...Mia...

La Mia prima Fan Fiction...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. BloodyVampire90
     
    .

    User deleted


    Capitolo 45
    Mattina. Mattina di risveglio. Mattina di felicità. Mattina di mare, di spiaggia. È la mia mattina. Mi piace stare nel mio letto e guardarmi intorno. Fantasticare sul seguito della giornata appena iniziata. Su cosa farò, di cosa parlerò e con chi parlerò. Spero che si prospetti una magnifica giornata.
    La luce del sole filtra dalla tenda della finestra della mia camera. Mi piace guardare Tom mentre dorme. Mi piace stare stretta tra le sue braccia, anche se, devo ammetterlo, fa molto caldo. È bello vedere il suo viso da bambino, mentre dorme. La sua espressione è serena, rilassata. Le sue smorfie sono carinissime. Adoro la dolcezza del suo viso addormentato. È bello vedere tutto questo ed esserne felice.
    Tom riapre i suoi occhioni castani. Mi guarda e mi sorride.
    -Buongiorno!- Mi saluta con un filo di voce.
    -Buongiorno!- Lo saluto con dolcezza.
    -Da quanto tempo sei sveglia?-
    -Da poco.-
    -Perché non mi hai svegliato-
    -Volevo guardarti dormire.-
    -Ah, sì?-
    -Sì. Sembravi un angelo.-
    -Grazie. Mi domando: come mai non mi hai ancora sbattuto via dalla stanza a calci?-
    -Se vuoi lo faccio ora.-
    -No, no, grazie. L’invito è molto lusinghiero, ma sono costretto a rifiutarlo… Ti va di rimanere tutta la giornata qui, noi due, soli?-
    -L’idea sarebbe bella…-
    -Ma?-
    -Ma non conosco le conseguenze del dopo.-
    -Che vuoi dire?-
    -Nel senso che non sono ancora sicura se tornare o non con te.-
    -La proposta è “senza impegno”.-
    -Tom, io ho paura di illuderti.-
    -Tranquilla.-
    Mi alzo dal letto e vado vicino alla finestra.
    -No, io non sto tranquilla, io non voglio farti soffrire e non voglio soffrire io.-
    -Lo so, Mia, tutto ciò che ti sto proponendo è a mio rischio e pericolo.-
    -Non lo so… Ho paura!-
    -Mia, con me, non dovrai mai avere paura.-
    -Ma perché non fai mai ciò che ti chiedo? Io devo stare lontano da te.-
    -Perché?-
    -Devo capire se ho bisogno di te, se mi manchi, se ti voglio ancora e, soprattutto, se posso, o meglio, riesco ancora a fidarmi di te. Questo dovresti farlo anche te.-
    -Sai che mi stai chiedendo l’impossibile, vero? Quando sono lontano da te, io impazzisco.-
    Mi si avvicina.
    -Tom, mi sa, che la nostra storia ti ha letteralmente rimbambito… E di brutto.-
    -No, ti sbagli, mi ha reso migliore di ciò che ero.-
    Mi giro per guardarlo negli occhi. Ha l’espressione di chi non sa cosa stia succedendo.
    -Mi stai opprimendo, mi stai levando l’aria. Non posso conoscere altra gente e, soprattutto, altri ragazzi, che te subito scatti e ti comporti male con me e con tutti gli altri. Non posso andare a fare un giro da sola che subito vieni a cercarmi per tenermi d’occhio. Io devo cercare di capire ciò che voglio dalla mia vita. Riesci a capirmi?-
    -Sì, ma…-
    -Niente “ma”, se mi ami davvero come dici, devi rispettare le mie scelte. Te lo chiedo per favore, almeno per una volta, rispetta una mia scelta.-
    -Io vorrei anche farlo, ma non riesco proprio a rispettare questa scelta. Chiedimi tutto, ma non di starti lontano. Non ci riesco, è più forte di me.-
    -Lo so e ti capisco, ci sono passata anch’io. È difficile anche per me, credimi, ma se non lo faccio rimarrò sempre col dubbio di aver fatto la scelta sbagliata, di pentirmene ed io non voglio questo, per nessuno dei due, non lo voglio affatto. Ti piacerebbe che io tornassi con te e poi sentirti dire che me ne sono pentita?-
    -No, non mi piacerebbe affatto, ma il punto è che è difficilissimo per me starti lontano, lo è troppo…-
    -Proviamoci almeno.-
    -Ci ho provato, ma non ci sono mai riuscito, lo hai visto.-
    -Dobbiamo resistere, dobbiamo provarci, cazzo…- Mi avvicino di più a lui e gli prendo il viso tra le mani. -…Tom, io amo stare con te, amo la tua presenza e, ti giuro… Ti giuro, che è molto, molto difficile anche per me starti lontano.-
    Tom prende una mia mano e se la porta alla bocca, per poi baciarla, dolcemente. La stringe di più tra le sue e chiude gli occhi. Mi scendono le lacrime. Non ce la faccio, è difficile anche per me.
