...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 10
    Il pullman si è appena fermato e Tom mi sta bendando con una delle sue fasce, che indossa sotto al suo cappellino. Sento il suo odore, o meglio, il suo profumo. Gli altri sono scesi prima di me. tom mi dice di stare attenta a non inciampare. Con una mano mi tiene la mia e con l’altra tiene stretta la fascia davanti ai miei occhi in modo che questa non me li scopra. Ci dirigiamo verso la portiera piano, senza correre. Dovremmo essere arrivati alla portiera. Qualcuno la apre. Lui mi lascia un attimo, cerca di passare avanti. Scendiamo pian piano. All’ultimo scalino mi lascia ancora un po’ la mano. Faccio per scendere lo scalino e poggiare il piede a terra, ma Tom mi prende in braccio. Faccio un piccolo urlo, poi sorrido, non so se anche lui sta facendo la stessa cosa. Gli metto una mano sul viso e gli do un bacio leggero sulla guancia.
    -Tom, ma dove stiamo andando? E non rispondermi “non ti preoccupare”!-
    -E’ una sorpresa, va bene? Dai, non preoccuparti.-
    Gli do un piccolo schiaffetto in viso.
    -Ok, va bene, mi fido, ma non farmene pentire.-
    -Ok!-
    E mi dà un bacio sulla guancia. Sento che sto arrossendo. Ma quanta strada dobbiamo fare? Non oso chiederglielo, voglio fidarmi di lui e, comunque, già so come mi risponderebbe. Tom continua a camminare per un altro po’.
    -Eccoci qua, siamo arrivati.- Mi posa piano a terra.
    Mi dà una mano e con l’altra continua a mantenere la fascia. Mi stringe forte la mano. Continua a guidarmi. Mi aiuta a scendere altri scalini. Ci fermiamo. Mi prende il viso fra le mani.
    -Ok, Mia, ora sta ferma qui e non togliere ancora la benda.-
    -Ok!-
    Mi dà un altro bacio sulla guancia. Sento dei passi. Si sta allontanando sicuramente. No, no, no, no, no, non può lasciarmi qui.
    -Ok, Mia, ora puoi toglierla.- Mi dice.
    La sua voce è lontana. Ho paura. Paura di togliere la fascia dagli occhi. Ok, Mia levala. La levo. È tutto buio, non riesco a vedere niente.
    -Tom …Tom… Tom, dove sei?- Non mi risponde e sto avendo un pò paura. -Tom… Tom, ti prego, rispondi! Non fare il cretino!- Gli dico. Non mi muovo. Ma dov’è andato quell’imbecille? Che coglione. Scuoto un po’ la testa. Poi l’abbasso. Dopo un po’, si accende una luce. Inizia la musica. Poi si accende un’altra, quella sopra a Gustav. Poi quella su Georg. Poi quella su Tom e, infine, quella su Bill. Mi sorridono tutti e quattro. Bill inizia a cantare. Leb’ die Sekunde. Mi faccio più avanti. Stringo la fascia di Bill. Poi la metto in tasca. La voce di Bill è magica. Riesce a rabbrividirmi. Ok, è ufficiale: Mia Mozzillo è diventata una fan dei Tokio Hotel! Una delle fan numero uno. Guardo Tom. Le sue mani sanno come muoversi sulla sua chitarra. È serio quando suona ed è così figo. Mia, te ti sei innamorata di Tom. Sì, è vero mi sono innamorata di lui. E ora come diavolo faccio? Non so neanche se lui prova la stessa cosa per me. E, poi, chissà quando lo rivedrò la prossima volta. Non puoi, Mia, non puoi! …Ma perché? Mica è un mafioso? O un alieno? No, è un essere umano come me. Tra l’altro è un ragazzo dolce, solare, stupendo, sensibile, affettuoso, logicamente quando vuole. Quando non vuole è proprio un imbecille e purtroppo mi piace lo stesso. Continuo a fargli gli occhi a cuoricino.
    Finisce la canzone. Tutt’e quattro saltano dal piccolo palco. Appena scendono, li abbraccio. Li abbraccio forte. A poco, a poco iniziano ad accendersi.
    -SORPRESA!- Urlano.
    Mi stacco dal gruppo e mi giro. Sono Marika e Rosa con i loro ragazzi, mio padre, mia sorella e Raoul. Poi c’è anche un ragazzo biondino. Non lo conosco. Le lacrime iniziano a scendermi sulle guance. Mi hanno fatto una festa a sorpresa! Istintivamente prendo la mano di Tom, che è accanto a me e gliela stringo forte. mi giro verso Tom e metto il viso sul suo petto. Le lacrime continuano a scendermi. I singhiozzi si fanno più forti. Tom mi carezza dolcemente la testa.
    -Ehi, ma che fai? Piangi?-
    Faccio sì con la testa. Dopo un po’ la alzo e lo guardo negli occhi. Oddio, avrò sicuramente tutto il trucco sbavato. Sono orribile!
    -Come sta il trucco?- Gli chiedo.
    Scoppia a ridere e anche io con lui.
    -Va bene! Sei bellissima.-
    Lo guardo un altro po’ negli occhi, ci sorridiamo e mi giro verso gli altri.
    -Ragazzi, non so davvero come ringraziarvi.-
    -Non devi farlo, Mia.- Risponde mio padre.
    Corro ad abbracciarlo. Lo stringo forte e inizio a singhiozzare di nuovo. Papà mi accarezza la testa. Anche lui sta piangendo. Lo stringo ancora di più. Poi mi stacco da lui e abbraccio mia sorella. Stringo forte anche lei. Ok, Mia, basta piangere. Mi stacco anche da lei. Tom mi raggiunge e mi tira. Mi porta verso il ragazzo biondino.
    -Andreas, questa è Mia!-
    -Mia, questo è Andreas, il mio migliore amico, dopo Bill.-
    Ci diamo la mano. Iniziamo a parlare tutti e tre. Poi si aggiunge anche Bill. Andreas è davvero simpatico. Iniziano a fare i cretini. Certo che quando si dice “Dio li fa e poi li accoppia!”, c’ha ragione. Povero Bill, chissà come fa a sopportare suo fratello. Certo che a stare in contatto con un imbecille si diventa imbecille. Arriva Gustav, dopo un pò.
    -Ok, ora è arrivato il momento dei regali.- Ci fa Gustav.
    -Già me lo avete fatto il regalo più bello.-
    -Mah, figurati, è cosa da niente! …Ma di che regalo parli tu?- Mi chiede Bill.
    -il regalo più bello che io possa mai aver ricevuto è che voi esistete. Comunque voglio annunciarvi che sono diventata anch’io una vostra fan numero uno.-
    -Evvai, ce l’abbiamo fatta!-
    Bill, Tom e Gustav mi abbracciano forte. anche ora non riesco a respirare. Poi si staccano e ci dirigiamo al centro della sala. Per primo arriva Raoul. Mi abbraccia facendomi gli auguri. Ci stacchiamo e mi dà il suo regalo. Lo scarto subito. Sono un paio di occhiali da sole della Gucci. C’è anche un bigliettino. Lo leggo: ”Carissima Mia, voglio iniziare questa lettera scrivendoti “Ti amo! Non so quante volte ho provato a dirtelo, ma non ci sono mai riuscito, perché m’è mancato il coraggio. So che anche tu mi ami e desidero iniziare la nostra storia insieme da oggi. Oggi che è la tua giornata. Oggi che compi i tuoi primi diciotto anni. Ti prego dimmi di sì! Tuo Raoul!”
    Alzo lo sguardo dal foglio e guardo Raoul a bocca aperta. Non so che dire. Lui mi sorride. Si avvicina a me, mi prende il viso tra le mani e cerca di baciarmi. Io giro la faccia per respingerlo. Si allontana.
    -Come fai a sapere che ti amavo?- Gli chiedo.
    -Ho letto il tuo diario.-
    -Hai letto il mio diario?! Chi ti ha dato il permesso?- Sono calma mentre glielo chiedo.
    -So di aver sbagliato, ma dovevo capire quello che provi per me. io mi sono innamorato di te appena ti ho vista. Ho cercato di capire fin dall’inizio se anche tu mi ami, ma non sono mai riuscita a capirlo dai tuoi gesti e ho deciso di leggere il tuo diario.-
    -Ecco perché non lo trovavo mai dove lo lasciavo. Ora capisco tutto.-
    -E ora so che anche tu provi la stessa cosa per me.-
    -No, non è così. Raoul io ho creduto di amarti. L’ho creduto fino ad ora, ma non è mai stato così.-
    -Ok! …Ehm, c’è già un’altra persona?- Mi chiede dispiaciuto.
    Non vorrei girare il coltello nella piaga, ma a questo punto è meglio essere del tutto sincera, anche perchè, se lo scoprisse più in là, potrebbe rimanerci ancora più male.
    -Sì, c’è un altro.- Evito di guardarlo in faccia.
    -Lo conosco?-
    -Non proprio!-
    -Spero per te che vada bene con lui e vorrei che rimanessimo comunque migliori amici.-
    -Sempre. Sei un amico fedele, ma non leggere mai più il mio diario.-
    -Ok!-
    Ci abbracciamo di nuovo. Dopo ci stacchiamo. Poggio il suo regalo su un tavolino. Si avvicinano Marika e rosa con i propri ragazzi. Mi danno il loro regalo. Lo scarto velocemente. È una collana della Tribe.
    -E’ stupendo, grazie, ragazzi!-
    Abbraccio tutti. Li voglio troppo bene. Mi stacco da loro e poggio il loro regalo sul tavolino dove ho poggiato il regalo di Raoul. Dopo si avvicinano anche mio padre, mia sorella, i Tokio Hotel, tranne Tom e Andreas. Chissà dov’è To. Vabbeh, non fa niente. Mi porgono il loro regalo. Lo scarto. No! Oddio, non può essere! Il cellulare che chiesi a papà. Non pensavo che me lo regalasse perché mi disse che costava troppo.
    -Mia, questo non te lo regalo io, ma loro cinque.- Fa mio padre.
    -I Tokio e Andreas?- Chiedo io.
    -Sì.- Mi risponde lui.
    Abbraccio tutti loro. Sono stati davvero tutti gentili con me e li voglio un mondo di bene. vorrei abbracciare anche Tom ma non so che fine ha fatto. Papà mi dà il regalo che mi ha fatto con mia sorella. Scarto anche quello. È un orologio della Breil. Lo indosso subito.
    -In più abbiamo chiesto a tuo padre se per tutta l’estate tu e tua sorella potevate venire con noi e lui ha risposto di sì.- Fa Bill.
    -E in più rimarremo qui un mese intero. Così potremmo darti fastidio.- Fa Georg.
    Abbraccio tutti loro. Poi mi stacco da loro e abbraccio mio padre e mia sorella. Gustav e Georg si allontanano. Bill e Andreas rimangono qui. Mi stacco da mio padre e mia sorella. La voce di Georg mi fa girare verso il piccolo palco.
    -Ora vorremmo farvi sentire due canzoni. Sono canzoni che non ha cantato Bill, ma Tom. Vorrei invitare Mia a salire sul palco.-
    Mi avvicino al piccolo palco. Tom abbassa la mano per aiutarmi. Io salgo da sola, come un maschiaccio. Ci sono due sgabelli al centro. Su uno di essi è poggiata la chitarra di Tom. Mi siedo sull’altro. Tom prende la chitarra, si siede e se la poggia sulle gambe. Inizia a cantare suonando la chitarra. Non so come si chiamano le canzoni che sta cantando, non le avevo mai ascoltate. Ha una voce stupenda, dolcissima. Incredibile! Come faccio a non essere innamorata di lui? Lo amo da impazzire. Lo amo, lo amo, lo amo, lo amo…
    Quando finisce di cantare mi dà la mano. Poi si alza, posa la chitarra a terra poggiandola al suo sgabello e mi abbraccia forte. io lo stringo ancora di più. Mi sussurra:
    -Queste canzoni sono solo tue e di nessun altro, ora.-
    Sorrido. Mi dà un bacio sulla guancia. Ora, per la prima volta nella mia vita, sono davvero felice. Solo quando c’è lui sono felice.
    La festa continua e io continuo ad essere ancora più felice.


    Capitolo 11
    È durante la notte che si hanno le idee geniali. La notte è il momento in cui ognuno di noi fa i conti con sé stesso. È di notte che ognuno fa i conti con la propria vita, pensa a ciò che ha sbagliato e cosa ha fatto bene, pensa agli amori, riflette su ciò che crede di sbagliato. Quando ero piccola mi consideravo una bambina fortunata: avevo una bella famiglia, una sorella con cui giocavo sempre, una bella casa, un cane fedele, una bella vita, degli amici di giochi. Crescendo, ho iniziato ad avere i problemi, d’altronde per tutti è così, e mi sono resa conto che era la mia famiglia che cercava di non farmi avere dei problemi. La mia soffitta è sempre stato il mio rifugio, è sempre stato il luogo dove estraniarmi dal mondo che vi è lì fuori. Ci sono sempre venuta per qualsiasi cosa. Ho fumato qui la mia prima sigaretta, cercando di non farmi sgamare da mio padre. Vengo a fumare solo quando so che mio padre è al lavoro oppure quando esce. È come la casetta sulla casa che hanno quasi tutti i bambini americani. Qui, da piccola, inventavo storie, fingevo di essere una principessa che aspettava il suo principe azzurro. Mia sorella faceva la mia damigella. Erano davvero belli quei tempi. Ed è stato qui dove io, Marika e Rosa parlavamo di ragazzi e io soprattutto di Raoul.
    La mia festa di diciotto anni è finita un’oretta fa e io, a differenza degli altri, non riesco a prendere sonno e ho deciso di salire qui in soffitta, munita delle mie sigarette, del mio nuovo cellulare, del mio Mp3 e della fascia di Tom. Marika e Rosa sono rimaste a dormire qui da me. Mi siedo sulla finestra. Mi accendo una sigaretta e infilo le cuffie del mio Mp3 nelle orecchie. Da qui riesco a vedere il pullman dei Tokio. Chissà se dormono. Vorrei tanto parlare e divertirmi con loro. Chissà se Tom dorme o, come me, non riesce a prendere sonno. In mano giro e rigiro la sua fascia, la annuso cercando di respirare il suo profumo e di trovare in esso la dolcezza delle sue parole e dei suoi gesti. Ho sempre in mente lui mentre mi canta le sue canzoni alla festa e mi prende la mano e dopo viene ad abbracciarmi dicendomi che quelle canzoni sono solo mie e di nessun altro. Ho voglia di tenerlo stretto a me, di intrecciare le mie mani fra le sue, di baciarlo, accarezzarlo, giocare con i suoi rasta. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare dalla voce di Leona Lewis che canta Bleeding Love. Continuo a fumare la mia sigaretta e pensare a Tom. Pensare il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani, tutto ciò che gli appartiene. Ho messo la ripetizione per quella canzone. Ho come la sensazione che appartenesse a me e a Tom. Non so il perché. Finisco la sigaretta e la getto giù. Appoggio la fascia di Tom avanti a me e inizio ad esplorare il mio cellulare per far passare più velocemente il tempo, anche se è impossibile, perché sto qui da soli dieci minuti, ma a me sembra un’eternità.

