...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

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  1. BloodyVampire90
     
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    Capitolo 42
    Mattina. Mattina presto. Gli altri dormono ancora. E il mare di mattina è ancora più bello. Il sole che lo accarezza lo fa luccicare. Le onde sono basse. Toccano appena il bagnasciuga.
    Quando andavo in vacanza con mio padre e mia sorella, quest’ultima, voleva salire sempre prima delle sei di mattina e, quindi, io non riuscivo mai a vedere questa meraviglia. Non avevo mai la fortuna di poter passeggiare in riva, con l’acqua che mi solletica i piedi e ripensare a tutta la mia vita, da quando è cominciata ad ora.
    Anche se ero ubriaca, so benissimo tutto ciò che è successo stanotte con Tom. Ricordo anche ciò che è successo in discoteca. Penso che sia stato tutto un terribile errore. Ora chissà cosa si aspetta da me. L’ho solo illuso, gli ho dato delle false speranze di riconciliazione. Non voglio che soffra ancora una volta con me. In fondo lui non mi ha mai fatto niente di così grave. Non posso fargli pagare questo caro prezzo per un suo piccolo errore.
    Ho passeggiato per quasi tutta la spiaggia per più di un’ora, mi sono seduta, ma, solo ora, mi accorgo che ho bisogno di muovermi. Mi alzo e torno a camminare. No, non ho voglia di camminare. Torno a fermarmi e continuo a guardare il mare, stavolta in piedi. Iniziano a scendermi le lacrime. Qualcuno mi abbraccia da dietro. So già chi è. Intreccio le mie mani tra le sue. Mi giro verso lui. Bill. Il mio migliore amico.
    -Perché piangi?- Mi chiede.
    -Nostalgia di casa.-
    -Non è vero e lo sappiamo entrambi. Sappiamo bene che non è la nostalgia di casa, o meglio, non del tutto.-
    -Ok, è vero, hai ragione.-
    -Dai, confidati con me… Sai che puoi farlo!-
    Bill stringe le mie mani.
    -Bill, ti prego abbracciami.- Gli chiedo, implorante.
    Ci sediamo entrambi. Io avanti, lui dietro, verso il mare. Mi abbraccia da dietro e torna ad intrecciare le sue mani tra le mie. Poggio la mia testa sul suo petto.
    -Dai, dimmi tutto.- Mi dice cordiale.
    -Bill… E’ che… Tom…-
    -Cosa?-
    -Quello che è successo stanotte con lui. È stato meraviglioso risvegliarmi tra le sue braccia, poi, però, tutto d’un tratto, ho iniziato a riavere le visioni di quella notte. Ho dovuto allontanarmi da lui per forza.- Gli rispondo in lacrime.
    -Piccola…-
    -Bill, io ho paura di lui.-
    Bill mi stringe di più.
    -Io ho paura di Tom.- Gli ripeto.
    -Perché?-
    -Non so se te l’ha mai detto, ma prima che mi violentassero quella notte io e Tom avemmo un litigio.-
    -Questo lo so.-
    -Ecco. Però ti ha detto che fu un litigio violento?-
    -No, in che senso violento?-
    -Ok, ti spiego. Lui stava picchiando Erik, al bar, io mi son messa in mezzo per farlo ragionare, ma Tom si è accorto di me troppo tardi. Mi colpì con un pugno davvero fortissimo. Talmente potente da scaraventarmi a terra. Quindi, da lì, mi sono rialzata, più che sconvolta, shockata e sono scappata in spiaggia. Poi, il resto, lo sai già.-
    -Mio fratello non me l’aveva detto. Non riesco a crederci. Non riesco nemmeno ad immaginare Tom che ti dà un pugno… Cazzo!-
    -Bill, però, aspetta, devo anche dirti che lui non voleva darmelo, non si era accorto che io mi ero messa in mezzo. Non penso che lui mi avrebbe mai voluto dare un pugno. Non lo farebbe mai e, poi, mai.-
    -Mia, vuoi che non ti si avvicini?-
    -Ci ho già provato.-
    -Però, a quanto vedo, non ti obbedisce. D’ora in avanti me la vedrò io con lui.-
    -Grazie, Bill!-
    -Non ringraziarmi, lo sai che lo faccio solo per te.-
    -Invece devo.-
    Tom si avvicina a noi e si siede di fronte. Ci guarda e fa per avvicinarsi a me.
