Our Love Wears Forbidden Colours

[NC17]Adult Content,Drug Use,Language,Violence,Non-con - Triste,Malinconico,Angst,Lime

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  1. *ValeryVampire*
     
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    Eccolaaa =)



    OUR LOVE WEARS FORBIDDEN COLOURS




    Autore: *ValeryVampire* // Sayuri_the_Vampire
    Titolo: Our Love Wears Forbidden Colours
    Rating: NC17
    Avvisi: Adult Content, Drug Use, Language, Violence, Non-con
    Generi: Triste, Malinconico, Angst, Lime
    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, ciò che è descritto non è reale ma solo il frutto della mia perversa fantasia e non ci guadagno un bel niente …






    First colour: Black. ABSOLUTE NEGATION
    Bill era avvolto nelle lenzuola calde nel letto della sua stanza d’albergo, come racchiuso in un bozzolo che l’avrebbe protetto dall’esterno. Affondava le dita lunghe e sottili tra le coperte per poi graffiare con le unghie laccate di blu il soffice guanciale macchiato dal suo trucco.
    Aveva pianto e ancora non aveva smesso, le lacrime nere non cessavano di solcargli le guance tracciando linee scure per poi ricadere silenziose sul cuscino troppo bianco per sembrargli confortevole.
    La stanza era luminosa per via della finestra spalancata e delle tende tirate ai lati di essa, intorno a lui ,però, sotto il nido di lenzuola e coperte regnava il buio impenetrabile.
    Sentiva freddo nonostante il tepore creato dal tessuto che lo vestiva e la sua pelle nuda era ricoperta da piccoli brividi fastidiosi, i capelli corvini erano disordinati e appiccicati al viso per colpa delle gocce umide sul suo volto. Non riusciva a smettere di piangere, non era in grado di calmarsi e tantomeno di distrarsi.
    Ascoltava il rumore del mare che raggiungeva la battigia con piccole onde, il garrito dei gabbiani e il suono ovattato della televisione nelle altre stanze accanto alla sua.
    Il vento pungente che penetrava nella stanza non poteva raggiungerlo, tuttavia fece cadere a terra alcuni fogli che aveva posato sulla scrivania di fronte al letto. Erano testi di canzoni.
    Canzoni dei suoi artisti preferiti, canzoni scritte da lui, In die Nacht e Forbidden Colours.
    “Il mio amore indossa colori proibiti” cantava David Sylvian accompagnato dalle sinuose mani di Ryuichi Sakamoto che si muovevano sui tasti del pianoforte.
    L’amore di Bill era proibito.

    Bill si era innamorato di suo fratello, per di più gemello omozigote, quando aveva all’incirca sedici anni. Era il periodo in cui avevano cominciato la carriera con i Tokio Hotel grazie a “Durch den Monsun” e non erano quasi più a casa loro.
    In quei momenti aveva apprezzato e scoperto sfaccettature di lui che in anni di normale convivenza tra le mura della loro dimora a Loitsche non aveva mai notato.
    Si era innamorato dei suoi gesti, della sua voce al telefono, delle piccole attenzioni che riservava solo per lui. Amava il suo sguardo penetrante che, nonostante lo facesse sentire così nudo ed esposto, era ciò che possedeva di più rassicurante in quel loro mondo costruito sulle incertezze; viveva per le sue carezze e bramava il temporale solo per avere l’alibi di poter dormire insieme a lui; adorava le notti passate nella cuccetta del Turbus a parlare, sussurrare e sospirare i loro pensieri speculari.
    Amava il suo viso così identico al proprio che però si era differenziato nei miseri dettagli nel corso di quei ventuno anni, rendendoli due entità distinte e separate; gli piacevano le sue mani forti e sicure, come un’ancora di salvezza nei giorni burrascosi o come carezze di velluto nei momenti di debolezza.
    Anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, apprezzava il suo modo di vestirsi, adorava come portava quei costosi tendoni da circo e quelle bandane multicolor che stringeva attorno alla testa.
    Era innamorato di un vero amore. Era ormai arrivato al punto in cui non aveva più una via di scampo da quell’amore proibito, era totalmente soggiogato dai suoi stessi sentimenti.
    Quando nelle interviste rispondeva vago dicendo che avrebbe aspettato il grande amore era una mezza verità: in realtà attendeva solo che il suo grande amore, ovvero la persona con cui aveva da sempre condiviso tutto sin dall’utero materno, si accorgesse dei suoi sentimenti.
    Bill era insicuro, pessimista a livelli da suicidio, innamorato dell’idea del vero amore e del suo amore, indeciso e timido. Però era certo al cento per cento solo di una cosa: dell’amore che provava per Thomas Kaulitz. Era sicuro che avrebbero potuto completare il loro cerchio solo insieme e come un’unica entità, alla maniera di due gemelli siamesi uniti da un unico cuore.
    … Ma Tom non l’aveva voluto capire …

