Bad Therapy

Twincest

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  1. •simplyme•
     
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    Salve. Questa è la mia prima OS.
    L'ho scritta nell'arco di una settimana, circa ^^

    Il banner lo avrete a breve, dato che nena. si è gentilmente offerta di farmelo.
    Colgo l'occasione per ringraziarla di essersi resa disponibile, dato che non è questa la prima volta che le rompo le scatole xD

    Beh... non so che altro aggiungere 0.0'''''

    Buona lettura



    Titolo:
    Bad Therapy
    Autore: simplyme
    Beta Reader: nena.
    Rating: NC-17
    Genere: Romantico, Drammatico
    Avvisi: Angst, Lime, Adult Content, AU, Character death
    Riassunto: Quella che sto per raccontare è la storia della mia vita perfetta, e di come l’ho guardata mentre veniva sbriciolata, per il semplice motivo che la gente giudica, giudica e non riesce a farne a meno.

    DISCLAIMER: Tutti i personaggi realmente esistenti non sono di mia proprietà. I personaggi e le storie originali sono di proprietà dell'autore. L'autore non ha assolutamente alcun'associazione con i proprietari, autori, prouttori o creatori di qualsiasi materiale a cui questa storia è ispirata. Non è intesa alcuna violazione di copyright. Questa storia viene qui pubblicata senza fini di lucro.




    BAD THERAPY







    image
    Banner by © nena.





    Un saluto a tutti coloro che si apprestano a leggere quello che sto per raccontare.
    Questa che sto per narrarvi è la storia di un ragazzo, la cui vita era perfetta, forse una delle più felici mai vissute prima.
    Ma come accade a tutti, quando si pensa di aver finalmente raggiunto la felicità, arriva sempre qualcosa di terribile, che è pronto a strapparti via con prepotenza inaudita tutto quello che si ha e a rovinarti la vita.
    La vita di questo ragazzo non è stata semplicemente rovinata.
    Questa persona ha visto la propria vita venire distrutta nel modo più terminale e definitivo, per il semplice fatto che non era un normale adolescente come tutti gli altri.
    Quella che sto per raccontare è la storia della mia vita perfetta, e di come l’ho guardata mentre veniva sbriciolata, per il semplice motivo che la gente giudica, giudica e non riesce a farne a meno.
    Sono sempre stato un ragazzo gentile e dolce. I miei genitori mi adoravano, i professori erano contenti del mio andamento scolastico.
    Avevo anche un fratello, un gemello, che amavo più di quanto amassi me stesso.
    Eravamo identici, non solo nell’aspetto: ottimi voti a scuola, educati entrambi.
    Tom. Era così che si chiamava; un nome che rimarrà inciso nel mio cuore fino al mio ultimo respiro.
    Ed è il suo nome tutto ciò che ormai mi rimane di lui, insieme a tutti i ricordi di ogni istante pieno di gioia trascorso insieme.
    Ricordo ancora, quando alla sola età di dieci anni mi svegliai terrorizzato nel pieno della notte e gattonai al buio, fino ad arrivare al suo letto dall’altra parte della stanza:



    - Tomi? Tomi, svegliati - piagnucolai, spostando le coperte.

    - Bill? Cosa succede? - mi rispose. La voce impastata dal sonno.

    - Ho paura. Posso dormire con te? - gli domandai, ancora spaventato. Lo sentii spostare le coperte e farmi spazio. Mi infilai nel letto, vicino a lui.

    - Ho fatto un sogno, Tomi. La mamma se ne andava e mi portava via con lei. Tu invece rimanevi qui con papà. Non ci saremmo mai più visti - nuove lacrime scivolarono dai miei occhi, andando ad infrangersi sulla stoffa del cuscino. A quel punto si voltò e mi abbracciò stretto contro al suo petto.
    - Non andrai mai da nessuna parte senza di me, Bill. Non puoi. Siamo gemelli. Due gemelli devono per forza rimanere insieme. Siamo stati insieme anche nella pancia della mamma. Non possono dividerci. Sarebbe contro natura. -

    - Promettilo - lo implorai, stringendomi a lui.

