~Wenn Nichts Mehr Geht~

Riesci a scostare i sette veli dell'irrealtà?

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  1. ~A l i c e »
     
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    Ween Nichts Mehr Geht





    Apro la mia Comix e mi cade lo sguardo sul 10 dicembre

    Legge di Boob:
    Si troverà sempre una qualsiasi cosa
    nell’ultimo posto in cui si cerca.




    Mica male come filosofia di vita...

    1.

    Glitter hits, litter shits

    La principessa strana e il vocalist rinnegato




    [Capitolo 1]



    Liceo classico di Torino, ora di latino, suicidio collettivo.

    La testa appoggiata sul libro, una mano a nascondere l’auricolare all’orecchio. Una ragazza faceva ripartire quella canzone dall’inizio in maniera quasi maniacale: doveva trovarci le parole, assolutamente.

    Quella ragazza sono io. Forse è meglio dire ero io.

    Sì, è meglio continuare a parlare in terza persona, mi aiuta di più. E mi scuso se qualche volta scriverò in prima, ma è la foga del momento. Devo scrivere, scrivere. Per salvarmi, per salvarci, tutti e due.

    La ragazza continuava a giocherellare con la penna che teneva in mano, fissava il foglio e riascoltava le note di quella canzone.

    (se vi va di ascoltarla e vedere il video)

    Wir müssen nur noch 1000 Meere weit
    Durch 1000 dunkle Jahre ohne Zeit
    1000 Sterne ziehen vorbei
    Wir müssen nur noch 1000 Meere weit
    Noch 1000-mal durch die Unendlichkeit
    Dann sind wir endlich frei


    Accidenti a te Bill, come fa ad essere così bella, come fai a trovare delle parole così giuste?

    Provò a scrivere qualcosa...

    Oltre 1000 mari correrò
    Oltre 1000 stelle al di qua
    1000 sogni tuoi e miei
    Oltre 1000 mari correrò
    Non c’è chi possa dirmi dove sei
    Mi fido quando sei tu


    No, meglio così... si chinò a correggere l’ultima frase.

    Mi fido se sei tu



    La ragazza sollevò poi il foglio e lo rimirò da vicino.

    -Cretesi, che sta facendo?- la rimbeccò il prof. Tutti si voltarono a guardarla.

    Lei cercò di non arrossire.

    -Mi scusi è che qui sul mio compito ho scritto una cosa che non riesco a decifrare- inventò sul momento.

    Fa’ che abbocchi, accidenti! Pregava, ogni neurone del suo cervello concentrato su quel pensiero.

    -Mi porti a vedere, magari riesco a capire i suoi pasticci- disse il prof.

    Porca di quella...

    -C’è scritto “poeta puellam laudat”- disse Greta al suo fianco, facendo finta di leggere quella scritta che in realtà non c’era.

    Guardò il prof. in maniera convincente, poi tornò a cercare un paradigma sul dizionario, chiudendo lì la discussione.

    Il professore fece spallucce e si voltò di nuovo a scrivere i compiti delle vacanze di Pasqua sulla lavagna.

    Marianna tirò un sospiro di sollievo facendo danzare e ricadere all’indietro una ciocca di capelli che le era scivolata sugli occhi.

    -Sei impossibile Mary- le sussurrò Greta cercando di non farsi sgamare.

    -Danke, danke, crazie mille- sorrise lei, imitando Tom Kaulitz a quella famosa intervista.

    Greta sorrise: aveva un debole per il chitarrista dei Tokio Hotel.

    I Tokio Hotel... per chi non li conoscesse sono una band tedesca che qui in Italia, nell’ultimo periodo, sta avendo molto successo.

    Sono... ehm, come si può dire? Bizzarri...

    Forse è meglio se vi faccio vedere una foto.

    image



    Dunque... il primo a sinistra è Gustav, il batterista, quello a destra Georg, il bassista, il tipo con i rasta è Tom, il chitarrista e quello al centro in alto Bill, la voce.

    Sì, sono davvero strani... molti mi dicono pure brutti. Beh, a me piacciono e anche molto.

    Non sto a scrivere la loro biografia, non serve per la mia storia, sappiate solo che suonano da quando erano piccolissimi e ora hanno diciotto anni.

    La loro musica... ci sarebbero troppe cose da dire. Per me è insostituibile: non c’è giorno che non ascolti almeno una loro canzone e se non lo faccio mi manca qualcosa.

    E’ come se ogni volta fossero lì per me, a cantare e suonare per me; non mi fanno mai sentire sola, sono io la protagonista della musica stessa. Dai testi delle canzoni vedo che provano e vivono quello che provo e vivo anche io, quindi se li ascolto è come stare tra amici.

    Non so se sono riuscita a dare l’idea...

    Comunque, chiudo la parentesi.

    Suonò la campanella. Il professore fece su armi e bagagli e se ne andò, mentre nella classe scoppiava il putiferio.

    Assemblea dell’ultimo giorno.

