Storie misteriose

Quando la realtà è ad un passo dalla fantasia

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    Il mistero di Amtyville


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    “The Amityville horror”, in Italia conosciuto come “Amityville possession”, era un film che narrava la storia della famiglia Lutz e dei sinistri avvenimenti, di cui era stata testimone, all’interno della casa che aveva da poco acquistato e, successivamente, abbandonato.Il film si basava sul libro scritto da Jay Anson, a cui la vera famiglia Lutz aveva raccontato il suo incubo.La vera famiglia Lutz si era trasferita a Long Island, New York, presso la piccola comunità di Amityville, in una casa che pochi anni prima era stata scena di un omicidio plurimo ad opera di Ronald Defoe nel 1974.Il giovane Ronald, dell’età di 23 anni, durante la cena narcotizzò i genitori, i fratelli e le sorelle.Successivamente, alle 03 e 15 del mattino, si introdusse nella camera di ognuno e li uccise sparando loro alla schiena con un fucile.
    Trascinato in tribunale e processato, si difese affermando che erano state alcune “voci” a ordinargli di commettere i delitti. Ronald Defoe venne poi condannato alla pena di sei ergastoli.Fu proprio “grazie” a questo orribile fatto che la famiglia Lutz, composta da marito, moglie e tre figli, acquistò la casa ad una cifra tre volte inferiore al reale valore ma ne pagò, però, le sinistre conseguenze che si susseguirono. Poco tempo dopo che i Lutz si furono stabiliti nella casa, chiesero al sacerdote del posto di venire a benedirla.

    Il prete si recò dai Lutz ed entrò in casa per iniziare il rito della benedizione.Non appena asperse l’acquasanta e pronunciò le parole che accompagnano quel gesto, udì una voce maschile esclamare con raggelante chiarezza “Vattene!”Padre Mancuso, questo era il nome del prete, alzò gli occhi ma non vide chi o che cosa avesse parlato. Quello fu solo l’inizio.Le successive due notti i Lutz furono svegliati, alle 03 e 15 in punto, da strani rumori. Ma il vero orrore ebbe inizio la terza notte.Il signor Lutz, prima di coricarsi, controllò che porte e finestre fossero sprangate.Alle 03 e 15 venne di nuovo svegliato, come le notti precedenti, ma questa volta si alzò per scendere a dare un’occhiata. Fece una scoperta agghiacciante. La porta d’ingresso, in legno massiccio, era stata divelta ed era sostenuta da un solo cardine.In preda alla paura, si rese conto che la porta era stata forzata dall’interno. Il perno d’acciaio era stato piegato e la mascherina in metallo forzata verso l’esterno.Da quella notte la casa sembrò possedere una propria e maligna vita. Le finestre si aprivano e chiudevano da sole e una ringhiera delle scale venne divelta.
    Nelle due settimane successive accaddero eventi ancora più inquietanti di quelli descritti precedentemente. Uno di questi eventi si verificò mentre i coniugi Lutz si trovavano in soggiorno, alzando casualmente lo sguardo videro due occhi infuocati alla finestra. Entrambi i coniugi si precipitarono fuori, ma trovarono soltanto alcune tracce di zoccoli sulla neve. Zoccoli simili a quelli di un enorme maiale.Ormai terrorizzati decisero di abbandonare la casa dopo appena ventotto giorni che l’avevano acquistata.

    Una casa da sogno, che per loro si era tramutata in una casa da incubo.Mentre raccattavano in fretta le loro cose, accompagnati da rumori spaventosi, i Lutz videro un umore verdastro trasudare dalle pareti e dal soffitto mentre da tutte le serrature colava una strana sostanza nera e vischiosa. Poco tempo dopo che i Lutz lasciarono la casa, un fotografo vi si recò per scattare alcune foto. In una foto, scattata dove presumibilmente vi era un tempo la camera dei fratelli di Ronald Defoe, si vede chiaramente la figura di uno dei due ragazzi. La foto è stata giudicata autentica dagli esperti, ma non vi è una certezza assoluta e non può esservi. Analizzando gli eventi si può dedurre che lo spettro, o gli spettri, della famiglia Defoe non gradirono la presenza di “estranei” nella loro casa. Una conferma, che si trattasse degli spiriti dei Defoe, ci è data dal fatto che la maggior parte degli oscuri eventi si verificarono proprio alle 03 e 15. Ora in cui tutti i membri della famiglia Defoe furono uccisi da Ronald. Attualmente la casa ad Amityville è proprietà dei coniugi Cromarty. I quali affermano che, secondo loro, la casa non è infestata. Mentre la famiglia Lutz vive tuttora in California. Qualunque sia la verità, l’unico resoconto che ci resta degli eventi paranormali avvenuti ad Amityville è proprio il film “The Amityville horror” integrato dalle testimonianze della famiglia Lutz e dalla foto scattata all’interno della casa.

