Our destiny

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  1. ^^…IchLiebeBill…^^
     
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    Ciao ragazze, rieccomi qui a scrivere.
    Stavolta qualcosa di leggermente diverso.
    Non è una storia riguardante i Tokio Hotel e credo sia la sezione giusta.
    Non perchè loro non mi piacciano più, attenzione; solo perchè volevo scrivere appunto qualcosa di diverso. Premetto che inizialmente è tragica però so già come farla in seguito e non lo sarà più. Spero la leggerete. Vi lascio al primo capitolo, un bacio!

    1° Capitolo



    Londra. Mi chiamo Gyselle e ho diciassette anni.
    Frequento il quarto anno di liceo classico e ne sono fiera.
    Pensavo di non trovarmi bene in questa scuola, per via dei compagni.
    Invece..ho trovato una ragazza che adesso considero la mia migliore amica.
    E' alta, un bel fisico..capelli castano chiaro e dei fantastici occhi color ghiaccio.
    Ma qualcosa li rovina, purtroppo: è cieca.
    Ha perso la vista quando aveva tredici anni a causa di una brutta malattia agli occhi, appunto.
    E' riuscita a guarire da tale malattia ma..la vista non è tornata.
    Voi penserete che è una ragazza che si deprime continuamente ma in realtà è così allegra e piena di vita.
    Ovviamente soffre, però ormai si è rassegnata.
    Io non cambierei nulla di lei, per me è speciale.
    Ma c'è certa gente stupida che non la accetta.
    Anche i ragazzi a scuola. Ormai l'hanno etichettata per "la cieca", visto che è l'unica ad esserlo in tutta la scuola.
    Oppure vorrebbero approfittarsene per portarla a letto.
    Alcune persone sono insensibili.
    Come ci si può approfittare di una ragazza fragile e un pò indifesa? Sono prive di cuore.
    Ma Nicole se ne frega altamente.
    Questi giudizi che la perseguitano da quattro anni, non la toccano più di tanto.
    All'inizio sì ma adesso non li ascolta nemmeno.
    Lei non è così.
    E' sensibile, gentile, affettuosa, sincera. Tutto ciò che è positivo.
    Forse vi sembrerà impossibile ma io la ritengo in questo modo.
    E nonostante abbia avuto questo triste destino, ci divertiamo ugualmente.
    Non so come farei senza di lei.
    Gli voglio bene infinitamente e non permetterò mai che la nostra amicizia si spezzi.
    E ora vado a scuola. Siamo solo nel mese di ottobre.
    Perciò devo dare il meglio di me, fin dai primi mesi.
    Tutto il mese di settembre è andato a meraviglia e continuerò così per tutto l'anno.
    Mi dirigo alla fermata dell'autobus. E' già arrivato.
    Corro e salgo immediatamente prima che parte.
    Una fredda mattina.
    Prendo posto. Inizio a fissare aldilà del finestrino.
    Londra è così bella in inverno, molto più che in estate.
    Cominciano a cadere i primi fiocchi di neve e si può assaporare quell'aria fredda nonostante..ti penetri le ossa.

    ***

    Gyselle poco dopo giunse finalmente a scuola.
    Si sedette su un muretto e attese l'amica.
    Non poteva nemmeno inviarle un messaggio per sapere dove fosse, non l'avrebbe letto...
    Prese il pacchetto di marlboro e ne estrasse una. Se la portò alle labbra e la accese.
    Ebbene sì, fumava.
    Poi notò una macchina accostare.
    Nicole era arrivata.
    La madre scese dall'auto e da lontano la salutò con un cenno.
    Aprì la portiera della figlia e lentamente la aiutò ad aggrapparsi per poi scendere.
    Gyselle le andò incontro.
    <<la lasci a me, signora>>, disse sorridendo.
    <<d'accordo. Nicole? Allora io vado. Ciao, tesoro>>, disse la madre baciandola in guancia.
    <<ciao mamma, grazie>>
    <<smettila di ringraziarmi. Passa a prenderti tua sorella, va bene?>>
    <<certo. Ciao>>
    <<buongiorno signora>>, disse infine Gyselle.
    La donna si allontanò.
    Gyselle fece sedere la ragazza sul muretto, vicino a lei.
    <<ciao mia cara!>>
    <<ciao>>, sorrise la ragazza. <<stai fumando, non è vero?>>
    <<eh, sì>>
    <<ti..dispiacerebbe spegnerla?>>
    <<ok, tranquilla>>
    La gettò per terra e ci mise un piede su.
    <<fatto>>
    <<grazie>>

