Grida il mio nome, non aver paura.

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  1. Hysteria. 95 <3
     
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    Ore 0.00 ; Amburgo.
    -Dammi un'altra birra, Sylvia.-
    -Bill basta dai! Stai esagerando.-
    Ero ubriaco. Sì, non capivo un cazzo. Vedevo tutto a rallentatore e le sagome delle persone, in quel pub del centro, mi sembravano ombre colorate che danzavano a ritmo di quella musica che non avevo mai capito e non avevo mai accettato. Conoscevo bene quel posto: mi aveva fatto compagnia nei momenti piu' difficili e piu' bui della mia vita. Sylvia lavorava lì. Non la pagavano bene ma quel lavoro per lei era importante: riusciva a mantenersi; pagava l'affitto, comprava da mangiare al cane e faceva piu' o meno le cose quotidiane che fanno le diciottenni. Quella ragazza dagli occhi blu e dai capelli corvini era la mia migliore amica. Non ci eravamo mai scambiati grandi segni d'affetto, ma era l'unica persona che sapeva realmente ascoltarmi. Ero tornato dall'Humanoid City Tour circa da una settimana. Mi era mancata la mia famiglia, i miei amici, i miei animali.. Ero felice di essere ritornato. Eppure ora mi trovavo in quel fottutissimo pub, ubriaco marcio seduto davanti a un bancone e con la testa tra le mani.
    -Sylvia, voglio bere! Dammi un'altra birra.-
    -Smettila Bill. Torna a casa.-
    Questa volta non le avevo raccontato cosa era successo, il perchè di quel mio bisogno represso di bere. Non sapevo perchè. Avrei potuto pensare che non mi andava di dirglielo, ma non era così. Con Sylvia era diverso: non era mai successo di non volerle raccontare i miei problemi, eppure quella sera non volevo parlare con nessuno.
    -Io me ne vado.-
    Tirai fuori il portafoglio, sfilai una banconota da 20 euro e la buttai sul bancone. Aprii la porta del pub e me ne andai. Cominciai a camminare barcollante per le strade del centro. L'alcol avrebbe dovuto cancellare quei ricordi amari, eppure non aveva fatto quell'effetto: sembrava li avesse moltiplicati. Ebbi un flashback:
    Ore 3.00 ; Italia-Milano, Hotel Melia.
    -Lasciami, che cazzo fai, lasciami! Mi stai facendo male!.-
    -Stà zitta troia!-
    *Tonfo di una porta che si apre si colpo.*
    -Tom! Tom! Che cazzo fai? Lasciala subito!-
    -Stai zitto stronzo.-
    -Tom ma sei impazzito che cazzo hai?-
    -Torna dai tuoi amichetti a farti inculare, io non sono come te.-
    -Lasciami stare ti prego! Lasciami!-
    -Tom smettila, smettila cazzo basta!-
    Quel ricordo mi fece tremare, sentii un dolore al cuore. Successe tutto così in fretta. Io cercai di staccarlo da quella ragazza, ma tutto quello che ottenni fu solo un forte pugno nello stomaco che mi fece svenire. Mio fratello si drogava, mio fratello stuprava le ragazze, mio fratello mi aveva picchiato e non lo faceva da quando avevamo sei anni per gioco. A Roma, il giorno prima del concerto di Milano, entrai ingenuamente nella sua stanza per dirgli che stavo andando sotto la doccia e se aveva bisogno di qualcosa. Lo trovai con solo dei boxer in corpo, seduto in un angolo della camera con l'ago infilzato nelle vene. Credetti di morire. Stetti con lui tutta la notte, aspettando che si riprendesse. Mi ero fatto spiegare il perchè di quel gesto e da quanto tempo lo faceva. Mi aveva detto che dalla morte di mamma, per lui non c'era piu' pace e che andava avanti da cinque mesi circa. Stettimo abbracciati tutta la notte, sul suo letto. Fu un momento dolcissimo, parlammo molto. Mi aveva promesso che non lo avrebbe piu' rifatto, ma il giorno dopo nel cuore della notte lo trovai nella sua camera d'albergo con una sedicenne, probabilmente una sua fan. Il suo corpo era sudato e i suoi occhi rossi come il fuoco. La ragazzina si dimenava e cercava di liberarsi da lui, ma sembrava il diavolo in persona. Dopo il concerto di Parigi non lo vidi piu'. Arrivati ad Amburgo ero sceso dal tourbus con in mano i miei bagagli senza salutare nessuno. Avevo chiamato un taxi ed ero andato a stare in un Hotel, dove sono tutt'ora.
    Quando scoprii di provare un sentimento superiore a quello dell'amore fraterno per Tom, fu la sera dei nostri diciotto. Tom mi aveva scritto un fogliettino contenente delle parole, forse le piu' belle che avevo mai ricevuto da lui:
    "E' mezzanotte, fratellino. Ora non avremo piu' bisogno di ribellarci all'umanità, anche se la ribellione ci ha accompagnati per molto tempo: Abbiamo diciotto anni! Scordati di volermi regalare qualcosa perchè il mio regalo piu' grande l'ho ricevuto esattamente diciotto anni fa, dieci minuti dopo la mia nascita. Tanti auguri fratellino! Ti voglio bene."
    Mi ricordo che scoppiai a piangere e gli saltai in braccio proprio come fanno le ragazzine quando ricevono un regalino dal fidanzato. Lui mi aveva stretto a sè con le sue braccia forti e possenti e mentre io singhiozzando continuavo a ripetergli: grazie Tom, grazie mille! Lui mi sussurrava all'orecchio: ti voglio bene Bill, anche se ti piace il cazzo. E poi eravamo scoppiati a ridere all’unisono.
    La sera prima avevo confessato, prima a lui e poi al resto del gruppo, di essere omosessuale. Georg e Gustav sembravano averla presa bene, ma Tom no. Ricordo ancora quello sguardo pietrificato quando pronunciai quelle parole: Tom, io sono gay. Probabilmente ci aveva pensato su tutta la notte ed era rimasto assente per tutta la giornata dopo. Ma poi era riuscito ad accettarmi per quello che ero, e che sono.
    Avevo provato ad avere delle esperienze con delle ragazze, anche esperienze sessuali. Poi per tre anni non sono stato con nessuna credendo di voler aspettare la mia anima gemella, ma di una cosa ero certo: non mi piacevano le ragazze, mi attraevano gli uomini. Non mi accorgevo di essere innamorato di mio fratello. Quando Tom portava a casa delle ragazze per portarsele a letto sentivo un leggero fastidio al cuore ma non ci facevo mai molto caso, pensavo fosse normale.
    Sono esattamente due anni che mi tengo dentro ciò che provo per lui. A volte, quando siamo in casa insieme e non me la sento di stare con lui, esco di casa dicendogli che vado a scopare con qualche amico. Lui mi crede un Don Giovanni con i ragazzi, ma in realtà io non ho mai fatto l'amore con nessun ragazzo, nè tantomeno ci sono stato insieme.
    Mi mancava mio fratello, quello di un tempo. Quello con i rasta, quello che non aveva paura di essere considerato maleducato se si sedeva sciallo con le gambe aperte davanti ad un'intervistatrice. Quello che non aveva paura di dire che scopava come un cristo. Quello che mi sorrideva sincero, con gli occhi sereni. Quello che si vestiva largo e camminava innaturalmente come se l'avesse preso in culo. Mi mancava il Tom che al mattino, quando ero in ritardo per le prove di un concerto, mi diceva dolcemente: sei pronto cucciolo? E io soffocandomi con il latte gli rispondevo: arrivo! Mi mancava mio fratello, il compagno della mia vita, la metà che mi completava.
    Senza volerlo, mi accorsi di aver camminato fino a casa mia. Casa mia e di Tom. La mia mente sbronza decise di suonare alla porta. Mi aprì un ragazzo sconosciuto: un ragazzo con delle treccine nere, le occhiaie viola e con i boxer: il nuovo Tom.
    -Non ti piaceva farti vedere nudo da me, lo odiavi!- Dissi.
    -Bill! Oddio Bill sei tu! Dove cazzo sei stato?-
    Mi mise una mano sulla spalla, mi scostai.
    -Non mi toccare, drogato.-
    Lo spostai ed entrai in casa. Salii le scale e Tom mi corse dietro.
    -Bill senti ti devo parlare.-
    Non lo ascoltai, feci per entrare in camera mia ma mi afferrò per un braccio.
    -Bill, senti.. Posso parlarti?-
    -Cosa devi dirmi?-
    -Mi.. dispiace.-
    -Di cosa, Tom? Per una promessa che non hai mantenuto? Per aver rovinato la vita ad una ragazza? Per avermi tirato un pugno? Ma figurati Tom, non è nulla.. Sono solo un frocio che lo prende in culo dagli amichetti.-
    Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma come credevo non ci riuscii.
    -Scusami mi dispiace.. Quella sera è stato piu' forte di me. Dovevo drogarmi, dovevo farlo! Tu non sai che sensazione si prova! E' una cosa fortissima! Ne avevo bisogno.-
    Lessi nei suoi occhi sincerità, ciò che mancava nel nostro rapporto ormai da mesi. Non dissi niente. Scoppiai a piangere. Pensai alla mia mamma, pensai a lui. Mi abbracciò con tutta la sua forza.
    -Mi dispiace fratellino, scusami.-
    -Mi manca la mamma.- Singhiozzai.
    -Dobbiamo essere forti Bill.-
    -Lei non avrebbe voluto che che tu facessi quello che hai fatto.-
    -Lo so Bill, lo so.-
    -Tom se lo rifai ancora io.. io.. giuro che ti ammazzo!-
    -Tranquillo cucciolo, non succederà piu'. Lo faccio per te, lo faccio per mamma. Non ho dormito un cazzo questa settimana. Dove sei stato?
    Mi staccai da lui e mi asciugai le lacrime. Forse Tom, MIO FRATELLO quello vero era tornato.
    -In un Hotel.-
    -Domani andiamo a prendere le tue cose, ok?
    -Ok.-
    -Vieni, scendiamo giù.-
    Scendemmo le scale. L'effetto dell'alcol era sempre piu' forte. Chissà se si era accorto che avevo bevuto, mi conosceva bene. Ci sedemmo sul divano, lui spense il televisore.
    -Dai racconta, cosa ti ha spinto a tornare da me? Oppure ti mancava solo casa tua?-
    Lo guardai negli occhi. Dio quanto era bello. Quello sguardo fisso su di me mi fece imbarazzare e sentii calore. Quegli occhi color nocciola esattamente uguali ai miei erano la mia vita. Ero innamorato perso di mio fratello, non c'era dubbio. Questa era una cosa che mi faceva paura. Avevo paura di lui, delle emozione che mi faceva provare, ne ero terrorizzato piu' della morte.
    -Sono stato al Rocky.-
    -Hai bevuto?-
    Annuii.