    - Lo prometto. Siamo gemelli e rimarremo insieme, sempre. -

    - Tomi? -

    - Mh? -

    - Tu… mi vuoi bene? -

    - Bill… - si mise a sedere, accendendo la luce della lampada sul comodino che andò ad illuminare la stanza con la sua luce fioca. - … dire che ti voglio bene è terribilmente poco. Tu sei mio fratello. Sei tutto per me. Quello che abbiamo noi due… - e dicendo questo mi afferrò la mano, stringendola saldamente nella sua - … nessuno può saperlo. Nessuno può capirlo. È una cosa che è soltanto nostra. Sei mio, come io sono tuo. Sei la persona con cui parlo quando ho un problema, sai tutto di me. Tutto. Sei la persona di cui mi fido di più al mondo. Morirei per te, Bill. Ricordalo -

    - Io… - la voce mi tremava per l’emozione.




    Era incredibile quanto fossimo uguali anche sotto quel punto di vista: i pensieri dell’uno erano i pensieri e le idee dell’altro.



    Lo abbracciai forte, circondandogli la vita con le braccia, nascondendo il viso contro il suo petto - Anche io morirei per te. Per me sei tutto, Tom. Non so se riuscirei mai a trovare le parole giuste per farti capire quanto sei importante per me -

    - Non mi importa che tu me lo dica. Mi importa che tu rimanga sempre qui con me - mi strinse più forte in quell’ abbraccio pieno di calore, di amore. Mi sporsi più in alto, lasciandogli un lieve bacino sulla guancia. Poi un altro. Un altro e un altro ancora. Finché non ci ritrovammo abbracciati sotto il tepore delle coperte, completamente addormentati.




    È proprio da questo momento in poi che la storia si fa molto più interessante.
    È forse scontato dire che, dopo quella notte, il nostro rapporto subì un lungo e lento cambiamento. Nel corso degli anni quel sentimento crebbe sempre di più, fino a quando raggiungemmo la completa devozione l’uno per l’altro.
    E con il passare del tempo non furono soltanto i nostri sentimenti ad ingrandirsi, ad intensificarsi: crescemmo. I nostri corpi cambiarono, abbandonando la forma paffuta e tozza dell’infanzia e divennero slanciati e snelli, ma sempre dannatamente uguali agli occhi della gente comune.
    Agli occhi della gente che non sapeva.
    Ci accorgemmo che gli abbracci, i baci e le carezze non bastavano più. Avevamo bisogno di sentirci ancora più vicini. Più di quanto non lo fossimo mai stati.
    Ricordo che avevamo soltanto quattordici anni quando accadde la prima volta.



    Eravamo nella casetta sull’albero che il papà ci aveva costruito quando eravamo ancora due bambini. Era una sera di inizio estate e, come spesso accadeva, eravamo scesi silenziosamente in giardino ed eravamo saliti nel nostro rifugio personale, lontano da tutti. Accendevamo l’iPod, prendendo ognuno la propria cuffietta e rimanevamo per ore a guardare le stelle, abbracciati nel silenzio della notte, interrotto a volte dal rumore lontano delle automobili che passavano lungo la strada.

    - A cosa pensi? - gli domandai. Venni ulteriormente stretto in quell’ abbraccio, mentre con il mento si appoggiava alla mia spalla, lasciandomi un bacio lieve sulla guancia.

    - Penso che sarebbe bellissimo, se potessimo, rimanere sempre qui. Solo noi due. -




    Dannatamente uguali in tutto



    - Sarebbe bellissimo - acconsentii, accoccolandomi meglio contro il suo petto e cominciando a lasciare dei lievi e casti baci lungo la sua guancia. Continuammo a coccolarci per un po’, fino a quando i baci divennero più lenti e intensi.

    Piegai il volto di lato per andare a baciargli il collo, passandogli i palmi aperti lungo la pancia, il petto, arrivando ad aggrapparmi alle sue spalle. Lo sentii rabbrividire e sospirare di piacere a quel lieve tocco.

