Just for you

Eccomi qui davanti alla tua porta.
Non so nemmeno io perché sono qui.
Sono solo arrabbiata, dannatamente arrabbiata con te.
Sei un cretino, perché ti sei comportato così, che cavolo volevi dimostrare con quel gesto?!?
Apri la porta e io mi fiondo nella tua stanza urlandoti contro, dicendoti che ormai era finita e che dovevi accettare il fatto che non eravamo più io e te - E’ finita! Lo capisci? –
continuo ad urlarti contro.
Ti stai arrabbiando, lo so.
Ti lancio addosso i soldi del conto, te scoppi.
Mi prendi forte per i polsi e con violenza mi sbatti contro una parete della stanza. Mi fai male, tanto. Ma me lo merito, ti ho fatto troppo male. Dammi uno schiaffo, me lo merito, fallo! Così anche tu ti sentirai meglio. FALLO!
Ma lentamente i tuoi occhi cambiano.
Per un momento avevo visto gli occhi di un altro, ma adesso li rivedo, rivedo i tuoi occhi, quegli occhi che si riempivano di luce quando mi guardavano, che facevano riempire i miei di luce quando li vedevo.
Riecco i tuoi occhi.
Mi fissi e lentamente ti avvicini come se avessi paura di un mio rifiuto.
Ti prego non farlo, sai che non riuscirò a resisterti, perché io voglio solo te.
Ma non posso, non devo se voglio averti ancora per me.
Mi baci.
Le tue mani smettono di stringere i miei polsi.
Mi accarezzi il viso e poi il collo dolcemente.
Passi la mano sui bottoni della camicetta e inizi a sbottonarli.
Accarezzi la mia pelle quasi avaramente; ti tolgo la maglia;
sempre baciandomi, ma adesso sono più passione, mi porti sul letto.
Finisci di togliermi i vestiti e la biancheria accompagnando ogni tuo gesto a un piccolo,
tenero bacio sulla mia pelle.
Questi non sono più pieni di brama come prima: adesso sai che sono tua e che non scapperò.
Non credere alla mia maschera, sai che l’ho sempre avuta
e sono sempre stata brava ad usarla per nascondere i miei sentimenti.
L’ho fatto anche l’ultima volta, ricordi?!
Quando ti ho detto di non amarti…

Esausti ci stacchiamo,
ti appoggi su di me, mi guardi.
Ti butti su un lato e io appoggio la testa sul tuo petto.
Sento il tuo cuore a mille,
sei felice,
lo sono anche io,
vorrei dirti quelle parole che sempre ti dicevo
e che tu dicevi sempre a me in italiano
Erano le uniche parole
che avevi imparato solo per farmi sorridere…
Ma riesco solo a dirti – Ti voglio bene… -
Che stupida!
Nemmeno la prima volta,
quando siamo andati al mare
ti ho detto questa cretinata, questa bugia.
Il tuo cuore cambia, lo sento.
Mi chiedi di spostarmi un attimo.
Devi alzarti per andare in bagno.
Mi sposto e riappoggio la testa dove prima eri steso tu.
Sento il tuo odore inebriante e,
mentre ti vedo varcare la porta, mi appisolo.

Riapro gli occhi, ti sei rivestito,
mi guardi e mi chiedi di andarmene,
dici con aria indifferente:
- Meglio che vai via. Se ti trovano qui chissà cosa potrebbero pensare -
Sei arrabbiato ma non vuoi darlo a vedere.
Vuoi imparare anche tu a indossare una maschera?
Non ne sei capace, e lo sai.
Mi rivesto alla svelta, voglio andarmene di lì.
Faccio per uscire ma fermi la porta.
- E’ stato bello, dobbiamo farli più spesso questi incontri, almeno così non mi annoio –
Ma che dici? Cosa stai dicendo?
Non sei tu che parli, ma il tuo cuore deluso e ferito.
Vuoi farmi male, vero?
- Già, allora ci vediamo –
- Certo, alla prossima. Ci conto! –
Ti sorrido a stento ed esco dirigendomi verso l’ascensore.
Ma cosa hai detto?!
Quelle non erano parole tue, lo so.
Non mi avresti mai detto cose del genere prima;
già prima, ma adesso il tuo cuore è spezzato
e devi rimettere insieme i pezzi prendendoti la rivincita
a poco a poco,
con questi gesti, con queste parole.
E si sa, il cuore di un uomo assomiglia un po’ a quello di una donna.
E l’uomo per ritornare alla normalità,
per tornare come prima,
per riavere se stesso,
ripaga il suo dolore così,
saziandolo in questo modo.
Le porte si aprono, entro e mentre aspetto che si richiudano
ti vedo.
Corri verso di me e blocchi le porte.
Che diavolo fai? C’hai ripensato?
No, non penso.
Sei una testa dura te.
Chissà chi persona mi ricorda…
- Questi sono per ricompensare il tuo tempo speso con me –
Mi butti addosso, con disprezzo,
i soldi che ti avevo tirato poco prima in stanza.
Ti allontani e le porte si chiudono.
Piango.
Sai hai fatto bene, me lo merito.
Finalmente hai reagito.
Ti amo.
Non mi importa che sei arrabbiato con me,
che mi disprezzi,
che mi odi.
Il dolore ti aiuterà a mantenere
lontana l’immagine del mio amore
lontana dal tuo cuore.
Preferisco rinunciare a te, ai tuoi occhi,
alle tue labbra, alle tue mani,
al tuo corpo, alla tua pelle.
Così anche sapendoti lontano saprò
che sei vivo.