...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 24
    Siamo io, Bill, Gustav, Georg e Andreas, tutti in macchina con Tom. Come sempre mi sono portata i loro cd con me ed ho messo Schrei. Ormai fanno decidere tutto a me. essendo l’ultima qui in Germania, ho deciso di vestirmi bene. purtroppo i graffi non ho potuto coprirli con nulla, quindi sono molto visibili. Tornando al mio abbigliamento, non sono vestita in modo elegante, ma bene nel senso che ho una minigonna sportiva con le scarpette DC Shoes, quelle che indosso quasi sempre, una camicia a giro maniche e indosso quasi tutti gli accessori che mi regalò Bill poco tempo fa. Mi hanno fatto sedere avanti, accanto a Tom, che guida. Gli altri sono ancora un po’ perplessi sulla mia idea. Non ho ancora capito perché. Potrebbe essere perché, comunque, mi vengono in mente sempre delle idee molto pazze, e Rosa e Marika ne sanno qualcosa. Ecco perché non volevano mai che io non uscissi con loro. Bill stasera ha voluto i capelli lisci e non “alzati”, come al solito.
    Sono le 19.30 e Tom continua a guidare serio. È tutto concentrato. Bill, Gustav, Georg e Andreas stanno scomodi dietro. Si stanno stringendo per stare più comodi. Questa sera hanno deciso che il loro staff non doveva venire. Hanno voluto che fosse una serata solo nostra. Non hanno voluto far venire neanche Simone e Gordon. Hanno deciso che questa serata sarebbe dovuta essere solo nostra.
    Bill ogni tanto fa qualche battuta e si sentono ridere tutti tranne Tom. È particolarmente serio stasera, dev’essere successo qualcosa. Bill mi disse, un po’ di tempo fa, che Tom è serio solo in “casi straordinari”. Mi sa che questo è uno di quei “casi straordinari”.
    Questa serata, ho deciso che fosse divisa in tre momenti, i quali durano due ore, e ognuno dei quali ha una tappa diversa. Poi ci sarà una pausa di mezz’ora e raggiungeremo la terza tappa. La prima tappa l’abbiamo affittata tutta completamente per noi. La seconda abbiamo affittato solo una parte, perché il proprietario ci ha detto che era impossibile, dato che, quando l’abbiamo chiamato, già stavano entrando i primi clienti. Loro conoscono solo le prime due, la terza ancora non la conoscono. Se è per questo, non la conosco neanche io, dato che non l’ho ancora pensata. Questa serata dev’essere speciale, quindi l’ultima tappa dev’essere la più trasgressiva e originale possibile. Non me ne preoccupo più di tanto perché, ho tutta la serata per pensarci. Penso che, comunque, la serata sia stata programmata bene, forse ho dato per scontato i particolari, ma sono sicura che ci divertiremo come matti.
    Abbiamo appena raggiunto la prima tappa. Scendiamo tutti. Io, prima di scendere, prendo i miei cd, in modo da farli mettere. Bill si aggiusta l pantaloni. Tom chiude la macchina col telecomando. Gustav, Georg e Andreas si danno dei colpetti sulla schiena. Guardo l’edificio. Era da gennaio che non andavo in un Bowling. Solitamente ci andavamo io e la mia comitiva ad Aversa. Come ci divertivamo. Sono felice di tornare in un Bowling, soprattutto in compagnia dei miei amici Tokio Hotel. il proprietario ci aspetta sulla soglia. Tom mi circonda il collo con un braccio. Ci guardiamo e ci sorridiamo. Mi sembra di essere tornata a quando stavamo bene insieme. Cavolo, perché non riesci a tornare con lui, Mia? Gli metto la mano sulla sua. Gustav, Andreas e Georg fanno dei fischi. Bill va da loro e gli dà uno schiaffo dietro la nuca ciascuno. Entriamo dentro. Mi stacco da Tom. Andiamo tutti al bancone. Arriva una ragazza che chiede i documenti ad ognuno di noi. Uno ad uno glieli diamo. Dopo aver controllato i nostri documenti, ci dà un foglietto, su cui scrivere il nome di ognuno e il numero di scarpe. Lo prende Gustav e inizia a scriverci su il nome di ognuno. Io, nel frattempo parlo con un ragazzo che lavora qui.
    -Scusi, può mettere uno di questi cd come sottofondo musicale?- Gli chiedo.
    -Certo… Decidi tu.-
    -No, per me va bene qualunque.-
    -Ok.-
    Ci sorridiamo, poi raggiungo gli altri. Gustav finisce di compilare il foglietto e lo dà alla ragazza. Nel frattempo, quest’ultima ci fa accomodare su un divanetto. Bill e Tom mi si mettono il primo da un lato e il secondo dall’altro. Bill mi abbraccia, poi mi dà un bacio sulla fronte. Lo guardo e ci sorridiamo. Poi poggio la testa sulla sua spalla.
    -Pizzico a te e fortuna a me!- Dice Georg a Tom, dandogli un pizzico sul braccio.
    Tom gli risponde anche lui con un pizzico sul braccio di Georg. Tom e Georg iniziano a scherzare con degli schiaffetti. Georg non riesce più a difendersi, quindi si alza e inizia a correre per tutto il locale. Tom gli è dietro. Fanno un gran casino. Bill scuote la testa e mi guarda come a chiedermi: “Come hai fatto ad innamorarti di lui?”. Io scuoto la testa come a rispondergli: “Non lo so neanche io!”. E questa è la verità, non so neanche io come ho fatto ad innamorarmi di lui, e perché mi sono innamorata di lui. È successo tutto all’improvviso, durante il concerto, mi è bastato osservare i suoi occhi e, da lì, sono stata rapita da lui. È cambiato tutto radicalmente, nella mia vita.
    Da noi arriva un ragazzo con sei buste, in cui ci sono le scarpe e ci chiede cortesemente di seguirlo. Ci alziamo e lo seguiamo. Ci porta di fronte alla “pista da gioco”. Ad uno ad uno controlla i nomi, ci chiama, ci chiede se è giusto il numero scritto sul foglietto che ha compilato prima Gustav e ci dà le scarpette. Ognuno di noi si leva le scarpette e se le mette. Il ragazzo si guarda intorno cercando Georg e Tom, i quali dopo un po’ ci raggiungono. Sono entrambi affannati. Si piegano in due. Il ragazzo dà ad ognuno dei due il suo paio di scarpe. Tom e Georg si siedono sul divanetto e le indossano. Tom si alza. Lo guardo da capo a piede. È strano vederlo con delle scarpette diverse da quelle che indossa lui di solito. Da un plasma non molto grande posizionato in alto, vi è scritto i nostri nomi con, affianco una tabella in cui c’è il punteggio, ovviamente ora, il punteggio di tutti noi è zero. La partita inizia sotto le note di Über's Ende der Welt. Il primo a tirare la palla è Andreas. Prende una delle palle non molto pesanti e ci dice:
    -Ragazzi, ora vi faccio vedere la mia bravura. Non parlo solo di quella al letto, ma anche di quella nel Bowling.-
    Georg, Gustav e Tom fanno dei fischi. Io e Bill ridiamo.
    -Ma cosa dici?! Ma se l’ultima ragazza che ti sei rombato un altro po’ ti vomitava addosso per la tua prestazione! …Poi non sai giocare neanche con le biglie, come fai a buttare giù tutti quei birilli?- Risponde Tom ridendo e, insieme a lui, ridiamo tutti.
    -Ma come sei simpatico, Tom! Guarda che le mie prestazioni sono sempre state le migliori. E, comunque, sono il migliore in qualsiasi gioco!- Gli risponde, sempre Andreas.
    Andreas prende una piccola rincorsa e tira la palla. Purtroppo per lui non butta giù nessun birillo. Neanche il secondo tentativo gli va bene. i fischi incombano di nuovo.
    Dopo Andreas tocca a Tom. Quest’ultimo prende la rincorsa facendo la sua solita camminata da fighetto. A lui va meglio, al primo tiro butta giù cinque birilli. Prende la seconda palla, questa volta più pesante, riprende la rincorsa da fighetto. La fortuna è dalla sua parte, infatti riesce a fare Strike. Ora se la tira che è una cosa eccezionale. È sempre il solito. La sua presunzione, però, è davvero divertente.
    Ora tocca a me.
    -Non voglio dire frasi per tirarmela, altrimenti succede come ad Andreas.- Dico guardando ognuno di loro.
    Prendo una palla tra quelle più pesanti, faccio un sospiro, prendo la rincorsa e tiro. Striiiiiiiiike!!!!!!!!!! Cazzo, non mi era mai successo al primo colpo con una palla molto pesante. Ok, il bacio di Tom mi ha portato fortuna. Se è così allora lo ribacio molto volentieri. Vado da Bill e lo abbraccio. Facciamo una giravolta. Ci fermiamo e noto che Tom è di fronte a me e ci guarda. Fa una faccia strana. Bill guarda prima me, poi il fratello. Mi stacco da Bill e corro a stringere Tom. Ora sulla sua faccia si forma un sorriso. Mi stacco da lui e gli do un piccolo bacio sulla guancia. Mi avvicino al suo orecchio.
    -Mi porti fortuna!- Gli sussurro.
    -Ah sì?-
    -Sì!-
    -Perché?-
    -Grazie a te ho fatto strike al primo colpo con una palla pesante.-
    -Ma io non ho fatto un bel niente.-
    -Tu no… Ma il bacio sì!-
    Ci sorridiamo, continuando a guardarci negli occhi.
    -Questo, però, non vuol dire che siamo tornati insieme.- Continuo.
    -Lo avevo immaginato.-
    Mi stacco da lui e mi dirigo verso gli altri.
    Il gioco continua con Bill. Non riesce a fare strike con nessuno dei due tiri, anzi per lui è già tanto aver lasciato in piedi tre birilli, con due tiri: si aspettava di peggio.
    Dopo Bill tocca a Gustav. Anche lui riesce a fare strike con il primo tiro, solo che lui ha usato una palla più leggera. Infine tira Georg, che ha la mia stessa fortuna, infatti, con una palla pesante come la mia è riuscito a fare strike al primo tiro.
    Tom prende la sua fotocamera. Non mi ero accorta che se ne fosse portata una. La dà al ragazzo che ci ha dato le scarpette e gli dice qualcosa che non riesco a sentire. Il ragazzo annuisce continuamente. Tom torna da noi e il ragazzo inizia a scattarci delle foto. Facciamo le pose più pazze. Il giro ricomincia. E tocca di nuovo ad Andreas. Nel frattempo, vado un po’ da Bill, il quale lo vedo molto pensieroso. Vado da lui.
    -Cos’hai?- Gli chiedo.
    -Nulla.-
    -Impossibile…-
    -Perché?-
    -Ci sono due perché.-
    -Ah sì?-
    -Sì!-
    -Dimmeli.-
    -Il primo è perché è impossibile non pensare a nulla.-
    -Allora perché si dice “Non penso a nulla!”?-
    -Lo si dice o per non far preoccupare qualcuno oppure per non far sapere i fatti nostri agli altri.-
    -Ah sì?-
    -Sì!-
    -E qual è l’altro motivo?-
    -Sei sempre pensieroso da un po’ di tempo.-
    -Non pensavo che te ne fossi accorta.-
    -Come faccio a non accorgermene?-
    -Non saprei.-
    -Bill, io non dico di conoscerti bene, ma ti conosco abbastanza per dire che hai qualcosa che non va.-
    -Lo so…-
    -Riguarda mia sorella.-
    -No!-
    -Sì, Bill, riguarda lei. Te lo leggo negli occhi.-
    -Ok, lo ammetto, riguarda lei.-
    -Mi dici perché vi siete lasciati?-
    -Ora non me la sento.-
    -Bill, io voglio saperlo, anche per aiutarti, darti qualche consiglio.-
    -Ok, ma è una storia troppo…-
    -Mia!- Mi chiama Tom.
    Continuo a guardare Bill, poi mi giro verso il fratello.
    -Che c’è?- Gli chiedo.
    -Tocca a te!-
    -Ok, arrivo.- Gli rispondo.
    Torno a guardare Bill.
    -Poi ne riparliamo con calma e bene.- Dico a Bill.
    -Ok!-
    Bill mi abbraccia e mi dà dei baci sulla fronte.
    Mi stacco da lui e torno alla mia partita.
    La partita continua al suono degli scatti della fotocamera, al suono delle nostre risate. Alla vista delle pose più sceme che si possano fare. Alla vista degli scherzi di Tom nei confronti di Georg. Ad esempio, nel momento in cui Georg deve tirare la palla, Tom lo spaventa e gli fa sbagliare il tiro e Georg, prima di tutto lo insegue, poi lo ripaga con la stessa moneta. È questo che amo di più di loro: la voglia di scherzare. La voglia di divertirsi. La voglia di stare sempre insieme agli altri. La voglia di essere amici. La partita la vince Andreas. Io sono arrivata seconda, Bill terzo, Tom quarto, Gustav quinto e Georg sesto, anche se Georg era quello che, come me aveva iniziato bene.
    Alle 21.30, ci leviamo le scarpe paghiamo, prendo i miei cd, e ce ne andiamo. Fra i cd trovo anche il numero di telefono di quel ragazzo a cui ho chiesto il piacere di mettere i miei cd. Tom, facendo finta di far cadere involontariamente lo sguardo sul foglietto, fa la faccia storta. No, Tom, non devi sai bene che io amo solo te e te l’ho dimostrato oggi. Apro il finestrino e getto il foglietto fuori, lasciandolo volare tra la notte.
    Tom ci porta alla seconda tappa. E io non ho ancora pensato all’ultima tappa.


