La maschera di ferro

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    MASCHERA DI FERRO


    Breve introduzione

    Nel pomeriggio del 20 novembre 1703, le campane a morto dell'ormai scomparsa chiesa di Saint Paul a Parigi, accompagnano la sepoltura di un uomo chiamato Marchioly. Ma chi era costui? Chi era quest'uomo che pare fosse stato portato come prigioniero dalle isole Santa Margherita? Ma soprattutto perché aveva il volto coperto da una maschera di ferro (secondo altre fonti di pesante velluto nero)? Secondo i diari di un carceriere dell'epoca, un certo Du Junca, l'uomo non si chiamava affatto Marchioly, ma il suo vero nome fu sempre taciuto. Arrivò alla Bastiglia nel 1698 dopo essere stato, tra le altre prigioni, anche in Italia, a Pinerolo. Partiamo dagli elementi certi che abbiamo di questa vicenda:

    Il prigioniero mascherato ha vissuto a Pinerolo;

    Di sicuro passò parte della sua detenzione preso la prigione di stato di Santa Margherita, nel Mediterraneo;

    Per lui venivano approntate celle particolari, con esposizioni piuttosto nascoste.

    Pinerolo, in Piemonte, è, all'epoca, una piazzaforte per gli eserciti che provenivano dalla Francia. Saint-Mars, colui che portò il prigioniero dalla maschera di ferro alla Bastiglia, vi fu governatore dal 1664 al 1681. In quei 17 anni arrivarono a Pinerolo 6 prigionieri di stato.

    Fouquet, arrestato da D'Artagnan, morì nel 1680;

    Eustache Dauger, che arriva a Pinerolo nel 1669, di lui si ignora il crimine che ha commesso;

    Lauzun, cadde in disgrazia presso il Re Luigi XIV, fu imprigionato nel 1671;

    Nel 1674 fu imprigionato un monaco Giacobino;

    Nel 1676, arrivò a Pinerolo una spia di nome Dubreil;

    Nel 1679, è la volta di un diplomatico italiano, di nome Mattioli.

    Fra essi vi era anche un altro uomo, un domestico di nome La Rivière, che muore nel 1689.

    Quando Saint-Mers viene nominato governatore della Bastglia, vi arriva con uno dei suoi prigionieri, che viaggiava mascherato. Chi di questi sei prigionieri era l'Uomo dalla Maschera di Ferro?

    L'enigma della Maschera di Ferro

    L'enigma della Maschera di Ferro deve la sua notorietà a Voltaire, che nei suoi periodi di detenzione alla Bastiglia, ebbe modo di conoscere guardiani e prigionieri che avevano convissuto fra quelle mura con l'Uomo dalla Maschera di Ferro. In una sua lettera Voltaire ebbe a dire: <<io ne so abbastanza della faccenda dell'uomo dalla Maschera di ferro morto alla Bastiglia. Ho parlato con gente che lo ha servito>>. Queste indiscrezioni innervosirono l'ambiente di Corte, ma perché? La risposta non è semplice, ma è alla base della minuziosa ricerca condotta da Voltaire. Egli crede che il primo passo per scoprire l'enigma sia quello di sensibilizzare l'opinione pubblica a questa vicenda. Scrive, quindi, nel 1751 un resoconto dettagliato della storia di quell'uomo, almeno riguardo alle situazioni a lui note.

    <<qualche mese dopo la morte di Mazarino, successe un avvenimento senza precedenti, che stranamente fu ignorato da tutti gli storici. Venne mandato segretamente nella prigione dell'isola di Santa Margherita, un prigioniero sconosciuto, alto, giovane e dall'aspetto nobile. Questo prigioniero portava per la strada una maschera, il cui sottogola aveva delle molle d'acciaio che gli permettevano di mangiare con la maschera in viso. C'era l'ordine di ucciderlo se per caso si fosse scoperto il volto. Resto a Santa Margherita, fino a quando non fu trasferito alla Bastiglia insieme al governatore della prigione Saint-Mars. Il prigioniero era di gusti raffinati, in fatto di biancheria ed abiti. Suonava la chitarra e, malgrado fosse un detenuto, veniva trattato con immenso rispetto. Un medico che a più riprese lo curò, disse che non vide mai il suo volto. Questo detenuto particolare morì nel 1703 e fu sepolto nella chiesa di Saint-Paul>>.

    L'anno seguente divulgò un aneddoto che contribuì a creare un nuovo alone di mistero intorno alla vicenda.

    <<qualche giorno dopo l'arrivo nell'isola di Santa Margherita del prigioniero mascherato, egli scrisse su un piatto d'argento che gli portavano per il pranzo, servendosi di un coltello, qualcosa. Si avvicinò all'unica finestra della sua prigione e gettò il piatto verso la riva del mare dove stava transitando una barca. Il pescatore, vedendo quel piatto lo prese e lo portò al governatore, il quale chiese al pescatore se avesse letto ciò che vi era inciso sopra. Il pescatore ammise di non saper leggere, ma venne rilasciato solo quando il governatore ne fu convinto. Prima di congedare il pescatore, il governatore gli disse: "Andate e consideratevi fortunato di non saper leggere">>.

    Le vicende narrate da Voltaire erano molto note negli ambienti nobili della Francia del tempo, in una lettera del 1711, la cognata del Re Luigi XIV, la principessa Palatina, parla dell'Uomo dalla Maschera di Ferro, definendolo <<[...]un milord inglese invischiato nell'affare del duca di Berwick contro il re Guglielmo[...]>> [vedi seconda parte]. Un inizio di ipotesi più o meno verosimile, sembra strano, viene dall'Olanda anziché dalla Francia, e risale al 1745, anno in cui apparve in Olanda un racconto - senza autore - che in chiave racconta alcune vicende intestine di Francia. Queste vicende vengono narrate come se la Francia fosse la Persia e il titolo di quest'opera è "Memorie per servire alla storia di Persia". Vediamo di renderne una breve traccia.

