E’ la voce di Bill. Non faccio in tempo a rialzarmi, che lui è già davanti a noi.
    -Bill, che c’è?- Gli chiedo con voce un po’ imbarazzata per la nostra posizione. Mi alzo subito, anche se Tom cerca di trattenermi per rimanere in quella posizione.
    -Mia, devi venire di là con me.-
    -Di là dove?-
    -In sala relax.-
    -Perché?-
    -Ora lo vedrai.-
    Bill mi alza, mi prende la mano e mi trascina con sé. Arriviamo in sala relax.

    Tom prima di andare anche lui in sala relax sbuffa e chiude gli occhi per un po’ di tempo. Prende un cuscino da sotto la sua testa e lo lancia contro la parete del letto di fronte.
    -Bravo, Bill, proprio ora dovevi farla venire con te? Avete tutti un tempismo perfetto.-
    Decide di alzarsi e andare anche lui in sala relax, ma prima spegne sia la PlayStation, poi la televisione.

    Dopo un po’ arriva anche Tom. Bill parla con Marika e Rosa. Queste ultime prendono qualcosa dal loro zaino. Gustav e Georg parlano fitto. Ok, ora basta!
    -Mi dite cosa diavolo succede?- Chiedo io con voce un po’ nervosa.
    -Niente, Mia, ora devi andarti a preparare.- Mi fa Gustav.
    -Che vuol dire “devi andarti a preparare”? Non capisco!-
    -Vuol dire che devi farti una bella doccia e devi cambiare vestiti.- Mi spiega Georg.
    -Ma dove li prendo altri vestiti? Io ho solo questi ora. E non credo che i vostri vestiti mi entrino.-
    -Non preoccuparti, Mia, abbiamo preso tutto ieri pomeriggio a casa tua: vestiti, shampoo, doccia schiuma, biancheria intima, eccetera eccetera.- Mi risponde Marika. Sono esterrefatta. Una busta, dove dovrebbero esserci tutte le cose che potrebbero servirmi.
    -Il bagno Tom te l’ha mostrato, vero?- Faccio cenno di sì con la testa. -Bene, allora non uscire finché non sei pronta.
    -Io continuo a non capire. Perché devo prepararmi? Dove dobbiamo andare?- Chiedo io.
    -Ancora?! Tu ora vai a lavarti e, quando sarà il momento, ti spiegheremo tutto.- Mi fa Bill.
    Mi prende la mano e mi trascina con sé. Penso che mi stia portando nel piccolo bagno del pullman. Mi spinge dentro e chiude la porta sbattendola. Guardo la porta e non riesco a capire. Ok, farò come mi dicono. Inizio a spogliarmi. Tolgo bracciali, collane, anelli, e il mio guanto. Entro nella doccia e cerco di rilassarmi. Anche se mi è un po’ difficile, perché ho paura che possa entrare qualcuno da un momento all’altro. Chissà cosa stanno architettando tutti. Vorrei tanto che ci fosse anche mamma ora, per poterle raccontare tutto.

    -Ok, ora possiamo parlare. Ha appena aperto l’acqua.- Fa Bill.
    -Marika, il padre di Mia è già al locale, vero?- Chiede Tom.
    -Sì, sta preparando tutto insieme all’altra figlia.-
    -Anche Andreas è lì ad aiutarli. Quindi, già stiamo a metà lavoro. Tom, Georg, avete accordato i vostri strumenti?- Fa nuovamente Bill.
    -Sì!- Risponde Georg.
    -Io ancora no!- Risponde invece Tom.
    -E cosa aspetti? Che passi il treno?- Fa Gustav.
    -Ok, ora vado.- Fa Tom scocciato. Poi si alza per tornare dov’era prima, quando stava giocando alla Play, lasciando gli altri a parlare della festa a sorpresa. Passa fuori al bagno. Si ferma un attimo. Sente l’acqua della doccia che scorre. Vorrebbe tanto aprire quella maledetta porta e andare da lei. Andare da lei e baciarla. E farlo lì, sotto la doccia. Mentre pensa a tutto questo, sorride. Un sogno che certamente non si realizzerà mai. Arriva al suo letto. Si sdraia un attimo sul letto. E pensa. Pensa a Mia. A Mia sotto la doccia. Mia mentre si insapona. Con gli occhi chiusi e si rilassa. Mia mentre si strofina. Mia mentre lava i capelli. Mia che tocca i suoi capelli. Mia che lo chiama. Mia che lo vuole. Mia che vuole solo lui e non quel Raoul. Il suo migliore amico. mia che lo trascina sotto la doccia. Mia che lo spoglia. Vuole quella Mia. Ok, basta è ora di accordare la chitarra. Si alza dal letto, prende la chitarra dal letto di Georg, le leva la custodia. Inizia ad accordarla. Continua a pensare. Pensa che è la prima volta che si innamora. Non era mai successo prima d’ora. Ancora non l’ha detto a nessuno, neanche al suo amato fratello. Penso che è ora di dirglielo, aspetta solo il momento giusto, appena saranno da soli. Poi dichiarerà il suo amore a Mia. Improvvisamente si ricorda delle canzoni che ha cantato lui: Sex e Ich liebe Dich.

