Lezioni d'amore

E' così che inizia per Amina... Con una domanda ed un'ovvia risposta!

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  1. AlivonStarCake
     
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    Piccola premessa

    Questa è la mia fan fiction... Sono nuova del forum e voglio partecipare al concorso (grazie Barbie per il messaggio!), ma questa storia è nel mio cuore da moltissimo tempo e voglio regalarla anche a voi... per sognare un pò (come se non lo facessimo già abbastanza!)
    Più avanti ci saranno alcune scene di sesso che metterò in spoiler così chi vuole legge, chi non vuole no... Non è nulla di troppo spinto e per scriverle mi sono ispirata ad alcuni libri che ho letto, ma senza copiare da niente e da nessuno. Spero vi piaccia.
    Mi aspetto tanti (eheh) commenti sinceri anche perchè se fa schifo tanto vale che vado avanti no???

    Un grazie speciale a Monica che mi ha aiutata quando ero in difficoltà e, ovviamente, ai Tokio Hotel!


    [LEZIONE 1: IMPARA A CONOSCERE, PERDONARE E AMARE]




    [CAPITOLO 1]




    -E qual è la tua band preferita Amina?-

    -I Tokio Hotel!-

    Così rispondeva alla domanda del presentatore, sorridendo, una ragazza molto carina, a prima vista sui diciotto anni; il presentatore rise e commentò, poi le strinse la mano e la ringraziò di essere intervenuta nel programma. Mentre usciva dallo studio firmando qua e là qualche autografo, la ragazza salutava i fans, che l’applaudivano e urlavano per lei. Appena varcata la porta subito le venne porto un bicchiere d’acqua ed il suo manager la trascinò in camerino. Si abbandonò sospirando su una poltroncina; ma non le vennero concessi che dieci minuti per riposarsi.

    Sempre così… pensò Amina. E’ questo il prezzo…

    Erano passati due mesi. Due mesi dall’uscita del singolo della sua band. The Storm’s Way avevano fatto il boom in tutta Europa e lei ne era felicissima, anche perché erano italiane e non si aspettavano davvero di riscuotere un tale successo all’estero. L’unica cosa complicata erano le lingue straniere.
    Lei sapeva l’inglese, il francese e il tedesco, non perfettamente, ma abbastanza bene come anche Trina, che sapeva anche un pochino di giapponese. Grite, la bassista, era di origini spagnole e Malia padroneggiava bene il suo inglese scolastico.

    Erano la prima band di sole ragazze. Trina, la batterista era la sua migliore amica e insieme, da sempre, sognavano di essere su un palco a cantare e suonare per la gente, dal vivo, a provare e donare emozioni, a sentire la musica nelle orecchie e non desiderare nient’altro al mondo. E ce l’avevano fatta. Solo che lei ora voleva una pausa. Una minuscola pausa. Le bastava una sera.




    La sera era quella sera. Una festa, una festa come tante. Le Storm’s Way erano state ovviamente invitate, ma le ragazze, stanche della lunghissima tour, avevano preferito declinare l’invito; Amina però non aveva intenzione di andarci da Amina.

    Quanto sono furba! pensava divertita tra sé e sé la ragazza, indossando la divisa delle cameriere. E nel frattempo ringraziava la buona sorta della sue larghe amicizie. Conosceva infatti da molto tempo la coordinatrice dello staff di quel genere di feste. Erano diventate buone amiche. Così quella sera le aveva procurato un posto in segreto per servire ai tavoli.
    Da piccola serviva sempre alle cene della parrocchia e si divertiva un mondo. Nessuno l’avrebbe riconosciuta. Amina era abituata ad essere truccata abbastanza pesantemente, ma quella sera era veramente il massimo della semplicità; si era anche raccolta i capelli e, vestita in quella maniera, fra tutta la confusione della festa, nessuno avrebbe fatto troppo caso a lei.

