Cosa c'è Oltre Il Tuo Sguardo?

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  1. •Blue Schreiber
     
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    Questa è una OneShot che ho scritto tanto tempo fa, oggi mi è capitato di rileggerla e mi è venuta voglia di ripostarla. E' la prima volta che mi sono cimentata a scrivere qualcosa di fluff, non è quel granchè ma spero vi piaccia :3
    Baci e buona lettura.



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    Cosa C'è Oltre il tuo Sguardo? By Blue Schreiber is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.






    Titolo: Cosa c'è oltre il tuo sguardo?
    Autore: Blue Schreiber
    Genere: Slash
    Raiting: PG
    Avvisi: Angst, Fluff; AU, Twincest not related.
    Pairing: Tutti i personaggi descritti in questa storia non sono di mia proprietà (purtroppo) e tutto quello che è narrato non ha nessuno scopo di lucro.
    Riassunto: Quella è la sua classe pensai sognante, lo vidi ridere e giocare con i suoi amici e in quel momento ebbi invidia per quel ragazzo dai capelli color ebano.
    Abbassai lo sguardo per poi allontanarmi dalla classe, come purtroppo ero abituato a fare.








    ♥ Cosa C'è Oltre Il Tuo Sguardo?



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    -Bill, cosa c'è?- Gustav frantumò i miei pensieri in meno di 2 secondi.
    -cosa?- mi limitai a chiedergli, con lo sguardo perso su di lui.
    -piantala di guardarlo, non è roba per te.- si affrettò a rispondermi prima di prendermi la mano.
    -hey ragazzi andiamo, anche tu Bill- concluse Gustav.
    -Bill, credevo lo avessi dimenticato- tintinnò Andreas con un sorrisino malizioso.
    -lasciatemi in pace- risposi, aggiustandomi la tracolla sulle spalle.
    Varcai la soglia della scuola dirigendomi a passo lento verso la mia classe.
    Piano piano riuscivo a vedere la porta d'entrata sempre più grande ai miei occhi.
    Mi fermai un po' per guardare la classe poco prima della mia.
    Quella è la sua classe pensai sognante, lo vidi ridere e giocare con i suoi amici e in quel momento ebbi invidia per quel ragazzo dai capelli color ebano.
    Abbassai lo sguardo per poi allontanarmi dalla classe, come purtroppo ero abituato a fare.


    ~♥~




    Gustav e Andreas guardavano di sottecchi Bill mentre delicatamente scriveva sul suo quadernino personale.
    -gli deve piacere proprio tanto quel ragazzo- iniziò, Gustav voltandosi piano verso l'amico.
    -si, lo penso anche io- ammise il biondo, volgendo anch'egli lo sguardo verso l'altro.
    -e se tentassimo di farli incontrare noi?- domando Gustav, con un sopracciglio alzato, l'altro si limitò a guardarlo interrogativo.
    -e cosa vorresti fare, noi nemmeno lo conosciamo- intimò Andreas, porgendo tutta la sua attenzione al ragazzo che gli stava seduto di fianco.
    Gustav guardò per qualche secondo la lavagna nera perdendosi quasi in essa, Andreas lo vide passarsi piano una mano sotto il mento quasi come se stesse architettando qualcosa.
    Andreas alzò un sopracciglio interrogativo dando un piccolo colpetto all'amico che sembrava essersi perso nel nero tetro della lavagna.
    -ho un idea!- disse Gustav, in un sussurro.
    Andreas continuò a guardarlo senza capire le sue intenzioni.
    -Professoressa- iniziò Gustav alzando la mano, interrompendo così, il silenzio tombale che si era creato nella classe.
    -Dimmi, Schäfer- l'insegnante, pronunciò quelle parole con un tono alquanto pacato e dolce.
    -potrei andare in bagno?- chiese Gustav, mordendosi le labbra frettoloso.
    -vai pure- rispose l'insegnante, voltandosi nuovamente verso la lavagna e riprendendo a spiegare la corretta risoluzione dell'esercizio assegnato il giorno precedente.
    -Aspettami qui- disse Gustav, uscendo dalla classe.
    Che pirla, pensò Andreas, dove voleva che andassi? Continuò a chiedersi facendo nascere un piccolo sorriso sul suo viso.