    Sala relax. Tutti si sono già preparati prima di Mia. Solo Marika, Rosa e Bill si stanno truccando.
    -Ragazzi, non avete notato niente tra Mia e Tom?- Fa Georg.
    -No, perché?- Risponde Rosa.
    -Quando prima sono andato a cercarli, stavano per baciarsi.-
    -No, dai. Dici sul serio?- Fa Marika sbalordita. Georg fa sì con la testa. ¬-Questa sì che è una bella cosa.-
    -Georg ha ragione, quando sono andata a chiamare Mia, erano in una posizione davvero…- Fa Bill.
    -Davvero come?- Chiede Rosa.
    -Come dire? Diciamo, come se stessero insieme.-
    -Wooow!- Fa Marika. E insieme a lei anche i Tokio Hotel.
    -Ok, però ora pensiamo alla festa, ok?- Fa Georg.
    -Bill, chiama Andreas.- Fa Gustav.
    Bill prende il cellulare e chiama. Si accordano per l’orario. Gli chiede come vanno i preparativi. Se ci sono il padre e la sorella di Mia. Anto è entusiasta perché vedrà i suoi miti per la prima volta dal vivo.

    Esco dalla doccia. Prendo l’accappatoio che era nella busta della mia roba che hanno rubato da casa mia. Mi asciugo. Cerco di farlo il più veloce possibile. Inizio a vestirmi. Metto prima le mie culottes, poi il reggiseno. Inizio a mettere il mio guanto e i bracciali. Infilo i miei jeans strappati e la camicia. È il mio completo preferito e Rosa e Marika lo sanno troppo bene. Bussano. Io ancora non ho finito di abbottonare la mia camicetta, anzi direi che non ho ancora iniziato. Aprono prima che io possa rispondere. È Tom. Ma perché mi cerca solo quando sono in bagno. Le voci di Marika e Rosa rimbombano nella mia testa: “Tom è un playboy: con le ragazze vuole solo scopare!”. Ecco svelato il mistero. Ma io non gliela do, che se lo metta bene in testa. Si poggia alla parete e mi guarda. Inizio ad abbottonare la camicetta guardandomi allo specchio. Prendo i miei anelli e li infilo nelle dita. Poi prendo la mia collana perle nera. Infine prendo quella con tutte croci e faccio per abbottonarla. Tom viene dietro me e cerca di abbottonarmela. Questa volta rifiuto, ma insiste. Ok, Tom hai vinto te. Con la mano destra alzo i capelli ancora bagnati. Come l’altra volta, il suo sfiorarmi mi fa venire i brividi. Arrossisco pesantemente. Il mio cuore batte forte. Spero che non mi stia guardando da dietro. E come potrebbe? Mi sta allacciando la collana. Dopo averlo fatto poggia la sua mano sulla mia, quella che tiene i capelli su. Il mio cuore inizia a battere ancora più forte. Potrebbe andare in tachicardia, potrebbe venirmi addirittura un infarto. Ci guardiamo negli occhi dallo specchio. Arrossisco sempre di più. La sua mano è ancora sulla mia. Me l’accarezza dolcemente. Oddio, ora svengo, ora svenga! Anzi molto peggio, ora muoio! Me lo sento sto per morire! Ok, sto esagerando. Ok, sto per svenire. Lascio i miei capelli nella sua mano. La mia scende giù piano. Raggiunge l’altra. Tiene ancora i miei capelli alzati, poi, come l’altra volta, li lascia cadere delicatamente sulle spalle. Si avvicina al mio orecchio.
    -Hai davvero un bel collo! Chiaro, liscio, delicato! …Vuoi che ti asciughi io i capelli?-
    Me lo dice piano, sussurrando, come se fosse un segreto. Non riesco ad aprir bocca, sono completamente immobilizzata. I suoi occhi continuano a guardarmi attraverso lo specchio. Oddio, ma che mi succede? Perché mi sento così? Perché ho i brividi ogni volta che mi sfiora? Perché divento volgarmente rossa in viso? Tom non sorride, è serio. Faccio cenno di no con la testa. Poggia la testa sulla mia spalla e mi abbraccia. Inizia a baciarmi il collo. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare. Lo fa dolcemente. E mi piace, sì, mi piace. Poi passa all’altro lato. Metto le mie mani sulle sue che mi stringono in vita. Poi si ferma. Apro lentamente gli occhi. Ci guardiamo alo specchio per un po’. Poi si stacca da me e si rimette poggiato alla parete. Mi guarda da lì. Ok, Mia, è il momento. Fallo ora.