    Iniziano a scendere le lacrime anche dai suoi occhi. E sembriamo due sciocchi a piangere.
    -Ti prego, non infliggiamoci quest’altra pena. Non continuiamo a soffrire. Concediamoci un’altra possibilità, ritentiamo e, se non va bene, appena finite le vacanze, ci divideremo per sempre. E rispetterò la tua scelta, non ti richiamerò, non ti cercherò: non farò l’egoista.- Mi dice guardandomi e tenendo stretta il più possibile la mia mano fra le sue.
    Come posso dirgli di no? come? Come posso impedirgli di fare ancora parte della mia vita?
    Non so se seguire il cuore o la ragione. Sono in totale disaccordo ed è difficile capire chi dei due ha ragione. La ragione mi dice di cercare di capire cosa voglio dalla vita, mentre il cuore dice di tornare con lui e fregarsi del resto. Non riesco a trovare una via di mezzo. Anzi, credo proprio che non ce n’è una. Ma credo che sia di dovere dare ascolto alla ragione più che al cuore.

    -Andi, ho paura!-
    Così inizia la conversazione tra Bill ed Andreas. Andreas cerca nella valigia il caricabatteria del suo cellulare, mentre Bill è seduto sul divano a divorarsi le unghie. Cosa molto strana, dato che lui tiene molto alle sue unghie. Questo vuol dire solo una cosa: c’è qualcosa che non va.
    -Di cosa? Gli chiede Andreas senza fermarsi.
    -Di innamorarmi di Mia.-
    A questa frase, Andreas si ferma e guarda Bill negli occhi.
    -In che senso? Che vuoi dire?-
    -Ho paura di innamorarmi di lei. Non so come reagirebbe Tom. Lui è mio fratello, la persona più importante di tutta la mia vita, non posso fargli una cosa del genere, non me lo perdonerei mai.-
    Andreas gli si avvicina. Sedendosi sul letto di fronte a lui.
    -Bill, rispondimi con sincerità: è troppo tardi?-
    -No. Io la amo, ma è un amore fraterno, come quello per Tom, nulla di più, però ho paura lo stesso. Sto passando tutto quel tempo con lei.-
    -Potresti innamorarti di lei?-
    Bill gira il viso per guardare a terra.
    -No… Non penso… Non lo so… Sono insicuro.-
    -Per ora non è ancora successo, dato che non vuoi far del male a Tom, cercherai di non farlo succedere, giusto?-
    Bill torna a guardare il suo migliore amico.
    -Sì!-
    -Allora, di cosa ti preoccupi? Non fasciarti la testa prima di essertela rotta.-
    -Dici?-
    -Se la vedi solo come la sorella che tu e Tom non avete mai avuto, allora devi stare tranquillo, non c’è nulla di cui preoccuparsi.-
    -Se lo dici tu. Tom sta davvero facendo i salti mortali per riaverla.-
    -L’ho visto. Ha davvero perso la testa per Mia. Non l’ha mai fatto per nessuna ragazza. Mi domando ancora come sia riuscita una ragazza normale ad “incastrarlo” in questo modo? Proprio a lui, il SEXGOTT della Germania, colui che non voleva stare con una ragazza fissa.-
    -Non riesco a spiegarmelo neanch’io. Mia è una di quelle persone che fanno le forti per non mostrarsi fragili, anche sapendo fin troppo bene di esserlo. Cerca non cadere mai nella disperazione e di superare tutto. Non voglio che le venga fatto ancora del male, non se lo merita.-
    Andreas torna a cercare il caricabatteria nella valigia.
    -A quanto ho visto in Germania, anche tua madre è pazza di lei, secondo me, se potesse l’adotterebbe, senza pensarci due volte, vero?-
    -Verissimo. Ogni volta che chiama, chiede prima di tutto come sta, se mangia, se Tom, si comporta bene con lei e se si stanno riavvicinando. Mi prega sempre di farla mangiare e di non farla sciupare, altrimenti ci uccide tutti. Anche Gordon è rimasto ammaliato da lei, per non parlare dei nonni. Cavolo!-
    -Infatti. Ma se lei non tornasse con Tom…-
    -Ci rimarrebbero tutti male, ma io la capirei, non è facile accettare il fatto che la persona che ami e che dice di amarti possa andare con un’altra.-
    -Hai raccontato la tua madre a storia dello stupro?- Chiede Andreas.
