La mangiatrice di uomini

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  1. Baby_Roby
     
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    Bien. Questo scritto è uscito fuori dalla mia testolina dopo aver sentito una canzone che si chiama allo stesso modo.
    Non è detto che debba piacere,anzi,per la verità è più probabile che non piaccia. E' uno scritto piuttosto lungo e non c'è un vero sviluppo,nè della storia,nè del personaggio. E' solo una storia ed è caratterizzata proprio da questa "stasi". E' venuta fuori così perchè mi sono detta che non tutte le storie devono per forza avere un lieto fine,e non per forza tutti i "cattivi" - che poi così cattivi non sono mai...,come canta Loredana Bertè - dicevo,non per forza tutti i cattivi devono poi diventare buoni. Certe volte uno è cattivo e ci resta,perchè lo è o perchè vuole esserlo.
    Bene. Enjoy!




    Caro diario,
    ho i capelli ancora bagnati mi pendono sulla schiena, l’odore di lavanda e gelsomino mi arriva di tanto in tanto sotto il naso.
    Stasera usciamo con Claudia e le altre, andiamo all’inaugurazione di un negozio d’abbigliamento, sulla via Nazionale. Claudia suggerisce di metterci in tiro perché il proprietario ha tre figli maschi che certamente avranno invitato anche i loro amici.
    Non so se mi va di uscire, ma tanto meno ho voglia di star chiusa in casa e aver tempo di guardarmi intorno.
    Vado a prendere il phon.

    Lara


    Quella sera in effetti il negozio è pieno di uomini. Claudia, Sara, Michela e Grazia hanno tirato fuori i loro abiti più chic, hanno arricciato i capelli o li hanno stirati, nessuna di loro indossa un tacco che sia inferiore ai dieci centimetri.
    Michela ci rimane male quando mi vede uscire di casa col mio solito tubino di raso color vino e le scarpe nere. Nessun gioiello particolare, capelli invariabilmente lisci e trucco non eccessivo.
    Claudia, al volante, mette su un cipiglio sdegnato e con una smorfia della bocca mi dice “Con te è inutile parlare”. Io non le do retta, anzi, sorrido: un po’ ha ragione. Ma io non so dove trovino loro la pazienza di conciarsi a quel modo quasi ogni sera. Io mi vesto dei miei capelli e quasi mi basto così; do un colpo di luce al viso con gli occhi verdi e mi lascio dondolare le braccia ai fianchi come una lunga sciarpa slegata. E’ il segreto del mio fascino e nessuno se n’è mai lamentato.
    Giacomo attira subito la mia attenzione: è il più giovane dei tre, ha diciannove anni, sei meno di me, e io sono attratta dall’idea di andare con un ragazzino del genere. Ha due occhi tondi e scuri, due gocce di cioccolato, e un sorriso di denti bianchi e perfetti come perle. Mi offre da bere con aria disinvolta– in realtà non riesce a nascondere un certo stupore per il fatto che io lo abbia preferito ai suoi fratelli. Dopo un po’ mi stanco dei convenevoli.
    «Ce ne andiamo a casa?» sussurro a un palmo dal suo viso.
    Lui sgrana gli occhi, spiazzato, poi si riprende.
    «Mia?» domanda stupito. Io socchiudo gli occhi e scuoto appena la testa, come smossa da un colpo di vento.
    «Mia.» rilancio.
    Sono senza auto – mi hanno accompagnata le altre –, così lui va dai fratelli a domandare le chiavi di una delle loro. Io mi infilo il cappotto dandogli le spalle, conosco la scena: Giacomo non riesce a nascondere un’aria contenta, gli altri lo guardano ammirati e sorpresi, gli consegnano le chiavi con complicità.
    Mi mette un braccio attorno alle spalle e mi guida fino alla macchina. Poi andiamo a casa.
    Giacomo è bravo, ma ha anche una dolcezza innata che non riesce a coprire. Mi piace. Senza ombra di dubbio, sono la prima venticinquenne con cui va a letto.
    Alle quattro del mattino lo sento muoversi nel letto a una piazza e mezzo, si sta svegliando. Distesa a pancia in giù, sollevo un po’ il busto e ruoto il capo verso di lui, a destra. Lui mi guarda dal basso, gli occhi socchiusi, il torace largo mentre si stira sul cuscino; mi sorride. Si protende verso di me chiedendo un bacio che gli concedo: sei stato bravo, piccolo Giacomo. Ma adesso prendi i tuoi vestiti, le chiavi della tua Porche e vattene. Siamo arrivati ai titoli di coda.