    Memorie per servire alla storia di Persia

    Il racconto inizia come se fosse una fiaba di un principe Cha-Abas (Luigi XIV) che è molto incline a lasciarsi sedurre dal fascino femminile. Cha-Abas si fece sedurre da una donna indiana e molto bella (La Vallière) ed ebbero un figlio che chiamarono Giafer (il Conte di Vermandois). Giafer era bello, educato, ben fatto, ma non sopportava l'idea che il figlio legittimo di Cha-Abas, Sephir-Mirza (il Delfino di Francia), dovesse un giorno ereditare la corona dal padre. Tra l'altro Sephir-Mirza aveva una gentilezza d'animo davvero unica e singolare che lo facevano bene accetto agli occhi di molti. Giafer cominciò a nutrire un profondo rancore nei confronti del fratellastro Sephir-Mirza, rancore che, un giorno, gli fece perdere il controllo e schiaffeggiò l'erede al trono. Che colpo per il monarca Cha-Abas che dovette riunire il consiglio per decidere la punizione da infliggere a Giafer. "Morte!" fu il verdetto, ma tuttavia, un ministro più sensibile di altri, suggerì una soluzione meno dolorosa, ma alquanto articolata.

    Innanzitutto bisognava mandare Giafer presso l'esercito al confine con Feidran (Le Fiandre), poi per evitare che i soldati potessero entrare in confidenza con lui, si doveva diffondere la notizia che fosse un appestato in modo che tutti lo evitassero. Quindi dopo qualche giorno inscenare il suo funerale al cospetto dell'intero esercito, mentre Giafer viene trasportato nella cittadella di Ormuz per finire lì i suoi giorni. Venne scelto un manipolo di uomini fidati per eseguire questi ordini, ed il comandante della cittadella di Ormuz, ricevuto il regale prigioniero ne impedì la vista a chiunque. Lo serviva personalmente e non permetteva a nessuno di avvicinarlo. un giorno Giafer scrisse il suo nome su un piatto d'argento con un coltello e lo consegnò ad uno schiavo. questi credendo di ricevere una ricompensa lo consegnò al comandante della cittadella di Ormuz, ma invece venne ucciso e seppellito di gran premura. Giafer restò a Ormuz fino a quando il comandante della cittadella, non venne nominato a Ispahan (Parigi), e Cha-Abas, decise che anche Giafer avrebbe seguito il fedele comandante. Questi fu sempre ligio al suo dovere, impedì con ogni mezzo che si potesse vedere il volto del prigioniero, durante gli spostamenti diurni, o le visite mediche gli veniva coperto il volto con una maschera di ferro.

    La congettura di Voltaire

    Per più di 50 anni Voltaire, fece ricerche incontrando più che ostacoli, indifferenza. Ciò fece nascere in lui una congettura piuttosto affascinante: l'usurpazione della corona da parte di Luigi XIV.<<la maschera di ferro era senza dubbio un fratello del re Luigi XIV, la madre di cui era nota per la sua predilizione per la raffinata biancheria. La regina doveva essere convinta che fosse colpa sua se non nasceva un erede a Luigi XIII, quando la regina rimase incinta - senza per altro convivere con il re - si confidò col cardinale Mazarino, il quale fece in modo che il re Luigi XIII e la regina dormissero per un periodo nello stesso letto. In quest'incontro fu concepito Luigi XIV, e la regina di concerto col cardinale decisero di tenere nascosta al sovrano, l'esistenza dell'altro figlio, La Maschera di Ferro. Questo segreto rimarrà tale anche per Luigi XIV, almeno fino alla morte del Mazarino. Quando Luigi XIV seppe del fratellastro, stimò più pietoso e giusto, continuare a tenerlo nascosto piuttosto che far piombare sulla corte di Francia, l'onta di una nascita illegittima>>.

    Questo almeno era il pensiero di Voltaire, per altro molto alimentato dagli atteggiamenti della nobiltà dell'epoca. Anni dopo queste rivelazioni, anche la regina Maria Antonietta d'Austria, ebbe la curiosità di chiedere al marito, Luigi XVI, di scoprire l'identità della maschera di ferro, ma non vi fu alcun risultato apprezzabile, malgrado il re consultò i segreti archivi. Tuttavia non può non credersi che quest'uomo sia davvero esistito, abbiamo molti testimoni, alcuni dei quali confidarono a Voltaire i loro ricordi.

    I testimoni diretti o indiretti del "Mistero della Maschera di Ferro"

    Guillaume -Louis Formanoir de Palteau, nipote di Saint-Mars, con il quale era a Santa Margherita, nella stessa epoca della Maschera di Ferro. Fu lui per un certo periodo a portare i pranzi al prigioniero mascherato. Egli racconta anche che nel trasferimento del prigioniero alla Bastiglia, si fermarono a Palteau e lì il prigioniero veniva fatto passeggiare con una maschera sul viso.

    Blainvilliers, maggiore di Metz, e cugino di Saint-Mars. Egli parla del prigioniero ricordandolo con il nome di La Tour, ricorda che era trattato con molto riguardo, e che quando passeggiava all'aperto gli veniva coperto il volto con una maschera. Anche Blainvilliers riporta il particolare della predilezione per la finissima biancheria. Blainvilliers riporta anche un altro inquietante particolare, che alla morte di quel prigioniero, 1703, furono poste nella bara delle droghe per consumarne presto il corpo.