    Capitolo 25
    Tom ci porta verso la nuova tappa. Gustav, Bill, Andreas e Georg continuano a divertirsi e ogni tanto mi unisco a loro. La città è accesa. Tutti escono e si divertono. Tom continua a guidare sotto le luci della città. Ultimamente sento molto la mancanza di casa mia, delle mie amiche e, soprattutto, della mia famiglia. Vorrei tanto che fossero qui con me. Io e le mie amiche, a quest’ora, eravamo insieme a combinare casini. Tutt’e tre insieme. Però devo, essere sincera, nonostante quello che è successo con Katrynca, mi sto divertendo davvero tanto. Li trovo tutti molto simpatici e affettuosi con me, eppure ci conosciamo da poco tempo. È come se ci conoscessimo da tantissimo tempo. Come se fossimo cresciuti tutt’e sei insieme. Anche Simone e Gordon e i nonni sono molto affettuosi con me.
    Tom parcheggia l’auto.
    -Siamo arrivati?- Gli chiedo.
    -Non ancora… Dobbiamo prima farti fare una cosa.- Mi risponde Georg.
    -“Una cosa”?!- Faccio.
    -Sì.- Risponde Bill.
    -E cosa?- Chiedo ancora.
    -E’ una sorpresa.- Risponde Andreas.
    -Che sorpresa?- Chiedo perplessa.
    -Ora lo vedrai.- Mi dice Tom.
    Scendiamo tutti insieme dall’auto. Tom mette l’anti-furto. Mi guardo intorno. Dopo guardo i miei amici, uno per uno, per capire cos’hanno in mente. Dopo aver squadrato ognuno di loro mi trovo a guardare un’insegna su cui c’è scritto “Tatoos”. No. Non è possibile. Non può essere possibile. Non può essere vero. Mia, ma di cosa ti preoccupi. Di sicuro, semmai, dovremmo andare lì, non sarebbe per far fare un tatuaggio a me, ma di sicuro dovrà farlo o Bill o qualcun altro di loro. Entriamo nel palazzo e Tom bussa su “Klaus”. Aspettiamo qualche secondo, poi qualcuno viene ad aprirci. Tom, appena lo vede, lo abbraccia.
    -Klaus, vecchio mio, come va la vita?- Gli chiede Tom.
    -Bene, bene, e a voi?- Chiede.
    -Non possiamo lamentarci.- Risponde Bill.
    L’uomo avrà almeno una trentina d’anni. E’ robusto e abbastanza alto, con vari tatuaggi sul braccio. Bill mi presenta. Ci diamo la mano. Poi, ci fa entrare uno ad uno e ci accompagna in una stanza con una sedia e vari strumenti per tatuaggi e, a quanto ho capito, anche piercing.
    -Allora, chi è la persona di cui mi avete parlato?- Chiede Klaus.
    Tutti indicano me e, sempre tutt’insieme, rispondono:
    -Lei!-
    Deglutisco.
    -State scherzando, vero?- Chiedo.
    -No.- Rispondono, sempre tutt’insieme.
    -No, ragazzi, no!- Dico, facendo per andarmene.
    Tom mi blocca per il polso. Lo guardo dritto negli occhi.
    -Come “no”, Mia?! Non eri tu che avevi sempre desiderato, un piercing e un tatuaggio?- Mi chiede lui.
    -Sì, ma, è per questo, desidero anche vivere in California, questo non vuol dire che…-
    -Questo non c’entra… Comunque, ora hai l’occasione di “realizzare” due dei tuoi desideri e non lo fai?- Mi interrompe Tom.
    -Tom, sai benissimo che non li ho mai fatti perché avevo paura.- Gli dico.
    -Anch’io prima di farlo avevo paura, ma, poi, mi accorsi che era solo un pizzico ed era finita lì. Il tatuaggio fa un po’ più male, ma dopo passa il dolore. E comunque non sei da sola: ci siamo noi e, soprattutto, ci sono io.- Mi dice, sempre Tom, con la sua dolcezza. La stessa dolcezza che mi fa sciogliere.
    -Non lo so, non sono sicura.-
    -Dai, ti tengo la mano.- Mi dice ancora Tom.
    Ci penso su qualche secondo e in quei secondi tutti hanno gli occhi puntati su di me. Anche Klaus che ha seguito tutta la scenetta con la massima attenzione.
    -Ok,va bene, lo faccio. Ma siano ben chiare due cose.-
    -Cosa?- Chiede Gustav.
    -Se mi succedesse qualcosa durante o dopo queste due, come definirle?, “operazioni”, rima di tutto mi avrete sulla coscienza e seconda cosa, molto più importante, vi ammazzo tutti, compreso lei, signor Klaus.-
    -Ok, anche se io non c’entro niente in tutta questa storia, io faccio solo quello che mi si chiede… Comunque, Mia, giusto?, dammi del “tu”!- Precisa Klaus.
    -Ok, grazie.- Dico.
    Klaus si alza e va vicino ad un tavolo. Dopo un po’ arriva con un foglio in mano. Me lo dà. Inizio a leggere. In poche parole, c’è scritto che mi devo prendere tutte le responsabilità per qualunque cosa possa succedermi dopo aver fatto il buco e il tatuaggio. Tom mi dà una penna. Firmo in fondo. Glielo restituisco. Dopo tutto ciò che ho letto su quello che potrebbe succedere, la paura inizia a crescere ancora di più.
    -Allora vuoi fare prima il piercing o il tatuaggio?- Mi chiede Klaus.
    -Piercing.- Risponde Tom.
    Klaus si alza e di sicuro va a prendere i suoi ferri da lavoro. Guardo Tom, mi fa sorriso. Ecco che fa il suo solito sorrisino da ebete.
    -Cioè, ragà, manco a fare il piercing ora e il tatuaggio tra qualche settimana, tutto oggi.- Dico.
    -Sì.- Fa Andreas.
    -Ma dai, non ci pensare, pensa alla salute.- Mi dice Georg.
    -Mi ricordi qualcuno che conosciamo e che è pazza di te.- Dico.
    Georg mi sorride.
    -E, comunque, la salute potrei perderla ora.- Preciso.
    -Eddai, non lamentarti sempre.- Mi fa Bill.
    Klaus torna da noi con un ago molto largo e lungo. Indossa dei guanti in lattice.
    La mia paura continua crescere ancora di più. Bill, Tom, Gustav, Georg e Andreas, a turno, prendono i loro cellulari.
    -Sei pronta?- Mi chiede Klaus.
    Faccio un respiro profondo e annuisco.
    Dai telefoni dei miei amici parte la canzone By your side.
    Guardo Tom.
    -Questa è per darti un po’ di coraggio.- Mi dice Gustav.
    -Eh, se devo essere sincera, non mi aiuta molto.- Rispondo.