    -Sì, non riusciva a crederci, ti giuro, voleva venire fin qui sono per starle vicino.-
    -Perché non l’ha fatto?-
    -Gliel’ho detto io.-
    -Ho capito. A volte, ho paura che se non tornasse con Tom, lei non sarà più nostra amica. Io voglio essere ancora sua amico, è una persona stupenda.-
    -Andi, è quello che vogliamo tutti.-

    Capitolo 46
    Da quando ho lasciato a Marika la citazione sul forum, una ragazza che lo frequenta è diventata la mia confidente. Si chiama Elisabetta, ma la chiamo Ellie, ha diciassette anni ed è di Palermo. Praticamente, lei, nel forum, ha letto tutto ciò che ha scritto Marika e l’ha commentato con me dicendomi che ho ragione. Mi ha detto che, ciò che io ho scritto a Marika, è vero. Non so per quale motivo lei l’ha fatto. Qualcuno potrebbe dire che lo ha fatto per scopi personali, cioè per parlare con i Tokio Hotel, ma io non la vedo così meschina come si potrebbe pensare. Non so neanche io il perché. Sì, la conosco appena, ma non riesco a pensarla come una persona così subdola. Potrà anche essere una mia impressione, ma non credo di sbagliarmi.
    Da quel momento abbiamo iniziato a parlare su MSN e, potrà sembrare strano, ma non mi ha mai chiesto di parlare con Bill, né con gli altri. Non mi ha neanche mai chiesto di parlarle della mia storia con Tom e del perché ci siamo lasciati. Mi ha solo detto che se mi andava di farmi ascoltare, lei c’era sempre. Così, a poco a poco, mi sono lasciata andare. È stata davvero molto carina nei miei confronti. Poteva sbandierare a tutti i membri del forum tutto e, invece, non l’ha mai fatto (almeno credo!).è davvero una bellissima persona.
    “Cavolo, fa caldo qui in Florida!”
    “E’ normale, Mia, anche lì è estate. Ma ci sono gli squali?”
    “Finora, non ne ho ancora visto uno, né io né gli altri.”
    “Ma, comunque, sta’ molto attenta.”
    “Tranquilla, sto cercando di badare a me stessa.”
    “Bravissima…”
    “Eli, perché non vuoi mai parlare con i Tokio?”
    “Perché mi vergogno!”
    “Ma no, dai, non c’è nulla di cui vergognarsi.”
    “Come nulla?”
    “No, sono persone normali, come noi.”
    “Ma, ormai, non riesco a vederli come tale.”
    “Che scema che sei. Comunque, quando vorrai parlargli, mi avvisi te…”
    “Va bene.”
    “Ti dà fastidio se ti lascio per andarmi a fare un bagno.”
    “Assolutamente no, perché dovrei?”
    “Ok, grazie.”
    “Figurati!”
    “Allora torno più tardi; il tempo di un tuffo e torno.”
    “Fai con calma!”
    “A dopo!”
    “A dopo!”
    -ANDI?- Lo chiamo.
    -SI’?- Risponde dall’acqua.
    -VIENI UN MOMENTO QUI?-
    Andreas corre da me.
    -Che cos’è successo?- Mi chiede.
    -Vorrei andare a fare un tuffo: ti va di guardarmi il PC?-
    -Certo, vai pure!-
    Mi alzo e corro in acqua. Mi tuffo. Faccio una nuotata , senza allontanarmi troppo. Non vorrei avere brutte sorprese, non si sa mai. La prudenza non è mai troppa. Me ne sto per un po’ in apnea, lontana dagli altri.
    Penso che ora posso anche tornare in spiaggia. Nuoto fino in riva. Quando mi accorgo che l’acqua, lì è bassa, mi alzo.
    Qualcuno da dietro mi ferma prendendomi il polso. Mi giro. Sempre il solito. Tom. Faccio roteare gli occhi in segno di scocciatura.
    -Che vuoi ancora?- gli chiedo, facendogli capire che non sono affatto contenta del fatto che mi abbia trattenuta.
