Agony Of Love.

Prima FF!

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  1. DirtyDiana7
     
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    Agony Of Love




    Titolo: Agony Of Love

    Autrice
    : DirtyDiana7

    Genere
    : Romantico,Hot.

    Note dell'autrice: Hallo! Questa è la mia prima fan fiction, sono ancora agli inizi ma spero che vi piaccia ^^ La storia all'inizio è calma, in seguito uscirà tutto l'HOT che volete xD Comunque ditemi le vostre impressioni. Il primo capitolo sarà una specie di introduzione alla storia. Alla prossima ! :)



    INTRODUZIONE



    Dietro l’apparente invisibilità di un vetro, si possono catturare emozioni.
    Dietro di esso il mondo ai miei occhi non ha colore è inodore, insapore. Si guarda troppo spesso il mondo attraverso qualcosa o qualcuno. Vorrei che non fosse così. Il punto e che quasi nessuno alza ancora la testa e si ferma a guardare il cielo.




    Capitolo 1

    Flashback


    Arrivò al parcheggio che il sole già cominciava a calare, tutto intorno distese di campi gialli, talmente gialli che sembravano ripassati con l’evidenziatore.
    Spense il motore, aprì lo sportello e scese lentamente, richiudendo poi con decisione.
    Lui era in piedi di spalle, un sottile filo di fumo si alzava dalla sua sagoma in controluce sul cielo rosato.
    “Ti ho cercato…” disse piano lei quando lo raggiunse, avvicinando il viso alla sua spalla e guardando nella sua stessa direzione.
    “Sì, lo so.”
    Rimise la sigaretta in bocca e aspirò una lunga boccata, senza voltarsi.
    “Non mi hai risposto…” continuò lei con lo stesso tono di voce, dolce, e quasi rassegnato.
    “E’ vero.”
    Irritata dalla sua immobilità, lei fece due passi e si andò a mettere di fronte a lui, coprendogli il sole che tramontava, e cercando i suoi occhi ambrati che lui volutamente teneva fissi in un punto lontano.
    La luce rosata del tramonto sembrava mitigare tutto, come una sorta di anestetico che si potesse respirare senza rendersene conto ma apprezzandone comunque il beneficio.
    Lei alzò dolcemente la mano destra, la posò sulla sua guancia e disse: “Guardami, per favore”.
    Lui abbassò lo sguardo fino a guardarla, alzando un sopracciglio come a dire: “Sì? Parli con me?”
    Lei aveva ormai capito che non poteva fargli discorsi profondi, spiegargli quello che aveva dentro, parlargli delle sue aspettative,
    che lui stesso aveva generato, e delle delusioni che costantemente raccoglieva quando cercava di ritrovare le sensazioni dei primi tempi. Ci aveva semplicemente rinunciato, tanto lui non capiva, e lei soffriva solamente. Ma non voleva rinunciare a lui.
    Guardava i suoi splendidi occhi e intanto, tranquillizzata dalla luce del tramonto, cercava di pensare a come comunicare con lui, a quali emozioni trasmettergli, a quante e quali possibilità aveva di raggiungere ancora il suo cuore, e di sentirlo vicino come era un tempo.
    Lui non sostenne il suo sguardo a lungo, approfittando della sigaretta lo distolse e, dopo alcuni minuti di silenzio, si rigirò di scatto verso di lei chiedendo: “Quindi?”
    Lei ebbe allora la precisa sensazione che nulla fosse trapelato della sua ennesima delusione, del suo senso di ingiusto abbandono, si sentì come qualcuno che scrive le sue ragioni in grande sul muro di un luogo deserto, dove nessuno le leggerà mai
    Si avvicinò alle sue labbra, in un istintivo desiderio di baciarlo, ma un attimo prima del contatto alzò gli occhi, vide il marrone di quelle due stelle fredde rimanere senza luce, senza il calore e la passione che ci aveva letto in passato… E si fermò.
    Senza togliere la mano dalla guancia di lui distolse un attimo lo sguardo per ricacciare dentro una lacrima, e rigirandosi a guardarlo disse: “Quindi… ciao, ci vediamo…”
    Lui senza cambiare espressione, e senza accennare a muoversi le disse: “Ciao, ci vediamo”.
    Lei si girò, raggiunse la sua auto, si sedette al posto di guida. Attese qualche minuto prima di accendere il motore, poi, piangendo, fece inversione e scomparve contro il cielo ormai viola.




    Capitolo 2

    Wanna be starting something?





    Ti sento meglio dell'aria fredda del mattino.
    Mi fai arrivare i brividi fin d e n t r o alle ossa.