    Ehm, ditemi voi se come inizio vi piace. :gtyt:
     
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  2. nana_96
     
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    si mi piace molto sposta presto il seguito
     
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  3. Hysteria. 95 <3
     
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    Ok, postoooo!!! :)


    -Quindi sei ubriaco.-
    -Un po'.-
    -Perchè lo hai fatto?-
    Ero nel panico piu' totale. Non sapevo cosa dire. Ero stato bravo in questi due anni a tenere nascosto il mio segreto. Non lo sapeva nessuno, tranne io e Sylvia. C'erano stati momenti peggiori in cui credetti di cedere. Tipo quando, un anno fa, mi aveva chiesto perchè ero corso in bagno subito dopo averlo visto nudo per una scommessa fatta con Georg.
    (Oh Tom, se riesco a scoparmi la bionda tu stasera ti spogli davanti a tutti.)
    Tom aveva accettato la scommessa e aveva perso.
    Ero corso in bagno, quella sera indossavo dei leggins stretti e lucidi. La mia erezione si sarebbe notata troppo. Eppure alla domanda di Tom ero riuscito a rispondere mettendola sul didere: mi facevi talmente schifo che sono dovuto correre in bagno a vomitare, e la scampai. Lui si era messo a ridere, era ubriaco.
    -Tom nulla, volevo bere.-
    Tom studiò il mio sguardo, cercò di capire se mentivo.
    -Tu non me la conti giusta. Che hai fratellino? Insomma ora è tutto ok tra di noi, no? E' tornato tutto come prima.-
    -Sì.-
    -E allora parlamene. E' per colpa di un ragazzo?-
    Si Tom, è per colpa di un ragazzo. Indovina chi, idiota! Non capisci un cazzo. Perchè non capisci Tom perchè? Se solo ti fermassi un attimo, ti staccassi dalle tue troiette forse capiresti cosa provo per te, merda! Pensai.
    -Ho capito, è un ragazzo.-
    No, non posso dirglielo. Non ora, non cosi, non qui. Rovinerei tutto. Gli farei schifo. Smetterebbe di parlarmi. Dimenticherebbe di avere un fratello e non mi calcolerebbe piu'.
    -Cazzo è proprio vero: the pain of love will last forever. Vero fratellino?-
    Ma quanto cazzo era idiota e quanto cazzo lo amavo!?
    -Ho bisogno di dormire.- Dissi.
    -Dai, ti accompagno su.-
    Ma perchè non mi lasciava in pace?
    Si alzò in piedi e per un attimo rimasi impalato sul divano ad osservarlo. Com'era bello. Aveva un fisico che io non avrei mai avuto, eppure siamo gemelli. Lo avevo sempre considerato fisicamente migliore di me. Quando eravamo piccoli lui aveva un sacco di fidanzatine mentre io, Bill Kaulitz lo sfigato della scuola che a tredici anni andava in giro con i capelli colorati, le unghie nere e il trucco sugli occhi, non cuccavo mai un cazzo.
    All’epoca ero geloso di lui, mi aveva anche "rubato" la bambina che mi piaceva una volta. Sì, ero molto geloso di lui. Mentre ora mi ritrovo qui a sbavargli davanti.
    Si stiracchiò. Lo guardai dalla testa ai piedi. Oh cazzo! No, no, no. Diventai serio. Stava per succedere di nuovo. Sentivo che stavo per avere un'erezione. Sbarrai gli occhi e gemetti. Cercai di concentrarmi su altro ma allo stesso tempo pensavo: no dai, fai il bravo non ti alzare ora, NON ORA!
    -Beh? Che hai?- Mi chiese.
    -No, nulla.- Gli risposi con voce smorzata.
    Feci un lungo respiro profondo e facendo finta di nulla presi un cuscino e me lo misi sopra il pene. Io divento sempre comico in situazioni come queste, quindi mi veniva anche da ridere.
    -Hehe, sai Tom.. Forse è il caso che io dorma sul divano questa notte.-
    Dissi sperando l'impossibile.
    -Ma sei scemo? Che hai di strano stasera?-
    -No, niente.-
    Mi fece un sorriso maliziosissimo e non capii.
    -Ricordi quando ti facevo il solletico?-
    Diventai bordò e cominciò a battermi forte il cuore: no ti prego Tom, non ora NO! pensai.
    Mi saltò addosso e mentre lui era concentrato a farmi il solletico io faticavo a tenere fermo il cuscino che nascondeva la verità. Ero serio, non ridevo. Soffrivo il solletico ma non in momenti come quello. Successe ciò che speravo non succedesse: mi strappò dalle mani il cuscino e lo buttò a terra.
    -NO!- urlai. E con tutta la forza che avevo cercai di toglierlo dal mio corpo, ma non ci riuscii.
    Continuò insistente, sopra di me, a solleticarmi il collo e i fianchi. Io ero privo di forze e mi arresi. Lo avrebbe scoperto.
    Si fermò.
    Diventò bianco e mi guardò negli occhi. Io tremavo. Si alzò di colpo e io cominciai a piangere. Lui era pietrificato, immobile davanti al divano. Fissava il vuoto.
    -Ecco cosa mi nascondevi..-
    -No Tom, no! Smettila ti prego!-
    Alzò il tono della voce.
    -Ecco cosa mi hai nascosto in tutto questo tempo Bill, cazzo!-
    -Basta! Stai zitto ti prego!-
    Mi prese per le spalle e mi sollevò davanti a lui. Io non lo guardai, mi vergognavo.
    -Perchè non me lo hai detto Bill perchè cazzo?-
    Singhiozzavo.
    Mi lasciò andare e caddi in ginocchio davanti a lui. Mi misi le mani in faccia.
    Rimasimo cosi per due minuti. Poi Tom ruppe il silenzio.
    -Io ti faccio arrapare, Bill. Non è cosi?-
    Piangevo.
    -Sei cosi depravato e malato di sesso che ti scoperesti tuo fratello, non è vero?- Urlò.
    -Basta! Smettila ti prego! Basta!-
    Ed ecco le fatidiche tre parole che temevo avrebbe potuto dire se avesse scoperto il mio segreto:
    -Mi fai schifo.-
    Mi lasciò sofferente nel pavimento della sala e salì le scale per raggiungere la sua stanza.
    Piansi per un tempo indefinito ma poi mi addormentai.
    Mi svegliò la sua voce, la voce di Tom.
    -Svegliati.-
    Erano le cinque del mattino e avevo un mal di testa fortissimo.
    Mi alzai sui gomiti e mi massaggiai le tempie. Ma la sua mano mi rispinse a terra con violenza. Lo guardai e sentii il suo alito: aveva bevuto. Ricordai che in camera teneva sempre una o due bottiglie di champagne per "qualsiasi evenienza". Così le chiamava lui le sue scopatine. Lo guardai negli occhi per capire che intenzioni avesse.
    -Quindi io, ti piaccio.- Disse con voce ubriaca.
    Avevo paura: cosa sarebbe successo ora?
    Tom si sdraiò sopra di me e io ebbi un sussulto.
    -Tom cosa fai? Sei impazzito?-
    -Shh.-
    Le nostre labbra si sfiorarono e quel contatto mi fece rabbrividire. Passò la sua lingua sul mio labbro inferiore e riecco la mia erezione. Lui lo notò perchè fece un mezzo movimento cambiando di poco la sua posizione. Il cuore mi batteva a mille e mi faceva impressione capacitarmi del fatto che mio fratello mi stesse baciando. Ero immobile. Avevo gli occhi sbarrati e vedevo i suoi chiusi. Mi lasciai andare e li chiusi pure io. Ci baciammo intensamente. Era da cinque anni che non baciavo nessuno. Ma con lui fu facile, era lui a guidarmi.
    SPOILER (click to view)
    Passò le sue mani calde su per i miei fianchi sollevandomi la maglietta. Inarcai la schiena per aiutarlo a togliermela. La situazione diventò piuttosto movimentata. Lui ci stava mettendo piu' passione ed io mi facevo portare. Mi toccava il petto, i capelli, mi baciava il collo e i miei pantaloni stavano per scoppiare. Si mise in ginocchio davanti a me e mi slacciò i pantaloni. Lo guardai con gli occhi semi-chiusi. Lui non mi guardava: era concentrato nel suo lavoro. Sapevo che non voleva farlo davvero. Sapevo che solo era ubriaco. Sì, ero egoista. Stavo pensando solo a me stesso. Non pensavo a lui, non pensavo che non lo voleva. Ero egoista, era ciò che aspettavo da due anni e non mi importava. Mi stavo approfittando di un suo momento di debolezza? Forse sì. Ma non mi importava. Bill Kaulitz non è cosi, o forse si? Mi tolse i pantaloni e rimasimo in boxer. Dio, quante notti sprecate a sognare ciò che stava succedendo ora. Quante lacrime versate a sognare un amore impossibile.
    Tom posò la sua mano sul mio petto e poi scese giù fino all'elastico dei miei boxer. Ci infilò la mano dentro. Tutto si fermò: sentii le orecchie fischiarmi, gli occhi chiudersi, il cuore battere, lo stomaco scatenarsi. La mia natura era tra le sue mani, tra le mani di Tom Kaulitz, il mio fratello gemello. Provai una sensazione mai provata in tutta la mia vita: mi sentivo bruciare. Tom mi tolse i boxer e cominciò a muovere dolcemente il mio pube.
    Cominciai a respirare sempre piu' faticosamente. Tom andò piu' veloce. Tenevo la testa tirata indietro: come se dovessi "sopportare" un dolore fisico. Ma non era un dolore fisico. Era la cosa piu' bella che mi fosse mai capitata. Tom si fermò per un istante e poi sentii dell'umido sul pene. Sì, era proprio così: Tom Kaulitz, il mio fratello gemello, mi stava facendo un bocchino. Gemevo, tremavo, godevo. Lui stava facendo un lavoro perfetto: faceva su e giu con la bocca, poi lo tirava fuori e con la punta della lingua mi leccava l'estremo del pene. Quando lo fece per la terza volta non riuscii piu' a trattenermi: dovetti urlare. Dalla mia bocca fuoriuscì un gridolino di piacere quasi inumano. Non sapevo di essere capace a simulare urla di piacere sessuale.
    -Ahh. Mhh.-
    Tom continuò, continuò e continuò. E io urlavo, godevo come un dannato. Mi tirai su dai gomiti.
    -Aaahh sii, Tom ti prego continua, sii.-
    Stavo sudando, sudavo.
    Venni, senza pudore.

