*_Der Rest geht von allein_*

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  1. Mustardgirl94
     
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    Ecco la fanfic per il concorso:

    La fanfiction che sto per postare non è di mio pugno ma di una mia carissima amica,Ranpyon
    Buona lettura ^^



    Salve, il mio nome è Ranpyon, altresì detta Faith Litizzini in Kaulitz... ho pubblicato questa storia su un sito ma purtroppo mi è stata cancellata, essendo una twincest… perciò ho chiesto al mio caro, gentilissimo sosia (ti voglio tantissimo beneeee) di pubblicarla sul forum W i Kaulitz!
    Spero che la storia vi piaccia…



    *_Der Rest geht von allein_*


    CAPITOLO 1


    Forse è stupido parlarne ora… o forse è semplicemente riduttivo utilizzare l’aggettivo stupido… Non lo so…
    Mi chiedo solo come siamo arrivati fino a questo punto. Come le persone cambino, anche se non dal giorno alla notte.
    Francamente, e non credo di esagerare, non credevo che mio fratello avrebbe potuto farlo. Forse è solo l’apparenza, non ne sono sicuro…
    Io sono sempre stato così, sempre uguale, quasi statico.
    Ed anche Tom. Sempre così, lui. Pervertito, estroverso, se possibile potrei definirlo un playboy.
    No, mi correggo. Fino a qualche tempo fa avrei potuto definirlo con quel termine ormai quasi in disuso, rimpiazzato da aggettivi ben più forti e coloriti. Ma ora non posso permettermi di farlo. Non ne ho alcun diritto.
    Tom è cambiato.
    E tutto è cominciato qualche mese fa…
    E sembra non avere ancora fine… per fortuna…


    Aprii di scatto gli occhi. Un altro incubo. Sempre lo stesso.
    Il palco. La folla di fronte a me. 12000 persone. L’introduzione di Tom con la chitarra. A lui si aggiunge Georg, seguito poi da Gustav, in una perfetta interpretazione di Jung Und Nicht Mehr Jugendfrei, prima canzone del passato Schrei Live.
    Ecco, ora tocca a me. Ma, come sempre in questi incubi, la voce non mi esce.
    “Che cavolo…” mi alzo dal letto piuttosto scocciato. Non ho dormito per niente bene in questa camera d’albergo… E non dipende dal fatto che non sia la tanto rinomata Zimmer 483, né tanto meno dal fatto che, nella stanza accanto, mio fratello si sia dato alla pazza gioia tutta la notte impedendo - credo - a tutto l’hotel di chiudere occhio.
    Mi piacerebbe essere come lui, in un certo senso; spensierato, apparentemente senza problemi. Certo, apparentemente, perché anche lui in fondo è un essere umano, proprio come me. E non sto assolutamente parlando del fatto che siamo fratelli, gemelli per di più. Tom è una persona fantastica di per sé, forse un po’ troppo libertino per i miei gusti, ma in fondo è la sua vita. E anche se mi ha dato il permesso di farlo, non me la sento di criticarlo.
    “Bill!!! Bill! Biiiiiiiiiill!!!”
    Eccolo. Sapevo che sarebbe venuto a svegliarmi con la sua solita grazia e gentilezza.
    Il suo bussare insistente alla porta mi infastidisce non poco, ed essendo già scocciato di mio a causa della notte passata in bianco la situazione non migliora di certo. Mi dirigo a passo lento verso la porta, cercando con lo sguardo i vestiti che mi accorgo essere piegati diligentemente sulla sedia. Non fa niente, gli aprirò la porta con solo i boxer addosso. Tom non si scandalizzerà di certo.
    Apro la porta di scatto, trovandomi davanti mio fratello che sorrideva con un braccio ancora alzato, intento a bussare ad una porta ormai aperta.
    “Dormi troppo” si lamentò Tom incrociando le braccia.
    “E tu troppo poco” ribattei incrociando le braccia a mia volta. Tom alzò il sopracciglio sinistro e, per un attimo, sussultai senza quasi rendermene conto. Era come guardarsi in uno specchio. Mi ero appena svegliato, quindi avevo i capelli lisci un po’ arruffati e il viso completamente privo da ogni sorta di trucco. Ci somigliavamo davvero tanto io e Tom… anche se i nostri caratteri erano totalmente differenti.
    “Bill, dobbiamo andare a fare colazione, sono le 9!”
    Mi riportò alla realtà un po’ bruscamente , poggiandomi una mano sulla spalla e scuotendomi.
    “Sì… mi vesto e arrivo. Vai a vedere se Georg e Gustav sono svegli” proferii voltandomi e avvicinandomi alla sedia per prendere i miei vestiti.
    “Ok!!” la porta si chiuse alle mie spalle e mi diressi nel piccolo bagno adiacente alla mia stanza. Ne uscii circa quindici minuti dopo, attirato dalle urla improvvise di mio fratello. Sembrava stesse correndo per il corridoio e lo sentivo sghignazzare divertito. Urlava “Georg si sta facendo la piastra!! Si sta facendo la piastra!!”.
    Nonostante non stessi assistendo alla scena, ero sicuro che Georg lo stesse rincorrendo per fargliela pagare, magari agitando pericolosamente la piastra con ormai il filo staccato dalla presa, e Gustav che se la rideva, poggiato allo stipite della porta della sua stanza.
    Tutto come sempre, come ogni mattina.
    Com’è che si dice…?
    Ah sì, ordinaria amministrazione.


