Born to run

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  1. Kate ~
     
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    Grazie patate! *_*

    Capitolo 2



    Nel pomeriggio, poco dopo le tre, quando il sole era ormai alto nel cielo, l’auto di Georg si fermò di fronte a casa di Lyla. La ragazza aveva già riconosciuto il rumore della macchina ancor prima che frenasse, tanto che Georg la trovò già sul vialetto di casa.

    “Ciao” trillò la ragazza, salendo in auto
    “Scommetto che hai riconosciuto il rumore della mia macchina”
    “Scommessa vinta” ridacchiò lei, allacciandosi le cinture di sicurezza. Muovendosi, fece oscillare i lunghi capelli mossi che emanarono un delicato profumo di balsamo e il ragazzo, per un attimo, rimase incantato ad osservare la figura che aveva accanto. Era la sua migliore amica da una vita, praticamente, ma mai come in quel giorno si era accorto di quanto fosse femminile.
    “Partiamo?” chiese Lyla, notando che il bassista non accennava a muoversi.
    “Sì scusa” Georg ingranò la marcia e partì. Il viaggio sarebbe durato poco se non avessero trovato quasi tutti i semafori rossi e un gran via vai di macchine, probabilmente in partenza per un week end vacanziero. Ma, come sempre, impiegarono il tempo a disposizione per chiacchierare.
    “Ma Caroline resta a casa da sola?”
    “No, è da una sua amica. Ha 16 anni, non è più una bambina, ma lo stesso non mi fido a lasciarla sola”
    “Sei troppo protettiva con lei, lo sai” la ammonì Georg.
    “Quando tua madre passa la metà dell’anno in giro per il mondo, sei costretta a diventare protettiva” mormorò tristemente Lyla.
    “Dove si trova, adesso?”
    “Los Angeles, suppongo. O almeno, fino a ieri era lì”
    “Ti pesa la sua assenza, vero?”
    “Ci ho fatto l’abitudine ma continuo a sentire la sua mancanza. Da una parte, sono orgogliosa di lei e del suo successo ma, dall’altra, vorrei averla accanto”

    La madre di Lyla e Caroline era una famosa fotografa e passava quasi tutto il suo tempo lontano dalla Germania e dalle figlie. Per Lyla, inizialmente, non era stato un peso ma quando i genitori avevano divorziato proprio a causa dei continui spostamenti della moglie, la sua vita era cambiata. C’era Caroline a cui badare e una casa da mandare avanti. Certo, poteva contare sull’aiuto della nonna materna ma non era la stessa cosa.

    “Uh, ma sai cosa ho scoperto?” ridacchiò Lyla, cambiando discorso.
    “Sentiamo…”
    “Carey ha una cotta pazzesca per Tom!”
    “Cosa!? Carey, la tua dolce e innocente sorellina!?”
    “Esattamente! L’ho sentita parlare al telefono con un’amica. Non volevo origliare, è che sono passata davanti alla sua camera proprio mentre parlava e…”
    “Sì certo” rise Georg, girandosi per guardarla.
    “Dai, lo faresti anche tu se avessi una sorella minore!!!”
    “Se avessi una sorella minore” rispose Georg, svoltando nel vialetto d’accesso della casa di Gustav “la seguirei ad ogni passo. Non permetterei a nessuno di toccarla almeno fino a 18 anni!” poi, ridendo, spense la macchina e, insieme, scesero.

    Quando Gustav aprì la porta di casa, un ciclone lo investì coprendogli le guance di baci.

    “Lyla, calma! Sono vivo!”
    “Mi hai fatto spaventare!!! Ero così preoccupata!” continuò lei, senza scollarsi.
    “Almeno, andiamo a sederci in salotto” ridacchiò il batterista.

    Una volta in salotto, Gustav prese a narrare gli eventi della serata e, ad ogni parola, Lyla non poteva fare a meno di esprimere tutta la sua indignazione.

    “E’ tutto passato, Lyla. Era ubriaco, non voleva mettere le mani addosso a Gustav dei Tokio Hotel”
    “Non lo so, Gustav, non lo so. Stamattina dicevo a Georg che…”
    Georg la interruppe: “Che ci stanno attaccando!” e poi scoppiò nuovamente a ridere.
    “Sei proprio uno stronzo! Sono seria!”
    “Lyla, stai diventando paranoica” continuò Georg “E’ vero, ci sono stati dei disguidi ultimamente, ma va tutto bene. Cose che capitano…”
    “Non è che capiti proprio tutti i giorni di venire perseguitato da un gruppo di pazze mascherate o di trovarsi con la testa mezza fracassata!” inveì lei, gesticolando “Assumete altre guardie del corpo, i soldi non vi mancano di certo”
    “Io voglio una vita normale” si intromise Gustav, sorseggiando una birra direttamente dalla bottiglia “Sono costretto a circondarmi di guardie del corpo quando sono in tour. Se permetti, almeno durante le vacanze vorrei uscire senza mastini al seguito”
    “Questo discorso potevi farlo quattro anni fa, non adesso. Adesso, che ti piaccia o no, sei famoso e i rischi che corri sono altissimi. Ma non li leggete i giornali, cazzo!?”
    “Non siamo noi a non leggerli, Lyla” disse Georg “Sei tu che ne leggi troppi”
    “Da bambina non eri così allarmante!” constatò Gustav
    “Da bambina certe cose nemmeno le notavo. Io so solo che sono in pensiero per voi e non potrò dormire tranquilla se non avrò la certezza che siate protetti”
    “Stasera usciamo per una pizza?” chiese Georg, senza rispondere alle parole di Lyla. Gustav annuì soddisfatto ma Lyla sbraitò: “Ma non mi ascolti, allora!”
    “Chiederò a Toby di venire con noi, se ti fa sentire più sicura”
    “Non lo dico per me, Georg! Lo dico per voi. Siete i miei migliori amici, non potrei davvero sopportarlo se vi capitasse qualcosa”
    Gustav sorrise, provando un sincero moto di affetto verso quella ragazza che, da sempre, aveva mostrato per lui e per Georg una dedizione fraterna e, alzandosi dal divano, disse “Chiameremo Toby, promesso”
     
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