    Tom si spostò. Io mi sentivo in paradiso.
    Mi alzai in piedi per andare in bagno a pulirmi dal mio sperma. Lo feci e tornai in sala. Tom era seduto sul divano, aveva acceso la tv. Raccolsi i miei boxer dal pavimento e me li rimisi. Mi sedetti vicino a lui e poggiai la testa sul suo petto.
    -Sei pazzo. Tu non lo volevi fare veramente.-
    Ci fu silenzio.
    -Grazie.- Dissi fermamente.
    Lo guardai, per cercare di capire. Aveva le lacrime agli occhi.
    -Oddio Tom! Cos'hai? E' colpa mia?.-
    Silenzio.
    -Tom parlami, dì qualcosa!-
    -Non voglio ammetterlo a me stesso, ecco la verità.-
    -Non vuoi ammettere cosa?-
    -Che ti amo.- Disse.
    Io mi incazzai. Non era vero, non ci credevo. Era un bugiardo. Mi alzai in piedi.
    -Non dire puttanate, Tom! Non farmi incazzare!-
    Si alzò in piedi.
    -Eh? Ma che cazzo stai dicendo? Stai dando i numeri? Non ti piacevo io, eh? Non eri tu quello depravato disposto a scoparmi? Beh Bill. Ci sei riuscito a convertirmi. Questa sera mi è piaciuto farti un pompino. Sei contento?-
    Gli tirai uno schiaffo. Silenzio. Poi parlò, piangeva:
    -Ma insomma, cosa vuoi da me? Con la tua sensualità mi fai innamorare di te all'età di diciassette anni. Poi mi confessi di essere gay e io non ti parlo per non farti capire ciò che provo. Poi stanotte di arrapi mentre ti faccio il solletico. Io corro in camera e mi ubriaco perchè ero riuscito a dimenticarti per un periodo, ero riuscito a pensare ad altro. Ti faccio un bocchino e ora non credi a quello che ti dico? Bill cazzo quando capirai che ti amo? Come posso fartelo capire?
    Non volevo credere a quello che mi stava dicendo, no! Io non ci credevo! Ebbi una crisi isterica. Urlavo, urlavo forte. Tom mi prese per i polsi per farmi calmare.
    -Perchè? Perchè mi fai questo? Perchè mi dici queste stronzate solo per farmi stare bene? Perchè mi odi cosi tanto da dirmi questo? Perchè non mi dici semplicemente che scoperesti con me solo per non perdermi? O forse credi che io sia pazzo? Provi pena per me, Tom? E' per questo che stasera hai soddisfatto un mio stupido capriccio sessuale?-
    -Se ti stessi prendendo in giro farei questo?-
    Mise le mani attorno al mio collo e con i pollici mi sfiorò le mascelle. Mi baciò.
    Tom se baciava, era solo per scopare. Infatti se baciava doveva anche palpare.
    Ma con me non lo stava facendo. Era intendo a baciare me, solo me: Bill Kaulitz, il suo fratello gemello.
    Piangevo. Lo baciavo e piangevo.
    -Ti amo.- Gli sussurrai.
    -Ti amo anch'io.- Mi sussurrò.
     
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    Hallooooooooooooooooooooo continua la storia mi piaceeeeeeeeee
     
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  5. Hysteria. 95 <3
     
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    Postooo ancoraaaa ^.^



    Al mattino mi risvegliai sul divano. Tom non c’era.
    Per un attimo credetti di aver sognato, ma poi eccolo arrivare.
    -Buongiorno.-
    Mi stampò un dolce bacio sulle labbra.
    -Dormito bene?-
    -Benissimo.- Gli risposi.
    -Dai muoviti, cucciolo. Dobbiamo andare a prendere le tue cose.-
    -Arrivo!-
    Mi alzai dal divano e corsi in camera mia. Ancora non riuscivo a credere che ciò che piu’ avevo desiderato in due anni di sofferenze e silenzi era successo davvero.
    Presi l’asciugamano e un paio di boxer nuovi. Andai in bagno e mi infilai sotto la doccia.
    Mi lavai velocemente, mi asciugai i capelli e mi vestii. Mi guardai allo specchio:
    Lo ammisi, un po’ mi mancavano i miei capelli lunghi. Ora erano rasati di lato e non molto lunghi sopra. Smisi di fissare la mia figura riflessa e andai da Tom senza truccarmi. Mentre scendevo le scale il cuore mi batteva.
    -Sei pronto?-
    -Sì.-
    Uscimmo di casa ed entrammo nella sua macchina. Per tutto il tempo non spiccicai una parola: mi vergognavo. Arrivati in hotel aprii la portiera e scesi.
    Mi incamminai da solo, velocemente lasciando indietro Tom. Nell’arco di due secondi mi ritrovai nel vicolo accanto alla via dell’hotel. Tom mi aveva afferrato per un braccio e mi aveva sbattuto contro il muro. Mi batteva il cuore, sbarrai gli occhi.
    -D’ora in poi devi dirmi solo la verità.- Mi disse con voce sensuale.
    Distolsi lo sguardo dai suoi occhi. Non sapevo cosa rispondere ma le parole mi uscirono da sole:
    -Sappi che sono ancora arrabbiato con te.-
    Arrabbiato? E per cosa? Hai ciò che hai sempre desiderato, Bill! Ma sei scemo? Pensai.
    Tom spinse il suo bacino contro il mio facendo scontrare i nostri sessi.
    -Uhh, lo sento. Arrabbiatissimo!- Esclamò sentendomi eccitato.