    Tom non riesce a dormire, pensa sempre a lei. Mia. È sdraiato sul letto, ma non riesce proprio a prendere sonno. Pensa. Vorrebbe mandarle un messaggio col cellulare, ma non ha il suo numero e si pente di non averglielo chiesto quel giorno alla stazione, prima che lei partisse. Mia. Immagina il suo sorriso, i suoi occhi. Poi mette una mano nella tasca e si rende conto di avere il suo anello. Allora lo prende e lo stringe nella mano, mettendola sul suo cuore. Vorrebbe baciarla, toccarla, stringerla, accarezzarla. Mannaggia a Bill che ha rifiutato di dormire sopra da lei. Perché ha detto no? Avrei avuto l‘opportunità di guardarla dormire e di vedere com’è bella quando dorme, pensa.
    È da quando è tornato dalla festa che ascolta sempre la stessa canzone. Bleeding Love. Si chiede se anche lei starà sul suo letto a pensarlo perché non riesce a dormire. Se anche lei vorrebbe stare lì con lui. E non sa che anche Mia non riesce a dormire perché pensa a lui, solo che lei non è sul letto ma sulla sua soffitta.

    Ok, ora basta! Ora vado da lui e la finiamo qui. Gli dico come stanno le cose. Se mi accetta bene, se non mi accetta cercherò di andare avanti. Prendo tutta la roba che mi sono portata in soffitta, scendo dalla finestra e scendo giù. Arrivo alla porta la apro ed entro. Richiudo la porta e, prima di avviarmi verso l’ingresso, entro in camera mia a prendere una vestaglia. Per fortuna che Marika e Rosa sono a dormire nella camera di mia sorella. Perché in camera mia non c’è il divano – letto. Percorro tutto il corridoio cercando di fare meno rumore possibile. Prendo le mie chiavi, apro la porta ed esco. Scendo le scale ed esco anche dal cancello. Giro a destra e subito dopo ancora a destra e mi avvio verso il pullman dei Tokio Hotel. fuori fa molto freddo ed è ancora molto buio, d’altronde sono appena le 02.30. Mi stringo alla vestaglia, ma comunque non riesco a riscaldarmi. C’è la nebbia e non riesco a vedere bene. Se corressi, potrei inciampare. Mi sto avvicinando al pullman. E se stanno dormendo tutti? Se Tom non è sveglio? E se gli dicessi che mi sono innamorata di lui e lui mi respingesse davvero? E se lui fosse infastidito dal fatto che sono andata da lui? Sarebbe molto meglio tornare indietro! E se, e se, e se, e se… Basta! Ora stai qui e non ha senso tornare indietro. O la va o la spacca! Mi fermo. C’è qualcosa, o meglio, qualcuno fermo accanto al pullman. E se fosse un ladro? E se si accorgesse di me e venisse qui ad uccidermi? Mamma mia, Mia, sei una fifona! Non può mica essere un ladro. Si sta avvicinando. Oddio, no, non voglio morire a soli diciotto anni, tra l’altro appena compiuti. Questa sarebbe pura sfiga. Ok, Mia, calma e sangue freddo. Lo dice anche Luca Dirisio: “Ci vuole calma e sangue freddo, calma, oh yeeeah!”. Ma che cazzo dici, Mia?! E poi Luca Dirisio non era qui a vedere chi è quella persona che sta lì! Oddio, si sta avvicinando ancora di più. Aiuto! Ha qualcosa di familiare. Non riesco a vedere bene a causa di questa nebbia. Oddio, ma è Tom. Indossa solo i boxer e un paio di pantofole. Mi sorride. Anch’io faccio la stessa cosa. Tolgo le cuffie dalle orecchie e spengo il mio Mp3, poi lo infilo nella tasca della vestaglia, insieme all’altra roba. Oddio, ma non avrà freddo? Ora è poco distante da me.
    -Oddio, Tom, meno male che sei te, pensavo fosse un ladro.-
    -Mia, ma cosa ci fai ancora sveglia?-
    -Non riuscivo a dormire. E te?-
    -Lo stesso. Ma non hai freddo?-
    -Abbastanza. E te che sei mezzo nudo?-
    -Nooo. Sono un uomo e gli uomini non hanno freddo.-
    Scoppio a ridere. Oddio, questa è troppo divertente. Ma da dove le prende queste battute?
    -Che c’è? Che ho detto?-
    -Nulla, ma… Ok, basta!-
    Cerco di non ridere più.
    -Vabbeh…-
    Ci guardiamo per qualche secondo. Oddio, quanto è figo! Sembra che voglia dirmi qualcosa. Mi guarda intensamente. Solo lui riesce a guardarmi come io voglio. Abbasso lo sguardo, in modo che non mi possa tradire e, anche per trovare qualcosa di intelligente da dirgli.
    -Tom, ti va di salire da me?-
    Mi sorride con quel suo dolce sorriso. E io mi sento molto imbarazzata. Cerco di sorridere, ma mi esce una smorfia strana.
    -Certo, che mi va!-
    -Però metti qualcosa addosso o prenderai freddo.-
    -Dai, Mia, non preoccuparti.-
    -Tom, io, invece, mi preoccupo.-
    Tolgo il braccio sinistro dalla manica della vestaglia e gliela offro. Tom rimane un po’ incerto, poi infila il suo braccio nella manica. Con il braccio libero mi abbraccia, facendo andare a finire la mano sul mio fianco. Metto la mia mano sulla sua, intrecciammo le nostre dita le une nelle altre. Io alzo lo sguardo per guardarlo bene in viso. Rimaniamo a guardarci per un po’. Poi io abbasso lo sguardo. Sento che i miei occhi potrebbero tradirmi e fargli capire che lo amo. ci stringiamo sotto la vestaglia e ci avviamo verso casa mia. Arriviamo al mio cancello. Prendo le chiavi e lo apro. Entriamo, chiudiamo il cancello e saliamo le scale. Apro la porta di casa ed entriamo. Richiudo la porta a chiave e rimetto le mie chiavi al proprio posto. Tom si guarda intorno.
    -Non ti faccio visitare la casa, altrimenti potrebbero svegliarsi tutti.- Parliamo sottovoce.
    -Ma non preoccuparti.-
    Mi stringe ancora di più a sé e mi dà un bacio sulla guancia. Arriviamo fuori la porta della mia camera. La apro accendo la luce ed entriamo. Anche qui Tom si guarda intorno. Si sofferma sulle mie foto. Quelle che di quando ero piccola, quelle fatte alle gite, quelle insieme alle mie migliori amiche, quelle con mia sorella, etc…
    -Tom, prendo la coperta e saliamo in soffitta.-
    -Ok… Ma in soffitta non fa freddo?-
    -Ma come? Non sei un uomo? Prima hai detto di esserlo e che gli uomini non hanno freddo.-
    -Giusto! E poi voglio dimostrartelo.-
    Tolgo l’altro braccio dalla manica della mia vestaglia. Anche Tom se la leva. Lo poggia sul mio letto. Dalla vestaglia prendo il mio cellulare e le sigarette con l’accendino. Prendo la coperta che è sopra il mio letto facendo cadere la vestaglia. Lui continua a guardarsi intorno come se cercasse qualcosa che forse possa parlargli di me. Continua a toccare alcuni oggetti. Usciamo, spengo la luce e chiudo la porta. Apriamo la porta che conduce sia alla soffitta e sia alla cantina e al garage. Tom è avanti a me. Senza volerlo chiudo bene la porta.
    -Merda!- Faccio io.
    -Che c’è?-
    -Dopo come facciamo ad entrare.-
    -Vabbeh, aspettiamo che si sveglino.-
    -Ok!-
    Saliamo le scale nel buio. Non accendo la luce delle scale e neanche le luci della soffitta. poso le sigarette e il cellulare su un mobile e porto Tom verso la finestra su cui mi sono seduta. Si siede prima lui mettendosi semi sdraiato. Io mi sdraio sul suo petto. Stendiamo bene la coperta su di noi, in modo da non rimanere scoperti. Poi ci diamo le mani, intrecciandole. Mi tiene stretta a lui, come se avesse paura che io possa andarmene da un momento all’altro. Ma non sa che questo non succederà mai. Anche se tra un mese ripartirà, io starò sempre con lui. Inizio a parlargli di me, della mia vita, della mia famiglia e della morte di mia madre e lì scoppio in un pianto. Quante volte ho voluto che fosse qui con me, come ieri sera alla mia festa. Come vorrei dirle che amo profondamente il ragazzo che ora mi sta consolando. Che sono innamorata dello stesso ragazzo che fa il playboy solo per paura di innamorarsi davvero. Tom mi carezza la testa cercando di consolarmi. Mi giro verso lui. Mi mette una mano sul viso e con l’altra mi sposta i capelli dal viso. Immergo il mio viso sul suo petto. Lui continua a stringermi forte a sé. Non avevo mai raccontato a nessuno la morte di mia madre e, soprattutto di come essa è avvenuta, neanche a Marika, Rosa e Raoul. Tom continua a tenermi stretta. Lo stringo il più forte possibile.
    -Ti prego, Mia, non fare così, ti prego non piangere.-
    Continuo a singhiozzare. Inizia a dirmi parole dolci e a dirmi che non è colpa mia se lei non c’è più e lì io inizio a calmarmi. Alzo il mio viso dal suo petto. Gli metto una mano sul viso e col pollice gli carezzo la guancia. Pian piano mi avvicino e gli do un bacio leggero sulle labbra. Forse stavo aspettando quest’occasione per farlo. Oddio, che bello! Per la prima volta ho colto l’occasione al volo! Ma come sono riuscita a farlo? E se ora vuole andare via perché non gli piaccio? E se gli ha dato molto fastidio? Ci guardiamo per qualche secondo. Lo vedo molto meravigliato. Poi mette la sua mano dietro la mia nuca e avvicina a sé la mia testa e mi bacia lui stavolta. Però ora è un bacio vero, non a timbro come quello che gli ho dato io. Era quello che aspettavo da tempo. Mi stacco da lui e scendo dalla finestra gli do la mano. Faccio scendere anche lui e lo trascino con me. Arriviamo al divano che si trova accanto alla balaustra. Faccio sedere lui poi mi siedo io cavalcioni su di lui. Sembro Marika quando si bacia con il suo Pasquale. Tom torna a mettermi la mano dietro la nuca e a baciarmi. Colgo l’occasione al volo per togliergli il cappello e la fascia. Mi stacco un attimo da lui e lo guardo.
    -Sei più bello senza la fascia e il cappello.-
    -Ah sì? Però io mi sento più bello se li indosso.-
    -Chissenefrega! Non metterli più.-
    -Eddai, mi sento più figo!-
    -Fa’ come vuoi… Tom, sai da quanto tempo è che volevo baciarti?-
    -Non più di me!-
    -Invece sì.-
    -No.-
    -Sì.-
    Mi sdraia sul letto tenendo un braccio sotto di me.
    -No.-
    -Ok, basta, mi arrendo!-
    Mi bacia nuovamente. Gli carezzo i capelli. Sono ruvidi, ma comunque belli. È strano come lo stare con lui mi faccia sentire così tanto bene da riuscire a dimenticare i miei problemi, come la morte di mia madre. È bastato che lui mi cullasse e la mia tristezza è iniziata ad evaporare. Decido di tornare sulla finestra e in poco tempo siamo di nuovo nella posizione in cui ci trovavamo prima del nostro bacio, anzi prima che io iniziassi a piangere. Ok, Mia, ora basta essere euforiche! Cerca di ragionare. Cosa vuol dire che vi siete baciati? Che vi siete messi insieme? E quando ripartirà dimenticherà questi baci? Dimenticherà questo momento? Ma, soprattutto si dimenticherà di te? Ha detto che è tanto tempo che voleva baciarti, però se non l’avessi detto te questo, lui non te l’avrebbe mai detto. Ho paura che si dimenticherà presto di tutto questo. Continuiamo a baciarci per molto tempo ancora, poi vado a prendere il cellulare e le sigarette ci accendiamo una ciascuno. E ad ogni tiro un bacio e ad ogni bacio un tiro. E ad ogni bacio anche un sorriso. Prende il mio cellulare dalle mie mani e mi segna il suo numero, fa uno squillo sul suo e salva il mio numero. E continuare a stare così. A stare bene fino al mattino, o meglio, finché non esce il sole, addormentandoci scomodi su quella finestra.