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    Un fantasma per amico
    La ristrettezza e, se permettete, l’ignoranza della mente umana pone i fantasmi su un piano del tutto errato. Infatti la maggioranza della gente è convinta, grazie anche ad alcuni discutibili film sull’argomento, che l’apparizione di un fantasma debba essere necessariamente spaventosa e, in alcuni casi, perfino pericolosa. Niente di più inesatto.E’ proprio quella ristrettezza mentale che spinge l’uomo a credere che ciò che torna in questo mondo dopo averlo lasciato deve essere per forza cattivo, perché è nella natura umana essere diffidenti e avere paura di ciò che è diverso o, apparentemente, incomprensibile alla parte razionale della mente.Non metto in dubbio che si siano verificate apparizioni spaventose perfettamente documentate, ma nella stragrande maggioranza dei casi gli spiriti dei defunti sono innocui e ritornano, il più delle volte, per aiutare noi vivi.Nota è l’esperienza capitata al grande e ormai defunto attore Telly Savalas, ovvero il tenente Kojak, raccontata nel libro scritto da Roger Boar e Nigel Blundell “Fantasmi”.Erano le 3 del mattino e l’attore stava ritornando a casa a bordo della sua auto dopo essere stato a far visita ad un amico che abitava in una zona fuori mano di Long Island, a New York.Ad un certo punto si rese conto di avere il serbatoio completamente a secco.Gli andò bene poiché nell’oscurità apparvero le insegne gialle di un bar aperto la notte. Si fermò, ordinò un caffè e chiese informazioni su dove si trovasse la più vicina pompa di benzina.Il barista gli indicò una scorciatoia da prendere passando a piedi in mezzo ai boschi che si estendevano dietro il locale, scorciatoia con la quale avrebbe raggiunto un’autostrada e da lì una stazione di servizio.Savalas si era appena messo per strada, quando sentì una voce acuta che gli chiese se volesse un passaggio.Si girò e vide un uomo in Cadillac nera. Lo ringraziò, salì in auto e si diressero verso l’autostrada.Con grande imbarazzo, l’attore si accorse di non avere con sé il portafogli perché doveva averlo smarrito. Ma l’uomo gli prestò un dollaro. Savalas insistette per restituirglielo e lo convinse a scrivere nome e indirizzo su un pezzo di carta. L’uomo si chiamava Harry Agannis.Il giorno seguente Telly Savalas cercò nell’elenco telefonico il numero dell’uomo che gli aveva dato il passaggio. Rispose una voce femminile. Harry Agannis era suo marito ma la donna disse che non era possibile parlare con lui perché era morto da tre anni.La prima reazione dell’attore fu di sconcerto e giunse alla conclusione che ci doveva essere stato un errore, ma non riusciva a togliersi dalla testa quanto gli era accaduto. Alla fine decise di recarsi dalla signora portando con sé il pezzo di carta su cui l’uomo aveva scritto nome e indirizzo. Quando le fece vedere il pezzo di carta, lei rimase ovviamente impressionata e gli disse che quella era senza ombra di dubbio la calligrafia del marito.L’attore le descrisse il modo in cui era vestito e lei disse che era lo stesso vestito con cui era stato sepolto tre anni prima.Savalas era stato aiutato dal fantasma di Harry Agannis senza alcun dubbio.Questa testimonianza dovrebbe far riflettere quanti non credono nell’esistenza dei fantasmi e quanti li vedono come entità malvagie e spaventose.Non dimentichiamo che un giorno, vicino o lontano che sia, potremmo essere noi dei fantasmi!

     
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  3. ~Isabell•
     
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    Mi fai venire i brividi oh!
     
