Use somebody

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  1. Kate ~
     
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    Mi è venuta voglia di postare questa FF che sto scrivendo da parecchi mesi.
    Attualmente sono in stallo ma ho diverse idee in mente.
    Non volevo postarla fino a quando non l'avevo finita, a dire il vero, per non fare come con "Born to run" (chiedo scusa a tutti i lettori ma non riesco ad andare avanti =_=) però mi spiace lasciarla lì.
    Quindi ho deciso di pubblicarla. Ho già diversi capitoli pronti e spero tanto di riuscire a finirla.

    Ogni capitolo sarà introdotto da un titolo preso in prestito da una canzone. Come noterete, il titolo avrà a che fare con l'argomento trattato nel capitolo. Ci saranno titoletti in italiano o in inglese e, per ognuno di loro, alla fine crediterò artista e canzone.

    Ecco a voi



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    1. Tienimi, sto perdendo contro me…



    La donna correva trafelata per la corsia dell’ospedale, le lunghe falde del cappotto aperto che sbattevano contro le sue gambe. Nei suoi occhi non c’era dolore o paura, solo disperazione.
    Raggiunse la stanza 88 nell’esatto momento in cui il medico di turno ne uscì.

    “Klaus! Ti prego, dimmi che è vivo!”
    “Simone” rispose l’uomo, posando le mani sulle spalle della donna “E’ vivo. Anche questa volta Tom è arrivato in tempo”
    “Posso vederlo?” chiese Simone, piangendo
    “Sì, ma solo per pochi minuti. Ha bisogno di riposare”

    Simone varcò la soglia della stanza e, come tutte le volte, il cuore le balzò dritto in gola per poi rituffarsi nel petto e provocarle un dolore indescrivibile.
    Per l’ennesima volta, la sesta per l’esattezza, il suo bambino aveva tentato di porre fine alla sua vita e per la sesta volta lei era stata costretta a correre in ospedale, nel cuore della notte, terrorizzata al solo pensiero che Bill fosse morto.

    Accanto al letto del figlio minore c’era, come sempre, Tom. Gli teneva goffamente una mano e scuoteva la testa. Quando vide la madre gli occhi gli si riempirono di lacrime troppo a lungo trattenute e, alzandosi, andò ad abbracciarla.

    “L’ha fatto ancora. Roipnol, questa volta”
    “Dove?”
    “In bagno. Mi sono accorto che ci metteva troppo tempo, l’ho chiamato ma non rispondeva così ho sfondato la porta. Era nella vasca, respirava ancora ma il battito era debolissimo. Ti ho chiamata appena siamo arrivati in ospedale”
    “Non ce la faccio più, Tom” disse la donna, soffocando i singhiozzi “Dobbiamo assolutamente aiutarlo”
    “Abbiamo fatto di tutto, mamma. Bill è stanco e penso che l’unico modo per aiutarlo sia quello di sciogliere la band”
    “Io credo sarebbe peggio, invece. Bill si sfoga con le sue canzoni, se gli levassimo anche quello si lascerebbe morire”
    “Sta già morendo, giorno dopo giorno. Questa è la sesta volta che tenta di ammazzarsi nel giro di un anno e domani mattina tutti i giornali ne parleranno. David era riuscito a ridare un briciolo di dignità alla sua immagine dopo il penultimo tentativo di suicidio, due mesi fa, ma ora non so se sarà in grado di rifarlo… potrebbe essere la fine”
    “Lo aiuteremo Tom. Tu fratello tornerà a sorridere, te lo prometto”

    **



    La notte appena trascorsa era stata una delle più merdose della sua vita. I suoi sogni erano stati popolati da strane ombre che gli urlavano in faccia e tentavano di assalirlo. Si era svegliato in un letto che non era il suo, in una stanza che non era decisamente la sua e solo dopo qualche minuto aveva capito di trovarsi in ospedale. Quindi significava che l’aveva fatto di nuovo.
    Cercò con gli occhi il gemello e, come tutte le volte, lo vide assopito sulla sedia, la testa poggiata sulle braccia conserte sul suo letto. Con una mano gli sfiorò la guancia e Tom aprì gli occhi.