    No one knows how you feel
    No one there you'd like to see
    The day was dark and full of pain

    You write "help"
    With your own blood
    'Cause hope is all you've got
    You open up your eyes
    But nothing's changed

    I don't want to cause you trouble
    Don't want to stay too long
    I just came here to say to you
    Turn around
    I am here
    If you want it's me you'll see
    Doesn't count
    Far or near
    I can hold you
    When you reach for me

    Your life is meaningless
    Your diary full of trash
    It's so hard to get along
    With empty hands

    You're looking for the rainbow
    But it died not long ago
    It tried to shine just for you
    Until the end

    I don't want to cause you trouble
    Don't want to stay too long
    I just came here to say to you
    I'm by your side
    Just for a little while
    Turn around
    I am here
    If you want it's me you'll see
    Doesn't count
    Far or near
    I can hold you
    When you reach for me

    If the world makes you confused
    And your senses you seem to lose
    If the storm doesn't wanna diffuse
    And you just don't know what to do
    Look around
    I am here

    Doesn't count
    Far or near
    I'm by your side
    Just for a little while

    Turn around
    Turn around
    I am here
    Turn around

    Doesn't count
    Far or near
    Turn around
    If you want it's me you'll see
    Turn around

    I can hold you when you reach for me
    Turn around
    I am here
    Doesn't count
    Far or near

    Klaus prende il labbro sinistro inferiore con una pinza. Infila l’ago. Faccio un sussulto. Il dolore non è molto sopportabile. Toglie l’ago e prende il piercing. Pian piano lo infila nel buco. Lo fa entrare dentro, per poi farlo uscire fuori. Prende la vite a forma di pallina e la avvita al piercing.
    -Ecco fatto! Ti ho fatto molto male?- Mi chiede Klaus.
    La canzone finisce al momento in cui Klaus finisce di avvitarmi il piercing.

    I'm by your side
    Just for a little while
    We'll make it if we try.

    -Non molto.- Rispondo.
    -Visto che non faceva quasi niente.- Mi dice Bill.
    -E’ quel “quasi” che mi preoccupava.- Gli rispondo.
    -Allora… Dove vogliamo fare il tatuaggio?- Mi chiede Klaus.
    -Mmm… Non saprei… Sono indecisa…-
    -Perché non lo fai sull’avambraccio… O sul polpaccio… O, ancora, sul piede…- Mi consiglia Georg.
    -Fallo sul collo.- Gli dico.
    -Ok. Lo vuoi dietro la nuca o su uno dei due lati?- Mi chiede Klaus.
    -Sul lato.- Rispondo.
    -Destra o sinistra?- Mi chiede ancora.
    -Sinistra.- Rispondo.
    -Cosa vuoi farti tatuare?- Mi chiede, ora, Andreas.
    -Il simbolo dei Tokio Hotel.- Rispondo.
    -Ok. Se non sbaglio, dovrei avere ancora l’immagine che mi hai dato tu, Bill. Gli dice.
    -Oddio, sul collo fa malissimo. Lo ha fatto un mio amico.- Fa Andreas a Gustav.
    Deglutisco. Oddio, mi sto cagando addosso nel vero senso della parola. Ma che diavolo passa nella testa di questi? Cazzarola! Capisco che volevano farmi un pensiero carino, ma potevano almeno chiedermi se me la sentivo. Sto per mettermi a piangere.
    -Klaus, scusami, puoi farmelo dietro la spalla?- Gli chiedo.
    -Certo!- Mi risponde.
    A quel punto si alza e torna al tavolino dove sono tutti gli attrezzi del suo mestiere. Nel frattempo caccio la spalla sinistra fuori dalla camicetta. Per fortuna che ho messo un top sotto la camicetta, altrimenti non lo avrei mai fatto lì. Klaus torna da noi. Strofina dell’ovatta sulla mia pelle.
    -Iniziamo?- Mi chiede Klaus.
    Annuisco. I miei amici rimettono di nuovo la musica col cellulare. Questa volta è An deiner Seite(Ich bin da). Fa abbastanza male. Il mio viso fa smorfie di dolore. Prendo la mano di Tom e gliela stringo forte. Lo guardo e il dolore sembra diventare più lieve. Non riesco a credere che di aver fatto il piercing e di stare facendo anche un tatuaggio. Se fossi stata da sola, di sicuro sarei fuggita via. Mi sono sempre piaciuti i piercing e i tatuaggi, solo che non ho mai avuto il coraggio di farli.

    Keiner weiss, wies Dir geht.
    Keiner da, der Dich versteht.
    Der Tag war dunkel, und allein.
    Du schreibst Hilfe, mit Deinem Blut.
    Obwohl es immer wieder wehtut.
    Du machts die Augen auf, und alles bleibt gleich.

    Ich will nicht störn, und ich will auch nicht zu lange bleiben.
    Ich bin nur hier um Dir, zu sagen.

    Ich bin da, wenn Du willst.
    Schua Dich um, dann siehst du Mich.
    Ganz egal, wo Du bist.
    Wenn Du nach mir greifst, dann halt ich Dich.

    Dein Leben sinnentleert, Deine Schatten tonnenschwer.
    Und alles was Du jetzt brauchts, hast Du nicht.
    Du suchts den Regenbogen.
    Es liegt tot vor Dir, am Boden.
    Er hat solang es ging gestrahlt, nur für Dich.

    Ich will nicht störn, und ich will auch nicht zu lange bleiben.
    Ich bin nur hier um Dir, zu sagen.

    Wenn Du die Welt nicht mehr verstehst,
    und jeder Tag im Nichts vergeht.
    Wenn sich der Sturm nicht mehr legt,
    und Du die Nacht nicht mehr erträgst.
    Ich bin da wenn Du willst, ganz egal wo Du bist.

    An deiner Seite, bur eine Weile.

    Ich bin da,
    Ich bin da, wenn Du willst.
    Ich bin da, ganz egal wo Du bist.
    Ich bin da, schau in Dich rein dann siehst Du mich.
    Ganz egal wo Du bist.
    Wenn Du nach mir greifst dann halt ich Dich.
    Ich bin da wenn Du willst, ganz egal wo Du bist.

    An Deiner Seite, nur eine Weile.
    Du bist nicht alleine.

    Tutti guardano come Klaus disegna sulla mia spalla.
    -Klaus, scusa se ti interrompo, non è che potresti scrivermi anche la data di oggi e l’orario? E magari aggiungere Bill, Tom, Gustav, Georg e Andreas?- Chiedo.
    -Mamma mia, ci vuoi un tema sulla spalla?! Dai, scherzo… Comunque, per non c’è problema…- Mi risponde lui.
    Stringo ancora la mano di Tom.
    Ci mette tre quarti d’ora per fare il tutto.
    Appena ha finito, prende due garze e le attacca con del nastro adesivo che usano i medici e gli infermieri per medicare i pazienti, e con queste garze ci copre il tatuaggio.
    -Devi tenerlo coperto per almeno tre settimane.- Mi avvisa Klaus.
    -Ok.- Dico.
    Paghiamo. Io il piercing e i Tokio Hotel + Andreas insistono per pagarmi almeno il tatuaggio. Usciamo e torniamo in macchina. E proprio in questo momento mi viene in mente l’ultima tappa.