    Finalmente pensava, uscendo dal bar con un vassoio di bottiglie di birra in mano. Era talmente frastornata dalla musica e dall’allegria che non si accorse neanche di dove stava andando. E, ovviamente, stava andando nel posto sbagliato.
    Quando se ne rese conto, si voltò di scatto e si scontrò con un ragazzo alto, molto più alto di lei, che senza tacchi era piccolina e minuta. Le cadde il vassoio di mano, le bottiglie si infransero sul pavimento e sarebbe caduta anche lei se il ragazzo non l’avesse stretta forte a sé e sorretta.

    -I’m sorry…- mormorò e alzò lo sguardo verso gli occhi del ragazzo.

    Se lui non l’avesse ancora tenuta tra le braccia, sarebbe svenuta e piombata a terra per l’emozione. Arrossì. Lunghi dread che gli cadevano sulle spalle raccolti in una coda con tanto di fascia e cappellino firmato, vestiti più larghi di quattro o cinque misure, piercing al labbro. Impossibile sbagliare. Il chitarrista dei Tokio Hotel, i suoi Tokio Hotel. Tom Kaulitz.

    Non ci posso credere… Che figura di merda… pensò. E quando lui le sorrise, arrossì ancora di più. Non accennava a lasciarla andare.

    -Fa niente- le disse in tedesco, guardando prima le bottiglie di birra rotte sul pavimento e poi lei –Vorrà dire che me ne porterai un’altra. Sono a quel tavolo laggiù-

    La lasciò andare e si incamminò, girandosi un’ultima volta per lanciarle uno sguardo. Un’altra cameriera stava già pulendo per terra e la incitò ad andare a prendere le bibite per gli ospiti. Amina si scusò anche con la collega, poi tornò al bancone. Servì un tavolo e poi si diresse dove le aveva indicato il chitarrista. Il cuore prese a batterle forte. I Tokio Hotel erano lì, seduti. Stranamente, non urlò, non scappò e non le venne da piangere, anzi, si diresse sicura verso Tom Kaulitz e gli porse la birra, cacciando dalla mente la scena di poco prima.

    -Grazie-

    -Prego- poi si rivolse agli altri componenti della band e chiese se desiderassero qualcosa da bere.

    Tornò al bancone e poi di nuovo al tavolo, con le bibite sul vassoio. Arrivando, udì un brandello della loro conversazione e capì che Tom stava raccontando agli altri il loro incidente.

    Amina, irritata, li servì. Stava facendo per andarsene, ma Tom la trattenne.

    -Scusa, non mi sono presentato. Io sono…-

    -So benissimo chi sei- tagliò corto Amina.

    -Io però non so chi sei tu-

    -Am… Alice- rispose. Era il suo secondo nome. Si sciolse dalla presa e se ne andò.

    Se c’era una cosa che proprio non sopportava era che si parlasse male di lei. Sapeva benissimo che Tom aveva raccontato del loro incontro-scontro agli altri componenti della band solo per ridere. Ma non le stava bene comunque. Era un suo difetto, si arrabbiava spesso per niente. Ma quella sera non ci pensò troppo su. Quella sera era Alice, la cameriera e non Amina la rockstar.

    Domani nessuno si sarebbe più ricordato di lei. L’unica cosa che le dispiaceva era aver incontrato i suoi idoli in un modo così imbarazzante e poco emozionante. Si era figurata mille e mille volte quell’incontro, durante una trasmissione o ad una festa, con le altre ragazze. Li avrebbero presentati e poi, stretta amicizia, avrebbero trascorso tutta la sera insieme. Magari, più avanti, avrebbero anche organizzato qualche concerto insieme.


    Non importa, si disse. Farò finta che non sia successo nulla e quando ci incontreremo, incontreranno me, Amina e sarà diverso. Cancelliamo questa sera...

    [continua...]
     