    Mentre bevo il caffè, molte ore dopo, il telefono prende a squillare. E’ Claudia che si informa sul mio dopo-serata.
    «Allora, com’è andata col piccolo Giacomo?»
    «E’ stato carino. Lui è molto dolce.»
    «Dio, Lara, come mi smonti!» scoppia a ridere «Ci fosse una volta che ti sento entusiasta dopo essere andata a letto con uno!»
    «Claudia, cara, in realtà è proprio il contrario. Sono io che non capisco cosa ci troviate di tanto entusiasmante nel sesso…»

    Caro diario,
    ieri notte sono stata col ragazzo che ha gli occhi più dolci del mondo.
    Ogni tanto vorrei poter tornare ai
    miei diciannove anni, a Sergio col suo nasone greco e alla mia prima volta.
    Prima che aprissi il vaso di Pandora.
    Invidio l’entusiasmo imperituro di Claudia e le altre, per loro ogni uomo è come il primo. Mi chiedo come facciano a non stancarsi.

    Oggi è giorno di spese e dovrò far provviste. E stasera, al contrario di ieri, spero di poter star chiusa in casa con un film, una tazza di cioccolata e Alfiere, che senza dubbio si metterà fuori dalla finestra e spiarmi. Senza Claudia e senza scocciatori.

    Lara


    Con aria svogliata mi infilo dei jeans, una camicia bianca e un paio di sandali; inforco gli occhiali da sole, afferro chiavi, borsellino e cellulare. Con un cenno del capo saluto Alfiere, il gatto randagio che, neanche mi avesse sentita, passeggia sul mio davanzale proprio in quel momento. Ha un pelo bianco sporcato dalle esperienze, dalla vita da zingaro. Ogni tanto, la sera, si piazza davanti alla finestra e mi guarda mangiare seduta sul divano, guardare la TV. Alfiere non si lascia accarezzare; come me, sfugge le coccole. Sono anch’io un gatto randagio. Come il suo, anche il mio pelo, negli anni, si è macchiato.