    -Se dici di essere davvero innamorato di me, allora perché ieri mi hai detto che ti faccio schifo?- Chiesi.
    -Non lo so. Sono sincero: non so perché ho detto quelle parole. Non lo penso davvero e tu lo sai.-
    Tom non mi aveva mai detto che gli facevo schifo. Nemmeno quando gli avevo confessato di essere gay. Era mio fratello, il mio fratello gemello. Eravamo legati dalla nascita. Non poteva fargli schifo Bill Kaulitz, il sangue del suo sangue. Sì, gli credevo. Avevo le labbra semi-aperte e gli occhi semi-chiusi. Non sapevo cosa fare, mi sentivo impacciato.
    -Vieni con me.-
    Mi prese la mano come non aveva mai fatto, non si vergognava. La gente passava distratta ma lui non si vergognava di tenermi per mano. Entrammo in hotel. Chiesi le chiavi della mia camera, entrammo in ascensore.
    Arrivammo sul piano. Non ebbi neanche il tempo di aprire la porta della stanza e di entrare che Tom si chiuse la porta alle spalle e sbattendomi sul letto mi si buttò sopra.
    -Se mi facessi schifo ti avrei preso per mano davanti a tutti?-
    Ancora silenzio. Tom era capace di farmi rimanere senza parole.
    Mi alzò la maglietta e cominciò a leccarmi il petto, i capezzoli, l’ombelico.
    Sentivo il suo piercing freddo sulla mia pelle, tremavo. Mi tolse la maglia.
    Successe tutto velocemente. Non so come fece ma mi trovai sul letto a pancia in giù.
    Mi sfilò i pantaloni e, cingendomi i fianchi, mi sollevò posizionandomi a 90.
    Stava per sfilarmi i boxer quando lo fermai. Che cosa voleva fare?
    -No, Tom fermati!-
    -Cosa? Cosa c’è?-
    -Non.. me la sento. Ora.-
    -Eh?-
    Non capiva. Come potevo dargli torto? Mi credeva un’abile macchina del sesso. Ma non era cosi. Volevo inventarmi una scusa: volevo dirgli che non me la sentivo di farlo con lui in quel momento, perché era mio fratello. Ma poi ricordai la nostra promessa: niente piu’ bugie.
    -Tom, io..- Abbassai la testa.
    Tom me la risollevò dal mento.
    -Cosa succede Bill?-
    Mi decisi: glielo avrei detto.
    -Io.. Non l’ho mai fatto con un maschio.-
    Ci fu silenzio. Poi Tom cadde dal letto e si rotolò per terra ridendo come un pazzo.
    Mi alzai con la schiena e lo guardai perplesso: che cazzo gli era successo?
    -Ahahahahahah.-
    -Che cazzo ridi Tom?-
    -Ahahahahah, tu.. ahahahahah-
    Non vedevo ridere cosi tanto mio fratello da circa un anno. Scoppiai a ridere pure io.
    -Quindi tu.. ahah.. devi sapere Bill.. che io.. ahah..-
    -Parla idiota!-
    -Ahah.. Ok! Le notti in cui non c’eri, che mi dicevi di essere andato a scopare con questo e quell’altro.. Io mi scervellavo facendomi le seghe e sforzandomi di immaginarti a novanta mentre ti facevi inculare.-
    A quelle parole mi spaventai. Non potevo crederci. Primo: Tom Kaulitz che si fa le seghe? Secondo: Tom Kaulitz che immagina Bill Kaulitz che si fa inculare? No, non scherziamo!
    Ci fu silenzio. Poi riuscii a dire:
    -Tu..-
    -Eh si, io fratellino..-
    -A cosa ti serve farti le seghe se sei pieno di tipe?-
    Tom si alzò dal pavimento e si sedette sul letto.
    -Ma non sempre.. Qualche volta mi divertivo a immaginarti in situazioni simili..-
    -E perché?-
    E rieccolo ridere.
    -Beh.. Perché sai.. l’amore non è fatto solo di cioccolatini e bacetti.. a volte c’è bisogno di passione..-
    Dicendo quelle parole si toccò il piercing con la lingua squadrandomi dalla testa ai piedi. Mi sentii una delle sue puttanelle. E lo ammetto, mi piaceva.
    -Ma passione fra di noi non c’è mai stata.. Voglio dire.. Non fino ad ora..-
    -Hai ragione, però a volte mi piaceva immaginare che ci fosse.. Ma ora basta parlarne.. è gia tanto se te l’ho confessato..-
    Abbassai lo sguardo.
    -Dai, prendi le tue cose che andiamo a fare colazione.-
    -Aspetta!-
    -Cosa?-
    -Voglio farti provare quello che hai fatto provare a me.-
    Lo spinsi contro al muro e gli tolsi la maglietta. Gli slacciai i pantaloni e gli calai i boxer.
    -Intraprendente il mio fratellino..- Disse con tono eccitato.
    -Aspetta e vedrai..-
    SPOILER (click to view)
    Presi il pene di Tom tra le mani e passai lentamente la lingua su tutta la parte inferiore e poi me lo misi in bocca. A volte lo toglievo dalla bocca e sbattevo velocemente la lingua sulla parte superiore. Hey! Mi piaceva. Tom gemeva. A un certo punto dovette appoggiare la mano sopra una mensola della stanza perché godeva e doveva reagire in qualche modo. Venne sporcandomi le labbra e il collo. Il suo sperma era caldo e liquido. E chi lo avrebbe immaginato? Io, Bill Kaulitz, dentro la camera di un hotel alle ore 10.43 del mattino avevo fatto un bocchino a mio fratello Tom Kaulitz e ora mi ritrovavo ricoperto del suo seme.