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  2. elekna
     
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    sono...oddio..è fantastica giuro e siamo all'inizio..continua perchè è stupenda

     
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  3. °Barbie
     
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    Complimenti davvero!
    E’ originale, scritta benissimo,appassionante (poi c'è Tommm :wub: )… e come dice Ele siamo solo al primo capitolo!
    Sei bravissima!

    Per le scene di sesso vai tranquilla che non ci sono problemi..anzi!!!

    *Ok la pianto…*

     
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  4. AlivonStarCake
     
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    sono buona, ve ne posto 2!
    *si inchina alle ovazioni generali* muhahahaha!


    [CAPITOLO 2]




    All’inizio Tom non voleva sentire parlare di andare a quella festa.
    Strano, pensava Bill. Ma il motivo c’era: una giornata stressante ed una ragazza nel letto apposta per lui, Tom, per ogni sua famosa voglia. Sesso, solo sesso. Era questo il bello.

    Il manager era però rimasto impassibile davanti alle sue scenate e non aveva cambiato idea.
    Ed eccolo lì, a quello schifo di festa, con della musica da schifo e delle ragazze da schifo. Tutto uno schifo.

    Stava dirigendosi in coda a Bill, Gustav e Georg verso il tavolo a loro destinato, guardandosi distrattamente intorno quando improvvisamente, quasi senza rendersene conto, si ritrovò a sorreggere una cameriera che gli era andata a sbattere contro, rovesciando il suo vassoio.

    La teneva stretta come se fosse un riflesso condizionato e non accennava a lasciarla andare.
    La ragazza si voltò a guardarlo in faccia, arrossendo.
    Si risvegliò qualcosa dentro all’animo del ragazzo. Istinto da predatore?

    La ragazza tra le sue braccia era molto più piccola di lui e minuta. Una specie di piccolo elfo. Bellissima.
    Non sapeva cosa c’era in lei che lo attraeva tanto. Non era mezza nuda né ben truccata. Non aveva un sorriso ammaliatore o sensuale.

    La lasciò andare, ma le disse di portargli una birra al tavolo. Si avviò, girandosi un’ultima volta a guardarla.

    Aveva trovato qualcosa in quella festa che non faceva schifo.


    Quel qualcosa arrivò dopo dieci minuti con la sua birra, fece le altre ordinazioni e tornò al bar.

    A Bill non sfuggiva una sola mossa del fratello.

    Aveva notato il suo ritardo a raggiungerli al tavolo, ora notava come guardava quella ragazza.

    -Chi è?- chiese al fratello.

    -Una cameriera- rispose evasivo l’altro.

    -Non fare l’incazzato- Bill era curioso.

    -Venendo al tavolo ci siamo incontrati-scontrati-

    -Cioè?-

    -Mi è venuta addosso involontariamente-

    -Ah, bene…-

    -Bill… Quella ragazza mi piace un bordello-

    Non lo disse con la sua solita foga e l’ombra del sesso nella voce.
    Bill lo notò, ma non ci diede importanza.

    Suo fratello Tom era suo fratello Tom. Era il sesso fatto uomo.

    -Lo dici sempre-

    -Non so…-

    -Io invece sì- rise Bill.

    -Già… è l’astinenza da sesso… mi fa venire delle voglie strane… L’hai vista no? Non è il mio tipo! Troppo brava ragazza. E forse questo mi da un nuovo stimolo. Devo farmene una come lei-

    Bill stette zitto, ma dentro di sé si chiedeva: E perché non lei? Cos’ha stasera Tom? Non è da lui…

    Quando la ragazza tornò la guardò un’altra volta.

    Gli diceva qualcosa…


    Servì le bibite e poi si allontanò quasi imbronciata.
    Tom non capiva la sua indifferenza.

    Si alzò di scatto, la prese per un braccio.

    -Scusa non mi sono presentato. Io sono…-

    -So benissimo chi sei- tagliò corto l’altra, guardandolo come se fosse un povero scemo.

    Tom non ci fece neanche caso.