    Claude Souchon, figlio di un ufficiale di santa Margherita. Di lui disponiamo una testimonianza indiretta, resa ad un certo padre Papon: << [...] fu trasferito a Santa Margherita un prigioniero, con una maschera di ferro [...] il suo nome forse non si saprà mai>>. Egli riporta un aneddoto che, per certi versi ricorda quello del piatto d'argento e del pescatore riportato da Voltaire. << [...] il giovane si avvicinò alla cella [...] il governatore (Saint-Mars) appena lo vide chiuse la porta di scatto e chiese in modo preoccupato se avesse udito, o peggio, visto qualcosa [...] quando fu rassicurato, rimando a casa il giovane con una lettera per il padre di lui [...] "quell'avventura poteva costar cara a tuo figlio [...]" >>. Sembra proprio che Souchon, sia una fonte inesauribile di fatti, di lui ci sono pervenuti altri due importanti aneddoti. << [...] conobbi un ufficiale che mi raccontò una volta che un barbiere trovò una finissima camicia di lino bianco che galleggiava sul mare. Su quella camicia vi erano delle scritte [...] il barbiere, credendo di far fortuna la riportò al governatore (Saint-Mars), che volle assicurarsi che l'uomo non aveva letto nulla [...] il barbiere fu trovato morto nel suo letto due giorni dopo. [...] venne cercata una prostitua per affidarla al prigioniero [...] si presentò una donna alla quale venne imposto di abbandonare figli e ogni altro contatto con il mondo>>.

    Riousse, testimone oculare del trasferimento del prigioniero mascherato, fu lui a raccontare per primo la famosa scena del piatto <<[...] siete fortunato a non sapere leggere [...]>> , in quel periodo i detenuti dell'isola protestavano molto, scrivendo i loro nomi sui vasellami e piatti, da qui si pensa derivi l'attendibilità di questo importante aneddoto.

    Marsolano, chirurgo del duca di Richelieu e genero di un vecchio medico che curò il prigioniero dalla maschera di ferro. <<[...] mio suocero curò spesse volte il prigioniero e malgrado gli controllo molte volte la lingua, non vide mai il suo volto. [...] era ben curato, la sua voce avvinceva e mai diceva o faceva qualcosa per far capire chi fosse in realtà>>.

    Favre, il cappellano della chiesa di Santa Margherita. Di lui si intuisce che sapeva molto, ma il suo silenzio fu pagato profumatamente. Dall'archivio dei pagamenti di Santa Margherita si evince che, nello stesso mese che in quell'isola fu mandato come governatore Saint-Mars, a Favre fi assegnato uno stipendio di ben 600 lire all'anno, una somma cospicua per quei tempi. Forse fu lui a riferire a Souchon, l'aneddoto del barbiere.

    Lenglet-Dufrensoy, abate, rinchiuso per 8 volte alla Bastiglia di lui sappiamo che disse, rispondendo ad alcune domande indiscrete sul prigioniero mascherato, <<non voglio tornare una nona volta in quella prigione>>.

    Linguet, che fu rinchiuso per diversi anni alla Bastiglia. <<[...] il prigioniero portava una maschera di pesante velluto, non di ferro, [...] era il governatore a servirlo di persona [...] quando morì, tutto ciò che era suo fu bruciato>>.

    Lagrange-Chancel, prigioniero nelle isole di santa Margherita. <<[...] l'affare dell'uomo della maschera di ferro, non era più un segreto di stato, [...] il governatore prima di Saint-Mars, mi ha assicurato che quell'uomo era il duca di Beaufort [...] quando Saint-Mars lo condusse alla Bastiglia, il prigioniero temette per la sua vita, [...] ho saputo da un certo Dubuisson, che riuscì a comunicare con il prigioniero attraverso il tubo del camino, che quando gli chiese il perché si ostinasse a non rivelare il suo nome, il prigioniero rispose testualmente: "Questa confessione costerebbe la vita a me, e a tutti coloro ai quali rivelerei la mia identità">>.

    Padre Griffet, cappellano della Bastiglia dal 1745. Egli, appassionato ricercatore della verità, ascolta, valuta e soppesa i diversi ricordi dei prigionieri e li redige nei suoi preziosi appunti. <<[...] alla sua morte fu dato ordine di bruciare tutto ciò che gli era appartenuto, [...] vennero imbiancati i muri della sua prigione e sostituiti i vetri alle finestre>>.

    Chevalier, un tale incaricato di cercare la verità sulla maschera di Ferro. Egli convalida l'esposizione di padre Griffet: <<il prigioniero [...] era trattato con grande rispetto, specialmente dal governatore di Saint-Mars, [...] alla sua morte che avvenne il 20 novembre del 1703, tutte le sue cose vennero bruciate, il resto venne buttato via [...]>>.

    Il punto della Situazione

    Dalle testimonianze avute, e dall'instancabile ricerca di Voltaire abbiamo comunque pochi elementi certi.

    Nel 1703 muore alla Bastiglia un prigioniero che passò tutta la sua detenzione mascherato.

    Il nome assegnatogli alla sepoltura fu Marchioly.

    Arrivò alla Bastiglia nel 1698 con Saint-Mars, e grazie al pignolo du Junca sappiamo che proveniva dalle prigioni di Santa Margherita e prima ancora da Pinerolo.

    Saint-Mars rimase a Pinerolo dal 1664 al 1681, quando il prigioniero morì nel 1703, aveva almeno 22 anni di prigionia.

    Era devoto e leggeva continuamente (testimonianza data dalla Principessa Palatina).

    Suonava la chitarra molto bene.

    Aveva i capelli bianchi, ma nel complesso aveva una corporatura robusta (Testimonianza combinata tra Formanoir e il medico che lo curava).

    Non vi è unanimità di vedute circa l'età del prigioniero, si oscilla tra i 45 anni (atto di morte redatto presso la cappella di Saint-Paul) e i 60 anni (secondo le testimonianze del medico della Bastiglia).