    Capitolo 26
    Tom mi fa portare la sua amatissima automobile. Mi sta accanto, attento a come la porto. Era da quando sono partiti che non porto la macchina. Non ho neanche ancora la patente. Ogni tanto mi dà delle indicazioni per guidarla bene, in più mi dice che sono una pilota nata. Chissà da chi ho preso! Dalla mia povera mammina. Anche lei era una pilota provetta.
    I quattro dell’Apocalisse che stanno dietro, non fiatano da quando ho acceso il motore e questo mi fa dubitare sul fatto che possa mai portare bene la macchina.
    -Ragazzi, ma perché non parlate?- Chiedo, guardandoli dallo specchietto retrovisore.
    -Per paura.- Risponde Tom, il quale si gira e li guarda, dopodiché, torna a guardare me.
    -Mi deludete. Avete così poca fiducia in me?- Chiedo.
    -Mia, io, già quando guida Tom sono terrorizzato, figuriamoci con te che sei una ragazza.- Mi risponde Georg.
    Le macchine dietro me continuano a suonare il clacson a causa della mia andatura lenta.
    -Addirittura!-Esclamo sbalordita.
    -Georg, ma perché devi offenderla?!- Gli dice Tom.
    -Tom, tu non parlare proprio, che Mia porta la macchina meglio di te… Vergognati!- Gli dice Gustav ridendo.
    L’automobile continua ad andare piano: ho troppa paura di fare un incidente per correre, soprattutto di sera. Poi non sono ancora per niente padrona della strada per correre. Le macchine continuano a suonare. Mi scoccio e spengo la macchina in mezzo alla strada. I miei amici mi guardano. Non capisco cosa mi sia successo. Ora dietro di me c’è un concerto di clacson stonati.
    -Ehi, ma perché ti sei fermata, così, in mezzo alla strada?- Mi chiede Tom.
    -Non voglio più guidare.- Gli rispondo, guardando avanti a me con il broncio.
    -Perché?- Mi chiede ancora.
    -Ma li senti? Mi suonano tutti dietro. Io ho paura di correre. Così mi fanno solo innervosire.-
    -Fregatene. Non pensarli.-
    -Come faccio a non pensarli e a fregarmene, se mi suonano per tutto il tempo?-
    -Ma non sei quella che se ne fregava sempre di tutto?-
    -Sì, ma ora è un’altra cosa.-
    -No, Mia, non c’entra nulla… Lo so come ti senti… anch’io ci sono passato… Gli automobilisti “esperti” vanno sempre di fretta. E il gioco sta nel fregarsene di loro. Di non pensarli. Di fare come se non esistessero. Devi farlo sempre. E devi ricordarti sempre che “I am by your side”… Anche quando non mi vedrai…- Mi dice Tom.
    Continuiamo a guardarci negli occhi.
    -Ok, va bene!- Dico.
    Faccio un respiro profondo e riaccendo la macchina.
    -E, comunque, devi portarci all’ultima tappa della nostra ultima serata qui a qui in Germania.- Continua Tom.
    Come prima, cammino ad andatura lenta. Come al solito, i cretini di dietro suonano il clacson. Questa volta, seguo il consiglio di Tom e me ne frego di loro. Cammino come voglio io in mezzo alla strada. Che suonassero pure.
    Prima siamo stati per un po’ di tempo al locale che avevamo deciso come seconda tappa. Abbiamo preso qualcosa di analcolico da bere e ci siamo scatenati un po’ sulla pista da ballo. Era la prima volta che andavo nel privè. È stato bello ballare con loro in mezzo alla gente. Ad un certo punto Georg mi ha fatto ballare sul cubo. Ero talmente imbarazzata e rossa in viso che un peperone, in confronto a me, era albino. Poi non me ne sono fregata più di tanto e ho continuato a ballare, finché non è venuto un tizio che si è spiaccicato a me. A quel punto, Tom e Andreas sono dovuti intervenire e per poco non iniziava una lite furibonda. Per fortuna che ce ne dovevamo andare, così abbiamo risparmiato un bel po’ di guai. Nel locale siamo stati fino a mezzanotte.
    -Mia, ma i fari sono accesi?- Mi chiede Bill.
    -No, perché?- Chiedo.
    -Accendili immediatamente, prima che qualcuno della polizia ci fermi. Per fortuna che non l’abbiamo incontrata finora. Altrimenti una bella multa nessuno ce la toglieva.- Mi dice, ora, Tom.
    Finalmente siamo arrivati. Parcheggio la macchina nel grande spiazzo. I miei amici mi guardano perplessi.
    -Ora perché ci siamo fermati?- Mi chiede Andreas.
    -Siamo arrivati.- Rispondo.
    -Dove?-
    Indico di fronte a me. Si guardano tra loro, poi guardano me.
    -COSAAAAAAAAAAAAAAAA??????- Mi chiedono in coro.
    -Scusate, ma che c’è di male? È’ un posto come un altro.-
    -Mia, stai scherzando vero?- Mi chiede Andreas.
    -No, affatto. Ditemi che c’è di male!-
    -Che c’è di male?! Prima di tutto, a quest’ora è chiuso.-
    -E allora?-
    -Come si fa ad entrare?-
    -Scavalchiamo.-
    -Ma come puoi pretendere che noi andiamo lì?! …E’ tutto buio! …Poi ci sono i pipistrelli… E i ragni… Lo sai che i ragni mi terrorizzano.- Si lamenta Bill.
    -Bill, ma quali ragni?!- Gli faccio.
    -Non solo i ragni, ma anche tutti gli altri insetti. Mi viene la pelle d’oca al solo pensiero. Oddio, che orrore!- Continua Bill.
    -Ma, ragazzi è un luogo come un altro!- Cerco di convincerli, ma le facce non cambiano.
    -Ok, ragazzi, non fa niente… Fate finta che non lo abbia mai proposto. Andiamo dove volete voi.- Dico arresa, facendo un sorriso triste.
    Pensavo che gli sarebbe piaciuta la mia idea, ma mi sbagliavo. La prossima volta non mi caricheranno di questa responsabilità.
    -Ma dai, ragazzi, io la penso come Mia… E’ un luogo come un altro, un po’ insolito dove passare una serata, ma è proprio questo il bello. Passiamo una serata diversa dalle altre…Perché opponete così tanta resistenza? Sarà, di sicuro, figo!- Fa Andreas entusiasta. -…E, poi, Bill, almeno per una volta, cerca di non pensare a quegli stupidi insetti! Almeno, per una volta, Bill, pensa solo a divertirti!- Continua Andreas.
    -Io dico che Andreas ha perfettamente ragione!- Fa Tom.
    -Ragazzi, se non vi va, non fa niente: non dobbiamo andarci per forza.- Faccio io.
    -Ok, va bene, andiamo!- Fanno Bill, Gustav e Georg.
    Tutti e sei scendiamo dalla macchina. Io mi dirigo verso il cofano posteriore e prendo sei torce e le due confezioni di birra da sei bottigliette. Distribuisco le torce ad ognuno. Dopodiché chiudo la macchina col telecomando. Le birre le porta una confezione Georg e una Andreas. Tutti e sei ci dirigiamo verso il cancello d’entrata. Do la torcia a Tom e mi arrampico sul cancello. Bill canta un pezzo della sua Hilf mir fliegen. Scavalco il cancello saltando, poi, all’interno del cimitero.
    -Bill, che fai? Sfotti?- Gli chiedo, aggiustandomi.
    -Noooo, assolutamente… Perché dovrei?- Mi chiede.
    -Per tua informazione, Mia, comunque, abbiamo visto tutto il ben di Dio che hai sotto la gonna!- Mi dice Gustav.
    Divento rossa e abbasso la testa per l’imbarazzo. Gli altri iniziano a ridere, tranne Tom.
    -Passatemi le birre e le torce invece di fare i cretini!- Gli ordino.
    I cretini obbediscono. Mi passano le birre e le torce attraverso gli spazi del cancello. Ad uno ad uno, iniziano a scavalcare il cancello. Quando salta Bill, dato che soffre di vertigini, gli devo dare la mano per aiutarlo a scendere. Per ultimo salta Tom. Aiuto anche lui. Riprendiamo, ognuno, la sua torcia e ci incamminiamo per un po’. Bill mi cammina affianco e mi ha chiesto di “proteggerlo” dagli insetti. Ma come si fa, a diciotto anni, quasi diciannove, ad avere paura degli insetti?! Tom cammina avanti a noi. Georg ci fa segno col dito di non fiatare. Poi posa la confezione di birra e la torcia a terra e dà un pizzico a Tom.
    -Pizzico a te e fortuna a me!- Gli fa, poi inizia a correre.
    Tom fa cadere la sua torcia e lo insegue.
    -Ma no, dai, non potete fare così!- Si lamenta Gustav.
    -Lascia stare, Gusti, tanto, ormai, lo sappiamo come sono fatti quei due.- Gli dico.
    -Vabbeh, ma non possono fare sempre così.- Continua Andreas.
    -Ci fermiamo qui?- Chiede Bill.
    -Ok.- Faccio.
    Posiamo le torce, ognuna su una lapide, formando un cerchio. Posiamo anche quella di Tom e Georg, anche se, per dispetto la vorremmo riportare in macchina, tanto le chiavi della Cadillac le ho ancora io.
    -Ragazzi, chi è che guida dopo?- Chiedo.
    -Andreas!- Rispondo in coro Gustav e Bill.
    -Ok, Andreas, te, allora, berrai una sola birra.- Gli informo.
    -E ti pareva se devo essere sempre io quello che va male.- Si lamenta, roteando gli occhi.
    -Eddai, non lamentarti sempre, pure tu, sembri quel coglione di mio fratello Tom.- Gli fa Bill.
    -Cazzo, che solidarietà che c’è fra i due fratelli.- Mi complimento.
    Inizio a prendere le birre. Le passo una Bill, una a Gustav e un’altra ad Andreas.
    Tutt’e tre cercano di aprirla, ma non ci riescono. Li guardo.
    -Avete bisogno d’aiuto?- Gli chiedo.
    -No, no, assolutamente!- Rispondono.
    -Ah, ok!-
    Provano ad aprirla con la bocca e con le dita, ma niente, non ci riescono.
    -Come cazzo si apre ‘sta cosa?! Mia, ma un cavatappi non potevi portarlo?- Mi chiede Gustav.
    -No, me ne sono completamente dimenticata… Dai, dalla a me, ci provo io.-
    Gusti me la passa. Poggio la parte superiore, dove c’è il tappo sulla lapide e con un colpo secco lo faccio saltare. Bill, Gustav e Andreas, mi guardano scioccati, a bocca aperta. Nessuno osa dire nulla. Ad una ad una, le apro tutt’e quattro.
    -Ragazzi, ma vi rendete conto?! Facciamo schifo come uomini! Siamo la vergogna del sesso maschile. Cioè, lei è una donna ed è riuscita ad aprire una bottiglia di birra! Io vado a farmi dieci minuti di vergogna.-
    Bill lo blocca.
    -Mi sento tanto una femminuccia!- Dice Bill.
    Io, Gustav e Andreas lo guardiamo male.
    -Ma dove hai imparato ad aprirle così?- Mi chiede Gustav.
    -I miei amici. Quando usciamo ci prendiamo sempre qualche bottiglia di birra e, dato che dimenticavo sempre il cavatappi, i miei amici mi hanno insegnato ad aprirla così.- Rispondo.
    -Ehi, Bill, ma cos’hai sulla gamba? A me sembra un ragno!- Gli dice Gustav.
    Bill si guarda sulle gambe.
    -DOVE??? DOVE??? DOVE???- Chiede urlando.
    Poi salta in braccio ad Andreas.
    -NOOO… GLI INSETTI, I RAGNI MI FANNO SCHIFO E PAURA. AIUTATEMI, VI PREGO! QUALCUNO MI AIUTI! DIO, TI PREGO, AIUTAMI, NON FARMI MORIRE!!!!!!!!!!!!!!!! NON VOGLIO MORIRE CON UN MORSO DI UN RAGNO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- Continua Bill, continuando ad urlare e tenendo gli occhi chiusi. Io, Andreas e Gustav ci guardiamo perplessi, poi guardiamo lui e scoppiamo a ridere. -NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!ODDIO, CHE QUALCUNO MI AIUTI! PROMETTO CHE NON DIRO’ PIU’ LE BUGIE A NESSUNO, SOPRATTUTTO ALLA MIA DOLCE MAMMINA E AL MIO CARISSIMO PATRIGNO!!!!!! PROMETTO DI NON FARE PIU’ I DISPETTI AL MIO DOLCISSIMO FRATELLINO GEMELLINO E NEANCHE AI MIEI CARISSIMI AMICI E COLLEGHI GEORG E GUSTAV!!!! NON LI FARO’ PIU’ NEANCHE AL MIO PIU’ CARO AMICO ANDREAS!!!!!!!!!!!!!!! LO PROMETTO!!!!!!!!!!! LO PROMETTO!!!!!! LO PROMETTO!!!!!!!!!!!!- Continua lui.
    Sembra che stia piangendo. Anche se tutto questo è talmente divertente. Oddio, non ce la faccio più a ridere: mi scendono le lacrime e mi fa male la pancia.
    -Bill! Bill! Bill! Bill! Bill! Era uno scherzetto di Gusti!- Gli avviso.
    -Eh?- Fa lui guardandoci ridere.
    -Sì, Bill, era uno scherzetto innocente.- Gli dice Gustav.
    Bill scende da Andreas. Si scuote un po’ i pantaloni e aggiustandosi la maglietta. Poi va da Gustav.
    -Uno scherzetto innocente?! Uno scherzetto innocente?! UNO SCHERZETTO INNOCENTE?!- Gli urla Bill. -Il tuo “scherzetto innocente” stava per farmi rimanere secco!!!!!!!!!!! Sai benissimo che ho paura degli insetti e soprattutto dei ragni!- Gli dice ancora.
    -Dai, Bill, non pensarci, non fa niente!- Gli dico gentilmente, passandogli una birra. -Bevici su!-
    -Ti sembra facile! …Oddio, che spavento che mi sono preso! E, comunque, ci bevo su solo perché me lo dici tu!- Esclama Bill.
    Ci sediamo tutt’e quattro su una lapide. Bill si mette affianco a me.
    -Ragazzi, ma che fine hanno fatto Georg e Tom?- Chiede Andreas.
    Tutt’e quattro ci guardiamo in faccia, non trovando alcuna risposta.