    -Cazzo!- Esclamò Tom esausto e sudato.
    -Eh?-
    -Ci sai fare! Ma questa è la prima volta, ne sei sicuro?-
    -Si Tom, giuro.-
    -Beh.. sei portato.-
    -Grazie.-
    Ci sistemammo, poi presi la mia borsa e le mie valige del tour. Uscimmo dall’hotel ed entrammo in macchina. Il sole splendeva e fummo costretti a metterci gli occhiali da sole. Dio com’era sexy al volante con quegli occhiali! Non riuscivo a parlare. Avevo in mano un portachiavi con la bandiera dell’Italia che mi aveva regalato una fan molto simpatica al meet&great del concerto di Milano e continuavo a torturarlo con le dita. Ero nervoso. Cosa sarebbe successo ora? E dopo? E domani? E tra un mese? Cosa sarebbe successo in tutto il tempo che io e Tom avremmo trascorso insieme? E col tempo ci saremmo stufati? Il nostro rapporto avrebbe smesso di funzionare sia come fratelli che come fidanzati? Fidanzati? Ma che dico! Tom non è il mio fidanzato. Quante seghe mentali! Quando Tom parlò ebbi un sussulto.
    -Allora..-
    Deglutii.
    -Cosa facevi tutte le volte che mi dicevi che andavi a scopare?-
    Bene.. Cosa gli avrei risposto ora?
    -Devo dirti la verità?-
    -Certo che si!-
    -Me ne andavo in giro con le cuffie nelle orecchie a piangere per strada..-
    Vidi la sua fronte aggrottarsi.
    -E perché?-
    A quella domanda mi si chiuse lo stomaco.
    -Perché soffrivo per te..-
    Tom frenò di colpo facendomi sobbalzare. Accostò. Si girò dalla mia parte e si tolse gli occhiali. Era serio.
    -Tu sei stato male, per me?-
    -Hey Tom! Cosa credi? Anche io ho un cuore..-
    -Credevo di essere l’unico fra i due ad essere stato male per questa cosa.-
    -Non è affatto cosi. Non sono arrivato a fare le cose che hai fatto tu però ci sono stato male anch’io. Per ben due anni.-
    -Quindi vuoi dire che noi per due anni ci siamo nascosti tutto questo senza sapere di essere corrisposti?-
    Riflettei.
    -Evidentemente si.-
    Silenzio.
    -Ma Tom.. Ora tra di noi..-
    Non ebbi il tempo di concludere la frase che Tom mi sigillò le labbra con un bacio. Si staccò da me. Mi guardò fisso negli occhi. Piangeva. Ma perché? In quel periodo Tom piangeva di continuo. Non l’avevo mai visto cosi. Di solito ero sempre io quello triste. Lui era sempre capace di cammuffarlo. Ma evidentemente ci eravamo scambiati i ruoi. Io ero diventato quello freddo e introverso, mentre Tom quello piu’ debole e fragile.
    Mi abbracciò forte. Non lo avevo mai visto cosi.
    -Ti prego, dimmi che questo non succederà piu’.. Dimmi che non staremo piu’ cosi male l’uno per l’altro.. Dimmi che mi ami, dimmi che non finirà mai tra di noi.. Dio quanto ti amo Bill! Ti prego non farmi del male.. Lo so che questa è la cosa piu’ pazza che io e te stiamo facendo in tutta la nostra vita.. Lo so che non è normale.. Però ti prego.. Se facciamo questo passo dobbiamo essere consapevoli che non potremo piu’ tornare indietro.. Se tu non vuoi allora finiamola qui! Torneremo ad essere quelli di sempre e ci dimenticheremo di questa cosa.. Però ti prego: non lasciarmi solo!-
    Era fuori di sé. Quasi mi spaventai a sentirgli dire quelle cose. Mio fratello che mi diceva che mi amava? Mio fratello che aveva paura? Stavo sognando o era la verità?
    Lo staccai da me e lo guardai fisso negli occhi lacrimanti.
    -Io non ti lascio! Tom io non ti lascio! Noi insieme fino alla fine, ricordi? Non importa in che modo, ma io non ti lascerò mai.. Non so come possa essere successo, Tom.. Ma io mi sono innamorato di te e se questa cosa è davvero cosi forte come crediamo allora nessuno potrà separarci o farci cambiare idea.. Perchè il nostro sarà pure amore.. Ma è qualcosa di piu’.. Noi siamo fratelli, fratelli gemelli.. Dentro di te scorre il mio sangue e dentro di me il tuo..-
    Quelle mie ultime parole mi inumidirono gli occhi. Mi fecero tornare in mente quella canzone.. Quella che con tanto amore avevo scritto per lui, per noi: “In die Nacht.”
    Quante volte ai concerti avevo pianto per quella canzone. Quante volte discretamente mi ero girato verso di lui e avevo cercato un suo sguardo: ma niente. Ma ora era tutto finito. Non volevo piu’ pensare alle mie fottutissime sofferenze. BASTA!
    -Ti amo Bill, ti amo.-
    -Anche io, Tom.-
    Ci baciammo per molto tempo fino a quando non sentii lo stomaco di Tom brontolare.
    -Ops..-
    -Dai andiamo a fare colazione.-
    -Agli ordini, cucciolo.-
    Arrossii.