    Voleva sapere il suo nome.

    -Io però non so chi sei tu-

    -Am… Alice-

    Poi sparì. Ogni tanto Tom faceva un giro per cercarla con qualche scusa, ma non la rivide.

    A fine serata si diresse verso la coordinatrice dello staff e con un inglese stentato le chiese se sapesse dirgli dov’era la cameriera che li aveva serviti.

    -Her name is Alice-

    -I’m sorry… There isn’t any girl called Alice in my staff-













    [CAPITOLO 3]




    Era mattina. Le sei e mezzo. Forse le sette. Di una settimana dopo.

    Quell’incontro era ormai lontano, sfumato a causa dei continui impegni, degli orari, del successo.

    Alle otto e mezzo le ragazze partirono.

    Destinazione: sconosciuta. Scopo: interviste, foto e autografi.

    Amina, Grite, Malia e Trina ormai non ci facevano quasi più caso.
    Sul pullman potevano stare ancora per un po’ tranquille e divertirsi, ma Amina, stanchissima, si addormentò subito.

    Le altre non sapevano della sua serata. Né ovviamente di Tom.

    Amina si era promessa di cancellare quella sera e non doveva quindi lasciare tracce.

    Al pomeriggio erano ospiti a LifeMusic. Era la terza volta.

    Amina non l’avrebbe scordato mai: lei con le altre sul palco, per la prima volta, in un bagno di folla.
    Tutti zitti, le solite urla tacevano e aspettavano. E poi la sua voce era uscita chiara e bellissima, accompagnata dagli strumenti.
    Era diventato un tutt’uno.

    Una canzone.
    Una canzone bellissima che parlava un po’ di amore, un po’ di odio. Quell’amore che aspetti e non arriva mai. E quando arriva magari delude, ma se hai la fortuna di trovare quello giusto allora ti ubriachi di felicità.

    E i fans l’avevano colta quella felicità, quella tristezza, quella voglia di cantare e fare capire a tutti.
    E l’avevano apprezzata.

    Il singolo, dopo due settimane era nella top ten. Pochi giorni ancora ed era il primo.
    In compagnia di Monsoon.

    Amina si era sentita come nella sua canzone: ubriaca di felicità.




    Quel pomeriggio The Storm’s Way fecero il loro ingresso nello studio del programma accompagnate da urli, cartelloni e fan emozionati che le guardavano e non credevano di averle lì a distanza di pochissimi metri.
    C’era tantissima eccitazione nell’aria.

    Ad Amina piaceva molto leggere i cartelloni, lo sapevano tutti; così i conduttori avevano organizzato per lei una sorta di “sfilata” dei cartelloni.

    -Oh, bene, guardiamo quello- disse allegro il presentatore, invitando alcune ragazze ad alzarsi in piedi e mostrare bene il cartellone.

    -E’ bellissimo ragazze!!!- esclamarono Amina e le altre.

    -Mmmh, quello?- la presentatrice indicò un cartellone.

    Intervenne il suo collega a correggerla.

    -No, ti sei sbagliata, quello è per i Tokio Hotel!-

    Ad Amina il cuore fece un tuffo.

    Il vassoio, Tom, quello sguardo…

    No! si disse decisa e si guardò intorno.

    Non capiva perché.
    Stranamente, non c’era nessuno della band che l’attirasse particolarmente. A lei piaceva tanto la loro musica.

    E allora perché quella strana sensazione nel vedere una sua foto accostata casualmente ad una di Tom in uno dei tanti cartelloni?


    Scema, sei una scema Amina… sorrise. E’ stata l’emozione ritrovata di non essere riconosciuta, di essere normale… E’ quella che ti ha confuso le idee!

    Si era convinta.

    Guardando bene, quello non era l’unico cartellone per i Tokio Hotel, ce n’erano parecchi.
    Contandoli rapidamente, ce n’erano tanti quanti per loro. Le faceva un certo effetto vedere il nome della sua band con quello dei suoi idoli.