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  4. lady rock
     
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    la storia di amtyville la conoscevo perchè ho visto il film direi che è una storia piuttosto agghiacciante... per quanto riguarda la seconda storia in effetti è vero non tutti gli spiriti sono malvagi, ma certo fa comunque uno strano effetto vedere lo spirito di una persona defunta buona o cattiva che sia... a me prenderebbe un infarto se dovessi vedere un fantasma :thyftyhu: :thyftyhu:
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  5. °Elekna°
     
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    Si chiama Dede ma nel suo villaggio in Indonesia è più conosciuto come l'uomo-albero. Ha 32 anni e sulla sua pelle cresce una specie di corteccia. Una cura potrebbe ridargli una vita normale ma il governo di Giakarta impedisce il viaggio negli Usa. Lo rivela il dottor Anthony Gaspari che ha realizzato il servizio per Discovery Channel."Siamo stati chiari, i nostri medici non hanno dato il permesso a Dede di entrare negli Stati Uniti", lo ha detto il portavoce del ministro della Sanità di Giakarta Lily Sriwahyuni Sulistiyowati. "Molte persone come Dede, che vivono in piccoli villaggi, non vogliono essere portate via. Soprattutto per farsi analizzare il sangue. Gli abitanti dei villaggi non danno molta confidenza agli stranieri", ha detto.

    Anthony Gaspari, dermatologo dell'Università del Maryland, ha realizzato un documentario su Dede. Il medico crede che la massiccia corteccia che cresce sulla sua pelle altro non sia che una combinazione di papilloma virus e un disordine genetico che gli impedisce al sistema immunitario di combattere la malattia.

    Ora Gaspari sta cercando di convincere le case farmaceutiche a fornirgli una speciale vitamina A che dovrebbe accelerare il suo sistema immunitario. Se anche questa cura non dovesse avere un sito favorevole l'alternativa potrebbe essere la chemioterapia. Una soluzione non praticabile sul posto e che avrebbe sicuramente effetti collaterali.

     
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  6. »Mrs•Littlepoint«
     
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    Io sapevo che la corteccia era formata da una sorta di fungo della pelle che era andato espandendosi... certo è che fa il suo effetto!
    Per quanto riguarda Amityville è ovvio che la cosa sia stata esasperata. Se anche fosse presente qualcosa in quella casa, non vedo come sarebbero potute trasudare di verde le pareti. Andiamo, io credo nelle presenze, ma questo fa pensare ad un'allucinazione collettiva...

    xxx
    simo
     
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  7. Kate ~
     
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    Anche io ho visto il film che parla di Amytiville e me la sono fatta sotto! La faccenda del liquido verdastro è, effettivamente, difficile da credere, ma quella foto... voglio dire, è agghiacciante!

    Inoltre, potrebbe benissimo essere che i familiari di Ronald siano rimasti in quella casa, sottoforma di spettri appunto. Non dicono forse che le vittime di crimini violenti tendono a restare sulla terra?
     
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  8. »Mrs•Littlepoint«
     
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    CITAZIONE (Kate ~ @ 25/1/2009, 13:02)
    Non dicono forse che le vittime di crimini violenti tendono a restare sulla terra?

    E' così, infatti. O forse semplicemente non si rendono conto di essere morti, anche questo si dice che capiti. Però quella foto mi sembra tanto inquietante quanto ritoccata, se devo essere sincera.
     
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  9. Kate ~
     
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    Effettivamente, è troppo inquietante! Sembra provenire dritta dritta da un film dell'orrore! Però dicono sia vera...

    Si dice anche che restino sulla Terra le anime di coloro che hanno lasciato qualcosa in sospeso prima di morire. Magari la famiglia vuole sapere il motivo per cui il loro figlio li ha ammazzati, prima di andarsene per sempre...
     
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  10. »Mrs•Littlepoint«
     
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    ... oppure, giusto per buttarla ancora più sull'inquietante, si dice che le anime vengano trattenute sulla terra da qualcosa di diabolico.
    A mio parere, potrebbero rimanere incatenati ad un posto dalle stesse emozioni negative che hanno provato in vita.

    xxx
    simo
     
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  11. Frank Vincent Zappa
     
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    CITAZIONE (Kate ~ @ 25/1/2009, 13:42)
    Si dice anche che restino sulla Terra le anime di coloro che hanno lasciato qualcosa in sospeso prima di morire.

    quello è casper-.-''

    comunque anche io ho visto quel film a capodanno di due anni faxD
     
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    Il rettorato di Borley: una storia di spettri.