    Ecco. :)
     
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  6. lady tokio 483
     
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    Che dolciiiiiiiiiiiiiii...
    Vabhè apparte il fatto che Tom pensasse che Bill avesse perso la vergintà da temporidendosela però davvero carino e il Bill intraprendente davvero niente male
    Posta prestoooo
     
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  7. Hysteria. 95 <3
     
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    CITAZIONE
    Vabhè apparte il fatto che Tom pensasse che Bill avesse perso la vergintà da temporidendosela però davvero carino e il Bill intraprendente davvero niente male

    Hehehehehe posto solo per te ^.^



    Arrivammo al bar. Ordinammo un sacco di cose buone e cominciammo a mangiare.
    Parlammo di mamma. Ricordammo tutti i nostri momenti piu’ belli passati insieme. La nostra infanzia, la nostra adolescenza. Le nostre risate con Georg e Gustav. La band, ecc. Poi mi venne in mente una domanda piuttosto sinistra:
    -Allora mi hai pensato quando ero in hotel?-
    Tom non mi guardava piu’. Era rimasto immobile con quel boccone di brioches alla crema in bocca. Guardava aldilà delle mie spalle.
    -Tom? Che succede?-
    Sfilò fuori dalla tasca il portafoglio e posò i soldi sul tavolo poi si alzò in piedi.
    -Tom, ma..-
    -E’ tornata.-
    -Ma chi?-
    Mi girai e la vidi. L’incubo peggiore mio, ma soprattutto di mio fratello: Perinne. Con lei c’erano altre ragazze, probabilmente altre stalkers. Erano lì, appoggiate ad una macchina. All’interno due uomini. Mi girai e lo guardai spaventato. Mi afferrò per un braccio. Cominciammo a camminare velocemente.
    -Ma che cosa vuole da noi quella ancora?-
    -Non lo so Bill, tu cammina veloce.-
    Mi girai. Stavano entrando dentro alla macchina. Svoltammo l’angolo e salimmo in macchina anche noi. Partimmo veloci.
    -Tom cazzo, ci stanno dietro.-
    -Merda!-
    Accellerò.
    -Ma non gli è bastato averti fatto pagare dei soldi per la sua bella faccia? Non potevi ammazzarla al posto di tirargli soltanto un pugno?-
    Arrivammo a casa. Sbarrammo porte e finestre.
    -E ora cosa facciamo?- Chiesi.
    -Non lo so.- Disse affrettandosi a chiudere una finestra.
    -Tom, io chiamo la polizia.-
    -No Bill! Ci saranno altri rumor e parleranno ancora male di me rovinandomi come hanno già fatto. ‘Sta troia! Vuole scopare con me ma se lo sogna.-
    -Se lo sogna e come, cazzo!-
    Tom si fermò. Mi guardò.
    -Sei geloso fratellino?-
    -Geloso? Io? Ma va.. Dico solo che non deve provare a toccarti..-
    Si avvicinò a me e mi mise le mani sotto la maglietta dalla schiena.
    -Non hai voglia?-
    Mi chiese facendomi venire i brividi.
    -Voglia di cosa?-
    Sapevo perfettamente a cosa si stava riferendo ma avrei voluto sentirglielo dire.
    -Di farlo..-
    -E con chi?- Chiesi con un ghigno stampato sulle labbra.
    -Con, me..- Disse intervallando fra le due parole.
    Volevo smetterla di fare la suora di clausura. Avrei voluto farlo, sì. Avrei voluto scopare con Tom. Cosa c’era di male?
    -Sì.- Risposi deciso.
    Tom mi buttò sopra il tavolo della cucina e si sdraiò sopra di me, in mezzo alle mie gambe.
    SPOILER (click to view)
    Mi tolse la maglia e io la tolsi a lui. Mi sfilò i leggins e io gli sfilai i jeans.
    -Andiamo di sopra?- Mi sussurrò in un orecchio.
    -Sì.-
    Mentre salimmo le scale Tom mi tirò una sculacciata sul sedere e io lo spintonai. Entrammo in camera mia e ci sdraiammo sul fianco uno di fronte all’altro. Lui mi sfiorava il viso e io lo guardavo.
    -Sei pronto, Bill?-
    -Sì.-
    Mi ero sempre preparato alla mia prima volta con un uomo con la classica posizione di penetrazione anale: quella a 90. Ma Tom mi stupì.
    Lui rimase sdraiato su di un fianco e io uguale ma cambiando fianco. Ora il mio sedere scontrava contro il suo pene.
    Mi tolse dolcemente i boxer e poi si tolse i suoi. Si abbassò un po’ e mi penetrò cingendomi i fianchi. Quella posizione era piuttosto strana, ma mi piaceva. Gemetti di dolore e afferrai le sue mani che erano sui miei fianchi.
    -Piano.- Dissi.
    -Scusami cucciolo.-
    Quelle parole mi rassicurarono e mi rilassai.
    Piano, piano Tom fece su e giu, su e giu. Quel dolce movimento che stava facendo dentro di me mi scatenò uno sfarfallìo assurdo nello stomaco. Mi piaceva, eccome se mi piaceva. Cominciai a gemere, poi a lamentarmi, poi ad urlare. Sentivo il respiro affannato di Tom dietro di me. Le sue mani sui miei fianchi erano sudate.
    -Tom, ahh, si Tom.-
    Si stufò di quella posizione e mi mise a 90. Cingendomi i fianchi mi fece dondolare verso di lui e poi lontano da lui, vicino e lontano, vicino e lontano.
    Stavo godendo come un dannato. Tom respirava quasi a fatica ormai.
    -Piu’ veloce Tom, piu’ veloce ahh.-
    Tom mi accontentò e andò piu’ veloce.
    Era una sensazione bellissima. Sentivo il mio corpo bruciare.
    Tom venne. Ci sdraiammo sul letto sfiniti e ci addormentammo.