    Capitolo 12
    La voce di mio padre che urla il mio nome da giù, mi fa svegliare di soprassalto. Scendo dalla finestra e inizio a scuotere Tom per svegliarlo.
    -Tom, Tom, Tooom! …Tom, svegliati, per favore.-
    -Eddai, Mia, lasciami stare, è ancora presto, lasciami dormire un altro po’ che ho sonno!- Mi fa lui con voce assonnata.
    -Tomi, ti prego, alzati!-
    Apre gli occhi, ma non li tiene del tutto aperti, anzi li ha socchiusi.
    -Ma perché?-
    -Devi andare via!-
    -Perché, scusa?-
    -Come perché?! Tomi, non sta bene la tua presenza qui!-
    -Ah sì? E perché? Non mi pare che abbiamo fatto qualcosa di male.-
    -Vallo a spiegare a mio padre.-
    -In che senso? Che vuoi dire?-
    -Tomi, siamo in intimo tutti e due. Secondo te, cosa potrebbe pensare mio padre?-
    -Mia, guarda, che io non faccio mai sesso vestito!-
    -Imbecille! Ok, o te ne vai subito da solo oppure ti butto giù!-
    -Ok, me ne vado, ma c’è un piccolo problema.-
    -Quale?-
    -Come me ne vado?-
    -Ti faccio uscire dal cancello affianco al garage.-
    -Ok! …Ma non me lo dai il bacio del buongiorno?-
    Non ho neanche il tempo di nascondere le sigarette, che sento aprire la porta. Faccio scendere Tom dalla finestra e lo spingo nell’armadio, dandogli le mie sigarette, il suo cappello e la sua fascia. Lui cerca di fare resistenza, ma non ci riesce. Non faccio in tempo a chiudere tutt’e due le ante dell’armadio che papà sta arrivando qui. Lascio quella di destra aperta.
    -Mia, ti sto cercando da molto tempo, perché non mi rispondi?-
    -Scusa, papà.-
    -Ma cosa ci fai qui già a quest’ora?-
    -Non riuscivo a dormire.-
    Oddio, ti prego fa che non si accorga dell’anta. Ti prego, Dio, aiutami!
    -Ma non hai freddo stando solo con quelle culottes e canottiera?-
    Ora che gli rispondo? Dì la verità, no?
    -Ehm… Abbastanza!-
    Tom mi dà un piccolo colpetto sulla gamba. Io mi agito. Papà ancora non se ne va, anzi attacca a parlare. Ma perché ha sempre tanta voglia di parlare? Mi chiede se mi è piaciuta la festa di ieri sera, se mi sono divertita, se mi ha fatto piacere che ci fossero anche i Tokio Hotel. Tom continua ad infastidirmi e di conseguenza mi fa agitare. Sento che ride, spero che papà non lo senta. Se papà lo scopre, giuro che oggi commetto un omicidio, lo ammazzo. Già immagino domani su tutti i quotidiani: “Ragazza appena diciottenne uccide il chitarrista dei Tokio Hotel, perché lui si è fatto scoprire dal padre che era a casa sua!”. Oddio, ora papà se ne accorge, ne sono sicura. Ti prego, papà, va’ via, ti prego va’ via! Papà decide di tornare giù, Oddio, ti ringrazio!
    -Mia, muoviti, che la colazione è quasi pronta.- Mi dice, avviandosi verso le scale.
    Oddio, ti ringrazio! Grazie mille per avermi salvata.
    -Etchiù!-
    Mi giro di scatto verso Tom. Oddio, non farmi questo, ti prego.
    -Proprio ora dovevi starnutire? Quando se n’era andato mio padre no?- Dico a Tom, cercando di parlare con la voce più bassa che posso. Tom mi guarda un po’ dispiaciuto.
    Poi mi giro verso mio padre, noto che lui guarda me.
    -Mia, ma con chi parli? Hai starnutito tu? C’è qualcuno qui?-
    Ora cosa gli dico? Dì sì, dì sì! Mannaggia a me quando stanotte ho chiesto a Tom di venire da me! anche se c’è stata una cosa positiva nel farlo venire.
    -No, papà, ma che dici? Sono da sola. E poi lo sai bene che a me la polvere dà fastidio e mi fa starnutire.- Faccio un finto starnuto. -Visto?-
    Mi guarda per un po’ con la faccia di chi non sa se credermi o no, poi inizia ad incamminarsi di nuovo verso le scale. Mi giro verso Tom e lo guardo male. Prima di parlare aspetto che la porta si richiuda. Chiudo gli occhi sollevata, poi li riapro. Tom inizia a ridere. Ma che cazzo ha da ridere, io non lo so.
    -Se non mi è venuto un infarto ora, non mi verrà mai più.- Gli dico.
    Lui continua a ridere. Poi apre l’altra anta, mi prende la mano e mi attira a sé. Mi stringe forte e inizia a baciarmi. Ci baciamo per un po’, poi decido che è il momento di staccarsi.
    -Tomi, dai, basta. Potrebbe arrivare qualcuno da un momento all’altro.-
    -Chissenefrega! Ora voglio solo baciarti.-
    Mi dà dei piccoli baci sulla bocca.
    -Tomi, ti prego!- Tom sbuffa. -Io scendo giù a prendere le chiavi, te aspettami qui, ok?-
    -Ok!-
    Ci diamo un altro bacio a timbro e subito dopo corro alle scale. Le scendo velocemente. Prendo la chiave dal posto in cui la lasciamo sempre, in modo che se uno di noi si dovesse chiudere fuori quando non c’è nessuno. Apro velocemente la porta e corro nell’ingresso. Prendo le chiavi e ritorno alle scale. Lascio la porta aperta e salgo le scale, ancora una volta, velocemente. Trovo Tom seduto sul divanetto. Vado da lui, gli prendo la mano e lo trascino con me. scendiamo velocemente le scale e, in me che non si dica, ci troviamo davanti al cancello. Gli tolgo il lucchetto e apro il cancello. Lo spingo fuori e gli stampo un bacio in faccia. dopo richiudo il cancello e rimetto il lucchetto. Salgo le scale, ora vado con calma. Arrivo alla porta e mi trovo davanti Marika.
    -Ehi, ma che succede dov’eri?-
    -Ehm… Sì, Marika…-
    -Ma quello che ora è uscito era Tom?-
    -Non urlare, ché se so sente papà, m’ammazza. Comunque, sì!-
    -Oddio. Ma perché è venuto?-
    -Te lo spiego dopo. Ora andiamo a fare colazione.-
    -Ok!-
    Le faccio un sorriso poi entriamo dentro entrambe e chiudo la porta, poi ci avviamo verso la cucina. Appena arrivate corriamo a tavola per fare colazione.

    Tom arriva tutto trasandato al pullman. Dà due colpi alla portiera. Gli aprono quasi subito. Sale velocemente. Bill gli si piazza davanti.
    -Tom, ma dove cazzo eri? Ti abbiamo cercato ovunque.- Gli fa, tenendo le mani sui fianchi e con un tono un po’ arrabbiato.
    -Ero da Mia.- Gli risponde.
    -Ah sì? Eri da Mia? E perché quando abbiamo chiamato Rosa lei c’ha detto che non eri lì?-
    -Perché nessuno sapeva che io ero lì!-
    -Addirittura! Allora hai orbitato!-
    -Bill, sono andato stanotte a casa sua. Non riuscivo a dormire allora ho pensato di andare da lei. Dopo un po’ mi stavo tirando indietro, ma l’ho vista che stava venendo qui e le sono andato incontro e così mi ha chiesto di andare da lei! Tra l’altro ha dovuto fare un casino per farmi tornare. C’era il padre e lei non voleva sapesse che io ero lì a causa del nostro abbigliamento.-
    -Davvero?- Bill non sa se credergli o no.
    -Sì. Cos’è? Non ti fidi più di tuo fratello?-
    -Ok, ti credo.-
    Bill fa per andarsene, ma Tom lo blocca prendendogli il braccio. Bill si gira di scatto e lo guarda negli occhi.
    -Bill, aspetta vorrei parlarti, a questo punto voglio che tu lo sappia.-
    -Ok, andiamo in sala relax.-
    Si dirigono entrambi verso la sala relax. Appena arrivati si siedono sul divano.
    -Allora, Tom, dimmi tutto.-
    Bill lo guarda con le braccia incrociate, aspettando di sentire ciò che il fratello ha da dirgli. Tom è abbastanza imbarazzato. Poggia il suo cappellino e la sua fascia sul divanetto.
    -Oddio, non so da dove iniziare. È una cosa che mi imbarazza tantissimo ed è una cosa che mai, prima d’ora, avevo provato nella mia vita.-
    -Cosa?-
    -Bill, mi sono innamorato… Di Mia!-
    Bill lo guarda stralunato, poi gli sorride e, alla fine, lo abbraccia anche. Dopo un po’ si staccano.
    -Oddio, fratellino, è una cosa stupenda! Io lo dicevo che prima o poi ti sarebbe successo. E, poi, Mia la vedo giusta per te.-
    -Lo credo anch’io. Io non mi sarei mai aspettato di innamorarmene. È una ragazza così dolce, solare, sensibile, bella, poi non è il classico tipo che si fa prendere in giro, quando deve, sa cacciare molto bene il suo carattere. Oddio, penserai che ho perso la testa! Ma è così, io la amo!- Gli dice mettendosi le mani in testa.
    -Tom, però voglio dirti una cosa!-
    -Cosa?-
    -ieri sera ho parlato con sua sorella e lei mi ha raccontato delle cose.-
    -Saranno le stesse cose che lei ha raccontato a me, solo che, forse, a me, Mia avrà raccontato sicuramente tutti i dettagli. Comunque, con questo che vuoi dire?-
    -Voglio dirti di non farla soffrire. Cerca di essere sincero con lei, di non farla soffrire e rendila felice. E se questo non vuoi farlo per lei, fallo almeno per me, che sono tuo fratello.-
    -Bill, io non riuscirei mai a farle del male. Io la amo da impazzire. Potrei morire per lei. Se stare con lei dovesse significare rinunciare alla mia carriera, allora io rinuncerei alla mia carriera senza pensarci nemmeno una volta. Bill, stanotte, quando ero da Mia, lei mi ha raccontato la morte di sua madre e s’è messa a piangere. Dopo un po’ mi ha dato un bacio e posso dirti che, se non l’avesse fatto prima lei, l’avrei fatto io. Con tutto questo voglio dirti, mio caro Bill, che il vecchio Tom, quello che faceva il playboy, è morto ora ce n’è uno nuovo che è serio, innamorato e, soprattutto, felice e sta’ sicuro che questo nuovo Tom non se ne andrà mai più.-
    -Di questo ne sono felice e, riguardo al fatto di rinunciare alla carriera, non penso che Mia ti chiederà mai di scegliere. Però devo ammetterlo Tom, sentirti dire che sei innamorato, è una cosa davvero molto strana.-
    -Posso immaginarlo, anche a me fa uno strano effetto dirlo. Su, fratellino, abbracciami ancora.-
    Bill obbedisce e lo abbraccia. Si stringono forte. Nel frattempo li raggiungono Gustav, Georg e Andreas. Appena li vedono si staccano da quell’abbraccio.
    -Ehi, Tom, ma dov’eri? Ti abbiamo cercato molto.- Gli fa Gustav.
    -Lo so, lo so. Comunque, ero da Mia. E vi dirò di più, sono innamorato di lei.-
    -Non è possibile!- Fanno Georg e Andreas.
    -Sì, ragazzi, è così.- Gli risponde Bill. -Il nostro playboy si è innamorato. E devo ammettere che a me piace molto la sorella.-
    -State facendo tutto in famiglia, eh? Ma un’altra sorella op magari una cugina per me c’è?- Fa Andreas.
    -Io mi sono accorto subito che a te piaceva, Tom. Ho notato come la guardavi e ieri, quando sono venuto da voi, stavate per baciarvi, e non osare negare l’evidenza.- Fa Georg.
    -No, non lo nego, ma devo aggiungere che per colpa tua non ci siamo più baciati. Comunque ci siamo messi insieme stanotte, a casa sua. Oddio, ragazzi com’è bello essere innamorati.- Dice Tom.
    E inizia a raccontare anche agli altri tutto quello che è successo durante la notte.

    -Non so se stiamo insieme, Marika, ci siamo solo baciati.- Le faccio.
    -Ma per te, stare mettersi insieme vuol dire andare prima a letto?- Mi chiede.
    -No, non vuol dire questo, ma me lo dicevate voi che Tom era un gran playboy.- Le dico ancora.
    Dopo aver fatto colazione io, Marika, Rosa e Anto ci siamo messe in camera mia e le ho raccontato tutto quello che è successo stanotte con Tom e, ora, mi stanno riempiendo di domande.
    -Mia, ma cosa hai provato quando vi siete baciati?- Mi chiede mia sorella.
    -Io ero felice, anche se devo ammettere che quando l’ho baciato la prima volta ho pensato che mi respingesse.-
    -Ah sì? Perché?- Mi chiede sempre mia sorella.
    -Perché non sapevo se lo voleva o no. Insomma se gli piacevo mi avrebbe già baciata da un pezzo. Comunque, ho notato che nei baci c’era qualcosa… un sentimento che non sono riuscita a decifrare.-
    -Forse era amore?- Mi chiede Rosa.
    -Non so. So solo che quel qualcosa mi diceva che mi desiderava, che voleva baciarmi ad ogni costo.-
    -Allora è amore, Mia.- Fa nuovamente Rosa.
    -Oddio, Mia, hai una storia con un personaggio famoso, che, tra l’altro è il chitarrista di uno dei gruppi più amati in Europa.- Dice mia sorella urlando e, con lei, iniziano ad urlare anche le mie amiche. Poi tutt’e tre mi abbracciano forte e mi dicono: -Spero che ti vada bene, te lo meriti tutto questo e anche dell’altro.-
    Ci stacchiamo.
    -Ok, grazie, ragazze, grazie davvero. Ma non è ancora sicuro che stiamo insieme, oggi voglio parlargli.-
    -Perché?- Mi chiede Marika.
    -Perché può darsi che per lui siano solo dei baci senza senso e io non voglio soffrire come per Raoul. Appena gli avrò parlato, vi farò sapere… Ok, ora cambiamo coppia. Allora, Anto, che ci dici di te e Bill?- Le chiedo ridendo.
    E continuiamo a parlare e a ridere e a divertirci come matte. Senza pensare a niente e a nessuno.


