.The ice is my life.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. .Amon.
     
    .

    User deleted


    .Il viaggio.



    Capitolo 3.
    Le prove sembravano non finire mai. La sua presenza mentre io pattinavo mi dava un immenso fastidio. Lui, si era carino, simpatico ma mi obbligava in un certo senso a lasciargli spazio tra me e il ghiaccio, e ovviamente non riuscivo a sopportarlo.
    Cercava di essere più gentile possibile, ma non mi aiutava affatto anzi. Per il mio nervosismo saremmo caduti una decina di volte. Sentivo i suoi pattini fin troppo vicini ai miei, per questo siamo caduti, perché ogni volta ci ritrovavamo con i pattini ingarbugliati, se così si può dire. Mi doveva ovviamente “sorreggere”, tenendomi il fianco, e mi sentivo così stupida. Era tutto diverso dal solito, ma mi ci sarei dovuta abituare.
    Dovevo assolutamente calmarmi, ma era difficile. Andrea stava diventando pazzo, mi lanciava occhiate acide, e aveva ragione, ma non ci riuscivo, almeno per adesso. Ci fermammo con la consapevolezza che da quella mattinata non potevamo ricavare altro. Mi andai a cambiare tranquilla per poi uscire all’esterno del palazzo e sedermi su una panchina, aspettavo Andrea che mi avrebbe dovuto portare in quella che io ormai chiamo casa. Un buco. Anche per questo la maggior parte dei miei giorni la passavo al palazzetto, odiavo “casa” mia, mi faceva sentire rinchiusa, vuota; ogni volta che dovevo tornarci mi rabbuiavo, diventavo scontrosa contro tutti che alla fine poi, poveri non centravano nulla.
    Li vidi uscire dalla porta pesante di vetro, mi alzai tranquilla.
    «Caro, io non posso accompagnarti oggi. Puoi andare con i mezzi?» Lo guardai e feci una mezza smorfia con la bocca. Proprio oggi non era giornata.
    «Se vuoi ti accompagno io.» Mi girai per capire da chi provenisse la voce, anche se avevo già capito benissimo. Ci pensai su un attimo, infondo che problema c’era? Annuii con la testa e salutammo Andrea, dirigendoci verso un’auto sportiva bianca. Per i primi cinque minuti si sentiva solo silenzio all’interno dell’auto, fino a quando non prese parola Bill.
    «Dai oggi alla fine non siamo andati così male.» lo guardai storta.. credeva di essere divertente? Una prova terrificante.
    «Non credo.» La mia voce era scortese. Mancavano ancora venti minuti per arrivare a casa mia, ma era infondo un bene, più lontana da quella che si chiama casa meglio era, anche se questo costava stare in macchina con un ragazzo che per il momento mi stava estremamente sulle palle. Continuavo ad indicargli la strada da fare e lui seguiva le indicazioni senza parlare. Nessuno dei due aveva più aperto bocca dopo l’ultima conversazione di due secondi. Guardavo fuori dal finestrino, le strade scorrevano veloci sotto i miei occhi, il tempo non era dei migliori, si programmava un bel temporale, e questo comprometteva il mio stato d’animo. Mi piace la pioggia, ma neanche oggi mi avrebbe potuto tirare su di morale, appoggiai la testa sul finestrino e un brivido mi percorse la schiena per il veloce contatto della mia pelle con il freddo del vetro. Mi distolse dai pensieri la voce di Bill.
    «Ti va di fermarti un attimo a mangiare qualcosa?» Mi girai a guardarlo un attimo per poi volgere lo sguardo sul mio cellulare, erano quasi le due.
    «Va bene.» Cercai di sorridergli come meglio riuscivo. Accostò la macchina davanti ad un ristorantino apparentemente piccolo e piacevole. Mi guardai intorno appena entrata, all’interno era più grande e accogliente, le pareti dipinte di un rosso scuro ma piacevole, i tavoli erano disposti ordinatamente, ricoperti da tovaglie bianche decorate con pizzi. Era diviso in due piani.
    Un cameriere si avvicinò salutandoci cordialmente e scortandoci ad un tavolo per due. Anche le sedie erano comode e ben tenute, un bel posto.
    «Ti piace?» Non avevo fatto nessuna fatica ad ascoltarlo, il ristorante era silenzioso.
    «Si, è.. piacevole.»
    «Beh, dai.. parlami un po’ di te.» Il suo viso si allargò in un grande sorriso dolce e curioso.
    «Non c’è molto da dire, abito in un buco.. sono una ragazza semplice, e l’unica cosa che faccio nella vita è pattinare.. e tu?» Finii di parlare con gli occhi lucidi e il viso luminoso, con stampato un sorriso smagliante. Mi sorrise anche lui, incrociando le mani sul tavolo, e fermandosi a pensare per un momento, con una faccia divertente.
    «Io..» Venne interrotto dall’arrivo del cameriere per prendere le ordinazioni, prendemmo entrambi una semplice pizza, appena il cameriere se ne andò, Bill riprese il discorso da dove era stato bloccato. Cominciò a parlarmi di parecchie cose, mentre parlava gesticolava con le mani facendo facce strane. Dovevo ammettere che stare in sua compagnia era molto piacevole ed interessante, non ci si annoiava per niente. Non faceva che parlare ma era divertente ascoltarlo. Finimmo di mangiare e fui costretta a non contribuire al pagamento del conto. Restammo ancora un po’ li seduti a parlare di tutto e di più. Mi sentivo a mio agio, non avevo nessun tipo di disturbo nel confidargli lati della mia vita di cui non avevo mai parlato con nessuno tranne che con Andrea.
    «Andiamo?» Erano ormai passate due ore, il tempo era passato troppo velocemente. Ci alzammo per poi uscire dal locale ed entrare in auto diretti verso la mia “casa”.

    **



    Salii a casa dopo aver ringraziato Bill di tutto. Ero rimasta colpita dal suo carattere, e ho dovuto ammettere a me stessa che mi ero sbagliata di lui sin dal principio.
    Da ora mi sarei impegnata di più. Avrei dimostrato ad Andrea che avevo capito, e che avrei cercato di legare di più con Bill. Così facendo sarebbe stato più facile riuscire a pattinare bene al contrario di questa mattina che avevo rovinato per il mio stupido egoismo.
     
    Top
    .
51 replies since 3/4/2010, 16:07   516 views
  Share  
.