Napolitano: "sostegno al reddito e al lavoro nel Sud"

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  1. •Jo
     
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    Povertà, messaggio di Napolitano:
    "Sostegno al reddito e al lavoro nel Sud"


    «Serve sostegno al reddito e al lavoro nel Sud». A Palazzo Serra di Cassano non c´è il cardinale Crescenzio Sepe, fuori sede per un impegno annunciato giovedì sera, ma il messaggio di Giorgio Napolitano fa decollare il convegno "Povertà e nuovi bisogni", promosso dalle fondazioni Italianieuropei e Mezzogiorno Europa all´Istituto italiano per gli Studi filosofici. Sul palco, al fianco di Massimo D´Alema c´è monsignor Adolfo Russo, vicario episcopale per la cultura ed ex preside della facoltà teologica di Capodimonte. In platea Gerardo Marotta, Andrea Geremicca, gli assessori Ennio Cascetta, Corrado Gabriele e Alfonsina De Felice, il candidato alla segreteria regionale del Pd Enzo Amendola.

    Una sala gremita in cui rimbomba il messaggio del Capo dello Stato letto da Ivano Russo. «Per effetto della crisi economica - scrive Giorgio Napolitano - si stanno estendendo in maniera preoccupante le fasce di disagio e le aree di bisogno anche rispetto a beni considerati primari o di sussistenza. Nel Mezzogiorno e nelle sue grandi aree urbane, in particolare, tali fenomeni sono maggiormente diffusi e acuti e occorrono quindi, a tutti i livelli, consistenti e incisive scelte politiche di assistenza, sostegno al reddito e inserimento nel mercato del lavoro. Su alcuni di questi aspetti, tra l´altro, sempre più prezioso appare il contributo che la Chiesa, e le tante forze del volontariato e del privato sociale, stanno offrendo nel tentativo di costruire una società più giusta, coesa, solidale».

    Elogio condiviso da D´Alema: «La Chiesa oggi è un punto di riferimento importantissimo per chi vuole riportare al centro dell´attenzione il tema del Mezzogiorno. Io ringrazio la Chiesa per il suo impegno contro la povertà, il male di un Mezzogiorno abbandonato dal governo che accresce tutti i problemi».

    Al dibattito moderato dal giornalista Massimo Milone hanno partecipato il presidente di Unicef-Campania Margherita Dini Ciacci, il sociologo Luciano Brancaccio, Gianni La Bella della comunità di Sant´Egidio e il prefetto Alessandro Pansa che ha lanciato un allarme sull´escalation dell´usura a Napoli come conseguenza della crisi economica. D´Alema, presidente della fondazione Italianieuropei, ha proposto un piano nazionale contro la povertà da tre miliardi di euro annunciando un disegno di legge preparato da Livia Turco.

    Quindi ha chiuso il convegno intervenendo sulla situazione politica in Campania: «Qui c´è un cenrodestra che vorrebbe proporsi come cura e che invece oltraggia Napoli e la Regione. Io sono arrivato a Napoli con spirito di servizio, come una volta dicevano i cattolici, senza pretendere di esprimere giudizi o sostenere persone perché poi va a finire che i rapporti si guastano. I problemi ci sono ma non bisogna autoflagellarsi. Napoli può farcela, la storia napoletana non è il disastroso fallimento che si vuole raccontare».

    Con un messaggio finale diretto al presidente della Regione Antonio Bassolino. «Nei momenti di massimo splendore - ricorda D´Alema - cercai di dire ad uno dei grandi protagonisti della politica napoletana di dedicarsi al governo nazionale quando qualcuno pensava che fosse indispensabile qui. Poi non mi sono unito a questa immagine totalmente distruttiva. Ora dico che occorre un ricambio, una nuova generazione politica. Che non bisogna autoflagellarsi ma rinnovare questa regione senza prendere a calci ciò che è stato fatto».



    Fonte: laRepubblica.it
     
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  2. »Sally
     
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    Non è una novità che l'Italia vada avanti divisa in due per quanto riguarda lo sviluppo e la produzione, a me sembrano sempre tutte chiacchiere, quando qualcuno si rimboccherà le maniche e farà qualcosa forse, e dico forse cambierà la situazione.
     
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  3. Kate ~
     
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    Da quanti anni si parla del Sud? Da quanti?
    Nessuno, a mio parere, ha mai fatto qualcosa di VERAMENTE importante e risolutivo.
    La crisi economica non c'entra nulla. Il Sud è in difficoltà da anni, non è una novità.
    La verità è che, fino ad ora, nessuno è stato in grado di risolvere il problema.
     