    Mi risvegliai alle 13.50. Mi stiracchiai e mi girai dalla parte di Tom. Dormiva. Com’era bello. Il suo petto muscoloso e abbronzato si muoveva su e giu, respirava piano.
    Decisi di lasciarlo dormire. Sbirciai tra le tende delle finestre di camera mia: quella stronza sembrava sparita. Andai a sistemarmi un po’:
    Indossai una tuta dell’adidas color del cielo e una canotta bianca. Mi rifeci il trucco e mi sistemai i capelli. Mi misi alle prese con i fornelli per preparare qualcosa da mangiare per il pranzo: cucinai della pasta che piaceva tanto al mio Tomi e un’insalatina leggera. Mi venne in mente che io e mio fratello non mangiavamo il nostro dolce preferito da tempo: i waffeln. Non li mangiavamo da quando mamma non c’era piu’, di solito era lei che ce li cucinava. Cercai in cucina lo zucchero e la farina, ma non trovai niente. Quel cretino di Tom, tornati dal tour, non era andato a fare spese. Salii su in camera per mettermi le scarpe e un giacchino cercando di non fare rumore, ma non ci riuscii. Tom si svegliò e stiracchiandosi mugugnò:
    -Cosa fai, amore?-
    Amore? Cosa? Tom mi aveva appena chiamato amore!? Credetti di svenire.
    -Sto andando a comprare delle cose, voglio farti una sorpresa. Tu continua a dormire, non ci metterò molto.-
    -Vabene ma prima dammi un bacio.-
    Mi avvicinai al suo corpo nudo e chinandomi gli stampai un bacio sulle labbra.
    -A dopo!-
    Mi misi un cappello, degli occhiali e afferrando la borsa scesi le scale ed uscii.
    Cercando di non farmi riconoscere da nessuno, percorsi le strade di Amburgo con le cuffie nelle orecchie fino ad arrivare al supermercato. Entrai. Mentre cercavo la marca dello zucchero che solitamente comprava mamma sentii una voce giovane in lontananza.
    -Alice, Alice guarda! Assomiglia a Bill!-
    Mi irrigidii. Sentii un urlo. Evidentemente questa “Alice” alle parole dell’amica si doveva essere girata a guardarmi. Avevo trovato lo zucchero ma per non girarmi finsi di cercare ancora.
    -Ahah Alice calmati dai, non urlare. Ci assomiglia soltanto. Oh, fermati! Dove stai andando?-
    Afferrai lo zucchero e svoltai a destra, cambiando reparto.
    -Ma cazzo Kristal! Vorrei vedere te a trovare al supermercato un sosia di Tom! Almeno lasciami andare a chiedergli se posso fare una foto con lui!-
    -Oddio Alice che figura di merda!-
    -Sta’ zitta!-
    Ero nella merda piu’ totale. Speravo solo che se mi avesse riconosciuto, non avrebbe urlato.
    Mi diressi alla cassa e pagai. Uscii dal supermercato.
    -Eccolo Kristal! E’ la!-
    Mi sentii toccare una spalla. Non avevo scelta: dovetti girarmi.
    -Scusami, potrei..-
    Mi girai. La ragazza che toccò, probabilmente Alice, aveva dei capelli lunghissimi biondo platino, degli occhi azzurro ghiaccio e una corporatura snella. La ragazza che l’accompagnava era un po’ piu’ bassa. Aveva i capelli castano chiaro e degli occhi verde smeraldo.
    -Si?- Risposi togliendomi gli occhiali.
    Le ragazze sbiancarono. La bionda cercò anche di dire qualcosa ma dalla sua bocca non uscì nulla.
    -No, vi prego non urlate.- Sconguirai.
     
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  8. lady tokio 483
     
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    Dioooooo che paura l'incubo di Perrine anche qui...
    Postaa prestoooooooo
     
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  9. Hysteria. 95 <3
     
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    Sono contenta che ti piaccia *w*
    Ora sono al lavoro, stasera quando torno a casa posto il nuovo chappy! ^^
    Un kussoolooo. <3
     
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  10. lady tokio 483
     
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    Dankeeeeeeeeeeeeeeee!!!<33
     
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  11. lady tokio 483
     
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    UPPPPPPPPPPPPPPPP
     
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  12. _Billinna_93_
     
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    troppo bella per favore continua mi piace troppo
     
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  13. ivy.96
     
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    oddio! è fantastica !!! posta presto ! Baci
     
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  14. Hysteria. 95 <3
     
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    Ragazze, scusate per la lunghissima attesa ma tra il lavoro, le vacanze e la scuola ho perso un sacco di tempo. Ora non vi abbandono piu', lo giuro! U_U
    Postooooo!