    Andreas approfittò della assenza dell'amico per dedicarsi alla spiegazione che continuava a sembrargli mostruosa.
    L'insegnante tracciava piccoli numeri sulla superficie nera e Andreas sembrò quasi perdersi in essi.
    Alquanto annoiato Andreas, buttò lo sguardo su Bill, seduto all'ultimo banco accanto alla finestra, Bill era intento, come al solito, a scrivere sul suo ''quaderno personale''.
    Nessuno aveva mai provato a leggerlo perché infondo, tutti sapevano che Bill nascondeva in quel quaderno i suoi segreti più intimi.
    Gustav arrivò trafelato nella classe dirigendosi immediatamente al suo posto.
    -porca vacca che fortuna- imprecò.
    -non si dice!- lo rimproverò Andreas.
    -o vedrai, dirai anche di peggio quando saprai quello che è successo- disse Gustav, con ancora il fiatone.
    -che è successo?- domandò Andreas, con la curiosità fin sopra ai capelli.
    -il bambolotto e la sua classe non hanno il professore- disse, battendo piano le mani.
    -che?- domandò Andreas, non avendo afferrato il concetto poiché Gustav si cimentava in una parlatura ostrogota.
    -ok, mi calmo.- disse, respirando profondamente.
    -sia lodato Gesù Cristo- sbraitò Andreas, contento che di lì a poco avrebbe capito qualcosa.
    -nella classe del bambolotto manca un professore e siccome quella è una delle classi più rumorose non può essere lasciata sola. Inoltre la bidella che solitamente assisteva la classe si è rotta una gamba e proprio per questo motivo uniranno la loro classe alla nostra perché è quella più vicina- disse Gustav, facendo nascere un sorriso sulle sue labbra.
    -e quindi?- chiese Andreas, con gli occhi strabuzzati.
    -si incontreranno, deficiente.- sbraitò Gustav, dando una pacca sulla spalla all'amico.
    Andreas aprì la bocca in una piena espressione di stupore.
    -che bello- disse Andreas -e quando vengono?- domandò infine.
    -alla fine dell'ora-
    -bene, non diciamo nulla a Bill. Ma si può sapere come hai fatto a scoprirlo?- chiese Andreas, ingenuo.
    Gustav chiuse gli occhi facendo dipingere sul suo volto un'espressione di onnipotenza.
    -caro e dolce Andy, ti ricordo che io sono le orecchie e gli occhi di questa scuola- si pavoneggiò Gustav, dandosi una pacca sulla spalla.
    -certo come no- lo prese in giro Andreas.
    -zitto, tu non capisci- insinuò Gustav, indignato.
    -hai ragione campione, allora mancano... cinque minuti-


    ≈♥≈




    Mi alzai dal mio posto riponendo delicatamente il quaderno nella mia tracolla.
    -Ciao Andy, ciao Gustav- dissi, sedendomi al posto di Andreas.
    -ciao pollicino- insinuò Gustav, baciandomi la fronte.
    -non.mi.chiamo.pollicino- marcai, alquanto stizzito.
    -si certo, piuttosto pollcino perché non ti volti?- disse, Gustav ridendo sguaiatamente.
    Lo guardai per qualche secondo indignato per poi voltarmi.
    Il mio sguardo si perse completamente in due pozze color nocciola.
    Spalancai la bocca incredulo, guardando attentamente la classe mentre si sedeva nei posti liberi.
    Osservai il rasta sedersi al mio posto spalancando anche gli occhi.
    -oh mio dio santissimo- scandii tutte le parole, respirando a fondo.
    Gustav e Andreas nel frattempo si godevano la scena lanciando qualche risatina di tanto in tanto.
    -non ridete!- sbraitai.
    Riuscii a sentire chiaramente le mie mani tremare violentemente.
    Mi voltai nuovamente dal rastaro guardando a fondo ogni suo piccolo particolare.
    In quel momento non potei fare altro che perdermi nella sua figura longilinea e perfetta ai miei occhi.
    -Hey Trumper, abbiamo il diario segreto come le femminucce, eh?- gridò Brian, svolazzando il mio quaderno.
    Sobbalzai.
    -ridammelo- gridai quasi.
    -te lo scordi, vediamo piuttosto cosa c'è scritto qui- disse ridendo.
    Sentii i miei occhi pizzicare, lì dentro c'erano tutti i miei segreti e nelle ultime pagine, c'era scritto il mio amore per Tom.
    -ti prego, dammelo- dissi, quasi in un sussurro, le lacrime ormai avevano già rigato il mio viso diafano.
    -tranquillo, ti darò anche quello prima o poi- insinuò, continuando a ridere ma questa volta le sue risate non erano le uniche a volteggiare nell'aria.
    Andreas si avvicinò immediatamente a Brian.
    -hey, dammi quel quaderno- disse Andreas, in un tono che non ammetteva repliche.
    Gustav si precipitò al mio fianco asciugandomi le lacrime.
    -piccolo, tranquillo- mi sussurrò, accarezzandomi lievemente una guancia arrossata.