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    Il più grande problema del Sud, è inutile nasconderlo, sono la mafia, la camorra e tutte le altre organizzazioni.

    Finchè ci saranno loro al comando, mangiando i soldi per le infrastutture ecc. il sud non uscirà mai dalla crisi.
    Questo non è un problema dell'attuale governo, si sono susseguite tante destre e tante sinistre, ma nessuno è mai riuscito a fare nulla...

    Per fare veramente qualcosa bisognerebbe liberare il sud da questo "male", ma per farlo servirebbero delle persone che si impegnino in questa lotta rischiando anche la vita.
    Purtroppo però, di persone come Falcone e Borsellino non ce ne sono più.
     
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  5. •Jo
     
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    Per fare veramente qualcosa bisognerebbe liberare il sud da questo "male", ma per farlo servirebbero delle persone che si impegnino in questa lotta rischiando anche la vita.
    Purtroppo però, di persone come Falcone e Borsellino non ce ne sono più.

    Hai appena pronunciato la formula magica: rischiare la vita. A mio avviso, persone dell'audacia di Falcone e Borsellino esistono ancora, ma temono di agire, temono di farsi avanti, perché sono perfettamente a conoscenza delle conseguenze che comporteranno i loro atteggiamenti nel campo in cui la giustizia e la malavita si fronteggiano. E chi sa qualcosa,naturalmente, preferisce tacere. Parlare è piuttosto semplice, ma agire potenzialmente problematico in questo clima di omertà e di aperta ostilità. Io sono tra i primi a non tollerare questi silenzi, questi nomi taciuti, non li giustifico, ma comprendo la loro crescente paura. Anche volendo, non possono agire. Ma, toccando questo tasto, andiamo anche a scontrarci con la mentalità che vige qua al Sud, terribilmente chiusa, spaventosamente retriva nei confronti del progresso, etc etc. e non mi soffermo oltre. Hai perfettamente ragione su tutto, probabilmente la prima vera ragione per cui ci troviamo nelle attuali condizioni è proprio legato alla malavita, ma quello che bisogna che tu capisca è che la malavita va fronteggiata, combattuta, energicamente contrastata da un governo unito, solido e compatto, proprio quello di cui l'Italia manca da anni e anni. Non deve essere solo il Sud ad opporsi, ma tutta la nazione, con leggi solide e nuovi emendamenti politici. Prima di pensare al federalismo fiscale, alla legge per la tutela dei dialetti e altre sciocchezze simili, che si pensi maggiormente a questo aspetto! E' questo su cui il governo deve riflettere e organizzarsi, non su nuovi inni da intonare e la Costituzione da modificare!
     
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    Sono d'accordo con te, non deve essere solo il sud a combattere, ma ci deve essere un preciso impegno del governo che deve schierarsi unito contro la Mafia.
    Che si parli di federalismo fiscale o di un'altra cosa poco cambia, il fatto eclatante è che NESSUNO è mai stato disposto a rimboccarsi le maniche e a rischiare qualcosa, anche perchè diciamoci la verità, parecchi politici fanno affari con la Mafia e quindi non gli conviene.
    La cosa che a me fa più schifo è proprio questa, sapere che tra le più alte cariche istutuzionali c'è sempre qualcuno che gli da la protezione necessaria per fare quello che fa.

    Per quanto riguarda la gente che vive al sud, posso intuire la paura che hanno nel fare dei nomi o a denunciare ricatti ed estorsioni, però credo che Borsellino abbia detto una cosa fondamentale: "La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità..."
    Serve aiuto anche da chi sa e non dice nulla...
     
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  7. •Jo
     
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    Serve aiuto anche da chi sa e non dice nulla...

    Io credo che la gente di cui parli vada incoraggiata, è naturale che non agirà mai di propria iniziativa, ma, soltanto nel momento in cui si accorgerà che ci sono le più alte cariche politiche schierate dalla loro parte, che non sono soli in questa perpetua lotta contro la malavita,allora potranno cominciare ad aprire nuovamente il cuore alla speranza, a combattere come hanno fatto i loro predecessori negli anni addietro,ad assaporare il gusto fine e delicato della libertà di parola e espressione che manca loro da secoli. Questa gente va aiutata, va incoraggiata, va spronata a lottare per le generazioni future.
    Ma se il governo di cui stiamo discutendo si interessa di questioni di scarsa rilevanza, se non ostenta quella determinazione e quella audacia che occorre perché le gente ricominci a sperare in un futuro migliore, allora dubito che possano essere compiuti dei passi avanti. Il Sud non va lasciato al suo destino, è l'unione che fa la forza! Altro che Lega Nord,altro che Padania, altro che federalismo fiscale, qui occorre subito una lega unita per l'Italia che prenda iniziative e combatta. Con questo nuovo governo non ci troviamo in una situazione migliore, e dubito che qualcosa cambierà, negli anni futuri. L'avvento della crisi economica non rappresenta affatto qualcosa di coadiuvante, di questi tempi...
     