    -Non sei felice del fatto che ti voglia con me?-
    -Secondo te?-
    -No… Va bene… Sorry!-
    Mi lascia. Torno da Andreas. Andi mi dà l’asciugamani.
    -Andi, ti ringrazio.-
    -Di nulla. Io torno in acqua.- Mi dice e se ne va.
    Avvolgo l’asciugamani attorno alle mie spalle. Prendo quella di Tom e la metto a terra, sedendomici sopra. Riprendo il PC e torno a “parlare” con la cara Ellie.

    Camera d’albergo. Io al PC.
    “No, dobbiamo scendere a mangiare.”
    “Ora?”
    “Sì, qui, ora, è mezzogiorno.”
    “Ah, giusto, c’è il fuso orario, l’avevo dimenticato.”
    “Capita.”
    Bussano alla porta.
    -Chi è?- Chiedo.
    -Bill… Mia, scendiamo?- Mi chiede.
    -Sì, arrivo subito.- Lo avviso.
    -Ti aspettiamo giù.-
    -Va bene.-
    “Ellie, devo andare.”
    “Va bene. Ci sentiamo appena ti riconnetti!”
    “Ok, spero solo di farlo quanto prima possibile.”
    “Bene... Allora, buon appetito e salutami i Tokio Hotel.”
    “Va bene! A presto! Ciao, Ellie.”
    “Ciao , Mia.”
    Chiudo la conversazione, mi disconnetto e spengo il computer. Mentre lo lascio spegnere per bene, prendo l’asciugamani e la borsa e li poggio sul letto. Dopodiché, smonto il PC e lo rimetto nella sua custodia, per poi riporlo nella valigia, posto sotto i miei vestiti, nascosto per bene. Prendo la borsa ed esco dalla camera, dirigendomi verso l’ascensore. Premo il pulsante. Attendo qualche secondo e subito arriva. In pochi secondi sono al piano terra. Vado al ristorante cercando il tavolo in cui sono seduti i miei amici. Appena li trovo, li raggiungo e mi siedo in mezzo fra Tom e Georg. Lo fanno di proposito a lasciare l’unico posto libero accanto a Tom. Sono davvero incredibili tutt’e cinque. Bene, starò al loro gioco, mi va bene.
    -Salve… Rieccomi da voi.- Gli dico, sedendomi.
    -Finalmente… Ti stai appiccicando troppo a quel PC. Con chi chatti?- Mi chiede Georg.
    -Con gente.-
    -Di sesso…?-
    -Entrambi.-
    -Ci stai abbandonando.- Mi avvisa Gustav.
    -Ma no, dai, non è vero.-
    -Però farai impazzire il povero Tom, già è a pezzi di suo perché non tromba da quando ti ha tradita.- Mi dice Tom.
    -Grazie, Georg, come sempre, sei di una finezza unica.- Gli dico stizzita.
    Faccio per alzarmi, ma Tom mi tiene la mani per non lasciarmi andar via. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: -Non cagarlo, lo conosci bene, sai che non pensa prima di parlare. E che dice le cose tanto per dirle.-
    Si allontana di nuovo.
    -Mia, Tom ci serve ancora.- Mi avvisa Gustav ridendo.
    -Se s’innervosisce non è sempre colpa mia.- Gli rispondo.
    -La maggior parte delle volte, sì.-
    -Ok, basta, Gustav, può bastare, anzi credo che tu abbia superato il limite.- LO rimprovera Tom.
    -Avete già ordinato?- Chiedo un generale.
    Annuiscono tutti.
    Finalmente arriva da mangiare. Hanno ordinato solo piatti francesi di cui non conosco neanche il nome.
    Sotto il tavolo, Tom mi mette una mano sulla coscia. Gliela levo subito. Mi guarda divertito, mentre io lo guardo malissimo.
    Gli altri iniziano a parlare di tutto. Nessun argomento li scandalizza, né gli fa venire il voltastomaco. Io e Tom ci guardiamo di sottecchi, senza ascoltare gli altri. Dopo un po’ si alza da tavola. Non mi frega. Neanche il motivo per cui se ne va.
    -Tomi, già vai via?- Gli chiede il gemello.
    -Sì!- Risponde.
    -Perché?-
    -Mi è passata la fame.-
    Lui se ne va, mentre io finisco di mangiare il primo. Dopodiché, mi alzo anch’io.
    -Ragazzi, mi sono ricordata di aver dimenticato una cosa in camera.- Li avviso.
    -Cosa?- Mi chiede Andreas.