    Dopo il mezzo litigio con inseguimento di Georg e Tom, dopo aver convinto Gustav a smettere di ridere, dato che non sembrava minimamente intenzionato a farlo, e dopo aver persuaso Bill che il trucco e i capelli erano ok e “semplicemente perfetti”, come gli piaceva sentirsi dire, i Tokio Hotel si ritrovarono con il manager David a colazione, pronti per una nuova e intensa giornata di lavoro.
    “E che palle!!”
    “Di che ti lamenti, Tom?” chiese Bill tranquillo, addentando il cornetto caldo e lottando contro il desiderio di mollare tutti lì e di tornare in camera a dormire.
    “La tipa di stanotte… non mi ha lasciato il numero di telefono! Se n’è andata senza neanche salutare!” si lamentò sbuffando, mentre Georg sorrideva divertito.
    “Che hai da ridere?!”
    “Tom, perché te la prendi? Anche se ti avesse lasciato il numero l’avresti richiamata?” domandò Bill ancora apparentemente tranquillo, con gli occhi che faticavano a restare aperti. Era una dannazione, quella di fare lo stesso incubo ogni notte. La mattina si sentiva sempre troppo stanco…
    “Certo che no” rispose il fratello alzandosi dal tavolo.
    “Allora di che ti lamenti?”
    “Non l’hai capito, Bill?” intervenne Georg ridacchiando, mentre Tom, che aveva deciso di andarsene, si bloccava a fissarlo.
    “E’ arrabbiato perché la ragazza se n’è andata senza dirgli niente… Evidentemente non l’aveva soddisfatta a dovere…” scandì con le labbra le ultime parole e Tom poggiò le mani sul tavolo facendo sobbalzare Gustav e David, che avevano cercato di ignorare la questione fino ad allora.
    “Allora, prima di tutto non è assolutamente vero… Secondo, almeno io la notte con qualcuno l’ho passata!!” esclamò gonfiando il petto, come se quello che avesse appena detto fosse motivo di orgoglio.
    “Fino ad ora ti è andata bene, Tom… Hai incontrato solo ragazze interessate a passare la notte con uno famoso, ma appena incontrerai quella che vorrà qualcosa di più…”
    “La manderò al diavolo, ovvio!” ribattè lui agitandosi. Fece un passo indietro e gettando un’occhiataccia a Georg si allontanò dal tavolo, diretto verso l’uscita della sala ristorante.
    “Ti piace proprio stuzzicarlo, eh?” chiese Gustav scuotendo la testa rassegnato.
    “Diciamo di sì… e diciamo di no…” rispose enigmatico l’altro, alzandosi a sua volta.
    “David, a che ora è l’intervista?”
    “Alle 11 dobbiamo trovarci alla sede del giornale. Ci vediamo fra mezz’ora giù nella hall” rispose il manager alzando lo sguardo verso di lui.
    “Ok, allora ci vediamo fra un po’”.
    Georg si allontanò dal tavolo, come aveva fatto Tom poco prima, e sparì dietro la porta che conduceva alle scale.
    “…Bill, come mai così silenzioso stamattina?”
    “Non ho dormito bene”
    “E perché?”
    “Che ne so?!” più che una domanda poteva suonare come un’affermazione… Di solito al mattino non era di malumore… Ma in quell’ultimo periodo non riusciva a dormire bene… e neanche lui sapeva il motivo, escludendo ovviamente quel maledetto incubo che sembrava perseguitarlo.
    Si alzò dal tavolo trangugiando l’ultimo pezzo di cornetto e si pulì la bocca con un tovagliolino, voltandosi a fissare David.
    “L’intervista è per la rivista Bravo?” chiese conoscendo già la risposta. Ma in fondo gli sembrava scortese andare via senza dire nulla.
    “Sì, è per Bravo. Sai che ormai avete appuntamenti fissi per quella rivista” ridacchiò il manager voltandosi a guardare Gustav, che annuì mentre sorseggiava il caffèlatte.
    “D’accordo, allora ci vediamo fra mezz’ora…”


    “Tom!”
    Bill bussò per l’ennesima volta alla porta, piuttosto spazientito. Erano passati più di quaranta minuti da quando Tom era sparito nella sua stanza, e David aveva mandato Bill a chiamarlo, lamentandosi del ritardo che avrebbero fatto con i giornalisti della rivista Bravo.
    “Tomi, apri!!” bussò di nuovo con veemenza, poggiando l’altra mano sulla maniglia. L’abbassò e la porta si aprì di scatto. Bill, inaspettatamente, rischiò di cadere all’interno della stanza ma riuscì a rimanere in piedi, giusto in tempo per scorgere la figura di Tom stesa sul letto con gli occhi chiusi e le cuffie dell’ I-Pod nelle orecchie.
    “…” si avvicinò con passo pesante, cercando di attirare l’attenzione del fratello che forse, non ne era poi così sicuro, stava dormendo.
    “…Tom!!”
    Il ragazzo scattò all’improvviso, spalancando gli occhi spaventato.
    “Bill!” esclamò mettendosi a sedere e poggiandosi una mano sul petto. Gli aveva fatto prendere un colpo.
    “Che cavolo, mi hai messo paura!” esclamò recuperando l’I-Pod che era caduto a terra durante il suo piccolo salto.
    “Che stavi facendo?”
    “Non si vede?”
    “Intendevo dire… David ci aspetta, perché diavolo non sei sceso giù nella hall? Sono dieci minuti che ti aspettiamo!” esclamò Bill afferrandolo per un braccio. Lo sollevò con estrema facilità e si ritrovò a scrutare il suo volto, che stava pian piano assumendo un’espressione scocciata.
    “Mi stavo riposando. Non ho chiuso occhio stanotte”
    “Già, e immagino il perché. Dai, andiamo”
    Si voltò seguito dal fratello, che si stava sistemando la fascia sui capelli e riponeva il piccolo lettore nella tasca dei pantaloni taglia XXL.
    Bill si era sempre chiesto perché Tom indossasse pantaloni così larghi, così come le magliette. In fondo aveva un bel fisico, perché nasconderlo? Aveva più volte provato a chiederglielo, ma Tom si era sempre limitato scherzosamente a rispondere “è questione di uomini, tu non puoi capire”. L’aveva liquidato così, con quella battuta senza senso che però l’aveva fatto ridere… Non era la prima volta che Tom lo scherniva sottolineando il fatto che somigliava parecchio a una ragazza. Il trucco, poi, accentuava di più i suoi lineamenti delicati e femminili. Ma cavolo, che ci poteva fare lui se gli piaceva truccarsi? Certo, era strano, ma in fondo ognuno è libero di fare ciò che vuole… Ed ora lui e Tom, così simili fin dalla nascita, si erano finalmente distinti prendendo strade diverse.
    Bill uscì dalla stanza con Tom alle calcagna, che continuava a canticchiare la canzone che stava ascoltando poco prima di essere dolcemente riportato alla realtà da suo fratello.
    An Deiner Seite.
    Quella canzone lo faceva sempre sentire bene… Sentire la voce di suo fratello che cantava una canzone per lui era sempre una fortissima e grande emozione, anche se non era la prima volta. Bill aveva sempre scritto delle canzoni per lui, da Beichte a Ich Bin Nich’ Ich… Ma forse An Deiner Seite le batteva tutte. Anche perché non era dedicata solamente a lui, ma a tutte le persone care a Bill… e di certo, lui poteva considerarsi in prima posizione.
    “Ich bin daaa... Wenn Du wiiillst...” canticchiò chiudendo la porta della stanza lentamente. Bill si bloccò a metà del corridoio e voltò la testa, sorridendo a suo fratello. Tom sorrise a sua volta, dandogli una pacca sulla spalla e precedendolo verso l’ascensore.
    “Fa tanto il duro, ma alla fine non lo è…”

