Balliamo sul mondo

...strappalacrime...

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  1. tombillina
     
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    Ok, scusate ecco il chappy!

    CAPITOLO 6
    Mi svegliai con un mal di testa insopportabile. Guardai l’orologio. “Che pretendi, Sara, hai dormito solo un ora”, mi dissi mentalmente. Posai lo sguardo sui disegni della sera precedente e li presi fra le mani, come se fossero delle reliquie; questa era la dimostrazione che non avevo sognato, che non mi ero inventata tutto. Sospirai soddisfatta. Quante ragazze avrebbero voluto Tom come fidanzato! Io ero la fortunata. Ma le parole di David mi impaurivano e mi mettevano ansia. Tom era un donnaiolo, ok, ma si era fidanzato con me solo per divertirsi un po’? Rabbrividii al pensiero. Mi stava forse usando? No, per quanto fosse burbero, scontroso e tutto il resto non credo fosse così stronzo. Forse mi stavo facendo delle seghe mentali. Forse voleva solo vivere una storia d’amore seria con una ragazza normale come me. Sì, questa era l’ipotesi migliore. Rasserenata, portai di nuovo lo sguardo sull’orologio. Ancora le sei. Avrei fatto meglio a riposare per non sembrare una morta di sonno. Mi girai dall’altro lato valutando quale fosse la posizione migliore per addormentarmi presto e stare comoda; alla fine mi girai dall’altro lato, sul cuscino però notai un bigliettino piccolo di carta bianca semi-aperto che lasciava intravedere una scritta in nero. Lo aprii e notai con sorpresa che era di Tom. Lo lessi attentamente, quasi commuovendomi.
    “ Buonanotte!
    Cara la mia ragazza, stasera non sarai l’unica a rimanere sveglia, anche io non riuscirò a dormire. Non ti credere che io sono un duro, in fondo sono un gran bel tenerone, mi commuovo facilmente. Bè, ora ti lascio dato che gli occhi si chiudono da soli.
    P.S.: cerca di dormire dato che domani ti voglio splendida come sempre! "

    Anche se era un piccolo pensiero, mi commossi. Io sono fatta per le piccole cose, e forse è per questo che mi emoziono facilmente. Allora era vero: voleva solo vivere una storia d’amore con una normale ragazza come me.