    Quella stessa mattina si erano ritrovati entrambi sul bagnasciuga di una spiaggia privata di Los Angeles con in mano due tazze fumanti di caffè Starbcuks per fare una passeggiata in solitaria.
    Si erano seduti su di una piccola panchina senza parlare lasciando che inutili parole venissero espresse dal loro solito silenzio d’intesa, solo che quel mutismo non fece altro che ammontare l’ansia di Bill già superiore ad un livello preoccupante.
    Il martellare incessante del suo cuore nella stretta gabbia toracica aveva sovrastato ogni altro suono intorno a loro due, rendendolo schiavo di quel ritmo crescente.
    … E poi era stato più forte di lui. L’aveva baciato, sussurrando come un rantolo disperato il suo “Ti amo” che da troppo tempo se ne stava nascosto nel suo muscolo vitale.
    Tom aveva sgranato gli occhi e poi non aveva detto nulla, non si era né mosso né aveva mutato espressione; era rimasto semplicemente immobile con lo sguardo spaurito perso nel vuoto, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
    Bill, terrorizzato da una qualunque ipotetica reazione, se l’era data a gambe rovesciando il caffè in terra e sperando che suo fratello lo fermasse. Ma non fu così …
    Con il cuore in frantumi, gli occhi nocciola che versavano continue lacrime disperate e la sua espressione impressa nella mente aveva corso fino alla Hall dell’Hotel in cui risiedevano. Deciso ad ignorare chiunque lo avesse fermato , il suo unico obbiettivo era rinchiudersi nella propria camera d’albergo con la speranza di schiattarci dentro.
    Il cielo era grigio e il vento soffiava forte e freddo, stava per venire giù un raro temporale e avrebbe dovuto affrontarlo da solo non potendo farsi proteggere dalle braccia forti di Tom.
    Si era buttato tra le lenzuola mezzo vestito, aveva spento il cellulare e qualunque altro aggeggio con cui avrebbe potuto farsi contattare e soprattutto aveva serrato la porta a chiave.
    Probabilmente qualcuno lo avrebbe cercato o avrebbe bussato alla sua porta, ma lui desiderava solamente esternarsi dal mondo e tuffarsi nel suo mare di depressione.


    Erano passate un po’ di ore, sinceramente non sapeva nemmeno quante. Suo fratello non si era fatto vivo, nessuno lo aveva cercato e lui era rimasto lì da solo.
    Quando si era alzato da quella coltre di lenzuola candide erano le dieci di sera, il cielo era buio e nella stanza penetrava un freddo fastidioso. Il mare era mosso e lasciava che sulla riva si depositassero conchiglie e qualche sfortunato pesciolino destinato a morire.
    Non aveva fame anche se non mangiava da un po’, lo stomaco si era chiuso perché la tristezza gli aveva attanagliato le viscere tuttavia la testa doleva quasi quanto il cuore spezzato. Avrebbe preferito ricevere uno schiaffo piuttosto che dover subire quel silenzio pesante come un macigno.
    Si era affacciato alla finestra posando le dita sul vetro freddo, imprimendo le proprie impronte digitali su di esso, osservando l’acqua diventata blu come il cielo privo di stelle.
    Si voltò di scatto quando udì qualcuno battere alla porta della sua stanza, mormorò un “chi è?” poco convito e poi ancora il bussare insistente.
    <<bill sono io, per favore aprimi!>> disse Tom tentando di convincerlo.
    Titubante si mosse, decidendo ad ogni passo quale fosse la decisione migliore da prendere: arrivato lentamente alla porta prese un profondo e coraggioso respiro e girò la maniglia trovandosi Tom sull’ingresso con una mano appoggiata alla parete.
    Pareva aspettare un cenno da parte del gemello quasi come se avesse avuto il timore di varcare la soglia di quel piccolo mondo privato che si era creato per rifugiarvisi in solitudine.
    <<va beh, io entro …>> disse, addentrandosi nella stanza poco illuminata. Bill quasi si nascose dietro la porta di legno laccato di bianco, forse per la vergogna di mostrarsi a lui in quello stato: Tom sapeva già che aveva pianto, lo sentiva e non c’era nemmeno il bisogno di essere gemelli omozigoti per intuirlo, ma vedere i suoi occhi nocciola arrossati e ancora lucidi era uno strazio. Soprattutto con la consapevolezza di esserne la causa.
    <<bill …>> mormorò avvicinandosi a lui e trascinandolo forzatamente in un abbraccio. Ignorò le sue false proteste e lo strinse forte tra le sue braccia. In quel momento pareva così magro e fragile che temeva potesse frantumarsi tra le sue dita.
    Bill si lasciò trasportare dalle intense sensazioni, piangendo silenzioso e bagnandogli il collo con le lacrime salate mentre le dita si erano strette al tessuto morbido della sua felpa. Tom non sapeva cosa dire, aveva timore di ferirlo ancor di più perciò rimase taciturno ad ascoltare i muti singhiozzi del gemello e posando le mani sulla sua schiena nuda e tormentata dai brividi. Insinuò le dita tra i suoi capelli neri, corti e spettinati e posò un impercettibile bacio sulla fronte facendogli voltare il viso verso di lui, forse era più confuso ed impaurito di lui.
    Bill sciolse l’abbraccio sussurrando un timido “scusa” rifugiandosi per un momento nel bagno. Il suo viso, nel detestabile riflesso dello specchio, era il ritratto perfetto di una reale tristezza. Pareva che gli fosse stata risucchiata via la vita perché i suoi occhi non comunicavano nulla di positivo, si sentiva come attraversato da una lama di angoscia e soffocato da un’aria di sconfitta.
    Si sciacquò il volto con un’abbondante dose d’acqua e s’infilò una maglietta che aveva appoggiato precedentemente sul bordo della vasca da bagno, sentiva Tom trafficare con il televisore e, subito dopo essersi studiato un’espressione “passabile”, lo raggiunse.
    <<vieni qui, scricciolo …>> disse Tom sorridendo e battendo una mano sul materasso per incitarlo a sedersi accanto a lui.
    Bill si avvicinò gattonando sul letto fino a lui e non appena si sedette l’altro gli schioccò un rumoroso bacio sulla guancia; gli passò poi il joystick della playstation e gli disse: <<dai su! Ho voglia di vincere a GTA!>>. Il moro lo guardò storto dandogli una gomitata tra le costole, “Coglione!” sbottò ridacchiando.