    Nel frattempo due occhi color nocciola stavano assistendo alla scena con la rabbia che ribolliva nelle vene.

    -Andreas, fatti gli affari tuoi-replicò Brian, con ancora il quaderno tra le mani.
    In quel momento riuscivo solo a cogliere le carezze di Gustav e una sedia strusciarsi sul pavimento.
    -Hey amico, dammi quel quaderno- sentii dire, in lontananza.
    Il silenzio calò sulla classe lasciando solo stupore nell'aria.
    Brian strabuzzò gli occhi guardando la figura imponente di Tom avvicinarsi piano a lui.
    Un altro ragazzo si affiancò a Tom arrivando alla destra di Brian.
    -dammelo dai- sembrò quasi pregare il castano.
    -ma cosa volete?- chiese, ingenuamente Brian.
    -il quaderno- si intromise Tom, allungando la mano per prenderlo.
    Tom osservò per qualche secondo la copertina arancione del quaderno che aveva tra le dita mentre io continuavo a guardarlo con lo stupore chiaramente dipinto sul viso.
    Andreas si avvicinò a Tom guardandolo anche lui sorpreso.
    -tieni- disse sorridendo Tom, per poi porgergli il quadernino.
    -grazie mille- rispose Andreas, regalandogli un sorriso smagliante.
    -Tieni, Bill- continuò Andreas porgendomi il quaderno tra le mani.
    -Grazie- sussurrai abbassando la testa sperando che Tom non notasse le mie lacrime.
    Lo sentii inginocchiarsi davanti a me.
    -Non piangere- si limitò a dire, porgendomi un fazzolettino bianco e azzurro.
    Lo guardai per qualche istante prima di perdere ancora una volta i miei occhi nei suoi.

    Quegli occhi perfetti.


    Gli occhi più belli che io avessi mai visto.



    Portai quel fazzoletto sulle mie gote arrossate asciugando piano le lacrime che le avevano solcate pochi minuti prima, poi mi soffermai a guardare la figura di Tom che si avvicinava al mio banco per poi sedersi di nuovo e fissare la finestra accanto.