    Partendo da queste scarse, ma al tempo stesso preziose, testimonianze, parecchi storici che si sono cimentati nella soluzione di questo mistero, hanno cercato di riconoscere nella Maschera di Ferro personaggi illustri scomparsi più o meno misteriosamente tra il 1664 ed il 1681.

    La prima ipotesi

    La prima ipotesi, avvincente, prende le mosse dall'opera anonima Memorie per servire alla Persia (1745), continua con L'anno Letterario di Fréron (1768), per consacrarsi con un'altra opera anonima dal titolo esplicito, Storia del figlio di un re, prigioniero alla Bastiglia, ritrovato sotto le macerie di questa fortezza (1789).

    La Maschera di ferro è il Conte di Vermandois. Secondo quanto ci è stato tramandato, il conte di Vermandois, figlio naturale di Luigi XIV e di Madamoiselle de La Vallière, morì il 18 novembre 1683 in seguito al vaiolo. Secondo l'autore delle Memorie, della Storia e di Feron la morte sarebbe stata inscenata insieme alla malattia, mentre lo scomodo personaggio veniva in gran segreto trasportato presso l'isola di Santa Margherita. In realtà questa ipotesi è destinata a cadere in gran fretta, per determinati motivi. E' improbabile che vi possa essere stato un qualche litigio tra il delfino di Francia e il conte di Vermandois, data la differenza di età di 6 anni. Poi è storicamente provato che il conte di Vermandois, morì nel 1683 nella battaglia delle Fiandre. Se mistero c'è riguardo al conte di Vermandois, vi è sulla causa della sua morte: chi dice che morì in battaglia, chi ci tramanda che morì di vaiolo, chi ancora ci racconta che morì in seguito ad una sbornia. Quello che si sa per certo è che far credere che fosse lui la maschera di ferro era utile alla corte di Francia che voleva nascondere la reale identità di quest'uomo.

    Quest'ipotesi cadde definitivamente nel 1789 quando venne ritrovato un biglietto - sicuramente nascosto da funzionari di corte - nel biglietto si leggeva: <<sono Luigi di Borbone, conte di Vermandois, si legge nel documento, nominato grande ammiraglio di Francia. Una sciocchezza mi ha fatto rinchiudere nel castello di Pinerolo, poi nelle isole di Santa Margherita e infine alla Bastiglia, dove finirò con tutta probabilità il corso della mia triste vita. Ho già tentato più volte di farmi riconoscere, tuttavia non sono riuscito; così scrivo queste poche parole che nascondo in un buco della mia camera, nella speranza che in seguito il caso lo faccia conoscere agli uomini. Ho scritto e nascosto questo foglio il 2 ottobre del 1701, alle sei di sera, giorno e ora che corrispondono a quelli della mia nascita. Mi devono cambiare la stanza, così voglia il cielo che i miei desideri siano accolti. Firmato : Luigi di Borbone, conte di Vermandois, il più infelice innocenti>>. Inutile ribadire la falsità del biglietto, artatamente creato perché sembrava comodo far credere che la Maschera di Ferro fosse il conte di Vermandois.

    La seconda ipotesi

    Questa ipotesi venne portata avanti dagli storici del XVIII secolo.

    La Maschera di ferro è il Duca di Beaufort. Questa ipotesi si basa su testimonianze più o meno attendibili, come quelle - già citate - di Lenglet-Dufrensoy e di Lagrange-Chancel. Tale ipotesi prende le mosse dalla scomparsa, durante la battaglia di Candia, del duca di Beaufort. Di lui si racconta che morì il 25 giugno del 1669, e la sua testa recisa dal corpo, venne portata fra le strade di Costantinopoli. Tuttavia, non si trovò mai il suo corpo. Tale ipotesi, può comunque smontarsi in base ad un dato di difficile confutazione, il duca di Beaufort nacque nel 1616, se fosse stato la Maschera di Ferro, nel 1703 (anno della morte del famoso prigioniero) avrebbe avuto ben 87 anni, e non 60 come sosteneva il medico che curò il prigioniero mascherato (e non si può credere che un medico possa sbagliarsi così grossolanamente sull'età di un paziente) o addirittura 45, come pare evincersi dall'atto di morte.

    La terza ipotesi

    Questa ipotesi nacque dalla corrispondenza della Principessa Palatina, cognata di Luigi XIV, con la principessa di Hannover.

    La Maschera di ferro è un Milord inglese. Per capire la possibile attendibilità o meno di detta ipotesi, è necessario dare un rapido sguardo alla situazione politica europea del secolo in questione (anni 1667-1669). E' di tal periodo la spartizione del Regno di Spagna fra l'imperatore, il Re di Francia ed il Re d'Inghilterra. Una fitta rete di agenti segreti e inviati speciali è in fermento per tutta Europa (si pensi che a Londra, un artista di fama, era in realtà un agente segreto di Luigi XIV). Nel 1668 viene stipulato all'AIA un accordo tra Inghilterra e Francia, che in maniera più o meno velata mira a mettere sotto il protterato Anglo-Olandese la Spagna, col doppio fine di proteggere la Spagna e di bloccare le velleità espansionistiche di Luigi XIV verso l'Olanda, il tutto all'insaputa del sovrano francese. Quando Luigi XIV, comincia le sue manovre viene informato ufficialmente della triplice alleanza Spagna-Inghilterra-Olanda, l'indignazione del sovrano francese è molto alta. Ma può essere questa la causa che spinse il sovrano francese a punire un milord inglese? Gli storici hanno ampiamente battuto questa ipotesi e non hanno trovato nessuna certezza riguardo al tradimento di un agente francese, inglese od olandese. Ma cosa scriveva nella sua lettera la principessa Palatina? <<[...]un milord inglese invischiato nell'affare del duca di Berwick contro il re Guglielmo[...]>>.