    - Bill… - la voce tremante per i brividi che gli attraversavano il corpo.

    - Ssh… - continuai a baciarlo lungo il collo, lasciando qualche lieve morso qua e là e, continuando a far vagare le mie mani lungo le sue braccia, lungo la sua schiena, lui si abbandonava alle mie attenzioni.




    Fu quella la prima volta che sentii di desiderare qualcosa di più da mio fratello. Capii che non mi bastava più sentirlo vicino a me. Desideravo che fosse soltanto mio. Desideravo che mi dicesse che anche lui voleva che fossi soltanto suo.



    - Ti voglio, Tom - fu un bisbiglio appena udibile. Un sussurro quasi implorante.

    - Sei sicuro? - mi domandò, esitante.

    Lo guardai dritto negli occhi, cercando di trasmettergli tutta la sicurezza che avevo in quel momento. - Sono sicuro. Non sono mai stato così sicuro di qualcosa prima d’ora, come lo sono adesso. Sono sicuro Tom. Sono assolutamente sicuro di te - gli presi le mani, stringendole. Se le portò alla bocca, baciandomi i polsi, per poi ricominciare a dedicarsi alle mie labbra, al mio collo, al mio corpo.




    E per la prima volta, quella notte tornammo ad essere una cosa sola, un’unica entità.
    Sentirlo, mentre dolce e attento si muoveva dentro di me, mi sembrò la cosa più perfetta e sensata che potesse esistere. Ebbi la certezza che fosse l’unica cosa giusta di tutta una vita.
    Anche per lui fu così. Quel “ti amo” appena sussurrato, mentre entrambi ci addormentavamo felici sotto la volta del cielo stellato, mi colmò il cuore di una gioia tale, che sembrò dovesse scoppiare da un momento all’altro.
    E cominciammo, da allora, a costruire come un muro intorno a noi, convinti di poter bastare a noi stessi da quel momento in poi.
    E così, iniziammo a costruire la nostra vita perfetta insieme, in un clima crescente di felicità.

    Felicità in bilico su un filo, lo sapevamo.

    Ma può un filo sottile come la vita sorreggere un peso tanto opprimente come lo è la completa felicità?

    Probabilmente no. Dopo un po’ quel filo cede, sotto tutto quel peso. E tu cadi, precipiti in una fossa buia che sembra non finire mai.
    Ed è esattamente questo ciò che è successo a noi.



    Ormai diciottenni, eravamo sul divano del salotto a fare l’amore: Tom dentro me, come avevo sempre considerato giusto che fosse. Non era cambiato nulla da quella notte di quattro anni prima. Ci amavamo ancora, forse anche più di allora.
    Nonostante molte cose fossero successe durante il corso degli anni, eravamo rimasti agli occhi delle persone dei ragazzi perfetti. Ci eravamo diplomati a pieni voti al liceo. Tom aveva anche conseguito alla lode.
    Avremmo dovuto trasferirci a breve, per vivere insieme, in una casa che fosse più vicina all’università.
    Ma in quell’ università non ci avremmo mai messo piede.
    Eravamo ancora nudi, sdraiati sul divano, quando la porta di casa si spalancò improvvisamente.
    Era la mamma, rientrata prima dal lavoro. Con lei, anche la sua collega di lavoro.
    Ci vide.
    Ci vide mentre stavamo facendo l’amore.
    Eravamo stati imprudenti: avevamo permesso che venisse invaso quello spazio personale ed assolutamente segreto che ci eravamo creati attorno.




    Credo che sia superfluo raccontare dell’espressione prima interdetta, poi assolutamente disgustata che assunse quella donna. Superfluo raccontare di come si affrettò ad indossare il soprabito, desiderando di uscire il più presto possibile da casa nostra.
    Per non parlare della completa disperazione che investì nostra madre l’istante immediatamente successivo.