    Il presentatore approfittò della gaffe della collega per ricordare ancora una volta al pubblico a casa:

    -Quest’oggi saranno con noi anche i Tokio Hotel! Ve l’abbiamo annunciato solo ieri perché è stata una sorpresa un po’ per tutti! Si trovano qui in Italia per preparare il loro prossimo concerto e hanno deciso di venirci a trovare!-

    -Cosa?- esclamò Amina.

    Il presentatore la guardò confuso.

    -Non lo sapevate ragazze?- chiese, cercando aiuto dalla regia con lo sguardo.

    Grite, Trina e Malia scossero la testa e risero contente, emozionate.
    Amina sgranò gli occhi.

    No, no, no, non era possibile. Ma perché?

    Senza neanche rendersene conto, cadde nel panico più totale.

    Il presentatore notò la sua espressione e rise: -Amina è rimasta tanto sconvolta da non riuscire a crederci! Non erano il tuo gruppo preferito?-

    Amina recuperò il controllo, annuì e sorrise.

    -Sì, ci avete fatto una splendida sorpresa!
    Sono emozionata tanto quanto le altre fans venute qui oggi!-

    Dopo tutto, pensò, non volevo un’occasione per cancellare e ricominciare? Eccola qui, non si è fatta di certo attendere troppo! Meglio…

    Aspettando l’arrivo dei quattro ragazzi tedeschi, ripresero l’intervista.

    Dopo un quarto d’ora dalla regia venne dato l’avviso del loro arrivo. Anche se non l’avessero detto, se ne sarebbero accorti tutti.

    Giù in piazza, forti e improvvise, si alzarono le urla di migliaia di ragazzi e ragazze.

    -Eccoli!-

    Uno dietro l’altro, Bill, Georg, Tom e Gustav entrarono, con la stessa accoglienza ricevuta dalle Storm’s Way.

    Il cuore di Amina iniziò a battere forte, fortissimo. Si fece coraggio e sorrise.






    Tom era ormai abituato alle urla. Lo stordivano ancora un po’, ma non era come le prime volte.
    Strinse la mano ai due conduttori che gli presentarono le ragazze. Avevano dei nomi strani.
    Strinse la mano a tutte: prima Grite, Malia, Trina e per ultima Amina che era stata contesa dai suoi tre amici.

    Quando si trovarono davanti riprovò una strana sensazione: qualcosa gli si mosse dentro.

    Le porse la mano, lei la strinse cordialmente.

    Quel contatto durato solo pochi secondi gli fece venire la pelle d’oca. Senza sapere perché, quasi d’istinto, ripensò a quella sera.

    Quando la coordinatrice gli aveva detto che non c’era nessuna Alice nello staff era rimasto ammutolito.
    Era impossibile.
    Quella ragazza era scomparsa velocemente come l’aveva conosciuta.

    Se ne era fatto rapidamente una ragione. Che cosa sapeva di lei? Che cazzo c’entrava con la sua vita? Era tutto l’opposto di quello che desiderava.

    Quello che desiderava era nella sua camera d’albergo e quella notte non si era fatto scrupolo a usufruirne.

    Non aveva più pensato alla cameriera, se ne era dimenticato, ma ora quel ricordo era ritornato prepotente, come un pugno e non capiva perché.

    Amina non le assomigliava nemmeno… O forse sì?

    Tentò di figurarsela.

    No, no erano completamente diverse.

    Aveva i capelli dello stesso colore, solo più lucidi e lisci. Gli occhi erano truccati di nero, con le ciglia lunghe e foltissime.
    Indossava un mini abito bianco che risaltava la figura minuta ed il bel seno, una giacca nera di pelle e ai piedi tronchetti dello stesso colore.
    Alle mani aveva guanti da motociclista simili ad un paio di Bill e le unghie erano curate e tinte di rosso.

    Amina arrossì senza motivo.