    Capitolo 13
    Tom, Tom, Tom, Tom. Perché sono innamorata di lui e non di un altro? Magari di Raoul, anche se ho creduto di esserlo fino a poco tempo fa. Perché mi sono innamorata degli occhi castani di Tom, della sua bocca sottile,con quel piercing al lato sinistro che spicca da solo, delle sue mani da chitarrista, dei suoi rasta? L’unica risposta che mi viene in mente è “non lo so!”ed è proprio questo il bello dell’amore, non sai perché sei innamorato di una persona, non sai perché capiti proprio a te e non ad altri. Quando sono partita per Bologna pensavo che se non avessi avuto Raoul non avrei voluto più nessuno, ma non sapevo che andando a Bologna, sono andata incontro al mio grande amore. Non so come ho potuto pensare anche per un po’ che non mi sarei mai più innamorata. Ecco perché l’amore è imprevedibile, anche per questo. Tom. Tom che mi accarezza la testa con le sue mani da chitarrista, Tom che mi bacia con la sua bocca sottile, Tom che mi sorride tra un bacio e l’altro, scoprendo i suoi denti bianchi, Tom che mi sussurra parole dolci fra un bacio e l’altro. Tutto questo e altro è Tom e tutto questo lo sta facendo giusto ora. Sì, ora. Ora che siamo soli in camera mia, sdraiati sul mio lettino. Io con la mia testa sul suo petto forte, con le dita di una mano intrecciate fra le sue. Ancora non gli ho parlato di stanotte. Non gli ho ancora chiesto se stiamo insieme o no. Non sono ancora riuscita a trovare le parole giuste e ho troppa paura che mi possa dire che, per lui, quei baci non sono significati nulla, che non vuole una storia seria con me (anche se alla nostra età è molto difficile avere una storia seria!). devo pensare bene a quello che voglio chiedergli e rispondergli. Ma non mi viene niente in mente.
    Ok, basta, ora basta, o la va o la spacca. Lo guardo negli occhi. Anche lui fa la stessa cosa.
    -Tom, voglio parlarti.-
    -Ah sì? E di cosa?-
    -Di stanotte!-
    Mi metto seduta sul letto a gambe incrociate. Lui fa la stessa cosa.
    -Mia, c’è stato qualcosa che ho detto o ho fatto che ti ha dato fastidio stanotte?-
    -No, Tom, non mi ha infastidito nulla di quello che mi hai detto o che hai fatto stanotte.-
    -E allora? Cos’è?-
    -E’ stato tutto meravigliosamente bello ed è proprio questo il punto.-
    -In che senso? Spiegati meglio perché non riesco a capire dove vuoi andare a parare.-
    -Tom, sto cercando di dirti che tutto quello che è successo stanotte io lo stavo aspettando da molto tempo perché…-
    -Perché?-
    -Tom, io ti amo. Ecco, l’ho detto!-
    Ok, Mia, ti sei rovinata con le tue stesse mani. Complimenti, ora se ti umilia non osare lamentarti! Sta’ sicura che questo ora ti dice che è stato solo un flirt! Ancora non sono riuscita a trovare le parole giuste per dirgli quello che voglio davvero dirgli. Lui sorride. Ma perché ha sempre quel sorrisino preparato? Perché ad ogni cosa che io gli dico, lui fa sempre quel sorrisino idiota?
    -Mia, con questo che vuoi dire?-
    -Tomi, io conosco la tua fama di playboy e ho già sofferto in passato per dei ragazzi che non mi hanno mai voluta. È stato a te che ho dato il mio primo bacio.-
    -Mia, potresti arrivare al dunque? Stai facendo dei giri di parole enormi.-
    Ora Tom è serio. Finalmente ha capito he stavo parlando di una storia seria.
    -Ok, va bene! Io non so cosa hai stanotte e cosa provi ora per me ogni volta che ci baciamo o stiamo insieme e ora vorrei sapere proprio questo, cioè se per te stiamo insieme oppure questo è solo una storiella senza senso?-
    Tom torna a sorridere. Cazzo, ora gli do un pugno e gli levo quel sorrisino idiota. Io abbasso lo sguardo: non voglio incontrare i suoi occhi, mentre cerca di umiliarmi.
    -Finalmente sei arrivata al dunque. Ok, va bene! devo ammettere che non mi aspettavo che tu mi facessi una dichiarazione d’amore.-
    -Perché?-
    -Non lo so, so solo che se stanotte non mi avessi baciato tu per prima, io ti avrei bruciata sul tempo. Anche io desideravo baciarti da molto tempo. E posso dirti che anche io ti amo!...- Alzo lo sguardo di scatto rimanendo a bocca aperta. -…E questa è una cosa che non ho mai provato finora. Mi sono innamorato di te dalla prima volta che ha incrociato il tuo sguardo, ricordi? Quando ti coprii gli occhi credendo che tu fossi un’altra ragazza.-
    -Tomi, stai dicendo sul serio?-
    -Non mi piace scherzare su queste cose. I sentimenti sono sentimenti e giocando con essi si possono ferire gli altri. Mia, tu vuoi stare o no con me?-
    Lo guardo negli occhi. La risposta è chiara.
    -Sì!- Gli faccio felice.
    Gli salto addosso e o bacio. Una mano la mette dietro la mia nuca l’altra dietro la schiena. Un po’ alla volta la fa scendere verso il basso. Scende piano verso il basso, finendo sulla mia coscia. La rimane lì. Ogni tanto la carezza. Le mie braccia sono intorno al mio collo. Ho paura che se non lo stringo, potrei perderlo. Continuiamo a baciarci, con sempre più passione. Senza che noi ce ne accorgiamo la porta si spalanca. Uno schiarimento di voce di fa guardare verso essa. Bill e Anto sono sull’uscio a guardarci. Tom ha ancora la mano sulla mia coscia.
    -Oddio, ma state facendo un video porno in casa?- Fa Bill ridendo.
    -No, ci stiamo solo baciando.- Rispondo io, diventando rossa dalla vergogna per la posizione in cui ci troviamo io e Tom. Dopo un po’ scendo dal letto, indosso le scarpe e mi siedo sulla sedia.
    -Bill, dai, non stavamo facendo nulla di male.- Fa Tom, per discolparsi.
    -Ah no?- Dice Bill, mettendo le mani incrociate.
    -No, ci stavamo semplicemente baciando. Per fortuna che non ci avete scoperti stanotte, altrimenti mi denunciavate per molestie sessuali.- Gli fa ancora Tom.
    -Ok, ok, abbiamo capito. Comunque, Tom, eravamo venuti per avvisarti che è appena arrivato Saki con la tua Cardillac.- Gli dice mia sorella.
    Tom fa un urlo di gioia, poi scende anche lui dal letto e si mette le scarpe. Mi prende per mano e mi trascina con sé fuori dalla stanza. Arriviamo all’ingresso, Tom guarda in cucina: vede Saki seduto su una sedia. Mi lascia lì e va da lui. Si avvicina all’orecchio di Saki e gli dice qualcosa. Saki caccia delle chiavi da una tasca dei jeans. Tom le prende e ritorna da me, apre il cancello, mi ridà la mano e mi trascina ancora con sé. Non faccio in tempo a chiudere la porta che sono catapultata per le scale, rischiando anche di cadere. Usciamo dal cancello e giriamo a destra. Poi ancora a destra. La macchina di Tom è parcheggiata di fronte al mio garage. Proprio in quel momento passano per strada le mie peggior nemiche. Si avvicinano a noi. Ci guardano dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle nostre mani intrecciate quelle di uno in quelle dell’altro.
    -Ehi, ragazze, ma questo non è il chitarrista del gruppo delle checche?- Fa una.
    -Prima di tutto “questo” ci chiami tuo fratello, seconda cosa, checche a chi?- Le dico.
    -Ai Tokio Hotel.-
    -Loro non sono checche, anzi sono uomini, uomini veri. E prenditi poca confidenza, ok? Non stai parlando con tua sorella.-
    -Oh, ma guardate come si incazza la bambina.-
    -Ti dico solo due cose: Fich Dich e Arschlock!- Le faccio.
    Prendo Tom per mano e ci avviciniamo alla macchina.
    -E che vuol dire?- Mi urla.
    Io e Tom entriamo in macchina non fregandocene di quello che lei continua a dirci. Tom mi attira a sé e mi bacia davanti agli occhi invidiosi di quelle lì. Ora so che in quei baci che mi dà c’è amore.
    -Mia, io non so quello che hanno detto quelle tizie poco fa, ma ti ringrazio per avermi difeso, so che erano delle offese contro me e il mio gruppo.-
    -Tomi, io ti amo, ok? E, quindi, ho il dovere di difendere te e il resto del tuo gruppo.-
    -Parli anche del gruppo?-
    -Sì, anche loro. …Allora! Torniamo a noi, dove mi porti di bello?-
    -Vorrei portarti in un luogo isolato.-
    -Perché?-
    -Vorrei insegnarti a guidare.-
    -No, dai, dici sul serio?-
    -Certo. Ora sei maggiorenne ed è un tuo dovere imparare a portare la macchina.-
    -Grande!-
    Gli indico la strada per il centro commerciale che si trova nel mio paese. In poco tempo arriviamo. Andiamo nel grande spiazzo affianco al campetto. Tom ferma la macchina al centro. Scende per fare il giro, mentre io passo all’altro sedile scavalcando. Tom si siede sul sedile affianco al mio. Mi sistemo meglio sul sedile. Metto in moto. Tom inizia a darmi delle indicazioni e dei consigli. Ogni tanto mette le mani sul volante per aiutarmi… E’ davvero un ottimo istruttore di guida: alcune volte sono davvero testarda, quindi lui è molto paziente. È molto comodo avere un istruttore come lui. Che fortuna che ho! Senza accorgercene passano due ore e mezzo e io mi sono già stancata di guidare. Tom insiste per farmi continuare, per lui sono abbastanza brava, ma sicuramente mi sta prendendo per il culo! Ok, basta! Mi giro verso lui e lo guardo, anche lui fa la stessa cosa. Gli salto addosso e mi metto a cavalcioni su di lui. Lo bacio. Per nostra fortuna i vetri dell’auto sono scuri quindi nessuno può vedere chi siamo e cosa stiamo facendo. Gli tolgo il capellino e la fascia da testa e li butto sui sedili posteriori. Lui ha una mano dietro la mia nuca e l’altra dietro la mia schiena. La mano dietro la schiena inizia a scendere giù pian piano, fermandosi di nuovo sulla mia coscia. La carezza e porta anche l’altra mano sull’altra mia coscia accarezzandomela. Le mie mani sono fra i suoi capelli. Continuiamo a farci trasportare. La bocca di Tom dalla mia bocca inizia a scendere sul mento, per poi andare a finire sul mio collo. Com’è bello essere baciati sul collo. La sua mano destra inizia a salire portandola sotto la mia maglia. Arriva al gancio del reggiseno. La stessa cosa fa anche con l’altra mano: cerca di slacciarmelo. i miei occhi si aprono di botto. La mia mano corre subito sulle sue per fermarle. Tom mi guarda, io guardo lui.
    -No, Tom, non me la sento ora!- Gli dico mortificata.
    -Ok, ok, ok, non preoccuparti.-
    Ci sorridiamo. Dio, quant’è figo? Torna a baciarmi, prima sulla bocca, poi di nuovo sul collo. Le sue mani tornano sulle mie cosce. Le mie le metto sotto la sua felpa: ha ancora un’altra maglia. Poggio la mia mano destra su una tasca del suo jeans. Ha qualcosa dentro. Infilo mano e tocco l’oggetto nella tasca: è tondo. Lo caccio, apro gli occhi e lo guardo bene. con mia grande sorpresa noto che è l’anello che non riuscivo a trovare sul treno quando sono ripartita. Il mio anello preferito. Come fa ad averlo lui? Tom non si è accorto di nulla. Lo stacco da me in modo brusco.
    -Ehi, cos’è questo?-
    -Come cos’è? è un anello, Mia, non si vede?-
    -Certo che si vede, ma noto anche che è mio. Come diavolo fai ad averlo te?-
    -Ok, lo confesso: l’ho rubato quando ti ho messo il bigliettino in tasca il giorno in cui sei ripartita.-
    -Perché l’hai fatto?-
    -Perché volevo a tutti i costi qualcosa di tuo.-
    -E non potevi chiedermelo invece di rubarmelo?-
    -Perché non sapevo se me l’avresti regalato.-
    Rimaniamo qualche minuto in silenzio a guardarci. Tom fa il viso più dolce che può, io, invece faccio il viso più arrabbiato che posso.
    -Davvero l’hai rubato perché volevi qualcosa di mio a tutti i costi?-
    -Sì. Allora, che fai, Mia, mi perdoni?-
    -Sì, ma lo faccio solo per questo motivo.-
    Ci sorridiamo e torniamo a baciarci e a stringerci e a perderci e a toccarci e a intrecciare le mani di uno in quelle dell’altro. Continuando così fino a sera.