    - Dove ho sbagliato? - la voce rotta dal pianto disperato, mentre ci guardava entrambi.
    Perché credeva che tutto quello che facevamo fosse sbagliato? Perché non riusciva a capirci? Che cosa poteva esserci di tanto sbagliato nell’amore?
    Anche quella volta, ci fu l’ennesima dimostrazione di quanto le nostre menti funzionassero all’unisono.

    - Non c’è niente di sbagliato in tutto ciò - le rispose Tom cingendomi per la vita e stringendomi la mano nella sua. - Lo amo e questo è quanto. -

    - Andatevene via! Via di qui! -




    Ma un amore, se differisce da quelli che sono i comuni stereotipi, per la gente è sbagliato.
    Tutto ciò che è diverso fa paura, poiché sconosciuto. E le persone preferiscono chiudere gli occhi e condannare ciò che terrorizza, piuttosto che indugiare un istante e cercare di comprendere.
    Accade sempre così. Sempre.



    Ci precipitammo entrambi in camera nostra, cercando di radunare più vestiti possibile, decisi a fuggire.
    Ce ne dovevamo andare e sparire dalla circolazione. Sapevamo cosa ci aspettava e non volevamo accadesse. Ci avrebbero divisi. Mi avrebbero portato via la mia unica ragione di vita. Non l’avrei mai permesso.




    Tuttavia ciò che desideriamo è sempre troppo lontano da quello che poi accade. Nella vita reale si è costretti a fare i conti con il mondo, che il più delle volte si rivela essere spietato ed egoista. Ed infatti non passò nemmeno un’ora che udimmo i suoni delle sirene e, pochi istanti dopo, un insistente bussare alla porta. Era la polizia. Ci ammanettarono e ci portarono via di casa: eravamo in custodia cautelare, in attesa del processo per incesto, che si sarebbe tenuto entro dieci giorni.
    Furono i dieci giorni più lunghi della mia vita. Rinchiuso in una cella, completamente solo.
    Passai la prima notte a piangere disperatamente, ad urlare, ad implorare di lasciarci in pace.
    Il terzo giorno potei parlare con l’avvocato.



    - La situazione è abbastanza grave. Abbiamo due testimoni oculari. Non so ancora cosa deciderà di fare tua madre, Bill. Ad ogni modo, non vedo molte possibilità di fuga. La massima pena prevista è di otto anni. Nel caso di un’eventuale condanna credo che la cosa migliore sia quella di dichiararsi colpevoli, confidando in una riduzione della pena. -



    Passai il resto del tempo rinchiuso nella mia cella. Più nessuno era venuto a trovarmi: i miei genitori non si erano fatti vedere; non sapevo nemmeno se si sarebbero presentati il giorno del processo. Non mi era stato concesso nemmeno di vedere mio fratello.



    Finalmente il giorno del processo arrivò.
    Mia madre e mio padre erano seduti in prima fila. Non mi rivolsero il minimo sguardo quando entrai nell’aula del tribunale. Mi fecero accomodare nello spazio riservato agli imputati. Finalmente dopo dieci lunghi interminabili giorni lo rividi. Poco distante da me c’era Tom. L’espressione spenta, vuota. Alzò per un attimo il volto, rivolgendomi un lungo ed intenso sguardo. E in quel momento capii: ci avrebbero condannati. Quella era l’ultima volta che ci saremmo visti. Quegli occhi erano colmi di dolore e di disperazione, esattamente come lo erano i miei in quel momento.
    Le lacrime mi inondarono gli occhi, ma mi imposi di trattenerle. Mi imposi di non farle uscir fuori anche mentre quella donna che ci aveva visti fare l’amore raccontava di come Tom mi tenesse sottomesso a lui. Di come stavamo schifosamente scopando nel salotto di casa. Di quanto facessimo schifo.
    Mi imposi di non farle uscire nemmeno mentre il giudice decideva per la nostra condanna.
    Prima che mi portassero via, mi girai di scatto verso il mio gemello: anche lui mi stava guardando, con espressione terrorizzata.
    Cercai di dire qualcosa, ma a causa di tutto il tempo in cui mi ero imposto di trattenere le lacrime, non riuscii a proferir parola. La voce mi si era bloccata in gola.
    Era l’ultima volta che potevo vederlo e non sarei nemmeno riuscito a rivolgergli la parola.
    Ma come sempre era accaduto, anche quella volta le nostre menti lavorarono in sincronia e fu lui che, al mio posto, riuscì a dire tutto quello che mi era necessario ascoltare. Due semplici parole, che per me avevano sempre significato tutto.

