Boulevard of broken dreams

attenzione: c'è la presenza di qualche scena violenta

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  1. Alexiel.Slicer
     
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    CAPITOLO 4 -Indegna per poter ammirare le stelle-



    Quando ritornò in quella che era diventata, per quanto malandata poteva essere, la sua casa da tre anni si ricordò di avere ancora la sua giacca addosso. Mentre aspettava il suo turno d'entrata per la "stanza della verità" infilò le mani nelle tasche, magari nella speranza di trovare qualcosa. E quella fu una mossa azzeccata, perchè le sue dita sfiorarono qualcosa di cartaceo che subito tirò fuori realizzando che quel "qualcosa" era una banconota verde.
    "Ma che?" mormorò esterrefatta tra se e se, ma immediatamente fu costretta a ricomporsi quando Carl la chiamò.
    Sentendo urlare il suo nome sobbalzò e prima di entrare nella stanza si spogliò della giacca che affidò a Kirsten.
    Una volta entrata fu colpita in pieno, quasi come uno schiaffo, dall'aspro puzzo del fumo delle sigarette che appestava l'aria creando una cappa maleodorante per le narici e simile alla foschia per gli occhi.
    Celeste con noncuranza lasciò cadere la banconota appena trovata sul tavolo, per poi girarsi ed andarsene; ma lì dentro nulla era così facile.
    Carl la precedette posando una mano contro la porta e ostacolando la sua ritirata.
    "Non credere di poter andartene così presto: noi due abbiamo ancora un conto in sospeso..." le disse con un ghigno divertito "...sai, mi sono sempre piaciute le ragazze toste come te..." continuò avvicinandosi a lei.
    Le passò una mano tra i capelli e tenendola per la nuca iniziò ad annusarle il collo come un segugio, mentre sul viso della ragazza si dipingeva una smorfia di disgusto.
    Dopo aver avidamente fatto suo il profumo di lei iniziò a percorrere la medesima zona con la lingua.
    Celeste rabbrividì e sarebbe fuggita volentieri se solo ne avesse avuto la possibilità, ma se una parte di lei le diceva questo, un'altra parte, quella che aveva imparato a forgiare in quegli anni da prostituta, le diceva che quella situazione andava in suo favore. Se fosse entrata tra le grazie di Carl l'avrebbe tenuto in pugno e di lì a poco avrebbe finalmente assaporato la sua vendetta. Cercò di reprimere con tutte le sue forze il ribrezzo e di trattare quell'uomo che le stava davanti e detestava come uno dei suoi clienti notturni.
    Lasciò che quelle mani corressero lungo il suo corpo e che la toccassero rudi, si lasciò manovrare come una bambola di pezza.
    Carl la prese per le spalle facendola abbassare fino a farle toccare con le ginocchia il pavimento. Il viso di Celeste si trovò di fronte il cavallo leggermente sollevato dei jeans dell'uomo. Emise un impercettibile sospiro e meccanicamente si prestò a fare il suo dovere: aprì il bottone e abbassò la cerniera che stava in tensione.
    Fece scivolare i jeans lungo quelle gambe bianchissime e ricoperte da una bionda peluria, poi afferrò l'elastico dei boxer scuri che aderivano perfettamente sull'erezione in corso. Li tirò fino a farli cadere sui pantaloni che già giacevano a terra.
    Carl affondò le mani sulla testa della ragazza facendole sommergere dai castani capelli, mentre con un movimento veloce e brusco spinse il suo viso contro il suo membro.
    Celeste lo prese tra le mani ed iniziò a sfiorarlo in tutta la sua lunghezza con le perfette labbra carnose tinte di un rosso acceso. Lo ripercorse una seconda volta, stavolta con la lingua, per poi soffermarsi sulla punta che introdusse nella sua bocca.
    L'uomo iniziò a sospirare roco e il suo respiro si fece profondo e sommesso. Strinse ancora di più la testa della ragazza tra le mani accompagnando i movimenti della bocca di lei con il bacino.
    Prima che il rilascio potesse invaderle il palato Celeste cercò di indietreggiare, ma Carl la costrinse a restare e subirlo.
    Subito dopo lei si allontanò sfregandosi la bocca con una vecchia pezza di fortuna che aveva trovato nella stanza. Quel gesto le fece sbavare il rossetto che andò a finire quasi sulle guance.
    Si sentì afferrare e stringere con forza per le braccia "Non abbiamo ancora finito" le soffiò all'orecchio. La spinse contro il vecchio ed impolverato tavolo dove la fece piegare. La privò dell'intimo di pizzo ed alzò la minigonna quel tanto che gli permettesse la penetrazione. Quando questa avvenne il viso di Celeste fu stravolto da un'espressione di dolore talmente violento era stato. A completare quel dolore, inoltre, vi erano quelle mani di pietra che le stringevano con troppa forza i fianchi, quasi a volerle fracassare le ossa.
    Carl terminò di abusare di lei e senza guardarla in faccia la lasciò in piedi in quella stanza spoglia. Sulle guance nascoste dai capelli un pò arruffati rotolarono due lacrime che la ragazza subito asciugò.
    "Non devi piangere, stupida. Non serve a niente piangere...tu sei forte e gliela farai pagare un giorno per tutto!" si disse tra se e se in un mormorio tremulo e stringendo tra le dita i lembi della sua gonna.