    Capitolo 14
    Ultimamente i giorni passano lenti. Per esempio questa settimana: è ancora sabato e non è ancora passata una settimana dal mio compleanno e dall’arrivo dei Tokio Hotel qui. Le ore sembrano non passare mai, soprattutto quelle in cui io e Tom stiamo insieme. Il mio Tom. Tom con la sua dolcezza. Tom con la sua continua voglia di divertirsi. Tom con la sua gioia di vivere. Tom con la sua sensibilità. Tom che difende a spada tratta suo fratello. Per fortuna, le uniche ore che passano in fretta sono quelle scolastiche. Ad esempio stamattina. Sono già le 10.55 ed è appena entrata il professoressa di Storia dell’arte. Tutte le mie compagne sono preoccupate per l’interrogazione, mentre io sono l’unica ad essere tranquilla.
    -Mia, ma come diavolo fai a stare così rilassata? Vorrei essere io al tuo posto, senza preoccuparmi di nulla.- Mi dice Susy.
    -Già, e se t’interroga la professoressa?- Mi chiede Rosa.
    -Se mi interroga, mi interroga. Ci vado.-
    -Ma sai qualcosa?- Mi chiede Nella, la mia compagna di banco.
    -No.- Le rispondo. -Ieri non ho aperto nessun libro.-
    Nella, Susy e Rosa mi guardano, poi le ultime due si girano avanti scuotendo la testa, mentre Nella continua a guardarmi. Io le sorrido.
    -Oggi interrogo… Mozzillo… Cicala… Canciello… e Pellino.-
    Io, Nella, Susy e Delia ci alziamo e ci dirigiamo verso la cattedra, armate di libri, quaderni con appunti e riassunti di tutti gli argomenti studiati fin ora e un pizzico di speranza.
    -Iniziamo da te Mozzillo?- Mi chiede la prof., senza nemmeno farmi arrivare alla cattedra.
    -Va bene!-
    Mi fa dire la lezione del giorno. Mi chiede qualcosa su dei monumenti e delle opere pittoriche. Poi passa a Delia, a Susy e, infine, a Nella. Ci chiede la ripetizione. Ogni tanto Susy mi chiede aiuto e io chiedo aiuto a Nella. Cerchiamo di aiutarci tutt’e quattro in modo da poter raggiungere almeno la sufficienza. Riusciamo a rispondere a quasi tutte le domande. A dieci minuti dalla fine dell’ora, ci congeda dicendoci il voto: 8 per tutt’e quattro.
    -Complimenti, Mozzillo, mi stupisci sempre.- Mi dice la prof.
    -In che senso?- Le chiedo, sedendomi dietro al banco.
    -Ho saputo che tu odi la scuola.-
    E ti pareva se non lo diceva in giro il prof. di Filosofia!
    -Ah, sì, infatti è così! Comunque, sono felice di stupirla.-
    Questa è l’arte dell’essere ruffiana e in quest’arte io eccello. Mentre la prof. spiega, io prendo in cellulare dal mio astuccio. Trovo quattro chiamate di Tom. Metto il cellulare in tasca, prendo le sigarette e l’accendino e infilo anche questi in tasca.
    -Prof. posso andare in bagno?- Le chiedo.
    -Vai.-
    -Grazie!-
    Corro alla porta, la apro, esco e la richiudo alle mie spalle. Corro in bagno. Il cellulare mi vibra in tasca. Lo caccio e rispondo subito, senza neanche vedere chi è.
    -Pronto?- Chiedo sedendomi sulla finestra e accendendomi una sigaretta.
    -Mia, sono io.-
    -Io chi?-
    -Io, Tom.-
    -Ehi, ciao, amore!-
    -Perché non mi rispondevi?- Mi chiede con un tono un po’ alterato.
    -Si suppone che io stia in una scuola… E comunque ero all’interrogazione.-
    -Ah, ok! …E com’è andata?-
    -Benissimo, grazie.-
    -Che voto hai avuto?-
    -Otto.-
    -Cazzo, così basso?! Meno male che era andata benissimo.-
    -Infatti è così: da noi è diverso.-
    -In che senso?-
    -Nel senso che i voti alti sono il sei, il sette, l’otto, il nove e il dieci, mentre i voti bassi sono l’uno, il due, il tre, il quattro e il cinque.-
    -Ah, ora ho capito… Che fai?-
    -Oltre a parlare al telefono con te, sto fumando una sigaretta. Te che fai, invece?-
    -Ho appena finito di vestirmi e io, Bill, Gustav, Georg e Andreas stiamo per uscire con la macchina, sempre che Bill riesca ad uscire dal bagno.-
    -Perché?-
    -E’ ancora in bagno a prepararsi.-
    -Da quanto tempo?-
    -Mah, sarà una mezz’oretta.-
    -Ah! Mi raccomando, attenti a non perdervi.-
    -Allora che l’ho comprato a fare il navigatore satellitare? Ho scritto su un foglietto anche il nome della tua strada.-
    -Ah sì? Mi raccomando, non guardare altre ragazze.-
    -Nooo, assolutamente, ho messo i paraocchi.-
    -E’ meglio per te.-
    -Lo so!-
    -Ecco, meno male che lo sai.-
    Rimaniamo qualche secondo in silenzio. Continuo a fumare la mia sigaretta. Penso a qualcosa di carino da dirgli, ma non mi viene niente in mente.
    -Amore, ci sei?-
    -Sì, Tomi, ci sono.-
    -Allora?-
    -Pensavo.-
    -A cosa?-
    -A qualcosa di carino da dirti.-
    -Che amore che sei!-
    -Senti, Tomi, mi dispiace, ma devo tornare in classe.-
    -Ho parlato troppo presto quando ho detto che eri un amore.-
    -Amore, io vorrei stare sempre al telefono con te, ma ora sto a scuola e se non rientro la prof. mi dà per dispersa.-
    -Ok, va bene. Ti amo.-
    -Anch’io Ti amo, Tomi.-
    -Ricorda: tu sei solo mia e di nessun altro.-
    -Va bene!-
    Stacchiamo entrambi. Prima di rimettere il cellulare in tasca, lo guardo bene. cazzo, dovrei mettere come sfondo una foto insieme a Tom, ma ancora non ne abbiamo fatto nessuna. Ok, vuol dire che oggi provvederò. Rimetto il cellulare in tasca, do gli ultimi tiri alla sigaretta e la getto giù. Scendo dalla finestra e corro verso la porta del bagno. Esco e corro verso la mia classe. Apro la porta, entro e la richiudo alle mie spalle. Torno al mio banco.
    -Ehi, Mia, come mai non venivi più? Che sei stitica?- Mi chiede Nella.
    -No, no, è che mi ha chiamato il mio ragazzo.-
    -Cosa?! Tu hai un ragazzo e non me l’hai ancora detto?!-
    -Sì.-
    -E chi è?-
    -Non ci crederai mai, ma è Tom Kaulitz, il chitarrista dei Tokio Hotel.-
    -No, davvero?-
    -Sì.-
    -Woooow, stai con personaggio famoso, che bello. Quand’è che me lo farai conoscere?-
    -Appena possibile.-
    La campanella che ora sta suonando ci avvisa che è finita la terza ora e deve iniziare la quarta. Mancano solo quest’ora e dopo è finita anche questa giornata scolastica. Ora c’è Religione. Che allegria!

    -Biiiiill!-
    -Che c’è, Gustav?-
    -Sei pronto?-
    -Quasi, mi sto truccando.-
    -Ancora?-
    -Sì!-
    -Mamma mia, è peggio di una donna.- Dice ancora Gustav, questa volta rivolto a Georg, Andreas e Tom seduti sul divano della sala relax con lui. Bill continua ad entrare ed uscire dal bagno con tanta roba in braccio, tra cui prodotti per capelli e trucchi. Ogni giorno è sempre la stessa storia: Bill è sempre l’ultimo a finire di prepararsi. Tutti e quattro sembrano annoiati: Gustav e Georg tamburellano le dita sulle proprie gambe, Tom messaggia con Mia e Andreas legge i messaggi che si inviano Tom e Mia. Finalmente anche Bill è pronto. Tom, Andreas, Gustav e Georg fanno un sospiro di sollievo. Bill arriva da loro tutto pimpante, come un bambino che non vede l’ora di andare a divertirsi in un Luna Park. Tom, Andreas, Gustav e Georg lo guardano.
    -Andiamo?- Chiede Bill a tutti.
    -Sì, andiamo.-
    Tom, Andreas, Gustav e Georg si alzano dal divano e, insieme a Bill, si dirigono alla portiera. La fanno aprire da Saki e scendono. Dopo essere scesi, la portiera si richiude. Tom, Bill, Gustav, Georg e Andreas si guardano intorno un po’ spaesati, poi si guardano.
    -Ragazzi, facciamo che l’ultimo che arriva è gay?- Propone Tom.
    -Per me va bene.- Risponde prima Georg e, insieme a lui, accettano anche gli altri tre.
    Si posizionano come i corridori veri.
    -Via!- Urla Gustav.
    Tutti e quattro iniziano a correre. C’è chi supera uno, chi viene superato da un altro. Si dicono parolacce, ridono. Alla macchina arriva prima Georg, seguito da Bill, Gustav, Andreas e, infine Tom. Tutti e quattro si piegano in due, stanchi, respirando a fatica. Poi si rialzano.
    -Tom è gay!- Iniziano ad urlare Bill, Gustav, Georg e Andreas.
    -Se non la piantate, vi lascio a piedi!- Ribatte Tom.
    -Ok… ok… ok… Amico, la piantiamo. Ma rimane il fatto che sei gay.- Dice Gustav.
    -Chissà cosa dirà Mia quando glielo diremo.- Dice Georg.
    -Non preoccuparti, mio caro, ben presto conoscerà il mio migliore amico!- Gli risponde indicando il basso ventre.
    -Chi? Il pennarello che usa Puffo Pittore?- Dice Bill e tutti, tranne Tom, scoppiano a ridere.
    -Molto divertente! Siete solo invidiosi delle prosperose dimensioni del mio amico.- Dice Tom indicando ancora il basso ventre.-
    -Sì, sì, come no. Lasciamo perdere, andiamo dove dobbiamo andare.- Dice Andreas.
    -Invidiosi!- Dice Tom, prendendo le chiavi della macchina. La apre col telecomando e i cinque amici salgono. Tom accende il motore e si dirige verso una meta sconosciuta, sconosciuta come le strade, però divertendosi con i suoi amici a bullarsi delle persone incontrate durante il tragitto. Più tardi Bill chiama Mia. Le domanda cosa stia facendo e, quest’ultima pone a lui la stessa domanda. Bill le risponde che stanno facendo un giro in macchina e si sono persi. E riuscire a tornare al Tokio – Bus per pranzare pur non conoscendo la strada.