    - Ti amo - mi mimò con la bocca.

    E in quel momento crollai. Le lacrime che mi ero costretto a trattenere vennero fuori come un fiume in piena. Non risposi più delle mie azioni. Mi alzai dalla sedia, con tanto di manette e cercai di arrivare a lui. Non sapevo cosa avrei ottenuto facendo tutto ciò. Ma in quel momento sentii che probabilmente era l’unica cosa giusta da fare. Riuscii solo a donargli un ultimo fugace bacio a fior di labbra, prima di esser bloccato per le spalle da una delle guardie e trascinato via, sotto gli sguardi schifati e disgustati dei presenti e i pianti isterici di mia madre. Venivo trascinato lontano da lui, dalla persona che più avevo amato, dalla mia metà, dalla mia stessa vita.


    ***

    - Bill Kaulitz -

    Una delle tante porte lungo il corridoio bianco si aprì e ne fuoriuscì una voce maschile, che chiamava il mio nome. Per l’ennesima volta mi alzai da quella sedia, bianca anch’essa, per entrare nello studio di quell’ uomo. Tutto in quel istituto era bianco: nessun colore, nessuna luce, se non quella emanata dalle lampade al neon fissate al soffitto, bianche anch’esse. Ogni oggetto, ogni persona là dentro sembrava contribuire a rendere quel posto ancora più vuoto, spento. Non uno schizzo di colore lungo le pareti o sui mobili. Anche quelle piccole pillole che mi facevano ingoiare ogni giorno da sette anni a questa parte non avevano colore né sapore. Era tutto maledettamente bianco e privo di qualsiasi vitalità. Anche le persone intorno a me, tutti quei medici in camice bianco. Tutti quanti, qui dentro, sembrava che non vivessero. Nessuna parola, nessun sorriso. Assolutamente niente. Mi trattavano come se fossi stato un malato, uno psicopatico.




    Che cosa è successo?

    Ve lo starete domandando tutti, immagino.
    Non c’è molto da raccontare di questi ultimi sette anni.
    Ci hanno processati e io non ho più visto mio fratello.
    So solo che lui ha scelto di seguire la via più facile: dopo solo due mesi di detenzione, ha deciso di seguire i consigli dell’avvocato. Ha dichiarato di essere colpevole, di avermi costretto, di avermi violentato. Così la sua pena è stata ridotta di due anni. Ha trascorso cinque anni in carcere ed è stato rilasciato al termine della pena.
    Io, in quanto vittima, avrei dovuto essere immediatamente rilasciato. E così fu. Venni però affidato ad uno psicologo, che mi avrebbe aiutato a superare la “brutta esperienza”.

    Ovviamente io mi rifiutai di ammettere che quello che c’era stato tra noi si era trattato solo di una squallida perversione. Continuai a ripetere che era la mia unica ragione di vita, che mi piaceva fare l’amore con lui, che lo amavo più di quanto amassi me stesso.

    È risaputo che uno psicologo è del tutto inutile, se il paziente decide di non voler essere aiutato. È doppiamente inutile quando il paziente non ha bisogno di essere aiutato.
    Così, non notando dei miglioramenti, decisero di ricoverarmi in una clinica psichiatrica.
    Cominciarono a somministrarmi pasticche di ogni genere.
    “Nonostante tutto è ancora terrorizzato da suo fratello. È ostinato a non voler confessare la verità. È ancora terrorizzato dall’idea di dover subire quelle violenze”.
    Questo è quello che dissero gli psichiatri. Ed è quello che ancora oggi continuano a ripetere, incapaci di capire, loro come le persone che sono là fuori, che l’unica violenza l’hanno fatta loro a me e a lui.