    L'affare del duca di Berwick e le due maschere di ferro

    Le parole della principessa Palatina, si riferiscono a fatti accaduti durante la sanguinosa lotta di secessione tra cattolici e protestanti in Inghilterra. Chi era il duca di Berwick? Era il figlio naturale di Giacomo II, re d'Inghilterra che fu detronizzato da Guglielmo d'Orange. Stando così le cose e valutando i fatti le maschere di ferro potrebbero essere addirittura due: 1) Milord inglese immischiato nell'affare del duca di Berwick, citato dalla Palatina; 2) Monmouth, figlio di Carlo II. Nessuna di queste due ipotesi, alla luce della storia può essere considerata valida. Vediamo perché. Carlo I morì sul patibolo, il 30 gennaio 1649. Gli succede Cromwell che morì nel 1658. Succede al trono Riccardo, che si dimette l'anno seguente, quando richiamato Carlo II, si restaura la monarchia.

    Carlo II morì nel 1685, lasciando un figlio, il duca di Monmouth, e la corona al duca di York (fratello di Carlo II), che si farà chiamare Giacomo II. Monmouth, avido potere, voleva a tutti i costi la corona e cominciò a tessere una fitta rete di intrighi, che sfociarono nel suo arresto e nella sua decapitazione ordinata da Giacomo II. Almeno questa è la versione ufficiale. A Londra, subito dopo quest'esecuzione, si sparse un'altra voce che al momento di decapitare il duca di Monmouth, venne sostituito da un altro condannato. In seguito - si dice - che il re stesso l'avrebbe prelevato dalla prigione e fatto incappucciare perché non venisse riconosciuto, venne trasportato verso una destinazione sconosciuta. Vi è una testimonianza circa una probabile identità tra Monmouth e la maschera di ferro. Un chirurgo, un certo Nolan, venne un giorno condotto alla Bastiglia per eseguire un salasso, il paziente era un fine prigioniero incappucciato che si lamentava per il forte dolore di testa, e dall'accento il chirurgo capì che doveva essere inglese. Sembrerebbe così che Monmouth sia la maschera di ferro, tuttavia vi è un dato che smonta questa ben costruita ipotesi noi sappiamo che la Maschera di Ferro, seguì le sorti di Saint-Mars da Pinerolo in poi. Ebbene nel 1685 data storicamente documentata della (vera o fittizia) esecuzione del duca di Monmouth, Saint-Mars non era più a Pinerolo, ma era già ad Exiles, e la Maschera di Ferro era con lui.

    La seconda ipotesi nata dalla lettera della Palatina, sembra cedere contro un dato irrefutabile: il tempo. Berwick, nacque nel 1671. La Maschera di ferro venne arrestata, al più tardi, nel 1681 (l'ultimo anno di permanenza di Saint-Mars a Pinerolo), quindi che spessore politico e quale affare poteva produrre o interessare un bimbo di nemmeno 10 anni? Sembrerebbe più che altro che qualcuno abbia volutamente mentito alla Palatina per gettare ancora di più oblio su questa strana vicenda.

    Incompatibilità tra le date storiche e quelle delle ipotesi

    Le date storicamente certe che abbiamo sono, in definitiva, quelle pignolamente conservate e tramandate da du Junca: 1664 arrivo di Saint-Mars a Pinerolo, che vi resta fino al 1681; 1703 morte del prigioniero dalla maschera di ferro. Da queste date si evince che tra i personaggi che fino a qui sono stati analizzati, alcuni sono troppo giovani nel 1664, altri troppo vecchi nel 1703, altri ancora morti prima di quell'anno; tutti, tranne - a quanto pare - due uomini. Di questi, uno è un italiano, Mattioli (notare che potrebbe corrispondere dopo qualche storpiamento dovuto alla tradizione pressoché orale, al nome trascritto nell'atto di morte nella chiesa di Saint-Paul: Marchioly) e l'altro è un francese, Eustache d'Augé de Cavoye (divenuto in seguito a errori di trascrizione Eustache Dauger) [vedi parte prima]. Per poter verificare queste due ipotesi, bisogna prima ricordare quali requisiti deve avere, il prigioniero che cerchiamo:

    Deve essere stato imprigionato prima del novembre del 1681 (data della partenza di Saint-Mars da Pinerolo);

    Deve aver soggiornato a Santa Margherita;

    Deve aver seguito Saint-Mars alla Bastiglia;

    Deve aver percorso con Saint-Mars la strada che da Santa Margherita porta a Parigi, stando alla testimonianza di Formanoir.

    L'ipotesi Mattioli

    L'ipotesi Mattioli nasce da una fitta rete di corrispondenza tra il re Luigi XIV e i suoi ambasciatori, e non solo.

    14 dicembre 1667 <<[...] trasmetterò a Vostra Maestà tutto ciò che saprò sulla piazzaforte di Casale, fortificata da un ingegnere milanese [...] ci ha promesso tutti i piani delle piazzeforti dello Stato [...] >> Ercolo A. MATTIOLI.

    Questa lettera si inquadra perfettamente nel clima dell'epoca. Luigi XIV aveva dei forti interessi sugli stati di Milano, ma per far valere questi doveva accattivarsi i favori del potente duca di Mantova.

    18 dicembre 1677 <<[...] il duca di Mantova ha piena fiducia in Mattioli [...] mi incontrerò con il duca di Mantova a Venezia durante il carnevale [...]>> Abate d'Estrades, ambasciatore a Venezia del re Luigi XIV.

    12 gennaio 1678 <<[...] signor abate d'Estrades, ho notato con piacere il suo prodigarsi alla questione che ci sta a cuore [...] vogliate far presente al duca di Mantova che il Monferrato non è mai stato così difeso da quando hanno goduto della mia protezione [...]>> Luigi XIV.