    Borley Rectory era un edificio di trentacinque stanze costruito nel 1863 nella contea dell'Essex, 60 miglia a nord-est di Londra, e distrutto nel 1944. Divenne famoso perché sarebbe stato infestato dai fantasmi.



    Il reverendo Henry Dawson Ellis Bull lo fa costruire come canonica nel 1863; lui e i suoi discendenti vi abitano per sessantacinque anni, fino al 1927, poi lasciano la casa al nuovo parroco, il reverendo Guy Smith, che vi abiterà con la moglie per meno di un anno. In seguito alle voci di infestazioni spiritiche, Smith chiede aiuto al Daily Mirror, che manda da lui il noto studioso di parapsicologia Harry Price insieme con un giornalista. Dal 1930 la casa viene abitata dall'anziano reverendo Lionel Foyster con la giovane moglie Marianne. Foyster annota nel proprio diario una serie di strani fenomeni: pietre e libri che volano, campanelli che suonano da soli, oggetti che spariscono e altri che appaiono all'improvviso, colpi e getti d'acqua che disturbano il sonno dei residenti. Il pastore tenta un esorcismo che però non ha alcun effetto. Una notte la moglie vede anche una grande forma scura, simile a un enorme pipistrello, impossibile da identificare. Dopo qualche tempo, si cominciano a rinvenire anche misteriosi messaggi in cui si implora aiuto, scritte sui muri, richieste di preghiere e di messe. Nel 1935 i Foyster abbandonano la casa, e solo nel 1937 arriva un nuovo inquilino, lo stesso Harry Price che aveva già visitato la casa nel 1929 e che vi fa abitare, a rotazione, 48 investigatori assoldati tramite un annuncio su un giornale locale. I resti di Borley Rectory dopo l'incendio I resti di Borley Rectory dopo l'incendio Una cupa leggenda popolare racconta che sul luogo dove il reverendo Bull ha eretto il rettorato sorgeva anticamente un monastero. Una monaca rinchiusa tra quelle mura si innamora, ricambiata, di un giovane cocchiere. Dopo alcuni incontri, con la complicità di un frate, i due decidono di fuggire e, una notte, il frate li fa salire su una carrozza e sferza i cavalli al galoppo. Però al monastero qualcuno dà l'allarme e la carrozza viene bloccata. Dopo un processo sommario, il frate e il cocchiere vengono giustiziati, e la giovane monaca murata viva in una cella sotterranea. Dagli abitanti della zona Harry Price viene a sapere che, nel corso dei decenni, molti testimoni avrebbero visto dopo il tramonto una monaca in abiti neri percorrere a testa china il viottolo che unisce il rettorato al limitare del bosco, tanto che quel viottolo è chiamato "sentiero della monaca". Harry Price decide di ricorrere alle sedute medianiche, attraverso le quali verrebbe contattato lo spirito di una suora francese cattolica, Maria Lairre, vissuta nel XVII secolo. Nel 1939 un incendio rade al suolo il rettorato. Un'inchiesta svela che l'incendio è il risultato di una tentata frode alla compagnia assicurativa da parte del nuovo proprietario, il capitano W. E. Gregson. Nel 1943 Harry e i suoi collaboratori decidono di avviare degli scavi, che portano alla luce un osso parietale e una mandibola con cinque denti ancora inseriti. All'esame necroscopico i resti risultano appartenere a un essere umano di sesso femminile e di età inferiore ai trent'anni, che rappresenterebbe la monaca della leggenda. I resti vengono sepolti cristianamente. Già dal 1938, tuttavia, si sapeva che la parrocchia non era stata costruita sopra un antico monastero, ma sopra il terreno nel quale erano state sepolte le vittime di un'epidemia di peste del XVII secolo, e che in passato erano stati trovati molti altri resti umani. Nel 1944 le rovine dell'edificio vengono distrutte.

    L'inchiesta della SPR.