    Erano stati a giocare fino alle due di notte, ridendo e mangiando le patatine fritte che si erano fatti portare col servizio in camera. Come di consueto aveva ovviamente vinto Tom …
    Ad un certo punto sentì la testa pesante di suo fratello sulla spalla e udì il suo respiro rilassato e regolare, salvò la partita e posò il controller lì accanto. Si voltò abbastanza per vedere il viso di Bill che pareva avere la stessa innocente e tenera espressione di quando era ancora il gemellino totalmente uguale a lui, dormiva tranquillo appoggiato alla propria spalla. Sorrise nel vuoto e posò un piccolo bacio sui suoi capelli corvini e profumati mormorando “Ti voglio bene da morire, scricciolo”. Dopodiché si sfilò dall’abbraccio e lo fece sdraiare delicatamente sul letto, stando attento a non svegliarlo, per poi coprirlo con il lenzuolo bianco. Gli baciò una guancia e l’altro parve sorridere nonostante dormisse già profondamente, così uscì dalla stanza dando un’ultima occhiata all’interno per controllare che tutto fosse a posto e richiuse la porta senza fare alcun rumore.
    Il corridoio dell’albergo era vuoto e desolato, silenzioso come un cimitero, il suono strascicato dei suoi passi stanchi era perfettamente attutito dallo spessore della moquette nera e infondo al corridoio un’ampia vetrata si affacciava sulla spiaggia.
    Raggiunse la sua stanza, tra le ultime di quel piano, e ci si chiuse dentro dirigendosi direttamente sul balcone sedendosi su di una sedia sdraio. Si accese una sigaretta, la vista che offriva quel luogo era rassicurante ma non abbastanza per calmare la sua inquietudine, era più che certo che non avrebbe chiuso occhio nemmeno con una boccetta intera di sonnifero.
    Quel silenzio era irritante, non vi era nulla che riuscisse a distrarlo dai propri pensieri. Se la stava facendo addosso, era terrorizzato dall’idea di perdere Bill, spaventato dall’ipotesi di poterlo amare. Lui era certo, lo amava. Era la migliore cosa che gli fosse mai capitata e per questo aveva paura delle conseguenze. Era sicuro che Bill fosse la sua anima gemella, che nessuno avrebbe mai eguagliato il suo essere ma come avrebbe mai potuto amarlo?
    Era più che convinto che se non fosse stato sangue del suo stesso sangue, uomo o donna non era importante, si sarebbe perdutamente innamorato di Bill. Forse era per il suo modo di pensare o forse semplicemente il suo appartenere alla metà identica di qualcun altro, ma lui non credeva alla corrente di pensiero dei “poli che si attraggono”. Era molto più propenso, piuttosto, che l’essere uguali nell’animo portasse realmente al “vissero per sempre felici e contenti”. Ma con Bill? Quali conseguenze ci sarebbero state se il loro rapporto si fosse trasformato in vero amore?
    Se solo Bill si fosse allontanato da lui sarebbe diventato pazzo.
    … E la notte era trascorsa così, su quella terrazza insieme ad un pacchetto di sigaretta e una sedia sdraio, troppo preso dai propri pensieri per potersi incantare davanti alla meraviglia dell’alba …