    Un altro giorno trascorso, un'altra notte alle porte. Di nuovo su quel marciapiede, di nuovo sotto un manto nero che non ti riservava stelle e non sapevi se anche gli altri non riuscissero a vederle o se quei piccoli puntini brillanti si nascondevano di proposito alla tua vista perchè ti consideravano indegna per poterle ammirare.
    Celeste stava proprio guardando il cielo, quando quella voce che in cuor suo sperava di riascoltare anche quella notte, trafisse piacevolmente quel falso silenzio stuzzicato dagli schiamazzi e risatine delle altre prostitute.
    "Hey...".
    Si voltò incontrando quel viso terribilmente dolce che le conferiva un senso di rassicurazione e pace, il viso di quel ragazzo che non la considerava una puttana, ma che persino le aveva offerto una cena.
    "Hey...cosa ti porta di nuovo qui? Non ti seì perso, niente cane al seguito..." osservò.
    "Beh, se non sbaglio hai qualcosa che mi appartiene, quindi credo di avere tutto il diritto di venire...".
    "Oh si, scusami nella fretta avevo dimenticato di restituirtela" mormorò Celeste togliendosi la giacca che aveva indossato, per poi porgerla al suo legittimo proprietario.
    Bill la prese con un sorriso e in quell'istante la ragazza arrossì.
    Nella tasca di quella giacca aveva trovato dei soldi che aveva preso e dato a Carl senza alcun diritto, e adesso se si fosse accorto di quella mancanza avrebbe fatto una figuraccia. Ma c'era anche la possibilità che lui non ci facesse caso, anzi che non sapesse nemmeno della presenza di quei soldi nella tasca. Poteva correre il rischio e tacere, come dal tronde avrebbe fatto con qualsiasi altra persona, ma come poteva mentire a quegli occhi? Come poteva comportarsi in un tal modo dopo che lui era stato così gentile con lei? Come poteva, semplicemente, fare questo a lui?
    "S-senti...io...io...ieri notte ho trovato una banconota da 100 nella giacca e l'ho presa...m-mi dispiace...so che non mi appartenevano e non dovevo...non sono una ladra, però...".
    Il ragazzo inizialmente la guardò sorpreso dalla confessione, poi le riservò un tenero sorriso "Ok, non fa niente...apprezzo la tua sincerità".
    "G-grazie...".
    Un'auto, una normale monovolume con un tizio a bordo si accostò a loro.
    "Hey, bella sei occupata?" le domandò sguaiatamente.
    "No" rispose Celeste che poi si rivolse verso Bill "Adesso devo andare...magari ci si rivede..." disse andando verso il veicolo ed aprendo lo sportello "Ah, dimenticavo! Non ti ho mai chiesto come ti chiami...Io sono Celeste e tu?".
    "Bill".
    "Bill...ok, allora ciao Bill" disse per infine entrare nell'abitacolo e sfrecciare via, lasciando quel ragazzo con l'amarezza nel cuore.
     
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9 replies since 22/11/2012, 15:25   146 views
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