Berlusconi: "in quanto eletto dal popolo, vado rispettato!"

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    Fini e Schifani: "Colle rigoroso e corretto"
    Berlusconi: "Io eletto dal popolo vado rispettato"



    ROMA
    - Il giorno dopo la bocciatura del lodo Alfano, Silvio Berlusconi rincara gli attacchi e non abbassa i toni. Intorno a lui Pdl fa quadrato. Con i fedelissimi che rilanciano l'accusa di una sentenza politica ma devono fare i conti con i distinguo di Gianfranco Fini. Che, ancora una volta, si smarca dal Cavaliere. Proprio mentre Berlusconi annuncia: "Vedrete di che pasta sono fatto". Ma la giornata è segnata dall'incontro - caso piuttosto raro - al Quirinale delle tre massime cariche istituzionali. Nel pomeriggio, per un'ora, vertice con il capo dello Stato del presidente del Senato, Schifani, e quello della Camera.

    Dopo lo sfogo di ieri sera e l'attacco alla Consulta e al Colle, il premier, in mattinata, torna ad alzare la voce. "C'e' un Capo dello Stato di sinistra e c'è una Corte costituzionale con undici giudici di sinistra, che non è certamente un organo di garanzia, ma è un organo politico. Ci sono due processi-farsa, assurdi. Farò esporre al ridicolo i miei accusatori e farò vedere a loro e agli italiani di che pasta sono fatto", dice il presidente del Consiglio. Che lancia la sua strategia mediatica: "Andrò in tv a spiegare le miei ragioni, voglio vedere se mi condanneranno". E' un fiume in piena il Cavaliere. E trova il conforto dei fedelissimi. Da Cicchitto a Gasparri, la linea è identica. Il popolo è con noi e questo basta. E anche il presidente del Senato Renato Schifani fa capire come la pensa: "Maggioranza e l'opposizione sono decise dal voto del popolo. Via di fuga parallele non sono praticabili".

    A rompere l'unanimismo, però, arriva Fini. "Riaffermo il sostegno a Berlusconi ma la Consulta e Napolitano vanno rispettati". Parole che non piacciono al ministro Sandro Bondi, da sempre vicinissimo al Cavaliere: "E' una posizione incapace di comprendere la sostanza dei problemi storici e politici che stiamo vivendo da oltre un decennio". E più pacata rispetto alle accuse mosse dal premier e dai suoi fedelissimi sembra anche la linea ufficiale del Pdl: ribadite le critiche alla Corte Costituzionale, ma nessun accenno al Quirinale.

    L'incontro al Quirinale. Mentre infuriano le polemiche, dunque, Fini e Schifani salgono al Colle. Un colloquio di un'ora per provare a calmare le acque di un conflitto istituzionale senza precedenti. Sintetizzato così dall'Avvenire: "Una giornata tra le più difficili della storia repubblicana, presenta tinte talmente fosche da alimentare paradossalmente un'unica speranza: che tutti si rendano conto del rischio di avvitamento istituzionale che si sta correndo".
    Dopo l'incontro con Napolitano al Quirinale, i presidenti delle due Camere Fini e Schifani hanno diramato un comunicato che non lascia spazio alle interpretazioni. I presidenti, infatti "hanno dato atto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del suo rigoroso rispetto delle prerogative che la Costituzione gli riconosce", aggiungendo anche l'auspicio che gli organismi istituzionali e di garanzia "agiscano per determinare un clima di leale e reciproca collaborazione nell'interesse esclusivo della Nazione". Una presa di posizione congiunta per riportare nei limiti della normale dialettica politica i toni troppo accesi degli ultimi giorni.

    Napolitano e i giudici. In serata ha parlato anche il Presidente della Repubblica: "Di momenti difficili ne ho passati tanti, supereremo anche questo". Nessun cenno diretto alle accuse personali che gli ha rivolto Silvio Berlusconi, nessun commento sulla bocciatura del Lodo Alfano. Ai giornalisti che lo hanno intercettato all'uscita del concerto "Giovani contro la guerra" all'Auditorium Conciliazione ha risposto solo "Sto bene".

    I giudici. Di fronte al diluvio di accuse i giudici si difendono. "La rozzezza delle accuse stavolta non ha proprio avuto un limite - taglia corto il vice presidente del Csm Nicola Mancino - La Corte svolge il suo ruolo i giudici hanno le loro convinzioni e dire che giudicano politicizzando le questioni in loro esame mi sembra un ritornello".

    L'opposizione. Ma anche l'opposizione si fa sentire. Pur se con toni diversi. Da una parte Antonio Di Pietro che rilancia la richiesta di dimissioni di Berlusconi e lancia l'idea di una manifestazione per chiedere che si torni al voto. Dall'altra il Pd che di elezioni anticipate non vuol sentir parlare, che fa quadrato intorno a Rosy Bindi insultata in diretta tv da Berlusconi e che, con Franceschini, chiama "il popolo delle primarie a difesa della Costituzione".

    Il Pdl. In casa Pdl, intanto, è l'ora delle decisioni. L'ufficio politico si è riunito per stabilire le linea guida per il futuro. Decidendo come fronteggiare una questione, quella dei processi al premier, che Berlusconi aveva sperato di archiviare con il lodo. Da quel che si apprende il Pdl non scenderà in piazza. Nei giorni scorsi dirigenti avevano lanciato la proposta di manifestare nel caso la Corte costituzionale avesse deciso di bocciare il lodo Alfano. Secondo quanto si apprende, il Cavaliere avrebbe spiegato che non si tratta di una strada da percorrere adesso. Nel documento ufficiale stilato dall'Ufficio politico del partito, ecco le prossime mosse: niente elezioni anticipate, nessuna manifestazione popolare, critiche alla Corte ma nessun accenno al Colle.



    Fonte: laRepubblica.it
     
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