    “Scusate il ritardo” David strinse la mano all’intervistatore della rivista bravo, scusandosi per il ritardo ma non accennando minimamente il motivo. Tom era già abbastanza scocciato di suo e infierire non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
    “Possiamo iniziare subito con le domande? I ragazzi sono stanchi, vorrebbero tornare a casa per pranzo…” ammise Jost chinando il capo forse un po’ dispiaciuto. Ma era vero, Bill non dormiva da parecchio, così come Tom - anche se nel suo caso si trattava di una scelta - e di certo a Georg e Gustav riposare non avrebbe fatto poi così male.
    “Sì, certamente” sorrise il giornalista alzandosi dal piccolo divano. “Vado a chiamare l’assistente, torno subito” sparì dietro una porta marrone piuttosto grande. Nella saletta cadde il silenzio. Bill sbadigliò, Tom lo imitò, Georg si guardava intorno e Gustav cercava di immaginare quali domande avrebbero fatto… Ma, come al solito, l’intervista sarebbe stata concentrata sui Kaulitz.
    Era sempre così. Anche per le interviste televisive.
    Dopo qualche minuto, l’intervistatore fece il suo ritorno nella stanza seguito da un ragazza dai capelli castani. Aveva gli occhi tendenti al verde e dei lineamenti piuttosto delicati… non come quelli di Bill, ma era comunque una ragazza molto carina. Procedeva verso di loro con un blocchetto di fogli in una mano e una penna nell’altra, e rispondeva con un cenno del capo ad ogni cosa che le veniva detta dall’intervistatore.
    Si sedettero entrambi sul divanetto di fronte ai Tokio Hotel. La ragazza, che Bill notò non avere più di 16 o 17 anni, aprì con determinazione il blocchetto e tolse il tappo alla penna, pronta a scrivere.
    “Allora… cominciamo con la prima domanda”
    “Spero che non ci chiederete di nuovo perché abbiamo scelto questo nome per la band” si lamentò subito Tom, attirando l’attenzione dell’uomo.
    “No, veramente no” scosse la testa. “Ormai credo vi siate stancati di sentirvi fare sempre la stessa domanda, quindi cambieremo genere”
    Tom annuì con la testa, soddisfatto. Forse avevano trovato un intervistatore con un minimo di cervello, cosa che fino ad allora era stata pressoché impossibile.
    “Ultimamente avete meno impegni rispetto a qualche tempo fa. Come mai?” domandò il giornalista fissando i componenti della Band. La ragazza prese appunti.
    “Beh” iniziò Bill come di consuetudine.
    “E’ appena uscito l’album Scream nei negozi europei, e tra qualche giorno inizieremo a partecipare a vari programmi e altre interviste… La calma è solo apparente, abbiamo tantissime cose da fare! A settembre inizierà lo Zimmer 483 Tour e stiamo stabilendo le tappe, anche se non c’è ancora nulla di certo. Per ora però non ci sposteremo dalla Germania”
    “E quindi dopo ne avrete fin troppi, di impegni” puntualizzò il giornalista mentre la ragazza di fianco a lui muoveva freneticamente la penna sul blocchetto da sinistra a destra. Gli occhi facevano lo stesso movimento.
    “Ricomincerete a viaggiare trascorrendo le notti in Hotel… Che ne pensi, Tom?”
    Il rasta rimase a fissarsi le scarpe, come aveva fatto durante i cinque minuti precedenti. Aveva sonno. Divertirsi durante la notte, evidentemente, un prezzo ce l’aveva.
    Bill si voltò a guardarlo e gli rifilò una gomitata alle costole, facendolo riprendere un po’ troppo bruscamente.
    “Eh?” chiese Tom alzando il capo di scatto. Spostò lo sguardo da Bill all’intervistatore, e dall’intervistatore alla ragazza al suo fianco. Notò il blocchetto e la penna, e dischiuse la bocca lentamente.
    “Oh… l’intervista…” proferì leggermente imbarazzato.
    “Scusi, ero distratto… Potrebbe ripetere la domanda?”
    “Sì, beh… Hailey, ripeti la domanda, per favore?”
    Hailey scorse velocemente il blocchetto, soffermandosi sull’ultima frase scritta.
    “Ricomincerete a viaggiare trascorrendo le notti in Hotel… Che ne pensi, Tom?”
    Lesse la frase e spostò lo sguardo sul ragazzo, che stava temporeggiando alla ricerca di una risposta stile Tom Kaulitz. Ovviamente avrebbe fatto un accenno al sesso, anche minimo, ma lo avrebbe fatto.
    “Beh, che dire… non è mica una croce così grande. In Hotel si fanno incontri molto interessanti… Soprattutto dopo i concerti” conclusa quella frase, si voltò verso Georg e stuzzicò il piercing con la lingua, com’era solito fare.
    “Tom ha ragione” intervenne Georg sorridendo appena. “Dopo i concerti è sempre bello tornare in albergo. E non solo per riposarsi”.
    Bill ridacchiò divertito. Sapeva che prima o poi la conversazione sarebbe arrivata lì, ma non credeva ci sarebbero arrivati così preso. Gustav si portò una mano sulla fronte e scosse la testa con fare rassegnato.
    “Non vi chiederò cosa intendete, altrimenti rischierei di passare per stupido” rise il giornalista cogliendo fin troppo bene l’allusione dei due ragazzi. Tom sorrise.
    “Chieda, chieda pure! Potrei darle delucidazioni al riguardo… non credo che Georg potrebbe, dato che è ancora inesperto in questo campo, quindi chieda a me”
    “Sì, continua a sognare, Tom!” lo rimbeccò Georg incrociando le braccia. “La verità è che stanotte Tom è stato con una ragazza ma non l’ha soddisfatta a dovere!”
    Tom sbiancò all’istante, cercando però di ridarsi un contegno. Sorrise sbarazzino, solleticando il piercing con la lingua.
    “Ma come, Georg, vuoi dire che stanotte non ti ho fatto godere da matti?” chiese ammiccando lascivamente.
    Georg spalancò la bocca con un’espressione di disgusto dipinta sul volto, mentre Bill e Gustav scoppiavano a ridere, seguiti da Tom. Avevano tutti e tre le lacrime agli occhi. Io giornalista ed Hailey non poterono fare a meno di ridere a loro volta, cercando comunque di darsi un contegno pressoché professionale, ma in quella situazione era davvero difficile. Le interviste con i Tokio Hotel erano sempre spassose ed esilaranti, soprattutto per le continue sfrecciatine che si lanciavano Georg e Tom. Gustav era sempre stato il più tranquillo, non parlava mai più del necessario. Si limitava a rispondere alle poche domande che gli venivano poste e sorrideva ogni tanto alle battute di Tom, Bill e Georg. Bill, che era quello che parlava di più nelle interviste, cercava sempre di assumere un atteggiamento adulto, quando in realtà non lo era affatto. Aveva solo 17 anni, e non sapeva ancora nulla della vita… E di quello che può riservarti…

    Edited by Mustardgirl94 - 10/12/2007, 21:27
     
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  2. elekna
     
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    molto bellaaaa...
     
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  3. °Barbie
     
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    Complimenti è scritta davvero bene!

     
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  4. Mustardgirl94
     
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    CAPITOLO 2

    Salve! Ecco il secondo capitolo! Mi fa piacere che la storia sia piaciuta… ringrazio ancora il mio sosia per avermi aiutato a pubblicare la mia storia qui! Io sono impedita per certe cose… >.<
    Beh, buona lettura!
    Sosia tvtttttttb!!!!