    Capitolo 15
    Il pomeriggio è il momento in cui mi diverto di più, soprattutto ora che ci sono i miei amici Tokio Hotel. Insieme ne combiniamo di tutti i colori. Combiniamo soprattutto dei guai. Ora stiamo tutti in camera mia seduti qua e là. C’è chi è semi sdraiato e chi è seduto, chi è sdraiato del tutto è chi, invece, è in piedi.
    -Mia, Tom te l’ha detto che è gay?- Mi chiede Andreas.
    -No, davvero?- Faccio io con la voce da finta scandalizzata.
    -Non è vero!- Ribatte Tom.
    -Sì, che è vero!- Ribattono Gustav, Georg, Bill e Andreas.
    -Tom, mi deludi profondamente.- Gli dico.
    -Perché, scusa?- Mi chiede lui.
    -Perché tutti dicono che è Bill il gay.- Gli rispondo io, scuotendo la testa e facendo una faccia schifata.
    -Se vieni con me, ti faccio vedere il mio amico pennarello e vedrai che pennarello che è.- Mi dice prendendomi la mano.
    -Sì, sì, il pennarello dl puffo pittore lo conoscerò al momento giusto.-
    Gustav, Georg, Bill e Andreas iniziano a ridere.
    -Che avete da ridere voi?- Gli chiedo.
    -E’ la stessa cosa che abbiamo detto noi stamattina.- Mi risponde Gustav.
    Faccio una piccola risata anch’io.
    -Sei sicura di non volerlo conoscere ora?- Mi chiede ancora Tom.
    -No, no, grazie lo stesso per la tua disponibilità.- Gli rispondo.
    -Come vuoi.-
    -Raghy, facciamo qualcosa di divertente?- Chiedo.
    -E cosa?- Mi chiede Marika un po’ annoiata.
    -Non lo so.-
    -Inizia a pensare.- Mi dice Rosa.
    -Pensiamoci tutti.-
    Iniziamo a fare tutti le facce pensierose. A me non viene nulla in mente. Da quando sono qui, abbiamo già fatto quasi tutte le stronzate possibili ed immaginabili.
    -Ci sono, ci sono.- Inizia ad urlare Rosa.
    -Su, Rosa, dicci tutto.- Le dice Georg.
    -Mia, perché non imiti Bill quando canta? Noi ti facciamo un video.- Mi propone.
    -Imitare Bill quando canta? In che senso?- Le chiedo un po’ perplessa.
    -Come in che senso?! Devi imitare le sue movenze, i suoi sguardi quando lui canta. Noi ti mettiamo delle canzoni dei Tokio Hotel e tu fai finta di cantarle muovendo le labbra, però non devi aprirle come un pesciolino, devi andare a tempo con le parole e far vedere che pronunci le stesse parole della canzone… Poi prendiamo il tuo microfono, Bill ti presta un po’ di roba ed è fatta.- Mi spiega Rosa.
    -Ma io non so come sono le sue movenze quando canta.- Le dico.
    -Vabbeh, magari io mi posiziono accanto a chi gira il video e ti suggerisco le mosse.- Mi dice Bill.
    -Mi state propondendo playback. Ok.- Faccio.
    -Ah, che bello!- Fa Bill.
    Poi mi viene in mente un altro problema.
    -C’è ancora un altro piccolissimo problema.- Dico.
    -Quale?- Mi chiedono Bill e Rosa scocciati.
    -I capelli.-
    -Che vuol dire “i capelli”?- Mi chiede Rosa.
    -Bill quando si esibisce ha i capelli… diciamo, alzati.-
    -Non fa niente, mica devi essere per forza uguale a me. Basta fare solo le mie mosse.-
    -Ah, ok.- Faccio io.
    -Il trucco già lo fai come il mio, quindi hai bisogno solo dei miei oggetti.- Mi dice Bill.
    -Guarda che sei te a fare il trucco come il mio e non il contrario.- Gli rispondo.
    -Ah sì? Questa è davvero molto divertente!- Mi dice Bill ridendo.
    -E’ così!- Gli dico insistente, mettendo le braccia incrociate sul petto.
    -Comunque… Georg, va’ al Tokio – Bus a prendermi degli anelli, dei bracciali, delle collane, compresi i collari, l’orologio a polsino. Poi prendimi anche la mia giacca bianca di pelle. Poi mi prendi una cintura nera con il teschio e qualche catena, mi prendi anche un paio di stivali neri di pelle. - Gli chiede Bill.
    -Ok, Bill, vado subito.-
    Georg esce dalla stanza e corre via.
    -Marika, te vai in soffitta a prendermi il microfono?- Le chiedo.
    -E che faccio? La tua cameriera?- Mi chiede.
    -Please!- Le dico, facendole gli occhi dolci.
    -Ok, Mia!- Mi dice. Poi esce da camera mia, apre la porta che conduce in soffitta ed esce lasciandola aperta. Corre per le scale. Io, nel frattempo, vado da Tom. Gli metto le braccia intorno al collo e lo bacio. Lo mette la sua mano dietro la mia nuca e mi stringe. Dopo un po’ mi stacco da lui e mi sposto verso il mio armadio. Lo apro e prendo i miei trucchi, poi lo richiudo. Poi vado di fronte allo specchio e inizio a truccarmi. Tom, Bill, Gustav, Georg, Rosa e Anto mi guardano. Faccio tutto con calma e precisione. Marika torna giù e posa il microfono sulla scrivania e si siede sul mio letto. Appena finisco di truccarmi, riapro il mio armadio e tolgo i miei jeans strappati dalla gruccia e il bastone per prendere le grucce, poi richiudo l’armadio. Allungo il bastone e lo poggio all’armadio. Ma guarda te che stronzata devono farmi fare! Poso i jeans sul letto.
    Georg ritorna con, in braccio, tutta la roba che Bill gli ha chiesto di portargli. Chissà come ha fatto a portare il tutto in braccio, è così tanta roba. Posa tutto sul mio letto. Bill prende la giacca bianca di pelle e me la mette di fronte.
    -Questo l’ho indossato alla finale del Festival Bar, alla finale, quando vincemmo il premio Digital.- Mi dice passandomelo.
    Lo alzo in alto e lo giro sorridendo.
    -E’ bellissimo!-
    Lo indosso e mi giro verso lo specchio. È un po’ grande. Vabbeh, non fa niente! Tanto non penso che si noti tanto. Comunque mi sta molto bene. faccio delle giravolte davanti allo specchio. Bill mi passa un collare bianco con le borchie. Tom mi aiuta ad indossarlo. Poi, sempre Tom, mi mette delle catene al collo. Poi Bill mi passa i bracciali e gli anelli. Ne indosso solo quattro. Poi mi passa l’orologio e il polsino. Poi prendo dal letto i miei jeans strappati e vado in bagno per indossarli. Chiudo la porta a chiave per evitare brutte sorprese. Tolgo le scarpette e sfilo i jeans che avevo prima e indosso quelli che ho appena preso. Mi guardo un po’ allo specchio per vedere come sto. Mi metto sulle punte in modo da riuscirmi a vedere il più possibile. Torno in camera mia scalza, portando le scarpette e i jeans in mano. Appena arrivata in camera mia, poggio la roba che ho in mano sul mio letto. Bill mi passa un paio di stivali suoi di pelle. Prima di mettere i jeans sopra, me li guardo bene allo specchio. Mamma mia, che fighi che sono questi stivali! Mi vanno anche bene. Bill mi viene vicino. Io mi abbasso e sistemo i jeans sugli stivali. Poi indosso la cintura e le catene al pantalone.
    -Ora sembri davvero Bill.- Mi dice.
    -Non riuscirei mai a sembrare Bill nemmeno volendo.- Gli rispondo.
    -Sei troppo modesta e troppo cattiva con te stessa.- Mi rimprovera.
    Mia sorella si avvicina a noi e mi guarda.
    -Allora, dato che sei pronta, io direi di decidere quali canzoni vuoi cantare.- Mi dice Anto.
    -Allora… Io ne so a memoria pochissime, però voglio fare quelle più movimentate.- Dico io.
    -Quali sai meglio?- Mi chiede Bill.
    -“Ready, set, go!” e “Scream”, sono quelle che so bene, bene, bene, poi “Break away”, “Monsoon” e “Final day” le so così, così.-
    -Ok, allora vada per “Ready, set, go!” e “Scream”.- Dice Bill.
    Anto va al computer e cerca nelle mie cartelle le due canzoni. Nel frattempo, Bill inizia a spiegarmi alcune delle sue movenze sul palcoscenico. Mi fa vedere come si mette quando ha il bastone che mantiene il microfono, dove e come mette le mani.
    -Mica avrete intenzione di metterli su Youtube?- Chiedo a tutti.
    -Certo che sì!- Mi rispondono.
    -Come immaginavo.- Faccio con voce scocciata.
    -Ok, iniziamo?- Chiede Georg.
    Si siedono tutti sul mio letto. Guardo Tom, il quale mi sorride. Ricambio il sorriso. Poi stacco lo sguardo da lui e prendo il bastone e ci poggio sopra il microfono, mantenendolo. Bill mi dice la posizione che devo assumere. Mi allarga le gambe e mi fa tenere una mano sul microfono. Ok, sono pronto. Rosa prende il mio cellulare. Con la mano fa il conto alla rovescia partendo dal tre. Bill va da Rosa e mi fa segno di guardarlo. Faccio segno di sì con la testa. Tutti mi stanno guardando. Stanno per guardare la performance del finto Bill. La musica parte, grazie a mia sorella, la quale si sposta subito dal computer. La prima è “Ready, set, go!”. Lo guardo mentre mi suggerisce le mosse. Cerco di andare a tempo. Ci sto riuscendo. La performance sta andando benissimo. Il labiale mi riesce benissimo anche perché le parole le conosco tutte a memoria. Poi mi vengono in mente le mosse che ha fatto nel video degli EMA 2007. Bill mi sorride e mi fa segno di “ok” per farmi capire che sto andando bene. Non posso sorridere.
    Finalmente la musica finisce. Alzo il braccio destro col microfono in mano stringendolo più forte in segno di vittoria e urlo: -Danke schon!-
    Tutti mi applaudono. Faccio qualche inchino sorridendo.
    Bill viene da me e mi abbraccia. Poi si stacca.
    -Ok, fatto uno e sei andata benissimo.- Mi dice.
    -Riguardiamolo.- Dice Andreas.
    Ci avviciniamo tutti a Rosa. Lei va nel “Menu” - “Galleria” - “Clip Video” - “Riproduci”. Stiamo tutti addosso a Rosa per vedere il video. Bill non fa altro che dire che sono stupenda e mi fa arrossire.
    Dopo averlo visto si allontanano tutti e riprendono il posto di prima. Tom viene da me, mi abbraccia e mi bacia sulla bocca. Poi si stacca e mi dice:
    -La mia piccola Bill…- Si avvicina al mio orecchio. -…Dimmi che sarai per sempre mia, solo ed esclusivamente mia.-
    Mi avvicino anch’io al suo orecchio.
    -Te lo prometto, Tomi.- Gli sussurro.
    Ci guardiamo negli occhi e torniamo a baciarci.
    -Piccioncini, è ora di girare l’altro video.- Ci avvisa Anto.
    Riprendo la mia postazione e la mia posizione. Guardo Tom e ci sorridiamo. Poi stacco lo sguardo da lui e riprendo il bastone e ci poggio di nuovo il microfono. Mentre mia sorella cerca la canzone, Bill mi dice , che dopo un po’ che è iniziata la musica devo gettare dietro il bastone stando bene attenta a non rompere lo specchio.
    -Ok, siamo pronti?- Chiede Tom.
    -Sì!- Gli rispondo.
    Tutti tornano ai loro posti a farmi da spettatori. La canzone “Scream” parte. Bill torna a suggerirmi le mosse. Ora sono più sicura di prima e può anche non suggerirmele. Il più delle volte faccio le mosse a modo mio.
    Anche questa canzone finisce. Bill corre di nuovo da me e mi riabbraccia.
    -Bravissima, bravissima! Che brava che sei!- Mi dice, riempiendomi di baci sulle guance.
    Tom si avvicina a noi.
    -Bill, vacci piano.- Gli dice.
    Bill si stacca da me.
    -Perché, fratellino, scusa?- Gli chiede Bill.
    -Perché Mia è mia.- Gli risponde dandomi la mano. Le stringiamo una nell’altra. Poi mi si piazza davanti avvicina il suo viso al mio. Mette la sua mano dietro la mia nuca e torna a baciarmi.
    -Dio, quanto ti amo.-
    -Anch’io, Tomi.- Ci diciamo fra un bacio e l’altro.
    Bill ci distacca e si mette di fronte a me.
    -Vieni con me!- Mi dice.
    -Dove?- Gli chiedo.
    Non mi risponde, prende la sua roba, mi dà la mano e mi trascina con sé. Arriviamo nell’ingresso.
    -Potresti aprire tu il cancello?- Mi chiede.
    Apro subito il cancello, poi apro la porta, usciamo e la richiudo alle mie spalle. Scendiamo le scale ed usciamo dal cancello. Ci dirigiamo verso il Tokio – Bus. Arriviamo tutti e due trafelato. Bill dà dei colpetti alla portiera. Aprono subito. Bill fa salire prima me, poi sale lui. La portiera si richiude. Andiamo dove sono i loro lettini. Bill poggia tutta la roba su uno di essi. Davanti ai suoi occhi, tolgo i suoi oggetti. Mi blocca.
    -Non togliere tutto. Prenditi un bracciale, un anello, una collana, l’orologio e… il giubbetto.- Mi dice.
    Bill prende la sua valigia e la poggia sul letto. La apre e cerca qualcosa dentro. Prende un paio di jeans.
    -Bill, io non posso accettarli.- Gli dico.
    -Certo che puoi. Dato che siamo cognati due volte.- Mi dice.
    -Perché due volte?-
    -Perché io e tua sorella stiamo insieme.
    -Davvero?! Wooooooooow!-
    Lo abbraccio. Che bello! Che bello! Mi stacco da lui. Bill ha ancora i jeans in mano.
    -Grazie! …Comunque, puoi tenere anche gli stivali e…- Mi mette davanti i jeans. Noto che sono quelli quasi tutti strappati che mi piacciono tanto. Me li passa. -…prendi anche questi, so che ti piacciono tanto.-
    Rimango a bocca aperta, non so che dire e, soprattutto, non so se posso accettare. Essere cognati due volte non vuol dire che devo approfittare di lui due volte. Sono così imbarazzata.
    -Bill, io non posso accettare, mi sento in imbarazzo.-
    -Non devi esserlo e devi accettare. Mia, tu sei la sorella che io e Tom non abbiamo mai avuto. Sei la fidanzata della persona a cui tengo di più al mondo. Sei la persona che è riuscita a far innamorare davvero quel cretino di mio fratello e, credimi, non avrei mai pensato che potesse riuscirci qualcuno. Per questo voglio che accetti questi regali, poi non saranno mai troppi rispetto a quello che tu hai fatto per me e per Tom.-
    -Bill, io non so che dirti.-
    -Nulla, non devi dire nulla. Mi basta solo che tu rimanga la mia migliore amica.-
    Prendo i jeans e mi stringo a lui. Sto piangendo peggio di una bambina capricciosa e sento che anche lui sta piangendo. Guai a chi osa offendere lui e i Tokio Hotel. nessuno mi ha mai detto delle parole del genere. Non ho mai conosciuto persone migliori di queste. Ci stacchiamo l’uno dall’altra e notiamo che tutt’e due stavamo piangendo. Scoppiamo a ridere tra le lacrime. Bill mette a posto la sua roba e torniamo a casa mia. Continuando a divertirci e facendoci foto. Sono queste le cose per cui vale la pena di vivere.