    ***

    Sentivo un caldo respiro sul collo. Non ero sveglia, non proprio, ero in uno stato di dormiveglia, quando sembra che si dorme ma invece si vede e sente tutto. Ero come in coma, non riuscivo a svegliarmi. Forse il mio corpo me lo impediva, forse il mio cervello. Sta di fatto che mi sentivo bene, coccolata, come avrei sempre voluto. Infatti ero tra le braccia di qualcuno, non so chi, ma era la stessa sensazione che sentii non appena mi presero perchè mi accasciai a terra arrivata in quella casa. Aprii finalmente gli occhi e vidi che era Tom. Il mio stomaco fece un triplo salto mortale non appena ci guardammo negli occhi. Mi diede un tenero bacio sulla punta del naso. Buongiorno principessa, dormito bene? Io annuii dopodiché, imbarazzato, spostò lo sguardo in un punto non definito della camera. Io continuavo a osservarlo, era così bello. Maledettamente perfetto. Tom riportò lo sguardo su di me e mi strinse ancora di più. Mi sentivo protetta tra quelle braccia. Ad un certo punto però venne il solito guastafeste Georg che ci disse di scendere perché dovevamo uscire. Tom disse -un momento- e mi trattenne per un braccio visto che stavo già incominciando a scendere le scale. Mi prese per mano e mi portò in camera sua. Aprì il cassetto del comodino a fianco al suo letto e ne uscì un cellulare. Mi si avvicinò e me lo porse. Era bellissimo. Io lo presi in mano come se fosse un oggetto fragilissimo e lo custodii nella mia piccola borsa, che era stata un regalo di Bill il giorno della passeggiata al centro commerciale. Ringraziai ripetutamente ma Tom disse:
    -Anche se il modello è un po’ vecchio, infatti quello era il mio ex cellulare. Ho deciso di darlo a te dato che hai detto che ti avevano rubato la borsetta con tutte le tue cose.-
    -Ma che dici, Tom, è bellissimo e non è per niente un vecchio modello, anzi…- mi si avvicinò e mi baciò la tempia carezzandomi i capelli. Io mi zittii approfittando del momento per bearmi di tutte quelle attenzioni. Dopo cinque minuti di silenzio (non proprio perché ormai Georg, Gustav e Bill ci cercavano disperatamente), ci accorgemmo che dovevamo uscire e stavamo facendo spazientire il resto della band perché eravamo in ritardo. Incominciammo a correre per tutta casa alla ricerca delle nostre giacche ridendo come bambini, ridendo a crepapelle e ogni tanto inciampando nelle pieghe di qualche tappeto o in una scarpa. Non appena le trovammo, ci catapultammo giù, a capofitto, mentre Saki suonava il clacson insistentemente. Uscimmo di casa e corremmo verso la limousine senza fiato. Aprimmo lo sportello ma lo trovammo chiuso. Da dietro il vetro del finestrino potevamo scorgere il bassista, il batterista e il cantante che se la ridevano come matti. Che bastardi! Avevano chiuso con la sicura gli sportelli. Ad un certo punto notammo che Bill, quello che pareva si stesse divertendo di più di tutti, si era avvicinato a Saki che era al volante, e gli aveva detto qualcosa all’orecchio, notammo anche la reazione della guardia del corpo, pareva contrariato, ma poi Bill gli fece la faccia da cucciolo e acconsentì ridacchiando. La macchina accelerò e partì a razzo lasciando me e Tom sul marciapiede. Quest’ultimo buttò giù santi e madonne, sbattendo i piedi a terra, sedendosi con le gambe incrociate, pensando. All'improvviso, come folgorato da un’illuminazione, si alzò di scatto e recuperò dalla tasca le chiavi della sua Audi R8. Mi invitò a seguirlo e salimmo su quella lussuosa vettura. La mise in moto e mi consigliò di allacciare la cintura, in poco tempo raggiungemmo la limousine. La seguimmo e si fermò in centro. Bill, Gustav e Georg scesero accompagnati dal fedele Saki. I tre ridevano ancora e il vocalist della band batteva le mani compiaciuto. Tom fece un sorrisetto furbo e si appostò dietro dei cespugli dopo aver nascosto la macchina in una viuzza. Io rimasi interdetta ma lo seguii per paura di perdermi. Mi aggrappai alla sua manica, mentre gli stringevo con l’altra mano il braccio per il nervosismo. Chissà cosa doveva fare! Ecco Bill appena uscito da un bar, Quando passò di lì con la sua mega borsa, ecco Tom mettersi il cappuccio e alzarsi la maglia fino al naso, invitandomi a fare lo stesso. Io ubbidii. Ed ecco il gemello che porta la borsetta con il manico infilato per il magro braccio, casualmente quello dalla parte del cespuglio dove giacevamo io e Tom, ed ecco il chitarrista che allunga la mano e la strappa al padrone che incomincia a strillare come un pazzo, chiedendo aiuto dato che gli altri erano ancora nel bar. Mi tira per il braccio, alzandosi, e incominciamo a scappare, correndo, ridendo come due bambini mano nella mano. Saliamo velocemente in macchina, il proprietario che accelera lasciando dietro di sé una nuvola di fumo nero. Eccoci arrivati a casa, che ridiamo come matti, nascondiamo la borsa di Bill e ci sediamo sul divano, fingendo di essere stati in casa tutto il tempo. Ridiamo ancora quando entra e si siede su una poltrona, distrutto, raccontando l’avventura di quel pomeriggio, gesticolando perché nervoso, e io e Tom cerchiamo di trattenerci dallo sghignazzare. Non appena ha finito di raccontarci tutto, scappiamo via e usciamo da casa. Fuori, incominciamo a ridere senza ritegno, le risa riecheggiavano per le fredde vie tedesche, il fiato trasformato in una piccola nuvoletta di fumo. Ci appoggiamo alla porta di casa con la schiena, ci lasciamo scivolare perché con lo stomaco dolorante dal tanto ridere, e finiamo seduti sui gradini. Un attimo di silenzio. Ci giriamo nello stesso momento, ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere di nuovo. Ecco che la porta di casa si apre e ne esce un Bill piuttosto incazzato, aveva sicuramente sentito il nostro sghignazzare dall’interno dell’abitazione, ha l’espressione come se stesse aspettando qualcosa. Tom lo squadrò, era così buffo: faccia corrucciata, occhi furenti e braccia conserte. Il fratello, ridendo, disse:
    -Scusa, eri così divah!- pronunciando quell’ultima aspirò la A, dando l’impressione di una acca a fine parola. Bill gli si fiondò addosso, facendogli il solletico. Rotolarono per il prato della villa, uno che si voleva liberare dalla stretta e l’altro che si voleva vendicare del “furto”. All’improvviso intervenne Georg a salvare la situazione, anche se involontariamente, annunciando che la cena era pronta.


    Commentini... grazie :)
     
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27 replies since 4/6/2010, 09:09   510 views
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