    “Ho fame” si lamentò Tom a bordo dell’auto. Seduto accanto a Bill e Georg, precisamente tra loro due, continuava a ripetere la stessa frase da ormai 10 minuti buoni.
    “Ma stai sempre a lamentarti!” lo rimbeccò Georg poggiando la testa contro il vetro del finestrino. Chiuse gli occhi, mentre Tom si lanciava in una serie di aperte proteste contro di lui, facendo riferimento al fatto che, oltre a non aver dormito, aveva anche mangiato poco a colazione.
    “In effetti anche io ho fame” intervenne Gustav per calmare la situazione e il chiacchiericcio incessante di Tom, ma non servì poi a molto. Il rasta, infatti, si sporse in avanti poggiando le mani sui sedili anteriori e si rivolse a Gustav e David.
    “Sì, sì, ecco vedete! Bravo Gustav, proteggimi da Georg!”
    David scosse la testa, mentre Bill sospirava e si voltava verso il finestrino.
    Certo che suo fratello chiacchierava proprio tanto...
    “Tom, per favore, sto cercando di dormire” mugugnò chiudendo gli occhi come Georg, che forse era già caduto tra le braccia di Morfeo.
    Tom si voltò verso il fratello con la bocca spalancata.
    “Sei crudele, fratello!” piagnucolò afferrandogli una ciocca di capelli sparati in aria. Si avvicinò e cominciò a giocarci, piuttosto divertito. Bill resistette qualche secondo, poi spalancò gli occhi e si voltò di scatto, trovando il volto di Tom a pochi centimetri dal proprio.
    “…Smettila!” lo allontanò con una mano e tornò velocemente a fissare il paesaggio fuori dal finestrino. Sentiva caldo. Troppo caldo.
    Senza farsi vedere, si portò una mano sul viso e si rese conto che scottava.
    E no, davvero non si trattava di febbre.
    Ma allora cos’era…?

    Ehi, guardate, hanno pubblicato l’intervista su Bravo!” esclamò David irrompendo nella stanza di Georg. Erano tutti lì, a giocare a carte.
    “Di già?” chiese Bill distogliendo lo sguardo dal tavolo, al che Tom sbirciò le carte in suo possesso.
    “Beh, è passata più di una settimana da quanto abbiamo fatto l’intervista” commentò Gustav alzandosi. Poggiò le carte sul tavolo rivolgendole verso il basso e si avvicinò a David, seguito dagli altri. Tom li raggiunse per ultimo, ancora intento a studiare una strategia per poter vincere quella partita.
    David aprì la copia di Bravo e sfogliò le prima pagine, soffermandosi su un articolo in particolare.
    “Non accennano al fatto che stessi dormendo, Tom” commentò Georg leggendo velocemente l’articolo.
    “Non stavo dormendo. Meditavo” rispose tranquillo lui, avvicinandosi di più per leggere meglio.
    Poggiò la testa sulla spalla di Bill e si sporse in avanti, attaccandosi letteralmente alla schiena del fratello.
    Bill, preso alla sprovvista, cercò di lottare contro l’impulso di allontanarlo.
    “…Ma che diavolo mi succede?!” si chiese mentre il cuore accelerava i battiti… No, una cosa del genere non era veramente normale…
    “Ragazzi, ve la lascio, io torno nella mia stanza. Devo fare un paio di telefonate”
    David di allontanò e poggiò la rivista sul tavolo, per poi uscire dalla stanza e chiudere la porta.
    Tom si precipitò a prendere il giornale e iniziò a leggere ad alta voce, mentre gli altri tornavano a sedersi ai loro posti.
    Bill, che era ancora un po’ scosso per ciò che era successo poco prima, cercò comunque di comportarsi normalmente, mostrandosi rilassato e quanto meno interessato all’articolo.
    Tom lesse a voce alta l’intera intervista in poco più di due minuti, poi chiuse il giornale.
    “Beh, non c’è niente da fare. Sono troppo simpatico”
    “E modesto” aggiunse Bill , punto sul vivo. Adorava troppo rimbeccare Tom ogni qual volta si vantava di qualche sua qualità.
    “E bellissimo” continuò imperterrito il biondo.
    “Ribadisco il modesto”
    “E sexy”
    “Su questo…” Bill si bloccò all’istante tappandosi la bocca con la mano.
    “…Niente, niente, giochiamo”
    Tom lasciò correre e non diede troppo peso allo strano comportamento del fratello, concentrandosi sul gioco.
    Dal canto suo, Bill giurò a se stesso che avrebbe portato quella frase con sé nella tomba.
    Del resto, non poteva mica dire a Tom “su questo hai perfettamente ragione” in un contesto del genere.
    No, avrebbe potuto dirlo a chiunque.
    Ma non a suo fratello.