    Second colour: Green. RAGE AND DEATH
    Si erano fatte le 9.00 e lui aveva ancora gli occhi sbarrati; voleva vedere Bill e stare con lui, fare le solite cose che facevano fino a due giorni prima. Come due normali fratelli, per quanto possano essere considerati nella norma due fratelli gemelli monozigoti …
    Così, dato il Sole splendente in cielo e la bassa marea che brillava alla luce, si era infilato un costume da bagno ed era uscito dalla stanza armato di occhiali da sole, asciugamano e cellulare. Poi si era diretto verso la porta della camera di Bill, ciabattando silenzioso con le infradito sopra la solita moquette scura del corridoio, bussò piano attendendo una risposta che non avvenne – ovviamente – subito.
    Aveva aspettato ben dieci minuti buoni prima che suo fratello si degnasse di girare lentamente la maniglia, successivamente Bill si era ritrovato Tom davanti in tutta la sua spudorata bellezza. Sicuramente si sentì a disagio in quel momento: era spettinato, assonnato e rincoglionito e perciò, piuttosto che guardarlo negli occhi, si concentrò sui suoi addominali abbronzati. Non che gli dispiacesse particolarmente, però si sentiva anche abbastanza idiota.
    Tom si appoggiò all’infisso della porta con un sorrisetto sghembo sulle labbra carnose e rossastre e le braccia conserte, si calò gli occhiali sul naso e lo guardò negli occhi. In quel momento Bill si sentì minuscolo.
    <<beh?! Andiamo in spiaggia o hai intenzione di stravaccare il tuo culo pesante su una poltrona e stare lì tutto il sacrosanto giorno?>> disse con tono impertinente per farlo smuovere un po’.
    Il fratello grugnì qualcosa in risposta, troppo addormentato per articolare una frase di senso compiuto, e rientrò nella stanza stiracchiandosi e sbadigliando senza premurarsi di coprire la bocca con le mani.
    Tom lo seguì e si lasciò cadere sul letto sfatto, voltandosi a pancia in sotto premendo il viso sul cuscino che profumava di lui. Bill raccattò qualcosa da vestire nella propria valigia e si rifugiò in bagno chiudendocisi a chiave dentro. <<ma cos’è? Ti vergogni ora?!>> rise lui, urlando abbastanza da farsi sentire fino al bagno. <<fottiti!>> gli gridò l’altro in risposta, strillando come una donnetta quando si gettò sotto la doccia sorpreso dall’acqua troppo fredda.
    Tom guardò l’ora, si erano fatte già le 9.45 e prima di riuscire a scendere in spiaggia insieme a quel narciso di Bill si sarebbero fatte sicuramente le 11.00 e di conseguenza avrebbe dovuto prendere il Sole nelle ore più calde, ustionandosi come ogni Tedesco che si rispetti.
    Infatti, quasi per non smentirsi, Bill uscì dal bagno sprigionando una nube di vapore alle 11.07 . Ci era mancato quasi che Tom si addormentasse con il pc del fratello tra le mani, sgranò gli occhi stupito quando se lo vide passare davanti. <<ma dico, sei scemo? Perché ti sei truccato?!>> domandò guadagnandosi niente di meno che un’occhiataccia da serial killer.
    <<È waterproof, coglione!>> sbottò l’altro tirandogli una “delicata” manata sulla nuca.
    <<comunque, sei pronto?>> chiese esasperato.
    Bill annuì recuperando il telo mare appoggiato alla sedia, il cellulare e il portafogli sopra la scrivania e uscì senza proferire una parola, seguito a ruota dal gemello.
    Si trovavano nella hall dell’hotel quando il cellulare cominciò a squillare insistente della tasca del costume di Bill, che rispose immediatamente con voce suadente rallentando il passo. <<ehi! Ciao, Keith …>> disse con un sorrisino malizioso facendosi sentire da suo fratello che camminava poco più avanti, contento di averlo visto contrarre i muscoli per un breve momento come se fosse nervoso.
    Tom odiava Keith, l’odiava dal primo istante in cui Bill gliel’aveva presentato. Era un belloccio Californiano da copertina, una specie di Ken in carne ed ossa con il surf in dotazione. Non aveva la più pallida idea di come si fossero conosciuti, sapeva solo che quell’essere lo irritava peggio delle ortiche sulla pelle nuda.
    Bill lo aveva raggiunto e aveva fatto scivolare una mano sul suo braccio carezzandolo lascivo camminando appiccicati come due cozze.
    <<quando potremmo vederci? Beh, tesoro, ho qualche meet e un’intervista. Siamo un po’ occupati, che dici fra due pomeriggi? Prima non posso, mi dispiace …>>
    Tom aveva digrignato i denti, era geloso marcio e odiava solo il pensiero che quell’Americano cafone avrebbe potuto sfiorare anche solo un centimetro quadrato della pelle perfettamente pallida di suo fratello. Lo inasprivano le risatine civettuole e la voce che emanava da quella bocca perfetta per rispondergli.
    <<… Così mi porti a fare un giro …>> aveva sussurrato languido mentre si trovavano quasi sulla spiaggia.
    Quella frase gli aveva fatto accapponare la pelle ma non di certo per la gioia, un “giro” detto in quel modo e nel linguaggio di suo fratello significava solo una cosa: scopare. Quel pensiero lo mandò in bestia. Già gli sembrava quasi assurdo suo fratello in quel contesto, ma una creatura così delicata come Bill a letto con un armadio a quattro ante platinato gli sembrava la trama di un film porno gay di bassa lega …
    Aveva tossito nervosamente e Bill gli aveva lanciato una strana occhiata di difficile interpretazione per poi accarezzargli il braccio con la punta delle dita fresche che, però, scacciò via infastidito.
    Quando interruppe la chiamata gli venne incontro chiedendogli spiegazioni ma l’altro aveva piantato il muso e pareva che non avesse nessuna voglia di parlargli. <<beh?! Cos’hai adesso?>> domandò stizzito Bill incrociando le braccia al petto come se fosse offeso. <<tu con quello non ci devi uscire!>> aveva sbottato l’altro, ignorando volutamente il suo sguardo accusatore. Aveva sbuffato nervoso e poi <<ma DA DOVE TI VENGONO IN MENTE CERTE IDIOZIE!>> gli aveva urlato, fregandosene altamente della poca gente che avrebbe potuto sentirli, ma tanto chi conosceva il Tedesco e soprattutto quel loro dialetto di Loitsche?
    <<È uno stronzo inaffidabile e ti cerca solo per scopare!>> a quelle parole Bill si era lasciato andare ad una risata isterica. Per caso Tom stava diventando geloso? <<ahahah! Ma cosa credi che mi importi di lui? Il sesso con lui mi basta e avanza e, se non ti dispiace, avrei voglia anch’io di farmi una sana scopata ogni tanto. Dato che mi sembra pure abbastanza ridicolo che a farmi una simile paternale sia tu!>>
    <<senti, Bill. Vaffanculo!>> gli aveva detto con tutta la calma del mondo, anche se dentro di sé si era innescata una bomba atomica. <<tranquillo, Thomas. Non c’è bisogni che ti disturbi, me ne sarei andato per i fatti miei. Anzi, vedi di non cercarmi per favore. Stronzo!>>
    … E detto questo girò i tacchi e se ne tornò in camera da solo con le lacrime che spingevano insistenti per rigargli il volto. Quasi come un replay del giorno precedente, la scena era di nuovo la stessa: Tom fermo e immobile come uno stoccafisso e lui che scappa via in lacrime, questa volta di rabbia e non di tristezza. Si era di nuovo chiuso a chiave per esternarsi dal mondo, voleva starsene semplicemente da solo a riflettere. Non riusciva più a capire suo fratello, non erano collegati in quel momento perché non vi erano punti d’incontro tra di loro. Era frustrante, come se in due giorni ventuno anni di certezze fossero volate via. Aveva una paure fottuta di perdere suo fratello per sempre …