    Che fine ha fatto Tom? Sicuramente anche questo vi starete domandando.

    Qualche settimana fa mi è arrivata una lettera, da parte sua. Non so come abbia fatto a farmela avere. Non ci è permesso avere contatti di alcun genere, senza contare che sarebbe “controproducente alla mia guarigione”.



    “Ciao Bill. Ciao, mio unico e grande amore.

    È incredibile come non riesca a trovare le parole giuste, nonostante sia passato tutto questo tempo.
    Non sono nemmeno certo che questa lettera riuscirà ad arrivarti, ma lo spero con tutto il cuore.
    Mi manchi, Bill. Mi manchi da morire.
    Il mondo è stato ingiusto con noi. Nonostante tutte le nostre speranze, il mondo non ci ha capiti, non ci ha compresi.
    Devi sapere, però, che se avessi l’opportunità di tornare indietro, non esiterei a ripetere tutto da capo. Ti amerei allo stesso modo di come ti ho amato in questi anni. È mi fa così male avere la consapevolezza che mai potrò riabbracciarti, toccarti, parlarti. O anche semplicemente guardati.
    Tutto ciò che mi rimane di te è solo un lontano, ma allo stesso tempo vivido ricordo e una fotografia di quando eravamo soltanto due bambini.
    Tuttavia non ti sto scrivendo per farti ricordare quelli che sono stati gli anni più felici della nostra vita.
    Se stai leggendo questa lettera vuol dire che io non ci sono più. Significa che non ce l’ho fatta.
    Mi dispiace, Bill.
    Ma un’esistenza senza di te non merita di essere vissuta.
    Ho aspettato, ho sperato che decidessi di mentire, che decidessi di salvarti.
    Ti avrebbero liberato e avremmo potuto trovare il modo di tornare a stare insieme, di fuggire da tutta questa merda che è la società.
    Tu, però, sei riuscito a sopportare quello che io non ho mai avuto il coraggio di affrontare.
    Tu hai lottato, continui a lottare per il nostro amore. Non hai mai negato, non ti sei mai arreso.
    Sei molto più forte di me, Bill. Lo sei sempre stato.

    E ti chiedo perdono, perché per l’ennesima volta nella mia vita, non sono stato in grado di essere forte quanto lo sei stato te.
    Probabilmente un giorno ci rincontreremo. Ci deve essere per forza un posto a questo mondo, che sia disposto ad accettarci. Un posto dove ognuno è libero di amare chi vuole. Un luogo dove tutti i sentimenti più belli possono essere manifestati senza la paura di un giudizio negativo. Senza la paura di un castigo.

    Non vedo l’ora di riabbracciarti. Magari non qui. Magari in un altro posto, in un’altra vita. Ma staremo di nuovo insieme prima o poi.

    Ti amo, Bill. Perdonami.

    Tuo per sempre, Tom.”



    Accartocciai la lettera, le mani tremanti.

    - No! -

    Non poteva. Dopo tutto quello che la vita aveva scelto di infliggermi, come aveva avuto il coraggio di sottopormi anche a questo? Rinchiuso in questo posto orribile, era solo lui l’unica cosa che mi dava il coraggio necessario per continuare a lottare contro tutti i farmaci, contro tutte le pillole, contro i medici, contro tutto quanto.
    Ma lui ora non c’era più. Che senso aveva continuare a battersi per qualcosa che ormai non c’era più?