    Capitolo 27
    -Ok, Georg, basta!- Dice Tom affannato.
    Entrambi si piegano in due, entrambi affannati. Si guardano un secondo in faccia e scoppiano a ridere.
    -Cazzo, ma dove siamo?- Gli chiede Georg guardandosi intorno.
    -Ad occhio e croce, al cimitero.- Risponde Tom.
    -Ma va! Fin qui ci ero arrivato!-
    -E allora che cazzo chiedi?!-
    -Io intendevo in che parte del cimitero stiamo.-
    -Non saprei… Non frequento spesso al cimitero da sapermi orientare, soprattutto di notte. Mi sa che ci siamo persi.-
    -E ora che si fa?-
    -Lo chiedi a me?-
    -Nooo, dicevo alla tomba accanto a me. Ogni tanto, mi piace parlare con i morti! Cretino, a chi lo devo chiedere se ci sei solo tu?! Cerca di essere intelligente almeno una volta nella tua vita… ora capisco perché Mia ti ha lasciato.-
    Tom lo guarda male.
    -Comunque, io intendevo dire che non so come tornare dagli altri.-
    -Non abbiamo neanche le torce.-
    -…E neanche le birre.-
    -Tom, ma posso capire perché sei sempre così coglione?-
    -Perché ogni cosa che dico, rispondete che sono un coglione? Sembra di stare in tribunale: “Signor Kaulitz, può avvalersi della facoltà di non rispondere, perché qualsiasi cosa dica, potrebbe essere usata contro di lei.”-
    -Guarda che non te lo dicono in tribunale, ma quando ti arrestano.-
    -Quando lo dicono, dicono, non fa niente, l’importante è che lo dicono.-
    -Comunque… Torniamo a noi… Per caso il tuo piccolo cervello di gallina ricorda la strada che abbiamo percorso durante la corsa?-
    -No!-
    -Benissimo! Siamo fottuti! Posso capire che campi a fare?-
    -Uffa…-
    -Come dice Mia, “Uffa, la muffa!”-
    -Georg, invece di sparare più stronzate di quante ne sparo io, prendi il cellulare e chiama qualcuno di loro, no?-
    -Ho finito il credito.-
    -Bene… E poi sarei io il coglione, eh?-
    -Chiama col tuo.-
    -Ho finito anch’io il credito.-
    -Allora, che cazzo vuoi, siamo nella stessa situazione.-
    -Facciamo così, usiamo i display come torce.-
    -Giusto, buona idea, non ci avevo pensato. Vedi che, quando vuoi, riesci a essere anche più intelligente di me?-
    -Lo so, non c’è bisogno che lo dici, e, comunque, lo sono sempre!-
    -Uhmm… Perché non sono rimasto in silenzio, ora si monta la testa più di quanto lo è già!- Fa Georg roteando gli occhi.
    -Voglio una birra!- Si lamenta Tom.
    -Senti, Tom, ma con Mia come va?-
    -Non lo so. Il fatto che lei e Katrynca se le siano date di santa ragione, mi ha un po’ scosso.-
    -A te ha scosso?! Secondo te, Mia non è rimasta scossa?-
    -Non sto dicendo questo. Lei di sicuro è rimasta più scossa di me e la capisco. Venire in un altro luogo in cui non conosce nessuno e, dopo qualche giorno, una stronza ti mette le mani addosso solo perché ama lo stesso ragazzo che vorresti tu, non è una cosa bella, anzi, direi che è una cosa orribile.-
    -Io penso che lei stia lottando contro la sua stessa volontà.-
    -In che senso?-
    -Nel senso che lei vorrebbe tornare con te, ma ha paura!-
    -Di cosa?-
    -Che tu possa tornare a tradirla, non solo con quella Ann Katryn o Katrynca o Trina o come cazzo si chiama, ma anche con altre. Lei ha una paura fottuta e penso che questo sia normale dopo tutto quello che è successo.-
    -Lo so, però io… Georg, ho una paura fottuta anch’io… Ho paura che lei non voglia più tornare con me… Ho paura che lei possa mettersi con un altro… Ho paura che lei si accorga di amare quel Raoul.-
    -Tom, ora dovrai accettare tutte le sue scelte… Se davvero la ami, devi accettare tutto da lei… Tu, comunque, cerca di stupirla… Dimostrale il tuo amore. In ogni modo, falle capire quanto immensamente la ami…-
    -Hai ragione, Georg… Hai perfettamente ragione… Io ci provo… Poi, come si dice? “O la va o la spacca”!-
    -Giusto.-
    Tom abbraccia Georg. Per Tom, Georg, è un grande amico e, soprattutto, un grande confidente. Non davvero come farebbe senza lui. È contentissimo di averlo conosciuto.
    -Cerchiamo di tornare dagli altri?- Gli chiede Georg.
    Tom annuisce.

    -Ich will da nich allein sein. Lass uns gemeinsam, in die Nacht. Irgendwann wird es Zeit sein. Lass uns gemeinsam, in die Nacht.- Tutt’e quattro insieme cantiamo In die Nacht.
    -Sai, Mia, hai una bella voce, potresti fare anche tu la cantante.- Mi dice Gustav.
    -Macché… Una campana, in confronto a me, è David Bowie.
    -No, Mia, davvero, hai una bella voce.- Mi dice Bill.
    -Vabbeh… Ragà, non diciamo stronzate.- Continuo.
    Scuoto la testa e mi trovo a guardare davanti a me. Vedo due luci. Mi spavento. Scuoto Bill e gli indico di guardare davanti a sé. Anche Gustav e Andreas fanno lo stesso. Se prima Bill si è cagato addosso, ora sono io che mi cago addosso! Oh, porca minchia! Perché mi è venuta la brillante idea di venire in un cimitero di notte?!! Mi stringo a Bill. Che cazzata! A chi vado a stringermi? A Bill! Lui che ha paura perfino degli insetti! Ok, se la notte in cui io e Tom ci siamo messi insieme, me la sono scampata, questa volta sono fottuta! Ora sono davvero fottuta! Nel vero senso della parola.
    -Chi va là?- Chiede Gustav.
    Nessuna risposta. Continuano ad avvicinarsi. Mi stringo di più a Bill, abbracciandolo. Andreas punta la torcia su quelle due sagome che continuano ad avvicinarsi. Non posso guardare. Affondo la testa nel petto di Bill.
    -Ehi, ragazzi, siamo noi!- Fa una voce molto conosciuta. Una voce che ho amato fin dalla prima volta che l’ho sentita e che continuo ad amare. Mi giro e vedo Tom e Georg. Tiro un sospiro di sollievo. Mi stacco da Bill. Tom si siede accanto a me, facendomi stare in mezzo tra lui e il fratello.
    -Allora… Domani finalmente si parte per le vacanze: non vedevo l’ora!- Dice Georg.
    -Ma dove eravate?- Gli chiedo.
    -Ma che ne so!- Risponde Tom.
    Allora, ragà, da domani, chi non si diverte, è out, è uno sfigato pezzo di merda!- Gli dico.
    -Cazzo!- Fa Bill.
    -Che è? Un altro insetto?- Gli chiedo ridendo.
    -No, è per il fatto che, chi non si diverte, è uno sfigato pezzo di merda!-
    -Comunque, Mia ha detto bene!- Dice Gustav.
    -Le tappe sono queste: una settimana a Ibiza; una settimana alle Maldive, dove siamo stati io e Tom l’anno scorso; una settimana in Florida, un po’ dappertutto per poi fermarci a Miami; e, infine, dulcis in fundo, per le settimane rimanenti abbiamo affittato una villa che dà sul mare in California!- Ci avvisa Bill.
    Urliamo tutti e sei.
    -Wooooooooooooooooooow! Che bello! Adoro la California! È stupenda la California!- Esclamo entusiasta.
    -E’ per questo motivo che abbiamo deciso di stare più tempo lì.- Dice Tom.
    -Ragà, state avverando quasi tutti i miei desideri. Grazie davvero tante!- Continuo entusiasta.
    -Per ora pensiamo a questi più, come definirli, pratici. Agli altri ci penseremo più in là.- Continua Tom.
    -Ok... Cazzo, ma com’è grande questo piercing!- Dico, muovendolo con la lingua.
    -Dev’essere per forza grande!- Risponde Tom.
    -Mia, mi raccomando, non prendere lo stesso vizietto di Tom che lo muove continuamente per flirtare.- Fa Georg.
    -Nooo, dai, Georg, ma che dici? Io l’ho fatto soprattutto per flirtare.- Gli rispondo.
    -Ok, ragazzi, cambiamo discorso.- Propone Tom infastidito.
    -Mia, cantaci una canzone italiana, dai.- Dice Andreas.
    -No, ragazzi, vi prego, non so cantare.- Rispondo.
    -Ma che ti frega! Siamo tra noi.-
    -Ok! Allora… canto Il tempo di morire, di Lucio Battisti. Allora… Motocicletta. 10 HP. Tutta cromata. È tua se dici sì. Mi costa una vita. Per niente la darei. Ma ho il cuore malato. E so che guarirei. Non dire no. Non dire no. Non dire no, no. Non dire noo. Lo so che ami un altro. Ma che ci posso fare? Io sono un disperato, perché ti voglio amare. Perché ti voglio amare. Perché ti voglio amare. Perché ti voglio amare. Stanotte, adesso, sììì. Mi basta il tempo di morire, yeah. Fra le tue braccia così. Domani puoi dimenticare, domani, ma adesso, adesso dimmi di sì. non dire no… Ok, basta ragazzi, perché, primo: non so cantare; secondo: sto rovinando una splendida canzone, appunto, perché non so cantare; e terzo: non ricordo più le parole.- Dico.
    Noto che tutti gli occhi sono puntati su di me.
    -Che c’è?- Chiedo.
    -Che è successo?- Mi chiede Gustav.
    -Boh! Me lo dovete dire voi cos’è successo… Mi guardate tutti con certe facce.-
    -Non è successo nulla. Tranquilla!- Risponde ancora Gustav.
    -Ok…-
    Poi iniziamo a parlare dello scherzetto che Gustav a fatto a Bill. Tom e Georg, quando sentono la reazione di Bill, scoppiano a ridere. Poi parliamo delle vacanze che verranno. Poi passiamo a parlare dei nostri progetti futuri. Quelli dei Tokio Hotel già li conosciamo. Gli dico che mi piacerebbe aprire a Roma un bar, oppure un pub-discoteca. Mi rispondono che è un bel progetto, anche se non è molto facile. Andreas, invece, vorrebbe diventare un imprenditore. Di sicuro il suo “progetto” è più bello ed importante del mio. Mi è sempre piaciuto il pensiero di essere sposata con un imprenditore, anche se ho sempre saputo che è un lavoro che ti toglie molto tempo libero. Tutti ci raccontiamo. Raccontiamo le nostre esperienze infantili e quelle adolescenziali. Le ore passano così, tra il racconto di un’esperienza e un altro. Alle esperienze brutte, ognuno di noi fa delle battute per sdrammatizzare quella situazione negativa passata.