    Nel 1951 la famosa associazione Society for Psychical Research decise di aprire un'inchiesta sul caso di Borley, che durò cinque anni e portò risultati clamorosi: i tre ricercatori della SPR conclusero infatti che Price aveva compiuto frodi, falsificato le prove e alterato le testimonianze, e che nei presunti fenomeni accaduti non si riscontrava nulla di eccezionale. Ad esempio:
    * Price raccontò che il reverendo Smith gli aveva chiesto di "disinfestare" la casa, mentre il vero obiettivo del pastore era ottenere una dichiarazione ufficiale che mettesse fine alle voci.
    * il giornalista del Daily Mirror Charles Sutton, che aveva visitato la casa insieme con Price, riferì che dopo alcuni "fenomeni" rumorosi, afferrò Price e scoprì che aveva le tasche piene di pezzi di mattone e ciottoli.
    * Price raccontò nei suoi scritti dell'apparizione di un uomo senza testa, ma nelle testimonianze originali il reverendo Bull diceva soltanto di aver visto «le gambe di un uomo nascosto dagli alberi da frutta» e di aver pensato che fosse un bracconiere.
    * Nel 1958 la vedova del reverendo Forley, rintracciata dal ricercatore della SPR Trevor R. Hall, raccontò che il marito credeva veramente che la casa fosse infestata ma che molti degli eventi riportati nel suo diario, come la «grande forma scura, simile a un pipistrello» erano inventati di sana pianta. Dichiarò inoltre che uno dei suoi amanti si divertiva a fare scherzi crudeli al vecchio parroco, spostando gli oggetti di nascosto o muovendosi misteriosamente nel giardino.

     
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    Quel giubbotto sulla tomba

    Questo racconto narra di un episodio inspiegabile che è realmente accaduto nel Cilento molti anni fa. Siamo negli anni ‘60 ‘70. La povertà soprattutto fra coloro che vivono in campagna, costringe tantissime persone ad emigrare verso terre lontane per guadagnarsi il pane per loro e le rispettive famiglie rimaste in patria. Giovanni e Graziella (i nomi di fantasia dei protagonisti dell’inspiegabile fenomeno) sono due giovani fidanzati che si amano tantissimo. Un bel giorno Giovanni riceve una lettera nella quale gli viene offerto un lavoro in Germania. Seppur felice per la bella notizia, pensa nello stesso tempo che tutto questo comporterà l’abbandono della sua terra, dei suoi cari e…della sua Graziella.