    “Ciao” mormorò Bill. La gola gli bruciava e sentiva uno spiacevole dolore al centro dello stomaco, come tutte le volte che si sottoponeva alla lavanda gastrica
    “Pezzo di merda” grugnì Tom
    “Mi dispiace Tom…” balbettò il moro
    “Mi dispiace un cazzo! Hai la minima idea di quanto tu ci abbia fatto preoccupare?”
    “Tom…”
    “No Bill, no! Tu sei un egoista! Pensi solo a te stesso, non ti accorgi di quanto soffriamo a vederti conciato così! A te non importa, se stai male tu gli altri non contano!”
    “Mi dispiace… ero… ero triste, volevo solo dormire…”
    “Cazzo. Vaffanculo Bill, vaffanculo”
    “Ti prego Tom, non essere arrabbiato. Te lo giuro, non succederà più” Bill tentò di mettersi a sedere ma una fitta allo stomaco glielo impedì. Facendo una smorfia si stese nuovamente.
    “Lo dici sempre. Tutte le volte dici che sarà l’ultima…”
    “Voglio curarmi. Sono deciso Tom, te lo giuro. Andrò da uno psicologo, uno psichiatra, qualsiasi cosa… questa volta seguirò la terapia fino in fondo, te lo prometto. E voglio scrivere delle canzoni nuove, voglio un album nuovo, nuovi concerti”
    “Bill… è da un anno che non facciamo concerti. L’ultima volta sei svenuto sul palco, pensavamo ti fossi spaccato la testa dal volo che hai fatto. Non sei in forma, non stai in piedi. Non riusciresti a reggere una tournee”
    “Mi rimetterò in forma, dammi fiducia. Seguirò tutte le terapie del caso, lo prometto Tom. Questa volta sono serio”
    “Potrebbe essere tardi, Bill. La nostra immagine è stata danneggiata irrimediabilmente, temo. I tuoi continui tentativi di suicidio ci hanno resi, agli occhi del pubblico, un pessimo esempio di vita. La tua dipendenza dai farmaci non ha giovato alla nostra reputazione”
    “Stavo male, cazzo! Non ho iniziato a prendere farmaci per gioco!”
    “Lo so. Ma in seguito ne hai abusato” sentenziò Tom, perentorio

    Bill chiuse gli occhi. Non voleva più ascoltare il fratello, quelle parole gli facevano male. Voleva solo ricominciare daccapo, riprendere in mano la sua vita e tornare a fare l’unica cosa che avesse mai amato fare: la musica.

    **



    Il dramma personale di Bill e, in seguito, di tutta la band era cominciato qualche anno prima. Il raggiungimento del successo a livello planetario aveva portato con sé anche un sacco di scocciature. C’erano le fan da accontentare e, in alcuni casi, dalle quali scappare. C’era la casa discografica che spingeva affinché fossero ovunque e a disposizione di tutti. C’erano i giornalisti, i paparazzi, gli stalker, i fanatici.
    Bill viveva la situazione nella maniera peggiore.
    Mentre Tom, Georg e Gustav riuscivano a ritagliarsi dei piccoli spazi privati, Bill avvertiva un peso maggiore sulle spalle. L’opinione pubblica lo riteneva il leader, il ragazzo cool, quello sempre bello, sempre carismatico, sempre disponibile, sempre sorridente. Se sgarrava, se commetteva anche solo un piccolo errore, era finito. I mass media si avventavano su di lui e lo davano in pasto al pubblico senza pietà.