    L'edificio iniziava ad animarsi. Man mano tutti gli altri arrivavano.
    Un ragazzo si avvicinò.
    <<ehi Nicole? Quante dita sono queste? Ti va di scopare?>>
    <<va' al diavolo imbecille>>, rispose la ragazza.
    <<come siamo aggressive! Me ne vado. E non perchè me l'hai detto tu, sia chiaro>>
    Nicole gli mostrò il dito medio <<fottiti>>.
    Non poteva vedere chi le stava dinanzi ma riusciva a percepire in quale direzione fosse.
    <<che idioti. Sono proprio senza cervello>>, disse Gyselle.
    <<eh, lo so..che vuoi farci? Si divertono a prendere in giro e gli resterà solamente questo. Io le chiamo persone vuote.>>, rispose Nicole.
    <<concordo con te>>

    Alle 8.00 in punto la campana suonò e tutti entrarono.
    Gyselle fece aggrappare a lei Nicole e pian piano si avviarono all'entrata.
    Fortunatamente la loro aula era a pian terreno.
    ***
    A mezzogiorno suonò la campana d'uscita.
    Le due si diressero fuori e Gyselle vide Amy, la sorella di Nicole, poggiata alla macchina.
    Si avvicinarono.
    <<ciao, Gyselle!>>, la salutò Amy dandole un bacio.
    <<ehi, ciao! Eccoti Nic>>
    <<grazie mille. Tutto bene, sorellina?>>
    <<sì, tutto bene>>, rispose sorridendo. <<sono solo..un pò stanca>>
    <<beh, io andrei. Fra poco passerà l'autobus>>
    <<certo, vai pure>>, disse Nicole.
    <<ok, Nic. Ciao>>
    Salutò le due e si allontanò.