    Marianna e Greta si ritirarono nel loro angolino. L’ultima cosa che volevano fare era stare a sentire le cazzate dei compagni o i discorsi del rappresentante di classe.
    Marianna tirò di nuovo fuori l’mp3, mise il volume al massimo e passò una cuffietta all’amica.

    Bello passare le ore così, con i problemi chiusi fuori e Jung und Nicht Mehr Jugenfrei nelle orecchie.

     
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  2. °Barbie
     
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    Che bella!!!
    Anche la mia sorellina si chiama Greta ^^

    Continua presto!
     
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  3. ...only me...
     
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    ciau ali....sai vero che adoro le tue ff quindi ti dico....posta anche qui questa splendida ff....
     
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  4. ~A l i c e »
     
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    eheh^^ grazie!
     
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  5. Kate ~
     
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    Bella Ali!!!!!!!

    Mi è venuto un brivido quando dici:

    "Mi fido se sei tu....." :76j87687: :76j87687:
     
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  6. ~A l i c e »
     
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    [Capitolo 2]



    23 marzo 2008... data storica. No, non andate a cercare sul calendario, tanto non la trovate. E’ storica per noi fan dei TH. Il loro concerto a Torino.

    Mary e Greta avevano comprato i biglietti a Novembre. E ora quei due pezzi di carta erano rinchiusi al sicuro, in attesa di condurle al loro sogno.

    Il primo concerto non si scorda mai. E l’attesa era quasi finita... quel venerdì i Tokio Hotel sarebbero sbarcati all’aeroporto e la Domenica ci sarebbe stato il concerto.




    Lunedì, Martedì... i giorni sembravano non passare mai... Mercoledì...

    Vita monotona di una ragazza normale...

    Accidenti al tempo, accidenti ai compiti, ai pomeriggi interminabili davanti al computer.

    Mondo fottuto...

    Greta non stava più nella pelle. Era sovraeccitata, lunatica, alla parola “Tom” diventava matta, figurarsi alla parola “concerto”...

    E quel giovedì prese una decisione.

    -Mary, io domani vado con le altre all’entrata dell’hotel, ad aspettarli... vieni?- le disse, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

    -Ma ti pare il caso?- le chiese Mary, dubbiosa.

    Ok, erano i loro idoli, stravedeva per loro, ma non se la sentiva... Non si considerava all’altezza.

    Li avrebbe visti al concerto, ma andare lì, aspettarli insieme ad altre ragazze uguali a lei, anzi, magari molto meglio di lei e poi vederli, impazzire e avere la certezza di non essere nessuno no, non le andava.

    Mi capite?

    E’ una sensazione molto... triste. Cioè, tu non puoi vivere senza di loro e loro non sanno manco chi sei. O meglio, sanno che ci sei, ma ti confondono con la mischia, con la massa, non sentiranno mai solo la tua voce, non ti guarderanno mai per vedere qualcosa di speciale. Non è amore reciproco.

    -No, io non vengo- decise.

    -Ma perché no?- Greta rimase a bocca spalancata.

    -Perché non mi va proprio...-

    E Marianna non tornò più sull’argomento.




    Venerdì.

    Ich bin nich' ich wenn du nich' bei mir bist - bin ich allein
    Und das was jetzt noch von mir übrig ist - will ich nich' sein
    Draußen hängt der Himmel schief
    Und an der Wand dein Abschiedbrief
    Ich bin nich' ich wenn du nich' bei mir bist - bin ich allein



    Ma che bello cantare e non pensare a null’altro.

    Che bello scrivere e commuoversi per quello che si riesce a creare.

    Non sono niente se tu non sei qui
    cosa ne sarà di noi
    Che attendiamo il buio e poi
    Non ne parliamo
    Cercando di evadere da questa normalità
    Non sono niente se tu non sei qui
    Ora sono sola



    Era questo il suo lavoro. Beh, lavoro un paio di balle, lo faceva per sé appena aveva un po’ di tempo.

    Però le piaceva tradurre le canzoni dal tedesco e adattare il testo per cantarle in italiano. Il tedesco lo sapeva per metà, aveva fatto tre anni di corso con Greta, loro facevano tutto insieme, però qualcosa capiva.

    Ecco, ora era riuscita a finire anche 1000 Meere ed era pure venuta bene.

    Il random del suo fedele amico mp3 le passò una canzone. Quella canzone.

    Ween Nichts Mehr Geht...

    Eccola lì, una lacrima spuntare e scendere piano sulla pelle morbida della guancia.
    Cambiò meccanicamente, ma poi ci ripensò e tornò indietro.

    Perché? Perché doveva piangere?

    Eppure non riusciva a fermarsi. Le parole, le parole di quella canzone. Un angelo le cantava nel suo orecchio e le accarezzava il cuore.

    E la stringeva a sé. Ma quell’angelo non c’era più. Volato via. L’ultimo suo ricordo stava nelle foto scattate insieme, in quel fazzoletto di terra nero e nel suo cuore che non sapeva più battere come prima.




    Marianna prese la chiave del motorino, si mise la giacca a vento e uscì di casa.

    Doveva fare qualcosa. Greta era all’hotel, magari poteva raggiungerla...

    No, non se ne parla! si intimò.