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  8. »Sally
     
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    La paura la vince, sono passati solamente vent'anni da quando le Germanie si sono riunite e com'era la situazione all'epoca? Disastrosa, la Germania ovest era all'avanguardia e la Est un disastro, ma in vent'anni la parte Est ha tenuto il passo diventando un'unica nazione.
    Noi da quanti anni siamo divisi sotto questo aspetto? Da sempre, mi viene da dire.

    Ma è più facile dare la colpa alla crisi o a qualche governo che magari attraversa un brutto momento, perchè chi cerca di combattere la mafia, come avete detto giustamente voi, rischia sicuramente la vita.
     
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  9. •Jo
     
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    Napolitano: "Centrale questione Sud
    No alle bestemmie separatiste"


    RIONERO IN VULTURE (POTENZA) - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ribadisce, in vista del centocinquantesimo anniversario dell'unificazione italiana, la centralità della questione meridionale, e invoca il no alle "bestemmie separatiste". Da Rionero in Vulture, paese natale dello studioso meridionalista Giustino Fortunato, Napolitano denuncia "l'esaurirsi di una strategia nazionale per il Mezzogiorno", e punta il dito sul "diffondersi nell'opinione pubblica settentrionale di una illusione di sviluppo autosufficiente destinata a dispiegarsi pienamente una volta liberatosi del peso frenante del Mezzogiorno".

    "Le celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d'Italia - dice Napolitano - hanno senso perché l'Italia ha bisogno di più unità di nuova e più forte coscienza unitaria, un valore attuale che va ribadito di fronte a certe fantasticherie che si stanno sentendo in polemica con l'esigenza di una forte inequivoca celebrazione e riaffermazione dell'unità e indivisibilità dell'Italia". Napolitano ricorda che di "bestemmie separatiste" parlò già Giustino Fortunato alla fine dell'Ottocento, e "queste bestemmie che negano il valore dello Stato unitario sono tornate varie volte".

    "Risultano tutt'ora drammatici e tendenzialmente stagnanti" i dati del divario tra il Nord e il Sud del Paese, osserva il Capo dello Stato. Ma il presidente della Repubblica si scaglia anche contro "l'incapacità delle forze dirigenti meridionali di fronte alla prova dell'autogoverno". E ammonisce: "Lasciate che lo dica da meridionale e da convinto meridionalista: non possiamo permetterci alcuna autoindulgenza, non possiamo nascondere le inefficienze e distorsioni dietro la denuncia delle responsabilità altrui e dello Stato e dei governi".

    Il presidente della Repubblica conclude facendo riferimento al federalismo fiscale: va bene, purché non si metta in discussione l'unità d'Italia. "Le novità del federalismo fiscale, per conquistare i maggiori consensi che le mancano e superare le preoccupazioni o diffidenze che le circondano, devono saldarsi con una chiara, non formale riaffermazione del patto nazionale unitario", dice Napolitano.

    "Sono comprensibili e significativi", aggiunge il capo dello Stato, i richiami a valorizzare le diverse esperienze storiche e le diverse realtà e tradizioni del nord e del sud, delle singole regioni, ma "non possono considerarsi in contrasto con la loro riconduzione all'unità. Questo fu il grande obiettivo del Risorgimento e il grande traguardo della fondazione dello Stato nazionale italiano".

    Alle parole di Napolitano replica il leader della Lega Umberto Bossi: "Se l'unità d'Italia non la difende Napolitano, chi lo deve fare? Ad ognuno il suo compito". A chi gli chiede se fosse sconvolto dalle affermazioni di Napolitano, Bossi risponde: "No. Io mi considero amico di Napolitano e lo giudico una persona abbastanza saggia. Per cui su qualsiasi cosa si può ragionare".



    Fonte: laRepubblica.it
     
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8 replies since 12/9/2009, 22:54   69 views
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