    Inizio



    Ero alta e snella; avevo un bel seno e delle gambe slanciate.
    Dai miei occhi si percepiva uno sguardo ipnotizzante e dai miei modi di fare una personalità ammicante.
    La mia era una carnagione chiara con due deliziose guance rosee, avevo un viso tondo con due grandi occhi verdi così e delle labbra rosse, fresche.
    I capelli erano di un nero dorato, lunghi, ed ondulati.
    Si muovevano vigorosi sfiorando la mia schiena dolcemente, ad ogni passo da me fatto.
    Erano le 11 meno dieci del mattino,controllai distrattamente l'orologio d'argento che avevo al polso.
    "Bene" pensai.."Tra dieci minuti sarà deciso il mio destino" tirai un sospiro e mi incamminai per le vie di Los Angeles.
    Avevo un passo sicuro, e il mio sguardo era sempre rivolto in avanti. Attiravo sempre gli sguardi dei passanti. Mi mangiavano con gli occhi, Mi divoravano.
    TOC.
    Eccolo, di nuovo.
    Ogni volta sentivo quel senso di disgusto invadermi lo stomaco; Odiavo quando mi guardavano così.
    'Non sono mica un pezzo di carne in vendita cazzo. Non hanno mai visto una donna? ' sbuffai.
    Rifugiai quei pensieri nella mia mente, e mossi la testa per scacciarli del tutto. Continui a camminare,cercando di ascoltare soltanto il ticchettio dei miei tacchi a contatto con l'asfalto, e cercando di ignorare i commenti non molto eleganti di un gruppetto di ragazzi. Alzai lo sguardo per un millesimo di secondo,la curiosità mi spinse a vedere quali erano queste grandi faccie toste che continuavano ad elogiare pesantemente il mio fondoschiena con battutine assai pesanti.
    Lanciai loro un occhiataccia, e aumentai il passo girigendomi verso la BEAT CORPORATION. Un'agenzia di musica; per me L'AGENZIA DI MUSICA. Ero a Los Angeles solo ed unicamente per la BEAT CORPORATION.
    Camminavo fiera e con passo ancor più deciso attraversai la strada.FINALMENTE, ero a pochi passi dal mio sogno, DOVEVO farcela.Dovevo assolutamente farcela. Per cosa avevo lottato in questi ultimi due anni? Finalmente avrei potuto realizzare il mio desiderio, finalmente l'avrei avuta vinta. Ripensando a tutto quello che sarebbe successo da lì a poco, un sorriso vincente si stampò sul mio viso, e i ricordi si impossessarono di me.


    San Diego
    ; 6 MESI PRIMA


    BOOM. Un tuono immobilizzo la città per due secondi esatti, pioveva a dirotto quel giorno a San Diego.
    Delle urla si alzarono potenti da una villetta di East Village.
    <<perchè non mi capisci!? Mamma Perchè non vuoi vedere tua figlia felice??Cazzo>> Le parole rimbombarono per tutto il salotto, ogni secondo che passava le risentivo, erano piene di rabbia, di profonda tristezza.; Mi muovevo nervosamente, con le lacrime che continuavano a solcare potenti il mio viso. Ero di spalle, tremavo. Decisi di girarmi lentamente, quasi a scatti..La vidi; Era seduta tranquillamente sulla sua sedia , guardando un punto fisso e alzando a tot di tempo il braccio per sorseggiare dalla sua tazza preferita portata dalla Francia il tè che aveva preparato pochi minuti prima. Non mi calcolava, mi IGNORAVA. Decisi di fare pochi passi, così da esserle almeno davanti.
    <<mamma>> Dissi, cercando stavolta di apparire più calma .. ma le parole mi uscirono lo stesso strozzate, quasi in preda ad un lamento.
    << Rispondimi, dimmi qualcosa. >> Conclusi il discorso con un po' più di sicurezza.
    Mia madre girò di poco il viso così da potermi guardare dritta negli occhi, poggiò beata la sua tazza sul tavolo,e non appena i nostri sguardi si incrociarono, il sangue mi si gelò nelle vene. Mi guardava con disprezzo, mi guardava schifata.
    << Diana, quante altre volte dovrò ripetertelo?? Tu non vai da nessuna parte. Tu resti qui! Devi assicurarti un futuro!Un giorno sempre se avrai ancora in testa questi piccoli stupidi sogni potrai prendere delle scelte, ma fin quando sei sotto il mio tetto NO! Fine della discussione.>> Si alzò dalla sedia, senza degnarmi di uno sguardo e senza darmi la possibilità di replicare uscì dalla stanza ,sbattendo la porta così da sottolineare ancora di più il concetto di pochi minuti prima.
    Ero ancora ferma, davanti la sedia di pelle ormai vuota. Ero immobile, ipnotizzata dalle quelle uniche parole che le mie orecchie quella sera non volevano assolutamente sentire. Girai ancora di più lo sguardo e lo posai sulla sua amata tazza esportata da Parigi; Feci due passi e la presi tra le mani, la guardai attentamente e le mie mani agirono in un attimo. Con tutta la forza che possedevo lanciai la tazza dritta al centro dello specchio, mille piccoli pezzi di vetro caddero a terra, in frantumi. Il mio sguardo era perso nel vuoto..di colpo vidi il mio riflesso nei cocci di vetro; Ero rossa in viso, con gli occhi pieni di lacrime, più sporgenti del solito. Mi facevo impressione. Guardandomi attentamente e scendendo verso il collo vedevo una vena più sporgente rispetto alle altre che pulsava quasi a farmi male; Avevo il respiro affannato, e le mani mi tremavano.
    Come potevo ridurmi così? Perchè dovevo diventare uno schifo ogni volta che parlavo con mia madre? LEI non mi capiva, LEI non voleva vedere sua figlia felice. Questi ultimi pensieri cavalcarono veloci la mia mente, dovevo trovare una soluzione. Mi risvegliai dal mio stato di trans, e mi ricomposi non sarebbe di certo finita così.