    Mentre mi aggiro tra gli scaffali del negozio faccio l’ultimo incontro che mai mi sarei aspettata. Carlo.
    Carlo ha cinquantatre anni adesso, l’ho conosciuto un anno fa a un happy hour. E’ importante perché è l’uomo che più mi abbia impressionata tra i molti che ho avuto, con la sua cultura. E anche perché è l’unico che avesse una fede al dito.
    «Lara…» i suoi occhi chiari e sorprendentemente giovani si illuminano.
    «Che ci fa un ricco e prestigioso avvocato dentro un volgare ipermercato?» domando ironicamente, ma senza l’ombra di un sorriso.
    Scambiamo due chiacchiere, mi mantengo secca e di poche parole. Insiste per accompagnarmi a casa, ma io rifiuto sempre.
    Due ore dopo me lo ritrovo sulla porta d’ingresso.
    «Che diavolo ci fai qui?»
    «Devo solo parlarti!» si affretta a rispondere, ma poi il suo tono cambia. «Lara…ti supplico.»
    Lo lascio entrare.
    Si guarda un po’ intorno, non ha mai visto la mia casa dall’interno, al più il portoncino verde esterno, quella volta in cui mi ha accompagnata. Si sofferma sulle pareti color salmone, sugli scaffali disposti irregolarmente, sulla stanza bianca della cucina e su quella, più lontana, della camera da letto.
    «Che vuoi?»
    Lo distolgo dalle sue fantasticherie, si volta a guardarmi.
    «Sbaglio se dico che attualmente non hai un impiego?»
    I miei occhi si dilatano all’inverosimile. Non è possibile che abbia detto proprio questo.
    «Lara…voglio solo offrirti un posto nel mio studio legale…che c’è di sbagliato?»
    «Non sono la tua puttana!»
    «Hai una laurea in Giurisprudenza, perché mai…»
    «Non mi sono mai neppure specializzata, sono stata a letto con quello che diventerebbe il mio capo! Da quale punto di vista ti sembra che tutto questo sia corretto?» urlo fuori di me. Carlo mi corre incontro, mi chiede ripetutamente scusa, mi supplica. Prende una mia mano tra le sue e ci appoggia la fronte, come uno schiavo contrito. Una parte di me vorrebbe continuare a infierire, ma invece sto zitta; cerco di tirar via la mano, a disagio. Lui alza la testa e mi guarda negli occhi, mi appoggia una mano sulla guancia e l’altra me la infila tra i capelli, ignora la mia espressione che oscilla tra il terrore e il disagio più palese.
    «Anche se le tue sopracciglia ti danno un’aria cattiva, che non è quella di un angelo, maliarda dai seducenti occhi...» Baudelaire. Conosco questi versi. «...io ti adoro, mia frivola, mia tremenda passione.»
    E con un sospiro affranto si abbassa sulla mia bocca, la avvolge. Stordita, lo lascio fare. Avevo dimenticato quel viso caldo e sempre liscio di rasatura, quel profumo di muschio che veniva su dai suoi colletti, la sua schiena ampia che faticavo a cingere con le braccia…
    Riprendo lucidità e, spaventa, mi stacco da lui. Lui serra gli occhi e si morde le labbra, frustrato.
    «Carlo, te ne devi andare.» disorientata, faccio uno, due passi indietro, la maniglia mi entra nella schiena facendomi sobbalzare. La afferro veloce e apro la porta d’ingresso, mi ci nascondo – le mani mi tremano un po’. Con la coda dell’occhio, osservo Carlo attraversare la soglia.
    «Sai…» lo sento dire al nulla, da dietro la porta «Qualche volta ho pensato di lasciarla, per te.»
    Chiudo la porta e aspetto. Dopo qualche secondo, Carlo si allontana.

    Caro diario,
    Carlo è esattamente l’uomo che avrei potuto amare, amare alla follia, un tempo.
    Ma per fortuna, lui è sposato e io non amo.
    Non amo nessuno.

    Lara

    P.S. mi ha telefonato Moira. Ha chiesto di passare a trovarmi stasera, ma io le ho detto di ripassare domani mattina. Oggi mi sembra che chiunque mi guardi negli occhi possa leggerci tutti i miei pensieri.