    Bill aveva, di conseguenza, imparato a stipare tutte le sue paure e le sue angosce in un angolino del suo cuore, uno spazio che solo lui conosceva e nel quale sperava di farci stare tutti i suoi timori. E, in effetti, rimasero lì per parecchio tempo, fino a quando Bill non cadde dalle scale e si fratturò una gamba in diversi punti.
    Durante il ricovero e la convalescenza gli vennero prescritti dei farmaci antidolorifici, da assumere in quantità limitate a seconda del grado di dolore. Ma, man mano che il corpo di Bill si abituava ai medicinali, il ragazzo si accorse che non facevano sparire solo il dolore fisico. Quelle piccole pastiglie bianche lenivano anche il dolore della sua anima, lo facevano sentire forte, liberavano il suo cuore dalle ansie e dai timori e, la notte, lo facevano dormire sereno.
    Anche quando gli venne tolto il gesso e la gamba tornò come nuova, il ragazzo continuò ad assumere i farmaci di nascosto, fino a al giorno in cui svenne sul palco durante un concerto e, a seguito delle analisi ospedaliere, la sua tossicodipendenza venne alla luce.
    I medici proposero al cantante un periodo di riposo e il ricovero in un centro riabilitativo. Bill passò un mese in clinica e ne uscì pulito. Nessuno però, nemmeno Tom, si accorse del malessere interiore che aveva ripreso a divorarlo e che, ben presto, sfociò nel primo tentativo di suicidio.

    I giornali cominciarono, quindi, a sparare articoli a raffica nei quali mettevano a nudo il cantante, raccontando per filo e per segno la sua dipendenza dagli antidolorifici e parlando del suo tentativo di suicidio come fosse il capriccio di una star viziata.
    E così fecero per tutte le volte successive, fino alla sesta.
    Anche in quel caso i giornalisti dipinsero Bill come una rockstar sciocca e superflua, che amava prendersi gioco della vita e degli altri.
    Nessuno, nemmeno per un istante, mise in luce un fatto: i suoi occhi non ridevano più. Gli occhi di Bill, solitamente espressivi e solari, avevano perso la loro luce.

    Ora Bill voleva ricominciare davvero.
    Voleva tornare a sorridere, voleva tornare a scrivere canzoni, ad andare in studio, ad esibirsi, a firmare autografi e stringere mani.
    Lo doveva a Tom, a Georg e a Gustav. Lo doveva alle sue fan. E lo doveva a sé stesso.
    Per farlo, però, doveva prima rimettersi in piedi e riabilitare la sua immagine agli occhi del mondo intero. Volente o nolente.

    * Viola - Shandon
     
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  2. Valy~En
     
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    è tosta.

    Credo che rispecchi molte volte, la realtà di personaggi famosi che vedono le loro vite scivolare nelle mani del pubblico e si perdono.

    Quello che ne rimane poi non è altro che la loro "scorza" famosa, non più la loro umanità.

    è fantastica Kate.

    Spero che continuerai a trovare l'ispirazione per finirla ^^

    ...and we go on and on and on... xD

     
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    Dare to dream

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    Cavolo, mi hai sorpresa, molto sorpresa.
    Non mi sarei mai aspettata un inizio simile, e mi è piaciuto molto questo tuo modo di descrivere i fatti, partendo dal sesto tentato suicidio e andando a ritroso.

    Mi si è stretto il cuore mentre leggevo di Bill in quello stato, e ti giuro, avrei voluto entrare nell ff per abbracciarlo... :tytu:
    Ho provato anche un certo nervosismo nei confronti di Tom, perchè secondo me ha un po' esagerato, o perlomeno quelle cose avrebbe dovuto dirgliele in un altro momento.
    Il racconto di come è iniziata la tossicodioendenza poi, mi ha per un attimo riportata a Michael Jackson e mi ha fatto riflettere su tutto ciò che le star devono sopportare, e che probabilmente il mondo troppo superficiale, non capirà mai.

    Sono molto curiosa di sapere come continuerai e anche di capire come si svolgerà questo "rito" delle canzoni.