    La giovane con tanta tristezza comunque lo incoraggia a partire con la solenne promessa di aspettare il suo ritorno che sarà coronato dalle nozze. Inizia così l’avventura di Giovani in terra tedesca. Una volta giunto a destinazione, si presenta al suo posto di lavoro che trova presso un’officina di carrozzeria per auto. L’impiego, pur sacrificato dalla lontananza dai propri cari, è comunque accettabile e ben remunerato. Pian piano il buon Giovanni inizia a contemplare il proprio gruzzoletto che poco alla volta diventa sempre più consistente. Purtroppo spesso il destino ci insegna che dove vi è il denaro vi è anche qualche insidia nascosta. Nel caso di Giovanni essa si presenta nelle spoglie di un’avvenente ragazza, bionda alta e con gli occhi azzurri di una bellezza da soffocare il respiro: è Erika, la figlia del titolare dell’autorimessa. Pian piano i due fanno amicizia che presto si trasformerà in un sentimento ben più profondo: l’amore. Un condizione questa che ottenebra la coscienza di Giovanni che invaghitosi della giovane, dopo qualche tempo non presta più attenzione alle varie lettere speditegli dalla sua prima fiamma che si consuma nella penosa attesa di un ritorno che avrebbe anticipato il giorno delle nozze. Dopo qualche anno Giovanni ritorna nel Cilento per una breve vacanza: è ormai un altro uomo, agiato, con il portafogli gonfio: il lavoro i marchi, e soprattutto Erika, hanno cancellato nella sua mente il ricordo di Graziella. Un sera Giovanni salta sulla sua motocicletta e raggiunge un cinema per assistere ad un film. Alla fine della proiezione è quasi ora di cena e l’uomo ritorna a casa per consumare insieme ai suoi cari il pasto serale. Pur essendo una serata mite, Giovanni avverte sulla faccia una strana sensazione di freddo che lentamente gli invade tutto il corpo Ma saranno solo brividi di freddo? Chissa…. Curva dopo curva nel silenzio della notte fra le colline cilentane assopite nella quiete notturna, l’uomo percorre la via che lo condurrà a casa. All’improvviso la luce del fanale della motocicletta illumina a bordo strada una figura femminile che cammina nella stessa direzione. L’uomo ha un sussulto quando raggiunta la sconosciuta figura ne conosce invece i lineamenti: non ci sono dubbi, è proprio Graziella il primo amore della sua vita. La vergogna di averla abbandonata impone un penoso silenzio che si mescola con l’emozione dell’incontro Ma è Lei a parlare per prima, chiedendo all’uomo di salire sulla moto. Strette le braccia intorno al corpo di Giovanni, Graziella inizia il viaggio con il suo ex fidanzato. Si respira una strana atmosfera. I grilli che fino a pochi istanti prima avevano innalzato il loro inno alle tenebre della notte improvvisamente tacciono. Anche il disco lunare che aveva fatto capolino dalle boscose cime dell’entroterra cilentano viene celato da improvvise nubi, mentre un vento fastidiosissimo si leva improvviso a spazzare via le prime foglie ingiallite di un autunno ormai alle porte. L’inatteso freddo che penetra nelle ossa si unisce alla totale assenza di dialogo che accompagna il percorso dei due: non una parola infatti trapela dalla bocca dei due amanti perduti. Nei pressi del cimitero cittadino a poca distanza dal centro abitato, Graziella, alquanto infreddolita chiede a Giovanni di fermarsi in quel punto. Il giovane non se la sente di abbandonarla in quel luogo desolato: d’altra parte in direzione del mare una serie di lampi preannuncia lo scatenarsi di un temporale, motivo in più questo per non lasciare la ragazza. Dinanzi alle insistenze della giovane, l’uomo seppur a malincuore decide di proseguire da solo il ritorno a casa ignorando le cause di questo atteggiamento. Prima di separarsi però Giovanni si toglie il giubbotto e lo pone sulle spalle di Graziella con l’intenzione poi di riprenderselo all’indomani quando si sarebbero rivisti. Un tiepido sorriso appare sulle labbra della donna che voltandosi si incammina, ma stranamente non comparirà mai nello specchietto retrovisore della moto che ha ripreso nel frattempo la sua rumorosa marcia: difatti dopo essere ripartito Giovanni esterrefatto si volta ma non vede più Graziella che aveva lasciato pochi istanti prima. Frattanto goccia d’acqua cade sulla camicia del giovane e poi un’altra ancora e poi un’altra ancora. A casa ci sono un po tutti: mentre fuori infuria un forte temporale, in casa invece si respira una dolce atmosfera: l’allegro vociare dei bambini , insieme alle parole degli adulti accompagna il felice momento conviviale. Tanto tempo è passato dalla partenza e le cose da raccontare sono tante. Fra le gustose e succulente portate accompagnate da ottimo e abbondante vino, i discorsi confluiscono su Graziella. Il pronunciare del nome della giovane smorza inesorabile l’allegra atmosfera conviviale che si era creata intorno alla tavola imbandita: infatti quando Giovanni ribadisce di aver dato un passaggio alla sua ex, i familiari del giovane per qualche attimo si guardano l’un con l’altro esterrefatti e increduli pensando ad uno scherzo architettato ad arte per essere presi in giro. Quando Giovanni però insiste nel ribadire che