    Capitolo 28
    Mezzogiorno. Io, i Tokio Hotel e Andreas siamo in viaggio verso Ibiza. Sono seduta accanto a Bill e stiamo parlando della sua situazione con mia sorella. Mi sta raccontando il perché è finita anche la sua storia. Accanto a me e Bill, c’è Gustav che dorme. Si è addormentato da poco. Sì, perché siamo usciti dal cimitero verso le 7:30 di stamane e siamo corsi subito a casa per cambiarci e preparare le ultime cose. Alle 09:30 ci hanno accompagnato a Berlino per prendere l’aereo. Sull’aereo siamo saliti verso le 10:00 e ora siamo quasi arrivati a destinazione. È da quando siamo saliti sull’aereo che io e Bill stiamo parlando. Sarà l’eccitazione della vacanza, sarà che ciò di cui stiamo parlando io e Bill mi interessa davvero, ma io non ho sonno.
    -Io ho amato davvero tua sorella e la amo ancora e non poco. Con lei ho passato i momenti più belli della mia vita. Te l’ho detto, tutto è finito a causa del mio lavoro. Nonostante tutto, io sono felice che la decisione di finirla sia stata presa da entrambi e non solo da uno dei due.-
    -Io ho capito che la causa era il lavoro, ma dico, cos’ha il tuo lavoro che possa influire su una storia d’amore?-
    -La lontananza…- Mi risponde. -Essa influisce sugli stati d’animo.-
    -In che senso?-
    -Nel senso che hai sempre paura che l’altra persona possa conoscere un’altra persona e tradirti e , magari, innamorarsi anch’io della terza persona. Poi c’è il fatto che non ci si vede mai...- Mi dice, girando, poi la testa per guardare davanti a sé. -…Ti giuro io ho odiato mio fratello, l’ho invidiato, appena siamo partiti.-
    -Perché?-
    -Me lo chiedi pure? Lui ha avuto il coraggio di provarci. Di provare ad avere un rapporto a distanza con te. È anche vero che comunque ha ceduto alla prima “tentazione” che gli è capitata, ma comunque è da apprezzare il fatto che lui ci abbia voluto provare. Ha cercato di mantenere comunque una relazione stabile, nonostante i chilometri di distanza che vi dividevano l’uno dall’altro. È anche vero che alla fine vi siete lasciati, ma, comunque, rimane il fatto che ci abbia voluto provare. Lui che è da sempre definito il SEXGOTT della Germania, che non era mai stato innamorato. Lui che tutto vuole tranne che delle responsabilità, ha cercato di mandare avanti in modo solido una relazione a distanza… Cazzo, più ci penso e più mi faccio schifo da solo! Se potessi tornare indietro, non commetterei più lo stesso errore. Ma purtroppo non si può tornare indietro e sono costretto a vivere con questo rimpianto per sempre.-
    -Bill, io penso che non tutto sia perduto.-
    -In che senso.-
    -Hai mai sentito la frase “Volere è potere”?-
    -Sì, ma comunque non riesco a capire cosa tu voglia dire.-
    -La ami ancora?-
    -Da morire.-
    -Allora cerca di riconquistarla… Fa’ qualcosa di concreto per riaverla. E non avere paura della lontananza, perché, a volte, questa non può far altro che migliorare il rapporto tra due persone. Oddio, bisogna ammettere che io e Tom, non siamo stati per te ed Anto l’esempio di perfezione! Però penso che, nella vita, bisogna sempre provarci, senza pensare alle conseguenze, o meglio pensandoci, ma senza farci influenzare molto da esse.-
    -Però, io penso che, ora, tua sorella è il mio passato e, a me, non piace girarmi indietro verso il passato.-
    -Neanche a me piace, Bill, ma penso che, a volte, sia la cosa migliore guardare dietro. Ti faccio un esempio. Tuo padre…- Bill gira la testa dall’altro lato, poi torna a guardarmi scocciato. -…So che è una cosa che è una cosa che non ti fa affatto piacere sentire, però voglio fartelo comunque questo esempio. Tuo padre vi ha abbandonati quando te e Tom eravate molto piccoli, giusto? Però, continuate a sentirlo e a vederlo comunque. Ora quello che voglio dirti è questo: a te non piace fare i conti con il passato, ma continui a sentire tuo padre, nonostante non stia più con tua madre.-
    -Non c’entra nulla, Jörg è mio padre.-
    -…E Anto è la donna che ami. Quello che voglio farti capire è che nella vita, molto spesso, si fanno i conti con il passato. Molto spesso il passato ritorna, che sia bello o brutto, ma torna e noi non possiamo farci un bel niente, purtroppo.-
    -Mi sa che hai ragione.-
    Ci sorridiamo. Poi Bill mi abbraccia forte.
    -Ma che cazzo avete ancora da dirvi dopo che “vivete insieme” da una decina di giorni a questa parte?!- Esclama Gustav assonnato.
    Io e Bill ci stacchiamo l’uno dall’altro.
    -Gusti, ma per quale diavolo di motivo ti lamenti sempre?- Gli chiede Bill.
    -Non so voi, ma io ho sonno., dato che è da ieri mattina che non dormo.- Risponde Gustav.
    -Dopo lo scherzo che mi hai fatto stanotte, avrei dovuto ucciderti, ma non l’ho fatto, quindi ora devi subire tutto, altrimenti ti uccido ora… E comunque, noi due stavamo parlando con voce talmente bassa che nessuno dei due riesce a sentire ciò che dice l’altro.- Fa Bill.
    -Ok, ragazzi, calma… Calmatevi entrambi!- Dico guardandoli ora l’uno ora l’altro.
    A noi si uniscono anche Georg e Andreas.
    -Ehi ragazzi, che si dice di bello?- Chiede Andreas.
    -Mah… Niente di che… Si parlava del più e del meno…- Risponde Gusti.
    -Gusti, ma se dormivi, come fai a sapere che si parlava del più e del meno?!- Esclama Bill.
    -Guarda, Bill, mi sono svegliato perché parlavate… Posso anche dirti, parola per parola, tutto ciò che vi siete detti.- Risponde Gusti.
    Ecco, che tornano a litigare nuovamente. Cioè, hanno diciannove anni ciascuno e sono peggio dei bambini di due anni! Nessun bambino litiga sulle stronzate. Non ci posso credere! Oddio, ma dove mi hai fatto capitare!
    -Ragazzi, ve lo chiedo per favore, non litigate… Cazzo, stiamo andando in vacanza per divertirci e voi litigate?! Fatelo per me, non litigate più!- Gli dico disperata.
    -Ma lui mi fa innervosire! Non lo sopporto più! Uffi!!!- Esclama Bill, mettendo le braccia conserte.
    -Io ti faccio innervosire?! State parlando da quando siamo saliti su questo maledetto aereo, sapendo che io sto dormendo. Quando me ne andò dal gruppo sarà sempre troppo tardi!-
    -Ah sì? E perché?- Gli chiede Bill mettendosi le mani sui fianchi.
    Da qui non capisco più niente. Si fa una caos infernale. Per di più, Andreas e Georg si uniscono a Bill e Gustav, invece di darmi una mano per farli calmare. Oddio, ora avrei bisogno di Tom. No, è meglio di no, altrimenti va a finire che anche Tom si unisce alla caciara. Ok! Ora basta! Non posso sopportare questo casino ancora qualche minuto!
    -RAGAZZI, BASTAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!- Urlo a squarciagola.
    Tutti stanno zitti. Si guardano l’un l’altro, poi guardano me. Oh, finalmente stanno un po’ zitti! A saperlo, urlavo prima.
    -E che diamine! Siete peggio dei bambini! Figuratevi che un bambino non riesce ad arrivare al vostro grado di immaturità, per quanto ci prova.- Continuo a dire. –E voi due avanti a me…- Mi riferisco ad Andreas e Georg. -…Invece di aiutarmi a farli stare zitti, vi mettete a fare i coglioni anche voi! Ma si può fare?! …Allora… E che diamine! …Ora voglio che voi facciate la pace.-
    Si guardano tutti e quattro. Poi, si danno la mano e in coro si dicono “Scusa”
    -Guarda un po’ se dobbiamo fare come i bambini! …Comunque, sì Andreas, stavamo parlando!- Continuo ancora io.
    Si unisce anche Tom, anche lui assonnato.
    -Salve, raga, che si dice qui?- Chiede.
    -E’ arrivato l’altro… Non hai sentito nulla?- Chiedo.
    -No, perché?- Chiede, sempre Tom.
    -Ecco, tuo fratello e questi altri tre imbecilli, così li devo chiamare, perché sono imbecilli, hanno fatto un caos incredibile. Per fortuna che in questa “Sala” non c’era nessuno.-
    -No, dai, raga, ma perché fate sempre così? Siete i soliti!- Dice Tom guardandoli uno ad uno.
    -Mi hanno fatto davvero esaurire!- Dico mettendomi una mano in fronte.
    -Ragazzi, non mi fate esaurire la mia dolce metà!- Esclama, sempre Tom
    -E chi sarebbe la tua dolce metà?- Chiedo maliziosa.
    -Ma tu, mon trésor!- Mi risponde lui, cercando di fare perfetto l’accento francese.
    Si alza dal suo posto e si mette in mezzo tra me e Bill.
    -Caso mai, la tua ex, e sottolineo ex, dolce metà!- Dico determinata.
    -Per me sarai sempre la mia dolce metà.-
    Rimaniamo a guardarci. Questi secondi sembrano non passare mai. Sono eterni. È inutile negare il fatto che lo amo ancora, perché lo sanno tutti che io amo ancora Tom. Lo amo davvero molto. Potrei impazzire per lui. Ho letto un libro che parlava di Giovanna di Castiglia e d’Aragona, da tutti conosciuti come “La Pazza” e ho scoperto che anche lei provava le stesse emozioni che io provo ora. Anch’io potrei impazzire per Tom. Gli occhi color nocciola di Tom hanno un potere ipnotico su di me. È come se mi drogassero. Nessun ragazzo è mai riuscito a fare questo effetto su di me. Ok, Mia, penso che ora potresti tornare ad essere normale. Puoi tornare alla normalità.
    -…Mia? Mia? Mia, sei qui con noi o no?- Mi chiede Georg, sventolandomi la sua mano davanti agli occhi.
    -Eh… Che cosa? …Che è successo?- Chiedo allarmata.
    -Ho detto: non sei mai stata nei posti dove ora andremo in vacanza giusto?-
    -Ah… Sì… Sì, giusto… Non ci sono mai andata e per questo vi ringrazio ancora tantissimo.- Dico.
    Li guardo uno ad uno, cercando di non guardare anche Tom per non essere nuovamente ipnotizzata dai suoi occhi.