    Era passata qualche ora e aveva deciso di uscire per prendere una boccata d’aria, aveva così passato un po’ di tempo in solitudine facendo una breve passeggiata sul lungomare di Los Angeles per respirare un po’ d’aria salmastra. Gli piaceva quel posto, peccato che a quanto pareva gli stava regalando solo rogne.
    Poco più tardi era tornato nell’albergo e si era diretto spedito verso la sua stanza, voleva cambiarsi e mangiare qualcosa, poi magari avrebbe tentato di fare pace con Tom.
    Quando aveva aperto la porta aveva udito per primo l’inconfondibile rumore dello scrosciare dell’acqua nella doccia. Era la stanza giusta?!
    Vi entrò con un po’ di fifa ma si rilassò quando vide lì i vestiti di suo fratello buttati in terra anche se non aveva chiaro il motivo del perché fosse proprio lì. Anche se … un paio di mutandine chiaramente femminili era caduto in terra e ciò lo fece tornare ad un livello di rabbia superiore a quello di prima in spiaggia. Così, prendendo in mano quel perizoma da troia, entrò in bagno furioso come non mai pronto ad urlare qualsiasi imprecazione presente nel vocabolario ma si trovò semplicemente suo fratello – fortunatamente da solo – completamente nudo e bellissimo che si faceva la doccia. Se c’era stata qualcuna lì, e sicuramente era andata così perché quando era uscito il suo letto era perfettamente a posto, se n’era anche già andata.
    <<tom, che cazzo ci fai qui?>> sbottò infuriato spalancando lo sportello di vetro del box doccia buttandoci dentro il perizoma.
    Non fece nemmeno in tempo a dire o fare qualcos’altro che il braccio scivoloso e umido del suo gemello lo afferrò per la canotta portandolo con sé sotto l’acqua calda. <<tom sei un idiota!>> disse piagnucolando mentre i suoi vestiti cominciarono ad appiccicarsi addosso come carta bagnata. <<volevo benedire il tuo lettuccio con una scopata, prima che lo facessi tu con Keith>> aveva detto Tom con un tono quasi velenoso e guardandolo con occhi che non parevano avere niente di suo, Bill intimorito indietreggiò cercando di uscire da quel cunicolo vaporoso. <<rimani qui!>> affermò l’altro bloccandolo per le spalle e avvicinandosi alla sua bocca, lo baciò in modo carnale senza nessun tipo di sentimento. Era un bacio a cui non era stato spiegato cosa fosse l’amore.
    Bill sgranò gli occhi e tentò di divincolarsi ma quello sguardo sconosciuto nei suoi occhi grandi lo inchiodò, come pietrificato lo addossò alla parete umida e fredda continuando a baciarlo in quel modo schifoso. Gli sentiva in bocca un forte retrogusto di alcool.
    Non era lui quello, dov’era Thomas, dov’era il vero Tom?!
    Senza dire una parola, quella specie di surrogato di gemello, lo privò dei vestiti ormai fradici senza minimamente avvisarlo e tantomeno chiedergli uno stupido permesso. Gettò via ciò che gli rimase addosso finché non fu nudo e così esposto di fronte a lui.
    Bill aveva paura, avrebbe voluto fuggire ma quello sguardo lo fissava su quel punto impedendogli di muoversi e per di più le sue gambe, oltre che tremare, non riuscivano a fare nulla. Chiuse gli occhi facendo finta che quelle mani non appartenessero a lui, desiderando con tutto il cuore che quello fosse solo un terribile incubo.
    Quel paio di mani, dall’improvviso tocco sconosciuto, lo fecero voltare facendo sì che aderisse con tutto il corpo alla parete di piastrelle e poi gli tenne la testa premuta dalla nuca.
    … E dopodiché entrò in lui, brutale e crudo come solo il più Grande Amore avrebbe mai potuto ferirlo.
    Il dolore lancinante gli mozzò il fiato lasciandolo per un momento senza respiro anche se le fitte al cuore dolevano mille volte di più che non la violazione intima che stava subendo.
    Tom si spingeva in lui crudele come avrebbe fatto con il peggiore dei bastardi, violento come se avesse dovuto infierire su di un corpo senz’anima e senza sentimenti.
    I suoi occhi, forse perché stufi e provati, non versarono nemmeno l’ombra di una lacrima. Non l’avrebbe avuta quell’orgogliosa soddisfazione. Rimase immobile con gli occhi serrati per non guardare contando i secondi.
    Bill Kaulitz, in quel momento, era ufficialmente morto.
    Tom Kaulitz, in quell’istante, aveva finito di ucciderlo.
    Quando lo strazio finì il dolore non cessò, piuttosto sembrò quasi aumentare. Si lasciò scivolare contro la parete fino a sedersi in terra con qualche difficoltà.
    Un rivolo di sangue rosso vivo e sperma gli colò lungo le cosce mentre suo fratello, in piedi dinanzi a lui, lo guardava come se nulla fosse accaduto. Con un’espressione vuota e per nulla appartenente a lui.
    Si inginocchiò di fronte a lui tenendo stretto in vita l’asciugamano bianco e gli tirò un ceffone sulla guancia, ferendo ancora di più il fragile gemello. Era come se si stesse annientando da solo.
    <<la prossima volta sii più gentile, mi hai reso il lavoro complicato, baby …>> disse con un sorriso da stronzo stampato sulle labbra, lasciandolo lì in balia di se stesso. Un’altra volta …
    Non ebbe nemmeno la forza di guardarlo negli occhi e tantomeno di vederlo abbandonare la stanza, sbattendo la porta come se fosse lui quello che doveva essere incazzato col mondo intero.
    Bill si guardò intorno e poi si rialzò gettandosi sotto l’acqua, consapevole che avrebbe cancellato solo le tracce sul suo corpo e non purificato quelle ferite che suo fratello gli aveva inflitto nel profondo del suo essere.
    Una volta uscito dalla doccia si avvolse intorno ad un asciugamano e si sedette sul water imprecando dal dolore, fissando poi il vuoto e i propri occhi spenti. Se il giorno precedente il suo viso era il ritratto della tristezza, in quel momento poteva essere quello del suicidio fatto a persona.
    Volse lo sguardo su altri punti pur di evitare di guardarsi e notò quella che sembrava una carta di credito, in terra vicino ad altri oggetti. Si alzò in piedi camminando dolorante e si piegò spostando ciò che la copriva e trovando una bustina con i residui di quella che poteva essere cocaina o ketamina o comunque qualche merda da sniffare. Poco più dietro aveva imboscato due bottiglie vuote di vodka liscia …