    Moira è l’ultima amica rimastami della “vecchia guardia”. La conosco dai tempi del liceo, è una ragazza dolce, matura, generosa. Anche Claudia è una vecchia conoscenza, ma solo dopo molti anni il nostro rapporto è andato al di là del semplice “ciao, come stai”. Moira la detesta; le ha tolto il saluto ritenendola la causa della mia “metamorfosi” E’ per questo che ho perso tutte le mie vecchie amiche. Adesso tra loro mi chiamano “la puttana” e rimproverano sempre Moira, chiedendole con che coraggio mi frequenta ancora e prende le mie difese. Ad aggravare la mia situazione c’era il fatto che nel mio letto erano passati probabilmente anche alcuni degli uomini da loro agognati…
    «Perle ai porci!» urla Moira nel mio soggiorno quella mattina «Ecco che cosa fai, dai perle ai porci!»
    «Ti dai troppa pena per me.» mormoro tranquillamente mentre appoggio sul tavolino il suo caffè macchiato e il mio con un cucchiaino di zucchero «Credevo fossi venuta per vederci, fare due chiacchiere.»
    «Lara, io non riesco a darmi pace. Quelle vipere sono invidiose marce, sembra quasi che si informino su tutte le tue avventure per poterle commentare.» Io sorrido, ma Moira si agita ancora di più «Non c’è da ridere, Lara! Io lo so che lo fanno per invidia, ok? Ma per quanto desideri difenderti, io non so proprio come fare a volte!»
    «Moira, ascolta, non ti ho mai chiesto di farlo!»
    «Possibile che non ci sia un motivo, un semplice luridissimo motivo, che possa spiegare tutto questo?»
    A quel punto metto giù la mia tazzina, aggiro il tavolino fino ad arrivare a lei, le do un bacio sui capelli e mi accovaccio accanto.
    «Ascolta, io ti voglio un bene dell’anima, Moira, sei come una sorella per me. Ti sono grata, e lo sarò sempre, di non avermi mai giudicata ed essermi rimasta amica contro il parere di tutti…ma io non posso darti una spiegazione. E’ semplicemente successo. Ehi, non faccio niente di illecito. Non vado in giro a sedurre gli uomini per far dispetto alle donne! Capita solo che ogni tanto ci sia un uomo a cui piaccio, e se anche lui piace a me, ci passo la notte! Che faccio di male? Non obbligo nessuno, non irretisco nessuno, non sono mai stata l’amante di qualcuno, non ho mai avuto una vera relazione clandestina! E’ solo una decisione consapevole, presa di comune accordo tra persone maggiorenni e vaccinate.»
    Moira scuote la testa senza guardami.
    «Al diavolo, con te è inutile…» replica mogia. Poi cambia discorso.

    Caro diario,
    Moira deve essere davvero un’amica straordinaria per accettare qualcosa che disapprova in pieno sena neppure una spiegazione. Mi chiedo se potrà andar avanti così a lungo…Ma se ci fosse in ballo la nostra amicizia, giuro, sarei disposta anche a monacarmi, pur di salvarla.
    Mia dolce amica, sarà sempre meglio che tu non sappia. Lo troveresti stupido e riusciresti senza troppa difficoltà a riportarmi sui miei passi, e io non voglio assolutamente tornarci, su quelli.

    Stasera esco con le ragazze e, detto tra noi, caro diario, sto pensando di rimettermi a studiare. Non è mai troppo tardi. Lasciare gli studi è la stronzata più grande che abbia mai fatto, e ora mi alterno tra qualche lavoretto non alla mia altezza e i soldi di papà. Non voglio più andare avanti così, non voglio elemosine. Voglio meritarmi tutto quel che mi arriva senza dover dire “grazie” a nessuno.