    Quell’arrossire gli ricordò il contatto con la cameriera.
    E ora, senza un perché, voleva abbracciare Amina. Ma non lo fece.

    Si sedettero tutti vicini. Questa volta non avevano l’interprete, ma ci pensò Amina a tradurre. Si divertirono tantissimo!

    C’era intesa, si trovavano simili e l’intervista si trasformò a poco a poco in una conversazione fra le due band.

    Tom parlava più di tutti. Con Amina. E lei rispondeva, rideva, lo prendeva in giro. Come se si conoscessero tutti da sempre.




    Amina era tornata Amina. Non c’era più traccia di quella ragazza maldestra e insignificante di qualche sera prima.

    Ora non poteva desiderare altro.

    Lei, le sue migliori amiche e i ragazzi dei suoi sogni tutti mescolati insieme.

    Erano sul divano vicini, non c’erano separazioni.

    Aveva cercato di essere impassibile con Tom e se l’era cavata.
    Era solo arrossita quando si erano stretti la mano. Si stavano divertendo tantissimo, era come se fossero stati amici da un’eternità.

    Tom le si era seduto vicino, si era spaparanzato sul divano, con una mano sullo schienale dietro di lei. Ridevano.

    Amina aveva un modo tutto suo di ridere, rideva stranissimo. Tom fece una battuta. Georg cadde quasi dal divano dalle risate e Malia si precipitò ad aiutarlo, Bill prese a battere le mani, Gustav lasciò cadere il suo cipiglio serio e fece ridere Trina, che sghignazzò con la sua risata cristallina e Grite, che fece un verso stranissimo.

    Amina buttò la testa all’indietro, andando a sbattere contro Tom che le circondò le spalle con un braccio e rise insieme a lei. Quando tutti si furono calmati, non la lasciò andare.

    Amina lo guardò.
    Gli occhi erano gli stessi. Amina scosse la testa e prestò attenzione alle parole di Bill, che aveva il microfono in mano.

    No, non doveva saperlo.


    [continua...]

    che ne pensate?






     
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  5. °Barbie
     
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    Bellissima!!
    Complimenti ma Tom è un carciofo!! Come fa a non capire che Amina e Alice sono la stessa persona??

    E' come per superman! Cioè non è che un paio d'occhiali e una laccata al capello cambiano un persona!! :lol:

     
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  6. AlivonStarCake
     
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    ehhhhh... non lo capisce no! la sera della festa l'ha vista per un paio di minuti, non ci ha nemmeno parlato tra un pò! e poi Amina è mooollltooo diversa! Tranquilla, Tom non rimarrà carciofo a vita!
     
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  7. BillMyLove
     
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    È stupenda complimenti...scrivi benissimo...
     
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  8. naryn
     
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    CITAZIONE (BillMyLove @ 26/11/2007, 19:24)
    È stupenda complimenti...scrivi benissimo...

    gia bella....io sono dislessica ...non riesco a scrivere :(
     
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  9. AlivonStarCake
     
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    [CAPITOLO 4]

    Quella sera no, ma la sera successiva uscirono insieme. Andarono all’ennesima festa.

    Luci, musica, tantissima confusione. Presero un tavolo a parte, in un angolo della sala. Sicuramente era pieno di paparazzi. E magari il giorno dopo sui giornali ci sarebbero stati Amina e Tom.

    Amina e Tom seduti vicini. Tom che faceva assaggiare ad Amina il suo cocktail, che le metteva un braccio sulle spalle. Amina che rideva e lo guardava.

    Tom ci stava provando. Impossibile non notarlo. Ma Bill notò un’altra cosa.

    Ogni gesto di suo fratello era ingenuo, quasi dolce. I suoi occhi non guardavano Amina e vedevano una notte e basta. La guardavano e vedevano quanto era bella.




    Sto diventando scemo… pensava Tom; ma gli piaceva.