    Accese lo scooter, il motore fece i soliti capricci, ma poi si acquietò buono buono e lei partì.

    Il vento che le sferzava le gambe e il viso, vento di marzo, che sapeva di primavera, ma pur sempre vento era. Non sapeva dove andare.

    Optò per il fuori centro. Conosceva dei bei negozi in alcune vie non tanto frequentate. Mise la freccia e girò a sinistra.

    Arrivata, spense il motorino e gli mise la catena.

    Non si sa mai…

    E così, con il casco sotto braccio, imboccò la strada che tanto bene conosceva, ma che in quel mentre si stava preparando a diventare un luogo da non dimenticare.

    Da farci una foto e incorniciarla, così, con il vento di marzo che accarezzava le foglie d’edera sui muri dello stretto viottolo.
     
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  7. StArDuSt*
     
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    adesso però devi continuarla!!!
    adesso che ho cominciato a leggerla non la finirò più!!!! :sweatdrop: :xwwer:
     
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  8. ~A l i c e »
     
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    [Capitolo 3]



    Si fermò davanti ad una vetrina, ma non c’era nulla che le piacesse. Aveva lo sguardo appannato.

    Accidenti a quella canzone e a me che l’ho ascoltata!

    Un’altra lacrima. L’ultima della giornata, decise.

    E con la stessa decisione, a testa bassa, si girò di scatto.

    C’era da aspettarselo: andò a sbattere contro un tipo. Anche strano per giunta, con gli occhiali da sole e un cappellino da baseball.

    Che palle, era già la terza volta in una giornata che urtava qualcuno... brutto segno... voleva dire che proprio con la testa non ci stava.

    Il tipo si sbilanciò. Aveva le gambe talmente sottili e dritte come un ramoscello che Mary non si sarebbe stupita di sentire un bel crac!

    Lui fece cadere a terra il portafogli che teneva in mano, rovesciando a terra una marea di monetine tintinnanti.

    Per un attimo Mary si perse in quella marea... nella sua marea di tristezza.

    Tutta colpa di quella canzone... e di quella macchina. I bagliori dorati delle monete la fecero ricordare, ma lei scosse la testa violentemente e bloccò il ricordo fuori dalla mente.

    Il ragazzo fece un Oh! molto femminile e poi, cosa assolutamente non femminile, lanciò un’imprecazione talmente grossa che la stupì. Non tanto per la parola in sé, ma per la lingua che aveva usato: il tedesco.

    Scusate, ma ora devo usare la prima persona: lo guardai mentre si chinava a raccogliere i soldi che rotolavano da tutte le parti sull’acciottolato della via e lo riconobbi.

    Il cuore prese a farmi tumtum nel petto, sempre più forte.

    Svegliati! Deve essere un’apparizione! Non esiste, lui dovrebbe essere all’hotel in questo preciso momento! Grazie Dio, oltre che lunatica mi hai fatta pure visionaria!

    Succede solo nei film... E allora fatemelo vivere questo film, anche se solo come comparsa!

    Voi che avreste fatto? Avreste urlato come matte e vi sareste gettate sul ragazzo più bello e misterioso della Germania? Beh, ovvio, ma, prendetemi per una scema, non lo feci.

    Mi chinai solo ad aiutarlo. Però il cuore batteva ancora all’impazzata.


    Le monete sembravano non finire più.

    Marianna non gli aveva neanche chiesto scusa per quello che era successo, non avevano detto una sola parola.

    Bell’affare se si fosse pure incazzato con lei!

    Quando non ci furono più centesimi da raccogliere, i due si alzarono contemporaneamente e lui, Bill, Bill Kaulitz le sorrise, imbarazzato.

    Chissà, magari sperava ancora che lei non l’avesse riconosciuto...

    -I’m sorry, can you… can you…- niente da fare, l’inglese non era la sua lingua. Però aveva spezzato il silenzio.

    Si era tolto gli occhiali e la guardava supplicando con gli occhi, una mano a scompigliarsi i capelli che non erano dritti stile spaghetti come al solito, ma morbidi e lievemente ondulati.

    -La capisco la tua lingua- disse Mary, con il suo tedesco incerto.

    Bill la guardò con gli occhi di velluto nocciola e oro che brillavano e alzò la testa al cielo come per ringraziare il Signore.

    -Ti prego- la supplicò poi –Ti autografo tutto, borsa, maglia, pure le mutande, ma ti prego, aiutami! Mi sono perso. Siamo appena arrivati e io non avevo voglia di farmi scoppiare la testa dalle urla, così ho preso e sono venuto via, ma adesso non mi ricordo dove sta il mio hotel! Ti prego!-

    Ecco, ora aveva fatto proprio la figura del cretino, ma quella ragazza era la sua ultima speranza.

    -Ehm, sì… se hai finito di piagnucolare come una femminuccia e mi dici dove stai…-

    Marianna non ci credeva. Era lei quella che parlava così con Bill, Bill Kaulitz?

    Oddio Mary, torna in te! Gettati ai suoi piedi e chiedigli tutti gli autografi e le foto di questo mondo!