    12 gennaio 1678 <<[...] non dubitate della mia riconoscenza per voi [...] che Dio vi abbia, signor conte Mattioli, sotto la sua santa protezione>>. Luigi XIV.

    Da questo momento, in rapida successione vi sono una serie di avvenimenti. L'abate d'Estrades si incontra con Mattioli, per cercare di stabilire un prezzo per la cessione di Casale. Mattioli si rimette alla generosità del sovrano francese e alla fine si accorda con l'abate d'Estrades per la somma di 100.000 scudi. Tutto l'accordo è comunque avvolto nell'ombra, fin quando, il 13 marzo 1678, il duca di Mantova Carlo IV si incontra con l'ambasciatore di Francia per concludere l'affare, in modo che Casale diventi francese. Nel corso di quest'incontro, viene anche deciso che Mattioli si recherà in Francia per la ratifica del trattato definitiva, firmando in nome del duca Carlo IV. Non c'è molto da dire riguardo l'importanza per la Francia del possesso di Casale: la Francia possiede Pinerolo, frontiera occidentale del Piemonte; Casale è alla frontiera orientale, il possesso di entrambe le roccaforti assicurerebbe alla Francia il controllo sull'Italia del nord. Fino ad allora, i duchi erano stati un po'' evasivi agli interessi francesi, preferendo una vita incline ai piaceri piuttosto che una vita impregata di politica. Ecco perché, essendo stati vani fino ad allora gli approcci della Francia con i duchi di Mantova, re Luigi XIV gradì a dismisura l'interessamento di Mattioli.

    Ma chi era Mattioli? E perchè alla corte di Francia venne naturale affidare una così importante questione a quest'uomo?

    Mattioli nacque a Bologna nel 1640 (se fosse lui la maschera di ferro, nel 1703 avrebbe 63 anni, età compatibile con quella data dal medico che constatò la morte del prigioniero). Studiò diritto e divenne, ben presto, consigliere di Carlo III (duca di Mantova). Quando morì Carlo III, si seppe legare abilmente, sfruttando la sua inclinazione ad organizzare feste, a Carlo IV (successore di Carlo III) e sebbene molto pratico e spiccio nei modi, la sua lettera a Luigi XIV del 1677, denota grandi sottigliezze diplomatiche.

    L'accordo di Mattioli per andare a Versaiiles

    Mattioli decise quindi di recarsi a Versailles per chiudere definitivamente il trattato, ma per non fare insospettire troppo principi e sovrani di mezza Europa, passò attraverso la Svizzera. Partì dall'Italia nel Marzo del 1678, arrivò a Parigi nel Novembre dello stesso anno, dopo ben 9 mesi! Il 5 dicembre stesso anno, il ministro degli Esteri Francese, il marchese de Pomponne, riceve dal re Luigi XIV, la preghiera di trattare i termini dell'accordo col duca di Mantova, tramite il conte Mattioli. Il re precisava inoltre che avrebbe gradito qualsiasi scelta che de Pomponne avesse operato, impegnando in tal senso anche la sua parola di re. La firma del trattato si ebbe l'8 dicembre, il pagamento il 12 e Luigi XIV volle mantenere fede alla riconoscenza verso il conte Mattioli e, convocatolo nottetempo, gli consegnò un diamante grossissimo e la somma di 500 dobloni. Luigi XIV, comincia a gettare le basi per una proficua esecuzione del trattato. Invia presso il duca di Mantova - come viaggio di piacere - il colonnello d'Asfeld. Manda a Pinerolo il brigadiere di fanteria Catinat, per preparare le operazioni indispensabili per occupare Casale. Il 10 marzo d'Asfeld deve incontrare il duca di Mantova.

    I colpi di scena

    Il 9 marzo, per ordine del Governatore di Milano, d'Asfeld viene arrestato e consegnato agli spagnoli. Luigi XIV non si perde d'animo ed incarica Catinat di proseguire il lavoro intrapreso da d'Asfeld. Cominciano a muoversi anche d'Estrades e de Pomponne, entrambi rivolgendosi a Mattioli, il quale inspiegabilmente prende tempo. De Pomponne, abile diplomatico, comincia nutrire dubbi circa la fedeltà del conte Mattioli e gli invia una lettera che si conclude con queste allusive parole: <<[...] Sapete che cosa avete il diritto di aspettarvi dalla sua (del re Luigi XIV) bontà quando avrete contribuito a far riuscire il rpoggetto di cui avete gettato le basi>>. In realtà Mattioli comprende benissimo la minaccia sottintesa a quelle parole, ma ormai è tardi per tornare indietro: è stato lui a tradire. Lo confermano alcune voci di matrice svizzera (non fu Mattioli a passare per la Svizzera?), e l'arresto di d'Asfeld fu solo la dimostrazione che la Spagna era al corrente di tutto. Luigi XIV decise allora di usare la forza per entrare in possesso del trattato stipulato con Carlo IV. Nel frattempo una fitta rete diplomatica portata avanti in Italia dall'abate d'Estrades ed in Francia da de Pomponne, si adopera per concertare l'arresto di Mattioli.

    Il 27 aprile del 1679 Louvois scrive al governatore di Pinerolo, Saint-Mars, di prepararsi a ricevere un prigioniero di stato. <<[...] lo custodiate in modo che non abbia rapporti con nessuno [...] che non si venga a sapere che voi avete un nuovo prigioniero>>. Mattioli viene arrestato il 2 maggio 1679 e il re Luigi XIV ne viene immediatamente informato. Si cerca di salvare il salvabile, ma Mattioli è stato furbo, subodorando l'arresto si è disfatto di tutti i documenti: il trattato col duca di Mantova si è come dissolto. Quest'ultima onta fece decidere al re Luigi XIV che Mattioli non avrebbe più avuto la libertà. Sfortunatamente per la nostra ricerca, questo prigioniero soddisfa tutti i requisiti tranne uno: Mattioli è morto nelle isole Santa Margherita, per cui non è lui la nostra maschera di Ferro.