    Amina era davvero incredibile. Forte come un assolo di chitarra elettrica nel bel mezzo di un concerto, rideva come se in quella risata volesse catturare tutta la luce intorno a loro, era padrona della situazione, ma sembrava fargli credere di condurre lui il gioco.

    Avevano parlato tantissimo, di tutto. Era come essere tornati ragazzini ai primi appuntamenti.



    Amina, se qualcuno vi vede e mette strane voci in giro? Amina, troppo contatto… Amina, cazzo stai facendo????

    Era una vocina dentro di lei che la metteva in guardia. Ma chi le dava ascolto?

    Era felice… e anche un po’ brilla, ma sono dettagli. Però aveva anche paura. Una paura fottuta. Di Tom.

    No, non voleva che tutto finisse così. In una stanza. Le faceva troppo male il suo passato, i ricordi di quel ragazzo che diceva di amarla.

    E Tom era come lui.

    Si staccò da lui, fece per andare da Trina, ma un cameriere, passando, la urtò. E quella sera aveva pure i tacchi alti. Perse l’equilibrio, ma Tom fu più rapido, l’afferrò per un braccio e le evitò la caduta rovinosa.

    Amina ritornò ad essere Alice per pochi istanti, tra le braccia di Tom. Lui la guardò, cercando di andare oltre il trucco, oltre le apparenze.

    E la riconobbe.









    Era lei. Oh, se era lei!

    La festa continuava, Tom si era chiuso in bagno. Bill lo raggiunse, entrò tutto felice.

    -Sono fantastiche, vero?- chiese entusiasta al fratello.

    -Sì-

    Perché, cazzo? pensava Tom. Era lei? Perché è scappata così? Perché non si è fatta riconoscere?

    Non aveva quell’effetto sulle ragazze. Le ragazze lo cercavano, lo volevano. Non scappavano.

    -Che hai, fratello?- Bill si allarmò.

    -Bill… ti ricordi la festa della scorsa settimana?-

    -Senz’altro meglio di te…- disse Bill, alludendo alle birre che si era scolato il fratello.

    Tom non colse l’allusione.

    -La cameriera…?-

    -Sì, perché?-

    -E’ Amina-

    -Ma che cazzo dici? Tu sei fuori!- Bill scoppiò a ridere.

    -No, sono serio. Quella ragazza, l’altra sera… ecco…mi ha colpito… ma poi, è scomparsa. Ho chiesto alla coordinatrice dello staff e lei mi ha detto che non c’era nessuna cameriera che si chiamasse Alice-

    -Magari hai capito male il nome…-

    -Bill, cazzo, smettila!- imprecò Tom.

    Bill ci rimase male. Non tanto per l’imprecazione del fratello.

    No, non può essere; no, è assolutamente impossibile! pensava.

    Tom il re del sesso, Tom l’insensibile… No! Non poteva piacergli fino a quel punto Amina.

    -Bill, perché l’ha fatto?-

    -Fatto cosa?-

    -Perché non è come le altre? Perché quella sera non è venuta da me e non me la sono scopata? Così l’avremmo fatta finita. Perché oggi non ho fatto un po’ il coglione? Perché non mi cerca?-








    -L’ha capito… ma che coglione! Ma perché non mi cerca?-

    Amina era arrabbiatissima. Trina era con lei, nel bagno delle signore. Le aveva raccontato tutto.

    Era scappata via per la seconda volta.

    -Sei la solita scema! L’altra sera te la dovevi scordare! Che cazzo c’entra lui con la tua vita? Perché hai permesso ti abbracciasse? Vuoi finire ferita in tutti i sensi una seconda volta? Smettila!- si ripeteva.

    -Lui ti piace…- Trina era sbigottita.