    Los Angeles.

    Picchiettavo ancora la strada con i miei tacchi, e sempre più velocemente mi ritrovai davanti alla Beat Corporation; i miei occhi cominciarono a brillare di luce intensa, ero felice. Per una volta ero davvero felice.
    Scacciai i vecchi e pesanti ricordi di pochi minuti prima e con passo sicuro entrai tra le porte scorrevoli che, al mio cospetto si erano autamaticamente aperte.
    Inspirai chiudendo gli occhi per cercare di rilassarmi, stesi 5 secondi in quella posizione, e quando mi calmai li riaprì di scatto; mi incamminai verso la receptions e con tono gentile mi rivolsi ad una certa Julie, così almeno riportava il cartellino attaccato alla sua camicetta bianca.
    <<ehm, Julie giusto? Salve sono la signorina Diana Flores, avrei un appuntamento con il Sign,Smith >> le sorrisi educatamente e mi rispose di attendere qualche minuto,vidi la segretaria pigiare vari pulsanti sul telefono e mentre la sentivo parlare cominciai a guardarmi intorno, picchiettando con le mie unghie sul tavolo di marmo, dove un indaffarata Julie era ancora alle prese tra cellulari e documenti vari. Incominciai a guardare meravigliata le pareti della beat corporation, locandine di gruppi musicali ormai affermati sfoggiavano appese ai muri per rendere ancora più deliziosa l'agenzia di musica; cominciai ad osservarle una ad una, vidi locandine che raffiguravano imminenti concerti di Robbie Williams, dei Placebo, di Alicia Keys, di Eminem e di molti altri musicisti..
    Stavo per ricondurre il mio sguardo sulla reception quando i miei occhi si bloccarono di colpo su di una locandina..
    Guardai attentamente e vidi 4 ragazzi, 4 ragazzi familiari alla mia vista..
    Sobbalzai di colpo, e non potetti crederci.
    I Tokio Hotel.
    Le mie guance si colorarano di un rosa tenue, fissai il pavimento..
    Non riuscivo ad alzare lo sguardo.
    Non sapevo assulatamente che i Tokio Hotel appartenessero alla Beat Corporation, come poteva essermi sfuggito un particolare del genere? Io i Tokio Hotel li seguivo e anche TANTO.
    I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Julie che mi diceva che il Sign. Smith mi stava aspettando nel suo ufficio, precisamente 5 piano prima porta a sinistra; La ringraziai e mi avviai verso l'ascensore, due minuti dopo mi ritrovai a bussare ad una porta che metteva in bella vista un targhetta placcata in oro con scritto Presidente Smith.
    Il cuore cominciò a battermi dall'emozione, bussai due volte e ricevetti un deciso 'Avanti, prego' ;Entrai e mi ritrovai in un ufficio che dava la vista sul mare, alle pareti erano appesi riproduzioni di quadri di Monet, al centro della stanza c'erano divanetti di camoscio beige e infine proprio alla fine della stanza stava un signore di mezza età seduto su di una poltrona di pelle, aveva i capelli brizzolati e teneva come un classico uomo d'affari giacca e cravatta; I suoi occhi erano di un grigio spento e le sue mani sembravano essere quelle di un contadino.
    Mi incamminai verso la poltroncina di camoscio,e mi accomadai educatamente salutando il Sign. Smith che rispose al saluto con un caloroso sorriso.
    Mi guardò attentamente, e senza proferire parola cominciò a sfogliare pagine di un libriccino che indubbiamente doveva essere il mio curriculum, aspettai pazientamente con il cuore in gola fin quando il Sign.Smith tossì per schiarirsi la voce.
    <<signorina Flores il suo curriculum è una delizia per gli occhi, alla Charme ci servirebbe davvero una persona come lei, ma mi dica perchè vuole fare l'addetta stampa per musicisti?>> mi chiese con un filo di curiosità nella voce.
