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  1. Kate ~
     
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    2. Non sono una signora.



    Essere la beniamina dei bambini di tutta la Germania non era certamente il lavoro meno stressante al mondo. Lisbeth Sommer scommetteva che nessuno, a parte coloro che facevano il suo mestiere, capisse cosa significava avere a che fare con bambini dagli 0 ai 12 anni tutti i santi giorni.
    Bambini in studio, durante la diretta televisiva. Bambini ai programmi in cui veniva ospitata. Bambini che la fermavano per strada per una foto, un abbraccio, un autografo. Bambini ovunque.
    E a Lisbeth i bambini non piacevano affatto. Erano appiccicosi, a volte puzzolenti, capricciosi e perfino insolenti. Non aveva mai, mai nemmeno una volta pensato di diventare madre in futuro e, ironia della sorte, ora doveva avere a che fare con quei mostriciattoli tutti i giorni.

    Aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo perché sognava, da sempre, di condurre un programma televisivo che fosse tutto suo. Un bel talk show con ospiti seri durante il quale parlare di cose importanti, di cronaca, di politica, di attualità. Sognava di ospitare i più influenti politici del Mondo, di dedicare serate intere agli eroi veri, alla gente che in un modo o nell’altro aveva combattuto per il raggiungimento di un ideale. Ma, dopo qualche anno di dura gavetta e probabilmente a causa della giovane età, non le era stato ancora offerto nulla di così importante.

    Aveva fatto la co-conduttrice in un gioco a premi e l’inviata speciale per un programma di cronaca rosa e di gossip. Fino a quando, l’anno prima, le era stato proposto un programma televisivo tutto suo. Avrebbe potuto scegliere tutto personalmente, dal set agli ospiti alle musiche, ma il tema era stato scelto dal network e, su quello, Lisbeth non poteva mettere becco: i bambini.
    Sarebbe stato un programma dedicato solo ed esclusivamente ai bambini con giochi, cartoni animati, spettacolini di magia ed intrattenimento. Una specie di parco giochi televisivo, insomma.
    Sarebbero intervenuti, una o due volte a settimana, degli ospiti che avrebbe potuto scegliere lei ma avrebbero dovuto aver a che fare comunque con i bambini.
    Una volta, ad esempio, Lisbeth invitò la principale cantante di quasi tutte le sigle di cartoni animati tedeschi, la volta dopo optò per il più grande scrittore di fiabe moderne, la volta dopo ancora scelse un tizio che era diventato famoso per aver inventato un giocattolo che spopolava tra i bimbi più piccoli ma il suo sogno di poter stringere la mano a gente come Barack Obama o Nelson Mandela si era infranto.
    Del resto, a quale bambino sarebbe importata la storia della lotta all’apartheid o del problema della rottura del serbatoio di una petroliera nel Golfo del Messico?

    Lisbeth aveva però accettato quell’offerta perché sperava fosse utile per il grande “salto di qualità”, la svolta che avrebbe segnato la sua carriera. Ma quando era costretta a farsi truccare il viso per assomigliare ad un gattino e far divertire i bambini si chiedeva chi avrebbe mai avuto il coraggio di affidarle un talk show serio. Chi diamine avrebbe mai riposto fiducia in una presentatrice che entrava in studio vestita da Cenerentola?

    Seduta in camerino, in attesa dell’inizio della puntata, Lisbeth accese l’ennesima sigaretta e, facendo ruotare la sedia, appoggiò i piedi sulla bancone da toeletta che le stava di fronte. Il riflesso dello specchio le rimandò l’immagine di una giovane ragazza insoddisfatta. Bella, dai lineamenti dolci e il sorriso aperto ma decisamente insoddisfatta.
    La porta del camerino si spalancò così velocemente da rischiare di farla cadere.

    “Beth cazzo! Te l’ho detto mille volte, qua dentro non devi fumare!” la sgridò Ingrid Scholz, la sua manager
    “Non posso fumare in giro, non posso fumare nel cortile della mia fottuta casa, non posso fumare nei locali. Almeno in questo dannato camerino potrò accendermi una sigaretta senza rotture di palle?”
    “No. Ti ho già spiegato che l’immagine è importante in questo campo. Cosa direbbero le madri se ti vedessero fumare come uno scaricatore di porto? Tu sei la beniamina dei bambini tedeschi, Beth. Loro ti adorano. Le bambine sognano di diventare come te e i maschietti vorrebbero sposarti! Capisci?”
    “No” sbuffò la ragazza, spegnendo la sigaretta fumata solo a metà “Ma va bene”
    “Brava, così mi piace la mia ragazza!” cinguettò la donna, dandole una pacca sulla spalla “Ora lavati i denti che ti puzza l’alito di fumo. Tra dieci minuti mando Bette a truccarti” e, nel dirlo, uscì dal camerino lasciandola nuovamente sola.

    Lisbeth andò in bagnò, si lavò i denti e si sciacquò il viso. Era la beniamina dei bambini, fantastico.
    Solo che i bambini non sapevano che, tutto sommato, lei non era proprio la fatina di Pinocchio.
    Non era una ragazzaccia, questo no, però non era nemmeno la principessa che era costretta fingere di essere.
    Era, insomma, una ragazza normale con tanti pregi, tanti difetti, qualche vizio e diverse passioni.
    Come il fumo, ad esempio. Oppure quei tre tatuaggi che doveva sempre nascondere al pubblico con chili di fondotinta, nel caso in cui indossasse abiti senza spalline, o con gonne che non salivano oltre il ginocchio, per evitare che si vedesse l’enorme brano tatuato sulla sua coscia sinistra.

    Fingere di essere ciò che non era risultava insopportabile. Ma rinunciare al programma per bambini significava rinunciare al mondo che tanto amava. Se avesse resistito ancora qualche anno chissà… forse sarebbe riuscita ad esaudire il suo più grande desiderio.

    Bette, la truccatrice, arrivò puntuale come un orologio svizzero. La truccò alla perfezione (poco ombretto, pochissimo fondotinta, solo un velo di lucidalabbra e un leggero tratto di matita) e se ne andò, lasciandole il tempo di vestirsi.
    Venti minuti dopo Lisbeth si apprestava ad entrare in scena. Nei panni di Biancaneve, questa volta, con un grosso sorriso stampato in faccia ed un cerchietto di raso rosso adagiato fra i morbidi capelli neri.
    Era la beniamina dei bambini del resto, no?

    *Non sono una signora - Loredana Bertè
     
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138 replies since 23/10/2010, 13:11   1627 views
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