    - No… no, no, no, no! - scoppia a piangere convulsamente, ad urlare. Mi morsi le mani, i polsi e le braccia con tanta ferocia da cominciare a sanguinare ovunque. Cominciai a sbattere forte la testa contro il muro, tanto forte da far vibrare le pareti.
    Era finito tutto. Non c’era più niente per cui valesse la pena continuare a vivere. Volevo scomparire. Per la prima volta nella mia vita ero solo. Ero solo contro tutto il mondo.
    Il dolore alla testa era tanto forte che mi appannò la vista. Nonostante tutto, continuai a farmi del male, deciso ad andarmene anche io. Deciso a seguire il mio amato gemello, ovunque egli si trovasse in quel momento.
    Ma improvvisamente sentii delle forti braccia trattenermi. Mi avvolsero in quella specie di gabbia di stoffa. Sapevo cos’era: una camicia di forza.

    Venni imbottito di psicofarmaci, molti più del solito, e rinchiuso in una camera dalle pareti imbottite.

    Incapace di farmi del male.

    Da quel giorno smisi di mangiare e di bere, ma nemmeno in quel modo riuscii a porre fine alla mia vita.
    I medici mi costrinsero a mangiare, non mi permisero di uccidermi. “Nutrizione forzata”. E da quel giorno cominciai a sentirmi prigioniero della mia stessa esistenza.




    Ed è qui che concludo il racconto della mia vita, ormai tutt’altro che perfetta.

    Ancora una volta, Tom, hai scelto la via più facile. Hai scelto di cessare di esistere e mi hai lasciato qui da solo a sopportare tutto questo dolore, che non sono in grado di gestire.
    E nonostante tutto la mia vita va avanti. Non che sia una mia decisione quella di continuare, certo.
    Ma quando mai, in fondo, sono stato libero di scegliere?

    ***


    Può un filo sottile come la vita sorreggere un peso tanto opprimente come lo è la completa felicità?

    No.


    E più si è in alto, quando si cade, più violento sarà l’impatto una volta raggiunto il fondo.









    FINE







    Note: O_O intanto, complimenti per essere arrivate fino in fondo.
    Spero che, nonostante il finale non proprio felice, vi sia piaciuta *-*
    Non sono molto brava con le note finali (e se vede! <_< ) XD

    Quindi lascio commentare a voi <3
     
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  2. ivy.96
     
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    bellissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ! questa è in assoluto la + bella storia one shot che io abbia mai letto in vita mia !!!! u.u image image :tytu:
     
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  3. •simplyme•
     
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    grazie mille! *-*
     
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  4. ivy.96
     
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    non c'è di che u.u
     
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  5. •simplyme•
     
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    :uyu:
     
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  6. Destiny Hope Schafer
     
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    CITAZIONE (ivy.96 @ 26/6/2010, 15:37)
    bellissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ! questa è in assoluto la + bella storia one shot che io abbia mai letto in vita mia !!!! u.u image image :tytu:

    è MERAVIGLIOSA :tytu: :tytu: :tytu: :tytu:
    hai davvero talento a scrivere,mi vergogno di avere scritto qualche twincest quando ci sono persone così brave in giro!!!!brava,brava,brava!!!!! sappi che sei entrata nella mia top 5 di autrici preferite -_-
    ciao ciao!!
     
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  7. •simplyme•
     
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    :tytu: ONORATISSIMA!!! :tytu: :tytu: :tytu: :tytu:


    Sono anche nella Top 5, *commossa commossa commossa*


    CITAZIONE (Destiny Hope Schafer @ 16/9/2010, 16:28)
    hai davvero talento a scrivere,mi vergogno di avere scritto qualche twincest quando ci sono persone così brave in giro!!!!

    Sappi che quotidianamente anche io mi faccio questi complessi xD

    Dunque non sentirti inferiore a nessuno (tanto meno a me!!! xD)

    :2mq1cg6.gif:

     
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  8. •simplyme•
     
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    *sventola manina*

    Salve a tutti! ^^

    Ci tenevo a comunicare a chiunque sia piaciuta questa OS che la Long Fic - What if...? è in fase di scrittura e verrà postata il prima possibile

    Avevo proposto l'idea di una What if...? e, date le risposte positive che ho ricevuto, ho deciso di scriverla.

    Spero che decidiate di leggere anche questa Long che sta per arrivare e che l'apprezziate come avete fatto con questa OS.