    Lara


    Le ragazze quasi esultano quando mi vedono entrare nel locale con i tacchi dodici e una minigonna in jeans. Ci sediamo a un tavolo vicino alla vetrata che dà sulla città di sera e ordiniamo il solito aperitivo.
    «E’ bello vedere che sai ancora come vestirti per una serata di rimorchio, Lara.» mi dice Claudia strizzando l’occhio.
    «E a proposito di rimorchio: guardiamoci intorno e decidiamo già da subito chi scalderà le lenzuola stanotte, così non avremo i soliti problemi di “l’ho vista prima io”!» aggiunge Michela scatenando una risata generale. Solo che le altre la prendono sul serio e cominciano a esaminare l’intera folla maschile decidendo chi è troppo brutto per stare con loro e chi è “passabile”. Dopodichè, andando a esclusione, si spartiscono la categoria dei “passabili”, scegliendone uno per ciascuna.
    Immagino la faccia che farebbe Moira se assistesse a una scena del genere e sorrido, ma il mio sorriso va via via inasprendosi. Con che razza di gente divido il mio tempo, le mie esperienze, la mia vita? Un pugno di civette dipendenti dagli uomini, che siano belli e – se proprio va bene – ricchi, che spendono i loro soldi in abiti, scarpe e pacchianerie inutili. Mentre di sottecchi le fisso a una a una, nel mio campo visivo entra un’altra presenza. Un ragazzo che tiene per mano una bella bionda. Lo conosco. Non sarà lusinghiero, ma conosco molti degli uomini che sono nel locale. Lui è Filippo, ed è stato il primo dei miei uomini, quelli “da una notte”. E’ stato l’inizio della mia carriera da mangiatrice di uomini.
    A quei tempi stavo ancora con Sergio. Sta di fatto che una sera incontro questo ragazzo…questo bel ragazzo che chiaramente mi fa la corte, e io da quattro anni non tocco più altro uomo che Sergio, anche se ormai l’amore di un tempo è tramontato da un pezzo. Finiamo a letto insieme, in un albergo a ore che sta lì sulla strada. Non so come, ma qualcuno ci vede, avverte la sua ragazza e io quasi devo fuggire via. Resto fuori dall’albergo e aspetto che lei venga fuori, se vuole menarmi, faccia pure. Me lo merito. Invece lei mi viene incontro piangendo e mi parla. Mi augura di non amare mai nessuno come lei amava lui, perché non mi porterà altro che guai. Mi augura di continuare come quella notte da quel momento in poi, senza impegno, senza cuore. E io giuro che non mi dimenticherò mai gli occhi di quella ragazza che mi piangeva davanti e mi chiedeva di odiare gli uomini, odiare l’amore, per il mio bene…
    «Perfetto! Tu hai deciso, Lara?»
    Sbatto le palpebre e mi sembra di essermi risvegliata da un lungo sogno. Filippo mi ha vista e mi guarda di sottecchi, incerto se salutarmi o meno. Io lo ignoro e mi giro a guardare le ragazze, che hanno un’aria perplessa quanto me.
    «Deciso cosa?»
    «Gli uomini! L’uomo con cui starai stasera!»
    Mi sta davvero chiedendo una cosa del genere?
    «E’ così importante che quando usciamo la sera troviamo qualcuno con cui scopare? Non ci si può…divertire e basta, tra donne, tra amiche?»
    Claudia mi sorride incredula, Michela con espressione ottusa cerca risposte negli occhi delle altre.
    «Lara…permettimi di dire che è un tantino incoerente, il tuo discorso…»
    «Dove sta l’incoerenza?» chiedo, conoscendo già la risposta.
    «Beh, sarebbe coerente se tu rifiutassi di uscire con noi oppure se, pur uscendoci, passassi le tue serate a conversare e bere normalmente. Ma tu non torni quasi mai a casa a mani vuote, anzi, sei spesso la prima a lasciare il gruppo in compagnia di un uomo. Tu dipendi dagli uomini tanto quanto noi, cara.» Claudia parla lentamente, scandisce le parole con tono da maestrina, sbatte le ciglia e tiene una mano sopra l’altra, poggiate sul tavolo. Forse ha ragione lei…
    «Io non esco di casa con l’obiettivo di trovare un uomo con cui passare le notte, non dipendo dagli uomini. Non cerco…l’uomo perfetto per questa sera spartendomelo con le altre, se una sera non trovassi qualcuno che mi piace, tornerei semplicemente a casa a dormire!» Vorrei dire dell’altro, ma per un po’ mi manca il fiato «Io li disprezzo gli uomini.»
    «Sarà per questo che te ne porti sempre uno a casa per farti trombare a dovere…» mormora Michela. Non voglio che pensi che la sto odiando per quello che ha detto. Rido, sguaiata.
    «Tanto per cominciare, Micky, non sono mai io che mi faccio trombare a dovere, sono loro che si lasciano trombare, come delle donnine. Ripeto, io disprezzo gli uomini. E’ proprio per questo che ci scopo e basta, e una volta sola. Non sono mai stata a letto due volte con lo stesso uomo casuale. Io odio gli uomini….Per niente al mondo concederei più del mio corpo a un essere che abbia il pisello.»
    «Beh, se le cose stanno così, tesoro, siamo tutte sulla stessa barca!» dice Claudia con tono di nuovo allegro, impugnando il suo bicchiere «Credo che nessuna di noi si sia mai sognata di imbarcarsi in relazioni spezzacuore e strappalacrime. Noi prendiamo ciò che gli uomini hanno di meglio da offrirci: la loro carica testosteronica. E sfido chiunque a dirci che facciamo male. Propongo un brindisi: agli uomini e al testosterone! E a noi…che sappiamo come sfruttarlo.»
    «Salute!»