    Third colour: Red. ADRENALINE AND PASSION
    Erano passati due giorni. Due lunghissimi giorni in cui nemmeno la mano santa di Dio sceso in terra sarebbe riuscito a farli uscire dalle loro camere. Ci avevano provato tutti, David, Georg, Gustav e altra gente. Avevano capito che c’era qualcosa che non andava tra i Kaulitz, fra di loro aleggiava un’atmosfera così pesante che avrebbero potuto affettarla col coltello. Nessuno, però, sapeva cosa fosse successo. Nessuno nemmeno sospettava cosa fosse successo. Avevano persino dovuto cancellare ogni impegno, facendo scatenare l’ira e il terrore delle fan.
    Tom si era rintanato in camera sua e avrebbe voluto volentieri ammazzarsi se ciò che aveva fatto avrebbe potuto dissolversi per sempre come nebbiolina. Dire che era pentito era un diminutivo. Perché aveva preso quella merda? Cos’aveva combinato? Perché lo aveva ucciso in quel modo?
    Come un coglione aveva avuto paura di perdere Bill per sempre, con quello che aveva combinato che cosa avrebbe sperato di ottenere?
    Si era dato una zappata sui piedi bella e buona.

    Bill, invece, non aveva nemmeno pianto. Non ne aveva avuto il coraggio e tantomeno la forza di farlo. Non era riuscito a maledirlo e neppure a smettere di amarlo. I sentimenti erano immutati era solamente più incazzato di una bestia. Continuava ad amare Tom, dopotutto, solo perché sapeva che quello non era suo fratello ma solo un’alterazione bastarda di lui. In cuor suo avrebbe anche potuto perdonarlo solo che era troppo orgoglioso per farlo e poi, forse, in una situazione del genere era Tom che avrebbe dovuto strisciare come un verme per implorare il suo perdono.
    Aspettava solo quell’attimo …
    Era anche piuttosto impaziente, non riusciva a sopportare la lontananza di Tom in quel modo. Avrebbe voluto riabbracciarlo e piangere insieme a lui per potergli dire che nonostante tutto lo amava ancora, che lo avrebbe perdonato e tutto sarebbe tornato come prima.
    Avrebbe preferito annullare i propri sentimenti per lui e perdere un ipotetico amante piuttosto che perdere suo fratello, la metà identica di se stesso. Sarebbe morto …