    Capitolo 29
    Siamo arrivati ad Ibiza da più o meno un’ora e mezza. Ognuno di noi è andato nella propria camera a indossare il costume da bagno. Le camere sono state divise nel seguente modo: Gustav, Georg e Andreas sono in una camera i gemelli in un’altra ed io in un’altra stanza ancora. Ora sono tutti da me ad aspettarmi. Annoiati . Tutti e cinque hanno come costume dei pantaloncini lunghi e un asciugamani sulle spalle. Sono diversi da come li avevo visti in foto. Da vicino sono più belli. Non so quanti costumi ho cambiato da quando siamo arrivati. È il primo bagno di quest’estate e avevo deciso di farlo in modo decente.
    -Mia, sei pronta?- Mi chiede Bill.
    -Non ancora…- Dico guardandomi allo specchio, titubante sul costume che indosso ora.
    -Non so perché, ma non mi piace neanche questo come mi va.- Continuo.
    -Dai, Mia, per me va bene!- Mi rassicura Andreas.
    -E noi che ci lamentiamo di Bill, perché fa sempre tardi.-
    Dice Gustav.
    -Ok… Tanto tra tanti che non mi andavano bene, questo è quello che va meglio… Cavolo, sono ingrassata in una maniera incredibile!- Mi lamento.
    -Ma che ingrassata! Sei perfetta!- Mi fa Georg.
    Mi infilo i pantaloncini. Poi, prendo la borsa per il mare e ci metto cellulare, la protezione, l’astuccio degli occhiali da sole, i loro cellulari, eccetera, eccetera. Sto per infilarci anche la macchinetta fotografica quando Gustav ci dice:
    -Ragà, prima di scendere, dobbiamo fare una foto.-
    -Ma non ti bastano quelle che abbiamo fatto finora?- Gli chiede Tom.
    -No.- Risponde Gusti.
    Prendiamo ognuno la sua macchina fotografica. Bussano alla porta.
    -Avanti!- Rispondo in inglese.
    Entra un cameriere giovane e carino con degli asciugamani in mano. Li poggia sul mio letto.
    Ho un idea. ce le facciamo fare da lui. Sempre in inglese gli chiedo:
    -Mi scusi, può farci delle foto?-
    -Certo!- Mi risponde.
    -Può farle con cinque macchine fotografiche?- Gli chiedo ancora.
    -Va bene!- Risponde ancora lui.
    Gli diamo le cinque macchinette fotografiche e ci mettiamo tutti e sei in posa. Per ogni foto, facciamo una posa diversa, tanto dopo le mettiamo tutte sul mio computer. Ci mette cinque minuti per fare tutte le foto. Il cameriere ci ridà le fotocamere.
    -Grazie mille… E’ stato gentilissimo.- Lo ringrazio.
    Il cameriere se ne va.
    -Ok, ora penso che potremmo andare via.- Dice Andreas.
    Mi danno tutto le loro fotocamere da mettere nella mia borsa. Tom, prima di darmela, mi scatta una foto a tradimento.
    -No, dai, Tom… Eliminala subito!- Gli ordino.
    -No, dai, sei venuta davvero bene. È molto spontanea.- Mi risponde.
    Sbuffo. Vabbeh, fa niente! Tom mette la sua fotocamera nella mia borsa. Prendo quest’ultima e usciamo dalla mia camera. Prendiamo l’ascensore e ci dirigiamo verso la reception per dare la chiave, o meglio la scheda. Usciamo anche dall’albergo e ci dirigiamo verso la spiaggia. Non c’è molta strada da fare (Per fortuna!). Camminiamo uno affianco all’altro parlando del viaggio e di ieri sera al cimitero. Tom, ne approfitta che Georg è posizionato all’estremo della fila, si gira verso noi e ci fa segno di stare zitti senza farsi accorgere dallo stesso Georg. Io, Gusta, Andreas e Bill lo guardiamo interrogativi. Tom ci fa segno di camminare più lentamente. Georg di tutto questo non si accorge. È preso a guardare il panorama. Tom si mette poco distante da lui e, all’improvviso gli tira giù il costume scoprendogli quasi del tutto le natiche. Georg si gira. È più rosso di un peperoncino calabrese. Capisce subito che è stato Tom.
    -Ora ti uccido!- Lo minaccia.
    Tom inizia a correre. Georg lo rincorre. Ecco, lo sapevo. Sono sempre i soliti.
    -NO, DAI, RAGA’, NON POTETE SEMPRE FARE QUESTO! PERCHE’ DOVETE SEMPRE FARVI RICONOSCERE?- Gli urla Bill.
    -Dai, lasciali stare, sono ragazzi… Se non lo fanno ora, quando devono farlo?- Gli dico.
    -Hai ragione, ma una cosa è farlo in una città che conosci e che, quindi poi dopo sai dove ti trovi, e un’altra è farla in una città dove non sei mai stato in vita tua, dove sai benissimo che potresti perderti. Se li perdiamo dopo come si fa? Dovremmo cercare un altro bassista e un altro chitarrista. Dovremmo perdere moltissimo tempo a fare le audizioni a chissà quanti ragazzi, io odio fare le audizioni! Mi annoiano a morte!- Continua Bill.
    Scoppiamo a ridere tutt’e quattro. Cioè, Bill non si preoccupa perché il fratello poi non lo vedrà mai più, nel senso che lo perde, ma si preoccupa del fatto che dovrà fare tantissime audizioni. Benissimo!
    In una decina di minuti siamo arrivati. Troviamo Tom e Georg piegati un due per la corsa.
    -Vi siete fatti una bella corsa, eh?- Fa Andreas.
    Georg e Tom lo guardano male. Andreas rimane talmente fulminati che vorrebbe nascondersi in un posto sicuro.
    -Allora… Chi arriva primo al bagnasciuga è un coglione o cogliona di prima categoria.- fa Gustav.
    Nessuno si muove.
    -Ragà, uno alla volta, eh, con calma, molta calma!- Faccio io, a mo’ di parodia.
    Si guardano in faccia. Poi guardano me. Partono le spinte. Ognuno di noi si butta su un altro. Poi iniziamo a spingere Bill, il quale si mette ad urlare:
    -MAMMAAAAAAAAAAAAA! AIUTAMI! VOGLIONO BUTTARMI IN ACQUA PER AFFOGARMI!!!!!!!!!!!!!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
    Ci guardiamo l’un l’altro. Ma è sicuro che non sia una femminuccia di dieci anni? Io inizio ad avere i miei dubbi! No, perché ieri sera saltò addosso ad Andreas temendo di morire per un innocente ragno, che, tra l’altro, era uno scherzo! Ora urla perché teme che vogliamo gettarlo in acqua per affogarlo. Non lo vedo tanto normale questo ragazzo! Non so gli altri, ma io no. Da Bill passiamo ad Andreas, il quale subito si getta a terra. Poi, spingiamo Tom, che sembra si faccia trascinare, poi, non si sa come, riesce a bloccarsi e a non muoversi. Poi passano, prima, a Georg, poi, a Gustav. Questi due imitano entrambi Andreas. Infine, passano a me. Mi spingono riescono, quasi, a spingermi fino al bagnasciuga. Cerco di fare più resistenza possibile. Tom si sposta da loro e si leva la T-shirt, posandola sulla spalla di Bill. Gli altri mi lasciano “libera”. Tiro un sospiro di sollievo. Tom posa l’asciugamani sulla spalla di Georg. Lo guardiamo interrogativi. Viene da me e mi prende in braccio. Corre per tutta la spiaggia. Io urlo peggio di una pazza. Tom ride. Anche gli altri ridono. Oddio, questo ora che vuole fare? Questo è matto! Corre in acqua e si tuffa facendo andare anche a me con la testa sott’acqua. Questo è un colpo basso.
    Riemergo quasi subito.
    -Cazzo, com’è fredda quest’acqua!- Esclamo sbattendo i denti.
    Gli altri posano la roba poco distante dall’acqua. Coprono la mia borsa con le loro T-Shirt. Corrono tutti verso me e Tom. Si tuffano tutti. Subito dopo, riemergono uno ad uno.
    -Ah, ci voleva proprio un bella vacanza! Il troppo lavoro mi ha stressato!- Esclama Bill.
    Non ci credo! Cioè lui fa il lavoro che ha sempre amato senza andare a scuola e si lamenta! Io che dovrei dire che devo svegliarmi, per nove mesi di fila, alle sei di mattina? È incredibile! Sono davvero sbalordita!
    -Mia, vieni sulle mie spalle, dai!- Mi dice Andreas.
    -Va bene!...- Gli rispondo. – Tom, sei un pezzo di merda! Mi hai fatto fare il bagno con tutti i pantaloncini. Dopo come cazzo faccio?- Gli dico scherzosamente.
    -Mia, mi immergo e ti metto sulle spalle, ok?- Mi avvisa.
    -Ok!-
    Allargo le gambe aspettando che lui venga. Andreas si immerge e, in poco tempo, mi solleva. Georg fa la stessa cosa con Bill e anche Gustav fa lo stesso con Tom.
    -Ragà, siete dei copioni!- Dico ridendo.
    -Facciamo la guerra?- Propone Bill.
    -Ok!- Risponde Tom.
    -Chi vince sfida Mia.- Dice Bill.
    Georg e Gustav si mettono in posizione di combattimento.
    -Three… Two… One… Go!- Dico.
    Inizia il “combattimento” fra i due fratelli. Io e Andreas facciamo la telecronaca. Si uniscono anche Gustav e Georg da sotto.
    -Un bel combattimento fra due fratelli che si vogliono davvero bene. Che vivono l’uno per l’altro, non trovi, Andreas?-
    -Sì, cara Mia, nessuno si sarebbe mai aspettato che sarebbe successo tutto questo. Trovo molto strano il fatto che si prendano a schiaffi due fratelli uniti come loro.-
    Gustav e Tom hanno la meglio su Georg e Bill. Bill cade in acqua. Ora tocca a me e Tom. Ecco, ora potrebbe essere il momento giusto per fargliela pagare per tutto ciò che mi ha fatto. Bill riemerge. La telecronaca la fanno Georg e Bill. Io e Andreas ci mettiamo in posizione di combattimento.
    -Ecco lo “scontro” più atteso dell’anno: Tom Kaulitz vs. Valentina, detta Mia, Mozzillo. La coppia, scoppiata quasi subito, dell’anno. Chi vincerà, secondo te, Bill?-
    -Conosco Mia quanto te, Georg, e, in quello che ho visto, ho capito che è una ragazza in gamba, combattiva e davvero molto determinata. Un tipo che non si arrende molto facilmente. Io penso che di questo ve ne siete accorti tutti, giusto?-
    -Sì.- Risponde Georg.
    -Soprattutto quando la sua acerrima nemica, Katrynca, e lei se le sono date di santa ragione.-
    Al nome di Katrynca la mia rabbia scatta. Vorrei uccidere Tom. Vorrei uccidere quella stronza. Bill inizia il conto alla rovescia:
    -Three… Two… One… Go!-
    Inizia lo scontro fra me e Tom.
    -Bill, ma non facevi prima a dire “Ready, set, Go!”?-
    -…It’s time to run. The sky is changin’, we are one. Together we can make it, while the world is crashin’ down. Don’t turn around.- Continua Bill, seguito da Georg.
    Andreas e Gustav si uniscono allo scontro.
    -Mia, se ti faccio male, avvisami subito.- Mi dice Tom.
    -E’ uno scontro, puoi fare ciò che vuoi!- Gli rispondo.
    -Ti voglio ancora!- Continua lui.
    Questa frase mi colpisce al cuore. Sto per mollare. Sto per mollare. Tom sa bene come ammorbidirmi. Lo sa benissimo, ma ora devo essere più forte di lui. sì, devo essere dura.
    -Non pensare di ammorbidirmi con queste stupidi parole.- Gli dico duramente.
    -Non sto cercando di ammorbidirti con delle stupide parole. Voglio farti capire che ti voglio ancora.-
    La rabbia cresce ancora di più dentro me. Tom tiene le mie braccia strette. Poi mi tiene le mani. Con una spinta, lo faccio cadere in acqua. Non se l’aspetta.
    -And the winner is: MIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!- Urlano Georg e Bill.
    Andreas mi aiuta ad alzarmi sulle sue spalle. Mi tiene le caviglie per non farmi cadere.
    -Sei la migliore!- Mi dice Andreas. Tom riemerge. Lo guardo con aria di superiorità. Con slancio, mi butto in acqua.
    Facciamo anche la torre uno sull’altro. La foto con la posa a “torre” ce la fa una signora del posto. Io, che sto sopra a tutto, mi tuffo per prima; dopo di me, si tuffa Tom; poi, Bill.
    Il pomeriggio continua così tra tuffi, risate e fotografie. Fino a vedere il tramonto.