    -Tom, stai lontano chilometri da lei.- Lo avverte Bill.
    -Cosa?! Bill, ti è andato di volta il cervello?!- Gli fa Tom, stupito.
    -No. Mi dispiace, Tom, ma voglio che tu le stia lontano.-
    -Ma perché?- Gli chiede, con l’espressione di uno che non riesce a farsene una ragione.
    -E tu? Perché non mi hai detto che quella sera, prima che lei fuggisse in spiaggia, le hai dato un pugno e l’hai scaraventata a terra?- Gli chiede Bill.
    Tom non sa cosa rispondergli. Guarda me, poi il gemello con la bocca che fa smorfie. Vorrebbe dire qualcosa, dargli una risposta, ma non sa cosa dirgli.
    -Il pugno?- Fa Tom.
    -Sì, Tom, il pugno che l’ha spinta a fuggire via da te.-
    -Basta, Bill, lui non voleva, te l’ho detto, non si era accorto di me, non è vero, Tom?- Gli chiedo guardandolo.
    -Ma brava, Mia, volevi mettere mio fratello contro me, beh, ci sei riuscita, grazie, grazie mille!- Mi dice.
    Si alza e se ne va. Io non posso far altro che alzarmi e seguirlo per spiegargli. Io non volevo affatto mettere Bill contro Tom, ma volevo solo che Tom stesse per un po’ lontano da me.
    Gli prendo il polso, cercando di farlo fermare.
    -Tom, aspetta.- Gli dico.
    Non vuole affatto fermarsi.
    -Tom, fermati, ti prego!- Gli dico implorante.
    Finalmente si ferma, senza girarsi. Non so qual è la sua espressione ma di sicuro non è delle migliori. Mi metto avanti a lui.
    -Tom… Io… Io non volevo… Tom, non era mia intenzione metterti contro Bill.- Cerco di scusarmi.
    -Però, l’hai fatto. Sai perché non gli ho raccontato di quel maledetto pugno che ti ho dato quella sera?- Mi chiede.
    -No, perché?- Gli chiedo abbassando la testa.
    -Perché sapevo benissimo che avrebbe reagito in quel modo. Sapevo che mi avrebbe allontanato da te, ciò che non volevo. Gliel’hai raccontato solo per continuare a fare la vittima del cazzo, eh?!-
    -Tom, sai bene che non faccio la vittima.- Gli dico a denti stretti alzando la testa per guardarlo negli occhi.
    -Invece sì. Da quando è iniziata questa storia della violenza sessuale, tu non fai altro che tenerci tutti attorno a te come dei cagnolini, tutti a tua disposizione.-
    -Tom, tuo fratello stamattina mi ha visto piangere e mi ha chiesto perché piangevo. Gli ho mentito dicendogli che era per la nostalgia di casa, ma lui non mi ha creduto, ha capito subito che era una bugia, o meglio, che non era solo perché mi mancava casa mia e i miei familiari, così, poi, mi ha fatto sfogare.-
    -Oh, ma poverina, aveva bisogno di sfogarsi. È troppo comodo dare la colpa solo a me, vero? Sì, perché la gelosia mi acceca e mi fa fare cose insensate. Sai una cosa?! vorrei non essermi mai innamorato di te, anzi no, vorrei non averti mai conosciuta!-
    -Ok, va bene così!-
    Lo scanso e torno da Bill. Mi guarda. Ho gli occhi lucidi. Corro da lui.
    -Io torno in albergo.- Lo avviso.
    -No, aspetta, Mia.-
    -Bill, per favore!-

    Non m’importa di essere sudata. Ora voglio solo prepararmi la valigia, andare all’agenzia di viaggia e tornare a casa mia, dalle persone che mi sono davvero vicino in ogni momento. Ma voglio soprattutto dimenticare questa maledetta vacanza. E Tom, per sempre.
    Prendo tutta la mia roba sparsa per la mia camera d’albergo. La poggio sul letto. Prendo la valigia dall’armadio e la poggio sul mio letto. La apro e inizio a ripiegare tutti gli indumenti che sono già dentro. Poi passo a risistemare quelli da mettere.
    Bussano alla porta. Ho già il sospetto di chi può essere.
    -Chi è?- Chiedo, incazzata.
    -Georg.-
    Ad essere sincera, mi aspettavo Bill, non Georg.
    Corro ad aprire la porta.
    -Entra.- Gli dico.