    Capitolo 16
    Due settimane, due settimane, due settimane! È passato già così tanto tempo da quando i Tokio Hotel se ne sono andati. Sarebbero dovuti partire oggi, ma i genitori di Bill e Tom li hanno chiamati per passare del tempo con loro. Quando l’ho saputo ci sono rimasta davvero malissimo. Chissà quando li rivedrò la prossima volta. Mia li rivedrai in estate per passarla insieme. Starete tre mesi insieme. Meglio no? Ma per l’estate devo aspettare ancora e io già non riesco a stare senza Tom. Questo è proprio amore. Voglio Tom! I giorni stanno passando davvero lentissimi, soprattutto qui a scuola. Mi annoio solo. Ora sto seduta con i piedi sulla sedia di Nella, ho le cuffie nelle orecchie e sto ascoltando i miei Tokio Hotel. Uffa, ma perché i genitori di Bill e Tom dovevano chiamarli proprio ora? Non è giusto. Io e Tom non possiamo sentirci sempre, per vari motivi. Questa è davvero sfiga! In classe solo Nella sa di me e di Tom, ho preferito non dirlo altre perché di sicuro non mi avrebbero mai creduta. Nella mi ha chiesto di conoscerlo. Le ho risposto che non l’avrebbe capita perché non parlano la nostra lingua, lei mi rispondeva che non fa niente, così l’ho invitata varie volte a pranzo a casa mia, ma ogni volta per un motivo o per un altro non riusciva a venire, così loro sono partiti e lei non ha potuto conoscere Tom. Quest’ultimo ogni volta che lo avvisavo che sarebbe venuta Nella, mi chiedeva sempre che tipo era. Io gli rispondevo di non farsi strane idee, perché, prima di tutto, lei è fidanzata, poi se sarebbe successo qualcosa fra loro, prima avrei ammazzato lui, poi lei. Quando sentiva questo, Tom mi rispondeva che aveva recepito il messaggio.
    Da quando io e Tom non avevamo nessuna foto insieme, ce ne siamo fatte talmente tante che potremo farne un book fotografico. Siamo molto buffi in ogni foto. Tom è talmente buffo da riuscire a fare il cretino anche senza volerlo. Ogni sera io, mia sorella, Rosa, Marika e i Tokio andavamo a mangiare tutti insieme. O in qualche ristorante o in qualche pizzeria, oppure rimanevamo a casa e cucinavamo noi. Papà ci lasciava la casa libera per farci stare da soli. Ci siamo davvero divertiti molto. Che bei giorni che erano quelli (parlo come se fossero passati trent’anni!). Pagherei per far tornare quei giorni! Ma non si può.
    La prof. di Pedagogia sta finendo di spiegare. Quasi nessuna la sta ascoltando stiamo tutte pensando ai fatti nostri. Clemy e Lully, come al solito, leggono una rivista dove ci sono sia notizie di moda e sia notizie sulle star di Hollywood. Durante le lezioni leggono quasi sempre le riviste, tra l’altro ogni tanto ridono pure. Sono davvero simpatiche. Tra le altre mie compagne di classe c’è chi pensa al fidanzato e chi pensa a ciò che farà durante il pomeriggio. Ok, basta guardare le altre. Prendo il mio cellulare e guardo tutte le foto mie e di Tom. Stiamo davvero bene insieme. Ha voluto che gliele inviassi e le ha messe, davanti a me, come sfondo. Sorrido ad ogni foto e ho una fitta di nostalgia. Perché quando tutto mi va bene, ci dev’essere sempre qualcosa che rovina tutto. Ora non voglio colpevolizzare i loro genitori, potevano aspettare altri quindici giorni per rivederli.
    La campanella della fine della seconda ora suona. È la ricreazione. Clemy e Lully vengono da me e Nella. Si siedono avanti a noi, approfittando del fatto che Susy e Rosa si sono alzate. Clemy ha ancora il giornale in mano. Lo chiude e lo poggia sul banco di Susy. E iniziano a parlare con noi.
    -Clemy, puoi passarmi il tuo giornale?- Le chiede Nella.
    Clemy glielo passa subito.
    -Dopo voglio vederlo anch’io.- Dico a Nella.
    Io, Clemy e Lully continuiamo a parlare. Parliamo dei voti, dei compiti a casa e in classe, dei proff. Poi, senza neanche rendercene conto, passiamo a parlare dei vestiti, della moda. Mi dicono come si vestiranno per uscire in questo week – end, di dove andranno e con chi. Sono molto prese da quest’argomento. La prof. D’Italiano entra. Susy e Rosa tornano al banco davanti al nostro. Clemy e Lully tornano al proprio posto, come fa tutta la classe. Ci ricomponiamo tutte. Dopo un po’ Nella ridà il giornale a Lully. Guardo male la prima. Ma è imbecille? Le ho detto che volevo vederlo!
    -Nella, ma io volevo vederlo.- Le dico.
    -Scusa, me ne sono dimenticata.-
    -Ah, sì?-
    -Sì.-
    -Ok. Ti credo.-
    -Comunque non c’era niente che potesse interessarti.-
    -Ma te che ne sai di cosa può interessarmi o meno?-
    -Non lo so.-
    -E allora?-
    -E se ti scopre la prof.?-
    -Chissenefrega!-
    -Come chissenefrega?-
    -Anto…- Le dico guardandola male. -Io voglio vederlo!-
    -Sei peggio di una bambina.- Mi dice ridendo.
    -Lo so! …Su, fattelo dare di nuovo.-
    -Ok!-
    Chiama Lully e glielo chiede, quest’ultima prende un quaderno e lo mette avanti al giornale. Nella lo prende e lo posa sul mio banco. Inizio a sfogliarlo. Guardo, per un attimo, male Nella, poi guardo il giornale. All’inizio ci sono solo notizie sui vari vip. Chi è incinta, chi si è appena sposato e chi, invece ha appena divorziato. La prof. sta spiegando, mentre io mi soffermo su qualche articolo interessante. Alla faccia che non c’era niente che potesse interessarmi! Qui c’è quasi tutto il giornale che mi interessa. Sfoglio velocemente le pagine della moda, quelle dove ci sono le modelle anoressiche che indossano vari vestiti. Mi soffermo su quelle che danno notizie sui cantanti. Leggo gli articoli sui My Chemical Romance, 30 Seconds to Mars, Vanilla Sky, Lost, anche se non mi interessano molto, tranne i Lost. Cazzo, ma perché quasi nessun giornale porta notizie sui Tokio Hotel? Giro la pagina e trovo la sorpresa. Ho parlato troppo presto. Un articolo di due pagine sui Tokio Hotel. Leggo il titolo: “Una festa per i Tokio Hotel!”. Una festa? Che festa? Tom non mi ha mai parlato di nessuna festa, da quando è tornato in Germania. Però, beati loro che frequentano i personaggi famosi! Inizio a leggere l’articolo. Certo che sono proprio dei matti quei quattro. L’articolo continua dietro. E io che mi lamentavo perché non trovo mai nessun articolo su di loro. Giro la pagina. Rimango senza fiato. C’è un’altra sorpresa, ma questa volta è peggiore. Le foto che ci sono in queste altre due pagine sono molto chiare e Tom, qui, è inconfondibile. Le lacrime iniziano a scendere sul mio viso. Metto una mano sul braccio di Nella. Dopo un po’, giro la testa verso lei e noto che anche lei mi sta guardando. Le metto le foto di Tom e Katrynca che stanno entrando in un bagno sotto i suoi occhi.
    -Era questo quello per questo motivo che non volevi farmi vedere questo giornale?- Le dico fra le lacrime.
    -Mia, io…-
    -So che non volevi che io lo sapessi, ma…-
    Alzo la mano in modo che la prof. possa vederla.
    -Sì, Mozzillo, dimmi.- Mi dice la prof.
    -Posso uscire?- Le chiedo, cercando di non farle notare che sto piangendo.
    -Sì, certo, vai pure.-
    Mi alzo e corro alla porta. La apro, esco e la richiudo alle mie spalle. Corro per le scale ed esco nel cortile. Corro verso il bar. Percorro la piccola salita che porta ad una delle porte secondarie della palestra e mi siedo sul muretto. Singhiozzio ininterrottamente. Mi porto le mani al viso. Mi sdraio sul muretto. Il mio cellulare inizia a vibrare. Lo prendo dalla tasca per vedere chi è. E’ Tom. Piango ancora più forte. non rispondo. Stacco la chiamata e stringo il cellulare. Sto per gettarlo. Non voglio più saperne niente di lui. Alzo il braccio e sto per buttarlo. Sì, Mia, gettalo, gettalo… No, non posso farlo! Non posso farlo! Non me l’ha regalato solo lui, ma anche Georg, Gustav, Bill e Andreas. Sarebbe un gesto brutto se lo gettassi. Il cellulare torna a squillare. Non si arrende. Ti prego, Tom, non chiamarmi mai più, ti prego! Ok, basta, ora lo spengo. Rimetto le mani sul viso. Perché mi ha fatto questo, perché? Tutto questo vuol dire che non mi ama, né mi ha mai amata. Ma perché succede tutto a me? Sa tutto di me, tutto! È stata la prima persona a cui ho raccontato com’è morta mia madre, la prima. Non l’avevo detto manco a Marika e Rosa.
    -Mia! Mia… Mia, ma che hai?-
    Questa è la voce di Raoul. Ma come ha fatto a sapere che ero qui? Mi scuote, mentre io continuo a piangere.
    -Mia, è successo qualcosa? Parlami, ti prego!- Insiste, quasi come se mi stesse supplicando.
    -E’ tornato con Katrynca!-
    -Chi?-
    -Tom! Io sto solo con lui!-
    -Che vuol dire?-
    -Come che vuol dire?! Tom, il mio ragazzo, è tornato con Katrynca, la sua ex, questo voglio dire.- Gli dico urlando. Tutti si girano a guardarmi.
    -Parli delle foto sul giornale?-
    -Sì!-
    -Le ho viste anch’io.-
    -Ah, sì?-
    -Sì, e mi dispiace tanto.-
    -Se devo essere sincera, ci credo poco!-
    -Perché?-
    -Era quello che aspettavi, no? Tom ora è fuori gioco.-
    -Mia, per favore!-
    -”Mia, per favore!”…- Faccio con la voce in farsetto. -…Come facevi a sapere che ero qui?-
    -Una mia compagna di classe mi ha detto di averti vista, mentre correvi qui piangendo. Appena è arrivata sopra me l’ha detto ed io sono sceso subito.-
    Tolgo le mani dalla faccia e mi metto seduta. Lo guardo negli occhi. Lui mi sorride. Purtroppo non riesco a sorridere. Cavolo, quante cose non gli ho detto. È molto tempo che non mi confido con lui. Sono passate due settimane da quando abbiamo fatto l’ultima chiacchierata insieme. È stato proprio lì che ha voluto sapere di chi sono innamorata. Quando gli ho detto che stavo insieme a Tom, lui m’ha subito risposto che, in questa storia, io mi sarei fatta molto male. Non volevo credergli. Lo vedevo solo come uno che vuole mettere zizzania. Gli risposi che Tom non è il tipo di ragazze che i giornali raccontano. Non è un playboy, ma un ragazzo dolce. Ora mi pento di quelle parole e, mi dispiace molto ammetterlo, ma Raoul aveva ragione, ha sempre avuto ragione. Senza accorgermene, mi trovo a stringere con la mano la catenina che mi ha regalato Tom. Ricordo ancora quando me la diede, come se fosse ieri.

    Due settimane fa, io e Tom seduti sul suo letto nel Tokio - Bus.
    -Domani, a quest’ora sarai in Germania dai tuoi parenti.- Gli dissi.
    -Mi mancherai tantissimo, Mia. Non so come farò senza di te.- Mi rispose.
    Si avvicinò al mio viso e mi baciò con la stessa dolcezza che mi ha fatto innamorare di lui. Poi mi staccai da lui.
    -Dai, che, appena finisce questa cazzo di scuola, ti raggiungo.-
    -Non vedo l’ora. Ce ne staremo io e te per tre mesi sempre insieme, e viaggeremo tanto.-
    Tornò ad abbracciarmi e baciarmi. Con la sua mano dietro la mia nuca e la mia sul suo viso. Poi gli tolsi, come sempre il suo cappellino e la su fascia. Si staccò nuovamente da me e iniziò a frugare nelle tasche dei suoi jeans. Cacciò un astuccio e me lo passò.
    -Tomi, cos’è?- Gli chiesi curiosa.
    -Aprilo!-
    Lo aprii, guardando lui negli occhi. Mi sorrise. Abbassai lo sguardo sull’astuccio e vidi una catenina con la lettera “T” come ciondolo. Rialzai lo sguardo sul suo viso e rimasi a bocca aperta. Non so che dire. Lui cacciò da sotto la sua maglia una catenina con le lettere “V” e “M” come ciondoli.
    -Tomi, non so che dirti!-
    -Allora, non dire niente.-
    -Ma perché te hai la “M” e la “V”?- Gli chiesi.
    -Perché ero indeciso sul quale prendere tra le due, dato che ti chiami Valentina, ma ti chiamiamo Mia. -
    -Oh, Tomi, sei così dolce!-
    -Passamela che te la metto io.-
    La presi dalla custodia e gliela passai. Gli diedi le spalle e alzai i capelli. Lui me la mise al collo e mi mise la mano sulla mia, quella che teneva i capelli. Io tolsi subito la mia. Poggiò dolcemente i miei capelli sulla schiena. Ci alzammo dal letto e andammo di fronte ad uno specchio. Mi guardai la collana per un po’. Tom si piegò un po’ per baciarmi sul collo. Poi mi voltai verso lui e lo baciai. Cademmo sul letto. Tom non è più un playboy, ora è un ragazzo innamorato.

    Tutto questo lo pensavo prima di scoprire questa brutta verità. Era tutto solo un bellissimo sogno, in cui avevo creduto profondamente. La realtà è che non tutti i sogni possono essere realizzati, soprattutto questo. Come ho potuto pensare di riuscire a cambiare una persona? Io non ho questo potere. Mi è sembrato di stare in un libro di Federico Moccia. Ma le storie di Federico Moccia sono tutte finzioni, mentre questa è la realtà. Mi è bastato pensare di essere in un suo libro per cercare di essere anch’io felice, almeno per un po’. è stato solo uno stupido sogno da ragazzina.
    -Mia, mi ascolti?- Mi chiede Raoul.
    -Ehm… Cosa?- Gli chiedo come se fossi appena uscita da un sogno ad occhi aperti.
    -Non mi ascoltavi, eh?-
    -Raoul, so che avevi ragione te e so anche quello che provi ora, ma io non ho bisogno delle tue parole, ora.-
    -Perché?- Mi chiede sbalordito.
    -Perché qualunque cosa te mi dici, potrebbe avere un secondo fine.-
    Scendo dal muretto e corro verso l’ingresso della scuola. Salgo le scale, vado fuori la porta della mia classe. Mi blocco. Cambio direzione e mi dirigo verso la segreteria. Percorro tutto il corridoio. Arrivo fuori alla segreteria, entro e chiedo al vicepreside di farmi un permesso per uscire ora.
    -Perché?- Mi chiede, mentre prende il blocchetto per i permessi di entrata e di uscita.
    -Per ragioni di salute, non mi sento molto bene.-
    -Cosa ti senti?-
    -Un gran dolore allo stomaco.-
    -Ok.-
    Mi dà il foglio. Saluto e ritorno nel corridoio del mio piano. Arrivo fuori alla porta della mia classe, entro, lasciando la porta semi aperta. Vado dalla prof. E le do il foglio. Poi vado al mio banco e metto tutta la roba nel mio zaino. Sulla mia sedia è seduta Clemy. Quel maledetto giornale è ancora sul mio banco, ancora sulle pagine dei Tokio Hotel. Gli occhi tornano a farsi lucidi.
    -Clemy, posso prendere queste pagine sui Tokio Hotel?- Le chiedo.
    -Certo! Prendile pure, tanto a me e a Lully questo gruppo non piace proprio.- Mi risponde.
    Stacco le pagine delicatamente, stando bene attenta a non strapparle, in modo che non possa dire che ho frainteso. Metto quelle pagine nella tasca e torno a mettere la roba nel mio zaino. Appena ho finito, lo chiudo e lo metto sulle spalle. Mi dirigo verso la porta, saluto, esco dalla classe e richiudo la porta alle mie spalle. Scendo le scale. Esco nel cortile e mi dirigo verso il portone principale. Finalmente libera. Sì, ma dove vado? I pullman ancora non saranno arrivati. Devo per forza aspettare fino alle 12.35, per vedere un pullman passare. Vorrà dire che mi avvierò alla fermata.