    -Ma non diciamo fesserie!-

    -Amina, piantala! Lui ti piace! Eccome se ti piace! Ti conosco da sempre, vuoi che non lo capisca? Fai sempre così quando ti piace qualcuno…-

    -Così come?-

    -Fa l’idiota, l’imbecille, l’irrazionale… Fai l’innamorata…-

    -Non esagerare. Magari c’è qualcosa, che, tra parentesi, non ci dovrebbe essere, ma non lo amo di certo!-

    Amina iniziò a camminare per la stanza.

    -Io con il coglione dei coglioni? Con la macchina del sesso? Ma non diciamo puttanate! L’ho imparata la lezione Trina!-

    Come al solito diceva una cosa e ne pensava un’altra. Trina ormai lo sapeva. Le era tutto chiarissimo.

    Lo sfuggirgli per contrastare la sua voglia di conoscerlo, il fare finta di niente durante l’intervista per non dirgli chi era ed ora la sua rabbia, quando invece avrebbe voluto correre da lui e abbracciarlo.

    Era scoccato qualcosa, lo sapevano tutte e due. Rapido, doloroso, qualcosa stava nascendo.

    Dall’altro lato, Trina conosceva troppo bene quel vecchio dolore dell’amica. E aveva anche lei paura di Tom, paura dei suoi difetti più famosi; ma Amina doveva continuare.

    Non doveva fossilizzarsi sul passato. Doveva viverli. Ora era cresciuta, era più forte, più testarda. Doveva viverli quei fottutissimi sentimenti.








    Bill non disse niente. Ci pensò Tom, che si sistemò il cappello e lo guardò deciso.

    -Bill, che cazzo faccio, piango? No, adesso vado di là e me la faccio!-

    Tom uscì, sbattendosi la porta alle spalle.






    Trina disse ad Amina quello che pensava. Amina annuì.

    Poi esclamò: -Trina, aspetta, aspetta, aspetta! Che mi succede? Cioè… non è da me piangermi addosso e fare l’indecisa!-

    -Lo so…-

    -Bene, allora questa storia la risolverò adesso. Vado di là e, puoi dirmi tutto quello che vuoi, ma lo mando a fanculo!-

    Amina uscì, sbattendo la porta.







    Si incontrarono a metà strada e tutta la rabbia svanì.

    -Sono io-
    -Perché non me l’hai detto?- esclamarono contemporaneamente.

    -Perché non lo so-
    -L’avevo capito- si risposero contemporaneamente.

    E poi scoppiarono a ridere.

    Amina si diede della scema per aver pensato di mandarlo a fanculo.

    Tom non sentì il bisogno di sbatterla contro il muro e costringerla a baciarlo. Voleva solo abbracciarla. E lo fece.

    Amina si sentì attirata dolcemente e si ritrovò tra le sue braccia. Strano, prima non aveva notato che aveva un buon odore.

    -Sono contento di averti trovata. Quella sera… boh, è tutto confuso, so solo che non ti ho più vista e, da bravo coglione, ho cercato di dimenticare tutto. Credevo di esserci riuscito. Niente da fare. Ti voglio-

    -Tom…?-

    -Sì?-

    -Sono stata una stupida a scappare, ma sono contenta che mi hai trovata-



    [continua...]

    beh, che ne pensate? dite dite!
     
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  10. Kate ~
     
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    Beeeellaaaaa!!!!!!

    Alivon scrivi davvero beneeee!!!!

    Continuaaaaa!!Mi piaceeeee....!!!!!!


     
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  11. °Barbie
     
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    Ahahah bellissima!! “Ora vado e lo mando a fanc**o” !!!
    Ma la migliore è “macchina del sesso” ahahahah
    Se legge questa FF si gasa da morire!

     
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  12. AlivonStarCake
     
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    sì però poi arrivo io e lo smonto! muhahahaha!
     
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  13. elekna
     
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    ahaha oddio stupenda
     
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  14. °-° Gre °-°
     
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    uuuuuuuuu che bella....
     
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  15. °Barbie
     
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    Daiii Ali posta!!!! :D

     
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93 replies since 26/11/2007, 14:21   1019 views
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