    Che rispondo ora? Dio, please, fammi venire un’ispirazione.
    -Ehm… Ehm… Il… Fard.- Rispondo.
    -Il fard?! E cosa devi farci col fard se dopo andrai in acqua?- Mi chiede Georg.
    -Voglio essere comunque preparata.-
    -Mah!-
    -Fa’ presto!- Si raccomanda Bill.
    Prendo la borsa e corro all’ascensore.

    Capitolo 47
    Anche accanto all’albergo in cui alloggiamo c’è una discoteca. Ancora non l’abbiamo “visitata”. Penso che lo faremo stasera, a quanto ho capito. Gli altri saranno tutti quasi pronto, mentre io, devo ancora fare molte cose. Elisabetta, purtroppo, non è in linea su MSN oggi Erik mi ha mandato un messaggio. È da tanto che non lo sento. Mi ha chiesto se ho un contatto MSN. Gliel’ho dato, ma lui ancora non si è connesso. Forse starà lavorando o, forse, starà facendo qualcosa di più importante.
    Per me, la fase trucco, è la più importante di tutte. È la fase in cui, se sbaglio devo, prima di tutto lavarmi tutto il viso, secondo poi, ripetere tutte le operazioni daccapo. Il che vuol dire perdere ancora più tempo e questo non mi piace. Non mi piace essere in ritardo (tranne a scuola!)
    Dalle piccole casse del mio computer esce la canzone Unendlichkeit, dei Tokio Hotel. È’ da un po’ di tempo che ascolto ripetutamente In die Nacht, sempre una loro canzone. Ancora non ho capito perché. Sta iniziando ad appartenermi. Anche se, devo ammetterlo, molte volte mi capita di fissarmi sulle canzoni. Ma questa in modo particolare.
    Durante tutta la fase trucco, nessuno, ma dico nessuno deve assolutamente disturbarmi. e lo sanno tutti. Su MSN ho impostato su “occupato” e tutti sanno che, quando sono su questo stato, nessuno deve disturbarmi, quindi né scrivermi, né trillarmi.
    Finisco di truccarmi e corro sul letto, avanti al PC. Raoul mi ha appena contattata.
    “Ehi, piccola!”
    Non so se e come rispondergli. Rispondo, non voglio fare la maleducata.
    “Bene, grazie… A te?”
    “Abbastanza bene.”
    “Ne sono felice!”
    “Cosa mi racconti di bello?”
    “Che i posti in cui sto alloggiando, per così dire, sono davvero bellissimi! Te?”
    “Mah… Ho incontrato una ragazza e ci sto uscendo.”
    “Wow! Questa sì che è una bellissima notizia… Su, raccontami.”
    Che notizia! E bravo Raoul!
    “Non c’è nulla da raccontare. Nessuna ragazza riuscirà mai a farmi dimenticare di te.”
    “Raoul, ti prego…”
    “Lo so, Mia, ma è più forte di me. Sento la tua mancanza, giorno dopo giorno. E sto impazzendo senza vederti.”
    “Raoul, ti prego, basta!”
    “Ok, scusa!”
    “Ti dico questo: un giorno, molto vicino, riuscirai a dimenticarmi.”
    “Oppure riuscirò ad averti.”
    “Raoul!”
    Non demorde il ragazzo.
    “Almeno dammi una chance.”
    “Raoul, basta!”
    “Ti prego!”
    Bussano alla porta. Senza salutarlo, chiudo la “conversazione” e mi disconnetto. Poi, velocemente, corro alla porta ed apro.

    Ballare con Bill è la cosa più divertente al mondo. Ha un modo bizzarro, ma allo stesso tempo, carino e simpatico di ballare. In coppia è ancora più divertente. La cosa forte è il suo modo di muovere le mani.
    Tom, da un po’ di tempo, se ne sta sempre in disparte. Non balla quasi mai, poi, fatto un certo orario, se ne va. Dopo almeno un’oretta, lo imito. La nostra situazione è alquanto difficile da sostenere. Riusciamo a malapena a guardarci. Spero che, prima che finiscano le vacanze, si chiarisca tutta la situazione tra noi.
    La musica continua a suonare e la pesantezza nei miei piedi inizia a farsi sentire. Mi siedo accanto a Tom, accavallando le gambe e massaggiando le caviglie.
    -Perché non vieni a ballare con noi?- Gli chiedo.
    -Sai che non so ballare.- Mi risponde.