aveva incontrato Graziella, la madre lo informa che la giovane molti anni prima era caduta in una forte depressione, malattia che presto l’ha portata alla morte. Causa principale il forte dispiacere di essersi sentita abbandonata dallo sposo promesso. Il sangue nelle vene di Giovanni si gela improvvisamente: come sia stato possibile incontrare Grassella se era morta da circa due anni? Rimaneva il particolare del giubbotto che fra le altre cose le aveva consegnato afffinché ella si fosse riparata dal freddo. Ma è l’ironia a prevalere incitando uno dei commensali a brindare all’indumento del giovane, consegnato nelle mani di chissà quale donna sconosciuta scambiata per Graziella che purtroppo non era più in vita da tempo all’insaputa del suo ex compagno. Per Giovanni la voglia di mangiare è ormai passata e mestamente si congeda dai suoi per ritirarsi nella sua camera con l’intenzione di recarsi al cimitero l’indomani per deporre almeno un fiore sulla tomba della sua amata prima di ripartire per la Germania. Sarà una notte insonne, trascorsa piangendo e fissando la finestra dalla quale accecanti lampi illuminano la stanza che diventa una sorta di caleidoscopio, che invoglia la memoria dei bei momenti passati insieme a Graziella. Difficile cancellare dalla mente lo sguardo triste di quella ragazza che scesa dalla moto si separava da Lui senza paura, inghiottita dalle tenebre. Di buon mattino in compagnia di un familiare Giovanni sui reca presso il cimitero alla ricerca dell’ultima dimora terrena di Graziella. Poco dopo gli viene indicata la tomba in cui è sepolta Il giovane chiede di essere lasciato solo, e si incammina verso la lapide. Le lacrime cadono copiose sul suo vestito nuovo, frutto del lavoro trovato in terra straniera: è un uomo ricco ma sente che ha perso qualche cosa che lo rende più povero di quando era partito pieno di belle speranze. Giunto presso la tomba, Giovanni alza al cielo il suo urlo disperato, dettato dal rimorso e dal pentimento di essere stato in parte responsabile della morte della giovane e…particolare ben più importante e inspiegabile questo stringendo con rabbia fra le mani quel giubbotto che indossava la sera precedente, lo stesso che poi aveva dato all’infreddolita Graziella. L’indumento giaceva infatti sul freddo marmo che ricopriva le spoglie mortali della sua prima fiamma. E’ un racconto questo in cui vi sono molti lati oscuri: chi aveva incontrato Giovanni quella sera? Era o no Graziella? Se si come era possibile se la giovane era morta due anni prima dell’incontro e soprattutto come si spiega il ritrovamento del giubbotto proprio sulla tomba di colei che l’aveva avuto in dono? Sono tutte domande a cui è difficile dare una spiegazione. Il protagonista dell’episodio è morto ormai da tempo, solo qualche familiare potrebbe parlare ancora dello strano fenomeno, ma nonostante che da questa storia sia stata realizzata una sceneggiatura poi trasformata in film dall’Associnema Agis di Agropoli nessuno seppur avanti negli anni si azzarda a testimoniare: paura dell’inconscio o di essere presi in giro dal popolo incredulo? Stando alle parole di un testimonio vi è persino qualcuno che in paese al solo ricordarsi dello strano fenomeno trema come un bambino e non ne vuol sapere di raccontarne i particolari. E’ un enigma che difficilmente sarà risolto: solo Giovanni forse che ora dorme nel sonno dei giusti ha la possibilità di dare una spiegazione al tutto: può l’anima di un defunto riapparire sulla terra materializzandosi nelle sembianze in cui era racchiusa quando il corpo era in vita? A noi non ci è dato appurarlo: il mistero di una nuova vita dopo la morte lo conosceremo solo alla fine del nostro pellegrinaggio terreno: solo allora avremo una risposta ai tanti perché che in questo mondo, come lo strano fenomeno accaduto nel Cilento anni fa rimangono senza risposta.

     
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  14. Kate ~
     
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    Questa storia è inquietante...
    Io ci credo. Ammetto che, a primo impatto, uno si faccia mille domande e mille congetture, per cercare di dare una spiegazione razionale al fatto, ma credendo ai fantasmi sono propensa a credere anche a questa storia.

    CITAZIONE (Frank Vincent Zappa @ 28/1/2009, 17:58)
    CITAZIONE (Kate ~ @ 25/1/2009, 13:42)
    Si dice anche che restino sulla Terra le anime di coloro che hanno lasciato qualcosa in sospeso prima di morire.

    quello è casper-.-''

    comunque anche io ho visto quel film a capodanno di due anni faxD

    Ho capito che anche Casper ne parla, ma la teoria delle faccende lasciate in sospeso esiste.
     
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  15. »Mrs•Littlepoint«
     
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    Bella storia... credo sia vera, soprattutto perchè ne girano migliaia di versioni diverse... ma sempre incentrate sul ragazzo, sulla ragazza e sul giubbotto.

    xxx
    simo
     
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15 replies since 14/1/2009, 18:33   1523 views
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