    Passeggiare tranquillamente per le strade di Berlino o di qualsiasi altra città non era poi così semplice per i Tokio Hotel. Ed era persino impossibile mantenere l’anonimato con Tom che faceva l’occhiolino ad ogni ragazza che incontravano per strada. David gli aveva permesso di svagarsi un po’, dato che il giorno successivo l’avrebbero passato negli studi televisivi di Viva Live per un’intervista in diretta e un piccolo concerto che avrebbe incluso un paio di canzoni di Zimmer 483.
    E infatti eccoli lì, tutti e quattro insieme come al solito, a camminare abbastanza travestiti e cercando di attirare l’attenzione il meno possibile.
    “E piantala!” lo rimproverò Bill quanto Tom fece l’occhiolino alla decima ragazza che, arrossendo, aveva cominciato a balbettare qualcosa come “Tom Kaulitz” e “Tokio Hotel”.
    “Che c’è, sei geloso?” domandò ironico il biondo passando una mano intorno alla vita del fratello.
    “Lo sai che io sono solo tuo…” ammiccò stuzzicando il piercing con la lingua, e Bill arrossì all’inverosimile, afferrando la mano del fratello e scostandola dal suo fianco.
    “Ma che cavolo dici?!”
    Lo allontanò e accelerò il passo, mentre Tom e Georg si lanciavano un’occhiata di intesa.
    Adoravano troppo quando Bill se la prendeva… E questo succedeva davvero spesso, anche perché lui e Georg, nonostante i continui battibecchi, facevano sempre battutine sarcastiche, soprattutto inerenti al sesso. Questo irritava molto Bill, e spesso anche Gustav, che era molto critico riguardo a quell’argomento.
    “Wow!!” esclamò Tom all’improvviso voltandosi di scatto. Si avvicinò velocemente a una vetrina e poggiò le mani sul vetro, con occhi sognanti.
    “Deve essere mio!!” esclamò correndo all’interno del negozio seguito da Gustav e Georg. Bill, perplesso, si avvicinò a sua volta alla vetrina e capì subito cos’aveva attirato l’attenzione del fratello. Un cappello nero con le bordature argentate, con su incise una N e una Y sovrapposte.
    Sembrava fatto apposta per lui. Tom adorava i cappelli di quel genere, ovviamente da poggiare sull’inseparabile fascia solitamente nera.
    Dal vetro della vetrina riuscì a intravedere Gustav e Georg che si guardavano intorno alla ricerca di qualcosa che fosse in grado di soddisfare il proprio gusto, e Tom, intento a chiacchierare con una graziosa ragazza che, evidentemente, era la commessa del negozio. Chissà, forse sarebbe stata lei la ragazza di turno…
    “Bill Kaulitz…?”
    Bill si sentì chiamare all’improvviso. Senza quasi rendersene conto, si voltò di scatto e subito poggiò una mano sul cappello, coprendo gli occhi già oscurati dagli occhiali da sole.
    “Non sono Bill Kaulitz” proferì scioccamente, dandosi mentalmente dell’imbecille l’istante successivo.
    “Oh, sì che lo sei” ribattè saccente la ragazza di fronte a lui. Bill la fissò per qualche secondo. Quella faccia non era nuova… l’aveva già vista da qualche parte, ma dove?
    “Non ti ricordi, eh…” commentò lei sbuffando. Si grattò la tempia con un dito e aggrottò le sopracciglia.
    “…La giornalista!!” esclamò il ragazzo schioccando le dita. Lei annuì sorridendo.
    “Sei a caccia di notizie?” domandò Bill guardandosi intorno.
    “No, facevo una passeggiata. Oggi è il mio giorno libero. E poi, di solito, mi limito a stare al giornale a trascrivere le interviste”
    “Non sei una giornalista?”
    “Diciamo che faccio la gavetta” precisò lei roteando gli occhi. “Una sedicenne non può pretendere troppo”
    Bill annuì. Allora aveva ragione quando diceva che quella ragazza non doveva avere più di 16 o 17 anni…
    “Non vai a scuola?” chiese curioso.
    “Ho lasciato l’anno scorso. Studiare non fa per me” ammise lei scuotendo la testa piuttosto imbarazzata.
    “Neanche per me, se è per questo” la consolò Bill sorridendo.
    “Eeeeehi!!”
    Improvvisamente, il moro sentì un dolce peso poggiarsi su di lui. Un paio di mani si poggiarono sulle sue spalle e poi lo avvolsero completamente, quasi fino a togliergli il respiro. Sentì sul collo il fiato di Tom, che aveva poggiato la testa sulla sua spalla.
    “T-Tom…”
    “Ehi, ci stai provando con mio fratello?” chiese il biondo fissando la ragazza di fronte a lui.
    “Io?” Hailey spostò lo sguardo da un fratello all’altro, notando un certo rossore sulle guance del moro, che stava cercando di trattenersi dal boccheggiare.
    “Per carità!” alzò le mani ostentando innocenza, mentre Tom mollava la presa e Bill ricominciava a respirare, seppure ancora congestionato in volto.
    “Ma tu sei la giornalista!” esclamò Tom indicandola. Ricordava di averla già vista da qualche parte, quella ragazza.
    “Non sono una giornalista…” sbuffò lei gettando un’occhiata a Bill, che parve riprendersi e scoppiò a ridere.
    “E’ una lunga storia, Tom…”
    “Ah certo, perché voi due siete vecchi amici, vero?” domandò ironico voltando le spalle ai due. Si allontanò a passo svelto e rientrò nel negozio, dove la commessa con cui aveva parlato prima lo accolse con il sorriso sulle labbra.
    “Ma che gli prende?” chiese Hailey gettando un’occhiata all’interno dell’edificio.
    Bill scosse la testa… nemmeno lui sapeva la risposta.
    “Beh, forse è semplicemente geloso di suo fratello” commentò la ragazza portandosi una mano sotto il mento.
    “Ora sarà meglio che vada… Ci vediamo, Bill Kaulitz” lo salutò con un gesto della mano e si voltò, muovendo un passo, ma Bill la richiamò.
    “Aspetta…! Come ti chiami…?”
    “…Hailey…!” rispose lei continuando a camminare.
    Il moro rimase a fissare la figura della ragazza allontanarsi, poi la sua attenzione fu attirata da Gustav che lo stava chiamando.
    “Bill, torniamo in albergo…!”
    “…Ok…”

    Non si poteva certo dire che la cena fosse stata delle migliori. Tom aveva continuato per tutto il tempo a spedirsi messaggi con la commessa del negozio, mentre Georg lo scherniva dicendo che era un vero e proprio mostro.
    “Lo dici solo perchè non hai rimorchiato nessuno” ribattè Tom irritato, inviando l’ennesimo sms.
    “E chi te lo dice?”
    “Il semplice fatto che siamo stati insieme tutto il giorno e che non ti abbia visto parlare con nessuno” commentò acido addentando un pezzo di pane.
    “Tsk” Georg non seppe come rispondere a quell’affermazione e si tuffò sul suo piatto, ignorando la questione. Bill, come da qualche tempo a quella parte, non aveva aperto bocca, suscitando l’interesse di Gustav.
    “Bill, sei silenzioso ultimamente… Si può sapere che ti succede? Solo durante le interviste sembri svegliarti” disse scuotendolo leggermente per la spalla.
    “…Scusa, Gustav, non sono dell’umore adatto…” sussurrò alzandosi dal tavolo.
    “Vado a letto, buonanotte”
    Si diresse a passo lento verso le scale e si avvicinò all’ascensore, premendo il pulsante rosso. Dopo qualche secondo, la cabina arrivò e Bill vi entrò, richiudendo la porta.
    Una mano, però, lo bloccò.
    “Aspetta, vengo anche io”
    Tom entrò nell’ascensore e premette il tasto 2, il piano dove si trovavano le loro stanze.
    “Stasera verrà quella ragazza, la commessa del negozio…” disse poggiando la schiena contro la cabina, mentre Bill teneva la testa china.
    “…Mi fa piacere…” commentò a voce bassa, quasi impercettibile.
    “Bill, che ti succede? Si vede che c’è qualcosa che non va!” esclamò Tom alzandogli il viso con una mano. Il moro lo scostò di scatto e, quando sentì il trillo dell’ascensore che li avvertiva di essere arrivati a destinazione, uscì di corsa e si precipitò in camera sbattendo la porta.
    Tom rimase immobile a fissare il vuoto lasciato da suo fratello.
    Perché si comportava in quel modo…?
    Sbuffò, pensando che non c’era nulla da fare. Quando avrebbe voluto parlargliene l’avrebbe fatto.