    L'ultima ipotesi: a un passo dalla verita?

    Questa ipotesi è stata formulata nel XX secolo e prende le mosse da una lettera tuttora esistente, inviata da Louvois a Saint-Mars nel luglio del 1669. <<[...] condurre a Pinerolo il Prigioniero di nome Eustache Dauger [...] costui venga sorvegliato in gran sicurezza, che non possa dare sue notizie in nessun modo, né a voce e né per lettera. [...] dovete portare voi stesso da mangiare a quel prigioniero>>. La lettera continuava definendo il prigioniero un domestico. Che segreti, dunque, poteva conoscere un domestico per meritare questa sorte? Da questa lettera trapela una importante indicazione: il prigioniero non deve essere visto da nessuno. Anche il re Luigi XIV, non sembra immune da queste preoccupazioni. Lo testimonia una lettera del 28 luglio di quello stesso anno. <<capitano di Vauroy [...] appena l'avrete visto (Eustache Dauger) dovrete prenderlo ed arrestarlo e condurlo in tutta sicurezza alla cittadella di Pinerolo per affidarlo alle cure del capitano Saint-Mars>>.

    Lo stesso giorno, il re invia un ordine nel quale raccomanda caldamente ai capitani degli eserciti stanziati nel piemonte di dare tutta l'assistenza richiesta da di Vauroy e da Saint-Mars. A quest'ordine il re fa seguire delle nuove istruzioni per Saint Mars: <<[...] impedendogli (a Eustache Dauger) di comunicare con chiunque a viva voce o per iscritto>>. Tra tutti gli interrogativi legati a questa ipotesi, sembra potersi ravvisare una certezza: il prigioniero proviene dal nord della Francia, in quanto che motivo c'era - in caso contrario - di affidare il suo arresto ad un capitano dislocato a Dunkerque (città della Francia settentrionale sul mare del Nord)?

    Il padre di questa ipotesi: Duvivier

    Era il 1932, quando lo storico Maurice Duvivier, afferma che La Maschera di Ferro è Eustache Dauger. L'unica incertezza che ha riguarda il perchè vi è tanta confusione intorno al nome di questo prigioniero. Pensa, a tal proposito, che sia stata una manovra di Louvois - ministro francese - mirata a consegnare all'oblio l'esistenza di tale personaggio. Duvivier inizia una stressante ricerca presso «l'indice alfabetico delle successioni genealogiche», nel quale sono elencati in ordine alfabetico i cognomi di tutti i francesi vissuti nei secoli passati, con tutte le relative varianti dai ceppi originali (una sorta di archivio araldico). Scopre così l'esistenza di un certo Eustache d'Auger o d'Augé de Cavoye. A questo punto gli bastò condurre una ricerca incrociata nei registri dello stato civile, dove alla data del 28 febbraio 1639 trova le seguenti indicazioni relative ad un registro, probabilmente di una chiesa, di Saint-Eustache. <<il 18 febbraio 1639 è stato battezzato Eustache, nato il 30 agosto 1637, figlio di François d'Auge[...]>>.

    Nacque nel 1637, quindi nel 1703 (anno in cui morì la maschera di ferro) avrebbe avuto 66, età compatibile con quella constatata dal medico dell Bastiglia. Inoltre la famiglia di questo d'Augé, si fa chiamare de Cavouet ed è una famiglia molto intima col Re. Eustache non sa approfittare della carica di ufficiale che riveste, è un donnaiolo, beve, intrattiene amicizie che lo introducono in un giro di messe nere, orge e manifestazioni sacrileghe. Il re non può far finta di nulla e deve destituirlo dal grado di ufficiale. Viene in seguito coinvolto in un duello, e dopo un intricatissimo processo che sembra non terminare mai, viene incarcerato, era il 1667. Tutt'oggi si conserva l'ordine di carcerazione, ma non quello di scarcerazione: che sia una prova che questo prigioniero non venne mai più rilasciato? Comunque sia, non sembrano essere sufficienti la condotta licenziosa del giovane, il duello e le sue amicizie, a giustificare la radiazione dal mondo di Eustache, allora Duvivier, elabora una intricatissima teoria. anche constatando un fatto: l'ordine di carcerazione è datato 1667, come mai secondo i registri di Pinerolo Dauger vi arriva solo nel 1669?

    La Teoria

    Eustache entra a Pinerolo come prigioniero do stato, ma non in via definitiva, cioè il suo arresto non è ancora a vita. Secondo Duvivier a Pinerolo, successe qualcosa che cambierà radicalmente il destino di quell'uomo. Eustache si incontra con Fouquet (il funzionario di stato arrestato per vari reati contro La Francia, da D'Artagnan, a Nantes) [vd parte prima] e trascorrono insieme alcune ore al giorno. Nel 1680 Fouquet muore improvvisamente. Secondo Duvivier, Fouqet è stato avvelenato da Dauger. Se è vero questo particolare, apparirebbe più giustificata il bando dal mondo del prigioniero. Tra l'altro, la morte di Fouquet avviene proprio all'indomani della decisione del re di attenuargli il rigore della prigionia: il primo passo, forse, verso la libertà. Dauger l'avrebbe avvelenato per un sentimento di invidia? A sostegno della tesi del veleno vi è la testimonianza di una donna che ha assistito alla morte del funzionario <<[...] è morto tra convulsioni e nausee senza poter vomitare [...]>>. Ma non sembra, comunque, che l'invidia possa essere un movemente così decisivo, bisognerebbe trovare qualche motivo più forte, politico se è il caso. In una lettera di 4 mesi dopo la morte di Fouquet, da Louvois a Saint-Mars si legge: <<[..]informatemi sul modo in cui è stato possibile che questo Eustache abbia fatto ciò che mi avete riferito e dove ha preso le droghe necessarie per farlo, non potendo credere che siate stato voi a fornirgliele>>.