    La bionda indietreggiò e cominciò a piangere non smettendo di fissarmi nemmeno per un secondo. Davvero, non sapevo che fare. Non mi ero mai trovato in una situazione come quella. Ero sempre abituato alle lacrime delle fan mentre io ero sul palcoscenico. Ai meet&great nessuno aveva mai pianto davanti a me, non in quel modo, non con quel dolore e quella sofferenza scolpita sugli occhi. Cercai di avvicinarmi per tranquillizzarla in qualche modo ma lei indietreggiò ancora. Poi parlai:
    -Hey, dai non piangere.- Dissi sorridendole.
    Com’era brutto vederla piangere. Com’era brutto sapere che una persona ha pianto o sta piangendo per te. Eppure io non avevo fatto nulla, ero solo presente nella sua stessa circostanza.
    La ragazza mi abbracciò talmente forte che se non facevo un passo indietro e non lanciavo il sacchetto, saremmo caduti tutti e due.
    Singhiozzava, piangeva tra le mie braccia, mi stringeva la maglia, odorava la mia pelle.
    -Dai su, non fare cosi. Sono qui.-
    -Tu, tu non sai quante volte ho immaginato questo momento..-
    Le accarezzai i capelli, non era molto alta: la sua fronte mi arrivava alla spalla circa. Continuava a piangere e a piangere. Guardai l’amica, Kristal. Era pietrificata e io le sorrisi. Lasciai che la ragazza bionda si sfogasse e finisse tutte le lacrime. Poi fu lei a staccarsi da me.
    -Stai meglio?- Le domandai.
    Fece si con la testa asciugandosi gli occhi e facendo un mezzo sorriso.
    -Dio come sei alto.- Mi disse facendo uscire l’ultima lacrima che le era rimasta.
    -Eh si, hai visto?- Le risposi sorridendole.
    -Come ti chiami?- Le chiesi.
    -Alice.-
    -Kristal.- Disse l’amica ancora incredula.
    -Siete venute a qualche concerto, ragazze?-
    -Si, Marsiglia, Zurigo, Monaco e Milano.-
    -Ci avete dato dentro, allora!- Dissi sorridendo.
    Raccolsi il sacchetto con dentro la farina e lo zucchero e Alice ebbe un sussulto.
    -Ti prego, non andartene.-
    Mi dispiaceva lasciarle lì così, quella ragazza aveva aspettato quel momento da molto tempo. Ad ognuno prima o poi viene regalato il proprio momento: e a lei era capitato quello. Proprio come a me e a Tom: il mio momento con lui l’ho atteso per ben due anni, e forse Alice lo stava aspettando da piu’ tempo. Dovevo fare qualcosa, volevo restare con loro per farle felici ma c’era Tom a casa che mi aspettava. Il pranzo era pronto e dovevo ancora cucinare i waffeln ed erano già le 13:45. Che cosa avrei potuto fare ora?
    -Mi dispiace ma tra cinque minuti devo tornare a casa, c’è Tom che mi aspetta..-
    -TOM?- Chiese Kristal.
    Oh cazzo, ma non riesco proprio a tenerla la bocca chiusa, vero?
    -Ti prego, almeno facciamo una foto insieme.-
    In quel momento sarei stato disposto a fare qualunque cosa per quella ragazza, l’avevo presa a cuore. Non era come le altre fans, o forse sì. Insomma, una situazione come quella, ripeto, non mi era mai capitata prima d’ora. Magari qualche altra ragazza avrebbe reagito in un modo peggiore, però mi aveva davvero colpito.
    -Ma certo! Tutto quello che vuoi.-
    Feci una foto con lei, una con Kristal e una con tutte e due le ragazze. Feci un autografo a ciascuna, con tanto di dedica e cuoricini qua e la. Controllai l’orologio e pensai al mio tomi, la mia sorpresa per lui! Ero in ritardo!
    -Ragazze, ora devo proprio andare..-
    -Ti prego: dì a Tom che è tutta la mia vita!-
    -Sarà fatto.-
    Alice mi abbracciò forte forte e non so quante volte mi ripetè la stessa parola: grazie. Le salutai e mi incamminai frettolosamente verso casa. Ero di buon umore, ero riuscito a rendere felice una ragazza che sembrava aver sofferto molto per me. Ero davvero felice per lei. Arrivai di fronte a casa nostra, tirai fuori le chiavi per aprire la porta quando qualcuno mi tappò la bocca con una grande mano. Cercai di liberarmi con le mani ma l’altra mano me le teneva strette dietro la schiena. Erano due uomini con una grossa stazza. Mi portarono nel vicolo cieco vicino casa e mi sbatterono contro il muro. All’inizio non capii perché stessero facendo così ma poi vidi avvicinarsi Perinne con altre tre ragazze.
    -Ancora tu? Ma cosa vuoi da noi?-
    Mi arrivò un pugno dritto nello stomaco da quell’uomo e mi piegai su me stesso ma mi tirò subito su per i capelli riappiccicandomi contro al muro.
    -Perinne, non sei riuscita a rovinare quel coglione di Tom; perché non rovini questo frocetto del cazzo?- Disse con voce piena di odio.
    Che cosa gli avevo mai fatto di male?
    -Basta così, Kurt e Arthur lasciatelo.-
    Si staccarono dal mio corpo e caddi a terra. Pensai a tante cose: pensai a Tom, a come non avrebbe mai permesso questo. Pensai alla mia mamma, a quanto mi mancava e alla vendetta che mi ero ripromesso di fare. Nessuno ne era mai stato certo, Tom non mi aveva mai creduto ma io l’avevo sempre saputo che ad ucciderla erano stati loro, lei non si sarebbe mai suicidata, aveva una vita felicissima con Gordon e dei figli che l’amavano. Pensai anche ad Alice, alla sua dolcezza e alla tenerezza che mi aveva suscitato.
    -Allora, Kaulitz.. Ti ho portato un’amica, sei felice?- Alzai lo sguardo per guardarla in faccia e si avvicinò una ragazza.
    -Lei è Chanel e vorrebbe giocare con te.-
    -Vaffanculo!-
    -Kurt!- Urlò.
    L’uomo mi si avvicinò e mi tirò un calcio fortissimo nel fianco. Mi accasciai in posizione fetale e cominciai a sputare sangue. Riuscii a parlare:
    -Che cosa vuoi da me, Perinne? Perché non ci lasci in pace?-
    -Te lo spiego io che cosa voglio da voi. Tu, Tom e la tua band del cazzo mi avete rovinato la vita. Prima io ero innamorata persa di voi e di tuo fratello. Poi la mia è diventata un’ossessione tanto da cominciare a drogarmi per la depressione. I miei genitori mi ha mandato in un centro per disintossicarmi, ci sono stata dentro per un anno intero e ora per voi provo solo un odio profondo.-
    Ora si spiegava tutto. Ecco perché ci aveva fatto tutte quelle cattiverie, ecco perché ci odiava cosi tanto. Ma tutta quella esagerazione per me era inspiegabile. Non capivo, non riuscivo a capire il perché quella ragazza fosse finita in depressione per colpa nostra. Non capivo nemmeno il perché avesse cominciato a drogarsi.
    -Ma perché lei?- Sussurrai.
    -Come hai detto? Non ti sento, Kaulitz.-
    -Perché mia madre?- Urlai.
    Ci fu un momento di silenzio. Continuavo a singhiozzare e a piangere sempre piu’ forte. Fui travolto da un insieme di emozioni fortissime. Il dolore fisico per le botte che avevo preso si stava mischiando con la mia sofferenza interiore. Avevo davanti il mio nemico, sì: il mio nemico piu’ grande. Pensai alla dolcezza di mia madre e a quanto mi mancasse. Mi stavo chiedendo il perché, perché lei?
    -Lei non ti ha fatto nulla, perché non ti sei limitata a rovinare mio fratello?-
    -Ti stai sbagliando, Bill.-
    -Che cazzo stai dicendo? Sei stata tu, lurida puttana!-
    Non avevo mai detto quelle parole ad una ragazza. Mi uscirono dalle labbra come nulla. L’odio che stavo provando era davvero forte. Con lo stomaco dolorante mi alzai di colpo e mi fiondai nella direzione di Perinne. Come credetti, fui subito fermato da quei due uomini che mi buttarono a terra e mi riempirono di calci e pugni. Ora non era rimasto piu’ niente da fare, solo rimanere immobile di fronte a quella ingiusta tortura. Io e mio fratello abbiamo inseguito il nostro sogno, non abbiamo smesso neanche per un secondo di credere in noi stessi. Ci siamo riusciti, ce l’abbiamo fatta. Ma non mi sarei mai immaginato che la nostra fama causasse questo: la morte della donna che piu’ amo al mondo, la rovina della reputazione di mio fratello e di quel mio massacro. Con una voce flebile mormoravo il suo nome, il nome dell’uomo che amo: Tom. Sentii in lontananza la voce di Perinne.
    -Basta così, fermatevi.-
    Smisero di picchiarmi e se ne andarono via. Stetti per terra per circa dieci minuti. Poi tirai fuori dalla tasca il cellulare, composi il numero di Tom e lo chiamai. Solo qualche squillo, poi rispose.
    -Pronto, Bill dove sei finito?-
    -Tom, aiutami.-
    Svenni. Mi risvegliai nel letto di camera mia. Probabilmente Tom doveva essere uscito per venire a cercarmi, mi aveva trovato e mi aveva riportato a casa. Sentii la sua voce, stava parlando al telefono.
    -No, dobbiamo fare qualcosa. Tu non capisci, lo hanno ridotto davvero male. Non possono continuare così- Piangeva.
    -Georg, se non avvertiamo la polizia io giuro che li massacro con le mie stesse mani. E non so quale delle due opzioni sia la migliore o quella giusta.-
    Attaccò il telefono dopo una decina di minuti. Lo chiamai.
    -Tom.-
    Venne subito in camera mia e mi strinse forte a sé come se fossi un piccolo cucciolo abbandonato per la strada.
    -Amore mio, cosa ti hanno fatto. Giuro che li ammazzo, lo faccio. Dio Bill mi dispiace, mi dispiace tanto.-
     
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13 replies since 3/7/2010, 17:21   876 views
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