    Mary scacciò dalla testa la voce di Greta.

    Poverina, lei era andata all’hotel e non l’aveva visto... pazienza, tanto lei voleva vedere Tom...

    -Ma...- iniziò a dire Mary, pensandoci. Lei era in motorino...

    Bill fraintese quel piccolo, sussurrato ma.

    -Niente ma, ti prego! Ti faccio tutti gli autografi che vuoi!-

    Marianna fece finta di arrabbiarsi, in realtà non riusciva più a trattenere le risate.

    -Oh, ma la pianti con sta storia degli autografi? Per chi mi hai presa?- disse.

    Bill rimase colpito. Colpito e affondato.

    -Scusa…- mormorò.

    -Ti stavo dicendo… io sono in motorino…-

    -Beh, dov’è il problema? Quanti anni hai?- le chiese lui.

    -Diciotto… il 27 marzo!-

    -Oh, allora non puoi portarmi…- Bill sbuffò.

    -Se ti metti il casco magari non ci sgamano…- ragionò Mary.

    -Ah no, il casco no! Ok che ho i capelli già brutti oggi, ma se metto il casco diventano orribili!- Bill si portò una mano alla chioma leonina, come per difenderla.

    Mary sbuffò.

    -Senti né… non ho voglia di farmi ritirare il motorino per la seconda volta! Tu hai il tuo tour bus, ma io sono By my side… intesi?- disse, con gli occhi blu che si stavano accendendo di rabbia.

    Che carattere insopportabile ha sto benedetto ragazzo! Si disse.

    Ma si dovette ricredere subito.

    Bill si mise a ridere e la sua risata era così allegra e dolce che la contagiò subito.

    -Hai ragione, scusami, sono un grande maleducato! E’ solo che l’agitazione, le fan urlanti, questa città nuova… beh, ricominciamo da capo… io sono Bill- le porse una mano perfettamente curata, con le unghie dipinte di nero che lei strinse piano, come se a quel contatto lui potesse scomparire, rivelandosi solo un frutto della sua immaginazione.

    -Marianna-

    Le loro mani fecero subito contrasto: le unghie scure di lui vicino alle sue bianche, la pelle di lui pallida e la sua un po’ più abbronzata.

    E forse anche quell’incontro, la loro vita era tutto un contrasto…
     
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  9. Kate ~
     
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    Ali è bellissima.......

    Mi fai commuovere......... :76j87687: :76j87687:
     
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  10. ~A l i c e »
     
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    [Capitolo 4]



    -Mar... Marrrriana, no uffa...-

    Era la centesima volta che Bill tentava di pronunciare il suo nome e ogni volta sembrava una barzelletta.

    -Non ci riesco proprio... Posso chiamarti Rianna? Tipo la cantante...- chiese Bill, facendo un sorrisino imbarazzato.

    Stavano andando a prendere il motorino, ma il vicolo sembrava non finire più. Non che a Marianna dispiacesse.

    Mary fece spallucce.

    -Per me... anche se, sinceramente, io e Rihanna non abbiamo nulla in comune- disse.

    Bill la guardò interrogativo.

    Mary si indicò.

    -Ti sembra che io le assomigli?- gli chiese.

    (tanto per chiarire, questa è Rihanna image... e credetemi, non le assomiglio manco un po’!)

    -No, ma qual è il problema? A me lei non piace! Sei più carina tu...- disse Bill, facendo il non curante.

    -Beh, grazie...- mormorò lei, arrossendo.

    -Va beh, come ti chiamano i tuoi amici?- insistette lui.

    -Boh... Mary...-

    -Bello, mi piace! Posso chiamarti anche io così?-

    -Certo...-

    Proseguirono in silenzio.

    A Mary la situazione sembrava fin troppo normale: lei e un amico a spasso che parlavano del più e del meno... solo che quello non era un suo amico! Era un cantante famoso, che per giunta lei trovava bellissimo e, da quel poco che avevano parlato, anche simpatico.

    Non era come se l’era figurato milioni e milioni di volte: niente urla, niente confusione, solo lei e lui. Ed era molto più bello essersi incontrati così.
    Ora poteva credere nell’irreale, le stelle potevano cadere in una pioggia lucente, lei non se ne sarebbe stupita.

    Quell’impossibile divenuto così a portata di mano le piaceva, come quando ti rendi conto che la favola che stai leggendo è la tua vita.

    Ma non si illudeva. Lo avrebbe portato all’hotel, si sarebbero salutati e visti al concerto. Stop.

    No, almeno dalle illusioni era guarita da tempo.

    -Eccolo lì- disse Mary, spiccando una piccola corsetta verso il suo motorino.

    Non era la carrozza di Cenerentola, ma poteva andare. La ragazzza salì in sella e accese il motore.

    Bill si avvicinò, rimettendosi gli occhiali da sole e chinando il capo. Marianna gli porse il casco di riserva e lui se lo infilò, togliendosi il berretto e cercando di portare il minor danno possibile ai suoi capelli.

    -Dai, sali!- lo incitò lei.

    Bill era rimasto impalato sul bordo del marciapiede, con il casco in testa e l’espressione dubbiosa.