    ~♥~




    Dopo pochi secondi mi ritrovai in bagno a fissare la mia figura nel riflesso dello specchio che avevo davanti a me.
    Cosa avrà pensato Tom di me? Riuscii a domandarmi lasciando fuoriuscire un altra lacrima dai miei occhi.
    Aprii lentamente la fontana immergendo il fazzoletto nel flusso congelato dell'acqua.
    Strinsi quel fazzoletto nella mia mano lasciando scivolare l'acqua in eccesso, sobbalzai quasi quando la mia pelle bollente entrò in contatto con essa.
    Sospirai.
    Allungai la mia mano fino a farla arrivare sotto i miei occhi, dove presi ad asciugare il trucco che era scivolato via lungo le mie gote insieme alle lacrime.
    Una volta completato il lavoro ritornai in classe dove fortunatamente, sarei rimasto solo per altri 50 minuti.
    Aprii lentamente la porta, cercando con lo sguardo un posto a sedere ma l'unico libero era quello accanto a Tom, un posto che era stato sempre vuoto visto che mai nessuno lo aveva occupato per stare accanto a me.
    Incatenai involontariamente i miei occhi in quelli del rasta che aveva preso a guardarmi, abbassai la testa colpevole per poi andare a sedermi accanto a lui.
    Le mie gote si imporporarono di nuovo di un rosso acceso e potei quasi giurare di aver sentito una piccola risatina fuoriuscire dalle labbra piene di Tom.
    Per quel gesto, arrossii ulteriormente.
    Guardai l'insegnate fare la sua entrata nella classe per poi poggiare la cartellina sulla cattedra.
    -noto che siamo di più- disse,. per poi sorridere alla classe.
    -Oggi vi spiegherò il mito di Orfeo e di Euridice- disse pacato il professore per poi sedersi delicatamente sulla sedia.
    Osservai attentamente il professore prima di perdermi nella sua spiegazione dettagliata.
    -il mito narra che Orfeo, figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio Eagro, era un musicista. Aveva ottenuto la sua prima lira in regalo dal Dio Apollo, che considerava quest'ultimo come suo pupillo.
    Orfeo esattamente come Aristeo, era invaghito di Euridice ma quest'ultima nutriva dei sentimenti solo per Orfeo.
    Un giorno Euridice per sfuggire alle attenzioni dell'indesiderato Aristeo, viene morsa da un serpente che le causò la morte.
    Orfeo, addolorato per aver perso la propria amata, decide di recarsi nell'Ade, dove riesce a convincere Caronte con il suono della sua lira a traghettarlo dall'altra riva dello Stige, antico fiume infernale.
    Una volta arrivato, Orfeo riuscì a commuovere la moglie Persefone e lo stesso Ade che gli restituì la sua amata porgendogli solo una condizione: Orfeo avrebbe dovuto attraversare tutto il regno dei morti senza voltarsi mai per guardare Euridice.
    Orfeo accettò la richiesta di buon grado attraversando le tetre strade degli inferi ma ad un certo punto del percorso, Orfeo desideroso di vedere di nuovo Euridice, si voltò facendola sparire.
    Euridice era morta una seconda volta..
    Euridice però, non si lamentò affatto del marito, di cosa avrebbe dovuto lamentarsi se non di essere stata amata troppo?- il racconto del professore cessò lasciando questo quesito a tutta la classe.
    -ragazzi, voglio che ognuno di voi scriva sul proprio quaderno le proprie riflessioni riguardante il mito per poi rispondere, infine alla domanda che vi ho fatto.- Pronunciò il professore chinando piano la testa sulla cattedra.
    Guardai Tom mentre fissava il professore accigliato, probabilmente stupito dalla dettagliata spiegazione poi afferrò, come gli era stato ordinato, il quaderno dove prese ad appuntare le proprie riflessioni.
    Guardai la punta della sua penna tracciare sulla pagina bianca i suoi pensieri.
    Quanto avrei voluto sapere cosa pensasse lui di questo amore.
    Afferrai il mio quaderno facendo altrettanto e in meno di 3 minuti riuscii a riempire la pagina con l'inchiostro, poi voltai nuovamente lo sguardo verso Tom, intento a leggere il lavoro appena svolto.
    Dopo aver ricontrollato tutto chiuse il quaderno davanti a se porgendomi la sua completa attenzione.
    -tu cosa ne pensi?- mi chiese, in tono pacato.
    -Penso che sia bellissimo essere amati così tanto, anche se quell'amore le ha dato la morte per una seconda volta- dissi quasi in un sussurro.
    Tom mi guardò per qualche secondo, prima di regalarmi un ampio sorriso.
    -hai ragione, sarebbe bello comunque- rispose.
    -hai mai amato qualcuno in quel modo?- chiesi sfacciatamente, senza sapere nemmeno il motivo della mia domanda.
    Mi guardò sorpreso per qualche istante per poi rispondermi.
    -No, ma vorrei tanto e tu?-
    -vorrei.- risposi, perdendomi completamente nelle sue iridi nocciola.
    -come ti chiami?- mi chiese, con la curiosità chiaramente dipinta nella voce.
    -Bill e tu?- chiesi, pur sapendo quale fosse il suo nome.
    -Tom, piacere.- si limitò a rispondermi porgendomi la sua mano che non esitai a stringere alla mia.
    La mia mano era completamente fasciata nella sua.
    Lo vidi sorridere vistosamente per poi ritirare la sua mano e infilarla nella grossa felpa grigia che indossava.
    -Bill, tu ameresti quals...-
    Tom venne interrotto dal suono della campanella che si fece largo pian piano lungo i corridoi, fino a giungere alle orecchie degli studenti di ogni classe.
    In meno di 2 minuti la classe era già deserta.
    Mi affrettai a mettere tutto a posto nella mia cartella riponendo infine, con massima cura il quaderno che aveva recuperato Tom.
    Avvampai solo al ricordo, infatti, le mie gote si tinsero nuovamente di un colore rosso sangue.
    -andiamo?- la sua voce roca, risuonò nella classe ormai deserta, distogliendomi dai pensieri che mi avevano affollato la mente qualche secondo prima.
    -S-si- balbettai.