    Quello stesso pomeriggio il bussare insistente alla porta lo aveva distratto dai propri disastrosi e pessimisti pensieri, incantato com’era a fissare il cielo fuori dalla finestra.
    Si era alzato in piedi con la sensazione quasi certa che quello dietro la porta fosse Tom, con il cuore in gola gli aprì e se lo ritrovò davanti incapace di guardarlo negli occhi.
    Non appena alzò lo sguardo per incontrare il suo, Bill gli tirò uno schiaffo sulla guancia producendo uno schiocco rumoroso e lasciandogli un lieve graffio provocato dall’anello sull’anulare.
    Tom non ribatté, più che consapevole che ne avrebbe meritati altri mille per la stronzata che aveva fatto. Si limitò a tenere la testa china e gli occhi bassi, Bill lo fece entrare nella stanza e chiuse la porta a chiave lasciando fuori il cartellino “Don’t disturb”. Avevano bisogno di parlare e di non essere interrotti…
    Il gemello pentito si sedette sul letto e guardò l’altro appoggiarsi alla scrivania di fronte a lui, lo guardava con occhi rabbiosi e accusatori che lo facevano sentire microscopico come un granello di sabbia. <<parla pure …>> disse Bill, tentando di mantenere un tono austero anche se avrebbe solo voluto piangere. Tom puntò gli occhi gonfi e lucidi, segno che non aveva smesso di versare lacrime nemmeno per un misero secondo, nei suoi e tentò di dire qualcosa <<mi dispiace … non immagini quanto>>.
    Bill inarcò un sopracciglio e disse <<beh, sai che ti dico? Che dispiace pure a me, ma sono troppo incazzato!>>.
    <<bill, per favore. Fammi spiegare!>> mormorò l’altro torturandosi le mani dalla troppa agitazione, come quando era piccolo e tentava di nascondere qualche guaio che aveva combinato alla loro mamma Simone.
    <<no scusa, voglio dirti due cosette … CHE CAZZO TI E’ SALTATO IN MENTE?>> sbraitò gesticolando come un pazzo.
    <<bill, non ero io … non avrei …>>
    << E ALLORA CHI CAZZO ERI, TOM? CHI ERA QUELL’ANIMALE CHE MI HA FATTO QUELLO! MA TI RENDI CONTO? MI HAI VIOLENTATO! E dovrei anche avere il coraggio di perdonarti!?>> lo interruppe, continuando a gridare e assecondare la rabbia che gli cresceva nel petto.
    <<bibi, ti prego …>> piagnucolò, pareva veramente molto pentito ma aveva voglia di farlo sentire un po’ una merda. Non sarebbe stato giusto se non avesse ricevuto almeno una strigliata degna di ciò che aveva combinato.
    <<tom, L’HAI COMBINATA VERAMENTE GROSSA! PER CHI MI HAI PRESO, PER UNA PUTTANA? UNA DELLE TANTE CHE TI SCOPI E POI BUTTI VIA!? SE HAI DECISO CHE MI VUOI COME FRATELLO, SOLO COME TALE MI DOVRAI TRATTARE!>>
    <<bill, credimi. Mi faccio schifo da solo, sto veramente malissimo sapendo che ti ho fatto del male. Io … non volevo>> disse tra le lacrime, coprendosi il viso con le mani.
    Il moro cercò di mantenersi impassibile davanti a quella scena, lo sapeva che suo fratello non stava recitando. Sapeva che quelle erano lacrime vere, capiva il suo pentimento e gli avrebbe perdonato tutto.
    <<bill … io non so cosa mi sia preso. Mi sono sentito offeso ed ero accecato dalla gelosia, non voglio che tu ti faccia usare da Keith. Non riesco a sopportare l’idea di te tra le braccia di qualcun altro. Non avrei dovuto prendere quella merda, mi dispiace. Sai che se potessi cancellare tutto lo farei, sai quanto ti voglio bene>>
    Gli occhi di Bill si fecero subito umidi ma lui si affrettò ad asciugarli, impedendo alle lacrime di bagnargli il volto <<e perché mai? Cosa dovrebbe importarti? Che differenza c’è se voglio starmene con qualcun altro?>> domandò stringendo i pugni.
    <<io … io ti amo>> mormorò Tom, guardandolo dritto negli occhi.
    Bill spalancò la bocca per lo stupore e portò le mani davanti a sé quando il gemello gli si avvicinò pericolosamente, voleva solo allontanarlo. Non l’avrebbe sopportato. <<non prendermi in giro, Tom. Per favore. Sto già abbastanza male senza che tu aumenti le dosi!>>.
    <<bill credimi. Non ti voglio fare di nuovo del male>> disse, avvicinandosi a lui per cingergli la vita e accarezzare il suo viso perfetto e femminile <<non sono sicuro al mille per cento di amarti, ma potrei provare. Vorrei avere una seconda possibilità. Dimmi, per favore, ciò che mi hai detto quella mattina in spiaggia …>> continuò con la voce bassa e tremolante.
    <<tom, ti amo>> ripeté il moro.
    … E fu Tom a posare le labbra su quelle di Bill, congiungendole in un bacio vero che di amore era intriso. Non ci fu bisogno di un esplicito perdono, quel gesto aveva risolto tutto e dissolto ogni dubbio.
    Si ritrovarono avvinghiati sopra il letto, con le mani congiunte e gli sguardi innamorati. Tom lo aveva fatto sdraiare sotto di sé e lo baciava in modo dolce carezzandogli un fianco, Bill teneva gli occhi chiusi sperando che non fosse solo un sogno dettato dalla pazzia.
    Poco dopo i loro vestiti erano stati scaraventati in terra per colpa dell’impeto di passione che li aveva travolti, i loro corpi frementi dall’eccitazione mentre i loro cuori battevano all’unisono.
    <<non ci hai portato nessuno qui, vero?>> domandò Bill preoccupato, sfiorando con le dita le linee del suo collo.
    <<no, baby, non ci ho portato nessuno. Questo letto è solo per noi …>> rispose lui, sorridendo sopra le sue labbra e affondando le dita nei suoi capelli.
    <<scusa se ci ho messo tanto a capire che ti amo>> continuò, tracciando con le labbra una linea fino al suo basso ventre.
    Bill sorrise posando le mani sulle sue spalle godendosi quei baci colmi d’amore, migliori di quelli che aveva sempre desiderato e immaginato. Lo riportò su di sé facendo scontrare di nuovo le loro labbra e attendendo il momento in cui sarebbero potuti diventare finalmente una sola entità e un solo corpo.
    In quel preciso momento, il suo telefono cominciò a squillare. Entrambi si voltarono a guardarlo e alla fine decise di rispondere solo per porre fine a quella storia.
    <<keith>> aveva sussurrato evitando lo sguardo furente di Tom su di sé <<mi dispiace, non cercarmi più. Ho trovato finalmente l’amore della mia vita>>.
    Mise giù la chiamata e spense il cellulare buttandolo in un angolo mentre Tom si era unito a lui senza fargli male, riservandogli ogni premura e dolcezza possibile.
    <<ora è per sempre>> si promisero perdendosi l’uno negli occhi dell’altro mentre facevano l’amore.
    “My life believes in you once again”
    Cantava David Sylvian.
    … E Bill credette in lui ancora una volta, credette a quella promessa che venne mantenuta …