    -Ma... no, insomma... è solo che...-

    Di solito è il ragazzo che porta in moto la ragazza, lo sapeva anche lei. Ma non era il caso di soffermarsi su questi piccoli dettagli.

    -Insomma, Bill!- disse Mary.

    Finalmente lui si decise. Allungò una gamba al di là della sella e prese posto, cingendo la vita della ragazza che diede subito gas e si sporse guardando dallo specchietto il traffico della città.




    Torino era bella.

    Nice, nice...

    Il vocabolario italiano del cantante era quasi esclusivamente culinario: pizza, spaghetti, lasagne e poi quella famosa parolaccia, l’immancabile vaffanculo.

    Il motorino percorreva viali alberati affiancati da bei palazzi, alcuni anche antichi, e da negozi.

    Mary andava sicura per la sua strada. Era bastato che lui le dicesse il nome dell’hotel in cui alloggiavano i Tokio Hotel; lei aveva annuito e ora, come un efficiente Tom-Tom (i navigatori satellitari...), lo stava portando “a casa”.
    Strana casa, ma per loro era così.

    Viaggiatori instancabili, constantemente alla ricerca di quella cometa chiamata successo.

    Era una bella strada da percorrere, con le sue curve e i suoi incidenti, ma comunque era la loro strada.

    Poche fermate e rari incroci.



    Bill Kaulitz si strinse a quel giubbino bianco, a quel corpo caldo e, anche se andare in moto non gli piaceva molto, si sentiva al sicuro.

    Lei aveva un gran bel caratterino, ma lo faceva sorridere con poco, bastava una sua smorfia buffa, uno sguardo impertinente e divertito per fargli venire i brividi.
    Non si conoscevano neanche eppure lei era diversa. Non aveva ancora capito se era sua fan o no...

    Forse la stava illudendo e stava illudendo anche se stesso, ma non riusciva a staccarsi dal suo corpo, ad allontanare le mani dalla sua pancia morbida, a spostare il capo dalla sua schiena per seguire il ritmo del suo respiro.

    -Credi nell’amore a prima vista?- domanda ricorrente in molte interviste.

    Beh, bisogna vedere cosa si intende con queste parole...

    Alla fine, però, anche la risposta di Bill era sempre la stessa.

    -Sì-
     
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  11. Kate ~
     
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    Sei bravissima Ali!!

    Maremma, potessi portare io Bill in albergo!!^^

    Complimenti, continua!!
     
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  12. ~A l i c e »
     
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    Grazie Kate^^
     
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  13. MackyK93
     
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    Bella bella! continuala ti prego!
     
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  14. StArDuSt*
     
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    Oddei..............Continuaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :vthuyu:
    Adoro questa fanfiction!!!!
     
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  15. ~A l i c e »
     
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    [Capitolo 5]



    -Io lo ammazzo quando arriva- stava dicendo Saki, mentre camminava avanti e indietro -E ammazzo pure te che non mi hai detto niente!- aggiunse, rivolgendosi minaccioso a Tom.

    -Oh Saki, che vuoi che gli succeda? Avrà fatto due passi, lo sai che è un fifone, non sarà andato più lontano di così- sbuffò Tom, facendo un gesto con le braccia.

    -Sì, ma quello che voi non avete ancora capito è che la vostra sicurezza è nelle mie mani e voi avete degli obblighi. Primo fra tutti non farmi diventare matto!-

    Tom incrociò le braccia al petto.

    I ruoli, per una volta, si erano invertiti…

    Quel pomeriggio manco lui aveva capito che era preso a Bill. Mentre loro entravano dall’ingresso principale del lussuoso hotel in cui alloggiavano, lui aveva fatto dietro front ed era letteralmente “scappato”, lasciando lui, Tom, a coprirlo.

    Quell’idiota deve aver visto qualche bel negozio e sarà voluto andare a vedere… che femmina! Quando fa l’impulsivo così sembra mestruato!

    -Ora a voi tre conviene rinchiudervi nelle vostre stanze e non fare casino… Perché se lo viene a sapere David non la risolviamo più…- disse Saki, indicando con una mano ai ragazzi di alzare il culo dalle poltrone della hall e filare di sopra.

    -Io aspetterò ancora massimo un quarto d’ora… se quel neo-diciottenne dei miei stivali non torna, lo vado a cercare- disse Saki.

    Faceva il duro, ma in fondo era preoccupato.

    Bill era un ragazzo con la testa sulle spalle, ma quando faceva quegli scherzetti lo avrebbe voluto mangiare vivo.




    -Eccoci!- disse Marianna, voltandosi verso Bill. Il ragazzo era appiccicato a lei e non la sentì, ma continuò a stringerla forte.

    -Ehi Bill…- disse lei, mettendogli una mano sul braccio.

    -Oh… siamo arrivati… scusa- disse lui, aprendo gli occhi e staccandosi da lei. Erano all’entrata secondaria dell’hotel. Marianna aveva provato a fermarsi davanti a quella principale, ma c’era ancora troppa gente. Così aveva fatto il giro.