    ≈♥≈




    -hai fretta di tornare a casa?- mi chiese, con tono pacato dopo essere usciti dalla scuola.
    -no, perché?- chiesi.
    -vieni con me.- si affrettò a rispondermi per poi avvolgere completamente la mia mano nella sua.

    Arrivammo ai piedi di una grossa quercia, la guardai per qualche secondo per poi volgere tutta la mia attenzione a Tom che nel frattempo, si era seduto ai piedi di quest'ultimo.
    -vieni- disse, battendo la mano sull'erbetta fresca posizionata di fianco a lui.
    Guardai quell'erbetta esitante ma poi accettai di sedermi accanto a lui.
    -Tom.. cosa mi stavi dicendo prima in classe?- chiesi, curioso.
    Lo vidi fissare il vuoto davanti a se, poi iniziò a parlare.
    -Bill, tu ameresti chiunque come Orfeo amava Euridice?- chiese tutto d'un fiato per poi abbassarsi la visiera sugli occhi.
    Una folata di vento mi pervase, facendomi provare dei brividi lungo la schiena ma non ero certo se quei brividi fossero dovuti al vento oppure alla domanda che mi aveva fatto Tom pochi secondi prima.
    Arrossii vistosamente.
    -Si- sussurrai, prima di essere pervaso da un'altra folata di vento gelido.
    -hai freddo?- sussurrò, avvicinandosi di più a me.
    -un po'- ammisi, imbarazzato.
    Poco dopo mi voltai verso di lui per guardarlo negli occhi e potei quasi perdermi in essi.
    Lo vidi abbassare lentamente la cerniera della sua felpa per poi spingermi contro il suo petto caldo.
    Sussultai strabuzzando gli occhi sorpreso per il suo gesto.
    -qui starai al caldo- finì, lui chiudendo la cerniera alle mie spalle, inglobando entrambi nell'enorme felpa.
    Chiusi gli occhi inebriando le mie narici di quel dolce profumo di buono.
    -Ameresti in quel modo.. anche me?- iniziò improvvisamente lui, nascondendo il viso nei miei capelli color ebano.
    Strabuzzai nuovamente gli occhi, sentendo il cuore sciogliersi nel mio petto.
    Una piccola lacrima di gioia solcò il mio viso niveo.
    -Si- dissi sincero.
    Lo sentii sorridere tra i miei capelli.
    Le nostre mani vogliose di stringere quella dell'altro, finalmente si unirono fra il calore della felpa.
    Tom portò un braccio lungo la mia vita per poi spingere ancora di più il mio corpo sul suo petto ansante.
    I nostri corpi erano completamente pressati l'uno sull'altro
    In quel momento ci sentimmo come una sola persona, una sola anima.

    Un cuore che batteva per quello situato a pochi centimetri da lui.

    Sospirai felice per quel momento di pace.


    Sentii una mano posarsi sotto il mio mento e alzarmi il viso delicatamente, due labbra umide e calde si unirono alle mie.


    Alzai il mio sguardo per poi scontrarlo con quello di Tom, che mi guardava con amore.
    Osservai attentamente quelle pozze color nocciola.


    Cosa c'è oltre il tuo sguardo, Tom? Chiesi a me stesso e finalmente riuscii a darmi una risposta.
    Il paradiso, Bill!











    ♥ ♥ ♥ ♥





    NDA: Altro non è che una sdolcinatissima Fluff ù.ù
    Visto che ultimamente sono sempre su di giri e non so nemmeno il motivo ho deciso di scrivere questa OS con la speranza di avervi rubato almeno un piccolo sorriso.
    Grazie mille ragazze :lol:
     
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