    Amy andava all'università, aveva ventun'anni.
    E l'università era vicinissima al liceo.
    Mentre Amy aiutava la sorella a salire in macchina, passò di lì un gruppo di ragazzi a lei noto.
    Uno di loro fissava Nicole.
    <<cos'hai da guardare? Vuoi una foto, per caso?>>, disse Amy al tipo.
    Ma lui non rispose.
    Chiuse la portiera della sorella e anche lei si infilò in macchina.
    Mise in moto e subito sfrecciò.
    <<ma con chi parlavi?>>
    <<con un ragazzo>>
    <<e sarebbe?>>
    <<mah..va anche lui all'università e sta sempre con altri ragazzi un pò..>>
    <<un pò?>>
    <<ecco..non sono dei bravi ragazzi. Sono drogati. Lo sanno tutti, sai? Hanno una cattiva reputazione in tutta l'università>>
    <<oh, capisco.. Ma perchè te la sei presa con quello lì? In fondo ti stava solo guardando>>
    <<non stava guardando me, stava fissando te>>
    <<ah..>>
    <<hai capito bene e non posso permetterlo. Lui è sbandato proprio come i suoi amici. E certamente non voglio che si avvicini a te>>
    <<d'accordo. Ma..solo una cosa posso chiedertela?>>
    <<sì, dimmi.>>
    <<come sono fisicamente questi tizi?>>
    <<gli altri non sono granchè. E lui..anche se mi duole ammetterlo, è bellissimo. Secondo me si salva soltanto lui in quel gruppo>>
    <<davvero? Descrivimelo>>
    <<alto, magro, capelli castani e occhi grigi. Uno schianto, credimi. Se non fosse così..lo sarebbe ancora di più>>
    <<già..che peccato..immagino>>
    <<sì>>
    <<ma quanti anni ha?>>
    <<a quanto pare ne ha diciannove>>
    <<e sai il suo nome?>>
    <<no, non lo so>>
    <<d'accordo>>
    ***
    Il rumore di una chiave attraverso la serratura di una porta. Quest'ultima si apre.
    Passi leggeri.
    Un adorabile cane gli viene incontro per dargli un saluto. Un volpino color miele.
    Prova ad arrampicarsi felice su una gamba.
    Lui si china e gli fa una carezza sul piccolo e liscio capo.
    Il cagnolino si stende: ama quelle coccole.
    Quel pelo così morbido.
    Poi il ragazzo si rialza, e scaraventa per terra la ventiquattrore che portava a tracolla e il giubbotto.
    Si dirige in cucina e trova la madre ai fornelli e il padre che legge un giornale.
    <<ciao>>
    Il padre si volta <<ciao. Faresti bene a sederti. Io e tua madre dobbiamo parlarti>>
    <<che cosa..dovete dirmi?>>, disse acconsentendo.
    Anche la madre lasciò un istante la pietanza che stava preparando e si sedette di fronte al figlio.
    <<ryan, noi vogliamo aiutarti. Non si può più continuare così>>
    Ryan era il suo nome.
    <<non capisco>>. I suoi occhi erano di un rosso acceso, per non parlare poi delle occhiaie violacee.
    Probabilmente prima di tornare a casa si era sballato un pò.
    Erano ormai due anni che il ragazzo faceva abuso di droghe.
    I genitori avevano provato ad aiutarlo ma lui si rifiutava. Adesso volevano procedere in modo molto più serio.
    <<abbiamo parlato con il primario di una clinica. A breve ti porteremo lì; verrai ricoverato. Ci resterai tutto il tempo necessario per disintossicarti. Questa situazione è diventata insostenibile. Tu non stai affatto bene e ora vogliamo aiutarti nuovamente, e non ci lasceremo ostacolare da te>>
    Ryan rabbrividì. Gli si gelò il sangue.
    <<cosa? Ma io sto benissimo. No, scordatevelo. Io non andrò in quella clinica. Ma non mi vedete? Sono sano come un pesce e..sto una bellezza.>>
    <<dici così solo perchè sei sotto effetto di quelle sostanze orribili e velenose. Non te ne rendi conto?>>, rispose la madre in preda allo sconforto.
    <<sei il nostro unico figlio e non possiamo permettere che tu ci lasci. Vuol dire questo. Se tu continui così finirai per morire. E' questo che vuoi? E' questo che vuoi farci provare?>>, disse il padre.
    <<papà? Io sto bene, ok? Non ho bisogno di quattro teste di cazzo di medici.>>
    Il padre si alzò e si avvicinò al figlio. Gli prese il braccio destro e alzò la manica della maglia.
    Vide tanti buchi rossi nella parte centrale, cosa che si aspettava già ma che lo fece soffrire ulteriormente.
    Ryan provò a divincolarsi ma fu inutile.
    I genitori inoltre, avevano anche provato a non fargli più frequentare quegli amici ma senza alcun risultato.
    <<lasciami stare, papà. Ho diciannove anni e sono libero di farne quel che cazzo mi pare della mia vita, va bene? Togliti.>> disse, ricoprendosi il braccio.
    <<ti sei iniettato una siringa prima di tornare a casa? Insieme ai tuoi amici?>>
    <<non sono affari tuoi>>, di scatto si alzò e uscì nuovamente di casa sbattendo la porta violentemente.
    La donna era in lacrime. Il marito si avvicinò dandole un abbraccio.
    <<tranquilla, cara. Quest'incubo finirà. Lui andrà in quella clinica che gli piaccia o no>>
    ***
    Pomeriggio inoltrato.
    Precisamente le cinque.
    Ryan era stato fuori per molto tempo. Non era ancora tornato a casa.
    Non aveva nemmeno chiamato i suoi amici.
    Voleva starsene da solo.
    Qualche lacrima scese capricciosa sul suo volto.
    Non aveva la minima intenzione di stare rinchiuso in una clinica.
    In uno di quegli squallidi ospedali dalle bianche mura, dalle bianche lenzuola e quell'irritante odore di farmaci.
    I medici che vogliono dettarti leggi, ciò che devi fare e ciò che non devi fare.
    E lui non era un tipo del genere.
    Non ascoltava nessuno.
    Non ascoltava la madre e il padre, figuriamoci i dottori.
    Si ritrovò a passeggiare all'Hyde Park.