    Baci <3
     
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  9. sasàTH92
     
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    :tytu: :tytu: :tytu: :tytu: o signore! sto piangendo davvero!! questa è la più bella one shot che io abbia mai letto!! e io sono una che non legge mai perchè l'annoia .-. ..e cè anche da dire che non mi piace il twincest ma devo dire che questa è scritta davvero davvero davvero bene!!!! :tytu: complimenti!!
     
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  10. aislinnth
     
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    mamma mia l'ho letta tutta d'un fiato è stupenda :tytu: :tytu:
    davvero sei riuscita a suscitarmi un sacco di sentimenti in un solo racconto...
    sei bravissima a scrivere :D
     
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  11. •simplyme•
     
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    Grazie mille a tutte e due per i complimenti *.*

    Come ho già scritto sopra, è in fase di scrittura la What if...? di questa storia. ^__^

    Spero ci sarete ù.ù

    <3

    CITAZIONE (sasàTH92 @ 13/10/2010, 15:25)
    ..e cè anche da dire che non mi piace il twincest ma devo dire che questa è scritta davvero davvero davvero bene!!!! :tytu: complimenti!!

    Sei già la seconda persona che "non mi piace il Twincest ma la tua storia sì"

    *.* Be' sappiate che per me queste sono davvero soddisfazioni :tytu:

    GRAZIE :uyu:
     
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  12. aislinnth
     
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    la leggerò sicuramente ;)
     
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  13. sasàTH92
     
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    non vedo l'ora di leggerlaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa scrivi divinamente!! **
     
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  14. °°Träumerin°°
     
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    Wow.
    Sono rimasta senza parole.
    Il twincest non è ciò che più amo,però in questo periodo mi sta capitando di leggerne alcune...l'importante è che siamo scritte bene e trasmettono qualcosa,non che parlino solo delle scop*te tra loro due(scusate il termine xD)
    E tu.
    Tu ci sei riuscita perfettamente!Hai trasmesso tutto ciò che Bill ha provato...amore,rabbia,tristezza,voglia di combattere...tutto!
    Scrivi veramente bene e ciò che vuoi tramettere è un messaggio giusto.
    Perchè giudicare due persone che si amano?L'amore non è una cosa meravigliosa?E allora perchè negarlo?
    CITAZIONE
    Può un filo sottile come la vita sorreggere un peso tanto opprimente come lo è la completa felicità?

    M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-A
    Complimenti,davvero!
     
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  15. •simplyme•
     
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    CITAZIONE (°°Träumerin°° @ 19/10/2010, 15:52) 
    Wow.
    Sono rimasta senza parole.
    Il twincest non è ciò che più amo,però in questo periodo mi sta capitando di leggerne alcune...l'importante è che siamo scritte bene e trasmettono qualcosa,non che parlino solo delle scop*te tra loro due(scusate il termine xD)
    E tu.
    Tu ci sei riuscita perfettamente!Hai trasmesso tutto ciò che Bill ha provato...amore,rabbia,tristezza,voglia di combattere...tutto!
    Scrivi veramente bene e ciò che vuoi tramettere è un messaggio giusto.
    Perchè giudicare due persone che si amano?L'amore non è una cosa meravigliosa?E allora perchè negarlo?
    CITAZIONE
    Può un filo sottile come la vita sorreggere un peso tanto opprimente come lo è la completa felicità?

    M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-A
    Complimenti,davvero!

    Io... non so cosa dire, davvero :tytu:

    Semplicemente, GRAZIE *w*


    CITAZIONE
    Il twincest non è ciò che più amo,però in questo periodo mi sta capitando di leggerne alcune...l'importante è che siamo scritte bene e trasmettono qualcosa,non che parlino solo delle scop*te tra loro due(scusate il termine xD)
    E tu.
    Tu ci sei riuscita perfettamente!

    E direi che leggere certe cose sono davvero soddisfazioni ù.ù

    Grazie ancora! <3
     
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17 replies since 23/6/2010, 08:51   312 views
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