    -Tom, posso chiederti una cosa?- Gli faccio guardandolo negli occhi.
    -Tutto ciò che vuoi.-
    Sono un po’ imbarazzata. Mia sta tranquilla. Chiediglielo su.
    -Perché dalla mattina dopo che ci siamo conosciuti per tutta la giornata non mi hai rivolto la parola?-
    Tom ride. Ride?! Come ride?! Perché ride? Mica gli ho chiesto: ”Andresti a letto col mio migliore amico”?!
    -Perché ridi?- Gli chiedo.
    -Per la risposta alla domanda che mia hai fatto. Non immaginavo neanche che me l’avresti chiesto.-
    -Perché?-
    -Perché ho visto che, comunque, quando mi hai visto quando ti sono venuto a prendere, hai fatto finta di niente… Non so come reagirai quando ti spiegherò il perché del mio comportamento di quel giorno.-
    -Che vuoi dire?-
    -Niente…-
    -Come niente?!-
    -Se mi ascolti… Allora… Ricordi che prima che io uscissi dal bagno, quando tu ti stavi preparando, ti aggiustai i capelli e ti dissi: “così sei perfetta!”?-
    -Sì, lo ricordo, e allora?-
    -Ecco, quando tu uscisti dal bagno la prima volta ti vidi con i capelli legati. In quel momento non perché pensai che te l’eri legati solo perché dovevi finire di prepararti e i capelli davanti potevano darti fastidio. Ma quando uscisti la seconda volta, sempre con i capelli legati, e dicesti che eri pronta e mi offesi.-
    Rimango pietrificata. Cosa?! Cosa?! Cosa?! Cosa?! Cosa?!
    -COSA???????????- Gli urlo. -Te ti sei offeso solo perché io ho legato i capelli invece di tenerli sciolti come hai detto te?!-
    -Sì!- Fa lui ridendo. -So che è ridicolo, ma è così!- Continua a ridere.
    -Oddio, oddio, oddio, oddio, oddio!- Metto le mani nei capelli. Sto per strapparli dalla testa. -Te sei pazzo! Te non ragioni! Te non stai bene! Ma dico io che cazzo te l’hanno messo a fare il cervello? Per far prendere forma al cervello? Anzi, penso proprio che te non ce l’hai un cervello! M’hai fatto credere di averti fatto chissà che e invece… Più ti guardo e più mi viene voglia di ucciderti e, giuro che lo faccio!-
    Mi ricordo del bigliettino. Prendo i jeans che ho tolto prima. Metto la mano nella tasca e lo prendo. Glielo metto sotto al naso e gli dico:
    -E questo cosa vuol dire, eh?-
    Lo prende in mano, mi guarda e poi legge il bigliettino. Sorride. Come sorride?! Ma questo è scemo col GPS!
    -Ce l’hai ancora? Non l’hai buttato?- Mi chiede.
    Rimango allibita.
    -Mi dici che vuol dire?!-
    -Quello che ho scritto, cioè, mi ha fatto davvero piacere averti conosciuta.-
    Mi appoggio al lavandino. Metto le mani sul viso. Poi scendono sulle ginocchia. Sbuffo. Poi lo guardo. Anche lui mi guarda. Ha una faccia offesa. Cerca di sorridermi. Scuoto la testa. Poi rido. Subito dopo torno seria. Lo guardo.
    -Esci fuori!- Gli dico calma.
    -Come?-
    -Esci fuori, adesso!- Il tono della mia voce inizia ad essere più alto.
    -Perché?-
    -Perché?! Perché?! Perché?! Hai anche il coraggio di chiedermelo?! anche il coraggio di chiedermelo?!- Ora sto urlando. Lo spingo fuori con la forza. Lui cerca di fermarmi. Non ci riesce. Gli sbatto la porta in faccia. Mi poggio sulla porta, prima solo la schiena, poi poggio anche la testa e chiudo gli occhi. Do dei pugni sulla porta. Sbuffo. Non so se ridere o piangere. È tutto così assurdo. Che stronzo! Che stronzo! Che stronzo! Che stronzo! Che stronzo! Poi ci ripenso e inizio a ridere, come una scema. Torno a prepararmi. Indosso prima le scarpette, le mie DC Shoes. Poi inizio a truccarmi cercando di essere precisa.