    Amy aveva portato Nicole al parco.
    La stava aiutando a studiare per il giorno seguente.
    Nonostante doveva studiare per i propri esami, Amy trovava sempre un pò di tempo per la sorella.
    La adorava e per lei sarebbe stata disposta a fare qualunque cosa.
    Erano sedute sul prato, poggiate ad un albero.
    Un uomo girovagava per l'intero parco con un carretto di limonate.
    <<ti va una limonata?>>, propose Amy.
    <<mmm..ma sì, dai>>
    <<ok. Vado e torno. Non muoverti, capito?>>
    <<certo, Amy. Non ho più due anni!>>
    E la ragazza si allontanò.
    Nicole teneva lo sguardo basso.
    Probabilmente se gli altri la notavano, pensavano stesse studiando.
    Ryan che si trovava anche lì, la vide.
    La riconobbe immediatamente.
    "E' la ragazza di questa mattina", pensò.
    Si avvicinò a lei.
    S'inginocchiò.
    <<ciao>>
    Nicole alzò il capo e rivolse gli occhi verso di lui, come se lo stesse guardando.
    <<chi sei?>>
    Amy che era di ritorno...
    <<ehi, tu vattene immediatamente! Come osi starle accanto?>>, disse acida.
    <<scusami, io..non volevo fare nulla di male>>
    <<come no, lo dicono tutti>>
    <<amy, Amy? Calmati. E' vero, mi ha soltanto salutata, nulla di più>>
    <<sul serio?>>
    <<sì, te lo assicuro>>
    <<tranquilla, tolgo il disturbo. Non c'era bisogno che ti scaldassi tanto>>, rispose Ryan allontanandosi.
    Amy lo fissava, poi si sedette di nuovo sull'erba.
    <<ma chi era?>>, chiese Nicole.
    <<quel tipo di cui ti ho parlato stamattina>>
    <<veramente?>>
    <<sì>>
    <<wow. Sai..aveva una bella voce>>
    <<per quanto bella possa essere, non può starti vicino>>
    Sul viso di Nicole apparve una malinconica espressione.
    ***
    Ryan era per strada.
    Parecchio amareggiato.
    Non era mai riuscito ad amare realmente una ragazza.
    Anche prima di cominciare a drogarsi, viveva una vita abbastanza..movimentata.
    Ogni sera andava a scatenarsi in discoteca, con o senza amici.
    La compagnia non faceva differenza.
    Il suo chiodo fisso erano sempre state le ragazze, appunto.
    Ogni sera andava a letto con una diversa.
    Però..adesso avrebbe anche avuto voglia di innamorarsi.
    E Nicole..gli dava quell'impressione così..dolce.
    La prima volta che l'aveva vista, ossia quella mattina, aveva provato qualcosa nel suo cuore.
    Non aveva mai avuto tale sensazione.
    Era così..bella.
    Però sapeva bene che davvero non poteva avvicinarsi a lei, data la sua grave situazione.
    Aveva voglia di amare.
    Iniziò a pensare che forse andare in clinica sarebbe stata la corretta soluzione.
    Sarebbe guarito totalmente, sarebbe divenuto un'altra persona.
    E nonostante avesse un gran bisogno di farsi, dopo ci rifletteva su e ne deduceva che..si sentiva un mostro.
    Un mostro perchè era un qualcosa di infettivo.
    Non poteva più baciare una ragazza, niente di niente.
    La sua situazione lo spaventava a volte, terribilmente.
    Fin'ora la fortuna era stata dalla sua parte.
    Forse la clinica era l'unica cura, l'unica via d'uscita.
    Avrebbe voltato pagina. Avrebbe ricominciato una nuova vita, tutto daccapo.
    Ci riflettè su più e più volte.
    Finì per piangere e ciò lo deprimeva.
    Così andò a trovare un amico al fine di sfogarsi su della cocaina e nel tentativo di sentirsi meglio, almeno per un pò.

    Fine 1° Capitolo

    SPOILER (click to view)
    Sono ancora un pò incerta sul titolo ma comunque...
     
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