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Ha spezzato di netto tibia e perone al suo avversario e per questo si è preso 10 giornate di squalifica:il caso del trequartista dello Standard Liegi, Axel Witsel, autore domenica scorsa di un fallo 'killer' ai danni di Marcin Wasilewski, difensore dell'Anderlecht, che dovrà restare fermo a lungo, è diventato un caso in Belgio.
Il match che ha innescato le polemiche, finito 1-1, aveva subito creato risse tra i tifosi con cori di "assassino, assassino" all'indirizzo del giocatore. E, a tre giorni di distanza, infiamma ancora gli animi, tanto che la Federcalcio belga ha inviato un dossier sulla vicenda sia all'Uefa che alla Fifa.
Dopo il verdetto della giustizia sportiva, Witsel ha recitato il 'mea culpa', si è scusato, ha spiegato che non è stato un intervento volontario. Ma, presentarsi davanti ai cronisti in conferenza stampa, con lo sguardo triste e contrito, non è servito ad abbassare i toni. Il fantasista, dopo le minacce di morte arrivate per lui sul sito web dello Standard, si muove solo con la scorta della polizia ed una pattuglia staziona davanti alla casa di suo padre, presa a sassate da gruppi di ultrà dell'Anderlecht.
Lo Standard Liegi ha fatto sapere che, sia il club che il giocatore, hanno già presentato ricorso contro la squalifica inflitta fino al 23 novembre. In casa dell'Anderlecht, invece, si preferisce non reagire, per "rispetto alle istanze competenti". Ma, quando si chiede al tecnico dei viola di Bruxelles, Ariel Jacobs, di commentare le sorti di Witsel, risponde senza mezzi termini "Je m'en fou", ossia "me ne frego".
Quanto a Wasilewski, i medici parlano di una frattura grave - la radiografia della tibia e del perone del difensore è finita su tutti i principali quotidiani del Belgio - ma sostengono che potrà riassorbirsi, se ovviamente non sopraggiungeranno complicazioni.
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Belgio sotto shock per il fallo "Killer" |