    Bill scese, si tolse il casco rapidamente e rimise il cappellino.

    -Beh che fai? Non scendi?- chiese a Mary. Infatti lei era rimasta in sella e non si era neanche tolta il casco.

    -Oh!- fece lei. Spense il motore e si levò il casco, facendo ricadere sulle spalle i suoi ricci neri.

    -Ma sei sicuro?- chiese, prima di saltare giù dalla sella.

    -Ma certo! Voglio presentarti gli altri…- disse Bill, con un sorrisone.

    Poi la guardò.

    -Scusa una cosa, non ho ancora capito se…- iniziò.

    -Se so chi sei? Se sono una vostra fan?- sorrise Mary.

    -Già-

    La ragazza si decise a scendere dal motorino. Mise una mano nella tasca dell giubbotto e ne tirò fuori un piccolo mp3 nero, che accese.

    Bill si avvicinò per vedere.

    -Ecco- disse Mary, porgendogli l’mp3 –Guarda nella cartella Preferiti-
    Bill premette il tasto per selezionare.

    Nella cartella c’era un’unica sottocartella chiamata Tokio Hotel. Bill sorrise e andò a vedere. Fece scorrere rapidamente le canzoni. Non ne mancava una.

    -Soddisfatto?- chiese Mary.

    Bill rispose d’impulso, senza pensarci due volte: l’abbracciò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

    Che dolce Bill!

    Lui non si fa mai frenare dalle convenienze.

    Ed era anche strano… di solito era più timido con le ragazze, ma Mary era più… più… boh, non lo sapeva ancora, ma voleva scoprirlo.




    -Bill Kaulitz, tu sei un cantante morto!-

    -Oh, oh…-

    Saki si stava dirigendo con passo deciso verso i due ragazzi che erano appena entrati nella hall.

    Ora arriva la ramanzina… pensò Bill.

    Saki aprì la bocca per parlare, ma si fermò alla vista di Marianna che fino a quel momento aveva cercato di nascondersi alla meno peggio dietro la figura alta e magra del ragazzo.

    -E lei chi è?- chiese, indicandola –Credevo fosse Tom il tipo da groupies…-

    -Saki!- esclamò Bill.

    Il bodyguard lo guardò interrogativo.

    -Mi scusi, io non sono una groupie…- riuscì a dire Mary. Saki la spaventava un pochino.

    -Lei è Mary… mi ha dato un passaggio fin qui- spiegò Bill –perché… mi ero perso…- aggiunse, sottovoce.

    Saki lo guardò male e poi si rivolse alla ragazza, subito gentile.

    -Oh, allora scusami… grazie mille per avercelo riportato!- le disse –Io sono Saki-
    Mary strinse la mano gigante del bodyguard.

    -Oh, era ora pezzo di idiota!- Tom stava scendendo le scale seguito da Georg e Gustav. Come al solito, il cavallo troppo basso dei pantaloni non favoriva l’impresa.
    Georg adocchiò subito Marianna.

    -Ah, ecco dov’eri… non a fare shopping!- disse a Bill, ridendo e squadrando la ragazza da capo a piedi.

    -Eh bravo Bill…- si aggiunse anche Gustav.

    -Ecco, ragazzi! Questo è mio fratello!- esultò Tom –Ti sei trovato una bella italiana che non capisce una parola di tedesco e ha pure un culo da cinema! Non è che la passi anche a me?-

    Il solito porco inguaribile…

    Mary scoppiò a ridere.

    -Guarda che la capisco la tua lingua!- disse, fra le risate.

    Tom fece una faccia come per dire “Oddio, che coglione che sono…”, ma si riprese in fretta.

    -Ah, allora ancora meglio! Quello che ho detto non prenderlo come un’offesa eh…- disse, mordendosi il labbro e portando una mano ad aggiustare il cappellino.

    -No, figurati, anzi! Grazie mille, nessuno mi aveva mai detto che ho un culo da cinema!-

    I quattro ragazzi la guardarono stupiti.

    Si aspettavano, Tom più di tutti, una reazione del tipo “Come ti permetti brutto porco?” e invece lei l’aveva presa sul ridere.

    E’ la ragazza più imprevedibile del mondo… pensò Bill con un sorrisino.

    -Oh, grazie al cielo ce n’è una su questa Terra con il senso dell’umorismo!- esclamò Tom, facendo un gesto di trionfo.

    Però mi sa che se la becca il mio fratellino…

    -Scusa, non ci siamo ancora presentati…- si intromise Gustav. Se non era lui a fare l’educato…

    -Io sono Gustav- disse, porgendole la mano che lei strinse.

    Georg si mise in fila.

    -Sul culo ha ragione Tom…- scherzò, presentandosi.

    -Georg!- esclamò Bill.

    -Oh, se è vero…-

    Tom si fece avanti e invece di porgerle la mano, le diede due baci sulla guancia.

    -In Italia non fate così?- chiese.

    -Sì, sisi…- sorrise Marianna.

    Mary, svegliati… Qualcuno mi tiri un secchio d’acqua… E’ un sogno… ma no, che dico… E’ assolutamente all’ordine del giorno incontrare i Tokio Hotel…!