    -Ma che ti frega?! Divertiti, vivi!-
    -Come fai tu?-
    -Esattamente, tutti sappiamo muoverci, non dico ballare, ma muoverci a tempo di musica, a modo nostro.-
    -Io sono una frana totale.-
    -Non te ne fregare!-
    -Sei incredibile!-
    -Appena i piedi si saranno riposati, ci gettiamo in pista e non accetto “no”!-
    -Come faccio a dirti di no?-
    -Prima o poi ci riuscirai.-
    Gli sorrido. Lui mi imita. Continuiamo a guardarci. Di nuovo complici ed amici, almeno quello. Come non succedeva da molto tempo. Oserei dire, troppo tempo. Mi sembra strano stargli accanto e parlargli senza litigare. Chissà quanto durerà questa “pace” fra noi. Non penso che durerà sempre e per sempre. Ne sono sicura.

    Notte fonda, o meglio, mattino presto, dato che sono le 05:35 del mattino. Io ed Elisabetta stiamo ancora parlando su MSN, seduta sul letto.
    “Guarda, Mia, penso che Edward sia l’uomo migliore del mondo. E l’attore che lo interpreterà è davvero stupendo.”
    “L’attore è figo, e su questo non ci piove. Però, devo dire che, anche l’attore che farà Jacob, è niente male. Peccato che sia troppo piccolo.”
    “L’amore non ha età!”
    “…Ma il pisello sì!”
    “E questa da dove ti è uscita? Ahahahahahahah!”
    “Me la disse, un po’ di tempo fa, un mio amico.”
    “Raoul?”
    “No, uno dei suoi amici, che poi è anche il mio.”
    “Bella comitiva!”
    “Grazie!”
    “Prego! Ma i Tokio che stanno facendo ora?”
    “Penso che stiano dormendo. Non sono con loro, ora.”
    “Ma me li stai salutando sempre, vero?”
    “Certo, e loro ricambiano sempre.”
    “Davvero?”
    “Certo, vorrebbero conoscerti!”
    “Oddio, davvero?”
    “Ellie, non potrei mentirti su questo, sapendo che ci tieni molto.”
    “Mia, ci andiamo insieme al loro prossimo concerto?”
    “Volentieri, però dovremmo stabilire un punto d’incontro.”
    “Roma.”
    “I love Rome!”
    “I love it, too!”
    “Ok, torniamo serie.”
    “Giusto, Mia!”
    “Eli, ho sonno. Tra un po’ dovremmo scendere a fare un po’ di compere.”
    “A che ora?”
    “Alle otto. Ora sono già le 05.40.”
    “Ma vero! Allora vai, su!”
    “Glassie, gioia! Ti voglio bene!”
    “Anch’io. Ci sentiamo?”
    “Appena mi riconnetto.”
    “Ok, lo stesso è per me. Ciao!”
    “Ciao, Ellie!”
    Spengo il computer e lo rimetto nella sua custodia, per poi riporlo nella mia valigia. Prima che possa mettermi a letto a dormire, bussano. Chi può essere a quest’ora? Mi alzo e vado ad aprire. Georg.
    -Ehi, cosa ci fai sveglio a quest’ora?- Gli chiedo.
    -Potrei farti la stessa domanda.- Risponde lui.
    -E ti pareva!-
    -Volevo controllare che stessi dormendo.-
    -Sei peggio di mio padre!-
    -Lo so, ma devo!-
    -Comunque, se te ne vai, magari, vado a dormire.-
    -Va bene! A domani.-
    -A domani, ‘notte!-
    Ci salutiamo, chiudo la porta e, finalmente, vado a dormire.


    Capitolo 48
    Lo shopping è una delle cose che accomuna me e Bill. Qui a Miami i prezzi non sono esagerati, in qualsiasi genere di merce, anche se è difficile capire, con il dollaro, quanti euro stiamo spendendo. Georg, Gustav, Tom ed Andreas non riesco a star dietro me e Bill. Noi due non facciamo a meno di nessun negozio. Ci sono tutte le cose che a noi piacciono. Bill non bada a spese. Per lui ogni lasciata è persa. Ormai tutto il gruppo può permettersi di tutto e di più, senza mai preoccuparsi di finire i soldi. Con il successo che hanno. Io invece devo stare attenta, soprattutto ora che non riesco a capire quanto sto spendendo.
    -Mia, se hai bisogno di soldi, dimmelo. Per me e per tutti gli altri non c’è nessun problema a pagare anche per te.- Mi informa, mentre guarda un paio di jeans.