    Erano passate circa tre ore da quando Bill si era rinchiuso in camera. Durante quell’arco di tempo aveva sentito Georg e Gustav che si salutavano per rientrare ognuno nella propria stanza, e David augurare loro la buonanotte. Poi più niente. Si alzò dal letto e si avvicinò alla porta, indeciso se andare o meno da Tom per parlargli… Ma per dirgli cosa, in fondo?
    Poggiò la fronte contro il muro e sospirò, quando ad un tratto sentì una voce femminile provenire dal corridoio. Subito dopo, la voce di suo fratello.
    Bill poggiò la schiena contro la porta, tendendo l’orecchio.
    Sentì la porta della camera di Tom, posta accanto alla sua, chiudersi con un leggero cigolio e la chiave girare nella toppa. Chiuse gli occhi abbassando la testa. Non era poi così difficile intuire cos’avrebbero fatto Tom e quella ragazza, la commessa del negozio…
    E in fondo non gliene era mai importato niente di ciò che combinava Tom di notte. Ma allora perché ora quella situazione lo infastidiva terribilmente?
    Fece un respiro profondo e, allontanandosi di scatto dalla porta, l’aprì e si ritrovò nel corridoio deserto a fissare la piastrina d’ottone con su scritto 125.
    La stanza di Tom.
    Alzò lentamente una mano e la poggiò contro la porta. Ripeté quel gesto un paio di volte, mettendoci sempre più potenza. Sapeva che Tom non avrebbe risposto a nessuno, non volendo essere disturbato, quindi decise di chiamarlo ad alta voce.
    Di sicuro per suo fratello avrebbe fatto un’eccezione...
    “..Tomi…” lo chiamò inizialmente a voce bassa, bussando leggermente. Non ottenendo risposta, lo chiamò di nuovo, stavolta alzando il tono della voce.
    “Tomi…!!”
    Niente. Poggiò la testa contro il legno freddo e duro della porta quando, improvvisamente, sentì la serratura scattare. Si staccò di scatto e scorse il viso di Tom, appena spuntato dallo spiraglio della porta semiaperta.
    “Bill… che ci fai qui? Sono con una ragazza…!” esclamò a voce bassa.
    Come se non lo sapessi…
    Bill rimase a fissare il fratello, mentre quel pensiero gli attraversava la testa.
    “Bill!” Tom lo chiamò di nuovo, cercando di scuoterlo da quello stato di apatia in cui sembrava essere caduto.
    “…Tomi…” il ragazzo aprì lentamente la bocca, pronunciando quell’unica parola.
    Tom sgranò gli occhi: c’era qualcosa che non andava in Bill…
    “Posso restare con te, stanotte?”
    Tom aggrottò le sopracciglia per un secondo, poi aprì completamente la porta, voltandosi verso la ragazza seduta sul letto.
    “Scusa” le disse avvicinandosi.
    “Per stasera non se ne fa niente…”
    “Ma…”
    “Niente ma. Non si discute”
    La ragazza spostò lo guardo da Tom a Bill, e notando l’espressione cupa di quest’ultimo, si alzò dal letto senza obiettare oltre.
    Uscì dalla stanza richiudendo la porta, mentre Tom si avvicinava a suo fratello. Gli faceva male sapere che aveva qualcosa che non andava…
    “…Cos’hai…?” domandò preoccupato, sicuro che in ogni caso non avrebbe cavato un ragno dal buco. Quando bill si chiudeva in se stesso era quasi impossibile farlo parlare.
    Infatti, dopo appena cinque minuti, Bill non aveva ancora risposto alla domanda di Tom. Il moro si limitò a muovere un passo in avanti e ad abbracciarlo, poggiando la fronte tra la sua spalla e il collo. Tom rimase immobile, incapace di fare qualcosa di coerente. Si staccò con lentezza, fissando gli occhi di Bill che erano diventati leggermente lucidi.
    “…Vieni, hai bisogno di dormire…”
    Bill tirò su con il naso e si fece guidare verso il letto dal biondo.
    Lo sapeva.
    Sapeva che Tom non avrebbe mai visto in lui qualcosa in più di un fratello.


    Me ne stavo approfittando, e lo sapevo benissimo.
    Approfittavo del fatto che Tom accorresse in mio aiuto ogni qual volta ne avevo bisogno.
    E quella sera davvero non potevo farne a meno…
    Ma, dentro di me, un senso di colpa si faceva spazio fino ad entrarmi nell’anima.
    Non solo avevo rovinato la serata a Tom, impedendogli di divertirsi con quella ragazza…
    Quello che mi faceva stare più male era questo sentimento che stava nascendo…
    E che avrei dovuto assolutamente sopprimere o, per lo meno, ignorare…
    Ma ci sarei riuscito davvero …?
     
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  5. elekna
     
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    Wooowww bella!!!!
     
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  6. Mustardgirl94
     
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    CAPITOLO 3


    Mi ero accorto già da tempo che c’era qualcosa che non andava in Bill, anche se lui continuava a ripetermi di non dovermi preoccupare.
    Conoscevo troppo bene mio fratello e sapevo che non avrebbe mai parlato con nessuno di ciò che lo turbava. Si teneva sempre tutto dentro, quell’idiota.
    Alla fine, però, ero riuscito a farlo parlare, e mi aveva raccontato qualcosa riguardo a un incubo che continuava a tormentarlo rendendo insonni le sue notti, e io l’avevo affettuosamente preso in giro, chiamandolo bambino.
    Ridevo, sinceramente divertito e sollevato, credendo che fosse solo quella la sua preoccupazione più grande.
    Credevo fosse una cosa da niente, ma Bill evidentemente non la pensava come me.
    Era scoppiato a piangere davate ai miei occhi senza la minima vergogna… proprio come un bambino…
    Come potevo essere così cieco?