    Torno a riordinarmi la valigia.
    -Ma che succede?- Mi chiede.
    -Niente, Gè, sto semplicemente per tornare a casa mia, in Italia.-
    -Cosa?! Da sola?-
    -No, con l’esercito.-
    -Ok, era una domanda molto stupida, scusami… Ma perché?-
    -Chiedilo al tuo caro amico Tom.-
    -Ancora?! Ancora a litigare voi due?! Ieri sera sembravate così uniti.-
    -Appunto ieri sera.-
    -Ma quando pensate che finirà la vostra soap-opera, eh? Mia, basta, siamo stanchi dei vostri continui litigi! Ogni volta voi litigate e non vi parlate. Ricominciate a parlarvi solo per litigare nuovamente. Hai visto cosa ti è successo a causa dei vostri continui litigi?-
    -Non preoccuparti, Georg, ora me ne vado, così voi tutti potrete stare più tranquilli. Sono stanca di stare qui.-
    -Nessuno vuole che uno dei due se ne vada. Vogliamo solo che voi due non litighiate più. Ma perché non riuscite a stare così tranquilli come stanotte?-
    -Che vuoi dire?-
    So bene a cosa si riferisce.
    -Come che vuoi dire?! Non ricordi nulla?-
    -No, no.- Bugia.
    -Ok… Stanotte sembrava che voi due foste tornati insieme.-
    -Oddio, davvero?!- Gli faccio, fintamente sconvolta.
    -Non ricordi davvero niente?-
    -Nooo! …Ma abbiamo fatto… L’amore?-
    -Eravate sulla buona strada, ma, no!-
    -Meno male.-
    -Ho visto come vi guardavate… Ma non ricordi neanche ciò che abbiamo fatto io e te?-
    -No! Perché? Che abbiamo fatto? È successo qualcosa tra noi due?-
    -Tra noi due niente. Ora ti racconto.-
    Georg mi racconta tutto ciò che è successo, per filo e per segno. Anche se io ricordo tutto nei minimi particolari, anche se ero tanto ubriaca da non riuscire a reggermi in piedi.
    Faccio la finta sconvolta quando sento ciò che mi è venuto in mente ieri sera, soprattutto quando ho dato il bacio alla ragazza.
    Torno a riordinare la valigia.
    Bussano di nuovo alla porta. Questa volta va Georg ad aprire. Mi giro a vedere chi è. Bill. Ora arriva lui. Torno a riordinare i panni nella valigia. Bill arriva da me e mi blocca. Chiudo gli occhi e sospiro. Poi lo guardo e metto le mani sui fianchi.
    -Non ti permetterò di partire prima che queste vacanze finiscano!- Mi dice Bill.
    -Bill, per favore, lasciami andare.- Gli dico.
    -No, ti prego rimani.-
    -Bill, ormai ho deciso. Dopo andrò all’agenzia di viaggi per prenotare un volo per l’Italia. Se mi dai i biglietti delle altre mete, te li faccio rimborsare.-
    -Non me ne frega un cazzo dei biglietti! No, Mia, non te lo permetterò! Voglio che tu rimanga!- Insiste Bill.
    -Bill, ti prego, almeno con te, non voglio essere cattiva, quindi, per favore lasciami andare.- Gli dico con la massima calma.
    -No!-
    Entra anche Tom. Ci mancava solo lui. Cazzo, ma perché no va a farsi fottere da qualche altra parte?! Non lo voglio qui, ora. Sta iniziando ad infastidirmi la sua presenza.
    -Che succede?- Chiede Tom, guardando prima il suo gemello, poi, me.
    -Ritorno in Italia, a casa mia.- Gli rispondo.
    -Cosa?! Come?!- Sembra non riuscire a crederci.
    -Sì, Tom, così non avrai più casini e gli altri potranno godersi la vacanza in tranquillità.- Gli spiego.
    -Io non voglio assolutamente che tu vada via.- Mi confessa, come se fosse un segreto.
    -Sai quanto me ne frega?! Ora voglio pensare solo a me stessa, quindi, per stare bene, devo starti lontano chilometri!- Gli dico.
    Cerco di ferirlo il più possibile. Torno a sistemarmi la valigia.
    -Aspetta, è vero, ho sbagliato, ma…-
    -Senti, Tom, non frega un cazzo! Ora basta, sono stanca! Totalmente. Ora ho deciso e non torno più indietro.-


     
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