    -No, non ti preoccupare. Per il momento non ne ho bisogno, grazie!- Rispondo, un po’ imbarazzata.
    -Appena ti servono, ci avvisi.-
    Ok, ti ringrazio.
    Ma come faccio ad andare da lui e dirgli: ”Ehi, Bill, non ho più soldi, puoi pagarmi questo?”. Sarebbe troppo umiliante per me. Vuol dire che cercherò di non eccedere negli acquisti. Mi sa che è arrivato il momento di iniziare a prendere dei pensierini da portare alla mia famiglia ed ai miei amici. Anche se credo sia meglio farli in California.
    È bello prendersi un giorno di libertà dalla normale e monotona giornata di spiaggia e mare.
    Uscendo dal negozio con un paio di buste in più da portare, io e Bill troviamo i nostri quattro amici ad aspettarci seduti su una panchina, annoiati. Corriamo da loro allegramente. Le altre buste e pacchi li hanno loro.
    -Ragazzi, rieccoci qua da voi!- Dice Bill.
    -Finalmente!- Si lamenta Georg. -…Se mai fossi stato una donna incinta, a quest’ora, avrei già partorito e i miei figli sarebbero perfino laureati e sposati.-
    -Esagerato!- Gli dico.
    -Comunque… Qui vicino c’è un McDonald’s e, dato che è quasi l’una e mezza, abbiamo pensato di pranzare lì.- Ci informa Tom.
    -Io dico che è una buona idea.- Rispondo.
    -Adoro McDonald’s!- Esclama Bill.
    -Mia, dai a me anche queste ultime due buste.- Si offre Tom.
    Gliele passo. Gli altri camminano avanti, mentre, io e Tom rimaniamo dietro, in disparte. Sembra così strano rimanere sola con lui. Direi anche imbarazzante. Come se fossimo solo dei semplici conoscenti. Uno dei due deve rompere il ghiaccio e credo che sia meglio che lo rompa io.
    -Tom, ma…- Cosa posso dirgli. Non mi viene in mente nulla di intelligente. -…Hai presente quel libro di cui ti parlai?-
    -Aspetta, quale?- Chiede, facendo la faccia pensierosa.
    -“Twilight”.-
    -Quello del vampiro che si mette con l’umana?-
    -Sì, esatto, proprio quello lì.-
    -Io sto ancora aspettando che me lo presti.-
    -Se vuoi leggerlo, io ho portato con me tutta la saga.-
    Evito di guardarlo negli occhi.
    -Appena torniamo in albergo, me lo dai, ok?-
    -A novembre o a dicembre, non ricordo con precisione, dovrebbe uscire il primo film tratto dalla saga.-
    -Andiamo a vederlo insieme?- Mi chiede.
    Lo guardo.
    -Come? Stabiliamo il giorno per telefono? Così, te lo vedi in Germani, mentre io in Italia.- Propongo.
    -No, vengo io da te in Italia.-
    -E con la lingua come la metti?-
    -Mia, a me non interessa tanto il film. A me interessa di più stare con te.-
    -Tom, ne abbiamo già parlato tantissime volte. Ormai ho perso il conto.-
    -Sì, è vero, hai ragione, scusa!-
    Arriviamo al McDonald’s. entriamo ed andiamo alla ricerca di un tavolo a sei posti. Giù non ce n’è nessuno. Saliamo e poco lontano dalle scale ne troviamo uno.
    -Ma gli altri lo sanno che noi stiamo qui?- Gli chiedo.
    -Sì, Georg ci ha visti.-
    -Ah… Ok!-
    E la nostra prima parte della giornata passa lì, tra un hamburger e patatine fritte condite con majonnaise e ketchup. Fra chiacchiere e risate. Fra una battuta ed un sorso di Coca-Cola. Fra uno sguardo sorridente sugli altri e fotografie con le pose più sceme ed imbarazzanti.

    Pomeriggio. Ancora in giro per Miami. Abbiamo deciso di affittare un’auto fino al giorno della nostra partenza per la California. La guidiamo un po’ ciascuno. Tom e Georg sono quelli che si divertono di più al volante. Per loro, soprattutto per Bill, è troppo camminare a piedi. Io sono abituata a camminare a piedi, quindi non mi pesa più di tanto.
    Miami è davvero bella, con le strade ornate da palme. Il mare è stupendo, limpido. Anche se sarebbe molto meglio senza gli squali, ma, comunque, noi non ci allontaniamo troppo dalla riva.