    Dopo essere entrato nella stanza di Tom, Bill si lasciò condurre verso il letto convinto da un misero “…Vieni, hai bisogno di dormire…”.
    Ma quello di cui aveva veramente bisogno non era né dormire né riposare, né altro. Nella maniera più assoluta.
    Doveva parlare con Tom.
    Tuttavia, nonostante quel pensiero costante nella mente, si era lasciato andare. Ed ora si trovavano nello stesso letto a due piazze, l’uno accanto all’altro. Tom teneva gli occhi chiusi, cercando di dormire. Bill, invece, fissava l’oscurità intorno a sé. Cercava di riflettere e di fare un po’ di ordine nella sua mente, dove ormai albergava la confusione più totale… Ogni tanto spalancava la bocca con l’intenzione di chiamare suo fratello e di dirgli tutto, di spiegargli il perché del suo comportamento… Ma, come da copione, la richiudeva l’istante successivo, impaurito. La reazione di Tom sarebbe stata imprevedibile…
    Neanche dopo un’ora di assoluto silenzio, Tom chiamò suo fratello per controllare se fosse ancora sveglio. Non riusciva a dormire sapendo che Bill, a pochi centimetri di distanza, stesse soffrendo per qualcosa che non aveva il coraggio o la possibilità di confessargli.
    “…Bill…?” lo chiamò titubante, restando in attesa di una risposta. Sentì il corpo di suo fratello muoversi e la sua voce flebile rispondere con un mugolio.
    “Sei sveglio…?”
    “Sì…” mormorò Bill voltando la testa verso Tom. La stanza era completamente buia, ma nonostante questo riuscì a scorgere la figura del gemello, stesa accanto alla sua.
    “Mi dici che ti è successo?”
    Bill trattenne un attimo il respiro. Serrò gli occhi e si morse il labbro inferiore.
    …Come posso dirtelo…?“Niente” si limitò a rispondere in tono piatto. Ma, nonostante l’intenzione, la sua voce era fin troppo carica di emozioni impossibili da nascondere.
    “Non è niente!!” esclamò Tom sporgendo una mano verso il comodino. Accese velocemente la luce e si sedette sul letto a fissare Bill, che era ancora supino ma aveva la testa rivolta verso di lui.
    “Bill, lo sai che ogni volta che stai male io me ne accorgo, no?”
    Il moro accennò lentamente con la testa.
    Certo che lo so.
    “Quindi non prendermi in giro. Lo sai che mi fa male vederti così”.
    So anche questo.
    “E allora cavolo, Bill, dimmi che ti succede!! Se non me ne parli non posso aiutarti!”
    Il ragazzo sospirò, sollevando il busto. Poggiò la schiena alla spalliera del letto e si voltò a fissare Tom.
    Che diavolo doveva dirgli? Che si era riscoperto geloso di lui all’improvviso? Che ogni volta che lo toccava o semplicemente guardava, tutto il resto spariva? Che forse si era innamorato di suo fratello?
    Era assurda una cosa del genere. Se gliel’avesse detto, di sicuro Tom si sarebbe allontanato da lui e non era questo ciò che voleva. Ripensandoci, questa era stata la sua più grande paura fin da bambino… La paura che, dopo qualche litigio, Tom non gli avrebbe rivolto più la parola.
    Evidentemente non era cambiato molto da quando avevano dieci anni…
    Bill si morse il labbro inferiore, deglutendo.
    “…Ecco… E’ da un po’ di tempo che la notte non riesco a dormire…”
    Tom annuì con la testa piuttosto sollevato. Sembrava che suo fratello si fosse deciso a parlare, finalmente.
    “C’è… c’è un incubo che non mi da tregua…” mormorò arrossendo appena. In realtà, il famoso incubo dello Schrei Tour non lo tormentava più da qualche giorno… ma poteva essere una scusa bella e buona.
    “Un incubo” ripeté Tom alzando un sopracciglio.
    Bill annuì con la testa e fissò perplesso l’espressione del fratello.
    “Perché quella faccia?” chiese titubante.
    “…Mi stai dicendo che in questi giorni ti sei comportato in modo strano… solo per un sogno?” domandò sorridendo. Bill sgranò gli occhi. Pensandoci ora, era stato davvero strano… stupido, se non altro, usare una scusa del genere.
    Tom non riuscì più a trattenersi. Sbottò a ridere ricadendo pesantemente con la schiena sul letto e si portò una mano sul viso. Bill rimase immobile a fissarlo, mentre suo fratello continuava a ridere. Da una parte Tom si sentiva sollevato, dato che l’unica cosa che preoccupava suo fratello era uno sciocco incubo da quattro soldi.
    Dall’altra, però, era piuttosto scocciato per essersi preoccupato per una cosa così banale.
    “Idiota. Bill, sei proprio un bambino…!” commentò tornando a sedersi e smettendo di ridere. Bill non si mosse.
    Tom si voltò a guardarlo, ancora sinceramente divertito. Ma l’allegria durò poco.
    Tom sgranò gli occhi.
    “B-Bill…” balbettò protendendo una mano verso il fratello, ma Bill si scostò all’indietro, mentre una lacrima solitaria scivolava sulla sua guancia fino ad arrivare al mento.
    Si alzò di scatto dal letto e, senza curarsi minimamente di essere solo in boxer, si precipitò verso la porta, facendo girare la chiave. Tom, incredulo, saltò giù dal materasso e raggiunse il gemello con un abile salto, bloccandolo per un braccio.
    “Aspetta, Bill!” esclamò, stringendo la presa.
    “Lasciami!” gridò lui strattonando il braccio del fratello per potersi liberare dalla sua stretta. Ma non ci riuscì. Tom era sempre stato più forte di lui. E non solo come corporatura. Tom era più forte di lui in tutto.
    E ora lui stava dando una prova evidente della sua debolezza.
    Bill poggiò la mano libera sulla maniglia della porta e l’abbassò di scatto, cercando di uscire dalla stanza, ma Tom lo riportò immediatamente indietro richiudendo la porta con un tonfo sordo. Se David li avesse sentiti li avrebbe come minimo strangolati, ma ora non era quella la cosa più importante. Anzi, era l’ultima delle loro preoccupazioni.
    “Ma che cavolo ti è preso?! D’accordo, scusa se ti ho preso in giro, ma se reagisci così mi fai pensare che c’è qualcos’altro dietro il tuo comportamento!” esclamò il rasta arrabbiato. Stava perdendo la pazienza ormai. Certo, lui aveva esagerato prendendo in giro Bill riguardo all’incubo, ma la reazione di suo fratello era stata davvero troppo esagerata...
    C’era dell’altro. Doveva esserci.
    “Cazzo, Bill, non sono stupido! Dimmi che diavolo ti sta succedendo!!”
    Dicendo questo, o meglio, urlando, cosa che non gli era mai capitata di fare con suo fratello tranne quando scherzavano e si picchiavano per gioco, lo sbatté con violenza contro la porta chiusa. Bill rimase con gli occhi serrati, continuando a piangere in silenzio.
    Tom gli stringeva le braccia talmente forte da fargli male, quindi allentò un po’ la presa. Esagerare non sarebbe servito a nulla, in quella situazione.
    Il petto del moro si muoveva su e giù come impazzito, e Tom se ne rese conto. Mollò completamente la presa e si allontanò di qualche passo, portandosi una mano sulla fronte.
    “…Scusa…” mormorò fissandolo, mentre Bill riapriva gli occhi e tornava a respirare quasi normalmente.
    “…Ho perso la pazienza… non dovevo farlo, scusa…” ripeté di nuovo sospirando. Bill si staccò lentamente dalla porta, portandosi una mano sul viso. Le lacrime continuavano a scendere senza sosta.
    Ne asciugò prima una, poi un’altra.
    Alzò lo sguardo e andò a fissare Tom, che non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
    “…Non è colpa tua… Sono io che sono strano…” sussurrò voltandosi. Poggiò la mano sulla maniglia e la abbassò lentamente, aprendo la porta.
    “Dove vai?”
    “…In camera mia. Ci vediamo domani” rispose il moro senza battere ciglio. Uscì dalla stanza 125 e si ritrovò nel corridoio deserto. Nessun David a sgridarlo per il troppo casino, nessun Georg a prenderlo in giro perché si trovava praticamente mezzo nudo e nessun Gustav ad assillarlo con le sue preoccupazioni. Meglio così, non aveva voglia di discutere ancora.
    Si avvicinò alla porta della sua stanza e fissò la placca di ottone affissa su di essa.
    127.
    Cazzo. La chiave…
    Poggiò la testa contro la porta. Prima una volta, poi due volte, mettendoci sempre più potenza.
    Che palle.
    Sarebbe dovuto tornare da Tom…
    Si guardò intorno sperando che a nessuno venisse in mente di andare a fare una passeggiatina notturna, e si precipitò alla porta del fratello, bussando leggermente.
    Neanche un secondo dopo, la porta si spalancò.
    Tom e Bill rimasero a fissarsi da capo a piedi. Cavolo, se non erano identici!
    Il rasta aveva ragione quando nelle interviste affermava che nudi non avrebbero mai potuto distinguerli.
    “Ho…” iniziò Bill imbarazzato.
    “…Hai…?” lo incitò suo fratello a continuare.
    “…Ho dimenticato la chiave della stanza…” mormorò facendosi piccolo piccolo dalla vergogna. Tom lo fissò per qualche secondo, poi alzò il sopracciglio destro e infinte sbottò a ridere.
    “Sei proprio senza speranza…!” esclamò facendogli spazio. Bill entrò nella stanza e si guardò intorno. Incurante dei suoi vestiti riposti sulla sedia, si diresse verso il comodino e afferrò le chiavi della stanza.
    “Grazie”
    Uscì dalla camera di Tom richiudendo delicatamente la porta.