    <<e' importante che io le dica il motivo?Non le basta leggere il curriculum? Tutto quello che deve sapere di me e scritto lì>> risposi con un sorriso sulle labbra indicando con il dito proprio i fogli che teneva in mano il Sign Smith.
    Il sign. Smith mi guardò confuso, e subito dopo gli uscì una fragorosa risata;
    <<bene, benissimo!Mi piace, mi piace molto sign.Flores lei è sicura, schietta e ha un fare convincente, è assunta>> mi disse posando il curricul sulla scrivania con un allegria che non avevo ancora notato.
    Appena cominciai ad assimilare tutto quello che il Sign.Smith mi aveva detto, un enorme sorriso si posizionò sul mio volto
    << Oh Sign.Smith! Grazie, Grazie mille! Non sa che felicità mi sta dando! Non la deluderò>> Mi alzai di scatto e strinsi calorosamente la mano del Sign Smith , ancora con il sorriso sulle labbra.
    <<mi dica d'ora in avanti di chi dovrò occuparmi>> Gli occhi mi brillavano, sembravano ancora più verdi di quello che già erano.
    Il Sign Smith buttò fuori ancora una flagorosa risata e mi disse <<diana non è meglio che da oggi ci chiamiamo per nome? Ok che sono un uomo di mezza età, ma con i miei colleghi non voglio tutta questa formalità,chiamami Paul, smettiamola con questi convenevoli!>> Un sorriso mi illuminò ancora una volta il viso
    <<come vuole Paul, non chiedo di megli>> dissi ancora una volta sorridendo, di colpo pensai che se le cose sarebbere andate di questo passo mi sarebbe venuta una paralisi alla mascella di tutti i sorrisi che d'ora in avanti avrei sfoggiato.
    Subito dopo la voce di Paul mi fece ritornare con i piedi per terra <<quindi Diana, come ti ho già detto sono contento di averti nella mia squadra; Ah, e sì per la tua domanda la risposta è semplice da oggi sarai l'addetta stampa dei Tokio Hotel, quella cretina della Roberts se n'è andata 4 giorni fa senza motivo>>Mi Disse il Sign Smith guardando nel vuoto.<<oh scusami>> continò << mi stavo perdendo in inutili pensieri, quindi Diana cominci Lunedì !Ti presenterò i ragazzi>> Concluse stringendomi ancora una volta la mano che ricambiai prontemente e subito dopo aver salutato Paul e averlo ancora una volta ringraziato mi avviai verso l'uscita.
    Uscendo accompagnai la maniglia alla chiusura della porta e mi fermai solo un istante che però fu decisivo; con alle spalle la porta del Sign.Smith chiusa e davanti al contrario mille pensieri appena nati di colpo mi crollarono le gambe e arrivai seduta sulle mie ginocchia.
    Avevo sentito bene? Addetta stampa dei Tokio hotel??? Proprio TOKIO HOTEL?
    Ok, stavo per sentirmi male, davvero male.
    Non potevo crederci, avevo ottenuto quello che volevo, cioè essere assunta alla Beat Corporation, ma i Tokio Hotel! Dio santo pensavo di non poterci mai arrivare neanche a vederli da lontano.
    Assimilai tutti i pensieri che vagabondavano nella mia mente, e con ancora il peso del corpo sulle ginocchia, un sorriso 1000 volte più radiante di tutti quelli che avevo sfoggiato siimpossessò delle mie labbra;
    Ok stavo per avere una paralisi facciale.




    Aspetto i vostri pareri ^^
     
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  2. _Ellen_Dreamen_G_
     
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    che carinaaaaaaaaa..........continuaa
     
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  3. sad_sasa95
     
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    continuala pleaseeeeee!!! :felice: :1zmi14i.gif:
     
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2 replies since 25/8/2010, 15:02   130 views
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