    In macchina è come stare in discoteca. Sì, perché vogliono ascoltare musica House. Io vorrei metter i loro cd, ma loro continuano a dire di no, perché, ovviamente, conoscono tutte le canzoni a memoria. E, poi, gli ricorda troppo il lavoro e la solita vita noiosa. Ora vogliono solo riposare un po’.
    -Ragà, dove si va ora?- Chiedo.
    -Affanculo!- Risponde Gustav ridendo.
    -Io avevo pensato di andare al cinema.- Propone Tom.
    -Alle sei del pomeriggio?!- Gli dice Gusti.
    -Sì, poi, magari dopo ce ne andiamo… Ce ne andiamo… In giro. Magari cambiamo discoteca.-
    -La cambiamo ogni sera.- Lo informa Georg.
    -Fa nulla.-
    -Per me può andare il cinema.- Interviene Bill.
    -Sì, anche a me.- Dice Andreas.
    Così, Georg sfreccia verso il primo cinema che… Il bello è che neanche lui sa dov’è un cinema. Bene, mi sa che, stasera, in albergo non ci arriviamo. Che meraviglia.
    Non so come sia potuto accadere, ma siamo arrivati ad un cinema. Ora il problema è scegliere il film da vedere. Qui “La Mummia 3” è già uscito. È in lingua originale. Penso che sarà emozionante vederlo in lingua originale. Anche gli altri la pensano come me. Non avevo mai visto un film straniero in lingua originale.
    Andreas e Georg vanno a fare i biglietti. Appena tornano, ne danno uno ciascuno.
    Entriamo in sala. Ci sediamo agli ultimi posti. Tom si siede accanto a me. Georg e Bill hanno preso sei barattoli grandi di pop-corn. Li distribuisce. Siamo quattro gatti. Piccoli gruppetti di ragazzini che avranno non di più di tredici anni. Un po’ più avanti a noi c’è una coppietta che fa cose sdolcinate.
    -Ragà?- Li chiamo sottovoce.
    Si girano tutti a guardarmi.
    -Che c’è?- Chiedono in coro.
    Il film inizia. Già non capisco nulla.
    -Più avanti a noi, c’è una coppietta. Che ne dite di divertirci?- Propongo.
    -Mia, sei una delinquente!- Mi dice Georg. -…Ma la trovo un’ottima idea.-
    -Tom, io e te, ce ne andiamo più avanti. Fingeremo di essere fidanzati…- Lo informo alzandomi. -…Voi, state attenti a non coglierci.- Mi raccomando agli altri.
    -Mi raccomando a voi, entrate bene nella parte.- Dice Georg, facendo l’occhiolino a Tom.
    Prendo la mano di Tom e lo porto alle poltrone al centro. Stiamo fra i nostri amici e la coppietta.
    -Tom, tre… Due… Uno… Via!-
    Io e Tom iniziamo a gettare i pop-corn addosso ai due ragazzi. Arrivano alcuni pop-corn anche da parte dei nostri amici. Si girano. Io e Tom ci baciamo. Sul serio. Un bacio vero. Con la lingua. Per fare finta di niente.
    -Sei una vera delinquente.- Sussurra.
    La pioggia di pop-corn ricomincia. I due ragazzi fanno finta di nulla, anche se i due ragazzi, ogni tanto, si girano e, a me e Tom, tocca baciarci.
    Li portiamo all’esasperazione. Il ragazzo esclama:
    -Ma che simpaticoni ci sono in questa sala. La finiamo con questo pop-corn?-
    Decido di cambiare il piano. Lo spiego a Tom nell’orecchio. Lui annuisce. Ci alziamo ed andiamo a sederci accanto alla coppietta. Ci tocca parlare in inglese.
    -Cavolo, Mia, quanto ti amo.- Mi dice gettandosi addosso con foga. Mi bacia con passione. Tom infila le sue mani sotto la mia canotta. Arriva all’apertura del reggiseno, ma lì si ferma. Mi carezza la schiena. Con la bocca scende al collo. I due ragazzi emettono degli sbuffi di fastidio. Con una mano, mi carezza la coscia. È piacevole, ma deve finire. Continuiamo a farlo per quasi tutta la durata del primo tempo. Iniziano ad arrivare dei pop-corn anche a noi. Io e Tom ci stacchiamo e iniziamo la guerra di pop-corn contro i nostri amici.
    Un guardiano ci vede e ci fa uscire tutti, anche quella povera coppietta felice che non c’entrava nulla.
     
    Top
    .
50 replies since 18/7/2008, 21:00   4498 views
  Share  
.