    Non ho il coraggio di unirmi serenamente al brindisi. Guardo la gente che affolla il bar mentre le ragazze fanno tintinnare i bicchieri. Un gruppo di ragazzi sta stravaccato su un divanetto, uno di loro chiacchiera con gli amici e spesso mi lancia delle occhiate, adesso mi fissa. So che le altre l’hanno notato quanto me e ora sono in attesa della mia mossa, è la prova del nove.
    Non c’è motivo di rovinare quella che ormai è una serata avviata.
    Alzo il bicchiere e indirizzo a lui il mio brindisi, lo guardo mentre sorseggio il mio Wermut.
    Lui mi sorride…



    SPOILER (click to view)

    La mangiatrice di uomini non fa distinzione tra bianco e nero ed un vangelo e la pistola e, santo il cielo, che differenza fa, donna o diavolo? L’uomo che non sa ride e giudica, io lo fisso e gli sfilo il cardigan. Proprio vero, la grande attrice sa come fingere…
    Benvenuti tutti quanti nella bocca del leone, benvenuti, maledetti, pregustatevi la fine.
    Maledetti i vostri cuori, benedetto il vostro cane, maledetti i vostri soldi, cosa avete da guardare?
    La mangiatrice di uomini, si sa, si concede, dà perle ai porci e l’intervista va in diretta per un mondo solo, la vita passa e va e io mi annoio…
    Benvenuti tutti quanti nella bocca del leone, benvenuti, maledetti, pregustatevi la fine.
    Maledetti i vostri cuori, benedetto il vostro cane, maledetti i vostri soldi, cosa avete da guardare?
    Benvenuti tutti quanti nella bocca del leone, benvenuti, maledetti, pregustatevi la fine.
    Maledetti i vostri cuori, benedetto il vostro cane, maledetti i vostri soldi, cosa avete da guardare?



    Edited by Baby_Roby - 22/3/2011, 19:14
     
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  2. topo.gigia
     
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    Uoau ma che carrrrrrina che è!! ^^
    Mi è piaciuta tantissimissimissimo questa parte :


    CITAZIONE
    Guardo la gente che affolla il bar mentre le ragazze fanno tintinnare i bicchieri. Un gruppo di ragazzi sta stravaccato su un divanetto, uno di loro chiacchiera con gli amici e spesso mi lancia delle occhiate, adesso mi fissa. So che le altre l’hanno notato quanto me e ora sono in attesa della mia mossa, è la prova del nove.
    Non c’è motivo di rovinare quella che ormai è una serata avviata.
    Alzo il bicchiere e indirizzo a lui il mio brindisi, lo guardo mentre sorseggio il mio Wermut.
    Lui mi sorride…

    No Comment !! ^^
    Brava :uyu:
     
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  3. $torta in der holle
     
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    Tesoro, dopo così tanto tempo, mi riduco a commentare questa meravigliosa os con parole del tutto insignificanti, al confronto.
    La storia è veramnete meravigliosa, è stata scritta in modo impeccabile e posso dirti che mi ha trasmesso veramente tanto.
    Sei riuscita a esprimere le emozioni della protagonista in modo assolutamente perfetto!
    Posso assolutamente affermare che questa os ormai è entrata tra le mie preferite, e lo penso sul serio.
    Ancora però non riesco a capire come tu possa pensare di non essere rava nello scrivere..
     
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  4. Baby_Roby
     
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    Grazie tesoro...sono veramente contenta che ti sia piaciuta... :')

    Grazie anche a te Aurora! ^^

    Edited by Baby_Roby - 22/3/2011, 19:13
     
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  5. $torta in der holle
     
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    CITAZIONE (Baby_Roby @ 17/3/2011, 15:03) 
    Grazie tesoro...sono veramente contenta che ti sia piaciuta... :')

    E' una delle one-shot più belle che abbia mai lette.
    Ho intenzione di farmela stampare.. u.u
     
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4 replies since 22/10/2010, 14:47   239 views
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