    -Beh, Bill, ti conviene andare a disfare i tuoi 46 Kg di valigia per trovare qualcosa di decente da metterti in questi giorni prima di stasera perché sai benissimo che siamo impegnati più tardi!- disse Tom, al fratello.

    Bill fece la faccia scocciata.

    -46 Kg di valigia?- chiese Marianna, incredula.

    -Sì, più il beautycase e le altre cianfrusaglie…- aggiunse Gustav.

    Bill sorrise imbarazzato.

    Beh, da qualche parte doveva pur metterla la sua roba no?

    Mary guardò l’orologio. Si era fermato.

    -Scusate, sapete dirmi che ore sono?- chiese.

    -Mmmh, un quarto alle cinque- rispose Gustav.

    -Non dovrai mica già andare, vero?- si intromise Bill, guardandola con un filo d’ansia.

    -No, se non disturbo no…-

    I quattro giovani musicisti si girarono contemporaneamente verso Saki, interrogandolo con lo sguardo.

    -Ah, per me può benissimo restare, non penso ci siano problemi…- disse lui, incrociando le braccia al petto.

    Mary sorrise, mentre Bill, al suo fianco batteva le mani contento.

    -Grazie Saki!- esclamò.

    Tom sbuffò guardandolo storto. Sembrava un bambino la mattina di Natale.

    E per cosa poi? Per una che non si sarebbe mai scopato…. Che spreco!

    -Però Bill, tu devi mettere a posto i bagagli!- disse Saki, con un tono che non ammetteva repliche.

    -Uffa- il ragazzo sbuffò, scostando dal viso una ciocca bionda.

    -Beh, ma se vuoi ti posso dare una mano…- disse Mary.

    Era una richiesta sincera, così, per aiutarlo… Non aveva doppi scopi.

    Doppi scopi… ci mancherebbe altro! Io con doppi scopi è proprio da ridere… Beh, forse ne avevo solo uno piccolo: prolungare quel sogno…

    -Davvero?- gli occhi di Bill si illuminarono.

    -Sì, certo-

    -Chi ha la chiave della mia stanza?- chiese Bill.

    Tom si frugò in tasca e gli porse il pass.

    -Niente chiave Bill, c’è il tesserino qui!- gli disse.

    -Ah-

    Bill intascò il pass e guardò per un secondo i suoi tre amici.

    Non rompete ok?

    Il messaggio era fin troppo chiaro.

    Mary era già andata avanti e stava iniziando a salire le scale. Bill la seguì.
    Alla vista del “culo da cinema” della ragazza che si muoveva sinuoso Tom e Georg fecero per scattare in avanti e raggiungere i due, ma Gustav li fermò prendendoli per il colletto della giacca.

    -A voi due l’astinenza fa male vero?- chiese, guardandoli storto, ma non riuscendo a trattenere una risata.

    -Parli te che sei bello che sistemato con la bionda! Facile così!- disse Georg.




    -Oh, ma è bellissimo qui!-

    Mary era al centro della stanza di Bill e si guardava intorno meravigliata.
    Era grande e confortevole, con il parquette lucido, un lettone matrimoniale con la trapunta elegante, una televisione a muro enorme e una vista mozzafiato sul centro di Torino.

    Bill sorrise e poi andò a controllare il bagno.

    -Finalmente delle vasche decenti!- esclamò contento.

    Il bagno era grande, pulito e luccicante di specchi, con una bella vasca idromassaggio.

    Uscì, spegnendo la luce.

    Mary era alla finestra con lo sguardo fisso fuori, in un oltre che Bill non poteva vedere. Il suo respiro condensava sul vetro.

    -Che cosa vedi?- le chiese Bill, avvicinandosi.

    -Una bambina in braccio a suo fratello che passeggiano e ridono…- rispose Mary, la voce lontana.

    Bill le mise una mano sulla spalla.

    -Ehi, tutto bene?-

    -Sì, sisi-

    Mary lo guardò e non potè fare a meno di sorridere.

    -Allora, dov’è questa valigia?- chiese con tono allegro. Si tolse la giacca e la buttò sul letto, come se fosse a casa sua.

    E’ proprio carina… Mi sa che mi devo perdere un po’ più spesso!

    Mary aveva addosso semplicemente un paio di jeans delavè, con qualche strappo, una cintura nera come la maglia scollata e una giacca con il cappuccio grigia e fucsia.

    Bill andò a prendere la valigia che attendeva vicino all’ingresso e prese a trascinarla verso il letto.

    Mary corse ad aiutarlo e, sollevatala in due, riuscirono a posarla vicino all’armadio a muro a fianco della televisione.

    -Ok, ora dobbiamo solo tirare fuori un po’ di roba…- disse Bill, mettendosi le mani sui fianchi.

    -Scusa, ma non ripartite subito dopo il concerto? Perché devi disfare la valigia?- chiese Mary, pensandoci un attimo.

    -No, non è che devo disfarla… quello che gli altri intendevano dire è che devo tirare fuori la roba che ho intenzione di mettermi in questi giorni perché sanno già che ci metto un secolo a scegliere!- spiegò Bill.