    Capitolo 30
    Ad Ibiza le serate molti ragazzi le passano in discoteca. Ma ci sono anche ragazzi che preferiscono andare in spiaggia a fare un falò o chi, semplicemente, preferisce restare nella propria casa. Noi apparteniamo al primo gruppo e, forse, anche al secondo. Ancora non l’ho capito. Il nostro albergo è vicino ad una discoteca molto frequentata. Siamo stati molto fortunati! È già abbastanza, per me, fare molta strada la mattina. Anche la sera lo trovo un po’ troppo.
    Mi sto truccando. Per le 21:00 devo essere pronta, altrimenti mi uccidono tutt’e cinque insieme.
    Bussano alla porta, mentre metto il mascara. Vado ad aprirla senza correre, come se non avessi voglia di vedere e sentire nessuno. È il cameriere. Ora devo parlare in inglese.
    -Oh, buonasera!- Lo saluto.
    -Buonasera! …Questa rosa è per lei.- Mi dice, dandomela.
    -Chi me la manda?- Gli chiedo.
    -Mi hanno detto che è anonimo.-
    -Anonimo?-
    -Sì!-
    -Per favore, mi dica la verità!-
    -Ok… E’ un regalo del signor Tom Kaulitz.-
    -Davvero?-
    -Sì!-
    -Ok… Grazie mille!-
    Chiudo la porta alle mie spalle e mi ci poggio guardando la rosa. Non ci credo. Tom mi ha inviato una rosa. Per giunta nera, come le amo io. Sorrido. È’ incredibile davvero! Però… C’è un però… Dove l’ha presa? E quando l’ha acquistata? Ieri sera no, perché è stato tutta la serata con noi… Forse ieri pomeriggio, quando io e Simone siamo andate al centro estetico. È molto probabile. Oppure, può averla acquistata oggi pomeriggio, quando lui e Georg sono “scappati”. È molto probabile anche questo. Oddio, ma che mi frega dove e quando l’ha presa? L’importante è che è stato così carino da regalarmene una. Ma perché è finta? Forse per poterla colorare o perché, forse, dura per sempre. Minchia, Mia, sei di un paranoico incredibile! Ma che ti frega perché te l’ha regalata finta?! Come si dice? “L’importante è il pensiero”!
    Bussano di noi. Riapro subito la porta. Davanti a me, ora, c’è il mittente della mia rosa nera. Davanti a lui faccio l’indifferente con la rosa. Non voglio dargli la grande soddisfazione che la sua rosa mi abbia fatto davvero molto piacere.
    -Tom!-
    -Dimmi che sei pronta!-
    -Quasi, perché?-
    -Bill ha finito il suo mascara e vuole che usciamo, urgentemente, a comprarglielo!-
    -Ma sono le 20:15!-
    -Lo so, ma mi ha costretto a venirti a chiamare. E, comunque, c’è un centro commerciale qui vicino.-
    -Ma non posso prestargli uno dei miei?-
    -Che marca hai?-
    -Se entri un attimo andiamo a controllare. Tom si sofferma sulla rosa. Poi guarda me, come se volesse che io gli dicessi qualcosa. Ma niente. Io non gli dico un bel niente. Entra e chiude la porta. Poso la rosa sul mio letto, poi vado alla scrivania, dove è poggiato il mio beauty-case. “Scavo” dentro. Trovo tutti e tre i miei mascara.
    -Allora, ho quello della Maybelline New York, poi quello dell’Avon e, infine, quello de L'Oréal Paris. Però, questo de L'Oréal è finito.-
    -Bill usa proprio questo de L'Oréal.-
    -E’ in camera vostra?-
    -Chi?-
    -Come chi? Tom, di chi stiamo parlando finora? Di Bill, no?-
    -Ah sì, è in camera nostra.-
    Getto il mascara de L'Oréal nella spazzatura. Poi ci dirigiamo verso la porta e usciamo. Andiamo verso quella sua e del fratello. Senza bussare, entriamo. Bill è seduto a braccia conserte sul suo letto. Ha il broncio.
    -Bill, ti ho portato due dei mascara che uso io!- Gli dico.
    -Sono de L'Oréal?- Mi chiede, facendo, quasi, illuminare gli occhi.
    -No, sono, uno, della Maybelline New York e un altro è quello dell’Avon.- Gli rispondo.
    -Allora, non li metto. Voglio quello de L'Oréal!-
    Certo che Bill, quando vuole, è peggio dei bambini.
    -Dai, Bill, non fare i capricci. Un mascara vale l’altro.- Gli dice il fratello.
    -Non per me.-
    -Ok, Tom, andiamo a comprarglielo.- Gli dico.
    Tom scuote la testa. Usciamo dalla sua camera e torniamo nella mia. Finisco di truccarmi in pochissimo tempo. Poi usciamo. Scendiamo le scale, dirigendoci verso la Reception dell’albergo. Do la scheda della mia camera al signore dietro al bancone. Poi usciamo e ci dirigiamo verso il centro commerciale. Camminiamo per strada io e lui. Mia e Tom. Non succedeva da tanto tempo. Sembra di essere tornati a quando stavamo insieme. Sembra di essere tornati a quando, tra noi, andava tutto meravigliosamente bene. L’unica cosa che non va bene ora è il fatto che nessun o dei due osa parlare. Nessuno dei due osa dire una parola. Abbiamo entrambi paura che qualunque cosa diciamo non potrebbe essere accettata dall’altro/a. Odio questa situazione. È brutto, quando due persone, che si sono amate e che continuano ad amarsi, quando si lasciano non hanno più nulla da dirsi. È una cosa che neanche io posso accettare. Squilla il mio cellulare. potrebbero essere gli altri. Lo caccio dalla tasca e rispondo.
    -Pronto?-
    -Amore!- La mia carissima Marika.
    -Ciao, tesoro!-
    -Come va?-
    -Abbastanza bene… E a te?-
    -Non mi posso lamentare. Che stai facendo di bello?-
    -Sto andando a comprare un mascara a Bill.-
    -Da sola?-
    -No, no, sciocchina, c’è Tom con me!-
    Tom sentendo il suo nome si gira verso me con aria interrogativa.
    -Woooooooooooooooooooooooooooow!- Urla Marika.
    -Ma che “woooooooow”?! Non ti alterare per così poco.-
    -Ma come va con lui?-
    -Ti va di parlarne su MSN?-
    -Quando?-
    -No lo so! …Senti, cara, ci sentiamo poi, ok?-
    Non le do il tempo di rispondere.
    -Posso chiederti chi era?-
    -Marika!-
    -Ah…-
    Di nuovo il silenzio. Il mio peggior nemico di sempre. Ok… Mi sembra che è il momento di parlare.
    -Io volevo dirti che…- Pronunciamo insieme.
    Scoppiamo a ridere.
    -Ok, comincia te, Tomi.-
    -No, comincia tu.-
    -No, te.-
    -Ok… Ti stai divertendo?-
    -Sì, davvero tanto, poi, parliamoci chiaro, sono in vacanza con i Tokio Hotel, il gruppo del momento. Chi non si divertirebbe con voi?-
    -Ho capito subito che eri una ragazza in gamba.-
    -In che senso?-
    -Non so come spiegartelo… Nel senso che, sai farti valere.-
    -Grazie! …Non so se te l’ho detto, o me ne sono scordata, ma ho messo il vostro video degli EMA sul mio cellulare.-
    -Davvero?-
    -Sì!-
    -Me lo invii?-
    -Ok. Accendi Bluetooth.-
    Tom caccia il suo cellulare. Arriviamo al centro commerciale. Cerchiamo subito il reparto cosmetici. È poco distante da noi. Entriamo e cerchiamo subito il mascara che ci interessa.
    -Eccolo, è questo.- Mi dice Tom, dandomelo.
    Corriamo alla cassa. Caccio i soldi, ma Tom mi ferma prima che io possa pagare. Caccia la carta di credito e paga. Usciamo dal negozio e ci dirigiamo verso l’uscita del centro commerciale. Vorremmo fare il giro di tutto il centro commercial, ma non abbiamo tempo. Facciamo la stessa strada che abbiamo percorso per arrivare fino a qui tra risate e parole di due persone che sembrano riavvicinarsi sempre di più.
     
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