    NOTE:

    la canzone è questaa

    www.youtube.com/watch?v=x1YkHJJi-tc
    combinazione il film l'hanno dato su Rai Movie due settimane fa, c'è David Bowie...


    allora... innanzitutto... i colori...
    ecco io ho studiato la cromoterapia e ho voluto inserire qualche significato...

    poi... boh, per il resto è una storia a cui tengo molto. l'ho scritta due anni fa e doveva essere una long, ma non avevo più fantasia e perciò qualche settimana fa ho deciso di mostrarla come OS... =)

    spero vi sia piaciuta, fatemi sapere per favore...
    un bacione a tutteee :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:


    Vally
     
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  2. Nessie_Trümper
     
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    Madonna che lunga**...è bellissima cazzo ciò perso gli occhi.
    è strano leggere una ff cosi scritta da te sai?! xD
    scusa non sono in grado di fare un commento decente ):
     
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  3. *ValeryVampire*
     
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    CITAZIONE (Nessie_Trümper @ 4/4/2011, 22:23) 
    Madonna che lunga**...è bellissima cazzo ciò perso gli occhi.
    è strano leggere una ff cosi scritta da te sai?! xD
    scusa non sono in grado di fare un commento decente ):

    **

    Sono contentaaa =)

    scusa per gli occhii XDD


    in che senso è stranaa?? sono curiosaa >.<
     
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  4. Nessie_Trümper
     
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    cioè sarà che sono abituata con Do Your Own Choices a Bill donna e Tom mezzo scemo e che in un cappolo si e in uno no fanno zum zum ecc ecc ma cioè questa è completamente diversa(: però mi piace lo stesso^^)
     
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  5. *ValeryVampire*
     
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    CITAZIONE (Nessie_Trümper @ 4/4/2011, 22:29) 
    cioè sarà che sono abituata con Do Your Own Choices a Bill donna e Tom mezzo scemo e che in un cappolo si e in uno no fanno zum zum ecc ecc ma cioè questa è completamente diversa(: però mi piace lo stesso^^)

    xDD a beh xDD

    meno male, almeno non le faccio somiglianti!! =)

    tu pensa, però, che in questa che in origine era una long, avevo scritto la mia prima scena "crossdressing"... e in più p stata la mia prima twincest! >.<
     
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  6. Nessie_Trümper
     
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    se? waw bè è bella (: come mai l'hai fatta diventare una OS?
     
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  7. *ValeryVampire*
     
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    in pratica avevo scritto la storia la prima volta forse a gennaio 2009... tipo, mentre guardavo Xfactor...

    avevo scritto tipo una scena di sesso assurda... O.O

    poi mi si è rotto il pc... e cos' erano andate perse tutte le mie ff... T.T

    quando il pc, 8 mesi dopo, è tornato tra le mie manine l'ho riscritta, fino al punto in cui fanno l'amore la prima volta...

    solo che non avevo più idee e l'unica cosa che avevo scritto era il crossdressing di bill, ma era una cacata...

    quindi non l'ho mai continuata >.<
     
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  8. Nessie_Trümper
     
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    buhahaha e ora ti è venuta l'illuminazione e l'hai finita?!
     
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  9. *ValeryVampire*
     
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    beh, mi sono fermata a questo punto xDD

     
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  10. Nessie_Trümper
     
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    Potrebbe diventare una long?
     
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  11. *ValeryVampire*
     
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    non credo, anche perchè ne avrei già in mente un paio... ma aspetto di finire DYOC... >.<
    non voglio scrivere cacatee ! xDD
     
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  12. Nessie_Trümper
     
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    oooh *O*
    quanti cappoli mancano per finire DYOC?
     
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  13. *ValeryVampire*
     
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    non so quanti, ma abbastanza... diciamo che manca tipo 1/3 della storia... forse anche di più XD
     
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  14. Nessie_Trümper
     
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    oh bene..stavo già andando in crisi U.U
     
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  15. *ValeryVampire*
     
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    ahahahahahaha !!!

    no tranquillaa!!

    madonna, mi mancherà quando sarà finita!!
     
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27 replies since 4/4/2011, 20:42   139 views
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