Il mistero di Anastasia, figlia dello Zar Nicola.

Berilino, 1920. una ragazza ricoverata in un ospedale e della quale si ignora l'identità (è stata ritrovata da un poliziotto mentre tentava di gettarsi da un ponte), bisbiglia alla sua compagna di stanza di essere Anastasia Romanov, figlia dell’ultimo zar di Russia Nicola II, assassinato insieme a tutti la sua famiglia nel famigerato massacro di Ekaterinburg. Una dichiarazione sconvolgente.



Proviene da una mitomane in cerca di improbabili eredità? Da una malata di mente?
Quel che è certo è che alla granduchessa Anastasia quella ragazza assomiglia in modo sconcertante: in comune con lei ha persino un neo sulla spalla e due piccole malformazioni a un alluce e al mignolo sinistro. Quel che è certo è che quella ragazza dimostra di ricordare diversi particolari sulla vita di corte e sulla famiglia dello zar che solo una Romanov potrebbe conoscere.
Seconda le sue rivelazioni, la baionetta del soldato bolscevico incaricato di ucciderla sarebbe stata difettosa: ciò le avrebbe permesso di allontanarsi fra la confusione e di iniziare a correre fra i cupi boschi degli Urali senza voltarsi indietro.
Il “caso Anastasia”, uno dei misteri più controversi e affascinanti della storia del ‘900, ha così inizio in un desolato ospedale di Berlino.
Immediatamente si decide di far incontrare la giovane donna, alla quale verrà presto attribuito il nome di Anna Anderson, con alcuni parenti dello zar e con alcuni servitori di palazzo. Le persone che accettano l’incontrano esprimono però giudizi contrapposti. Alcune (come la dama di compagnia Sophie) non la riconoscono. Altre (come i cugini prussiani) dichiarano invece di riconoscerla. Tuttavia la linea scettica prevale: un gruppo di parenti dei Romanov- insieme al celebre lord inglese Louis Mountabatten, fidanzato di una sorella di Anastasia- decide di firmare una dichiarazione che smentisce categoricamente la Anderson. Del resto, la donna col passare del tempo manifesta segni di sempre maggiore squilibrio: irosa, suscettibile e tutt’altro che collaborativa, si rifiuta di parlare con chiunque dubiti di lei.
Ma la sua battaglia non si ferma...
Nel 1938 arriva a chiedere alla giustizia tedesca di essere ufficialmente riconosciuta come la granduchessa Anastasia. Intanto si trasferisce in America, dove il governo, pare per screditare maggiormente la rivoluzione d’Ottobre, dichiara più volte di appoggiarla.
La sentenza della corte suprema tedesca arriva nel 1970: Anna Anderson non è riuscita a dimostrare di essere Anastasia, dunque la sua richiesta non può essere accolta. Non dice, quindi, che Anna mente, ma solo che non è riuscita a dimostrare di non mentire.
Impotente e sconfortata di fronte a un mondo che non l’ha mai creduta, Anna Anderson muore pluriottantenne nel 1984. Sulla sua tomba fa incidere il nome “Anastasia”.
Esattamente dieci anni dopo la sua morte, la recente tecnica basata sull’analisi del DNA mitocondriale ha permesso di chiarire una volta per tutte l’annosa faccenda: quella donna non era Anastasia. Sarebbe invece Franziska Schanzkowska, giovane polacca fuggita nel 1920 da una clinica psichiatrica di Berlino. Il mistero di Anastasia sembra così chiarito: Anna Anderson era esattamente come la descrivevano i suoi più feroci detrattori: mitomane e millantatrice.
Ma come tutti i misteri che si rispettino, anche questo non è riuscito a trovare veramente la sua fine: alcuni dicono che i risultati del test del DNA, influenzati dal volere dei parenti europei dei Romanov, siano fasulli; pare che Franziska Schanzkowska sia fuggita dall’ospedale dove era ricoverata soltanto tre giorni dopo il ritrovamento della Anderson; fra gli scheletri della famiglia reale, ritrovati presso Ekaterinburg nel 1991, mancano i resti di due presone: quelli del piccolo Alex e, molto probabilmente, quelli di Anastasia. Il mistero continua…
Se Anna Anderson diceva la verità, come ancora oggi molti pensano, deve aver vissuto davvero una vita triste.

ecco qua delle foto




Anna Anderson



Anastasia Romanov