    Complimenti pata! *_*
     
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  4. $torta in der holle
     
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    Mathonna, oh.. ò.ò
    Cioè, è bellissimo come inizio (per quanto possa essere bello un suicidio! XD)!
    Sono riuscita a vedere tutto, tutto.
    Simone con il fiato corto correre fino alla stanza di Bill, Tom incaz*ato, Bill sofferente.
    E fa male, eh.
    Ho sentito anche la voglia di Bill di farcela, il suo animo spaccato tra la vita e la morte interiore.
    Dentro di me immaginavo giornali, servizi tv che parlavano dei suoi tentativi di suicidi; ho immaginato tutto alla perfezione!
    Ma ciò era normale, perchè come sempre tu fai in modo di trascinare il lettore nella storia, nel verso senso della parola!
    Non vedo l'ora di andare avanti nella lettura, tesoro!
    Questa nuova ff mi affascina da morire!
    Aspetto con ansia, tesoro! *-*
     
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  5. Kate ~
     
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    Oh patate, grazie! *_*
    I prossimi capitoli non saranno così angoscianti, ci sarà spazio anche per qualche momento divertente ^^
    Ho già pronti altri 6 capitoli, quindi per un po' di tempo siamo a posto xD

    Sil, a dire il vero mi hai fatto venire voglia tu di postare xD Ho letto la tua nuova e ho deciso di postare pure la mia xD
     
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  6. »Sally
     
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    Minchia.
    Angoscia è stata la prima cosa che ho provato immaginandomi quella donna distrutta correre nel corridoio dell'ospedale. Poi lo strazio del fratello seduto accanto a lui, dopo ancora la rassegnazione da parte di Bill agli antidolorifici.
    E' difficile uscirne, o almeno credo che lo sia. Ci vuole la forza di volontà per riuscire a fare una cosa simile, per riuscire a ripulirsi una volta per tutte.
    Non mi aspettavo una partenza in quarta come questa, devo dire la verità: ma è anche vero, Kate, che tu non finirai mai di stupirmi, MAI!
    Ed è per questo che adoro leggere quello che scrivi! *_*
    Complimenti, pata! *_*
     
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  7. Prinzi ~
     
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    Mamma!O.O
    Devo confessarti che mi è venuta tantissima angoscia!Pensare alla madre,Tom e a tutte le volte in cui Bill ha tentato il suicidio,l'angoscia si è impossessata di me!
    Data la descrizione fatta del personaggio di Bill,anche a me è venuto in mente Michael Jackson...
    Ho saputo immaginare tutto perfettamente! Ti stimo! u.ù sai descrivere ogni cosa in maniera magnifica *-*
    Comunque per "Born to run" ti perdono u.ù questa vale la pena di leggerla *_* come tutte *_*
    Spero che Bill ce la faccia ^^ Daaaaai Biiiiill! ^^
    Complimenti!Tanti tanti tanti *_*
     
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  8. Kate ~
     
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    Patate *_*
    Grazie, davvero!!
    E' importante che l'inizio di una storia coinvolga il lettore, secondo me, e sono felice che lo abbia fatto! ^^
     
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  9. Kate ~
     
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    2. Non sono una signora.



    Essere la beniamina dei bambini di tutta la Germania non era certamente il lavoro meno stressante al mondo. Lisbeth Sommer scommetteva che nessuno, a parte coloro che facevano il suo mestiere, capisse cosa significava avere a che fare con bambini dagli 0 ai 12 anni tutti i santi giorni.
    Bambini in studio, durante la diretta televisiva. Bambini ai programmi in cui veniva ospitata. Bambini che la fermavano per strada per una foto, un abbraccio, un autografo. Bambini ovunque.
    E a Lisbeth i bambini non piacevano affatto. Erano appiccicosi, a volte puzzolenti, capricciosi e perfino insolenti. Non aveva mai, mai nemmeno una volta pensato di diventare madre in futuro e, ironia della sorte, ora doveva avere a che fare con quei mostriciattoli tutti i giorni.

    Aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo perché sognava, da sempre, di condurre un programma televisivo che fosse tutto suo. Un bel talk show con ospiti seri durante il quale parlare di cose importanti, di cronaca, di politica, di attualità. Sognava di ospitare i più influenti politici del Mondo, di dedicare serate intere agli eroi veri, alla gente che in un modo o nell’altro aveva combattuto per il raggiungimento di un ideale. Ma, dopo qualche anno di dura gavetta e probabilmente a causa della giovane età, non le era stato ancora offerto nulla di così importante.

    Aveva fatto la co-conduttrice in un gioco a premi e l’inviata speciale per un programma di cronaca rosa e di gossip. Fino a quando, l’anno prima, le era stato proposto un programma televisivo tutto suo. Avrebbe potuto scegliere tutto personalmente, dal set agli ospiti alle musiche, ma il tema era stato scelto dal network e, su quello, Lisbeth non poteva mettere becco: i bambini.
    Sarebbe stato un programma dedicato solo ed esclusivamente ai bambini con giochi, cartoni animati, spettacolini di magia ed intrattenimento. Una specie di parco giochi televisivo, insomma.
    Sarebbero intervenuti, una o due volte a settimana, degli ospiti che avrebbe potuto scegliere lei ma avrebbero dovuto aver a che fare comunque con i bambini.
    Una volta, ad esempio, Lisbeth invitò la principale cantante di quasi tutte le sigle di cartoni animati tedeschi, la volta dopo optò per il più grande scrittore di fiabe moderne, la volta dopo ancora scelse un tizio che era diventato famoso per aver inventato un giocattolo che spopolava tra i bimbi più piccoli ma il suo sogno di poter stringere la mano a gente come Barack Obama o Nelson Mandela si era infranto.
    Del resto, a quale bambino sarebbe importata la storia della lotta all’apartheid o del problema della rottura del serbatoio di una petroliera nel Golfo del Messico?

    Lisbeth aveva però accettato quell’offerta perché sperava fosse utile per il grande “salto di qualità”, la svolta che avrebbe segnato la sua carriera. Ma quando era costretta a farsi truccare il viso per assomigliare ad un gattino e far divertire i bambini si chiedeva chi avrebbe mai avuto il coraggio di affidarle un talk show serio. Chi diamine avrebbe mai riposto fiducia in una presentatrice che entrava in studio vestita da Cenerentola?

    Seduta in camerino, in attesa dell’inizio della puntata, Lisbeth accese l’ennesima sigaretta e, facendo ruotare la sedia, appoggiò i piedi sulla bancone da toeletta che le stava di fronte. Il riflesso dello specchio le rimandò l’immagine di una giovane ragazza insoddisfatta. Bella, dai lineamenti dolci e il sorriso aperto ma decisamente insoddisfatta.
    La porta del camerino si spalancò così velocemente da rischiare di farla cadere.

    “Beth cazzo! Te l’ho detto mille volte, qua dentro non devi fumare!” la sgridò Ingrid Scholz, la sua manager
    “Non posso fumare in giro, non posso fumare nel cortile della mia fottuta casa, non posso fumare nei locali. Almeno in questo dannato camerino potrò accendermi una sigaretta senza rotture di palle?”
    “No. Ti ho già spiegato che l’immagine è importante in questo campo. Cosa direbbero le madri se ti vedessero fumare come uno scaricatore di porto? Tu sei la beniamina dei bambini tedeschi, Beth. Loro ti adorano. Le bambine sognano di diventare come te e i maschietti vorrebbero sposarti! Capisci?”
    “No” sbuffò la ragazza, spegnendo la sigaretta fumata solo a metà “Ma va bene”
    “Brava, così mi piace la mia ragazza!” cinguettò la donna, dandole una pacca sulla spalla “Ora lavati i denti che ti puzza l’alito di fumo. Tra dieci minuti mando Bette a truccarti” e, nel dirlo, uscì dal camerino lasciandola nuovamente sola.