    Erano le sette di mattina. Tom aveva passato la notte in bianco per un motivo diverso dal solito. Aveva passato l’intera nottata a cercare di interpretare lo strano comportamento di Bill, ma ovviamente non era giunto a nessuna conclusione soddisfacente. Aveva riflettuto sul loro litigio e su come aveva perso la pazienza. Non aveva mai urlato così contro qualcuno. O meglio, non aveva mai urlato così contro suo fratello. Ricordava la reazione di Bill, ossia la sua non reazione, dato che si era limitato a continuare a piangere poggiato a quella dannata porta fredda e massiccia. Ripensandoci bene, forse gli aveva fatto male sbattendocelo contro in quel modo. In fondo Bill era molto fragile. Lo era sempre stato, in tutti i sensi.
    Sospirò, alzandosi svogliatamente dal letto. I vestiti di Bill erano ancora lì, sulla sedia accanto al comodino.
    Cercando di non pensarci, si chiuse in bagno.
    Glieli avrebbe restituiti più tardi.

    “Buongiorno”
    “Ciao Tom” rispose Gustav continuando a sorseggiare noncurante il suo caffelatte.
    “Dov’è Bill?” chiese Georg notando che Tom era da solo.
    “Credevo fosse qui” rispose pacato il rasta sedendosi a tavola.
    “Magari dorme ancora”
    “Ma così faremo tardi!!” si lamentò il manager alzandosi dal tavolo. Uscì dalla sala ristorante e si diresse al secondo piano. Bussò un paio di volte alla 127, aspettando un qualsiasi segno di vita da parte di Bill.
    “Bill, sono David! Apri la porta!” esclamò bussando sempre più forte. Sentì dei rumori sommessi all’interno della stanza e la porta si aprì qualche istante dopo.
    “…Cavolo ragazzo, che ti è successo?”
    Bill sbuffò: perché tutti si ostinavano a fargli quella fottutissima domanda?
    “Niente” rispose piatto.
    “Ma hai due occhiaie spaventose! Forza, vai a truccarti, con tutta la matita che ti metti non si noteranno” commentò il manager. “Ti aspettiamo già, farai colazione mangiando qualcosa in macchina”.
    Bill non rispose e rimase a fissare attonito la figura di David che si allontanava lungo il corridoio.
    Il suo unico pensiero?
    La vita fa davvero schifo.

    “Benvenuti a una nuova puntata di Viva Live*!” esclamò entusiasta la presentatrice agitando il copione.
    “Come di consuetudine, abbiamo con noi i Tokio Hotel!” continuò indicando i quattro ragazzi seduti accanto a lei e ignorando i gridolini eccitati delle fans sulle tribune poste ai lati dello studio.
    “Ragazzi, oggi ci canterete due canzoni del vostro album Zimmer 483 uscito verso la fine di febbraio. Quali canzoni del vostro repertorio avete scelto?”
    Tom spalancò la bocca per rispondere alla domanda, ma Bill si precipitò su di lui facendolo tacere.
    “E’ una sorpresa!” esclamò sorridendo, mentre Tom rischiava un principio di soffocamento dato che la mano di Bill non solo gli aveva tappato la bocca ma anche il naso. Bill, rendendosene conto, mollò la presa e corrugò le sopracciglia.
    La notorietà faceva davvero schifo.
    Doveva comportarsi normalmente nonostante nella sua situazione non ci fosse niente di normale. Era costretto a fingere davanti a tutti che andasse tutto bene, ma nello stesso istante in cui aveva posato la mano sulle labbra di Tom aveva sentito un brivido.
    Così aveva mollato la presa, ma non perché suo fratello stava soffocando. Quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
    “D’accordo, allora non ci resta altro da fare che aspettare la fine della puntata” commentò la donna sfogliando distrattamente il copione.
    “Piuttosto… molti fans ci hanno spedito delle lettere. C’è una ragazza, ad esempio…” proferì afferrando la prima lettera di un mucchietto posto sul tavolino di fronte a loro. “…che chiede a Tom: qual è stato l’ultimo sogno che hai fatto?”
    Tom sorrise, rilassandosi sul divanetto.
    “Inizio col dire che io di notte non dormo” sottolineò le ultime due parole accarezzando il piercing con la lingua e Georg scosse la testa rassegnato. “Comunque… l’ultima cosa che ho sognato… ed è stato molto tempo fa… è stato Georg che vinceva quel programma che fanno ogni anno in Italia… Ah sì, Miss Italia**!” esclamò convinto schioccando le dita.
    La presentatrice scoppiò a ridere, seguita a ruota da Gustav e Bill. Georg arrossì appena e tossicchiò nervoso, meditando una battutina che potesse rendere ridicolo Tom davanti a tutti, ma non gli venne in mente nulla. Si limitò a ridere con gli altri, anche se meno sguaiatamente di come stavano facendo Bill e Gustav, che avevano le lacrime agli occhi.
    “Bene, bene…!” sorrise la donna riponendo la lettera sul tavolo. Ne prese un’altra dal mucchio e l’aprì.
    “Questa è per Bill”
    La lesse velocemente a bassa voce e tossicchiò, alzando lo sguardo verso il ragazzo.
    “Bill… qui dicono che, su un giornale francese, c’è scritto che hai dichiarato di essere gay. E’ la verità?”
    Il moro deglutì e spostò lo sguardo dall’intervistatrice a Tom, che teneva la testa china e scuoteva leggermente il capo. Lo infastidiva davvero tanto sentir dire che Bill era gay. Il perché era semplice: da quando Bill aveva deciso di adottare quel look così stravagante, all’età di 9 anni, era diventato il bersaglio di tutti i compagni di scuola, e non solo. Non c’era giorno che non si chiudesse nel bagno della scuola a piangere perché tutti si divertivano a prenderlo in giro. E Tom, in quanto fratello maggiore, lo aveva sempre difeso, a volte anche arrivando alle mani. Tom odiava fare a botte con qualcuno, ma quando la situazione lo richiedeva, e in quel caso era una richiesta più che palese, non se lo faceva ripetere due volte.
    “Allora?” lo incalzò la donna porgendogli il microfono. Bill lo afferrò titubante.
    Non era da negare che provasse qualcosa per suo fratello.
    Attrazione? Amore? Semplice affetto fraterno?
    Non lo sapeva, ma era un dato di fatto che un qualche sentimento c’era.
    Sbatté le palpebre un paio di volte e avvicinò il microfono alla bocca, inspirando.
    Si leccò il labbro inferiore, come era solito fare.
    “…Io…”


    …To be continued…

    * à Il programma Viva Live esiste realmente, anche se non so esattamente come si svolgano le cose durante la diretta… quindi ho inventato un po’ le cose, siate così gentili da chiudere un occhio! ^__^

    ** à Non so se in Germania trasmettano Miss Italia - probabilmente, anzi, sicuramente no - ma ho voluto inserire questa parte divertente perché il sogno che racconta di aver fatto Tom è un sogno che ho fatto io realmente… Georg che vinceva Miss Italia… Beh, la normalità non è il mio forte, cercate di capirmi! ^_^’’

    per ora vi piace? Commentini please

    Edited by Mustardgirl94 - 13/12/2007, 18:46
     
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  7. °Barbie
     
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    Si si brava! ;)

     
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6 replies since 10/12/2007, 16:15   121 views
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