    Capitolo 17
    Tom è sdraiato sul suo letto col cellulare in mano sta cercando, da un’ora, di chiamare Mia. Non gli risponde e Tom si sta chiedendo il perché. Di fronte a lui, seduta su una sedia, c’è Katrynca, la quale sta cercando di capire cos’ha Tom. Ma non sa che Tom per la prima volta nella sua vita è innamorato, ma non di lei. Ma, comunque Katrynca non demorde e cerca ancora cercando di convincerlo sul fatto di essere cambiata, anche se non è vero.
    -Tom, io sono davvero cambiata!-
    -Ancora con questa storia?!-
    -Sì, e non la smetterò finché non mi crederai.-
    -Katrynca, anch’io sono cambiato.-
    -E questo cosa c’entra?-
    -C’entra. Io non sono più quello di una volta.-
    -In che senso? Che vuoi dire?-
    Tom si alza dal letto e va da lei. Va nel menu del cellulare e prende una foto sua insieme a Mia e gliela mette davanti agli occhi.
    -La vedi questa ragazza?- Le chiede.
    -Sì, chi è?-
    -Ecco, questa è la mia ragazza.-
    -E allora?-
    -Katrynca, io amo questa ragazza.-
    Katrynca inizia a ridere sguaiatamente, come se Tom le avesse detto di aver visto un asino che vola.
    -Che cazzo ridi?-
    Katrynca non riesce quasi a parlare dalle risate.
    -Per quello che hai appena detto.-
    -Cioè?-
    -Il fatto che stai con questa tizia e…- Katrynca torna a ridere. -…Come ha detto tu, che la ami… Oddio, è più forte di me, non ce la faccio a smettere di ridere.-
    Katrynca continua ancora a ridere e Tom s’innervosisce ancora di più. Mette il cellulare in tasca, va vicino alla sua scrivania, ci sbatte una mano sopra e scuote la testa.
    -Cosa c’è di così strano?- Tom inizia a urlare. Katrynca si alza dalla sedia e va da lui.
    -Tu non sai amare!-
    Tom rimane colpito da questa frase. Si volta verso lei e la guarda. Le va vicino.
    -Chi ti dice questo?-
    -Me lo dice il fatto che in questi quindici giorni sei venuto ben sette volte, una dietro l’altra, a letto con me. E non hai mai pensato a lei mentre scopavi con me, altrimenti ti saresti alzato e te ne saresti andato. E non penso che vi siete messi insieme ieri sera.-
    -Ho sbagliato a venire a letto con te. Non deve interessarti quando ci siamo messi insieme io e Mia. Katrynca tu non sei cambiata affatto altrimenti non diresti tutte queste cose.-
    -Forse non sarò cambiata, ma tu, tu non sei capace di amare. Forse potrai amare tuo fratello, ma non saprai mai amare una donna.-
    -Tu non mi conosci affatto. Io amo questa ragazza e non puoi neanche immaginare quanto e ti voglio dire ancora un’altra cosa: ognuno di noi è capace di amare, basta volerlo e io questo lo voglio, ma noto che tu non lo vuoi, altrimenti ora non parleresti in questo modo… Bene, ora puoi anche andartene.-
    -E se lo venisse a sapere?-
    -Di quello che è successo tra noi?-
    -Sì.-
    -E’molto improbabile, ma se succedesse io la affronterei e le dimostrerei il mio amore.-
    -Perché molto improbabile?-
    -Perché questa ragazza è italiana e queste foto sono solo sui tabloid tedeschi.-
    -Ma il tuo gruppo è famoso anche in Italia, quindi potrebbero arrivare.-
    -Te l’ho detto, se mai arriveranno lì io cercherò in modo di farmi perdonare e le dimostrerò il mio amore. Comunque lei ancora non mi ha detto niente, il che vuol dire che le foto non sono arrivate e ci sono molte possibilità che non arrivino mai.-
    -Possibilità da uno a dieci?-
    -Dieci!- Dice Tom con aria di sfida.
    -Meno dieci!- Katrynca risponde alla sfida.
    -Contento te. Comunque io vado via, fatti sentire. Il mio numero è sempre lo stesso.-
    -Sì, contaci.-
    -Tom, tu mi sottovaluti troppo.-
    -No, affatto. Semplicemente, non mi fai né caldo e né freddo.-
    -Vaffanculo.-
    -Vacci prima tu.-
    Katrynca prende la borsa e se ne va. Tom torna a sdraiarsi sul letto. Riprende il suo cellulare e prova a richiamare Mia. Il telefono risulta ancora spento. Getta il cellulare sul letto del fratello e si mette le mani in faccia. “Ma perché è spento? Mezz’ora fa era acceso! Forse si è scaricata la batteria. Potrebbe anche essere.”.
    Bill entra trafelato nella loro camera. Tom si mette seduto.
    -Tom, le foto tue insieme a Katrynca sono arrivate in Italia. Le ha pubblicate un giornale italiano.-
    -Cosa?!-
    -Sì, è vero.-
    -Come lo hai saputo?-
    -Me l’ha detto Anto, ne ha comprato una copia.-
    -Oddio, oddio! Come diavolo faccio ora?-
    -L’unica cosa che puoi fare ora è sperare che il giornale non arrivi mai nelle mani di Mia.-
    Tom si alza e va vicino al muro. Ci poggia la testa, chiude gli occhi e dà dei pugni al muro. Li dà così forte da farsi male le mani.
    -Io non posso perderla, non posso, non voglio, non voglio perderla…- Dice dando ancora dei colpetti al muro. -…E’ una delle poche cose belle che mi sono capitate nella vita.-
    Bill va da lui cercando di calmarlo. Lo fa girare verso lui e lo abbraccia. Bill lo stringe forte, cercando di consolarlo. Tom ha le mani rosse, in alcune parti esce anche del sangue. Tom si stacca da lui. È ancora triste.
    -Tom, diglielo tu.-
    -No, non posso, potrebbe lasciarmi.-
    -Devi correre questo rischio.-
    -No, non posso.-
    -Tom, ormai il guaio l’hai fatto. Prenditi le tue responsabilità. Affronta i problemi. E sii sincero, in un rapporto è molto importante la sincerità, ricordalo.-
    -Lo so, ma non voglio perderla.-
    -Tom, questo l’ho capito. Facciamo così: ora io dico ad Anto di non far avvicinare Mia a nessuna edicola fino all’anno prossimo.- Gli propone Bill.
    -Ok, grazie… Mia mi ha raccontato che quasi tutti i giorni alcune sue compagne di classe portano dei giornali e se in qualcuno di questi ci fossero le foto e lei le vede?-
    -Se succedesse, il guaio è ancora più serio.-
    -Perché è ancora più serio?-
    -Perché non sei stato tu a dirglielo, le hai mentito.-
    -Oddio, no, non voglio perderla, non posso perderla.-
    -Tom, diglielo tu. Almeno considererà il fatto che gliel’hai detto e potrebbe darti un’altra possibilità. Tom, io non voglio che tu soffra, ma sii sincero con lei e promettile che non capiterà mai più.-
    -No, non lo so. Potrebbe comunque lasciarmi.-
    -Tom, hai quasi diciannove anni, cazzo, inizia a prenderti le tue responsabilità. E poi ricorda: non lasciare che la paura di perdere ti impedisca di partecipare.-
    -E questo che c’entra?-
    -C’entra, c’entra. Pensaci.-
    Bill se ne va lasciandolo nuovamente solo al centro della stanza. Si guarda alle mani, poi va vicino al letto di Bill, prende il suo cellulare e torna a sdraiarsi sul suo letto. “Forse Bill ha ragione. Forse è meglio che glielo dica io. Tanto potrebbe venire a saperlo prima o poi, almeno sarò stato sincero. Magari dopo un po’ se ne scorderà e mi vorrà di nuovo.”, pensa. Il sangue inizia a sporcargli la maglia e il copriletto, ma non se ne frega per niente. Prende in cellulare, compone il numero di Mia per l’ennesima volta e, per l’ennesima volta, torna a chiamarla. È ancora spento. E la paura che Mia possa aver visto quelle foto inizia a farsi sentire e inizia e crescere. Allora inizia a preparare le parole per riuscire a dirglielo. La paura di perderla è sempre più forte.

    Sono ancora qui a Marcianise, alla fermata del mio pullman, cercando di ammazzare il tempo, anche se è molto difficile. Sono ancora le 12.00 e manca ancora mezz’ora alla fine delle lezioni. Prendo il mio cellulare dalla tasca e la tentazione di riaccenderlo si fa sempre più forte. Vorrei vedere solo se ha provato ancora a chiamarmi. No, non voglio sentirlo mai più. Cazzo, ma perché ha dovuto rovinare tutto? Stava andando così bene, la distanza non sembrava pesare secondo entrambi, anzi no, solo secondo me.
    “Allora, Mia, questo, invece è Tom, Il fratello gemello di Bill e, nonché, il playboy del gruppo…”, le parole di Rosa mi rimbombano nella mente. Le lacrime tornano a scendere. Cerco di trattenerle, ma non mi riesce, è davvero molto difficile. Ha distrutto tutto ciò che avevamo costruito. Purtroppo l’amore è così (soprattutto quest’amore), come un castello di sabbia: difficile da costruire, ma facile da distruggere. Era una storia a senso unico, l’amore proveniva solo dalla mia parte, dalla sua, no. Mia, ma cosa ti aspettavi da lui? È il chitarrista di un gruppo famoso in quasi tutto il mondo. Può avere tutte le donne che vuole ovunque vada. Mia, è un playboy e i playboy non cambiano mai, e se lo fanno non può succedere tutto così facilmente. Come poteva innamorarsi di una qualunque ragazza di provincia? Prendo dalla tasca le pagine di giornale e torno a guardarle. Le guardo per più di venti minuti. Non riesco a staccare lo sguardo da quelle foto. Come può essere così falso?
    Iniziano a venire delle ragazze, il che vuol dire che è finita un’altra giornata scolastica. Per fortuna tra qualche giorno finirà l’anno scolastico. Cazzo, a giugno dovevamo raggiungere i Tokio Hotel per passare l’estate con loro! Oddio, io non posso andarci, non ce la farei a vederlo, soprattutto se sta insieme a Katrynca!
    A poco a poco iniziano a formarsi dei gruppetti di ragazze. Dopo cinque minuti vedo Marika e Rosa arrivare di corsa. Piego velocemente quelle pagine e le metto nella tasca posteriore. Arrivano vicino a me.
    -Mia, ma com’è che sei già qua?- Mi chiede Marika col fiatone.
    -Ho fatto un permesso per uscire prima.- Rispondo io.
    Arriva anche mia sorella con un’amica.
    -Ehi, Mia, ma cosa ci fai già qui?- Mi chiede mia sorella.
    -Ho fatto un permesso.- Rispondo scocciata.
    L’amica di mia sorella ci saluta e se ne va. Squilla il cellulare di mia sorella. Si allontana per rispondere.
    -Mia, c’è qualcosa che non va?- Mi chiede Rosa.
    -No, no, va assolutamente bene.- Rispondo facendo un finto sorriso. Non so in che modo, ma sto riuscendo a trattenere le lacrime.
    -Sicura?- Mi chiede ancora Rosa insistente.
    Mia sorella torna da noi col cellulare in mano. Me lo passa. Rispondo facendole una faccia interrogativa.
    -Sì?- Chiedo, aspettando una risposta.
    -Mia, amore mio, sono io.-
    -Io chi?- Chiedo ancora.
    -Come chi?! Sono Tom.-
    A quella risposta ho un’altra fitta allo stomaco e le lacrime tornano fuori dai miei occhi. Stacco subito la chiamata e ridò il cellulare a mia sorella. Le mie amiche e mia sorella mi guardano sbalordite.
    -Mia, ma sei fuori?- Mi chiede mia sorella.
    -No, affatto.- Rispondo.
    -Allora come spieghi il fatto di aver attaccato il telefono in faccia al tuo ragazzo?- Mi chiede Marika.
    -Lo spiego col fatto che Tom è più falso di un assegno circolare da un milione di euro.- Dico arrabbiata.
    -Ma perché dici questo, Mia?- Mi chiede ancora Marika con un tono comprensivo.
    Prendo dalla tasca le pagine del giornale di Clemy e gliele metto sotto al naso. Tutt’e tre le guardano a bocca aperta. Poi alzano lo sguardo e guardano me. Mia sorella mette le mani nello zaino e cerca qualcosa. Caccia un giornale diverso da quello di Clemy. Lo sfoglia velocemente e me lo passa. Ci sono altre foto, diverse da quelle che ho io. È sempre insieme a Katrynca. Foto dove si baciano. Che schifo! Che schifo! Che schifo! Lo chiudo e giro la testa le lacrime iniziano a scendermi velocemente. Poi torno a guardare le mie amiche e ridò il giornale a mia sorella.
    -Perché cazzo me l’hai fatto vedere, eh? Per farmi stare ancora peggio?- Le chiedo arrabbiata, tra le lacrime. Finalmente arriva il pullman. Sono la prima a salire. Mi siedo al primo posto. Non mi è mai piaciuto stare dietro si fa troppo casino. Prendo il mio il mio Mp3 ed infilo le cuffie nelle orecchie. Ora voglio solo dimenticare tutto di lui. I suoi occhi che mi guardano con la dolcezza di un pasticcino (che paragone, mamma mia! Qualcosa di meglio no, eh? Vabbeh, andiamo avanti!), le sue mani fra i miei capelli e quando mi accarezza piano, la sua bocca mentre mi bacia, i suoi capelli ruvidi. Mi mancherà tutto questo, mi mancherà davvero tanto, ma ora voglio solo dimenticarlo, per sempre e riuscire a trovare un ragazzo giusto per me che mi ami davvero con tutto il suo cuore.
     
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