    Lisbeth andò in bagnò, si lavò i denti e si sciacquò il viso. Era la beniamina dei bambini, fantastico.
    Solo che i bambini non sapevano che, tutto sommato, lei non era proprio la fatina di Pinocchio.
    Non era una ragazzaccia, questo no, però non era nemmeno la principessa che era costretta fingere di essere.
    Era, insomma, una ragazza normale con tanti pregi, tanti difetti, qualche vizio e diverse passioni.
    Come il fumo, ad esempio. Oppure quei tre tatuaggi che doveva sempre nascondere al pubblico con chili di fondotinta, nel caso in cui indossasse abiti senza spalline, o con gonne che non salivano oltre il ginocchio, per evitare che si vedesse l’enorme brano tatuato sulla sua coscia sinistra.

    Fingere di essere ciò che non era risultava insopportabile. Ma rinunciare al programma per bambini significava rinunciare al mondo che tanto amava. Se avesse resistito ancora qualche anno chissà… forse sarebbe riuscita ad esaudire il suo più grande desiderio.

    Bette, la truccatrice, arrivò puntuale come un orologio svizzero. La truccò alla perfezione (poco ombretto, pochissimo fondotinta, solo un velo di lucidalabbra e un leggero tratto di matita) e se ne andò, lasciandole il tempo di vestirsi.
    Venti minuti dopo Lisbeth si apprestava ad entrare in scena. Nei panni di Biancaneve, questa volta, con un grosso sorriso stampato in faccia ed un cerchietto di raso rosso adagiato fra i morbidi capelli neri.
    Era la beniamina dei bambini del resto, no?

    *Non sono una signora - Loredana Bertè
     
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  10. Valy~En
     
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    *_______*

    credo che la scelta della canzone sia azzeccatissima!

    ^^

    mi piace un sacco questo nuovo personaggio, chissà che parte avrà in questa storia!
    sono mooooolto curiosa!

     
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  11. »Sally
     
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    *_*
    STUPENDO!
    Hai reso perfettamente l'idea di come si possa sentire questa ragazza, nonostante sia insoddisfatta tiene i denti stretti sopportando tutto, con la speranza che un giorno arriverà la sua ricompensa. Inutile dire che mi piace tantissimo questo personaggio!
    Bellissimo anche il titolo della canzone scelto per questo capitolo! *_*
    Grandissima Kate!
     
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  12. Kate ~
     
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    Oh grazie patate! *_*
    Come noterete, alcuni capitoli sono lunghi mentre, altri, sono decisamente più corti.
    E' che, quando scrivo, non sto a controllare la lunghezza del testo. Arriva semplicemente un momento in cui sento che il capitolo va finito così, e basta xD
     
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    Chi è costei?
    Non importunerà mica Bill vero? :34qwrs:

    Scherzo pata XD
    Mi è piaciuta molto la descrizione del personaggio, e sono molto incuriosita dal modo di scrivere che usi in questa ff.
    Aspetto con ansia il seguito! ^^
     
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  14. Prinzi ~
     
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    Un nuovo personaggio davvero interessante ^^ chissà che ruolo avrà ^^
    Anche questo capitolo è bellissimo *_*
    C'è poco da fare Kate,amo il tuo modo di scrivere *_*
     
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  15. $torta in der holle
     
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    L'ho letta e mi piaciuta da morire.
    La personalità di questa ragazza mi intriga molto e non vedo l'ora che venga descritta ancora di più la sua vita.
    Mi piace in modo in cui l'hai descritta, il modo in cui riesce a trasmettere i propri sentiementi.
    Si riesce benissimo a sentire il peso di questa finta immagine che Lisbeth deve dare per arrivare a ciò che vuole, pur non piacendole questa via.
    Sicuramente sarò ripetitiva, ma quando posti tu, pata, non so mai che dire oltre a che sei bravissima e che riesci a trasmettere ogni emozione che voi.
    Accontentati di ciò, dunque! XD
    E vedi di andare avanti.. :uyu:

    SPOILER (click to view)
    Lisbeth come la protagonista di "Uomini che odiano le donne".. :uyu:
     
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138 replies since 23/10/2010, 13:11   1627 views
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