    Tom è ancora dietro la porta. Anche lui è poggiato alla porta. Sta ridendo. Ride piano però, non vuole farsi sentire da lei. Però sente ridere lei ed è più sollevato. Quando ha sentito i pugni s’è un po’ spaventato. Vuole aspettare che si calmi. Ora, anche se ride, potrebbe comunque ucciderlo. È meglio aspettare qualche minuto.

    Dopo essermi truccata, passo ad asciugarmi i capelli. Bussano di nuovo. Neanche questa volta Mia fa in tempo a dire avanti, che già hanno aperto la porta. È ancora Tom. Ancora?! Ma vuole capirlo che non voglio più vederlo?!
    -Ok, hai ragione! Ho sbagliato e mi dispiace, non puoi nemmeno immaginare quanto, ma ho reagito d’impulso, non volevo trattarti in quel modo intenzionalmente, davvero!-
    Rimango un po’ allibita, non so se credergli o no.
    -Tom… Io… A me dispiace per come ho reagito prima, so che è stata esagerata, ma anche te hai esagerato, non pensi?-
    -Sì, sì, sì, sì, hai ragione e non devi essere tu a scusarti, ma io. Ti chiedo umilmente perdono… Ora voglio solo chiederti una cosa.-
    -Cosa?-
    -Di ricominciare dall’inizio, di fare finta che tutto questo non sia mai successo. Ti chiedo di ricominciare dalla notte in cui ci siamo conosciuti, anzi no da quando sono uscito dal bagno, quel giorno.-
    -Sai che mi stai chiedendo molto, vero?-
    -Sì, lo so. E so anche che ora mi giudichi uno stronzo viziato, ma se accetterai la proposta, io giuro che farò di tutto per non sbagliare.-
    Mi porge la mano determinato. Gliela guardo. Ha le dita lunghe, da chitarrista, le ha come piacciono a me. Non sono del tutto sicura di quello che sto facendo. Ok, va bene! Accetto la sua proposta. Lo guardo negli occhi. Mi sorride. Sorrido anch’io. Si avvicina a me e mi abbraccia forte. Anch’io lo stringo. Il mio cuore torna a battere forte. La rabbia se n’è andata. Vorrei tanto baciarlo. Mia, ma che dici?! vuoi baciarlo?! Mi stacco timidamente da lui e, sempre timidamente, gli sorrido. Torna a poggiarsi alla parete, mentre io mi asciugo i capelli.
    -Ma perché non me l’hai detto quel giorno?- Gli domando.
    -Ero offeso…- Lo guardo male. -Ok, non ero offeso, ci sono rimasto male.-
    Questa volta li terrò sciolti come vuole lui.
     
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