    -Ahhhh- Mary sorrise e tirò la zip per aprirla.

    Una montagna di vestiti che fino a quel momento erano rimasti schiacciati dentro e tenuti a fatica buoni buoni dall’elastico della valigia balzarono fuori lanciando il loro grido di libertà.

    -Accidenti- Mary si chinò a raccogliere le maglie da terra, le mise sul letto e iniziò a piegarle.

    Bill era rimasto lì impalato a guardarla. I boccoli neri di lei le ricadevano sulle spalle con una curva armoniosa. Bill scese con lo sguardo fino al suo fondoschiena.

    Ecco, ora non mi venite a dire che Bill non è come gli altri ragazzi perché vi posso giurare che non è vero… I bei culi piacciono a tutti…

    -Oh, ma questa è la maglia che hai indossato agli EMA!- esclamò Mary, facendogliela vedere.

    -Sì- annuì Bill, riscuotendosi dai suoi pensieri.

    -E’ bellissima, mi piace troppo!- Mary la rigirava tra le mani, ammirando i ricami azzurri e oro.

    -Siete stati bravissimi agli EMA!- disse poi, mentre Bill tirava fuori un paio di pantaloni dalla valigia.

    -Grazie, non sai com’ero nervoso prima di cantare!- disse lui –Hai votato per noi vero?- chiese poi, stuzzicandola.

    -E per chi se no?-

    -Già, noi siamo i migliori e poi ad una faccia così come si fa a resistere?- scherzò Bill.

    -Beh, sinceramente volevo votare per i Fall Out Boy… il bassista è proprio bello…- disse Mary, prendendolo in giro.

    -Ah no! Tu sei nostra fan quindi i bassisti degli altri li lasci stare! Ok che Georg è un orso, però… E poi com’è sto tipo?-

    -Carino, con un bellissimo tatuaggio qui…- Mary si alzò di poco la maglietta e indicò il basso ventre.

    Bill guardò la sua mano accarezzarsi la pancia.

    -Beh, ma anche io ho un bellissimo tatuaggio qui!- Bill le fece vedere la famosa stella concentrica che si era fatto tatuare qualche tempo prima.

    Mary sorrise e si avvicinò.

    -Quanto mi piace? Ho sempre sognato di vederla dal vivo!-

    -Anche io ho una stellina… qui- disse poi, facendogli vedere la piccola stella a cinque punte che aveva sull’osso sinistro del bacino.

    (eccole qua, la mia e la stella di Billimage)

    *Sì, lo so che la stellina è la mia e non di Mary, ma avevo solo questa!*

    -E’ bellissima, così piccola!- esclamò Bill, allungando la mano e accarezzando il disegno nero del tatuaggio con la punta delle dita.

    Mary sentì un brivido piacevole percorrerle la schiena e non si scostò.

    Alzò lo sguardo che fino a quel momento era rimasto a fissare la mano di Bill sulla sua pelle. Lui la stava guardando.

    Cavolo, quanto erano vicini…

    Bill sentiva il respiro di Mary sul collo.

    -Ora… mi sa che devo andare…- sussurrò la ragazza, scostandosi bruscamente.

    -Oh, va bene…-

    Mary prese la giacca, se la infilò e poi andò verso la porta, ma prima di riuscire ad aprirla Bill la fermò.

    -Verrai al concerto vero?- le chiese.

    -Sì, è da novembre che ho i biglietti…-

    -Ecco, allora prendi questi…- Bill andò di nuovo verso la valigia e ne tirò fuori due pass plastificati, che porse a Mary.

    -E’ per il meet&greet prima del concerto, così ci vediamo…-

    Mary lo guardò come per cercare di capire cosa gli passasse per quella testa leonina.

    -Oh, ok, grazie mille!-

    -Due bastano o ne vuoi di più?-

    -No, due vanno benissimo… sai,non ho molti amici, verrà solo Greta, la mia best…- spiegò Mary.

    -Ok, così la conosco…-

    Silenzio.

    -Beh, allora vado…- disse Mary, mettendo mano alla maniglia della porta.

    -Ok…-

    -Posso rubarti un abbraccio?- chiese la ragazza.

    Bill non se lo fece ripetere.

    Non avevano più coscienza, era accaduto tutto troppo in fretta…

    Come quando vai in discoteca e la musica e le luci intermittenti ti fanno sembrare tutto un film colorato, a scatti… E non lo puoi fermare…

    Erano passati dalla realtà di tutti i giorni, diversa per entrambi, a qualcosa di impensabile che però era successo.

    E Bill sentiva quel qualcosa nella pancia muoversi e scombussolarlo mentre stringeva quella ragazza che il destino o meglio la vita aveva messo sulla sua strada.

    Chi era? Cosa sapeva di lei?

    Solo che si chiamava Marianna, aveva un culo da cinema e voleva rivederla.



    Tom vide Mary correre giù dalle scale e precipitarsi fuori.

    La salutò con un cenno della mano.

    Niente da fare, quel babbeo non se l’è fatta…
     
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