    La tesi del veleno è - secondo Duvivier - avallata anche dall'interrogatorio di un certo Belot, reso per alcuni affari poco chiari accaduti alla Bastglia: <<[..] un certo Dauger prendeva l'oppio e [...] poteva addormentare la gente profondamente [...]>>. Sembrerebbe una incauta lettera da parte di Louvois, abile nella corrispondenza. Perché parlare apertamente di droghe? E' forse un voluto depistaggio? Perchè in una lettera - sempre tra Louvois e Saint-Mars - il primo si raccomanda al secondo affinchè Dauger (definito per una seconda volta un domestico) non si incontri <<mai>> con de Lauzun (il favorito del Re caduto in disgrazia nel 1671, imprigionato a Pinerolo vi resterà fino a dopo la morte di Fouquet, [1680]).

    Premeditazione?

    E se tutto fosse stato premeditato? Se l'improvvisa attenuazione del rigore di prigionia era solo una manovra? Se la mano di Dauger, fosse stata guidata da qualcuno, che voleva una volta per tutte eliminare l'uomo che aveva osato ribellarsi al regno di Francia? Questo non è dato sapere. Certo, armare una mano dentro una prigione per eliminare un soggetto scomodo è facile, ma poi perché mantenere in vita questo scomodo testimone innalzando attorno a lui un muro di impenetrabilità quando era più semplice ucciderlo subito dopo? No, la tesi di Duvivier per quanto affascinante non convince affatto, è costruita su cinque ipotesi una più indimostrabile dell'altra:

    Un d'Augé de Cavoye, scomparso nel 1669, che sarebbe diventato in seguito ad errori di trascrizione Dauger;

    Che sia lui il Dauger nominato da Belot durante l'interrogatorio;

    Che Fouquet sia morto assassinato;

    Che Dauger disponesse facilmente di veleno;

    Che sia lui l'assassino.

    Verità o Mistero?

    Anche se non è la Maschera di Ferro, Dauger, resta comunque il prigioniero nemero uno della storia di Francia. Lo è da subito, per il Re, per Louvois, per Saint-Mars. Lo è dopo oltre 27 anni dal suo arresto: il rigore attorno a lui non è cambiato di una virgola. Nel 1696, il ministro di stato Louvois muore e gli succede il figlio Barbezieux, il cui primo interesse è chiedere notizie dell'illustre prigioniero. gli risponde Saint-Mars (da Santa Margherita): <<[..]I miei luogotenenti servono i pasti alle ore stabilita, [...] al prelievo dei piatti si controlla se vi è qualcosa di scritto sopra, [...] vine ispezionata la stanza fin sotto il letto, [...] alla fine vengono richiuse le tre porte di ingrsso [..]>>. Quando Saint-Mars deve raggiungere la Bastiglia si porta dietro il suo vecchio prigioniero, e questo ce lo dice du Junca il pignolo carceriere. Dauger, fu l'unico prigioniero dal 1669 al 1703 a non lasciare mai Saint-Mars. Dei prigionieri che tra il 1664 e il 1691 arrivarono a Pinerolo:

    Fouquet muore nel 1680.

    Lauzun vine liberato poco dopo.

    Il monaco Giacobino muore nel 1694.

    Dubreil resta a Pinerolo.

    Mattioli muore a Santa Margherita.

    Il domestico che li accompagnava muore per la strada verso la bastiglia.

    Rimane solo Dauger.

    Perché Dauger?

    Chi era Dauger? Perché fu disposto che Lauzun (un tempo intimo del re) non dovesse mai incontrarlo? Perchè viene costretto a girare con una maschera quando è fuori? (è lui il prigioniero che si fermò con Saint-Mars a Palteau, su questo non può esservi dubbio, fu l'unico ad accompagnare Saint-Mars ininterrottamente). Perchè corre il rischio di essere riconosciuto anche dall'ultimo dei contadini? A questa domanda tenta di rispondere Marcel Pagnol: <qual è il profilo meglio conosciuto in tutta la Francia, anche dall'ultimo dei contadini, se non un profilo che si trova in tutte le monete in circolazione?>>.

    Un gemello del re?

    Questa domanda/provocazione, richiama l'idea che era alla base della teoria di Voltaire, e cioè un fratello del Re. Certo sarebbe probabile e oltremodo affascinante voler credere a tale teoria, ma sfortunatamente per l'etichetta di corte, era difficile per una regina partorire in segreto, come tenere nascosta dunque la nascita di due gemelli? Forse, si è tenuta nascosta questa nascita per evitare all'epoca della successione al trono una lotta fratricida. Si coinvolsero - quindi - tutti gli interessati legandoli in un profondo silenzio, e si scelse quali dei due gemelli sarebbe stato il delfino di Francia. L'altro essendo fuori discussione ucciderlo - era pur sempre un erede al trono - venne fatto crescere nel più segreto riserbo e non appena crebbe venne rinchiuso in una "dorata" prigione e assistito in modo intenso. Questo non è dato saperlo. Forse, la corte di Francia è andata anche oltre i suoi intenti ha davvero consegnato all'oblio l'esistenza di quest'uomo, ha realmente creato un intricato ginepraio di ipotesi ognuna delle quali valida e invalida allo stesso tempo. L'unica cosa che è certa, è che intere generazioni di uomini si sono adoperati per mantenere questo segreto, non rivelandolo nemmeno in punto di morte. Anche de Chamillard, successore di Louvois e di Barbezieux, quando gli fu chiesto in punto di morte di rivelare il nome del misterioso prigioniero, rispose: <<non posso dirlo, è un segreto di stato>>.

    E così è stato.



     
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